Vecchio e nuovo ordinamento.

Meetmat
Salve a tutti.
C'è qualcuno che gentilmente potrebbe spiegarmi come era strutturato un corso di ingegneria del vecchio ordinamento ? So che questa domanda sarà già stata fatta molte altre volte, però non ho trovato nessuna risposta che mi delucidasse veramente. Frequento il primo anno di ingegneria informatica e mi trovo un pò spiazzato quando leggo cose tipo "ormai la maggioranza dei ragazzi non sa quasi nulla" etc etc, perchè anche a me , pur avendo passato esami come analisi, geomeria e algebra lineare, sembra di saper poco o quasi (specialmente di analisi). Nel mio caso ad esempio non capisco come possa essere fatta una materia come fisica 1 senza aver visto analisi 2 e avendo visto a malapena analisi 1; mi sembra che si studi tutto di fretta e furia da libri con dimensioni ridotte (non tanto per numero di argomenti ma per qualità di argomenti) il che porta a maggiori difficoltà nell'apprendimento ed a più scarse conoscenze (più che altro conoscenze volatili). Detto questo c'è anche da riconoscere che se un professore si mette d'impegno e fa la parte del "cattivo" uno studente tutt'ora riesce ad avere una buona conoscenza della materia, quindi pongo anche quest'altra domanda: Secondo voi sarebbe più giusto tornare al vecchio ordinamento o bisognerebbe che ci fossero controlli più rigidi a professori che insegnano in facoltà come ingegneria ?

Aspetto opinioni (ssarebbe bello riceverne anche da studenti che hanno frequentato corsi del v.o). Grazie.

Risposte
vict85
In realtà stai, a mio avviso, trascurando un aspetto importante. A quanto dice almalaurea https://www.almalaurea.it/universita/altro/ingegneria nel 1993 si sono immatricolati ad ingegneria in 44000 contro i 34000 del 2004 ma i laureati nello stesso anno erano solo 8000 contro i 30000 del 2003. Gli 8000 di valore saranno rimasti ma ce ne sono altri 22000 che sono andati avanti in qualche modo. Il mio punto è che ovviamente la riforma è stata fatta male, come penso fosse fatta male anche quella vecchia. Trovo non si debba confondere il molto selettivo con la qualità. Una buona università dovrebbe portare a buoni livelli tutti e permettere a quelli bravi di esserlo ancora di più. Penso che nessuno dei due ordinamenti abbia mai svolto degnamente questo compito. Sarebbe inoltre da aggiungere che una università di qualità ha bisogno di licei di qualità e riforme che non si limitino a chiedersi come cambiare la maturità.

Vikhr
In base alla mia esperienza temo proprio che coloro che si distinguono in questi aspetti appartengano ormai nella maggior parte dei casi alla categoria dei fuori corso, considerando fra l'altro la crisi che mette sotto torchio gran parte delle famiglie obbligando a lavorare mentre si studia riducendo ulteriormente i tempi disponibili per l'assimilazione.

La laurea triennale scientifica o ingegneristica è semplicemente troppo frenetica. Senza qualcuno che dia una mano (un tutor privato) nel preparare e gestire gli esami è facilissimo trovarsi a non capire niente di quello che si studia (pur passando gli esami) oppure metterci più tempo del dovuto.
Aggiungendo le lacune che lasciano in dote in molti casi i cicli precedenti e eventuali difficoltà di apprendimento non diagnosticate, la frittata è fatta.

darioc1
non si tratta solo di conoscenze vecchie e nuove, l'aggiornamento per noi che abbiamo studiato in queste facoltà è prassi comune. Quello che a me sorprende molto, e in negativo, è il livello di cultura generale, che è molto basso. Per fare un esempio, ho avuto ragazzi stagisti, che in azienda erano seguiti da me, che non sapevano la cinematica che si studia nel corso di fisica 1 ad ingegneria. Non sono tutti così, c'è comunque chi è molto bravo e si distingue, tuttavia questa è la realtà che ho avuto modo di constatare.

vict85
Io penso che abbia poco senso confrontare una laurea così “vecchia” con una attuale. Specialmente nelle scienze. Ci sono concetti matematici che ora si studiano al secondo o terzo anno di matematica che negli anni ‘70 erano così nuovi da essere studiati solo nei dottorati. E non ho dubbi che valga anche per ingegneria elettronica. È evidente che alcune cose siano state accantonate per fare spazio ad altro. Inoltre chiunque abbia studiato quelle cose e poi abbia studiato le cose che si studiano ora quando ancora erano “calde” sa entrambe le cose meglio. Ma se uno studiasse ora ciò che si studiava allora si troverebbe con una laurea inutile e poco spendibile perché avrebbe da recuperare le nozioni aggiuntive.
Purtroppo il nostro tempo è limitato e non si può aggiungere senza eliminare qualcosa. Varie nozioni è inevitabile che si perdano con il tempo ed eventualmente vengano “riscoperte”. E in alcuni casi è difficile farlo.
Non penso che i problemi del nuovo ordinamento siano di per sé che si fa analisi peggio. Io penso che il maggiore problema sia che voglia portare a termine tanti obiettivi diversi e nel cercare di accontentarli tutti non riesca ad accontentarne davvero nessuno. Inoltre sono dell'opinione che una laurea con così tanti fuori corsi (che sia il vecchio o il nuovo ordinamento) non possa considerarsi sana.

darioc1
Ciao a tutti, io ho studiato ingegneria elettronica a Padova fra gli anni 80 e gli anni 90, parliamo di vecchio ordinamento, un millennio fa praticamente.
Adesso lavoro in un'azienda multinazionale e mi occupo di elettronica industriale. Un lavoro onesto e con discrete soddisfazioni personali. Niente di eccezionale, ma riesco mantenere la mia famiglia.
Ritengo che la preparazione che si otteneva col V.O. era davvero un'altra cosa, decisamente migliore, perchè in questo caso i 3+2 anni del N.O. non sono uguali ai 5 anni del V.O.
Non c'è niente da fare, è così.
Ho diversi colleghi laureati col N.O. e la mia impressione è che la preparazione non sia equivalente.
Quando studiavo io circolavano sempre articoli sulla lunghezza degli studi scientifici in Italia rispetto agli USA e ad altre nazioni, perchè in Italia i laureati erano sempre più vecchi degli altri, però la preparazione era anche superiore, la nostra scuola era di assoluta eccellenza.
Adesso ci siamo allineati alle altre nazioni, ci si laurea presto, ma la preparazione lascia a desiderare. Siamo riusciti a rovinare la qualità della nostra università.

Vikhr
Boh? Mi è parso diversamente.
Sarà il caldo...

vict85
"Vikhr":
Comunque concordo con te...


In che senso? Non mi sembrava di avere espresso opinioni su cui avesse senso o meno concordare :smt120 . Volevo solo dire che la tipologia degli esami è molto varia.

Vikhr
Sì, ho fatto anch'io un'esame come dici tu nell'ultimo periodo. Una sorta di orale camuffato. Da 6 crediti, 7 domande in un'ora e mezza ed essendomi abituato ad esami di tipo differente (mentre lo preparavo stavo preparando anche Analisi 2) è andato un po' male (ho dovuto accettare 19).

Comunque concordo con te, al di fuori di Fisica, Matematica e alcune ingegnerie gli esami di Analisi nel contesto del nuovo ordinamento farebbero bene ad essere solo scritti (non a crocette però, ma un'alternanza di esercizi e domande aperte), mentre per esami meno teorici la valutazione dovrebbe essere di tipo proporzionale.

vict85
"Vikhr":
Senza contare che all'estero è soprattutto negli USA gli esami sono quasi esclusivamente scritti... va bene che sono meno meccanici delle Matematiche che ho fatto io e non parlo nemmeno di Ingegneria, Fisica o Matematica (ho confrontato i testi di esame con quelli degli esami di Calculus I e II e III) ma manca pur sempre l'orale (però in compenso ci possono essere i...compiti a casa!).


Sinceramente non penso che “tutto scritto” sia meglio. In ogni caso non è in genere sensato ritenere che gli USA siano l'estero. Sinceramento penso che la germania e i paesi scandinavi abbiano un sistema universitario migliore di quello americano sotto molti aspetti. Penso che gli esami orali ci siano un po' in tutta Europa. E gli scritti possono assumere forme molto diverse tra di loro. La distinzione scritto e orale è un po' semplicistica tra l'altro, persino se ci limitiamo alla sola Italia. Gli esami nelle magistrali possono includere per esempio lavori personali di ricerca e approfondimento a cui segue una discussione sullo stesso e sul resto degli argomenti del corso (il lavoro costituisce una percentuale del voto). Molti esami ad informatica includono lavori personali o di gruppo che costituiscono una parte consistente del voto finale. Inoltre gli esami di analisi si prestano abbastanza ad essere scritti, mentre un esame di geometria algebrica lo è molto meno e un esame orale risulta un metodo più adeguato. A scienza politiche ho fatto molti scritti che erano degli orali cammuffati in cui si chiedeva di rispondere a non più di tre domande aperte (e in tempi piuttosto ristretti ritengo).

Vikhr
Intermat, io non me la prendo con nessuno se non con me stesso. Sia chiaro che non nutro né invidia nei confronti di chi dimostra all'atto più capacità né tantomeno sdegno nei confronti di chi studia pochissimo e male magari preferendo con costanza attività ludiche (es. discoteca o giochi d'azzardo) allo studio. Sono semplicemente scelte di vita, per come sono fatto io tendo a preferire sempre una via di mezzo perché ritengo questo modus operandi sano ed equilibrato.

Vorrei sollevare una questione: i professori del nuovo ordinamento pongono costantemente l'accento sul fatto che bisogna studiare volta per volta, sin dalla prima lezione. Una buona raccomandazione, in teoria, non c'è dubbio.
All'atto pratico, però, queste raccomandazioni quanto sono facili da seguire, considerando che in genere il semestre comprende un periodo di esami di circa un mese e mezzo e dei periodi di vacanza (mezzo mese-un mese) e considerando nello specifico 4 o più esami a forte contenuto astratto come di solito avviene nei primi anni di Ingegneria oppure scienze matematiche, fisiche e naturali?
La rilevanza del fuoricorsismo mi dice che queste indicazioni raramente vengono seguite, e se sono seguite possono non essere efficaci nella gran parte dei casi.

Magari sono anch'esse vecchie reminiscenze del VO, non più valide per il NO e il tutto (esami più semplici, diciamolo pure, ma meno tempo per studiare e per capire) fa in modo che il fuoricorsismo si sia ridotto di pochissimo contrariamente a quanto si attendeva.

Vikhr
Senza contare che all'estero e soprattutto negli USA gli esami sono quasi esclusivamente scritti... va bene che sono meno meccanici delle Matematiche che ho fatto io e non parlo nemmeno di Ingegneria, Fisica o Matematica (ho confrontato i testi di esame con quelli degli esami di Calculus I e II e III) ma manca pur sempre l'orale (però in compenso ci possono essere i...compiti a casa!).

Oops...

vict85
Le ragioni penso sia state due. Il primo è una presunta riduzione della dispersione scolastica e un accesso più veloce al lavoro per chi era meno interessato a studiare. Ma questo non è avvenuto perché il mondo del lavoro in Italia non ha saputo inquadrare il laureato triennale nel proprio sistema, tranne forse poche eccezioni. Il secondo e più importante è una maggiore uniformazione in sede europea dei titoli e un più facile trasferimento delle competenze. In sostanza, con qualche lieve differenza, il sistema italiano è simile a quello svedese, danese, tedesco, spagnolo... Leggermente diverso è quello francese che se non sbaglio è un 3+1+1. Gli inglese hanno magistrali di tipologia differente e per certi versi in Italia mancano i fast-track presenti in alcuni stati esteri che uniscono magistrale e dottorato in un unico blocco. Rispetto agli USA la nostra triennale non è sempre vista equivalente al loro B.Sc anche se, sinceramente, trovo che i loro 4 anni siano più annaquati rispetto alla nostra triennale (in particolare per matematica). Studiare sui loro libri analisi 1 è una bocciatura sicura.
Quando ho iniziato l'Università se ne parlava ancora tanto.

Intermat
"@melia":
[quote="Intermat"]Considera che vari professori ci hanno detto a lezione che solamente il 5% di quello che si studia ad ingegneria poi servirà sul lavoro.


Ma siccome non sai che lavoro farai, non sai qual è questo 5%.[/quote]
Esattamente! La frase continuava così!

[ot]Secondo me Epimenide93 ha colto il nocciolo della questione. Ci sono quelli che studiano a memoria e si laureano in tempo (spesso però in tempo solo secondo i canoni universitari e non veramente in tempo ovvero nelle prime due sessioni disponibili) però la maggior parte di quelli che si laureano con voti alti e in tempo è perchè le cose le hanno imparate bene e anche capite. A me sinceramente non è mai capitato di parlare con un ragazzo che ad un esame ha preso 28/29/30 e che dopo un anno non sapesse di cosa si stesse parlando. Inoltre la maggior parte dei fuori corso (o meglio "ripetenti dell'anno x") sono effettivamente più scarsi e non semplicemente molto dediti allo studio e alla comprensione delle materie. Come nel primo caso, anche in questo ci sono le eccezioni. Tu, Vikhr, sarai tra queste eccezioni ma godi della cattiva fama del gruppo a cui sei accomunato. Piuttosto che dire "gli studenti che si laureano in tempo o sono geni o studiano a memoria" dovresti prendertela con quelli, e sono la maggior parte, che si laureano "fuori corso" studiando poco e male. Sono questi ultimi a screditare quelli che si laureano con più tempo ma avendo compreso fino in fondo le varie materie, non di certo quelli che si sono laureati nei tempi previsti.[/ot]

Meetmat
Fatto sta che la mia domanda di partenza era solo una curiosità e non volevo sollevare molte polemiche. Mi rimane solo un dubbio: perchè allora siamo passati a questo "nuovo ordinamento" se di benefici non se ne vedono? Potremmo mai tornare indietro ? Anche nel resto del mondo la situazione è simile ?

Grazie ancora.

@melia
"Intermat":
Considera che vari professori ci hanno detto a lezione che solamente il 5% di quello che si studia ad ingegneria poi servirà sul lavoro.


Ma siccome non sai che lavoro farai, non sai qual è questo 5%.

Vikhr
Io ho studiato molta teoria in più per l'ultimo esame di Matematica (Analisi 2), ma non è servito a niente, sono riuscito a fare un solo esercizio su 6.
Perché?
Erano degli esercizi che più standard non si può. Il problema era che non mi venivano in mente le sostituzioni e i trucchetti per impostare gli esercizi, perché in ciascun esercizio ce n'era uno. E potete testimoniare il fatto che mi sono impegnato.
Per porci rimedio mi sono comprato il libro di Demidovic.

Mi sa che questa è la nuova tendenza degli scritti degli esami del ramo scientifico-tecnico del NO. Esercizi puramente meccanici che richiedono esperienza per essere svolti. La notate anche voi?

Epimenide93
[ot]Dico la mia giusto per operare un confronto. Non ho idea di come funzionino le cose fuori dal dipartimento di matematica della mia università, quindi tutto quello che dico ha senso solo dal mio limitato punto di vista e per la mia limitata esperienza. A mio modo di vedere è impensabile imparare una dimostrazione a memoria senza studiarla criticamente. In una dimostrazione si usano strumenti acquisiti in precedenza, si potrà pure imparare a memoria tutto, ma al passaggio in cui il testo dice "per la proposizione X" o "per il teorema X", se il prof chiede perché quella proposizione giustifica il passaggio (e grazie al cielo lo fanno) avendo imparato la pappardella a memoria non si sarà in grado di giustificarlo. Inoltre proprio perché le dimostrazioni si svolgono su una base logica, non ha senso impararle a memoria, una volta studiate ed inquadrato lo schema della dimostrazione al massimo va imparata la "scaletta" dello schema ed il particolare "trick" che è il perno della dimostrazione stessa (nelle più complesse i "trick" in questione possono essere due o tre, ma dimostrazioni del genere saranno una o due per corso; il più delle volte, poi, parliamo di dover ricordare il giusto cambio di variabile da fare per uscire dai guai o il giusto riarrangiamento da fare in un singolo passaggio), il resto viene da sé, è solo l'indispensabile per "tenere assieme" la dimostrazione. Una dimostrazione non si impara, si ricostruisce, sapendo dove sta il punto chiave ed imparando quello a memoria, al massimo. Aggiungo che il contare le dimostrazioni a mio modo di vedere è insensato e fuorviante. In tutto il corso di Geometria I ci saranno decine e decine di dimostrazioni, e tra i due corsi di Analisi si supera abbondantemente il centinaio se contiamo ogni sciocchezza (parlo di questi tre perché sono i tre di cui sento più lamentele dalle mie parti), ma alla fine le uniche che richiedano del lavoro concreto sono in geometria il teorema di Jordan ed il teorema di Sylvester, (le altre sono dimostrazioni elementari o alla peggio "calcolose"), in Analisi I quelle sull'invertibilità dei passaggi al limite ed in Analisi II una volta fatti i teoremi di Ascoli-Arzelà, Lebesgue, cambio di variabili, Fubini ed esistenza ed unicità di Cauchy-Picard, sono finite le dimostrazioni complesse (ci sarebbe il teorema di esistenza di Peano, ma mi pare di capire che purtroppo non se lo fila nessuno). Il teorema di Torricelli oltre ad essere semplice, lo impari una volta e lo ricicli una mezza dozzina di volte. Certo essere in grado di effettuare le dimostrazioni richiede che prima si sia fatto molto lavoro nello studio della teoria e soprattutto un grande lavoro di comprensione e di assimilazione, ma il lavoro più grosso è proprio questo, lo sforzo meramente mnemonico negli esami di matematica pura è veramente ridotto all'osso. Noto che molti studenti usano la memoria per sopperire alla mancanza di preparazione (quelli che conoscono benissimo teorema e dimostrazione e se levi un'ipotesi e gli chiedi un controesempio vanno in apnea), ma di solito all'orale vengono irrimediabilmente sgamati, e se non succede al primo orale che fanno, succede al secondo. Quanto al tempo a disposizione per fare uno studio che permetta l'assimilazione dei concetti (parlo sempre relativamente a quel che succede a matematica), gli studenti che si lamentano per la mancanza di tempo per uno studio che permetta di interiorizzare le nozioni sono gli stessi che passano il doppio del tempo che impiegherebbero a studiare da un buon libro a scopiazzare appunti a destra e a manca per distinguere bene tra "quello che il prof chiede" e "quello che il prof non chiede" per ridurre al minimo la roba da studiare, senza contare che tra "quello che il prof non chiede" spesso si nascondono le principali chiavi di interpretazione dei concetti utilizzati per fare "quello che il prof chiede"; gli stessi che se nomini più di un testo per una stessa materia impallidiscono (a volte già per un singolo testo), e che ti dicono che se il prof non ha parlato di un argomento, allora si vede che non era necessario studiarlo. A volte il grosso del tempo lo si perde cercando di risparmiarsi il lavoro. Poi è pur vero che tra quelli che hanno i voti alti ci sono i database deambulanti che imparano puramente a memoria sia le dimostrazioni che i collegamenti logici e tutte le domande mai poste da un prof dall'ultimo orale a quando a quattro anni chiese a sua madre perché il cielo fosse azzurro, ma alla fine chi se ne frega, peggio per loro, usciranno con un ottimo voto e senza la capacità di applicare le loro conoscenze; restano comunque un numero insignificante. (Quanto a ciò, predico bene e razzolo male, per quanto pochi siano effettivamente costituiscono un fenomeno che umanamente mi fa imbestialire, ma razionalmente, non fanno male a nessuno se non a loro stessi.) Però, lo ripeto, questa è l'aria che tira nella mia università, nel mio corso di laurea e nel mio anno, lungi da me voler estendere la cosa a posti e CdL in cui non ho la più pallida idea di cosa succeda.[/ot]

Vikhr
"Meetmat":
Questo è molto vero, ho visto alcuni libri del vecchio ordinamento e non ci sono paragoni coi libri di ora. Sull'ultima parte mi trovo un pò in disaccordo, almeno con quella che è stata la mia carriera scolastica. Ad esempio nel mio esame di analisi 1 c'erano da studiare una cosa come 45 dimostrazioni (tra teoremi e proposizioni), c'è anche da dire che a mio parere le dimostrazioni non sono una cosa facoltativa perchè permettono di ricordarsi un teorema; sono come la proprietà che permette allo studente dal passare a dire: "ho imparato a memoria il teorema" e il "ho studiato e ho capito il teorema".


Permettimi di osservare che tra il dover studiare criticamente 20 o 45 o vattelapesca dimostrazioni (io ne ho 6 per Analisi 2 e ne ho avute 20 per la 1) di teoremi e proposizioni per capirne il messaggio e il concetto di fondo e acquisire nuovi metodi di ragionamento e il dover imparare a memoria tutte le dimostrazioni stesse perché "sennò il prof ti boccia e rimani indietro" ce ne passa e come... e a volte succede che venga richiesta la seconda abilità e penalizzata l'esibizione della prima, con ovvi risultati... altre volte invece, come da me, lo sciorinare il libro intero a pappagallo serve solo per chi vuole 30 e Lode.

vict85
La questione dell'età conta soprattutto quando hai a che fare con aziende che per un singolo posto hanno molte domande. Ma se non ti eliminano subito, vai al colloquio e quindi le cose cambiano. Il saperti presentare bene potrebbe per esempio contare di più che un anno di ritardo. Anche cose come la conoscienza delle lingue possono influire. Comunque anche una volta esistevano i fuori corso, insomma non è una cosa nuova. Semplicemente una triennale, in Italia, non vale quasi nulla.

Vikhr
Bel modo di risolvere un problema creandosene nel frattempo almeno un altro...

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