Dibattito sulla riforma Gelmini

baldo891
apro questo topic per sentire le vostre opinioni in merito a questa scellerata "riforma" che porterà alla rovina le nostre università.
a voi la parola!

Risposte
mistake89
Luca tu stesso in qualche post hai detto che i tuoi colleghi con media del 24 non ebbero le stesse tue proposte lavorative che avevi media altissima o mi sbaglio? (tanto per fare un esempio concreto!)

Quindi chi vale emerge ed è giusto che sia così.

Ma perchè negare a chi non ha capacità eccelse (ma magari tanta volontà) e a chi non ha disponibilità economica e/o vari problemi la possibilità di istruirsi ed essere prima di tutto una persona migliore?
Per me la cultura e l'istruzione superiore, rende prima di tutto persone migliori.

poncelet
"F@bri":
L'università non deve essere un luogo per tutti


Questa è pazzia che porterà all'estinzione dell'Università pubblica a vantaggio di quella privata (quello che vuole la Gelmini peraltro). Lo studio deve essere un diritto, punto e basta. Sta poi all'Istituzione universitaria valutare chi merita e chi no.

Blackorgasm
sono di comune accordo con maxsiviero e, inoltre, quello che è stato detto fino ad ora mi pare anche anticostituzionale.

F@bri
L'università non deve essere un luogo per tutti, ma per chi vuole laurearsi veramente e per chi ha le capacità.
Assomiglia sempre più ad un luogo ricreativo; gli studenti che si iscrivono con la chiara idea di voler raggiungere un obbiettivo
sono una netta minoranza. Trovo odioso, tra l'altro, chi vuole isciversi solo per esercitare in futuro un lavoro senza un idea
di ciò che rappresenta, la passione e l'etica che occorre per portarlo avanti.
Se permettiamo anche ai meno bravi di ottenere lo stesso titolo, coloro che troveranno lavoro
saranno quelli con lo studio o l'attività già avviata o con aggangi; e la gente più preparata? ha comunque lo stesso titolo ma
non il papà professionista..

poncelet
"GundamRX91":
Cheguevilla ha ragione a riguardo dei "parcheggiati" nelle facolta', ma in questo caso devono essere le facolta' stesse a mandarli "a casa". Ad esempio so che a Cagliari se uno dopo 10 anni di parcheggio non da degli esami e' estromesso dalla facolta'. Inoltre, e questo e' uno dei problemi di base degli italiani, i genitori si accollano questa situazione di avere dei figli all'universita', anche se palesemente non danno esami, perche' "poveracci" non trovano lavoro, quando anche loro dovrebbero "spingere" i proprio figli a:

1) o studi e porti a casa dei risultati (e pure in fretta)
2) oppure la smetti di stare sulle spalle di mamma e papa' e ti cerchi un lavoro (al limite si va pure a zappare.... io lo farei!!!)


Non dimentichiamoci però che chi è iscritto all'Università paga le tasse, quindi non è che lo si possa mandare a casa tanto facilmente. Inoltre non capisco che problema possa creare all'Università chi rimane iscritto fuori corso pagando regolarmente le tasse (che sono anche "salate" peraltro); al limite nelle statistiche aumenta la percentuale di quelli che non si laureano in tempo. Io continuo a pensare che l'Università non debba per forza essere eccellenza (come dice Chequevilla). Lo studio deve essere un diritto di tutti (dietro un iscritto fuori corso da molto tempo ci possono essere mille situazioni diverse, non necessariamente si tratta di un "bamboccione"). Le eccellenze, se ci sono, verranno fuori comunque e devono avere la possibilità di essere valorizzate (ma non mi sembra sia questo il disegno della MariaStella Cadente Gelmini).

Luca.Lussardi
Beh, questo però è un problema della famiglia, non della politica o dell'università. I miei furono chiari con me: "ti paghiamo le tasse per 4 anni, durata del cdl; dopodichè se non hai finito e vuoi finire ti arrangi".

gundamrx91-votailprof
Cheguevilla ha ragione a riguardo dei "parcheggiati" nelle facolta', ma in questo caso devono essere le facolta' stesse a mandarli "a casa". Ad esempio so che a Cagliari se uno dopo 10 anni di parcheggio non da degli esami e' estromesso dalla facolta'. Inoltre, e questo e' uno dei problemi di base degli italiani, i genitori si accollano questa situazione di avere dei figli all'universita', anche se palesemente non danno esami, perche' "poveracci" non trovano lavoro, quando anche loro dovrebbero "spingere" i proprio figli a:

1) o studi e porti a casa dei risultati (e pure in fretta)
2) oppure la smetti di stare sulle spalle di mamma e papa' e ti cerchi un lavoro (al limite si va pure a zappare.... io lo farei!!!)

Benny24
OT
"Rggb":
[quote="Benny"]Dico solo, ad esempio, che è un assurdo che ci siano corsi identici a Trieste e a Udine, a Firenze e a Pisa, a Venezia e Padova, e che entrambi facciano fatica a sopravvivere.

Solo un appunto: non conosco le altre situazioni, ma Firenze e Pisa sono molto diverse: per dimensioni (Firenze è assai più grande), per bacino d'utenza, per specializzazione ed altro ancora. E non sono così vicine... controlla pure su una mappa ;)[/quote]

Temevo che uno degli esempi, da me presi onestamente un po' alla svelta, risultasse inadatto e hai fatto bene a farmelo osservare.
Se non altro credo si sia ugualmente capito il senso del mio intervento.

/OT

"fu^2":
Questo però implicherebbe un coordinamento centrale dell'università. Ovviamente questo implicherebbe un ridursi degli atenei, ma sarebbe una riduzione in qualche modo consapevole i soldi, i tagli che si fanno ora vanno nella direzione del caso... Ovvero si salva chi sa barcamenarsi... (detto in sintesi, sia chiaro che questa riforma non mi piace per nulla).

Concordo, essendo questa la distinzione tra la mia posizione e l'opinione di Luca sulla riforma.

"Cheguevilla":
Ci possiamo inventare cose alternative (ad esempio le Folkehøjskoler scandinave) per fornire un'educazione avanzata, ma l'università deve essere eccellenza e le risorse devono essere utilizzate efficientemente.

Sarebbe auspicabile, dato che, rispetto al passato, un gran numero di studenti si iscrive all'università, dopo l'esame di maturità, per il semplice fatto di non avere in mano un titolo di studio spendibile sul mercato del lavoro, cosa che, almeno mi sembra, coinvolge non solo i liceali ma anche i diplomati presso istituti tecnici.

Cheguevilla
Io sono fondamentalmente d'accordo con l'idea di Luca.
Prima di tutto, il problema dei soldi. I soldi che lo stato italiano spende in ricerca non sono sufficienti, paragonato a ciò che spendono gli altri stati. Indipendentemente da ciò, la spesa deve essere razionalizzata. Pochi o tanti che siano i soldi, non ha importanza: devono essere spesi efficientemente.
Parlando del trasferimento degli studenti, se confrontiamo l'Italia con il resto del mondo, l'Italia è un'anomalia. Non ha senso che ragazzi adulti continuino a vivere in casa con i genitori. Aveva ragione Padoa-Schioppa quando diceva che gli italiani sono dei bamboccioni.
Sul fatto che le università grosse siano migliori delle piccole o viceversa, basta guardare i risultati. Guardiamo le varie classifiche mondiali e vediamo quante, tra le prime 200, sono grosse università e quante sono piccole.
Certo, tutti devono avere il diritto di studiare, ma conosco troppi casi di persone al decimo anno fuori corso che continuano a "frequentare" l'università senza dare risultati. Non è vero che tutti si debbano laureare. Questo è un concetto sbagliato.
Ci possiamo inventare cose alternative (ad esempio le Folkehøjskoler scandinave) per fornire un'educazione avanzata, ma l'università deve essere eccellenza e le risorse devono essere utilizzate efficientemente.
Tuttavia, l'efficienza non è l'unico criterio di valutazione. Una politica fatta esclusivamente di tagli non ha senso, ma è necessario partire da un progetto e muoversi per realizzarlo. L'idea che ho avuto io è che questo "progetto" manchi a livello politico. Naturalmente mi posso sbagliare.

gundamrx91-votailprof
"Luca.Lussardi":
Non hai capito quello che io dico. Quello che io dico è che il potere va dato alle persone giuste, brave, capaci e meritevoli. Solo queste persone possono non rendere "schiavo" chi lavora per loro.

Faccio fatica a comprendere come mai siate praticamente tutti schierati contro questa visione. L'università deve essere solo per chi ha voglia davvero di impegnarsi, in modo serio e costruttivo. Stiamo pagando adesso il prezzo di dare a tutti una laurea.


Stavo estremizzando il mio pensiero e pensavo si capisse dallo smile, ma cosi' non e' stato ;)

Purtroppo in Italia ci sono tanti problemi e la situazione da analizzare e' veramente complessa, e va oltre la comprensione di molti (me compreso), problemi tra l'altro che "si mordono la coda" l'un con l'altro. Questo alla lunga ha generato tutta una serie di incongruenze che stanno "esplodendo" in questi ultimi anni e che noi italiani non vogliamo prenderci la resposabilita' di accettare ed affrontare in modo serio, e mi riferisco ad ogni livello sociale.

fu^2
In verità condivido in parte quello che dice Luca. Megafacoltà tipo psicologia che è frequentata da tantissimi, ma la richiesta di questa figura professionale, nel mercato del lavoro è bassa.

Secondo me sarebbe giusto che l'entrata in università, il numero di chi può accedere ad ogni corso di laurea, debba essere a numero chiuso. Un numero gestito non dalla singola uiversità, ma coordinato "dall'alto" in funzione della domanda proveniente dal mercato del lavoro (un pò come avviene a medicina). In linea di principio sembra ingiusto, però in questo modo, se l'Università ha il ruolo di specializzare una persona (renderla dotta in un ambito) per prepararla a un lavoro specializzato, allora è giusto che prepari in funzione di cosa chiede il mondo del lavoro (infatti a medicina chi esce trova lavoro, se fosse a numero aperto avremmo un dislivello tra la domanda - nuovi dottori - e l'offerta - posti in ospedali).
Questo però implicherebbe un coordinamento centrale dell'università. Ovviamente questo implicherebbe un ridursi degli atenei, ma sarebbe una riduzione in qualche modo consapevole i soldi, i tagli che si fanno ora vanno nella direzione del caso... Ovvero si salva chi sa barcamenarsi... (detto in sintesi, sia chiaro che questa riforma non mi piace per nulla).

Se non si è daccordo su questo, allora bisogna discutere sul qual'è il ruolo dell'università, della sapienza (conoscienza) superspecializzata nella società (ben inteso, discorso diverso per le scuole superiori! Il cui ruolo non è questo in prima battuta...).

Luca.Lussardi
Non hai capito quello che io dico. Quello che io dico è che il potere va dato alle persone giuste, brave, capaci e meritevoli. Solo queste persone possono non rendere "schiavo" chi lavora per loro.

Faccio fatica a comprendere come mai siate praticamente tutti schierati contro questa visione. L'università deve essere solo per chi ha voglia davvero di impegnarsi, in modo serio e costruttivo. Stiamo pagando adesso il prezzo di dare a tutti una laurea.

gundamrx91-votailprof
"Luca.Lussardi":
L'idea dell'università per quanti più si può è irrealistica, non ha mai funzionato e non funzionerà, produrrà solo tanti laureati in massa incapaci, e quelli bravi, essendo allineati a quelli discreti, non possono emergere: questa è la realtà attuale, e va corretta. Io non sto proponendo alcuna soluzione, ma resto convinto che la diminuzione delle sedi e una selezione maggiore per chi può fare l'Università sia doverosa. Gli aiuti poi per chi la merita ma non se la può permettere sono un altro problema, anch'esso ovviamente importante.


Ma si, dai, teniamo tutti ignoranti, cosi' li possiamo controllare meglio.
E' proprio vero, la conoscenza e' potere e finche' questo potere ce l'avranno poche persone saremo sempre i loro "schiavi" e, visto che non riusciamo a capirlo (in fondo siamo ignoranti), per noi sara' tutto normale e continueremo a non capire perche' e' tanto faticoso camminare con la palla al piede :-D

Luca.Lussardi
L'idea dell'università per quanti più si può è irrealistica, non ha mai funzionato e non funzionerà, produrrà solo tanti laureati in massa incapaci, e quelli bravi, essendo allineati a quelli discreti, non possono emergere: questa è la realtà attuale, e va corretta. Io non sto proponendo alcuna soluzione, ma resto convinto che la diminuzione delle sedi e una selezione maggiore per chi può fare l'Università sia doverosa. Gli aiuti poi per chi la merita ma non se la può permettere sono un altro problema, anch'esso ovviamente importante.

Sk_Anonymous
sto leggendo proprio ora un bellissimo articolo di Enrico Bellone sul numero di Ottobre della rivista Le Scienza , fa una analisi molto accurata della realtà italiana : l'Italia destina solo il 4,5% del PIL nell'istruzione ( scuola + università ) ed è penultima su un campione di 35 nazioni ( ai primi posti troviamo Islanda 7,8% , USA 7,6% , Danimarca 7,1%, Corea del Sud 7%) , la media delle 35 nazioni è 5.7% .
la colpa di questo degrado del sistema educativo è attribuita a tutti i governi in carica negli ultimi 30 anni .

queste non sono riforme , ma solo tagli ... la potenzialità di una nazione si dimostra anche nella cura e negli investimenti sul sistema educativo . Oggi l'Italia dimostra di essere ai livelli di un ex paese del blocco socialista , la Slovacchia infatti è ultima in classifica dietro di noi .

Rggb1
"Benny":
Dico solo, ad esempio, che è un assurdo che ci siano corsi identici a Trieste e a Udine, a Firenze e a Pisa, a Venezia e Padova, e che entrambi facciano fatica a sopravvivere.
...
Si avrebbero meno istituzioni da finanziare, da monitorare dal punto di vista della qualità, da dotare di strutture e laboratori. Si eviterebbe di aprire corsi specialistici identici a 50km di distanza frequentati da 2 persone ciascuno. Sarebbe probabilmente pure più facile instaurare collaborazioni con università internazionali di spessore nonché con aziende.

Solo un appunto: non conosco le altre situazioni, ma Firenze e Pisa sono molto diverse: per dimensioni (Firenze è assai più grande), per bacino d'utenza, per specializzazione ed altro ancora. E non sono così vicine... controlla pure su una mappa ;)

Per il resto condivido, in linea generale, il tuo intervento.

"Luca.Lussardi":
L'università non deve essere per tutti infatti, ma solo per quelli bravi, altrimenti poi sul mercato il laureato "vero" non si distingue dagli altri. Secondo me bisogna tornare a questa idea di Università, e la riduzione delle sedi è su questa linea di pensiero. E' come per il vino: la vite va potata parecchio per produrre poca uva ma di qualità; la stessa cosa è vera per l'Università, vanno ridotte le sedi per aumentare la qualità, sia di chi vi insegna sia di chi vi studia.

Sono completamente in disaccordo. L'obiettivo da perseguire è che l'università sia per quanti più si può e che produca persone istruite quante più si può; quelli "bravi" emergono comunque in questo scenario. Se ci fai caso, paesi europei (e non) migliori di noi in termini di ricerca, innovazione, qualità del lavoro, insomma paesi progrediti, hanno rispetto alla popolazione attiva percentuali di laureati (e diplomati, va senza dire) ben superiori alle nostre. Insomma, siamo il fanalino di coda dell'Europa - e di moltri altri paesi, progrediti, emergenti e non - in termini di istruzione universitaria, ed anche in altro purtroppo, e tu pensi la soluzione sia legata a creare "laureati migliori" ovvero pochi ma buoni, con il solo obiettivo del mercato del lavoro? Mi sembra un ben misero obiettivo.

Riprendiamo la metafora: ci deve essere vino di qualità in abbondanza ogni anno, e dobbiamo ridurre fino ad eliminare la produzione di vino scadente fatto con cartine e additivi. Ovviamente, questo scenario garantisce che ci saranno posti in cui si produce vino eccellente, e che alcune annate verranno fantastiche.

Benny24
Io sono d'accordo con te sul fatto che si debba fare una selezione qualitativa di quel che abbiamo oggi, che limiti l'università ai meritevoli ed inserisca nel mondo del lavoro i discreti col solo titolo di scuola superiore, ma dissento completamente dall'idea che questa sia la direzione in cui stiamo andando.
Allo stato attuale delle cose stiamo ponendo le basi per l'università non dei bravi, ma dei ricchi. Avere in Italia una Yale o una LSE non serve praticamente a nessuno.

Luca.Lussardi
L'università non deve essere per tutti infatti, ma solo per quelli bravi, altrimenti poi sul mercato il laureato "vero" non si distingue dagli altri. Secondo me bisogna tornare a questa idea di Università, e la riduzione delle sedi è su questa linea di pensiero. E' come per il vino: la vite va potata parecchio per produrre poca uva ma di qualità; la stessa cosa è vera per l'Università, vanno ridotte le sedi per aumentare la qualità, sia di chi vi insegna sia di chi vi studia.

Benny24
"Luca.Lussardi":
se davvero si avranno gli effetti giusti, le piccole università chiuderanno e si tornerà a pochi atenei nelle grandi città, come dovrebbe essere.


Per come si sta lavorando ora, in pratica si farà una selezione naturale per quantità anzichè per qualità.
Potrebbero sparire eccellenti corsi di matematica e non discreti corsi di giurisprudenza (tanto per citare 2 corsi, di cui normalmente uno ristretto e l'altro affollato).

Io condivido l'idea che si costituiscano dei campus consistenti su base regionale (indicativamente, andrebbero ovviamente fatte distinzioni demografiche).
Non ho una conoscenza sufficientemente approfondita del territorio italiano e del suo sistema universitario per dire quali università dovrebbero sparire e quali no, o quali parametri andrebbero presi, lascio la paroli ad altri su questo tema, se lo desiderano.
Dico solo, ad esempio, che è un assurdo che ci siano corsi identici a Trieste e a Udine, a Firenze e a Pisa, a Venezia e Padova, e che entrambi facciano fatica a sopravvivere.

Si avrebbero meno istituzioni da finanziare, da monitorare dal punto di vista della qualità, da dotare di strutture e laboratori. Si eviterebbe di aprire corsi specialistici identici a 50km di distanza frequentati da 2 persone ciascuno. Sarebbe probabilmente pure più facile instaurare collaborazioni con università internazionali di spessore nonché con aziende.

Tuttavia un progetto del genere richiede un intervento statale ben diverso da quel che si è fatto finora.
Bisognerebbe far sì che l'università sia proprietaria o abbia rapporti di convenzione con consistenti strutture che forniscano vitto e alloggio, un po' come accade per la maggior parte degli atenei britannici. Questo in modo che le spese a carico dello studente siano adattabili così come lo sono le tasse universitarie.
Servirebbero inoltre probabilmente molte più borse di studio: come molti utenti hanno precedentemente osservato, a cui mi aggiungo io, frequentare un corso da "trasfertista" non è solo impegnativo, economicamente parlando, in molti casi è proprio insostenibile, soprattutto se si hanno.

Non mi pare si stia facendo nulla del genere. Sinceramente vorrei proprio vedere se gli investimenti dello stato sono in linea con la media UE. A me risulta il contrario. Si sta invece lasciando le università libere di scegliere come morire, di creare CdL ad hoc per mantenere le cattedre di ordinari ed associati, nella speranza che prima o poi passi la tempesta.
Quindi, a fronte di quanto detto,
"Luca Lussardi":
Invece secondo me sarà positiva:

questa frase potrebbe forse rivelarsi vera per i dottorandi, non certo per gli studenti, che si ritroveranno sempre di più le porte sbarrate non dalla meritocrazia ma del reddito dei loro genitori. E di questi tempi...
Quindi, mi spiace dirlo Luca, ma mi sa che il tuo punto di vista, per quel che hai detto finora, sia limitato da considerazioni di parte che non abbracciano tutta l'estensione del problema.
Compattare le università potrebbe risolvere i problemi interni di alcune università, non di chi usufruisce del loro servizio, cosa che, se mi permetti, è più importante (non fosse altro perchè la ricerca nasce da una buona didattica).

gugo82
"VINX89":
Per virtuosa intendo che:
-fa ricerca di medio/alto livello

In tutti i settori?
Non credo ce ne sia nessuna in Italia.

Serve concordare un metodo di valutazione serio, altrimenti non se ne esce.
Inoltre, si deve tener conto anche dell'attività didattica: un conto è fare ricerca di alto livello dovendo gestire lezioni/ricevimenti/esami per 30 studenti; un altro è dover fare ricerca di alto livello dovendo organizzare lezioni/ricevimenti/esami per 130 studenti... E non solo si deve tenere in conto l'attività didattica, ma bisogna misurarne l'efficacia.

"VINX89":
-ha il bilancio in attivo.

Dipende da come si mantiene in attivo il bilancio... Se si pagano 800 euro per un corso di 50 ore più ricevimento ed esami (da fare tutto l'anno), ci vuole davvero poco.

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