Help (3397)
ragazzi scusatemi ma dovrei tradurre la prima versione mi potreste aiutare?
http://img169.imageshack.us/img169/1527/gfhnt1.jpg
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Risposte
che significa cubilariis?????'
aspetta
Olim Athenae aequis legibus florebant,sed paulatim procax libertas civitatem turbaverat bonosque mores corruperat.Tum Pisistratus tyrannus arcem imperiumque occupavit et,quia cives tristem servitutem flebant,Aesopus talem fabellam narravit.Ranae vagabant liberae in palustribus stagnis donec,quod laxatos mores vi compescere cupiebant,ingenti clamoreregem a Iove petiere.Pater deorum risit atque parvum tigillum ad ranas demisit.Ut illud in paludem missum est,motu sonoque suo ranarum pavidum genus valde terruit.Postea tigillum diu in limo iacuit,donec forte ranarum una caput e stagno tollit et regem magna cum cautela explorat.Ubi ranae tigillum iners vident,statim sine ullo timore certatim ag lignum adnatant et tigillum omni contumelia gravibusque verbis laedunt.Postea alterum regem a Iove petiverunt,quoniam deorum pater inutile tigillum dederant dominum.
il testo cambiava un pò
Quando Atene fioriva con leggi di uguaglianza,
la sfrenata libertà sconvolse la città
e il capriccio infranse l'antica moderazione.
A questo punto, cospirati i partiti delle fazioni politiche,
Pisistrato occupa come tiranno l'Acropoli.
Visto che gli Ateniesi piangevano la triste schiavitù
(non perché quello fosse crudele, ma poiché ogni peso
era un fardello per quelli che non erano abituati) e dato che avevano iniziato a lamentarsi,
allora Esopo raccontò la seguente favoletta.
"Le rane, che vagavano libere nelle paludi,
chiesero con grande clamore un re a Giove,
che frenasse con la forza i costumi dissoluti.
Il padre degli dei rise e diede loro
un piccolo bastone, che, lanciato, per l'improvviso
movimento e suono del guado spaventò la pavida specie.
Poiché queste giacevano da tempo immerse nel fango,
casualmente una silenziosamente fa capolino dallo stagno,
e, ispezionato il re, chiama tutte quante.
Quelle, lasciata ogni paura, nuotano a gara verso il re,
e una massa sfacciata salta sopra il bastoncino.
Avendolo disonorato con ogni insulto,
inviarono a Giove delle rane per chiedergli di un altro re,
in quanto quello che era stato dato loro era inutile.
Olim Athenae aequis legibus florebant,sed paulatim procax libertas civitatem turbaverat bonosque mores corruperat.Tum Pisistratus tyrannus arcem imperiumque occupavit et,quia cives tristem servitutem flebant,Aesopus talem fabellam narravit.Ranae vagabant liberae in palustribus stagnis donec,quod laxatos mores vi compescere cupiebant,ingenti clamoreregem a Iove petiere.Pater deorum risit atque parvum tigillum ad ranas demisit.Ut illud in paludem missum est,motu sonoque suo ranarum pavidum genus valde terruit.Postea tigillum diu in limo iacuit,donec forte ranarum una caput e stagno tollit et regem magna cum cautela explorat.Ubi ranae tigillum iners vident,statim sine ullo timore certatim ag lignum adnatant et tigillum omni contumelia gravibusque verbis laedunt.Postea alterum regem a Iove petiverunt,quoniam deorum pater inutile tigillum dederant dominum.
il testo cambiava un pò
Quando Atene fioriva con leggi di uguaglianza,
la sfrenata libertà sconvolse la città
e il capriccio infranse l'antica moderazione.
A questo punto, cospirati i partiti delle fazioni politiche,
Pisistrato occupa come tiranno l'Acropoli.
Visto che gli Ateniesi piangevano la triste schiavitù
(non perché quello fosse crudele, ma poiché ogni peso
era un fardello per quelli che non erano abituati) e dato che avevano iniziato a lamentarsi,
allora Esopo raccontò la seguente favoletta.
"Le rane, che vagavano libere nelle paludi,
chiesero con grande clamore un re a Giove,
che frenasse con la forza i costumi dissoluti.
Il padre degli dei rise e diede loro
un piccolo bastone, che, lanciato, per l'improvviso
movimento e suono del guado spaventò la pavida specie.
Poiché queste giacevano da tempo immerse nel fango,
casualmente una silenziosamente fa capolino dallo stagno,
e, ispezionato il re, chiama tutte quante.
Quelle, lasciata ogni paura, nuotano a gara verso il re,
e una massa sfacciata salta sopra il bastoncino.
Avendolo disonorato con ogni insulto,
inviarono a Giove delle rane per chiedergli di un altro re,
in quanto quello che era stato dato loro era inutile.
Hai anche il testo in latino?
si
Ma questa che versione sarebbe? Quella del compito di recupero?
l'ho fatta ci sn degli errori ma penso di riuscire a superare ....almeno spero
Una volta ad Atene fiorivano pari leggi, ma a poco a poco l'arroganza aveva turbato la libertà di cittadinanza.
Allora il tiranno pisistrato rinchiuse e occupò l'impero e, poichè i cittadini versavano tristi lacrime, Esopo narrò tale novella.
Le rane vagavano libere in uno stagno palustre fino a che,bramavano di frenare stoltamente la loro libertà, e si diressero con grande clamore da Giove. Il padre degli dei ise,inoltre diede alle rane un piccolo pezzo di legno. Affinche quello nella palude è mandato il suo timoroso suono spaventò il popolo delle rane.
Dopo il pezzo di legno rimase a lungo nel limo,fino a che nel medesimo luogo la più forte delle rane uscì dallo stagno e il grande regno (invece era re) con cautela aveva esplorato.
Qui le rane vedono il pezzo di legno inerte,immediatamente senza alcun timore a gara nuotano dal legno (verso il legno) e colpiscono il pezzo di legno 8 e lo colpiscono) con insulti e pesanti parole.
Dopo ritornarono da Giove per chiedere un altro re, dopo chè il padre degli dei aveva consegnato l'inutile pezzo di legno al padrone.
Una volta ad Atene fiorivano pari leggi, ma a poco a poco l'arroganza aveva turbato la libertà di cittadinanza.
Allora il tiranno pisistrato rinchiuse e occupò l'impero e, poichè i cittadini versavano tristi lacrime, Esopo narrò tale novella.
Le rane vagavano libere in uno stagno palustre fino a che,bramavano di frenare stoltamente la loro libertà, e si diressero con grande clamore da Giove. Il padre degli dei ise,inoltre diede alle rane un piccolo pezzo di legno. Affinche quello nella palude è mandato il suo timoroso suono spaventò il popolo delle rane.
Dopo il pezzo di legno rimase a lungo nel limo,fino a che nel medesimo luogo la più forte delle rane uscì dallo stagno e il grande regno (invece era re) con cautela aveva esplorato.
Qui le rane vedono il pezzo di legno inerte,immediatamente senza alcun timore a gara nuotano dal legno (verso il legno) e colpiscono il pezzo di legno 8 e lo colpiscono) con insulti e pesanti parole.
Dopo ritornarono da Giove per chiedere un altro re, dopo chè il padre degli dei aveva consegnato l'inutile pezzo di legno al padrone.
E' naturale...cmq l'importante è che ti concentri domani e segui i consigli che ti avevo dato tempo fa!
okay cmq un pò di paura ce l'ho....
Non faccio francese, ma grazie per la proposta d'aiuto.
Quello che hai trovato sui verbi deponenti va bene, ma se non gli hai fatti allora non c'è problema...nel compito di recupero del debito la tua prof non metterà cose che non avete fatto durante l'anno, e comunque i verbi deponenti effettivamente sono programma di seconda.
Quello che hai trovato sui verbi deponenti va bene, ma se non gli hai fatti allora non c'è problema...nel compito di recupero del debito la tua prof non metterà cose che non avete fatto durante l'anno, e comunque i verbi deponenti effettivamente sono programma di seconda.
si ma dato ke sn francese posso aiutarlo maggiormente :)
Lo sa paraskeuazo, aiuta lui
speriamo x lui (cmq x supergaara: se fai francese ti posso aiutare :))
chissà se SuperGaara avrà già finito tutti i suoi compiti delle vacanze:!!!
penso di averli sbagliati anche perchè nn li ho mai fatti(è un aversione che ho scelto io x fare dell'esercizio)
cmq ho trovato questo a proposito dei verbi deponenti
cmq incrociamo le dita x dmn,ma normalmente le versioni che danno che cosa riguardano?
cmq ho trovato questo a proposito dei verbi deponenti
Verbi deponenti e semideponenti Probabilmente sono esito di una antica forma media, cioè di una forma, tipica della lingua greca, in cui l’azione esprimeva un particolare interesse del soggetto. In ogni caso, si presentano con forma passiva, ma significato attivo. La coniugazione è quella dei verbi passivi, con alcune particolarità, di cui si dirà più avanti. Il paradigma di un verbo deponente si presenta come segue: Hortor, hortaris, hortatus sum, hortari (I e II pers. sing. del presente indicativo, perfetto indicativo, infinito presente) Le desinenze dell’infinito presente sono (per le quattro coniugazioni) -ari, -eri, -i, -iri. La differenza più evidente nella coniugazione è la presenza dell’imperativo presente, che non viene usato nei verbi passivi: Imperativo presente dei verbi deponenti I coniugazione II coniugazione III coniugazione IV coniugazione hort-are ver-ere sèqu-ere larg-ire hort-a-mini ver-e-mini sequ-i-mini larg-i-mini Alcune voci ( participio presente, participio futuro, infinito futuro, gerundio, supino attivo) hanno forma attiva e significato attivo; altre voci ( gerundivo, supino passivo) hanno invece forma passiva e significato passivo.
cmq incrociamo le dita x dmn,ma normalmente le versioni che danno che cosa riguardano?
Questa è la traduzione:
Alexander Magnus olim conatus est Xenocratem philosophum corrumpere, cuius temperantiam omnes admirabantur. Itaque ad eum legatos cum multis talentis misit,ut animum eius vincerent. Cum legati advenissent, Xenocrates benigne eos accepit atque in hortum suum comitatus est, in quo cum discipulis suis tum cenabat. Eis tenues cibos praebuit, quos ipse et discipuli eius edere solebant. Cum legati ita modice epulati essent, eum percontati sunt cui pecunia, ab Alexandro data, tradi deberet. Tunc ille respondit: "Ex tenui victu meo et meorum discipulorum intellexistis nos nullas divitias desiderare. Nam pecuniam contemnimus et arbitramur veros potentes esse non eos in alios dominantur, sed in se. Etiam vere divites putamus esse non eos qui magnas habent divitias, sed eos a quibus divitiae non desiderantur".
Un tempo Alessandro Magno tentò (il verbo è deponente, e anche se è scritto in forma passiva, ha significato attivo) di corrompere il filosofo Senocrate, del quale tutti ammiravano la sua moderazione. (il verbo anche in questo caso è deponente). Così a lui mandò ambasciatori con molti talenti (qui i talenti sono le monete greche del passato), affinché vincessero il suo animo. Quando gli ambasciatori arrivarono, Senocrate li accolse gentilmente e li accompagnò (verbo deponente) nel suo giardino, nel quale in quel momento cenava assieme ai suoi discepoli (è plurale). A loro diede poco cibo, che lui stesso e i suoi discepoli (plurale anche qua) avevano l’abitudine di mangiare. Quando gli ambasciatori parteciparono al banchetto in modo così modesto, gli domandarono del denaro, dato loro da Alessandro, che gli dovevano consegnare. Allora quello rispose: “Dal poco cibo mio e dei miei discepoli avete capito che noi non desideriamo nessuna ricchezza. Infatti disprezziamo la ricchezza e reputiamo essere veramente autorevoli non quelli che comandano agli altri, ma quelli che sono padroni di se stessi. In realtà reputiamo anche ricchi non quelli che possiedono grandi ricchezze, ma quelli che non sono attratti dalle ricchezze.
Fai attenzione ai singolari e ai plurali che in un paio di circostanze hai confuso, e ripassati i verbi deponenti perchè hai sbagliato tutti quelli che erano presenti in questa versione.
Alexander Magnus olim conatus est Xenocratem philosophum corrumpere, cuius temperantiam omnes admirabantur. Itaque ad eum legatos cum multis talentis misit,ut animum eius vincerent. Cum legati advenissent, Xenocrates benigne eos accepit atque in hortum suum comitatus est, in quo cum discipulis suis tum cenabat. Eis tenues cibos praebuit, quos ipse et discipuli eius edere solebant. Cum legati ita modice epulati essent, eum percontati sunt cui pecunia, ab Alexandro data, tradi deberet. Tunc ille respondit: "Ex tenui victu meo et meorum discipulorum intellexistis nos nullas divitias desiderare. Nam pecuniam contemnimus et arbitramur veros potentes esse non eos in alios dominantur, sed in se. Etiam vere divites putamus esse non eos qui magnas habent divitias, sed eos a quibus divitiae non desiderantur".
Un tempo Alessandro Magno tentò (il verbo è deponente, e anche se è scritto in forma passiva, ha significato attivo) di corrompere il filosofo Senocrate, del quale tutti ammiravano la sua moderazione. (il verbo anche in questo caso è deponente). Così a lui mandò ambasciatori con molti talenti (qui i talenti sono le monete greche del passato), affinché vincessero il suo animo. Quando gli ambasciatori arrivarono, Senocrate li accolse gentilmente e li accompagnò (verbo deponente) nel suo giardino, nel quale in quel momento cenava assieme ai suoi discepoli (è plurale). A loro diede poco cibo, che lui stesso e i suoi discepoli (plurale anche qua) avevano l’abitudine di mangiare. Quando gli ambasciatori parteciparono al banchetto in modo così modesto, gli domandarono del denaro, dato loro da Alessandro, che gli dovevano consegnare. Allora quello rispose: “Dal poco cibo mio e dei miei discepoli avete capito che noi non desideriamo nessuna ricchezza. Infatti disprezziamo la ricchezza e reputiamo essere veramente autorevoli non quelli che comandano agli altri, ma quelli che sono padroni di se stessi. In realtà reputiamo anche ricchi non quelli che possiedono grandi ricchezze, ma quelli che non sono attratti dalle ricchezze.
Fai attenzione ai singolari e ai plurali che in un paio di circostanze hai confuso, e ripassati i verbi deponenti perchè hai sbagliato tutti quelli che erano presenti in questa versione.
grazie cmq ho provato a fare una versione (ho avuto delle difficoltà): che si intitola
Chi è veramente ricco?
Alexander Magnus olim conatus est Xenocratem philosophum corrumpere, cuius temperantiam omnes admirabantur.Itaque ad eum legatos cum multis talentis misit,ut animum eius vincerent. Cum legati advenissent, Xenocrates benigne eos accepit atque in hortum suum comitatus est, in quo cum discipulis suis tum cenabat. Eis tenues cibos praebuit,quos ipse et discipuli eius edere solebant. Cum legati ita modice epulati essent, eum percontati sunt cui pecunia, ab Alexandro data,tradi deberet. Tunc ille respondit: "Ex tenui victu meo et meorum discipulorum intellexistis nos nullas divitias desiderare.Nam pecuniam contemnimus et arbitramur veros potentes esse non eos in alios dominantur,sed in se, Etiam vere divites putamus esse non eos qui magnas habent divitias,se eos a quibus divitiae non desiderantur".
Traduzione
Alessandro Magno una volta è stato tentato di corrompere il filosofo Xenocrate il quale era ammirato da tutti per il suo temperamento (letteralmente dovrebbe essere : del quale temperamento era ammirato da tutti--ma in italiano non è corretto).
Così che (Alessandro) mandò da lui i legati con molto talento,affinchè vincesse il suo animo.
Quando arrivarono i legati(essendo arrivati i legati),xenocrate li accolse gentilmente e per altro sono stati accompagnati nel suo giardino (orto),nel quale con il suo discepolo allora cenava.
A loro offrì del tenue cibo,che spesso soleva mangiare con il suo discepolo.
Così i legati partecipando (essendo) moderatamente al banchetto[dal quale sono stati interrogati della ricchezza,data da Alessandro,dovesse tradi? questa frase nn l'ho capita]
Allora egli rispose:" Dal mio tenue cibo e dal mio intelligente discepolo noi nessuna ricchezza desideriamo.
Infatti la ricchezza abbiamo in verità siamo arbitrati dai potenti [esse?] non loro i quali [in alioos?] sono dominati,ma in loro. Spesso le vere ricchezze [putamus esse?] non loro i quali hanno grandi ricchezze [ma da loro non sono desiderate le ricchezze?]
alla fine è un pò confusa....
Chi è veramente ricco?
Alexander Magnus olim conatus est Xenocratem philosophum corrumpere, cuius temperantiam omnes admirabantur.Itaque ad eum legatos cum multis talentis misit,ut animum eius vincerent. Cum legati advenissent, Xenocrates benigne eos accepit atque in hortum suum comitatus est, in quo cum discipulis suis tum cenabat. Eis tenues cibos praebuit,quos ipse et discipuli eius edere solebant. Cum legati ita modice epulati essent, eum percontati sunt cui pecunia, ab Alexandro data,tradi deberet. Tunc ille respondit: "Ex tenui victu meo et meorum discipulorum intellexistis nos nullas divitias desiderare.Nam pecuniam contemnimus et arbitramur veros potentes esse non eos in alios dominantur,sed in se, Etiam vere divites putamus esse non eos qui magnas habent divitias,se eos a quibus divitiae non desiderantur".
Traduzione
Alessandro Magno una volta è stato tentato di corrompere il filosofo Xenocrate il quale era ammirato da tutti per il suo temperamento (letteralmente dovrebbe essere : del quale temperamento era ammirato da tutti--ma in italiano non è corretto).
Così che (Alessandro) mandò da lui i legati con molto talento,affinchè vincesse il suo animo.
Quando arrivarono i legati(essendo arrivati i legati),xenocrate li accolse gentilmente e per altro sono stati accompagnati nel suo giardino (orto),nel quale con il suo discepolo allora cenava.
A loro offrì del tenue cibo,che spesso soleva mangiare con il suo discepolo.
Così i legati partecipando (essendo) moderatamente al banchetto[dal quale sono stati interrogati della ricchezza,data da Alessandro,dovesse tradi? questa frase nn l'ho capita]
Allora egli rispose:" Dal mio tenue cibo e dal mio intelligente discepolo noi nessuna ricchezza desideriamo.
Infatti la ricchezza abbiamo in verità siamo arbitrati dai potenti [esse?] non loro i quali [in alioos?] sono dominati,ma in loro. Spesso le vere ricchezze [putamus esse?] non loro i quali hanno grandi ricchezze [ma da loro non sono desiderate le ricchezze?]
alla fine è un pò confusa....
Buena suerte
Buona fortuna allora!!!
già,cmq stò studiando come un matto dato ke martedì ho l'esame :cry:blush
Ah chiedo perdono sorry
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