Vecchio e nuovo ordinamento.
Salve a tutti.
C'è qualcuno che gentilmente potrebbe spiegarmi come era strutturato un corso di ingegneria del vecchio ordinamento ? So che questa domanda sarà già stata fatta molte altre volte, però non ho trovato nessuna risposta che mi delucidasse veramente. Frequento il primo anno di ingegneria informatica e mi trovo un pò spiazzato quando leggo cose tipo "ormai la maggioranza dei ragazzi non sa quasi nulla" etc etc, perchè anche a me , pur avendo passato esami come analisi, geomeria e algebra lineare, sembra di saper poco o quasi (specialmente di analisi). Nel mio caso ad esempio non capisco come possa essere fatta una materia come fisica 1 senza aver visto analisi 2 e avendo visto a malapena analisi 1; mi sembra che si studi tutto di fretta e furia da libri con dimensioni ridotte (non tanto per numero di argomenti ma per qualità di argomenti) il che porta a maggiori difficoltà nell'apprendimento ed a più scarse conoscenze (più che altro conoscenze volatili). Detto questo c'è anche da riconoscere che se un professore si mette d'impegno e fa la parte del "cattivo" uno studente tutt'ora riesce ad avere una buona conoscenza della materia, quindi pongo anche quest'altra domanda: Secondo voi sarebbe più giusto tornare al vecchio ordinamento o bisognerebbe che ci fossero controlli più rigidi a professori che insegnano in facoltà come ingegneria ?
Aspetto opinioni (ssarebbe bello riceverne anche da studenti che hanno frequentato corsi del v.o). Grazie.
C'è qualcuno che gentilmente potrebbe spiegarmi come era strutturato un corso di ingegneria del vecchio ordinamento ? So che questa domanda sarà già stata fatta molte altre volte, però non ho trovato nessuna risposta che mi delucidasse veramente. Frequento il primo anno di ingegneria informatica e mi trovo un pò spiazzato quando leggo cose tipo "ormai la maggioranza dei ragazzi non sa quasi nulla" etc etc, perchè anche a me , pur avendo passato esami come analisi, geomeria e algebra lineare, sembra di saper poco o quasi (specialmente di analisi). Nel mio caso ad esempio non capisco come possa essere fatta una materia come fisica 1 senza aver visto analisi 2 e avendo visto a malapena analisi 1; mi sembra che si studi tutto di fretta e furia da libri con dimensioni ridotte (non tanto per numero di argomenti ma per qualità di argomenti) il che porta a maggiori difficoltà nell'apprendimento ed a più scarse conoscenze (più che altro conoscenze volatili). Detto questo c'è anche da riconoscere che se un professore si mette d'impegno e fa la parte del "cattivo" uno studente tutt'ora riesce ad avere una buona conoscenza della materia, quindi pongo anche quest'altra domanda: Secondo voi sarebbe più giusto tornare al vecchio ordinamento o bisognerebbe che ci fossero controlli più rigidi a professori che insegnano in facoltà come ingegneria ?
Aspetto opinioni (ssarebbe bello riceverne anche da studenti che hanno frequentato corsi del v.o). Grazie.
Risposte
Considera che vari professori ci hanno detto a lezione che solamente il 5% di quello che si studia ad ingegneria poi servirà sul lavoro. Probabilmente è per quello che una azienda preferisce un "laureato in tempo" perchè denota un attitudine a risolvere velocemente il problema. Come ti dissi in qualche altro topic, è difficile misurare la bravura di una persona, soprattutto dai voti, quindi la scelta di voti e tempo di conseguimento della laurea sono una semplice proxy che a volte azzecca la valutazione ma altre no. In ogni caso laurearsi entro i 26 anni è più che sufficiente, almeno sentendo quello che dicono gli addetti delle aziende durante le giornate all'università e quello che scrivono sui loro siti internet!
"gugo82":
Assicuro che, nei vecchi programmi, i "teoremi" di cui era omessa la dimostrazione erano veramente pochini (e, per lo più, la dimostrazione non era davvero omessa, ma semplicemente lasciata come esercizio allo studioso lettore, come scritto più volte sul testo di Cafiero)... Oggi, invece, vedo studenti che si lamentano di dover imparare "venti" (sì, esattamente 20) dimostrazioni per sostenere un orale.
Roba dell'altro mondo.
Questo è molto vero, ho visto alcuni libri del vecchio ordinamento e non ci sono paragoni coi libri di ora. Sull'ultima parte mi trovo un pò in disaccordo, almeno con quella che è stata la mia carriera scolastica. Ad esempio nel mio esame di analisi 1 c'erano da studiare una cosa come 45 dimostrazioni (tra teoremi e proposizioni), c'è anche da dire che a mio parere le dimostrazioni non sono una cosa facoltativa perchè permettono di ricordarsi un teorema; sono come la proprietà che permette allo studente dal passare a dire: "ho imparato a memoria il teorema" e il "ho studiato e ho capito il teorema".
Era sottinteso che Economia e Giurisprudenza non fossero discipline scientifiche (personalmente considero Ingegneria una disciplina scientifica). Mi sono spiegato male, purtroppo, oltre a sbagliare (grazie a Vict85 per avermi corretto). Quello che intendevo, senza sminuire gli studi prettamente umanistici, era che mi trovo ad osservare come Giurisprudenza ed Economia richiedano uno sforzo di rielaborazione simile a quello richiesto dagli studi scientifici o scientifico-tecnici.
In effetti è un periodo un po' sfortunato per me, ma sentirsi dire dal proprio professore di Analisi 2, una persona simpatica e anche assai arguta, con tanto di scenetta da teatro, che al lavoro sceglieranno chi si è laureato con 90-99 ma in corso al posto di chi si è laureato con 110 e lode ma con due anni di ritardo, per giunta prima di una delle tante lezioni da me tutte seguite con la massima attenzione di una materia che si vorrebbe studiare con tutto il cuore (cosa che ho fatto) ma nella quale si è oggettivamente limitati (all'esame di terza media non riuscivo nemmeno a risolvere un'equazione frazionaria di primo grado, fate voi... perlomeno adesso riesco a derivare e integrare e ho sentito che alcuni chimici non lo sanno fare...) difficilmente non lascia un solco profondissimo che spiazza e fa rimanere disorientati per anni specie quando si leggono le notizie dei media...
In effetti è un periodo un po' sfortunato per me, ma sentirsi dire dal proprio professore di Analisi 2, una persona simpatica e anche assai arguta, con tanto di scenetta da teatro, che al lavoro sceglieranno chi si è laureato con 90-99 ma in corso al posto di chi si è laureato con 110 e lode ma con due anni di ritardo, per giunta prima di una delle tante lezioni da me tutte seguite con la massima attenzione di una materia che si vorrebbe studiare con tutto il cuore (cosa che ho fatto) ma nella quale si è oggettivamente limitati (all'esame di terza media non riuscivo nemmeno a risolvere un'equazione frazionaria di primo grado, fate voi... perlomeno adesso riesco a derivare e integrare e ho sentito che alcuni chimici non lo sanno fare...) difficilmente non lascia un solco profondissimo che spiazza e fa rimanere disorientati per anni specie quando si leggono le notizie dei media...
Al riguardo credo sia utile citare i risultati di uno studio riguardante esclusivamente i laureati in scienze statistiche, ma probabilmente valido per tutte le lauree scientifiche che hanno sbocchi nei settori a mercato aperto (quindi non medicina et similia). Il titolo è "Competenze, qualità del lavoro e soddisfazione dei laureati in statistica" facilmente trovabile sui motori di ricerca e scaricabile in pdf.
Limiterei la definizione di "discipline scientifiche" agli studi strettamente scientifici, quindi le scienze matematiche e naturali oltre alle tecnico-scientifiche come ingegneria. Dunque economia e giurisprudenza non fanno parte di questo gruppo.
L'equazione fuoricorso= lavori umili sinceramente mi sembra più un'espressione di pessimismo cosmico che un pensiero dettato dalla ragione e da un confronto con la realtà dei fatti.
Credo che la carriera post universitaria dipenda da una molteplicità di fattori difficilmente misurabile, di cui l'età ed il voto di laurea siano solo una parte. Di fatto tutti gli ingegneri ansiosi che ho conosciuto a 20 anni i quali sono passati regolarmente da una crisi esistenziale dopo il primo mese di ricerca di lavoro, oggi sono belle che sistemati con un buon lavoro e stipendio (poi dire "lavori umili" è un'altra aberrazione di cui si potrebbe discutere).
Detto da me, che nutro un odio antropologico profondo verso gli ingegneri, per cui non potrei fare mai il direttore del personale perché non ne assumerei mai uno, dovrebbe regolare, almeno per pochi minuti, i tuoi complessi di inferiorità.
"Vikhr":
Io che studio Chimica Industriale ho le stesse identiche sensazioni, gli stessi identici timori e probabilmente lo stesso identico futuro (=fuoricorso (forse un solo anno...)=lavori umili). Diciamo che il 3+2 penalizza chi studia soprattutto discipline scientifiche, Economia e Giurisprudenza.
Limiterei la definizione di "discipline scientifiche" agli studi strettamente scientifici, quindi le scienze matematiche e naturali oltre alle tecnico-scientifiche come ingegneria. Dunque economia e giurisprudenza non fanno parte di questo gruppo.
L'equazione fuoricorso= lavori umili sinceramente mi sembra più un'espressione di pessimismo cosmico che un pensiero dettato dalla ragione e da un confronto con la realtà dei fatti.
Credo che la carriera post universitaria dipenda da una molteplicità di fattori difficilmente misurabile, di cui l'età ed il voto di laurea siano solo una parte. Di fatto tutti gli ingegneri ansiosi che ho conosciuto a 20 anni i quali sono passati regolarmente da una crisi esistenziale dopo il primo mese di ricerca di lavoro, oggi sono belle che sistemati con un buon lavoro e stipendio (poi dire "lavori umili" è un'altra aberrazione di cui si potrebbe discutere).
Detto da me, che nutro un odio antropologico profondo verso gli ingegneri, per cui non potrei fare mai il direttore del personale perché non ne assumerei mai uno, dovrebbe regolare, almeno per pochi minuti, i tuoi complessi di inferiorità.
"@melia":
Anche con il vecchio ordinamento ingegneria era di 5 anni, un biennio "abbastanza" comune e poi un triennio di specializzazione.
I corsi erano anche allora divisi in semestri, al primo anno nel primo semestre c'erano Analisi 1, Chimica e Calcolo numerico, nel secondo Fisica 1, Geometria e Disegno. I corsi erano di 4/6 ore al giorno per 6 giorni alla settimana, per non meno di 25 ore a settimana, alcune settimane anche di più se contavi le ore di laboratorio di chimica o fisica. Al biennio si facevano quasi esclusivamente materie teoriche e non sapevi che cosa caratterizzasse una o l'altra ingegneria fino al triennio.
Non sono stata studentessa del v.o., ti riporto quello che ricordo dei miei compagni di studi e di mio marito.
Mi sento di aggiungere che (la maggior parte de)i corsi, soprattutto quelli di base e quelli caratterizzanti, era annuale, i.e. iniziava ad ottobre e terminava a giugno, con le ovvie pause natalizie/pasquali previste dal calendario. Ad esempio, erano annuali i corsi di Analisi I, di Fisica I e II, Meccanica Razionale, Scienza delle Costruzioni, etc... Questo dava maggior respiro ai corsi di quanto non si veda oggi coi nuovi ordinamenti. Per averne un'idea, basta confrontare i testi in uso prima della riforma con le loro versioni adottate di recente (e.g., Marcellini-Sbordone, Analisi Matematica I vs Marcellini-Sbordone, Elementi di Analisi Matematica I oppure Fiorenza-Greco, Lezioni di Analisi Matematica, vol. 2 vs Fiorenza-Esposito, Lezioni di Analisi Matematica, vol. D -parlando di testi più elementari- oppure Pagani-Salsa, Analisi Matematica, vol. 1 vs Bramanti-Pagani-Salsa, Analisi Matematica I ovvero Giusti, Analisi Matematica I + Esercizi e Complementi di Analisi Matematica vs Giusti, Elementi di Analisi Matematica).
Assicuro che, nei vecchi programmi, i "teoremi" di cui era omessa la dimostrazione erano veramente pochini (e, per lo più, la dimostrazione non era davvero omessa, ma semplicemente lasciata come esercizio allo studioso lettore, come scritto più volte sul testo di Cafiero)... Oggi, invece, vedo studenti che si lamentano di dover imparare "venti" (sì, esattamente 20) dimostrazioni per sostenere un orale.
Roba dell'altro mondo.

"Vikhr":
Io che studio Chimica Industriale ho le stesse identiche sensazioni, gli stessi identici timori e probabilmente lo stesso identico futuro (=fuoricorso (forse un solo anno...)=lavori umili). Diciamo che il 3+2 penalizza chi studia soprattutto discipline scientifiche, Economia e Giurisprudenza.
Come ho già detto precedentemente giurisprudenza non è più un 3+2 da anni (penso più di 5). Attualmente, seppur siano rimaste delle triennali per chi non è interessato all'attività giuridica vera e proprio, è una laurea magistrale a ciclo unico di 5 anni. Il reale svantaggio rispetto al passato è attualmente solo uno: dura un anno in più che in passato. Svantaggio condiviso con tutte la lauree umanistiche e sociali.
Sinceramente comunque non sono sicuro che la dispersione scolastica sia maggiore che in passato.
Suvvia non siamo cosi pessimisti però. Se uno studente è fuori corso e si laurea con un voto medio alto non penso sia cosi penalizzato nel mondo del lavoro, e poi credo fortemente che in un ambiente di lavoro gli importi poco se ti sei laureato con un voto alto in 5 anni precisi ma poi non sai niente o quasi; di certo verranno prima chiamati gli studenti laureati con votazione più alta (come è giusto che sia) però poi questi dovranno dimostrare di avere le adeguate conoscenze.
Io che studio Chimica Industriale ho le stesse identiche sensazioni, gli stessi identici timori e probabilmente lo stesso identico futuro (=fuoricorso (forse un solo anno...)=lavori umili). Diciamo che il 3+2 penalizza chi studia soprattutto discipline scientifiche, Economia e Giurisprudenza.
"JoJo_90":
Meetmat, io studio ingegneria civile e mi ritrovo molto con quello che dici.
Ho avuto modo di guardare un piano di studi del vecchio ordinamento di ingegneria civile e mi sono reso conto che effettivamente ridurre 5 anni a 3 ha portato solo ad una compressione degli argomenti e dei tempi, con il risultato che bisogna fare tutto di corsa.
Nel vecchio ordinamento ad esempio, Analisi 2, Fisica 2 e Meccanica razionale facevano parte del secondo anno, mentre nel NO al primo anno si fa Analisi 1, 2, Fisica 1, 2 e Meccanica razionale. Certo, forse prima i programmi erano più approfonditi, ma potendoli svolgere con più lentezza c'era più tempo di metabolizzare e digerire i concetti (è solo una impressione dato che non ho sperimentato la cosa).
Adesso invece ho come la sensazione che non si abbia tempo, ci vengono forniti molti concetti da dover assimilare rapidamente e purtroppo, per chi, come è, ha bisogno di meditare un pò sugli argomenti per sentire di averli veramente appresi e compresi, uno studio così veloce porta pochi frutti.
Incredibile mi hai tolto le parole di bocca


Non tutti i fuoricorso sono fannulloni o peggio sfigati, c'è anche chi oggettivamente è penalizzato da un'eccessiva velocità richiesta dai programmi delle triennali, per l'appunto.

Meetmat, io studio ingegneria civile e mi ritrovo molto con quello che dici.
Ho avuto modo di guardare un piano di studi del vecchio ordinamento di ingegneria civile e mi sono reso conto che effettivamente ridurre 5 anni a 3 ha portato solo ad una compressione degli argomenti e dei tempi, con il risultato che bisogna fare tutto di corsa.
Nel vecchio ordinamento ad esempio, Analisi 2, Fisica 2 e Meccanica razionale facevano parte del secondo anno, mentre nel NO al primo anno si fa Analisi 1, 2, Fisica 1, 2 e Meccanica razionale. Certo, forse prima i programmi erano più approfonditi, ma potendoli svolgere con più lentezza c'era più tempo di metabolizzare e digerire i concetti (è solo una impressione dato che non ho sperimentato la cosa).
Adesso invece ho come la sensazione che non si abbia tempo, ci vengono forniti molti concetti da dover assimilare rapidamente e purtroppo, per chi, come è, ha bisogno di meditare un pò sugli argomenti per sentire di averli veramente appresi e compresi, uno studio così veloce porta pochi frutti.
Ho avuto modo di guardare un piano di studi del vecchio ordinamento di ingegneria civile e mi sono reso conto che effettivamente ridurre 5 anni a 3 ha portato solo ad una compressione degli argomenti e dei tempi, con il risultato che bisogna fare tutto di corsa.
Nel vecchio ordinamento ad esempio, Analisi 2, Fisica 2 e Meccanica razionale facevano parte del secondo anno, mentre nel NO al primo anno si fa Analisi 1, 2, Fisica 1, 2 e Meccanica razionale. Certo, forse prima i programmi erano più approfonditi, ma potendoli svolgere con più lentezza c'era più tempo di metabolizzare e digerire i concetti (è solo una impressione dato che non ho sperimentato la cosa).
Adesso invece ho come la sensazione che non si abbia tempo, ci vengono forniti molti concetti da dover assimilare rapidamente e purtroppo, per chi, come è, ha bisogno di meditare un pò sugli argomenti per sentire di averli veramente appresi e compresi, uno studio così veloce porta pochi frutti.
"Meetmat":
Ho come l'impressione che si studi di più, si capisca meno, e più che altro ( e questa è la cosa che mi rattrista di più ) si ha sempre meno tempo per approfondire.
I nuovi testi lasciano correre certe dimostrazioni, ma soprattutto tralasciano alcuni approfondimenti che erano come dei piccoli ponti verso altri esami da fare successivamente.
Ricordo che quando ero studente (sono laureata in matematica) per capire qualche argomento tornavo sugli approfondimenti di esami precedenti.
"Meetmat":
Voi già laureati che ne pensate ? Una volta usciti avete trovato spazi e tempi per approfondire le vostre conoscenze?
Chiaramente dipende dal lavoro che fai, ma soprattutto da che cosa intendi per approfondimenti, anche fare la commessa in un discount ti permette degli approfondimenti sui contatti umani, sull'evoluzione sociale, sull'andamento economico, ... , basta saperli guardare e volerli cercare.
Io sono un'insegnante, ho cominciato con un Istituto Tecnico, adesso sono al Liceo Scientifico e non ho mai smesso di studiare. Gli approfondimenti non sono sempre quelli che mi interessano di più, sono pressata dai nuovi programmi della riforma, devo ristudiare fisica, statistica, calcolo delle probabilità, tenermi aggiornata sulla didattica: tra studenti che non sanno una parola di italiano, DSA (disturbi specifici di apprendimenti = dislessici, disgrafici, discalculi), BES (bisogni educativi speciali = dall'handicap all'iperattività, dai problemi fisici a quelli psichici), e le competenze (parola che negli anni ha cambiato più volte di significato) ogni giorno ce n'è una.
"Intermat":
In tutti i corsi che ho frequentato non ho mai usato testi del NO. Solamente per analisi II il testo consigliato era il Marcellini Sbordone del NO che ho acquistato e depositato sulla mensola dato che è poco più di un testo divulgativo. Alla fine studiai sugli appunti della professoressa!
Analisi Due di Fusco Marcellini Bordone non lo ritengo da NO. Eppure ci ho studiato e approfondito il programma, ho studiato anche gli appunti del professore, facendo ovviamente un numero congruo di esercizi alla fine...
[ot]...E mi sono dovuto ritirare dallo scritto!
Non so cosa fareste voi al posto mio, ma io comincio seriamente a dubitare delle mie capacità.[/ot]
"@melia":
[quote="Ryukushi"]
Non mi pare troppo diverso da oggi, a parte forse il numero di laboratori che è considerevolmente diminuito a causa dell'aumento esponenziale di studenti.
Però ti assicuro che almeno i libri di Analisi, di cui sono in grado di apprezzare la differenza, sono molto più "semplificati" rispetto a quelli del v.o.[/quote]
In tutti i corsi che ho frequentato non ho mai usato testi del NO. Solamente per analisi II il testo consigliato era il Marcellini Sbordone del NO che ho acquistato e depositato sulla mensola dato che è poco più di un testo divulgativo. Alla fine studiai sugli appunti della professoressa!
"Vikhr":
Con il N.O. , o studi a memoria, o hai conoscenze pregresse, oppure vai fuori corso. Questo se non dedichi intere giornate per settimane e mesi esclusivamente allo studio, ovvero se hai una vita sociale e degli hobby oppure lavori o vai in palestra. Succede un po' con tutte le lauree scientifiche e sta succedendo anche a me.
Vikhr non puoi volere la botte piena e la moglie ubriaca. E' normale che devi sacrificare una cosa fra tempo necessario per la laurea, qualità dello studio e attività extra. Non so come era prima, ma a me così sembra tanto normale. Inoltre se uno è veramente capace, e ne conosco di persone così, ci si riesce a laureare nei tempi giusti con 110 e lode e avendo capito le varie materie. Considera che, in media, chi si laurea con tre anni lo fa con voti molto alti e chi si laurea con voti molto alti potrà aver studiato a memoria qualche esame ma di certo la maggior parte li ha preparati per bene.
"Vikhr":
Con il V.O. avevi più possibilità di farcela in tempo con delle competenze, e al limite uscivi fuori corso di veramente poco (come successo a un mio cugino Ingegnere che ora ha un lavoro splendido). C'era più spazio per approfondire e se non riuscivi ad andare oltre un certo limite per mancanza di interesse o capacità potevi comunque ottenere la sufficienza con una certa facilità per via del maggior tempo disponibile.
Non mi esprimo sul VO perchè non lo conosco però condivido il disappunto per la mancanza di tempo per approfondire gli argomenti o semplicemente per poter leggere qualcosa di divulgativo in un orario non improbabile (tipo dalle 23 alle 2). Io prima leggevo "le Scienze" ora ho una marea di numeri arretrati da leggere...

Se lavori fidati che il tempo per approfondire non lo hai più, o se lo hai comunque non è la stessa cosa di quando frequentavi l'Università. È un po' come chi non finisce per essere mantenuto dai genitori durante gli studi: è veramente dura (finisci per studiare di notte) e non tutti ci riescono. Grazie al NO l'Università è diventata un vero e proprio lavoro e come c'è chi riesce ad adeguarsi finendola in tempo c'è chi come me che non riesce ad adeguarsi mettendoci più tempo.
A me non sembra che ora le cose si siano semplificate. Personalmente credo che le cose si siano allo stesso tempo peggiorate e siano state rese anche più difficili. Ciò che voglio dire è che è inutile ad esempio alleggerire il peso di un libro se poi il numero di argomenti trattati resta pressapoco lo stesso: vuol dire che il nuovo libro è stato scritto in maniera meno semplice del precedente. Ho come l'impressione che si studi di più, si capisca meno, e più che altro ( e questa è la cosa che mi rattrista di più ) si ha sempre meno tempo per approfondire. Mi viene sempre detto che il tempo per approfondire ce l'avrò una volta uscito dall'università, ma rimango dell'opinione che ogni cosa deve essere fatta a suo tempo, quindi essendo ancora studente vorrei poter approfondire qualche argomento; cosa resa molto difficile dalla quantità ( ripeto: in senso di numero di corsi da seguire non tanto come singoli studi) di esami da sostenere.
Voi già laureati che ne pensate ? Una volta usciti avete trovato spazi e tempi per approfondire le vostre conoscenze?
Voi già laureati che ne pensate ? Una volta usciti avete trovato spazi e tempi per approfondire le vostre conoscenze?
"@melia":
[quote="Ryukushi"]
Non mi pare troppo diverso da oggi, a parte forse il numero di laboratori che è considerevolmente diminuito a causa dell'aumento esponenziale di studenti.
Però ti assicuro che almeno i libri di Analisi, di cui sono in grado di apprezzare la differenza, sono molto più "semplificati" rispetto a quelli del v.o.[/quote]
A matematica penso si usino ancora i libri del V.O.
La questione direi che è molto semplice. Io ho iniziato poco dopo il cambio di regolamento quindi queste questioni le ho sentite abbastanza (io non ho mai fatto ingegneria, ma mio fratello si)
Alla fine dei tre anni tu dovresti essere un ingegnere XY (seppur non del tutto) quindi la specializzazione deve avvenire prima. In pratica quindi in 3 anni devi fare di più. Pensa che mio fratello ha dato 40 esami nella sua triennale ad ingegneria (ora penso che sia stato imposto che debbano essere tutte intorno al 20). Capisci che rispetto ai 5-6 esami l'anno del vecchio ordinamento la differenza c'è (seppur non sia nettissima rispetto ai 21-22 attuali).
Quindi la differenza non sta nella mole di studio e di ore di lezione ma nel fatto che dovendo fare di più alcune cose sono tralasciate o viste più velocemente.
Questa situazione è comune ad altre facoltà. Per esempio giurisprudenza nel vecchio ordinamento era di 4 anni. Con il passaggio al 3+2 il risultato era stato che facevano in 3 anni quello che prima di faceva in 4 e poi si facevano 2 anni di approfondimento degli stessi esami. Dopo numerose critiche, il risultato è stato che la laurea è stata portata a 5 anni (per lo meno nelle università che conosco direttamente). Nelle facoltà umanistiche comunque si consigliava di non fare il passaggio di ordinamento (per ovvie ragioni)[nota]Il mio professore di relazioni internazionali ha iniziato il primo giorno di lezioni dicendo che il nuovo ordinamento era dell'opinione che 4 fosse uguale a 5.[/nota].
Alla fine dei tre anni tu dovresti essere un ingegnere XY (seppur non del tutto) quindi la specializzazione deve avvenire prima. In pratica quindi in 3 anni devi fare di più. Pensa che mio fratello ha dato 40 esami nella sua triennale ad ingegneria (ora penso che sia stato imposto che debbano essere tutte intorno al 20). Capisci che rispetto ai 5-6 esami l'anno del vecchio ordinamento la differenza c'è (seppur non sia nettissima rispetto ai 21-22 attuali).
Quindi la differenza non sta nella mole di studio e di ore di lezione ma nel fatto che dovendo fare di più alcune cose sono tralasciate o viste più velocemente.
Questa situazione è comune ad altre facoltà. Per esempio giurisprudenza nel vecchio ordinamento era di 4 anni. Con il passaggio al 3+2 il risultato era stato che facevano in 3 anni quello che prima di faceva in 4 e poi si facevano 2 anni di approfondimento degli stessi esami. Dopo numerose critiche, il risultato è stato che la laurea è stata portata a 5 anni (per lo meno nelle università che conosco direttamente). Nelle facoltà umanistiche comunque si consigliava di non fare il passaggio di ordinamento (per ovvie ragioni)[nota]Il mio professore di relazioni internazionali ha iniziato il primo giorno di lezioni dicendo che il nuovo ordinamento era dell'opinione che 4 fosse uguale a 5.[/nota].
Con il N.O. , o studi a memoria, o hai conoscenze pregresse, oppure vai fuori corso. Questo se non dedichi intere giornate per settimane e mesi esclusivamente allo studio, ovvero se hai una vita sociale e degli hobby oppure lavori o vai in palestra. Succede un po' con tutte le lauree scientifiche e sta succedendo anche a me.
Con il V.O. avevi più possibilità di farcela in tempo con delle competenze, e al limite uscivi fuori corso di veramente poco (come successo a un mio cugino Ingegnere che ora ha un lavoro splendido). C'era più spazio per approfondire e se non riuscivi ad andare oltre un certo limite per mancanza di interesse o capacità potevi comunque ottenere la sufficienza con una certa facilità per via del maggior tempo disponibile.
Con il V.O. avevi più possibilità di farcela in tempo con delle competenze, e al limite uscivi fuori corso di veramente poco (come successo a un mio cugino Ingegnere che ora ha un lavoro splendido). C'era più spazio per approfondire e se non riuscivi ad andare oltre un certo limite per mancanza di interesse o capacità potevi comunque ottenere la sufficienza con una certa facilità per via del maggior tempo disponibile.
"Ryukushi":
Non mi pare troppo diverso da oggi, a parte forse il numero di laboratori che è considerevolmente diminuito a causa dell'aumento esponenziale di studenti.
Però ti assicuro che almeno i libri di Analisi, di cui sono in grado di apprezzare la differenza, sono molto più "semplificati" rispetto a quelli del v.o.