Comparabili o non comparabili?
ciao a tutti! in seguito a diversi episodi avvenuti in famiglia, ed in seguito alla lettura di questo articolo http://www.repubblica.it/scuola/2012/10 ... -45632524/
mi sono chiesta se ha senso chiedersi qualcosa che sto per chiedere a voi:
- si può parlare di utilità ed inutilità di alcune discipline? perchè? (esempio: si vive senza il cinema o il teatro, ma senza un ingegnere è difficile mandare avanti il mondo (passatemi l'esempio estremizzato))
- su quali basi giudico la difficoltà di alcune materie? (esempio se dico che una laurea in filosofia vale meno di una in matematica...in che misura si può affermare?)
p.s. gli episodi avvenuti in famiglia riguardano delle mie cugine che prendono 30 e lode ad esami di filosofia o sociologia, mentre io che studio matematica, no! :/
mi sono chiesta se ha senso chiedersi qualcosa che sto per chiedere a voi:
- si può parlare di utilità ed inutilità di alcune discipline? perchè? (esempio: si vive senza il cinema o il teatro, ma senza un ingegnere è difficile mandare avanti il mondo (passatemi l'esempio estremizzato))
- su quali basi giudico la difficoltà di alcune materie? (esempio se dico che una laurea in filosofia vale meno di una in matematica...in che misura si può affermare?)
p.s. gli episodi avvenuti in famiglia riguardano delle mie cugine che prendono 30 e lode ad esami di filosofia o sociologia, mentre io che studio matematica, no! :/
Risposte
buongiorno!
per gio73: ho letto eros e priapo di Gadda, ho studiato al liceo classico e non mi manca la lettura quotidiana di classici, nè la conoscenza basilare della filosofia o della storia dell'arte.
mi piace leggere, lo faccio dalle elementari, ma volevo estremizzare il tutto per ricercare l'utile e l'inutile. la scienza manda avanti il mondo non la poesia. non so se avete letto l'articolo di repubblica, però se il mondo sta cambiando credo sia naturale che gli interessi cambino ed anche le prospettive future: es. non si può fare a meno di internet adesso, nè fra 100 anni immagino...ma degli endecasillabi o delle pippe su cosa sia la bellezza o l'arte, credo di si.
per gio73: ho letto eros e priapo di Gadda, ho studiato al liceo classico e non mi manca la lettura quotidiana di classici, nè la conoscenza basilare della filosofia o della storia dell'arte.
mi piace leggere, lo faccio dalle elementari, ma volevo estremizzare il tutto per ricercare l'utile e l'inutile. la scienza manda avanti il mondo non la poesia. non so se avete letto l'articolo di repubblica, però se il mondo sta cambiando credo sia naturale che gli interessi cambino ed anche le prospettive future: es. non si può fare a meno di internet adesso, nè fra 100 anni immagino...ma degli endecasillabi o delle pippe su cosa sia la bellezza o l'arte, credo di si.
Ritornando in topic:
Per la questione dei voti: a filosofia capisci o non capisci l'argomento l'importante è che tu lo sappia ripetere bene --> i voti alti e l'alta media di corso(tipo qua a Padova se non mi sbaglio è del 28 e passa ). Per matematica non è la stessa cosa. A differenza della maggioranza dei corsi umanistici in matematica di solito è richiesto saper ragionare da subito(ad esempio in filosofia non s'insegna a filosofare perchè quello è un percorso che dovrebbe fare ognuno da sè). E gli esami si basano sui ragionamenti. Devi fare esercizi che non è detto che sempre ti vengano(o per qualche stupido errore logico o di calcolo) anche se sai benissimo la teoria.
Per la questione dell'importanza delle materie invece credo sia una cosa soggettiva. Ad esempio ci sono dei matematici che affermano di fare matematica solo perchè è inutile e bella, altri poi perchè la ritengono interessante per certe sue applicazioni.
Vabbè... Ed io so superman!
"originalmind":
ciao a tutti! in seguito a diversi episodi avvenuti in famiglia, ed in seguito alla lettura di questo articolo http://www.repubblica.it/scuola/2012/10 ... -45632524/
mi sono chiesta se ha senso chiedersi qualcosa che sto per chiedere a voi:
- si può parlare di utilità ed inutilità di alcune discipline? perchè? (esempio: si vive senza il cinema o il teatro, ma senza un ingegnere è difficile mandare avanti il mondo (passatemi l'esempio estremizzato))
- su quali basi giudico la difficoltà di alcune materie? (esempio se dico che una laurea in filosofia vale meno di una in matematica...in che misura si può affermare?)
p.s. gli episodi avvenuti in famiglia riguardano delle mie cugine che prendono 30 e lode ad esami di filosofia o sociologia, mentre io che studio matematica, no! :/
Per la questione dei voti: a filosofia capisci o non capisci l'argomento l'importante è che tu lo sappia ripetere bene --> i voti alti e l'alta media di corso(tipo qua a Padova se non mi sbaglio è del 28 e passa ). Per matematica non è la stessa cosa. A differenza della maggioranza dei corsi umanistici in matematica di solito è richiesto saper ragionare da subito(ad esempio in filosofia non s'insegna a filosofare perchè quello è un percorso che dovrebbe fare ognuno da sè). E gli esami si basano sui ragionamenti. Devi fare esercizi che non è detto che sempre ti vengano(o per qualche stupido errore logico o di calcolo) anche se sai benissimo la teoria.
Per la questione dell'importanza delle materie invece credo sia una cosa soggettiva. Ad esempio ci sono dei matematici che affermano di fare matematica solo perchè è inutile e bella, altri poi perchè la ritengono interessante per certe sue applicazioni.
"gio73":
Come vedi gli scienziati, i matematici si trovano ai piedi della scala, mentre i filosofi sono più in alto
Vabbè... Ed io so superman!
"retrocomputer":
[quote="giuliofis"]prima il dovere della sopravvivenza e dopo il piacere dell'arte.
"Finché c'è al mondo un bimbo che muore di fame, fare letteratura è immorale." (Giorgio Manganelli)[/quote]
E perché mai? Allora, sullo stesso filone potremmo dire che è immorale fare della scienza che non abbia risvolti ingegneristici.
"gio73":
Direi di sì, Primo si trovava in un campo di concentramento nazista dove di pane ce ne era proprio poco eppure nei momenti più difficili gli è stato di conforto ripensare alla divina commedia, il canto di Ulisse. Inoltre il titolo del libro è il titolo della poesia che si trova all'inizio e che è stata scritta durante la prigionia nel lager.
Riguardo al singolo uomo, forse. Riguardo all'intera società non ne sono così sicuro. Se muori di fame (non se hai poco da mangiare, se muori di fame) la poesia non ti sfama. Sei felice se vedi qualcuno che ti porta un pezzo di pane, non una copia della Commedia.
"gio73":
In relazione all'utilità del latino: Primo racconta nella "Tregua", il "sequel" in cui viene descritto il viaggio di ritorno, di essersi rivolto ad un parroco polacco in latino per chiedere aiuto.
Beh, oggi questa funzione ce l'ha l'inglese. Per i paesi dell'Unione è d'obbligo che i cittadini conoscano almeno una lingua straniera (e poi, chi non sa dire o capire: "Help me!"?). E poi... Il latino ti può essere d'aiuto proprio se vai a chiedere aiuto ad un parroco abbastanza anziano; possibilità remota, se paragonata a quello di chiedere aiuto a tutti gli altri, che sicuramente capiscono di più l'inglese del latino e del greco antico. I tempi cambiano! La società moderna è diversa, oggi nemmeno più la messa si dice in latino.
E, comunque, non c'entra nulla con la questione. In un liceo scientifico si deve dare maggiore importanza al latino alla matematica? Io direi alla matematica, ma quando frequentavo io (fino a soli due anni fa) non era così.
"giuliofis":
prima il dovere della sopravvivenza e dopo il piacere dell'arte.
"Finché c'è al mondo un bimbo che muore di fame, fare letteratura è immorale." (Giorgio Manganelli)
"giuliofis":
[quote="gio73"][quote="giuliofis"]
Anche se sono dell'idea che, comunque, l'ingegnere sia più importante: non si vivrà di solo cibo, ma certo che se non hai quello della poesia ti frega un pacco!![]()
Primo Levi "Se questo è un uomo", l'hai già letto?[/quote]
No. Non mi piacciono molto i romanzi. Preferisco libri di divulgazione e poesie (Gozzano, Gozzano! Voglio l'emoticon del cuore!

Parlacene tu. Smentisce la mia idea che senza pane con la poesia 'n sai che facci?[/quote]
Direi di sì, Primo si trovava in un campo di concentramento nazista dove di pane ce ne era proprio poco eppure nei momenti più difficili gli è stato di conforto ripensare alla divina commedia, il canto di Ulisse. Inoltre il titolo del libro è il titolo della poesia che si trova all'inizio e che è stata scritta durante la prigionia nel lager.
In relazione all'utilità del latino: Primo racconta nella "Tregua", il "sequel" in cui viene descritto il viaggio di ritorno, di essersi rivolto ad un parroco polacco in latino per chiedere aiuto.
"retrocomputer":
[quote="giuliofis"]Smentisce la mia idea che senza pane con la poesia 'n sai che facci?
Senza pane, pure l'ingegneria perde buona parte della sua importanza, secondo me


Vabbè, pane, ingegneria e poesia sono esempi per dire: prima il dovere della sopravvivenza e dopo il piacere dell'arte.
"giuliofis":
Smentisce la mia idea che senza pane con la poesia 'n sai che facci?
Senza pane, pure l'ingegneria perde buona parte della sua importanza, secondo me


"gio73":
[quote="giuliofis"]
Anche se sono dell'idea che, comunque, l'ingegnere sia più importante: non si vivrà di solo cibo, ma certo che se non hai quello della poesia ti frega un pacco!![]()
Primo Levi "Se questo è un uomo", l'hai già letto?[/quote]
No. Non mi piacciono molto i romanzi. Preferisco libri di divulgazione e poesie (Gozzano, Gozzano! Voglio l'emoticon del cuore!

Parlacene tu. Smentisce la mia idea che senza pane con la poesia 'n sai che facci?
"giuliofis":
Anche se sono dell'idea che, comunque, l'ingegnere sia più importante: non si vivrà di solo cibo, ma certo che se non hai quello della poesia ti frega un pacco!![]()
Primo Levi "Se questo è un uomo", l'hai già letto?
[size=150]- [/size]Non esistono discipline inutili. Esistono discipline più o meno importanti per un certo tipo di formazione. Io, ad esempio, ho fatto un Liceo "Scientifico". Ma davvero sono state necessarie tutte quelle ore di Latino, in totale di più di quelle della disciplina d'indirizzo (Matematica)? È chiaro che per una formazione scientifica, per quanto liceale, le scienze dovrebbero rivestire maggiore importanza delle discipline umaniste*, ma così per me non è stato.
È chiaro, inoltre, che per la mera sopravvivenza fisica un ingegnere è di gran lunga più necessario rispetto ad un poeta; ma anche l'arte ha la sua importanza, perché non si vive di solo cibo.
Anche se sono dell'idea che, comunque, l'ingegnere sia più importante: non si vivrà di solo cibo, ma certo che se non hai quello della poesia ti frega un pacco!
[size=150]- [/size]È chiaro che in alcune discipline si è più liberi, come Letteratura, Filosofia o Arte. Si deve parlare, e lo stesso concetto può essere espresso in mille modi, più o meno sinteticamente, più o meno efficacemente. In Matematica, e discipline affini, questo non succede. Le ipotesi di un teorema sono quelle, quella la sua tesi; la definizione è fatta in un certo modo, non c'è nulla da inventarsi o arrampicarsi agli specchi; un teorema o lo hai dimostrato, o non lo hai dimostrato; la formula di Fisica che hai ricavato o è quella, o non lo è. Ci sono, cioè, meno sfumature tra il bianco e il nero.
È chiaro, anche, che sono due abilità diverse. Io non sono capace a parlare per ore come fanno gli umanisti, ad allungare un brodo di cui non sento il bisogno, a cercare significati nascosti dietro un'espressione linguistica. Detto ciò, io un 30L ad un esame di Letteratura non ce lo prenderei nemmeno se studiassi tre anni per un solo esame. Semplicemente, non ho la mentalità adatta. Ho anche un difetto/qualità che non hanno molti umanisti: se una cosa non la so, non la so, e o sto zitto, o ammetto di non saperla, non tento di arrampicarmi sugli specchi**. Anche questo cozza, in parte, con la mentalità da umanista.
[size=150]- [/size]C'è da dire che molti umanisti hanno un letterale disprezzo per le discipline scientifiche. Come non ricordare, in questo, la professoressa Paola Mastrocola, con il suo orrendo libro [url=http://t0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQIYMNPtj5upkPvhTyoVPW5XfY6pamPyTiTadIgZ9afLdOfhbhFWQ]Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare[/url]***, in cui si dice (cito a memoria, quindi perdonatemi se non è letterale) che i saperi pratici sono "saperi piatti e servili, che ci attorniano e ci assordano soltanto"; sempre secondo la professoressa, la scuola perfetta sarebbe quella in cui si sa tutto di grammatica, letteratura, storia, geografia, due lingue straniere... e (cito) "qualcosa di matematica"... Sì, avete letto bene: qualcosa di matematica. Non si sa, poi, dove sono andate a finire tutte le Scienze Naturali...
______________________________________________
* Era, ed è, la concezione gentiliana della cultura.
** Al mio esame di Analisi 1, ad esempio, mi era stato chiesto di dimostrare che, date tutte le ipotesi del caso, $\forall x_0 in Dom(f), f'(x_0)=0 \Leftrightarrow f\text{ è costante}$; non me la ricordavo la dimostraazione, e sono stato zitto per due minuti buoni. I commissari, dunque, mi hanno detto: "Se lo ricorda il Teorema di Lagrange? Lo scriva alla lavagna" e, avendo visto quel teorema, sono andato avanti.
*** Di cui non consiglio la lettura a nessuno, a meno che non siate umanisti gonfi di superiorità intellettuale o non sentiate il bisogno di espellere della rabbia repressa.
È chiaro, inoltre, che per la mera sopravvivenza fisica un ingegnere è di gran lunga più necessario rispetto ad un poeta; ma anche l'arte ha la sua importanza, perché non si vive di solo cibo.
Anche se sono dell'idea che, comunque, l'ingegnere sia più importante: non si vivrà di solo cibo, ma certo che se non hai quello della poesia ti frega un pacco!

[size=150]- [/size]È chiaro che in alcune discipline si è più liberi, come Letteratura, Filosofia o Arte. Si deve parlare, e lo stesso concetto può essere espresso in mille modi, più o meno sinteticamente, più o meno efficacemente. In Matematica, e discipline affini, questo non succede. Le ipotesi di un teorema sono quelle, quella la sua tesi; la definizione è fatta in un certo modo, non c'è nulla da inventarsi o arrampicarsi agli specchi; un teorema o lo hai dimostrato, o non lo hai dimostrato; la formula di Fisica che hai ricavato o è quella, o non lo è. Ci sono, cioè, meno sfumature tra il bianco e il nero.
È chiaro, anche, che sono due abilità diverse. Io non sono capace a parlare per ore come fanno gli umanisti, ad allungare un brodo di cui non sento il bisogno, a cercare significati nascosti dietro un'espressione linguistica. Detto ciò, io un 30L ad un esame di Letteratura non ce lo prenderei nemmeno se studiassi tre anni per un solo esame. Semplicemente, non ho la mentalità adatta. Ho anche un difetto/qualità che non hanno molti umanisti: se una cosa non la so, non la so, e o sto zitto, o ammetto di non saperla, non tento di arrampicarmi sugli specchi**. Anche questo cozza, in parte, con la mentalità da umanista.
[size=150]- [/size]C'è da dire che molti umanisti hanno un letterale disprezzo per le discipline scientifiche. Come non ricordare, in questo, la professoressa Paola Mastrocola, con il suo orrendo libro [url=http://t0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQIYMNPtj5upkPvhTyoVPW5XfY6pamPyTiTadIgZ9afLdOfhbhFWQ]Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare[/url]***, in cui si dice (cito a memoria, quindi perdonatemi se non è letterale) che i saperi pratici sono "saperi piatti e servili, che ci attorniano e ci assordano soltanto"; sempre secondo la professoressa, la scuola perfetta sarebbe quella in cui si sa tutto di grammatica, letteratura, storia, geografia, due lingue straniere... e (cito) "qualcosa di matematica"... Sì, avete letto bene: qualcosa di matematica. Non si sa, poi, dove sono andate a finire tutte le Scienze Naturali...
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* Era, ed è, la concezione gentiliana della cultura.
** Al mio esame di Analisi 1, ad esempio, mi era stato chiesto di dimostrare che, date tutte le ipotesi del caso, $\forall x_0 in Dom(f), f'(x_0)=0 \Leftrightarrow f\text{ è costante}$; non me la ricordavo la dimostraazione, e sono stato zitto per due minuti buoni. I commissari, dunque, mi hanno detto: "Se lo ricorda il Teorema di Lagrange? Lo scriva alla lavagna" e, avendo visto quel teorema, sono andato avanti.
*** Di cui non consiglio la lettura a nessuno, a meno che non siate umanisti gonfi di superiorità intellettuale o non sentiate il bisogno di espellere della rabbia repressa.
A mio avviso non si può vivere neanche senza poesia (cinema, teatro, arte, letteratura...)
l'ingegnere che mi viene in mente è Carlo Emilio Gadda, hai mai letto qualcosa di suo?
Riguardo la contrapposizione tra materie umanistiche e scientifiche, sempre che ci sia, si può visualizzare con l'opera di Raffaello [url=http://it.wikipedia.org/wiki/File:Sanzio_01.jpg]la scuola di Atene[/url]
Come vedi gli scienziati, i matematici si trovano ai piedi della scala, mentre i filosofi sono più in alto
[size=70]Io non avrei potuto studiare lettere e filosofia perchè sono troppo difficili per me, la matematica sta qualche gradino sotto (alla mia portata)[/size]
l'ingegnere che mi viene in mente è Carlo Emilio Gadda, hai mai letto qualcosa di suo?
Riguardo la contrapposizione tra materie umanistiche e scientifiche, sempre che ci sia, si può visualizzare con l'opera di Raffaello [url=http://it.wikipedia.org/wiki/File:Sanzio_01.jpg]la scuola di Atene[/url]
Come vedi gli scienziati, i matematici si trovano ai piedi della scala, mentre i filosofi sono più in alto
[size=70]Io non avrei potuto studiare lettere e filosofia perchè sono troppo difficili per me, la matematica sta qualche gradino sotto (alla mia portata)[/size]