Perché siamo indietro?

SaO1
Concorderete con me che l'Italia ha una patrimonio storico-culturale unico, dalla Valle D'aosta, fino a Siracusa.
Non possiamo dire che siamo gli unici ad avere storia e arte, ma possiamo affermare che abbiamo molte cose uniche e esclusive.

Per quanto riguarda l'industria, siamo messi abbastanza bene, anche se il settore manifatturiero è un po' calato, funziona sempre, e i prodotti italiani all'estero, come la pasta Barilla o De Cecco, sono sempre visti di grande qualità.
Negli ultimi anni è caduta la Fiat e la Lancia, ma abbiamo la Ferrari.

Primeggiano anche nel settore della moda, per la precisione alta moda, anche nell'industria tessile.

Siamo forti anche nel settore della ristorazione, saremo secondo al massimo ai francesi, ma abbiamo pietanze uniche come la pizza.

Dove voglio arrivare?

Mi domando perché nonostante abbiamo un paese così bello, con un patrimonio artistico immenso, e un settore industriale consolidato, ci siano così tanti problemi sulla disoccupazione, soprattutto giovanile, perché ci sono così tanti laureati che fuggono.
Il motivo è chiaro, le poche opportunità trovate, ma la mia domanda è, perché sono poche queste opportunità?
Perché ogni giorno si parla del fatto che l'età pensionabile si alza?
Perché nell'ultimo periodo aumentano gli assegni di disoccupazione?

Mi chiedo perché non si riesce in Italia a risolvere questo problema relativo al mondo del lavoro e perché dobbiamo soffrire a livello collettivo così tanto.
Perché non abbiamo università nella top 100?
Persino i nostri salari, a partire da quello dell'operaio fino ai laureati che lavorano in grosse aziende, sono più bassi rispetto all'Europa del Nord ( Germania, Belgio, Danimarca, Svezia, Olanda, UK, etc...) ?
Insomma perché una persona per fare carriera sente di dover lasciare l'Italia?
Mi vengono in mente gli anni in cui da noi venivano tanti immigrati a cercare lavoro.

Risposte
SaO1
"Nasmil":
[quote="SaO"]

Peccato che nemmeno la metà di chi va all'università arriva alla laurea. ( in Italia)


C'è un dato in particolare che dice quanto hai scritto? (E' una curiosità mia, perché davvero non lo so).[/quote]
http://www.repubblica.it/scuola/2014/03 ... -81559940/

nasmil
"SaO":


Peccato che nemmeno la metà di chi va all'università arriva alla laurea. ( in Italia)


C'è un dato in particolare che dice quanto hai scritto? (E' una curiosità mia, perché davvero non lo so).

SaO1
Detto in parole povere: la gente va all'università non perché è gratis, ma in quanto sono convinti di potersi laureare possedendo delle informazioni circa le loro abilità. Il presupposto è che questi individui siano in grado di autovalutarsi correttamente.


Peccato che nemmeno la metà di chi va all'università arriva alla laurea. ( in Italia)

dasalv12
"Jack":
1. Hai fatto una statistica univariata che tipicamente non dimostra niente....

Intanto non "ho fatto", nel caso ho riportato. Inoltre è una statistica descrittiva non univariata, non c'è dietro un modello, ho solo riportato la classifica dei corsi di laurea con maggior prevalenza di diplomati con ottimi voti.
1.A. Perchè ignori tutte le altre covariate.

Per carità, non ho il tempo di effettuare uno studio completo, ma a quanto pare nemmeno tu te ne sei preoccupato molto. "Chi paga di più è più motivato". Almeno io due numeretti li ho messi.
1.B. Perchè ignori il bias di selezione: hai preso i laureati specialistici.

Ho preso quelli per mostrare l'output finale, ovvero ciò che dovrebbe produrre l'università per un ciclo completo di studi. Nel caso questa distorsione dovrebbe essere presente sia nelle pubbliche che nelle private, magari meno pesante su quelle che hanno il test di ingresso.
1.B.1. E la triennale? Magari se uno ci mette 10 anni alla triennale la magistrale non la fa. E quindi è il corso di studi precedente che seleziona, non il fatto che siano pubblici o privati

Oh siamo d'accordo...però che a pagare di più sono i migliori lo hai detto tu non io. Se vuoi vediamo i voti di diploma degli immatricolati fra pubbliche e private a parità di corso di studi, di regione ed a parità di difficoltà del test di ingresso (se esiste).
Esempio che ho trovato al volo:
Corso triennale: "Scienze dell'economia e gestione aziendale"
Erogato da Cattolica (privata) e Bicocca (pubblica), ambedue senza restrizioni all'ingresso ed ambedue a Milano.
Percentuale di immatricolati al primo anno con voto di diploma superiore o uguale a 90:
Cattolica = 12.3% Bicocca = 13.1% Numero iscritti rispettivamente 3780 e 2038 (anno 2014, il più recente disponibile).
Non ci sono differenze significative (oppure la Cattolica dovrebbe aumentare le rette per selezionare meglio :? )
1.B.2. E il numero di iscritti? Se nei tuoi corsi c'è un solo iscritto non significa niente

Il corso col numero minimo di laureati di quella tabella è di 72 (modellistica matematico-fisica per l'ingegneria), gli altri sono superiori.
2. Hai preso una variabile proxy che se sia correlata con la vera dipendente (il fatto che l'istituto sia pubblico o privato) è molto molto discutibile (vedi controesempio università Kore)

Mai fatto correlazioni, pura statistica descrittiva. Le variabili sono proxy (approssimate per chi non lo sapesse, ovvero misurate con errore) pure negli studi che hai postato. Le valutazioni sui risultati di uno studente lo sono sempre che siano voti, test et similia.
3. Hai aggregato le variabili come conviene a te: prima prendi i corsi di studi, poi parli di "la Bocconi" e "la Cattolica". La Bocconi e la Cattolica offrono anche corsi di studio meno gettonati per fare cassa (che nel secondo caso sono forse la maggior parte).

Quindi i migliori vanno nelle private, però le private alcuni corsi li fanno per fare cassa. In pratica questi "bravi" li mazziano proprio bene :?
Per il resto vedi esempio di cui sopra.
4. Hai ignorato la distribuzione delle preferenze: se chi prende voti alti è, in genere, appassionato di lettere e chi prende voti bassi è, in genere, appassioanto di altre materie, ipotizzando che la tua distribuzione sia sugli iscritti all'università (non lo è), essa riflette le preferenze dei consumatori, e non il fatto che "i migliori diplomati si laureano in atenei prevalentemente pubblici"

Può essere (..e mi scuso per non aver fatto un sondaggio su migliaia di studenti) però questo era fuori dalla nostra discussione, qui si partiva dall'assunto che i migliori vanno nelle private (o in quelle che costano di più) a prescindere.

No, le "mie" osservazioni sono basate su studi che ho citato (il caso india, kenya, e ci sono studi pure sull'italia).
...
Ho già messo gli studi sull'autoselezione


Onesto...tu hai letto ciò che hai postato? (Onesto però :roll: )
- Quella sul Kenya è una tesi di laurea di uno svedese che non cita l'autoselezione e di fatto scopre l'acqua calda: se le scuole sono sovraffollate, gli insegnanti mal pagati e materiali e strutture sono scadenti nella scuola pubblica, quella privata è meglio (ma va?). Queste sono peraltro situazioni frequenti nel terzo mondo. Piuttosto la tesi dimostra anche che in quel paese esiste una domanda di istruzione insoddisfatta sia dallo Stato che dal privato.
- Quella sull'India dovremmo pagare per leggerla (a te sono bastate comunque 3 righe di abstract)
Ambedue i testi fanno riferimento alla scuola primaria ed ambedue fanno riferimento a paesi del terzo mondo o in via di sviluppo in cui tipicamente le politiche sociali sono deboli e con budget assai limitati.
Inoltre per due studi che posti tu te ne potrei postare un'altra tonnellata che affermano il contrario o che hanno punti di vista diversi. Però mi sembra un lavoro irrispettoso sia per l'autonomia di pensiero sia perché non li leggerebbe nessuno (nemmeno tu hai letto i testi che hai postato).
Detto questo vengono totalmente ignorati i benefici sociali (si guardano solo a quelli individuali attraverso le performance nei test). Quindi, ammesso che l'autoselezione sia un fenomeno riscontrato e rilevante, che ne dovremmo concludere? Che è meglio privatizzare un ateneo come il Politecnico nonostante abbia ottimi risultati in termini di placement, brevetti e accademici dei suoi studenti? Dovremmo raddoppiargli le tasse? Con quale giustificazione? SI potrebbe dire che con i maggiori salari che guadagneranno grazie al titolo pagheranno sicuramente più tasse e quindi compenseranno i costi erogati dal pubblico negli anni degli studi.
Tenendo conto del peso irrisorio che ha la voce "università" nel bilancio statale non vedo il motivo di continuare una battaglia che mi pare abbia i crismi della sfida ideologica.




---

L'autoselezione è abbastanza dimostrata nel campo dell'istruzione.


Anche qui, gli hai dato un po' l'interpretazione che volevi tu, filtrandola nuovamente con l'ideologia.
L'autoselezione avviene (se avviene) a prescindere dal prezzo monetario dell'istruzione:

- Individuals who choose to go on to university probably differ on average from those who do not.
- The individuals who decide to go to the university may be more highly motivated, they may know that they really do have the ability to graduate(...)
- The individual who chooses to go to a technical school, rather than undertake an academic course, clearly has revealed something about himself.
- This process, of providing information through the choices one makes, we refer to a self-selection.
- Clearly, for self-selection mechanisms to work very effectively, the individual must have some information about his abilities.

Stiglitz

Detto in parole povere: la gente va all'università non perché è gratis, ma in quanto sono convinti di potersi laureare possedendo delle informazioni circa le loro abilità. Il presupposto è che questi individui siano in grado di autovalutarsi correttamente.
Teoricamente questo dovrebbe sostenere la tesi dell'università gratuita, in quanto un prezzo alto escluderebbe una parte di studenti "abili", ma con risorse insufficienti per poter sostenere le spese universitarie. Questo potrebbe portare addirittura ad un abbassamento del livello generale di preparazione in quanto i redditi più alti non dovrebbero temere la concorrenza dei redditi più bassi, ci sarebbe una barriera a proteggerli.

jack221
Posso fare anche io quello che hai fatto tu:
https://magoosh.com/gmat/2017/gmat-scor ... s-schools/
da qui ne deduciamo che più è alto il GMAT (che è un test d'ingresso ma standardizzato) più costosi sono i corsi che sceglie. Fine.

jack221
"Injuria":

1) Che i migliori diplomati si laureano in atenei prevalentemente pubblici in corsi che hanno la caratteristica di essere di stampo vocazionale, che dimostrano interesse per una disciplina specifica e che hanno voglia di eccellere in quella, altro che autoselezione. Se aumenti il prezzo l'autoselezione la fai solo in base al censo come nelle università corporative dell'800.


No non hai dimostrato niente perchè:
1. Hai fatto una statistica univariata che tipicamente non dimostra niente....
1.A. Perchè ignori tutte le altre covariate. Magari se uno è ricco può permettersi di studiare letteratura (che statisticamente offre, in media, meno oportunità lavorative) e chi è povero no. E chi è ricco va in un liceo privato dove viene seguito passo passo e prende voti più alti. Magari chi viene dal Nord si iscrive a lettere per questione culturali e il Nord ha licei migliori. O magari chi viene dal Sud si iscrive a lettere e nel Sud ci sono voti più alti.
1.B. Perchè ignori il bias di selezione: hai preso i laureati specilistici.
1.B.1. E la triennale? Magari se uno ci mette 10 anni alla triennale la magistrale non la fa. E quindi è il corso di studi precedente che seleziona, non il fatto che siano pubblici o privati
1.B.2. E il numero di iscritti? Se nei tuoi corsi c'è un solo iscritto non significa niente che la percentuale di iscritti con voti < 90 è x
1C. Perchè ignori il bias di sopravvivenza: hai preso i laureati. E gli abbandoni? E' ovvio che chi si laurea è quello più motivato e chi abbandona no. In questo senso c'è anche autoselezione: il tempo impiegato può essere considerato un costo. Nelle private il tempo costa di più (perchè le tasse sono più alte) quindi è probabile che sia lì ad esserci più autoselezione rispetto al pubblico. Ma tu ignori tutto questo. Di nuovo: l'autoselezione continua dopo il test di ingresso
2. Hai preso una variabile proxy che se sia correlata con la vera dipendente (il fatto che l'istituto sia pubblico o privato) è molto molto discutibile (vedi controesempio università Kore)
3. Hai aggregato le variabili come conviene a te: prima prendi i corsi di studi, poi parli di "la Bocconi" e "la Cattolica". La Bocconi e la Cattolica offrono anche corsi di studio meno gettonati per fare cassa (che nel secondo caso sono forse la maggior parte). O prendi sempre i corsi di studio oppure prendi sempre le università. E non capisco neanche come fai ad aggregare i corsi di studio dato che ogni università offre corsi diversi dalla precedente.
4. Hai ignorato la distribuzione delle preferenze: se chi prende voti alti è, in genere, appassionato di lettere e chi prende voti bassi è, in genere, appassioanto di altre materie, ipotizzando che la tua distribuzione sia sugli iscritti all'università (non lo è), essa riflette le preferenze dei consumatori, e non il fatto che "i migliori diplomati si laureano in atenei prevalentemente pubblici"

Ora devi renderti conto che ci sono studi che sono saltati per uno solo dei problemi di cui sopra (uno solo). C'è gente che ignorando uno solo dei problemi di cui sopra ha "dimostrato" cose assurde, del tipo che i gatti che cadono dal 10mo piano subiscono meno danni di quelli che cadono dal 3rzo, con allegata "spiegazione scientifica" (che quello che cade dal 3rzo irrigidisce i muscoli ma da un certo piano in su si rilassa mentre cade)

2) Che qualsiasi evidenza che io possa metterti sul piatto non ti farebbe cambiare idea dato che le tue osservazioni hanno quasi sempre un filtro ideologico


No, le "mie" osservazioni sono basate su studi che ho citato (il caso india, kenya, e ci sono studi pure sull'italia). L'autoselezione è abbastanza dimostrata nel campo dell'istruzione.
Se volevo prendere statistiche ci sono un sacco di statistiche su chi si iscrive ai singoli corsi di studio

In teoria dimostrare i punti che hai dettato in un post precedente spetterebbe a te non a me dimostrarne il contrario.


Ho già messo gli studi sull'autoselezione

SaO1
Cambia poco qualsiasi sia la misura della bontà dei diplomati comunque c'è una prevalenza nelle lauree magistrali che ho elencato di voti alti alla maturità. L'unico modo per dimostrare che il voto di diploma non è un buon indice è pensare che ci sia una prevalenza di laureati meridionali in quei corsi. Se trovi un altro modo per misurare la motivazione degli studenti che ben venga, dovreste farlo voi non io.
In ogni caso la Bocconi ha il 30% di laureati con residenza nel Meridione il Politecnico di Milano il 10%...fate voi (dati MIUR).


Io ho detto anche che in generale il voto di maturità non sempre definisce la bravura di una persona.
Seguendo il tuo discorso vorrebbe dire che chi prende 100 alla maturità ha più probabilità di finire l'università di chi prende 80.
Conosco gente che ha preso 100 ed è a spasso, e persone che con 80 si sono trovati bene all'università.

E ovviamente non è detto che le università private attirino i migliori studenti, non tutti se la permettono.
Questo può generare un problema di meritocrazia in Italia, che non sarebbe una novità, ovvero il fatto che "i più bravi" ( al liceo= non vanno nelle migliori università, e probabilmente nel contesto lavorativo ci può anche essere un ribaltamento dei ruoli.
Chi andava male al Liceo si scopre che grazie a una buona preparazione è riuscito a ottenere le skills necessarie per fare carriera.

Ovviamente quando parlo di persone meno brave non mi riferisco a chi a scuola è svogliato e non studia, ma a chi magari non riesce a ottenere certi risultati.

dasalv12
@ sao
Cambia poco qualsiasi sia la misura della bontà dei diplomati comunque c'è una prevalenza nelle lauree magistrali che ho elencato di voti alti alla maturità. L'unico modo per dimostrare che il voto di diploma non è un buon indice è pensare che ci sia una prevalenza di laureati meridionali in quei corsi. Se trovi un altro modo per misurare la motivazione degli studenti che ben venga, dovreste farlo voi non io.
In ogni caso la Bocconi ha il 30% di laureati con residenza nel Meridione il Politecnico di Milano il 10%...fate voi (dati MIUR).

@vict
Perfettamente d'accordo. Pensavo che certe prese di posizione fossero seppellite, logicamente i problemi sono altri, come ho già detto Germania e Giappone non hanno praticamente atenei nei piani alti di queste famose classifiche.

SaO1
Personalmente mi sfugge il senso della discussione sull'università. Se le università italiane fossero davvero penose allora nessuno parlerebbe del "problema" dei cervelli in fuga.

Io non ho mai detto che sono penose, a mio parere bisogna distinguere due problemi.

1) Il fatto che le università nonostante possano dare una buona preparazione delle varie materie, non prepara molto al lavoro, ovvero molti lamentano il fatto che quello che studiano rimane lì, non imparano a applicarlo, e questo è un gap che poi ognuno è costretto a colmarsi da solo, trovando un'azienda che magari lo aiuti a crescere e a imparare.

2)Penso che non avere almeno un'università nella top 100 non sia un buon risultato, e questo dato mostra carenze, a ciò si aggiunge il problema della ricerca.

3)Esiste ancora la corruzione e il nepotismo.

Ti pagano poco, ricevi poche gratificazioni dal lavoro, hai spesso poche possibilità di crescita professionale e lavorativa, la qualità della tua vita al di fuori del lavoro non sembra importare nulla ai tuoi capi...

Sono d'accordo, io mi domando sapere perché i nostri salari, a prescindere dalla categoria di lavoro siano molto più bassi.
Questo non è per dire che uno deve puntare a diventare ricco, ma è come non sentirsi abbastanza apprezzati per quello che si fa.

Per gli stranieri si aggiunge anche un forte problema di lingua ed eventualmente un razzismo piuttosto diffuso. Per le donne potremmo anche aggiungere il fatto che la cultura italiana è decisamente maschilista.

Concordo pienamente, c'è molto razzismo, ancora oggi al sud alle ragazze si nega lo sposarsi con uno straniero.
Inoltre si, le ragazze hanno meno opportunità di lavoro rispetto agli uomini e in genere stipendi più bassi, e questo non va bene per niente, perché ha delle ripercussioni sulla società e su alcuni uomini che continuano a vedere le donne come persone inferiori.

Capiamoci, nessuno di questi problemi è una esclusiva dell'Italia, ma ho l'impressione che nel caso dell'Italia non vi sia davvero l'intenzione di migliorare le cose.

A parte la disoccupazione cronica.
E' vero, non c'è la volontà di cambiare, e questo è probabilmente la cosa peggiore.
Anche la Germania si è trovata in una brutta situazione anni fa, ma si è data da fare, ( non che là non ci siano problemi ).

vict85
Personalmente mi sfugge il senso della discussione sull'università. Se le università italiane fossero davvero penose allora nessuno parlerebbe del "problema" dei cervelli in fuga.

I problemi dell'Italia sono altri. Ne elenco tre: (1) la mancanza di società davvero innovative e capaci di attrarre l'eccellenza, (2) una classe dirigente ed imprenditoriale troppo legata ai modelli e alle prassi della piccola media impresa e (3) la mancanza di politiche serie di formazione professionale e reinserimento nel mondo del lavoro. Insomma perché dovresti lavorare in Italia? Ti pagano poco, ricevi poche gratificazioni dal lavoro, hai spesso poche possibilità di crescita professionale e lavorativa, la qualità della tua vita al di fuori del lavoro non sembra importare nulla ai tuoi capi... Per gli stranieri si aggiunge anche un forte problema di lingua ed eventualmente un razzismo piuttosto diffuso. Per le donne potremmo anche aggiungere il fatto che la cultura italiana è decisamente maschilista. Capiamoci, nessuno di questi problemi è una esclusiva dell'Italia, ma ho l'impressione che nel caso dell'Italia non vi sia davvero l'intenzione di migliorare le cose.
L'Italia sarà tanto bella, ma non hai bisogno di vivere e lavorare in un posto per visitarlo.

Comunque i "nuovi" migranti non sono più come i vecchi migranti. Non si trasferiscono più con l'idea di stabilirsi in un certo posto oppure con l'idea di tornare. Certo ci sono quelli che rientrano in queste due tipologie, ma ce ne sono molti che vanno dove li portano le opportunità lavorative, senza un reale progetti di stabilirsi in un determinato posto.

Penso che andrebbe anche aggiunto che nei luoghi in cui questa nuova generazione di migranti tende a stabilirsi, tende a nascere una certa tensione sociale tra la popolazione autoctona e il nuovo gruppo di "ricchi cosmopoliti che non conoscono una parola della lingua locale". Insomma io vivo a Berlino e non conosco il tedesco. Di fatto non sento neanche l'urgenza di conoscerlo. E, a quel che ho sentito, ad una anziana coppia di Berlinesi è successo di entrare in un ristorante alla moda e di non riuscire ad ordinare perché non c'erano camerieri che sapevano parlare tedesco. A me è capitato più l'opposto, ma non frequento molto le zone più artistiche-intellettuali della città. Immaginate che succederebbe se succedesse a Milano.

SaO1
"...in genere", "si sa che...", "Credo...".

http://www.ilmessaggero.it/pay/edicola/ ... 99724.html

dasalv12
Io credo che i voti di maturità non siano un dato rappresentativo, quanto potrebbero essere gli invalsi.
Al Sud ci sono tantissimi 100 e 100 e lode, ma in genere nei test di ingresso ottengono voti più alti chi viene dal Nord.


"...in genere", "si sa che...", "Credo...". :?

dasalv12
"SaO":
4. spesso le scuole pubbliche non forniscono le competenze che il mercato richiede, nè riescono ad adattarsi ai cambiamenti del mercato per tempo. Questo sempre in generale e in Italia in particolare. La dimostrazione è che il governo sta cercando di compensare con il tirocinio obbligatorio (ovviamente nel tempo libero e ovviamente a gratis, che significa che non hanno alcuna competenza)

Su questo penso che siamo tutti d'accordo.


Parla per te ;)
Mi chiedo come mai, in Italia, non fiocchino corsi post secondari non universitari privati data la disoccupazione che c'è e dato che sarebbero così incredibilmente più adeguati a ciò che chiede il mercato de lavoro.

wanderer1
Sì, è vero che le scuole pubbliche spesso non forniscono competenze che "il mercato richiede", ed è giusto che sia così.

dasalv12
Hai dimostrato al più che tra quelli che conseguono una laurea magistrale in una università italiana, la maggior parte ha voti non proprio scarsi al liceo (comunque 90 è già una soglia bassina).

No, ho dimostrato due cose:
1) Che i migliori diplomati si laureano in atenei prevalentemente pubblici in corsi che hanno la caratteristica di essere di stampo vocazionale, che dimostrano interesse per una disciplina specifica e che hanno voglia di eccellere in quella, altro che autoselezione. Se aumenti il prezzo l'autoselezione la fai solo in base al censo come nelle università corporative dell'800.
2) Che qualsiasi evidenza che io possa metterti sul piatto non ti farebbe cambiare idea dato che le tue osservazioni hanno quasi sempre un filtro ideologico (come non l'ha fatta cambiare in altre discussioni estenuanti passate qui con gente anche molto più preparata di te). Tu continuerai a credere che il privato è meglio a prescindere e continuerai a citare teorie obsolete (io di contro potrei giocarmi le carte Krugman, Stiglitz, Keynes e pure lo stesso Smith), con le citazioni continue rischia di diventare un gioco ai soldatini (quindi di guerre già combattute di cui si vorrebbe cambiare il corso con la finzione) ed inoltre non dimostrerebbe molta autonomia di pensiero. In teoria dimostrare i punti che hai dettato in un post precedente spetterebbe a te non a me dimostrarne il contrario.
% di cosa?

% di diplomati che si laureano alla specialistica che hanno avuto un voto di diploma superiore o uguale a 90/100. Coloro che hanno preso un voto in questo range sono il 20% degli immatricolati in tutti gli atenei di italia.
La Cattolica (privata) sta al 23%, la Bocconi (sempre privata) sta nemmeno al 50%. Eppure, secondo te, lì dovrebbero starci quelli più motivati grazie alle rette più alte.

Per esempio la Kore di Enna (https://www.unikore.it/index.php/studen ... -di-laurea) offre i corsi sia di ingegneria che di lettere che hai citato.

...sei serio? :P Se da lì escono 30 ingegneri all'anno è tanto.

Tu stai prendendo in considerazione solo alcune di quelle italiane, quelle che ti convengono :D

Secondo te sono così scorretto? Ti ho messo anche la fonte, dati MIUR, ho ordinato i corsi di laurea in base alla percentuale di diplomati con voto superiore o uguale a 90/100. Quelli sono i primi della lista, non quelli che convengono a me, tanto non si vince nulla ;)

3. Profitto (ogni test costa mi pare 100€

..ma dai Jack!

Che c'entra prendere chi esce dall'università? Devi prendere chi sta per entrare. E ovviamente devi tenere presente la qualità dell'università. Insomma ci sono troppe cose che non vanno li :)


Aggiustale tu le cose che non vanno, non credi che io e gli altri utenti di questo sito meritino risposte più adeguate ad un elenco puntato in cui si fanno affermazioni radicali senza alcuna evidenza?

università totalmente private in Italia non esistono, perchè non potrebbero reggere la concorrenza con le pubbliche in termini di costi. Tutte prendono una qualche forma di sussidio e devono rispettare i canoni del legislatore

Avoja se esistono e ci tengono pure a figurare come tali. Non è che non possono reggere la concorrenza delle pubbliche, semplicemente alcuni tipi di offerta formativa non ci sarebbero nemmeno, a prescindere dall'esistenza delle scuole pubbliche.

SaO1
4. spesso le scuole pubbliche non forniscono le competenze che il mercato richiede, nè riescono ad adattarsi ai cambiamenti del mercato per tempo. Questo sempre in generale e in Italia in particolare. La dimostrazione è che il governo sta cercando di compensare con il tirocinio obbligatorio (ovviamente nel tempo libero e ovviamente a gratis, che significa che non hanno alcuna competenza)

Su questo penso che siamo tutti d'accordo.

SaO1
Diciamo che i "bravi e motivati" tendono a proseguire negli studi che li appassionano e li stimolano intellettualmente, non in quelli che gli ripuliscono il conto in banca. Nessuno di questi corsi di laurea è infatti tipicamente erogato da atenei privati. Tanto per dirne una la Bocconi non arriva nemmeno al 50% (ed ha pure il test di ingresso...non mi spiego perché lo facciano visto che c'è già l'autoselezione dei più bravi). La Cattolica di Milano è al 23%.


Io credo che i voti di maturità non siano un dato rappresentativo, quanto potrebbero essere gli invalsi.
Al Sud ci sono tantissimi 100 e 100 e lode, ma in genere nei test di ingresso ottengono voti più alti chi viene dal Nord.

wanderer1
"jack22":
1. le scuole private hanno un processo di self-selection che le pubbliche non hanno: solo i più motivati investono nella propria istruzione

2. le scuole pubbliche hanno un effetto di moral hazard che quelle private non hanno: alcuni studenti possono permettersi di non studiare perchè non pagano loro le spese

3. le scuole pubbliche sono spesso meno efficienti di quelle private, ciò a causa del loro sistema di (non) incentivi. Spesso, nelle scuole pubbliche o sostenute con fondi pubblici, i lavoratori non sono soggetti a PMS nè a retribuzione contingente alle performance. Questo in generale e in Italia in particolare.

4. spesso le scuole pubbliche non forniscono le competenze che il mercato richiede, nè riescono ad adattarsi ai cambiamenti del mercato per tempo. Questo sempre in generale e in Italia in particolare. La dimostrazione è che il governo sta cercando di compensare con il tirocinio obbligatorio (ovviamente nel tempo libero e ovviamente a gratis, che significa che non hanno alcuna competenza)


Quando riescono a farti salire il Diego Fusaro.

jack221
EDIT1 : ma poi scusa lo devi vedere al contrario. Che c'entra prendere chi esce dall'università? Devi prendere chi sta per entrare. E ovviamente devi tenere presente la qualità dell'università. Insomma ci sono troppe cose che non vanno li :)

EDIT2: qui ci sono le slide sul modello di Peltzmann, per studiare: http://didattica.unibocconi.it/mypage/d ... 174955.PDF

jack221
Ciao injuria :)
alcune cose al volo

Diciamo che i "bravi e motivati" tendono a proseguire negli studi che li appassionano e li stimolano intellettualmente, non in quelli che gli ripuliscono il conto in banca

Sicuramente ma non lo hai dimostrato.
Hai dimostrato al più che tra quelli che conseguono una laurea magistrale in una università italiana, la maggior parte ha voti non proprio scarsi al liceo (comunque 90 è già una soglia bassina).
Insomma, hai ignorato gli abbandoni, chi va a studiare all'estero, chi fa solo la triennale. E' ovvio che se alla triennale ci metti 10 anni poi non fai la magistrale.

Nessuno di questi corsi di laurea è infatti tipicamente erogato da atenei privati.

Non è vero. Ingegneria, fisica e matematica vengono offerti nelle università private di tutto il mondo. Tu stai prendendo in considerazione solo alcune di quelle italiane, quelle che ti convengono :D
Per esempio la Kore di Enna (https://www.unikore.it/index.php/studen ... -di-laurea) offre i corsi sia di ingegneria che di lettere che hai citato.
E se anche fosse vero continui a non dimostrare niente: università totalmente private in Italia non esistono, perchè non potrebbero reggere la concorrenza con le pubbliche in termini di costi. Tutte prendono una qualche forma di sussidio e devono rispettare i canoni del legislatore

Tanto per dirne una la Bocconi non arriva nemmeno al 50%

Posso chiedere il 50% di cosa?

ed ha pure il test di ingresso...non mi spiego perché lo facciano visto che c'è già l'autoselezione dei più bravi

1. L'autoselezione è chiaramente un fenomeno generale, non tassativo. Esiste l'effetto Dunning-Kruger, esiste chi ci prova tanto per, ecc..
2. Il punto non è selezionare i bravi ma i più bravi. Uno che si è diplomato con il minimo dei voti non ci proverà nemmeno, ma due che si sono diplomati con 100 o 99 ci proveranno entrambi. Uno che si è diplomato con 95 ma ha vinto tornei sportivi ci proverà anch'esso. In altre parole, l'autoseleziona funziona tagliando fuori (in generale) quelli sotto un soglia (costituita da tante variabili), ma quelli sopra non si selezionano certo autonomamente
3. Profitto (ogni test costa mi pare 100€)

Inoltre, l'autoselezione non si ferma certo al test d'ingresso, ma continua a funzionare dopo il test d'ingresso se sei tu a pagare le tasse

La Cattolica di Milano è al 23%.

% di cosa?

I tre grafici non fanno vedere nulla, se non una fotografia statica, se vuoi dimostrare questo effetto non te la cavi di certo con tre grafici, bisognerebbe fare un'analisi dinamica e più profonda circa le differenze dei sistemi di istruzione e le condizioni del mercato del lavoro locale.


E' il modello di Peltzman: https://www.jstor.org/stable/1837324

Ciao injuria :wink:

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