Stipendio dei calciatori (serie A)

franced
Cosa ne pensate degli stipendi "da fame" dei calciatori?

Risposte
Steven11
"nnsoxke":

Non ho capito cosa vuoi dire con Sad but true, significa che non potrebbe essere altrimenti?

Significa che uno stipendio milionario di un campione di serie A è giustificato.
Ma non da una regola morale (il pensiero che davvero il suo impegno vale milioni di euro annui).

Ora se può essere altrimenti (o no) non lo so minimamente.
Se un club è disposto a dare milioni di euro ad un tizio, suppongo abbia fatto le sue considerazioni, e non è per beneficenza.
Sono convinto che il problema è culturale.

La situazione è descritta alla perfezione da Ivano in questo tratto Viaggi di nozze, molto meno banale di quanto molti pensano.
Che, immerso nella perla rinascimentale di Firenze, cerca lo stadio arrampicandosi sulle sedie. ;-)

franced
[quote=@melia]
... ho studenti di seconda e terza superiore che, con il calcio, guadagnano più di me.
quote]

Questo è uno dei tanti segnali che ci fanno capire che c'è
qualcosa che non va in questo mondo occidentale.

Sk_Anonymous
"franced":
[quote="nnsoxke"]Non vorrei entrare troppo nell'argomento di discussione in particolare, esprimo soltanto un commento generico.
Lo stipendio (di qualunque lavoro si parli) a mio modo di vedere sarebbe giusto che venisse calcolato in base a dei parametri: utilità del lavoro svolto, definita in maniera scientifica, non in base all'apprezzamento da parte delle persone nel particolare; quantità di lavoro svolto; necessità della persona per mantenersi e mantenere la propria eventuale famiglia; capacità dell'individuo di spendere il denaro guadagnato in beni e servizi utili, interessandosi a quelli che sono i rischi del mercato globale.
Non arriveremo mai ad una situazione di questo tipo.


Questo per me è un ragionamento ben fatto.
Se un calciatore arriva a guadagnare 10 milioni di euro all'anno, quanto dovrebbe
guadagnare un chirurgo?
Senza calciatori milionari si può anche vivere, senza bravi medici credo sia
un po' più difficile!
Ma questo è solo un esempio..[/quote]
La pensiamo allo stesso modo riguardo a questo argomento.
Il fatto è che i prezzi li decide principalmente chi paga per avere un certo bene o serivzio, tranne qualche caso particolare che può presentarsi, di beni e servizi necessari nel cui mercato non valga la concorrenza. Un miglioramento si potrebbe ottenere proprio migliorando le capacità di acquisto.

Sk_Anonymous
"Steven":
E' il solito discorso, e come già detto da altri è esclusivamente culturale: undici calciatori, considerando gli introiti che regalano ai rispettivi club, vengono pagati secondo una chiara legge numerica.
Che poi non coincida con una legge morale (la storia del muratore che di certo non è felice di paragonare le sue fatiche e il suo stipendio con i rispettivi di un calciatore) è un altro conto.
Sad but true.

Piuttosto, una ripassata di Montanelli torna sempre utile:
Forse uno dei guai dell'Italia è proprio questo, di avere per capitale una città sproporzionata, per nome e per storia, alla modestia di un Popolo che quando grida "forza Roma!" allude solo ad una squadra di calcio


Le veline.
Stesso discorso: una ragazza 18enne intraprende l'attività di mostrarsi in tv con mutandine al limite.
Poiché molta gente gradisce, questa attività porta un sacco di tornaconto.
A dirla tutta, la velina è anche più svantaggiata del calciatore: ha una carriera ancor più breve (i canoni di bellezza richiesti sfumano presto) e di 18enni col fisico adatto per andare in tv a saltellare ce ne sono in ogni anno.

Una domanda provocatoria: vi assicurano (prima idiozia che mi viene in mente) che migliaia di romani sono disposti a venire a vedervi per un incontro di braccio di ferro con Steven ogni sabato allo stadio, con tanto di biglietto.
Accettate, e il vostro manager da questa attività inizia a fatturare milioni di euro.
Accettereste di esser liquidati con mille euro al mese, considerato che siete voi la materia prima di guadagni così stratosferici?

Non ho capito cosa vuoi dire con Sad but true, significa che non potrebbe essere altrimenti?

Si chi basa il proprio lavoro sulla bellezza non ha un lavoro sicuro.

Penso che le scelte di una persona dipendano molto dalla sua esperienza. Bisogna ammettere comunque che quando il guadagno è elevato la tentazione è forte.

@melia
Inizio col dire che non ho letto tutti gli interventi, quindi magari sto ripetendo quanto detto da altri. In merito a quanto detto da blackbishop13 in queste righe:
"blackbishop13":
ti assicuro che (come hano detto molti altri) dedicarsi ad uno sport a tempo pieno è un sacrificio, specialmente da giovani, anche perchè lo si fa senza ricavarne alcun guadagno, nè economico, nè magari in quanto a risultati, alla fine.


Ti assicuro che non è del tutto vero: ho studenti di seconda e terza superiore che, con il calcio, guadagnano più di me.

E non è neppure vero che i guadagni stratosferici sono coperti pienamente dalla pubblicità: la maggior parte delle squadre di serie A è piena di debiti fino ai capelli e non è in bancarotta, come sarebbe giusto, solo perché sono state creata ad hoc alcune leggi e leggine che posticipano i pareggi di bilanci di anno in anno.

Sk_Anonymous
"Benny":
[quote="franced"]Senti blackbishop13, un calciatore per te fa dei sacrifici? Quando lavorerai forse ne riparleremo.


Questo discorso lo puoi fare sulle veline, non sugli atleti. E' logico che un professionista, a parte le restrizioni dietetiche e la "disponibilità a trasferte", non ha particolari restrizioni. Tuttavia forse ha investito più in formazione di un giovane che a 18 anni si dice stufo di studiare e va a fare il cameriere, l'operaio, l'edicolante.
Hai mai fatto sport a livello agonistico? Hai idea dei sacrifici che compiono certe famiglie per supportare figli con un vero talento per lo sport (in questo caso il calcio, ma non fa molta differenza)?
Diventare calciatore di serie A non significa farsi 6 orette a settimana nel campetto sotto casa ed un bel giorno ricevere una telefonata dal DT della Juventus.
Significa dedicare ogni giorno della propria adolescenza e prima giovinezza alla preparazione tecnica ed atletica, fare molte trasferte, farsi in 4 per portarsi avanti con lo studio finchè possibile, perchè la certezza di un futuro non ce l'hai. Se ti capita il difensore "cattivo" che ti rompe un ginocchio, l'allenatore che non ti vede o l'osservatore viene proprio nella tua giornata no, la giostra è finita e ti ritrovi a casa con una preparazione scolastica scadente e nessuna competenza professionale. E anche se tutto va liscio, devi battere una concorrenza paragonabile a quella per entrare al MIT. Il gioco vale veramente la posta in palio?

Non fraintendermi: non voglio dire che sia preferibile spaccarsi la schiena in miniera piuttosto che provare a diventare calciatore. Il fatto è che la prima scelta non è esclusa dalla seconda, che è una strada molto difficile e se solo in pochi ce la fanno un motivo ci deve pur essere, non ti pare?[/quote]
Devi ammettere comunque che senza vedere una partita di calcio puoi benissimo stare, senza avere una zappa (di metallo), o altre macchine più complicate, per coltivare qualcosa di cui nutrirti diventa molto più difficile sopravvivere.

blackbishop13
"franced":

Senti blackbishop13, io non ho tagliato niente a mio favore

però, che coraggio. come vuoi, ammettere di avere sbagliato pare fuori dalle tue possibilità. mi dispiace per te.

"franced":

Io sport ne ho fatto e anche parecchio, probabilmente anche prima che tu nascessi

tipico dei...meno giovani, quando hanno finito le argomentazioni.

"franced":

I sacrifici li fa una persona che LAVORA (magari come precario)
per mantenere una famiglia, per pagare il mutuo o l'affitto.
Capito cosa intendo, ora?

certo, è vero, ma sono anche altri i sacrifici possibili. se non lo sai è perchè hai avuto una gamma di esperienza alquanto limitate, pazienza.
anche se tanto non ascolti nessuno, ti assicuro che (come hano detto molti altri) dedicarsi ad uno sport a tempo pieno è un sacrificio, specialmente da giovani, anche perchè lo si fa senza ricavarne alcun guadagno, nè economico, nè magari in quanto a risultati, alla fine.

giacor86
Ah.. Rinnovo la domanda che è passata abbastanza inosservata... Secondo voi invece è più giusto coprire d'oro l'ingegnerone capo progetto dell'I-Phone? Ha fatto del bene al mondo più di Ronaldino? Io dico solo una cosa... La notte che l'Italia ha vinto i mondiali è stata una delle più entusiasmanti della mia vita. Quando il Milan ha vinto la Champions League nel 2003 ero felicissimo. Francesca Schiavone, quando ha vinto il Roland Garros, ha vinto un bel malloppo. Quel sabato quasi mi stavo per commuovere... l'I-Phone non ce l'ho.

giacor86
"mistake89":

Paragonare la musica al calcio è pura follia. Esistono differenze abissali, primo tra tutti il fatto che la musica non sia solamente intrattenimento.

In realtà nemmeno lo sport lo è. Vedere Federer che piange dopo aver vinto il Roland Garros mi fa pensare che dietro a tutto, c'è passione, soddisfazione personale.. in un certo senso "arte" (vedasi il suo vincente sotto le gambe di qualche giorno fa). Ok, non è calcio, è tennis.. ma poco cambia.

"mistake89":

Hai idea di cosa significhi essere musicisti a livello di tempo, di energie e di risorse economiche? Ed hai idea di quanto questo venga ripagato, non solo a livello economico ma a livello di società?


E diventare campioni sportivi credi sia facile? Ci sono fior fior di giovani promesse che dopo immani sforzi (di tempo, soldi ed energie) finiscono in m**** come qualcuno ha detto qualche pagina fa. E quindi? Come la mettiamo? Comunque anche gli artisti musicali di spessore (dicendo di spessore non mi riferisco ai Tokio Hotel etc, che per me rientrano nella categoria "veline") che sfondano, si fanno pagare. Concerti, merchandising, album, diritti d'autore... E anche sul piano del riconoscimento sociale non hanno di che lamentarsi. Questo è più giusto perchè la musica ti risulta più sublime alle orecchie che il calcio ai tuoi occhi? O perchè lo sport è meno dignitoso della musica? bah...

Se poi tu mi stai parlando del contrabbassista bravissimo che però non lo conosce nessuno e fa la fame oppure del primo oboista della Scala che fatica a tirare a fine mese, allora io ti chiedo come si chiamano e quanto guadagnano i primatisti di salto con l'asta e di corsa ad ostacoli.

G.D.5
"mistake89":
[quote="WiZaRd"]

Questo porta al secondo problema: quanto stipendiarli? Al che c'è una prima cosa da considerare: uno che fa il tennista, quando a 32/33 anni smetterà, come camperà? Potrà a 32/33 anni imparare a fare l'artigiano oppure laurearsi e fare ricerca o dedicarsi alla didattica? No. Inoltre, forse molti non lo sanno, ma lo sport non produce pensione: un operaio che non lavori in nero, alla fine del proprio ciclo lavorativo, ottiene la pensione, il ciclista no. Poiché le istituzioni sportive internazionali non si mettono d'accordo per far nascere le pensioni degli atleti, questi hanno messo in mezzo i procuratori, dei veri e propri sciacalli che puntano a strappare alle società ed alle federazioni i contratti con la retribuzione maggiore. Quindi si pone un nuovo problema: entro quali limiti si deve cedere ai procuratori?



Questo non è esattamente corretto. L'enpals è l'ente previdenziario che si occupa anche degli sportivi professionisti.
Non so in che modo operi ma esiste![/quote]

Sì ma è come se non ci fosse: i calciatori smettono di giocare, nel migliore dei casi, intorno ai 35 anni, per avere la pensione dall'ENPLAS occorre, nel migliore dei casi, avere 52 anni, nel peggiore 56. Dai 35 ai 52 anni, quindi parliamo di 17 anni, la pensione non ce l'hanno.

G.D.5
"Cheguevilla":
[quote="WiZaRd"]@Cheguevilla
La legge non cambia perché le società calcistiche non solo pagano la tassa sui biglietti allo stadio, ma pagano anche il comune, la provincia e la regione per l'affitto dello stadio.
Si, ma Comune, Provincia o Regione pagano per il mantenimento dello stesso. Sono sempre convinto che i ricavi per lo Stato non coprano minimamente i costi. Se davvero fosse conveniente per le società avere tutto in gestione, dopo 15 anni di governo di Berlusconi, altro che legge...[/quote]

Errore. Il comune prende l'affitto per l'uso dello stadio e si dissocia da ogni intervento sullo stesso che non sia collegato col mantenimento dell'ambiente comunale. In altri termini, il comune non copre le spese dello stadio, a meno che queste non siano dovuti ad interventi che interssano la realtà comunale nel suo complesso.

Esempi: quando cinque anni fa si allagò il San Paolo di Napoli (parcheggi e spogliatoi compresi) gli interventi vennerò sostenuti dal comune, perché collegati al cedimento delle falde. Quando sono stati montati i tornelli le spese sono state sostenute dal club di De Laurentis perché il montaggio dei tornelli era la condizione necessaria per la riapertura dello stadio in seguito agli incidenti provocati dalla tifoseria la responsabilità delle cui azioni viene assegnata alle società calcistiche (la famosa "responsabilità oggettiva" che ha prodotto la tessera del tifoso per slegare le società da questa responsabilità); quando il San Siro di Milano ha dovuto montare i tornelli le spese sono state sostenute da Milan ed Inter; il San Siro cambia il manto erboso ogni mese a causa delle pessime condizioni struttrali dello stadio che ne impediscono l'ottimale mantenimento con metodi di giardinaggio: spese a carico dei club; nel 200 c'è stato il rifacimento delle tribune: spese a carico dei club con partecipazione del comune.
Come vedi non è solo una questione di società. Il motivo per cui non c'è la legge è che i piccoli club non possono acquistare gli stadi dai comuni, perché per farlo i comuni chiedono un sacco di soli: provare per credere la Juventus, che ha speso 110 mln € di cartellini di giocatori in 2 anni ma lo stadio ha preferito farlo nuovo perché le sarebbe costato meno che se lo avesse comprato al comune (dovendo mettere assieme il tempo per una legge, i soldi al comune ed i soldi per la ristrutturazione).

mistake89
"WiZaRd":


Questo porta al secondo problema: quanto stipendiarli? Al che c'è una prima cosa da considerare: uno che fa il tennista, quando a 32/33 anni smetterà, come camperà? Potrà a 32/33 anni imparare a fare l'artigiano oppure laurearsi e fare ricerca o dedicarsi alla didattica? No. Inoltre, forse molti non lo sanno, ma lo sport non produce pensione: un operaio che non lavori in nero, alla fine del proprio ciclo lavorativo, ottiene la pensione, il ciclista no. Poiché le istituzioni sportive internazionali non si mettono d'accordo per far nascere le pensioni degli atleti, questi hanno messo in mezzo i procuratori, dei veri e propri sciacalli che puntano a strappare alle società ed alle federazioni i contratti con la retribuzione maggiore. Quindi si pone un nuovo problema: entro quali limiti si deve cedere ai procuratori?



Questo non è esattamente corretto. L'enpals è l'ente previdenziario che si occupa anche degli sportivi professionisti.
Non so in che modo operi ma esiste!

franced
"nnsoxke":
Non vorrei entrare troppo nell'argomento di discussione in particolare, esprimo soltanto un commento generico.
Lo stipendio (di qualunque lavoro si parli) a mio modo di vedere sarebbe giusto che venisse calcolato in base a dei parametri: utilità del lavoro svolto, definita in maniera scientifica, non in base all'apprezzamento da parte delle persone nel particolare; quantità di lavoro svolto; necessità della persona per mantenersi e mantenere la propria eventuale famiglia; capacità dell'individuo di spendere il denaro guadagnato in beni e servizi utili, interessandosi a quelli che sono i rischi del mercato globale.
Non arriveremo mai ad una situazione di questo tipo.


Questo per me è un ragionamento ben fatto.
Se un calciatore arriva a guadagnare 10 milioni di euro all'anno, quanto dovrebbe
guadagnare un chirurgo?
Senza calciatori milionari si può anche vivere, senza bravi medici credo sia
un po' più difficile!
Ma questo è solo un esempio..

franced
"blackbishop13":
@franced
qualunque sportivo fa dei sacrifici, se non lo sai è perchè non hai mai fatto sport.
e i calciatori non sono da meno, anche se guadagnano molto di più di tutti i loro colleghi di altre discipline.

primo: come fai a sapere che non lavoro, o che sacrifici ho fatto io nella mia vita? evita questi discorsi per favore.
secondo: continui a non rispondere alle mie domande, ti prego davvero di farlo, e sto ancora aspettando una spiegazione per come tagli e giri a tuo favore i miei interventi.



Senti blackbishop13, io non ho tagliato niente a mio favore, è inutile che tu insista.
Io sport ne ho fatto e anche parecchio, probabilmente anche prima che tu nascessi
(immagino che tu sia nato intorno al 1990).

I sacrifici li fa una persona che LAVORA (magari come precario)
per mantenere una famiglia, per pagare il mutuo o l'affitto.
Capito cosa intendo, ora?

Cheguevilla
"WiZaRd":
@Cheguevilla
La legge non cambia perché le società calcistiche non solo pagano la tassa sui biglietti allo stadio, ma pagano anche il comune, la provincia e la regione per l'affitto dello stadio.
Si, ma Comune, Provincia o Regione pagano per il mantenimento dello stesso. Sono sempre convinto che i ricavi per lo Stato non coprano minimamente i costi. Se davvero fosse conveniente per le società avere tutto in gestione, dopo 15 anni di governo di Berlusconi, altro che legge...

G.D.5
@Cheguevilla
La legge non cambia perché le società calcistiche non solo pagano la tassa sui biglietti allo stadio, ma pagano anche il comune, la provincia e la regione per l'affitto dello stadio.

G.D.5
Innanzitutto c'è un vizio di forma.

Se si prende un Ronaldinho o un Del Piero o un Totti, allora parliamo di gente che guadagna fior di milioni. Ma se si prende tale Marcolini, centrocampista del Chievo Verona, società di Serie A, questi guadagna poco più di un operaio stipendiato con 1200 € netti al mese. Quindi la questione non è se sono giusti i guadagni dei calciatori di Serie A, ma se sono giusti i guadagni dei calciatori dei club di prima fascia. Inoltre ci sono calciatori che militano nei club esteri che guadgnano molto di più di quelli che militano dei club italiani: uno su tutti David Beckham che, tra diritti d'immagine e stipendio dei Los Angeles Galaxy, guadgna l'astronomica cifra di 30 mln € netti l'anno.

Questo vizio di forma comporta immediatamente una risposta a coloro che hanno detto che i calciatori non dovrebbero guadagnare niente: oggi lo sport è un'attività agonistica a tempo pieno che richiede impegno a tempo pieno dacché deve essere portata agli spettatori per mezzo delle TV, quindi, oggi, fare lo sportivo significa stare ad allenarsi per mantenere il livello agonistico tutti i giorni. Sono passati i tempi in cui chi faceva il ciclista lo faceva solo quando c'era il Giro e negli altri giorni faceva il fabbro, oggi chi vuole fare lo sportivo lo deve fare a tempo pieno: ci sono anche gli impegni internazionali, quindi anche se volessero, non avrebbero il tempo di fare altro. Quindi penso che sia opportuno stipendiare gli sportivi.

Questo porta al secondo problema: quanto stipendiarli? Al che c'è una prima cosa da considerare: uno che fa il tennista, quando a 32/33 anni smetterà, come camperà? Potrà a 32/33 anni imparare a fare l'artigiano oppure laurearsi e fare ricerca o dedicarsi alla didattica? No. Inoltre, forse molti non lo sanno, ma lo sport non produce pensione: un operaio che non lavori in nero, alla fine del proprio ciclo lavorativo, ottiene la pensione, il ciclista no. Poiché le istituzioni sportive internazionali non si mettono d'accordo per far nascere le pensioni degli atleti, questi hanno messo in mezzo i procuratori, dei veri e propri sciacalli che puntano a strappare alle società ed alle federazioni i contratti con la retribuzione maggiore. Quindi si pone un nuovo problema: entro quali limiti si deve cedere ai procuratori?

Il mondo dello sport oggi è un business a causa delle sponsorizzazioni: più una società od una federazione vince, più viene sponsorizzata. Ma la società vience perché ci sono determinati atleti che essa può schierare, se ne avesse altri forse non vincerebbe. Poiché lo sport non è una scienza esatta e la macchina del tempo non esiste, i procuratori hanno il coltello dalla parte del manico: "hai vinto perché potevi schierare il mio assistito, hai vinto perché il mio assistito ha segnato nella finale, ha fatto la meta, ha piazzato la tripla, ha infilato il passante, ha compiuto il sorpasso, adesso, grazie a questo gli sponsor ti pagano di più, quindi riconosci questo al mio assistito, altrimenti andiamo via!". La società che fa? Cede. Perché? Perché lo sponsor ha messo il suo nome sul poster con il pincopallino in procinto di aumento di contratto che alza il trofeo, quindi via lui, via lo sponsor, oppure via lui, niente rinnovo con lo sponsor. Il che ci porta al problema conclusivo: entro quali limiti vanno fatte le sponsorizzazioni?

Il problema conclusivo è questo perché gli stipendi immorali ci sono nella grandi squadre, ovvero nelle grandi sponsorizzazioni: è ovvio che se le sponsorizzazioni ti fanno fatturare 500 mln € l'anno (leggasi Real Madrid), allora i giocatori che le fanno fatturare chiedono più soldi, perché le sponsorizzazioni aumentano quando la squadra vince ed è seguita e si vince e si viene seguiti non perché il colore della maglia è bianco scambiato o bianco perla, ma perché tra i tuoi giocatori c'è Benzema e non Cribari. Risolvere questo problema (entro quali limiti sono accettabili le sponsorizzazioni) è difficile, perché il tema delle sponsorizzazioni fa riferimento al tema del libero mercato. L'Adidas si siede al tavolino con d.s. del Chelsea e trattano quanti soldi debbano essere scuciti dall'Adidas per cucire il logo sulle maglie dei blues.

Quindi, e qui concludo, moralmente parlando non sono giusti, tecnicamente parlando rappresentano l'inevitabilità del libero mercato.

Cheguevilla
"blackbishop13":
@ Cheguevilla
qui sbagli, o meglio sei poco informato.
le società calcistiche (alcune perlomeno) si prenderebbero volentieri cura degli stadi (che in Italia fanno pena) e si accollerebbero le spese dei servizi di sicurezza, ma non possono, perchè lo stato dovrebbe rinunciare a parte degli introiti sui biglietti.
in Inghilterra ad esempio è così, e pare proprio sia un bene per le società da un punto di vista economico, e per la sicurezza.
quindi è ancora un problema politico.
Io credo che gli introiti che lo stato ricava dai biglietti coprono solo una piccolissima parte dei costi per la sicurezza.
Comunque, fa parte del naturale immobilismo italiano.
Ti faccio notare una cosa: guarda chi è il Presidente del Consiglio in Italia. Se davvero le società calcistiche avessero interesse a prendersi cura degli stadi e accollarsi le spese dei servizi per non pagare gli introiti sui biglietti allo Stato, la legge sarebbe già cambiata da tempo...

Zkeggia
@ Mistake

Credo (e spero) che Giacor si riferisse a musicisti, tipo le boy band, tipo Nek, tipo 4 ragazzini che fanno due canzoni commerciali e poi spariscono. Di certo non ai musicisti Seri, non dico solo quelli che fanno il conservatorio, che è più difficile di un'università media, ma anche quelli che si dedicano alla musica a tempo pieno, ricevendo spesso solo delusioni e stipendi da fame, e anche quelli bravi non vengono presi, perché si preferiscono 4 fighette che cantano male ma son belle da vedersi. Ora basta perché spesso a scrivere su questo forum mi avveleno il fegato!

Gatto891
"Steven":
E' il solito discorso, e come già detto da altri è esclusivamente culturale: undici calciatori, considerando gli introiti che regalano ai rispettivi club, vengono pagati secondo una chiara legge numerica.
Che poi non coincida con una legge morale (la storia del muratore che di certo non è felice di paragonare le sue fatiche e il suo stipendio con i rispettivi di un calciatore) è un altro conto.
Sad but true.

Piuttosto, una ripassata di Montanelli torna sempre utile:
Forse uno dei guai dell'Italia è proprio questo, di avere per capitale una città sproporzionata, per nome e per storia, alla modestia di un Popolo che quando grida "forza Roma!" allude solo ad una squadra di calcio


Le veline.
Stesso discorso: una ragazza 18enne intraprende l'attività di mostrarsi in tv con mutandine al limite.
Poiché molta gente gradisce, questa attività porta un sacco di tornaconto.
A dirla tutta, la velina è anche più svantaggiata del calciatore: ha una carriera ancor più breve (i canoni di bellezza richiesti sfumano presto) e di 18enni col fisico adatto per andare in tv a saltellare ce ne sono in ogni anno.

Una domanda provocatoria: vi assicurano (prima idiozia che mi viene in mente) che migliaia di romani sono disposti a venire a vedervi per un incontro di braccio di ferro con Steven ogni sabato allo stadio, con tanto di biglietto.
Accettate, e il vostro manager da questa attività inizia a fatturare milioni di euro.
Accettereste di esser liquidati con mille euro al mese, considerato che siete voi la materia prima di guadagni così stratosferici?


Meno male che c'è qualcuno che mi evita di scrivere post chilometrici facendolo al posto mio :lol:

Riassumo un concetto importante: se la passione italiana è così grande da permettere incassi enormi alle società (sponsor, contratti tv, merchandising, abbonamenti) è diretta conseguenza che i calciatori, che sono i principali artefici di questi incassi, guadagnino molto.
Inoltre c'è altro rispetto ai meri interessi finanziari... c'è un ritorno d'immagine enorme; un presidente che spende per il bene della propria squadra e ottiene dei risultati diventa un beniamino per milioni di persone (non a caso anche l'attuale presidente del consiglio è un presidente calcistico).
E ovviamente, visto che più persone mirano ad avere questi privilegi di guadagni e di immagine, questo crea grande competizione e un aumento smodato dei prezzi.

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