Comportamenti secondo natura
Ho cercato di esplicitare bene la domanda, che naturalmente prende spunto dalla discussione sull'omosessualità.
Risposte
tranquillo, io non ho mai detto che tu l'abbia detto, allora perchè non portiarci dietro oltre ai valori di cui parli, anche l'oscurantismo medievale, i tribunali dell'inquisizione, il rogo di giordano bruno etc.., no per fortuna non sono quelli i valori morali che ci portiamo dietro ma quelli del rinascmento, dell'illuminismo etc.
Guillame, siamo sicuri?
Daniel ARASSE
Diderot e il trattamento dei criminali
tratto da La ghigliottina e l'immaginario del terrore, Xenia, Milano 1988, p. 11-12.
Alla voce «Anatomia» dell'Enciclopedia il buon Diderot giustifica la pratica della dissezione e rileva a questo proposito tutta la differenza tra un cadavere e un corpo sano e vivente; con buona logica filosofica egli esalta, forte di certi esempi antichi, l'anatomia medica del vivo piuttosto che del morto e, seguendo il «percorso del [suo] ragionamento», egli propone in nome del progresso medico che il supplizio dei criminali si faccia con la vivisezione. All'eventuale rimprovero di inumanità che si potrebbe fargli, egli risponde molto esplicitamente in una pagina che bisogna leggere per cogliere secondo quali modalità poteva essere pensato il concetto di umanità nell'ultimo terzo del Secolo dei lumi: «Che cos'è l'umanità se non una disposizione abituale del cuore a usare le nostre facoltà a vantaggio del genere umano? Posto ciò, che cos'ha di inumano la dissezione di un malvagio? Poiché voi date il nome d'inumano al malvagio che vien sezionato, perché egli ha volto contro i suoi simili le facoltà che doveva usare a loro vantaggio, come chiamerete l'Erasistrato [medico di Alessandria del III sec. a.C., n.d.t.] che, superando la sua ripugnanza in favore del genere umano, cerca nei visceri del criminale utili lumi? [...] Io mi augurerei che ci fosse l'usanza tra noi di abbandonare a gente di questa professione (chirurghi e anatomisti) i criminali da sezionare e che essi ne avessero il coraggio. In qualunque modo si consideri la morte di un malvagio, essa sarebbe altrettanto utile alla società in mezzo a un anfiteatro quanto su un patibolo; e questo supplizio sarebbe almeno temibile come un altro [...]. L'Anatomia, la Medicina e la Chirurgia non troverebbero anche il loro vantaggio in questa condizione? Quanto ai criminali, non ve ne sono molti che non preferiscano un'operazione dolorosa a una morte certa (2); e chi, piuttosto che essere giustiziato, non si sottometterebbe sia all'iniezione di liquidi nel sangue sia alla trasfusione di questo fluido e non si lascerebbe o amputare la coscia dall'articolazione o estirpare la milza o togliere qualche parte del cervello, o legare le arterie mammarie ed epigastriche, o segare una porzione di due o tre costole, o recidere un intestino, inserendo la parte superiore nell'inferiore, o aprire l'esofago, o legare i vasi spermatici senza includervi il nervo, o provare qualche altra operazione su qualche altro viscere? «I vantaggi di questi esperimenti basteranno per quelli che sanno accontentarsi della ragione [...]».
(2). Per primo DIDEROT ha previsto che, se il condannato non moriva, avrebbe avuto la vita salva, Encyclopédie, sub voce «Anatomia», Ed. di Livorno, 1770, I, p. 402.
Antonio SOCCI
La conta delle streghe
tratto da Il Sabato, 28.04.1990, n. 17, p. 82.
Sono usciti di recente due volumi che ristabiliscono la verità storica sull'Inquisizione. Il primo, edito da Sansoni, è opera dello storico napoletano Giovanni Romeo. Il secondo è la biografia, scritta dal danese Gustav Henningsen, di Alonso de Salazar Frìas, inquisitore spagnolo.
Il fanatismo che invase l'Europa tra '500 e '600 non fu di matrice cattolica. Fu invece il mondo protestante a brillare per l'intolleranza. Mentre la Chiesa, pur partecipe delle esagerazioni dei tempi, con l'inquisizione si preoccupò di mettere a punto dei meccanismi giuridici che garantissero l'imputato. Ecco come il napoletano Giovanni Romeo e il danese Gustav Henningsen con due libri recenti, hanno capovolto uno dei luoghi comuni della storia europea.
«Preferivo (...) essere consegnato ai selvaggi e mangiato vivo piuttosto che cadere negli artigli spietati dei preti ed essere trascinato davanti all'Inquisizione». E' una paginetta di Robinson Crusoe di Daniel Defoe, che fu il breviario della borghesia britannica ed europea. Una borghesia rapace, lanciata nella conquista coloniale, nella riesumazione del più feroce schiavismo e nella pratica sistematica del genocidio: dall'India alle praterie dei pellerossa americani, agli indigeni australiani. Ma che nei suoi salotti raffinati fremeva indignata al sentir parlare di Sant'Uffizio.
Ricordate la «leggenda nera» dell'Inquisizione? E la crudele follia degli inquisitori, aguzzini per vocazione, belve assetate di sangue? Da almeno due secoli come un macabro ritornello grava sulla Chiesa questa colpa storica. Ebbene: «Il XX secolo si appresta a lasciare in eredità al terzo millennio che s'apre un'immagine sorprendentemente nuova dei tribunali come quelli inquisitoriali, tradizionalmente relegati dal nostro immaginario collettivo tra gli orrori del fanatismo clericale». Lo scrive Giovanni Romeo, storico, docente, all'Università di Napoli e autore del libro Inquisitori, esorcisti e streghe (nell'Italia della Controriforma), uscito di recente da Sansoni. Per gli specialisti, ormai, è un'acquisizione pacifica. Si cominciò negli anni Sessanta, quando due studiosi francesi nel volume L'Inquisition arrivarono alla conclusione che «il Sant'Uffizio era talvolta l'organismo più obbiettivo della sua epoca». La rivista Critica storica ha scritto addirittura che con gli anni e il boom delle ricerche d'archivio si è «continuato ripetendo continuamente elogi sulla razionalità delle procedure e sulla mitezza dei tribunali dell'Inquisizione». Scoperta non più come un'entità demoniaca quanto come «una istituzione dotata di regole razionali e capace all'occorrenza di moderare l'uso della tortura e di scoraggiare denunce e delazioni». Luigi Firpo, lo storico più laicista d'Italia, a cui il cardinale Ratzinger volle aprire le porte dell'Archivio dell'ex Santo Uffizio, arrivò a dichiarare: «Davanti a quel tribunale, più che dei colpevoli di reati di opinione, dei paladini della libertà di pensiero, comparvero delinquenti comuni, persone colpevoli di atti che anche il diritto moderno considererebbe reati... Gli Ucciardone e le Rebibbia di oggi sono vere bolge infernali rispetto alle troppo diffamate celle dell'Inquisizione... era per esempio prescritto che lenzuola e federe si cambiassero due volte la settimana: roba da grande albergo (...). Una volta al mese i cardinali responsabili dovevano ricevere uno a uno i prigionieri per sapere di cosa avessero bisogno».
L'Inquisizione, naturalmente, non fu un benevolo salotto da raccomandare per piacevoli conversazioni, eppure ideò garanzie giuridiche sconosciute ai tribunali laici del tempo (comprese le licenze ai detenuti, che non sono state inventate dal senatore Gozzini). Ma è una realtà storica pressoché sconosciuta, fuori dalla cerchia degli specialisti. Vi fu addirittura uno storico che leggendo nelle sentenze «carcere perpetuo» intese ergastolo, mentre significava semplicemente tre anni di prigione spesso da scontare in un convento o a casa propria (l'ergastolo è un'invenzione moderna, della Rivoluzione francese). Ma fuori dalle accademie per specialisti la leggenda nera, da due secoli, continua ad imperversare su libri, mass media, manuali e giornali.
Due secoli dopo Defoe, un best seller del nostro tempo, Il nome dello rosa, in omaggio alla superficialità, dipinge di nuovo l'inquisitore Bernardo Gui, come un torvo e forsennato sanguinario. E' toccato a Jacques Le Goff, che, per la Chiesa non ha mai dimostrato molte simpatie, prendere le distanze dalla falsificazione storica di Eco, che nel caso di Bernardo Gui è addirittura scandalosa (cfr. Tuttolibri, 18 ottobre 1986). Le Goff cita il manuale dell'Inquisitore scritto da Bernardo Gui nel XIV secolo, dove emerge una saggezza giuridica e un senso dell'umanità che sono ben rari nelle moderne magistrature: «In mezzo alle difficoltà e ai contrasti» scriveva Gui «l'inquisitore deve mantenere la calma, né mai cedere alla collera e all'indignazione... Non si lasci commuovere dalle preghiere e dall'offerta di favori da parte di quelli che cercano di piegarlo; ma non per questo egli dev'essere insensibile sino a rifiutare una dilazione oppure un alleggerimento di pena, a seconda delle circostanze e dei luoghi. Nelle questioni dubbie, sia circospetto, non creda facilmente a ciò che pare probabile e che spesso non è vero. Né sia facile a rigettare l'opinione contraria, perché sovente ciò che sembra improbabile può risultare vero. Egli deve, ascoltare, discutere e sottoporre a un diligente esame ogni cosa, al fine di raggiungere la verità. Che l'amore della verità e la pietà, le quali devono sempre albergare nel cuore di un giudice, brillino dinanzi al suo sguardo, sicché le sue decisioni non abbiano giammai ad apparire dettate dalla cupidigia o dalla crudeltà».
All'avanguardia negli studi è stato lo storico danese Gustav Henningsen, autore di un importante saggio sulla figura dell'inquisitore spagnolo Alonso de Salazar Frìas. Il libro, uscito negli Usa nel 1980, è stato finalmente tradotto in Italia da Garzanti che l'ha mandato in libreria proprio in questi giorni: L'avvocato delle streghe (eretici e inquisitori nella Spagna del Seicento) (pagg. 368, L. 39.000).
Quale la sua tesi? Innanzitutto il Medioevo cristiano fu immune dalla follia criminale della caccia alle streghe. Per più di mille anni, per tutti i cosiddetti «secoli bui», non esistono né cacce, né roghi di streghe: il pronunciamento della Chiesa, che fa testo per tutto il Medioevo, su quel fenomeno è il Canon episcopi, attribuito al Concilio di Ancira del 314 d.C., che dissolve con tolleranza, scetticismo e perfino ironia tutte le tenebrose superstizioni -comprese le streghe- che le popolazioni europee avevano ereditato dall'antichità pagana.
L'ossessione sanguinaria della caccia alle streghe è un fenomeno tutto moderno: comincia sul finire del 1400 e prosegue per un paio di secoli, soprattutto nei Paesi protestanti. Tra gli ultimi tragici episodi vi è quello di Salem, nel New England, la terra nuova della tolleranza protestante e dei diritti dell'uomo, dove furono bruciate venti presunte streghe. «Non devono avere alcuna compassione per queste malvagie, vorrei bruciarle tutte» sentenziava Martin Lutero. Calvino, poi, nella sua Ginevra, fu un vero piromane. Il regno di terrore non colpiva solo i cattolici e i dissidenti. Michelet ha scritto che nel 1513, in soli tre mesi, bruciarono 500 streghe.
Il mondo protestante fu davvero scatenato nei confronti delle streghe. Con l'ossessione del demoniaco e del male irredimibile, la Riforma produsse «effetti dilanianti per le coscienze religiose dell'epoca, aumentando enormemente il senso di insicurezza personale e collettiva» (M. Romanello). Il Romeo scrive che «le autorità dell'Inquisizione romana (cattolica) evitarono una persecuzione sanguinosa della stregoneria, non solo perché non erano convinte sino in fondo della realtà della setta delle streghe e dei loro crimini, ma anche perché, soprattutto nel tardo '500, sapevano di poter contare sulla rinnovata presenza di un sofisticato apparato protettivo». Più avanti si legge: «Le perplessità dei più autorevoli esponenti della Chiesa e dell'Inquisizione romana di fine '500 non trovano riscontro negli atteggiamenti delle Chiese protestanti degli stessi anni. In queste ultime prevale, rinfocolato anche dal fondamentalismo biblico che le caratterizza, lo zelo intransigente, la propensione al bagno di sangue purificatore. E la distruzione della rete protettiva assicurata dal cristianesimo tradizionale potrebbe aver contribuito in maniera determinante ad innescare le spinte persecutorie».
In quegli anni i protestanti lanciavano accuse di fuoco contro la moderazione del Sant'Uffizio, esibita come prova della complicità della Chiesa di Roma con le streghe: anche i cattolici insomma erano accusati di «magia». Nei secoli successivi la Chiesa si è vista imputare anche gran parte dei crimini e dei roghi allestiti dai protestanti. Come fece il 4 ottobre 1985 Hans Küng su Repubblica che rivelò: «Furono circa nove milioni le vittime dei processi contro le streghe» (gli storici parlano di 20-30mila condanne).
Certo si trattò di un'ossessione collettiva che insanguinò tutta l'Europa. Un massacro abominevole in cui anche i cattolici ebbero le loro colpe. Ma fra i più convinti fomentatori di questa ossessione criminale vi furono proprio le élite intellettuali del tempo. Alcuni nomi? Coke, Bacone e Raleigh, i cervelli della Rivoluzione inglese. E poi Boyle, Ugo Grozio e Cartesio. Il fior fiore della cultura laica del tempo: «Se questi due secoli» scrive Trevor-Roper «furono un'epoca di lumi dobbiamo ammettere che, sotto un certo aspetto, l'epoca delle tenebre fu più civile». Hobbes, nel Leviatano arrivò ripetutamente ad assimilare maghi, streghe e cattolici. «Tutta la cultura dell'epoca» scrive Giorgio Galli «si schiera per la prosecuzione della caccia, che in Inghilterra tocca il culmine proprio nel periodo della Rivoluzione con Matthew Hopkins come grande cacciatore, a conferma della connessione tra persecuzione e affermazione della democrazia parlamentare e rappresentativa». Il campione intellettuale della caccia alle streghe fu però Jean Bodin, il quale oggi è ritenuto il pensatore politico dello Stato moderno e il teorico della tolleranza religiosa.
Bodin fu l'autore di un manuale giudiziario per la tortura e lo sterminio delle streghe, la Démonomanie, del 1580. Fa un certo effetto paragonare la furia sanguinaria di questi intellettuali moderni alla moderazione illuminata di uomini come Don Alonso de Salazar Frìas.
Dal libro di Henningsen si apprende che, contrariamente a tutte le istituzioni giudiziarie del tempo, l'Inquisizione non usava normalmente la tortura. Questo non solo perché «Ecclesia abhorret a sanguine», ma anche perché «l'Inquisizione si mostrava scettica sul valore della tortura come mezzo per ottenere prove».
L'Inquisizione che, fra l'altro, non comminava la morte, perché «non aveva il potere di eseguire il rogo degli eretici» (Henningsen) introdusse insomma -dicono oggi gli storici- un potente principio di trasparenze, di moderazione e -come poté- di diritto dove il potere politico e il popolo intendevano procedere a giustizia sommaria ed esemplare. «Di fatto» scrive Henningsen «la popolazione cattolica non odiava, né temeva il Sant'Uffizio quanto molti storici hanno voluto farci credere. La gran maggioranza doveva considerare l'Inquisizione come un baluardo contro l'eresia che minacciava la società dall'interno e dall'esterno. Gli inquisitori non erano mostri, né torturatori, ma teologi e giuristi, spesso rispettati e stimati. In maggioranza erano religiosi che avevano preso gli ordini. Molti avevano iniziato la loro carriera come sacerdoti o monaci ed avevano alle spalle lunghi anni di studi teologici».
In Italia, Spagna e Portogallo dunque la caccia alle streghe iniziò con più moderazione del resto d'Europa e molto presto il già iniziale scetticismo del Sant'Uffizio divenne una vera e propria barriera di regole che soffocò questa ossessione.
"GIOVANNI IL CHIMICO":
La mia non è farneticazione, è una lucida analisi del vostro pensiero
ho scritto si e no quattro cose e già sei in grado di stilare una "lucida analisi del mio pensiero". beh complimenti, oltre ad essere un aspirante ingegnere sei anche un abile psicanalista...si vede che adesso nei politecnici danno anche i major in pscicologia...ah no è vero che in italia siete ingegneri "semplici", è all'estero che fanno questi giochetti per salire di "grado".
"Maxos":
l'ateismo dei fisici è verificabile tramite sondaggio
Per favore, ci dai un link coi risultati di questo sondaggio? sono troppo curioso.
O lo ipotizzi soltanto questo sondaggio? (non mi è chiarissimo)
Grazie.
ma a voi Dio irrita in primis per i problemi legati alla morale sessuale.
"Woody Allen":
Dio riesco anche a sopportarlo.
È il fan club che non mi va giù.
Giovanni, cerca di distinguere Dio da di chi emette sentenze in nome suo.
Io non credo che Dio esista, ma non mi crea problemi il fatto che la gente ci creda.
Al contrario, quelli che in nome suo mi vendono la verità assoluta su come ci si debba comportare, non li stimo molto.
Soprattutto quando fanno l'esatto contrario di ciò che predicano.
La mia non è farneticazione, è una lucida analisi del vostro pensiero che pone in antitesi netta ed assoluta non Dio e un altro principio morale o religioso, bensì Dio ed il vostro pene. Non negatelo, ma a voi Dio irrita in primis per i problemi legati alla morale sessuale.
"Maxos":
@ tecnos
1) un ingegnere non è un fisico
2) un insegnante di religione non è un Fisico, l'avrà studiata
3) comunque per i non capenti: intendevo dire la stragrande maggioranza
@Maxos
1) Chi ha detto il contrario, ho solo scritto che uno dei 2 sacerdoti in questione è un ingegnere.
2) E' un laureato in fisica e prima faceva ricerca universitaria.
3) No dai, ma non fa niente.
"GIOVANNI IL CHIMICO":
L'ingegnere non si limita a progettare, caro mio.
Non si occuperà certo di QFT o di buchi neri, ma ti assicuro che senza ingegneri la fluidodinamica, l'aereodinamica, la teoria dell'elasticità e tante altre teorie non sarebbero al punto che sono.
Lascia perdere Giovanni, ci sono ancora dei personaggi che non sanno guardare oltre la facoltà di scienze e soprattutto prendono una semplice frase come chissà quale affronto. Non mi sarei mai aspettato ti toccare i nervi di qualcuno..
Per il resto non posso che essere daccordo con te!
Caro jpe535887 ci sono parecchi fisici del MIT che hanno cominciato con ingegneria nucleare ( o altre, sempre al MIT ), si sono fatti il doppio major in fisica, gli studi graduate in fisica e fanno ricerca in fisica!
Lo stesso per le altre scienze e non mi sembra che sia nulla di scandaloso.
Forse tu non lo sai ma solamente in Italia e in poche altre nazioni vengono fatte distinzioni rigide fra scienza e ingegneria (soprattutto ad alti livelli), in particolare sul piano formativo!
Ti potrei citare una marea di premi nobel in fisica e chimica che si sono formati in un POLITECNICO ( all'estero offre anche le lauree scientifiche "pure"), scuola di stampo "ingegneristico" dal primo all'ultimo mattone

L'ingegnere non si limita a progettare, caro mio.
Non si occuperà certo di QFT o di buchi neri, ma ti assicuro che senza ingegneri la fluidodinamica, l'aereodinamica, la teoria dell'elasticità e tante altre teorie non sarebbero al punto che sono.
Non si occuperà certo di QFT o di buchi neri, ma ti assicuro che senza ingegneri la fluidodinamica, l'aereodinamica, la teoria dell'elasticità e tante altre teorie non sarebbero al punto che sono.
Ma allora Maxos chi sono i fisici??? Perchè altrimenti potrei dire tutti i fisici atei non sono veri fisici (ovviamente non è così)....
"GIOVANNI IL CHIMICO":
A Bologna un professore di fisica, si occupa di meccanica analitica credo, è un sacerdote.
Tu sei un estremista.
Secondo te decidere aprioristicamente che Dio non esiste è un buon atteggiamento scientifico?
La volta che ti convinci che una certa teoria non è corretta gli epserimenti non ti fanno cambiare eventualmente idea?
infatti io non dico che dio non esiste
come non dico che non esiste un campo di forze con cui nessuna particella interagisce
non sono un estremista
o sto dicendo una vaccata o sto dicendo la verità, perché l'ateismo dei fisici è verificabile tramite sondaggio, a differenza dell'esistenza di dio
"GIOVANNI IL CHIMICO":
Hai ragione, fortunatamente gli ingegneri possono fare innovazione scientifica senza aver bisogno di essere atei.
Ma perchè non sostituite i campanili con degli enormi falli di vetro puntati verso il cielo? Se odiate tanto Dio dovrebbe essere una prospettiva gradevole....
che l'ingegnere si limiti a progettare. alla scienza ci penseranno altri.
comunque l'ultima parte è abbastanza farneticante...
Hai ragione, fortunatamente gli ingegneri possono fare innovazione scientifica senza aver bisogno di essere atei.
Ma perchè non sostituite i campanili con degli enormi falli di vetro puntati verso il cielo? Se odiate tanto Dio dovrebbe essere una prospettiva gradevole....
Ma perchè non sostituite i campanili con degli enormi falli di vetro puntati verso il cielo? Se odiate tanto Dio dovrebbe essere una prospettiva gradevole....
"Maxos":
un ingegnere non è un fisico

A Bologna un professore di fisica, si occupa di meccanica analitica credo, è un sacerdote.
Tu sei un estremista.
Secondo te decidere aprioristicamente che Dio non esiste è un buon atteggiamento scientifico?
La volta che ti convinci che una certa teoria non è corretta gli epserimenti non ti fanno cambiare eventualmente idea?
Tu sei un estremista.
Secondo te decidere aprioristicamente che Dio non esiste è un buon atteggiamento scientifico?
La volta che ti convinci che una certa teoria non è corretta gli epserimenti non ti fanno cambiare eventualmente idea?
@ tecnos
1) un ingegnere non è un fisico
2) un insegnante di religione non è un Fisico, l'avrà studiata
3) comunque per i non capenti: intendevo dire la stragrande maggioranza
1) un ingegnere non è un fisico
2) un insegnante di religione non è un Fisico, l'avrà studiata
3) comunque per i non capenti: intendevo dire la stragrande maggioranza
si, in passato era uno strumento di regolamentazione della società, daccordo, ma oggi non più..Ti sbagli, ancora oggi lo è.
E lo è in modo ancora più subdolo.
Noi fisici siamo atei. punto e basta
Noi fisici o tu fisico?
"Maxos":
Noi fisici siamo atei.
punto e basta
Pensa che al liceo classico di Savona ci sono ( o almeno ci sono stati fino a pochia anni fa ..) due insegnanti di religione sacerdoti. Uno era un fisico e l'altro un ingegnere!

"GuillaumedeL'Hopital":
[quote="david_e"][quote="GuillaumedeL'Hopital"]i tribunali civili erano peggio? ma hai mai studiato una riga di storia?
Già mi ero dimenticato. I tribunali civili del medioevo erano una favola. Avvocati dell'accusa e della difesa, niente torture etc... Ma stai scherzando? Ci sono casi documentati di persone che hanno scelto di essere processate dall'inquisizione piuttosto che dai tribunali civili... Certo che se studi la storia scritta da Marx e soci... (quelli si che sono da credere senza bisogno di prove, mica come la Bibbia della quale è il caso di dubitare di ogni riga!)[/quote]
non mettevo in dubbio questo ma l'esempio nn pertinente al contesto della discussione...[/quote]
Tu hai tirato in ballo Giordano Bruno... comunque si non è che centri particolarmente.
"david_e":
[quote="GuillaumedeL'Hopital"]i tribunali civili erano peggio? ma hai mai studiato una riga di storia?
Già mi ero dimenticato. I tribunali civili del medioevo erano una favola. Avvocati dell'accusa e della difesa, niente torture etc... Ma stai scherzando? Ci sono casi documentati di persone che hanno scelto di essere processate dall'inquisizione piuttosto che dai tribunali civili... Certo che se studi la storia scritta da Marx e soci... (quelli si che sono da credere senza bisogno di prove, mica come la Bibbia della quale è il caso di dubitare di ogni riga!)[/quote]
non mettevo in dubbio questo ma l'esempio nn pertinente al contesto della discussione...
"david_e":
[quote="GuillaumedeL'Hopital"]cmq gli ideali di democrazia libertà ed uguaglianza della rivoluzione francese sono i valori che abbiamo anche oggi (il terrore e la ghigliottina sono un prezzo che si è pagato in cambio di risultati)non certo quelli di stampo cattolico cristiano, la religione non detta la morale, la religione è separata dalla politica, la religione è solo un credo relativo ai bisogni dell'individuo...spero che almeno in questo sei daccordo
No è l'esatto contrario di quello che penso.[/quote]
OK, ognuno pensa ciò che vuole dal momento che siamo in democrazia...