Comparabili o non comparabili?
ciao a tutti! in seguito a diversi episodi avvenuti in famiglia, ed in seguito alla lettura di questo articolo http://www.repubblica.it/scuola/2012/10 ... -45632524/
mi sono chiesta se ha senso chiedersi qualcosa che sto per chiedere a voi:
- si può parlare di utilità ed inutilità di alcune discipline? perchè? (esempio: si vive senza il cinema o il teatro, ma senza un ingegnere è difficile mandare avanti il mondo (passatemi l'esempio estremizzato))
- su quali basi giudico la difficoltà di alcune materie? (esempio se dico che una laurea in filosofia vale meno di una in matematica...in che misura si può affermare?)
p.s. gli episodi avvenuti in famiglia riguardano delle mie cugine che prendono 30 e lode ad esami di filosofia o sociologia, mentre io che studio matematica, no! :/
mi sono chiesta se ha senso chiedersi qualcosa che sto per chiedere a voi:
- si può parlare di utilità ed inutilità di alcune discipline? perchè? (esempio: si vive senza il cinema o il teatro, ma senza un ingegnere è difficile mandare avanti il mondo (passatemi l'esempio estremizzato))
- su quali basi giudico la difficoltà di alcune materie? (esempio se dico che una laurea in filosofia vale meno di una in matematica...in che misura si può affermare?)
p.s. gli episodi avvenuti in famiglia riguardano delle mie cugine che prendono 30 e lode ad esami di filosofia o sociologia, mentre io che studio matematica, no! :/
Risposte
"vict85":
Il nostro connaturato etnocentrismo ci acceca di tanto in tanto nascondendoci quanto ci perdiamo del mondo e quanto sia futile attaccarci sempre ai soliti autori, alle solite idee.
Madame de Stael scrisse, in Sulla maniera e la utilità delle traduzioni,
"Madame de Stael":
Havvi oggidì nella Letteratura italiana una classe di eruditi che vanno continuamente razzolando le antiche ceneri, per trovarvi forse qualche granello d’oro
È una frase che mi colpì molto al liceo. E, dopo quasi duecento anni, siamo sempre chiusi al resto del mondo. A scuola studiamo la letteratura italiana, la letteratura latina, e un goccino di letteratura inglese*. E gli altri? Assenti. Che c'è, gli scrittori italiani avevano il fiocchino rosso?
"vict85":
E poi studiare il latino ci fa sentire aristocratici e acculturati.
Credo sia questo il punto. Nella scuola italiana solo il sapere umanistico viene considerato cultura, il resto è mera tecnica.
_________________________________
* Perché, si sa, uno studente di quarta superiore conosce così bene l'inglese da poter studiare Shakespeare in lingua, o in terza l'Ode ad un'urna greca, sempre in lingua, di Keats... Come no!
Sono d'accordo con giuliofis. Come ho già detto prima c'é una bella differenza tra qualcosa che è interessante e qualcosa che è necessario. Per ogni cosa, specialmente umanistica, che facciamo a scuola la maggior parte delle persone globo non le ha mai viste e trovo viva benissimo senza. E direi che, come auto-espulso dalla cultura italiana, che non apprezzo ne capisco troppo, ogni tanto penso che pensino anche meglio. Il nostro connaturato etnocentrismo ci acceca di tanto in tanto nascondendoci quanto ci perdiamo del mondo e quanto sia futile attaccarci sempre ai soliti autori, alle solite idee. Senza contare che della maggiorparte degli autori che vediamo a scuola non leggiamo più che un paio di pagine. Non è forse ridicolo studiare di più i commenti su un testo che direttamente il testo? Chiedi ad un americano 100 libri importante e ne conoscerai meno della metà. Sono forse i loro meno importanti dei nostri? E non sto parlando di indiani, cinesi, giapponesi o arabi. In quel caso è già tanto se arrivi a conoscerne 5 o 6. Ma non sarebbe troppo diverso se lo chiedessimo ad un altro italiano.
E poi la scenza è molto evoluta in questo secolo. Materie come la sociologia non avrebbero forse il diritto di essere insegnate? Ma anche qualche base di economia. E perché non il diritto? La stessa matematica non avrebbe forse senso di essere insegnata diversamente, per quale ragione dovremmo studiare tanto la geometria euclidea e i suoi teoremi quasi inutile (soprattutto dopo che studi la trigonometria e la geometria analitica) e quasi ingannevoli (potresti essere troppo attratto da quei bei disegnini)?
Penso comunque che se la scuola non sa indurre nei propri studenti la gioia della letteratura è colpa del programma e dello stile consolidato di insegnamento che si fa: la cosa è troppo diffusa e comune per essere colpa del singolo insegnante o del singolo studente. In parte può essere anche compa di un diffuso menefreghismo per la scuola ma quello da solo non basta. Non penso però che sia possibile semplicemente mettere mano al programma senza mettere mano ai valori e alle ideologia della cultura che le ha imposte. E se è probabilmente vero che l'importanza del latino nella scuola italiana è anche una eredita fascista, non si può certo spazzare via come niente fosse (si avrebbe un sollevamento popolare e poi che farebbero i tanti insegnanti di latino!?).
Alla fine diciamolo chiaramente: studiamo il latino perché lo studiavano i nostri genitori che a loro volta lo studiavano perché lo facevano i loro nonni. Ed è così un po' per tutto ciò che studiamo. Su ciò che non è stato mantenuto sentiamo i nostri genitori/nonni dirci “ma come non studiate questo? La scuola sta proprio decadendo” (anche se poi loro non studiavano cose molto più utili). E poi studiare il latino ci fa sentire aristocratici e acculturati.
E poi la scenza è molto evoluta in questo secolo. Materie come la sociologia non avrebbero forse il diritto di essere insegnate? Ma anche qualche base di economia. E perché non il diritto? La stessa matematica non avrebbe forse senso di essere insegnata diversamente, per quale ragione dovremmo studiare tanto la geometria euclidea e i suoi teoremi quasi inutile (soprattutto dopo che studi la trigonometria e la geometria analitica) e quasi ingannevoli (potresti essere troppo attratto da quei bei disegnini)?
Penso comunque che se la scuola non sa indurre nei propri studenti la gioia della letteratura è colpa del programma e dello stile consolidato di insegnamento che si fa: la cosa è troppo diffusa e comune per essere colpa del singolo insegnante o del singolo studente. In parte può essere anche compa di un diffuso menefreghismo per la scuola ma quello da solo non basta. Non penso però che sia possibile semplicemente mettere mano al programma senza mettere mano ai valori e alle ideologia della cultura che le ha imposte. E se è probabilmente vero che l'importanza del latino nella scuola italiana è anche una eredita fascista, non si può certo spazzare via come niente fosse (si avrebbe un sollevamento popolare e poi che farebbero i tanti insegnanti di latino!?).
Alla fine diciamolo chiaramente: studiamo il latino perché lo studiavano i nostri genitori che a loro volta lo studiavano perché lo facevano i loro nonni. Ed è così un po' per tutto ciò che studiamo. Su ciò che non è stato mantenuto sentiamo i nostri genitori/nonni dirci “ma come non studiate questo? La scuola sta proprio decadendo” (anche se poi loro non studiavano cose molto più utili). E poi studiare il latino ci fa sentire aristocratici e acculturati.
"gugo82":
Sentire studenti (o sedicenti tali) dire che non apprezzano lo studio della letteratura,
Beh, gugo, c'è anche da dire che a non tutti piace la raccolta scelta che si studia al liceo. A me piacque pochissimo, quasi nulla di quello studiato a scuola, mentre mi sono innamorato di Baudelaire, Gozzano e Corazzini* per lettura personale (a scuola si era fatto un piccolo cenno su una schedina riassuntiva, senza testi).
__________________________________
* Baudelaire è famosissimo, gli altri due un po' meno. Vorrei condividere con voi La differenza e Sonetto d'autunno.
"gugo82":
[quote="marcosocio"][quote="gugo82"]Il problema degli studenti è questo: loro prendono tutto ciò che gli si propone come qualcosa da "studiare" e, quindi, inutile per definizione, perché imposto non si sà da chi né perché.
Studente è proprio colui che studia e non vedo perchè, scegliendo uno scientifico, io sia costretto a studiare le varie letterature[/quote]
Il problema è che molti studenti credono che "studiare" equivalga a passare a memoria il libro di letteratura (o di qualsiasi altra cosa analoga), oppure imparare tecniche di varia natura.
Beh, no: studiare è qualcosa di più complesso.
[/quote]
Capisco quello che intendi: come avrai capito a me piace la matematica e quindi mi stupisco quando alcuni miei compagni non mostrano un minimo di interesse e si limitano a studiare regole a memoria, dimenticandole puntualmente il giorno dopo. Però credo che per studiare come dici tu ci voglia un minimo di passione in quello che si fa altrimenti è uno sforzo enorme e inutile. Perciò bisogna fare delle scelte: se avessimo tutto il tempo che vogliamo a disposizione sarebbe diverso, ma visto che così non è dobbiamo far fruttare quel (poco) tempo libero di cui disponiamo con quello che più ci piace.
Va be' comunque non volevo sollevare un polverone, questi sono solo diversi punti di vista e magari io sono troppo giovane per capire il vostro!

Cambiamo argomento: cosa mi dite di educazione fisica? Io ritengo che sia utile fino alle medie perchè alle superiori ognuno è più o meno sviluppato fisicamente e ha già deciso se e quali attività fisiche praticare nella sua vita, mentre la parte teorica è praticamente una ripetizione di argomenti già trattati in scienze. Se non ci fosse si potrebero recuperare due ore per qualcosa di più costruttivo.
Ma veramente molti scienziati famosi a scuola erano poco interessati o rendevano poco nelle materie umanistiche, vedi Einstein o Turing, ma non si puó dire che siano degli imbecilli, no? Ognuno ha i suoi talenti e interessi, a non tutti interessa leggere Catullo. Poi una cosa che odio degli "umanisti", é che loro non ragionano, ma interpretano. La cultura enciclopedica alla fin fine non serve a niente se non ad ostentare il sapere, ma io sinceramente preferisco un matematico molto bravo anche se non conosce Montale piuttosto che uno che conosce molti autori ma é un matematico mediocre.
[ot]
E lo so, ma ero preso dal pathos!
Scherzi a parte, me lo ricordo ancora il mio profondo stupore quando, studente liceale del terzo anno, lessi quei versi e altri catulliani di tale "portata": mi ero comprato la raccolta completa - con testo a fronte in latino - dei carmina ed ero davvero a bocca aperta. Comunque, Catullo è sempre stato uno dei miei preferiti.[/ot]
"gugo82":
E comunque hai dimenticato di citare gli immortali versi Pedicabo ego vos et irrumabo...
E lo so, ma ero preso dal pathos!

Scherzi a parte, me lo ricordo ancora il mio profondo stupore quando, studente liceale del terzo anno, lessi quei versi e altri catulliani di tale "portata": mi ero comprato la raccolta completa - con testo a fronte in latino - dei carmina ed ero davvero a bocca aperta. Comunque, Catullo è sempre stato uno dei miei preferiti.[/ot]
@ Paolo: Figurati...
E comunque hai dimenticato di citare gli immortali versi Pedicabo ego vos et irrumabo...
Ma, a parte la bellezza (che è sempre questione soggettiva), la letteratura insegna a comprendere l'uomo e la natura ad un livello più emotivo che razionale: per questo essa è importante massimamente, anche più delle tecniche scientifiche.
L'uomo è un animale emotivo, prima che razionale, e la sua parte sentimentale va educata anche più di quella razionale, perché è potenzialmente molto più pericolosa.
Se non lo si fa, si diventa tanti piccoli robottini, pecorelle che seguono un pastore senza una coscienza di sé, finché non succede qualcosa di "strano": ed allora si ammazza la prima ragazzina che dà una delusione d'amore; si approvano pene infami per chi commette reati odiosi; si commettono reati per sfogare emozioni che non si sanno gestire; etc...
Sentire studenti (o sedicenti tali) dire che non apprezzano lo studio della letteratura, e che non capiscono il senso di leggere poesie, mi disgusta... Sì, non c'è altro termine: mi schifa proprio, oltre ogni limite.
E comunque hai dimenticato di citare gli immortali versi Pedicabo ego vos et irrumabo...

Ma, a parte la bellezza (che è sempre questione soggettiva), la letteratura insegna a comprendere l'uomo e la natura ad un livello più emotivo che razionale: per questo essa è importante massimamente, anche più delle tecniche scientifiche.
L'uomo è un animale emotivo, prima che razionale, e la sua parte sentimentale va educata anche più di quella razionale, perché è potenzialmente molto più pericolosa.
Se non lo si fa, si diventa tanti piccoli robottini, pecorelle che seguono un pastore senza una coscienza di sé, finché non succede qualcosa di "strano": ed allora si ammazza la prima ragazzina che dà una delusione d'amore; si approvano pene infami per chi commette reati odiosi; si commettono reati per sfogare emozioni che non si sanno gestire; etc...
Sentire studenti (o sedicenti tali) dire che non apprezzano lo studio della letteratura, e che non capiscono il senso di leggere poesie, mi disgusta... Sì, non c'è altro termine: mi schifa proprio, oltre ogni limite.
@marcosocio: che valore aggiunto conferisce alla tua vita Catullo?
Ti dà il valore aggiunto della cultura in senso ampio; ti permette di assaporare il sapere per il solo piacere di sapere. Ti libera dagli schemi mentali imposti dal tempo in cui vivi, ti apre la mente e ti spalanca nuovi orizzonti, nuove frontiere. Ti permette di esercitare un certo senso critico ed estetico (un senso che il matematico - e forse ogni scienziato - deve avere, nella giusta misura, ovviamente). Perché se è bello un teorema, non meno bello è un verso come "Odi et amo: quare id faciam fortasse requiris" o come "Multas per gentes et multa per aequora vectus". Perché in Catullo e in Virgilio, in Tucidide e in Eschilo, in Omero e in Senofonte, in Kant e in Galileo, in Shakespeare e in Manzoni, in Leopardi e in Proust, in Milton e in Verlaine, sì, lì c'è qualcosa di noi: lì dentro troviamo noi stessi. La conoscenza della storia letteraria e filosofica di ogni epoca dà, a uno scienziato, quel valore aggiunto che lo rende non un semplice servo della Scienza, ma umile cercatore di Verità.
P.S. @ Gugo: perdonami l'intrusione.
Ti dà il valore aggiunto della cultura in senso ampio; ti permette di assaporare il sapere per il solo piacere di sapere. Ti libera dagli schemi mentali imposti dal tempo in cui vivi, ti apre la mente e ti spalanca nuovi orizzonti, nuove frontiere. Ti permette di esercitare un certo senso critico ed estetico (un senso che il matematico - e forse ogni scienziato - deve avere, nella giusta misura, ovviamente). Perché se è bello un teorema, non meno bello è un verso come "Odi et amo: quare id faciam fortasse requiris" o come "Multas per gentes et multa per aequora vectus". Perché in Catullo e in Virgilio, in Tucidide e in Eschilo, in Omero e in Senofonte, in Kant e in Galileo, in Shakespeare e in Manzoni, in Leopardi e in Proust, in Milton e in Verlaine, sì, lì c'è qualcosa di noi: lì dentro troviamo noi stessi. La conoscenza della storia letteraria e filosofica di ogni epoca dà, a uno scienziato, quel valore aggiunto che lo rende non un semplice servo della Scienza, ma umile cercatore di Verità.
P.S. @ Gugo: perdonami l'intrusione.
"marcosocio":
[quote="gugo82"]Il problema degli studenti è questo: loro prendono tutto ciò che gli si propone come qualcosa da "studiare" e, quindi, inutile per definizione, perché imposto non si sà da chi né perché.
Studente è proprio colui che studia e non vedo perchè, scegliendo uno scientifico, io sia costretto a studiare le varie letterature[/quote]
Il problema è che molti studenti credono che "studiare" equivalga a passare a memoria il libro di letteratura (o di qualsiasi altra cosa analoga), oppure imparare tecniche di varia natura.
Beh, no: studiare è qualcosa di più complesso.
"marcosocio":
se proprio ho del tempo libero piuttosto cerco di integrare quella poca matematica che si fa a scuola.
Personalmente, credo che tu sbagli.
Tanto per curiosità: quali classici hai letto quest'anno? (Per "letto" intendo tutto, dall'inizio alla fine) Quante nella tua vita di studente?
Ad esempio, proprio le basi: quante opere di Shakespeare hai letto?
"marcosocio":
È chiaro che se la mia passione fosse la letteratura ci perderei le ore ma visto che non lo è non vedo perchè dovrei soffermarmi su qualcosa che certo non mi darà da vivere. Ma visto che ne sai così tanto dimmi: che valore aggiunto dà alla mia vita leggere Catullo?
Ma te lo devo pure spiegare? Cioè, davvero non ci arrivi da solo?
Tristezza...
"gugo82":
Il problema degli studenti è questo: loro prendono tutto ciò che gli si propone come qualcosa da "studiare" e, quindi, inutile per definizione, perché imposto non si sà da chi né perché.
Studente è proprio colui che studia e non vedo perchè, scegliendo uno scientifico, io sia costretto a studiare le varie letterature; se proprio ho del tempo libero piuttosto cerco di integrare quella poca matematica che si fa a scuola. È chiaro che se la mia passione fosse la letteratura ci perderei le ore ma visto che non lo è non vedo perchè dovrei soffermarmi su qualcosa che certo non mi darà da vivere. Ma visto che ne sai così tanto dimmi: che valore aggiunto dà alla mia vita leggere Catullo?
"gugo82":
[quote="giuliofis"][quote="gugo82"]Ma questo, se non si legge oltre il classico Abbagnano-Fornero, non si capisce mica...
Se ricordo bene sull'Abbagnano-Fornero è spiegato benissimo questo che tu dici. Ho amato quel libro: relativamente conciso e lineare.[/quote]
Mah... Ho letto altre storie della Filosofia, che sono relativamente meglio.
Certo non come libri scolastici, probabilmente.
[/quote]
Lo saranno state sicuramente, ma nell'Abbagnano-Fornerno (almeno l'edizione che avevo io: quella rosa coi sassi in copertina) spiegava discretamente bene l'intento della filosofia greca.
"gugo82":
E guarda che la filosofia greca è molto meglio di alcune speculazioni moderne, perché i filosofi greci tentavano di spiegare i fenomeni fisici con le loro teorie, mica si facevano troppe pippe mentali.
a dir di più, la filosofia greca stessa, il pensiero greco proprio per quello che dici, sono la culla basilare per cui è nata la scienza sperimentale. Che si è sviluppata poi, come tutti sappiamo, qualche millennio dopo. Perciò il loro sapere è importante da conoscere, anche per questo.
"giuliofis":
[quote="gugo82"]Ma questo, se non si legge oltre il classico Abbagnano-Fornero, non si capisce mica...
Se ricordo bene sull'Abbagnano-Fornero è spiegato benissimo questo che tu dici. Ho amato quel libro: relativamente conciso e lineare.[/quote]
Mah... Ho letto altre storie della Filosofia, che sono relativamente meglio.
Certo non come libri scolastici, probabilmente.
P.S.: Ma Giovanni Fornero, coautore di Abbagnano, sarà mica fratello del ministro Elsa Fornero?
Non mi sorprenderebbe, dato che entrambi insegnano all'università di Torino.
"gugo82":
Ma questo, se non si legge oltre il classico Abbagnano-Fornero, non si capisce mica...
Se ricordo bene sull'Abbagnano-Fornero è spiegato benissimo questo che tu dici. Ho amato quel libro: relativamente conciso e lineare.
"marcosocio":
Vogliamo parlare dell'effettiva utilità del latino? Forse può sviluppare qualche facoltà mentale impararsi un libro di grammatica a memoria, ma trovare un'utilità pratica nello studiare le poesie d'amore di Catullo scusate ma proprio non ce la faccio.
Alla buzzurreria non c'è mai fine... Ma l'hai mai letto davvero Catullo?
Cioè, l'hai mai letto per il gusto di leggerlo, senza preoccuparti dei compiti?
Finché non lo fai, ti prego, astieniti dallo sparare ca***te in libertà.
Il problema degli studenti è questo: loro prendono tutto ciò che gli si propone come qualcosa da "studiare" e, quindi, inutile per definizione, perché imposto non si sà da chi né perché.
"marcosocio":
Non ho nulla contro chi si vuole fare del male e studiare letteratura, ma io non ho scelto una scuola che ha "scienza" nel nome per questo.
Se c'è una cosa che ho imparato dal mio professore di Italiano e Latino è che "studiare la letteratura" non vuol dire schiattare sul libro di testo (attività di per sé inutile), ma leggere ciò che si studia.
Leggere la Congiura di Catilina, ad esempio, e constatare come Sallustio sia di gran lunga meglio di John Grisham.
Leggere l'Anfitrione di Plauto, anche, e (tra le grasse risate) constatare quanto esso sia meglio di molte commedie degli errori dei giorni nostri.
Leggere i carmi di Catullo, infine, e vedere quanto la satira e l'invettiva in certi passi sia molto più potente di quella fatta dai vari comici odierni.
Chiaro che se uno si limita a ciò che c'è scritto sul libro di letteratura gli viene lo schifo.
Imparare la letteratura a quel modo non è studio; è solo esercitare la memoria. Per capire la letteratura bisogna leggere, molto.
"marcosocio":
Quindi secondo me la formula ideale sarebbe (sempre riferito ad un liceo scientifico): niente latino, decisamente più matematica, più fisica e molta più scienze, più inglese, niente educazione fisica (più inutile del latino a mio parere) e meno filosofia (limitata solo ai filosofi veramente importanti, senza parlare di gente come Anassimandro, Ugo Grozio e via di seguito)
Vabbé...
Sulla necessità della filosofia abbiamo già detto sopra.
E guarda che la filosofia greca è molto meglio di alcune speculazioni moderne, perché i filosofi greci tentavano di spiegare i fenomeni fisici con le loro teorie, mica si facevano troppe pippe mentali.
Ma questo, se non si legge oltre il classico Abbagnano-Fornero, non si capisce mica...
"gio73":
Direi che il momento giusto sia intorno ai 18 / 20 anni, quando si è raggiunta la maturità sia fisica che intellettuale; dunque prima di questa età si possono fare scelte (mi riferisco al tipo di scuola superiore) non particolarmente nette. In tutti gli Istituti superiori troviamo come materie di insegnamento: italiano, matematica, inglese, storia, educazione fisica... un bagaglio ritenuto indispensabile per tutti.
Intanto scusate tutti se mi inserisco solo ora senza aver letto tutte le pagine precedenti, comunque sul fatto che la scelta della scuola superiore non debba essere netta sono d'accordo perchè ritengo che a 14 anni non si sia ancora in grado di prendere decisioni tanto importanti da poter influenzare una carriera futura. Tuttavia le diverse scuole superiori potrebbero essere un po' più differenziate a mio parere. Parlo soprattutto dei licei perchè è quella la mia realta: sono d'accordo sul fatto che qualunque liceo debba fornire una preparazione culturale di base ma bisognerebbe diversificare un po'. Trovo inconcepibile che io che frequento uno scientifico veda la mia professoressa di italiano e latino tutti i giorni anche per 3 ore al giorno mentre quella di mate e fisica solo 3 volte a settimana. Questa poveretta è disperata perchè con tre ore non riesce a fare tutto ciò che vorrebbe e così si deve sbattere e fermarsi fuori ora per dare una mano a chi fa fatica.
Vogliamo parlare dell'effettiva utilità del latino? Forse può sviluppare qualche facoltà mentale impararsi un libro di grammatica a memoria, ma trovare un'utilità pratica nello studiare le poesie d'amore di Catullo scusate ma proprio non ce la faccio. Non ho nulla contro chi si vuole fare del male e studiare letteratura, ma io non ho scelto una scuola che ha "scienza" nel nome per questo.
Quindi secondo me la formula ideale sarebbe (sempre riferito ad un liceo scientifico): niente latino, decisamente più matematica, più fisica e molta più scienze, più inglese, niente educazione fisica (più inutile del latino a mio parere) e meno filosofia (limitata solo ai filosofi veramente importanti, senza parlare di gente come Anassimandro, Ugo Grozio e via di seguito)
Per esperienza personale e come persona che ha approfondito molti ambiti (ho due lauree triennali in settori molto diversi) ti assicuro che una cosa è pensare di sapere e l'altra è saperlo davvero. Nella maggior parte dei casi si ha una conoscenza troppo limitata per poter fare davvero una scelta consapevole. Se tu a 4 anni eri sufficientemente consapevole delle alternative e di che cosa andrai/vai/sei andato in contro complimenti. Ma per la maggior parte delle persone non è così.
"gio73":
[quote="Ununquadio"]Si ma non si puó sapere tutto di tutto, ad un certo punto ci si deve specializzare, non mi sembra normale che un giovane di 19 anni ancora non abbia iniziato a specializzarsi, e che si deve iniziare a 30 anni a lavorare?
Capisco poco la tua frase Ununquadio.
Mi sembra che tu ti chieda quale sia il momento adatto per scegliere su quali argomenti specializzarsi. Direi che il momento giusto sia intorno ai 18 / 20 anni, quando si è raggiunta la maturità sia fisica che intellettuale; dunque prima di questa età si possono fare scelte (mi riferisco al tipo di scuola superiore) non particolarmente nette. In tutti gli Istituti superiori troviamo come materie di insegnamento: italiano, matematica, inglese, storia, educazione fisica... un bagaglio ritenuto indispensabile per tutti. Ciascun istituto avrà poi materie specialistiche o approfondirà maggiormente alcune di quelle comuni.
Non capisco cosa vieti a una persona di iniziare a lavorare prima dei 30 anni.[/quote]
Io sapevo che scelta fare fin da quando avevo 4 anni.
Oltretutto mi da fastidio come gli "umanisti" considerano la matematica. Frase della mia prof di greco: "Il latino è come la matematica: prima bisogna imparare a memoria le regole e poi fare gli esercizi". Praticamente la matematica si ridurrebbe alla memorizzazione di qualche regoletta e all'applicazione meccanica con gli esercizi. Che tristezza.
"Ununquadio":
Si ma non si puó sapere tutto di tutto, ad un certo punto ci si deve specializzare, non mi sembra normale che un giovane di 19 anni ancora non abbia iniziato a specializzarsi, e che si deve iniziare a 30 anni a lavorare?
Capisco poco la tua frase Ununquadio.
Mi sembra che tu ti chieda quale sia il momento adatto per scegliere su quali argomenti specializzarsi. Direi che il momento giusto sia intorno ai 18 / 20 anni, quando si è raggiunta la maturità sia fisica che intellettuale; dunque prima di questa età si possono fare scelte (mi riferisco al tipo di scuola superiore) non particolarmente nette. In tutti gli Istituti superiori troviamo come materie di insegnamento: italiano, matematica, inglese, storia, educazione fisica... un bagaglio ritenuto indispensabile per tutti. Ciascun istituto avrà poi materie specialistiche o approfondirà maggiormente alcune di quelle comuni.
Non capisco cosa vieti a una persona di iniziare a lavorare prima dei 30 anni.
Si ma non si puó sapere tutto di tutto, ad un certo punto ci si deve specializzare, non mi sembra normale che un giovane di 19 anni ancora non abbia iniziato a specializzarsi, e che si deve iniziare a 30 anni a lavorare?