Qual è...
...la ricetta per essere felici?
Risposte
io penso che la domanda che le nuove generazioni si dovranno porre non è il modo per giungere alla felicità, ma il modo per fuggire dalla noia...
Allora una donna disse:
Parlaci della Gioia e del Dolore. E lui rispose:
La vostra gioia è il vostro dolore senza maschera,
E il pozzo da cui scaturisce il vostro riso, è stato sovente colmo di lacrime.
E come può essere altrimenti ?
Quanto più a fondo vi scava il dolore, tanta più gioia potrete contenere.
La coppa che contiene il vostro vino non è forse la stessa bruciata nel forno del vasaio?
E il liuto che rasserena il vostro spirito non è forse lo stesso legno scavato dal coltello?
Quando siete felici, guardate nel fondo del vostro cuore e scoprirete che è proprio ciò che vi ha dato dolore a darvi ora gioia.
E quando siete tristi, guardate ancora nel vostro cuore e saprete di piangere per ciò che ieri è stato il vostro godimento.
Alcuni di voi dicono: "La gioia è più grande del dolore", e altri dicono: "No, è più grande il dolore".
Ma io vi dico che sono inseparabili.
Giungono insieme, e se l'una siede con voi alla vostra mensa, ricordate che l'altro è addormentato nel vostro letto.
In verità voi siete bilance che oscillano tra il dolore e la gioia.
Soltanto quando siete vuoti, siete equilibrati e saldi.
Come quando il tesoriere vi solleva per pesare oro e argento, così la vostra gioia e il vostro dolore dovranno sollevarsi oppure ricadere.
(Kalhil Gibran)
Piccolo problema pratico: temo sia impossibile essere vuoti
Parlaci della Gioia e del Dolore. E lui rispose:
La vostra gioia è il vostro dolore senza maschera,
E il pozzo da cui scaturisce il vostro riso, è stato sovente colmo di lacrime.
E come può essere altrimenti ?
Quanto più a fondo vi scava il dolore, tanta più gioia potrete contenere.
La coppa che contiene il vostro vino non è forse la stessa bruciata nel forno del vasaio?
E il liuto che rasserena il vostro spirito non è forse lo stesso legno scavato dal coltello?
Quando siete felici, guardate nel fondo del vostro cuore e scoprirete che è proprio ciò che vi ha dato dolore a darvi ora gioia.
E quando siete tristi, guardate ancora nel vostro cuore e saprete di piangere per ciò che ieri è stato il vostro godimento.
Alcuni di voi dicono: "La gioia è più grande del dolore", e altri dicono: "No, è più grande il dolore".
Ma io vi dico che sono inseparabili.
Giungono insieme, e se l'una siede con voi alla vostra mensa, ricordate che l'altro è addormentato nel vostro letto.
In verità voi siete bilance che oscillano tra il dolore e la gioia.
Soltanto quando siete vuoti, siete equilibrati e saldi.
Come quando il tesoriere vi solleva per pesare oro e argento, così la vostra gioia e il vostro dolore dovranno sollevarsi oppure ricadere.
(Kalhil Gibran)
Piccolo problema pratico: temo sia impossibile essere vuoti
insomma tirando le somme per esser felici l'importante è seguir quello che si vuole da se stessi, escludendo il modo in cui ci vien riferito, ma seguendo il fine che esso ci consiglia
(certo pur rispettando il resto dellle persone... che dopo aver visto ieri "salò o i 120 giorni di sodoma" sono ancora traumatizzato
)

(certo pur rispettando il resto dellle persone... che dopo aver visto ieri "salò o i 120 giorni di sodoma" sono ancora traumatizzato

"Cheguevilla":[/quote]
Ripeto il mio concetto: [quote="Cheguevilla"]Ognuno può essere felice un po' come gli pare, nei limiti del rispetto delle libertà personali.
Quello che dici te cheguevilla non è in contrasto con quello che dico io... il ponte di collegamento risiede in quel "come gli pare"... cosa vuol dire "come gli pare"?... beh io credo che sia un altro modo di dire esattamente quello che ho detto io ovvero ascoltare davvero e senza mentire a noi stessi ciò che proviamo e sentiamo dentro di noi. L'unica differenza nei nostri punti di vista è che per te queste sensazioni sono frutto solo di reazioni chimiche dentro di te, per me no.
"Ahi":
[quote="Cozza Taddeo"][quote="Ahi"]...la ricetta per essere felici?
Non porsi mai questa domanda.[/quote]
Può sembrare scontata la mia domanda, ma perché?[/quote]
Perché affrontare problemi senza soluzione genera solo inutili fastidi.
"giacor86":Solitamente, un po' di sete.
ma se mai mi dovesse succedere (e sinceramente me lo auguro, si deve provare tutto nella vita XD) poi ascolterò cosa sento veramente dentro di me, nel mio intimo.
Una bella birra fresca alla fine completa il quadro...
"giacor86":Per me è la vocina delle tre ragazze che mi dice: "Domani di nuovo?"
E' questa vocina che mi dice se sono felice o no...
Ripeto il mio concetto:
"Cheguevilla":
Ognuno può essere felice un po' come gli pare, nei limiti del rispetto delle libertà personali.
"Cheguevilla":
Per un cattolico integralista, fare sesso con tre ragazze (contemporaneamente) è un peccato grave, mentre la "vera" felicità è credere in Dio.
Per altri, fare sesso con tre ragazze è vera felicità, peccato è che non capiti così di frequente...




Beh ma ragazzi qui si sta travisando un po'. Quando si legge la parola Dio subito che tutti i cuori si infervorano ed eccono che saltano fuori tutte le idee tipiche dei vescovi ricchi e ciccioni, delle crociate, delle streghe che bruciano e di galileo che ritratta tutto
:D:D
Vi chiedo di riuscire in qualche modo per un secondo a staccarvi da questa idea che avete di religione e di Dio. Io non sono cattolico... non è che mi sento di appartenere ad una ben precisa dottrina o quant'altro (e nemmeno ho fatto lo stupido giochino dell'altro topic per scoprire che chiesa devo iniziare a frequentare). Questo però non toglie in me un senso di rispetto e fede verso Dio. Io non so se esiste un aldilà, anzi tutto sommato ne sono un po' scettico. Ma il ricercare la felicità attraverso Dio non vuol assolutamente dire "vabbè sbrighiamoci a crepare con fede così poi ci sistemiamo di la che stiamo felici per sempre". Tutte le posizioni che avete espresso, sono in piena linea col mio pensiero. vivere le piccolezze della quotidianità, ricercare i propri obbiettivi, vivere la vita da protagonista... tutto sacrosanto!!! ma cosa ci fa realizzare dentro di noi il senso di felicità? Cosa ci fa capire che i nostri piccoli gesti di quotidianità hanno aiutato noi e qualcun'altro? Cheguevilla, ti assicuro che 3 tipe assieme me le farei + che volentieri e poco m'importa il fatto che un vescovo ciccione mi dica che ciò non piace a Dio... ma se mai mi dovesse succedere (e sinceramente me lo auguro, si deve provare tutto nella vita XD) poi ascolterò cosa sento veramente dentro di me, nel mio intimo. E' questa vocina che si deve ascoltare... E' questa vocina che mi dice se sono felice o no... e magari mi vedete ingenuo ma non credo che movimenti di atomi guidati dal caso riescano a parlarmi in maniera così decisa e chiara. Ecco seguire questa vocina, piano piano, passo per passo, gesto per gesto, obbiettivo per obbiettivo penso che porti alla felicità, quella vera. Certo il merito è nostro se ce la facciamo. noi siamo liberi di fare quello che vogliamo... Però Mi sembra dovereso non perdere di vista cosa e come ci ha guidati in una determinata direzione. Cavolo io non voglio passare ora per il predicatore (peraltro nemmeno tanto bravo) di turno. Ho solo cercato di descrivere a parole quello che sento. Ah sia chiaro non sto cercando di convincere proprio nessuno... Sono dell'idea che certe cosa vadano sperimentate sulla propria pelle. L'esperienza religiosa è una cosa personalissima. tutto quello che ho detto l'ho detto per esperienza; tante piccole cose che sommate hanno creato in me queste convinzioni. Io non so cosa o chi sia Dio.. io dentro di me però sento che esiste. Mi sento di seguirlo come riesco, posso e mi sento di fare. tutto qui.
Certa è una cosa ragazzi... il mondo NON è deterministico e su questo non ci piove, sono daccordo pure i fisici ateissimi.
Rispono alla domanda di chi ha detto provocatoriamente "allora chi è ateo non potrà mai essere felice?"... Certo che potrà!!! basta che segua la sua vocina, che poi la chiami Dio o "movimento di atomi" non fa differenza, è solo un nome
:D

Vi chiedo di riuscire in qualche modo per un secondo a staccarvi da questa idea che avete di religione e di Dio. Io non sono cattolico... non è che mi sento di appartenere ad una ben precisa dottrina o quant'altro (e nemmeno ho fatto lo stupido giochino dell'altro topic per scoprire che chiesa devo iniziare a frequentare). Questo però non toglie in me un senso di rispetto e fede verso Dio. Io non so se esiste un aldilà, anzi tutto sommato ne sono un po' scettico. Ma il ricercare la felicità attraverso Dio non vuol assolutamente dire "vabbè sbrighiamoci a crepare con fede così poi ci sistemiamo di la che stiamo felici per sempre". Tutte le posizioni che avete espresso, sono in piena linea col mio pensiero. vivere le piccolezze della quotidianità, ricercare i propri obbiettivi, vivere la vita da protagonista... tutto sacrosanto!!! ma cosa ci fa realizzare dentro di noi il senso di felicità? Cosa ci fa capire che i nostri piccoli gesti di quotidianità hanno aiutato noi e qualcun'altro? Cheguevilla, ti assicuro che 3 tipe assieme me le farei + che volentieri e poco m'importa il fatto che un vescovo ciccione mi dica che ciò non piace a Dio... ma se mai mi dovesse succedere (e sinceramente me lo auguro, si deve provare tutto nella vita XD) poi ascolterò cosa sento veramente dentro di me, nel mio intimo. E' questa vocina che si deve ascoltare... E' questa vocina che mi dice se sono felice o no... e magari mi vedete ingenuo ma non credo che movimenti di atomi guidati dal caso riescano a parlarmi in maniera così decisa e chiara. Ecco seguire questa vocina, piano piano, passo per passo, gesto per gesto, obbiettivo per obbiettivo penso che porti alla felicità, quella vera. Certo il merito è nostro se ce la facciamo. noi siamo liberi di fare quello che vogliamo... Però Mi sembra dovereso non perdere di vista cosa e come ci ha guidati in una determinata direzione. Cavolo io non voglio passare ora per il predicatore (peraltro nemmeno tanto bravo) di turno. Ho solo cercato di descrivere a parole quello che sento. Ah sia chiaro non sto cercando di convincere proprio nessuno... Sono dell'idea che certe cosa vadano sperimentate sulla propria pelle. L'esperienza religiosa è una cosa personalissima. tutto quello che ho detto l'ho detto per esperienza; tante piccole cose che sommate hanno creato in me queste convinzioni. Io non so cosa o chi sia Dio.. io dentro di me però sento che esiste. Mi sento di seguirlo come riesco, posso e mi sento di fare. tutto qui.
Certa è una cosa ragazzi... il mondo NON è deterministico e su questo non ci piove, sono daccordo pure i fisici ateissimi.
Rispono alla domanda di chi ha detto provocatoriamente "allora chi è ateo non potrà mai essere felice?"... Certo che potrà!!! basta che segua la sua vocina, che poi la chiami Dio o "movimento di atomi" non fa differenza, è solo un nome

"Cheguevilla":
.
Per un cattolico integralista, fare sesso con tre ragazze (contemporaneamente) è un peccato grave
... solo prima del matrimonio



...la ricetta per essere felici?
Il metodo di Cheguevilla (delle 3 ragazze) aiuta...
Se può servirti la definizione più materialistica che ricordo, era della corrente di pensiero dell'utilitarismo:
"L'analisi, però, si può estendere a livello complessivo. Nella formulazione originaria, infatti, l'utilità è una misura cardinale della felicità; essa è perciò aggregabile mediante l'operazione di somma. È quindi possibile misurare il “benessere sociale”, definendolo come somma delle singole utilità degli individui appartenenti alla società."
Da : http://it.wikipedia.org/wiki/Utilitarismo
Ottima citazione Cheguevilla
Mi trovo d'accordo con John_Nash nell'affermare che la felicità va ritrovata nel quotidiano e credo che si diventi capaci di vederla solo con il tempo e l'esperienza.
Voglio dire, il mondo ce ne offre tanta di bellezza, no?
Paola

Mi trovo d'accordo con John_Nash nell'affermare che la felicità va ritrovata nel quotidiano e credo che si diventi capaci di vederla solo con il tempo e l'esperienza.
Voglio dire, il mondo ce ne offre tanta di bellezza, no?

Paola
Io forse ho confuso il piacere e l'amore,
ma non ho creato dolore.
Il problema sta tutto nella parola "vera".
Per un cattolico integralista, fare sesso con tre ragazze (contemporaneamente) è un peccato grave, mentre la "vera" felicità è credere in Dio.
Per altri, fare sesso con tre ragazze è vera felicità, peccato è che non capiti così di frequente...
Ognuno può essere felice un po' come gli pare, nei limiti del rispetto delle libertà personali.
Spero la domanda avesse un carattere soggettivo, come ho inteso.
ma non ho creato dolore.
Il problema sta tutto nella parola "vera".
Per un cattolico integralista, fare sesso con tre ragazze (contemporaneamente) è un peccato grave, mentre la "vera" felicità è credere in Dio.
Per altri, fare sesso con tre ragazze è vera felicità, peccato è che non capiti così di frequente...
Ognuno può essere felice un po' come gli pare, nei limiti del rispetto delle libertà personali.
Spero la domanda avesse un carattere soggettivo, come ho inteso.
"Cozza Taddeo":
[quote="Ahi"]...la ricetta per essere felici?
Non porsi mai questa domanda.[/quote]
Può sembrare scontata la mia domanda, ma perché?
"Ahi":
...la ricetta per essere felici?
Non porsi mai questa domanda.
"John_Nash":
Rispetto ma non condivido assolutamente il discorso sulla fede e nell'aldilà.
Non c'è niente e nessuno che ci dà la certezza che saremo felici dopo questa vita, percui mi sembra un pò sciocco nutrire il nostro "motore di felicità" di dubbie speranza. La cosa + giusta nella "nostra" situazione di essere umani e terresti per essere felici, secondo me, è trovare la felicità nelle piccole cose quotidiane. Non è vero che non sono queste le vere cose che contano, ma sono anche e soprattutto queste, oltre ai sentimenti veri e sinceri. Lo sono gli oggetti o le cose momentanee. Alla fine fanno davvero la felicità a piccole dosi.
Ostinarsi in una determinata fede invece credo che sia come una forzatura per voler provare una sensazione di felicità futura, volersi autoconvincere che "tanto poi" saremo felici chissà dove.
Ma io ho prova certa solo di quest'unica vita che sto vivendo, e cerco a modo mio di essere felice qua, quando morirò vedrò com'è la situazione e deciderò di conseguenza.
Ma quando moriremo, anche se vivremo felici da "un'altra parte", le persone a noi vicine, che "tengono" a noi, soffriranno, dunque nemmeno dall'altra parte potremo essere felici sapendo dell'infelicità di persone a noi care?
Rispetto ma non condivido assolutamente il discorso sulla fede e nell'aldilà.
Non c'è niente e nessuno che ci dà la certezza che saremo felici dopo questa vita, percui mi sembra un pò sciocco nutrire il nostro "motore di felicità" di dubbie speranza. La cosa + giusta nella "nostra" situazione di essere umani e terresti per essere felici, secondo me, è trovare la felicità nelle piccole cose quotidiane. Non è vero che non sono queste le vere cose che contano, ma sono anche e soprattutto queste, oltre ai sentimenti veri e sinceri. Lo sono gli oggetti o le cose momentanee. Alla fine fanno davvero la felicità a piccole dosi.
Ostinarsi in una determinata fede invece credo che sia come una forzatura per voler provare una sensazione di felicità futura, volersi autoconvincere che "tanto poi" saremo felici chissà dove.
Ma io ho prova certa solo di quest'unica vita che sto vivendo, e cerco a modo mio di essere felice qua, quando morirò vedrò com'è la situazione e deciderò di conseguenza.
Non c'è niente e nessuno che ci dà la certezza che saremo felici dopo questa vita, percui mi sembra un pò sciocco nutrire il nostro "motore di felicità" di dubbie speranza. La cosa + giusta nella "nostra" situazione di essere umani e terresti per essere felici, secondo me, è trovare la felicità nelle piccole cose quotidiane. Non è vero che non sono queste le vere cose che contano, ma sono anche e soprattutto queste, oltre ai sentimenti veri e sinceri. Lo sono gli oggetti o le cose momentanee. Alla fine fanno davvero la felicità a piccole dosi.
Ostinarsi in una determinata fede invece credo che sia come una forzatura per voler provare una sensazione di felicità futura, volersi autoconvincere che "tanto poi" saremo felici chissà dove.
Ma io ho prova certa solo di quest'unica vita che sto vivendo, e cerco a modo mio di essere felice qua, quando morirò vedrò com'è la situazione e deciderò di conseguenza.
"Ahi":
Possiamo dire, dunque, che rispettare gli altri ci può rendere felici (e conseguentemente rende felice "gli altri")?
Ma se è così perché non sempre ci rispettiamo?
Rispettare il prossimo è la base delle civiltà e della cultura.
Non sempre lo si fa perchè in questo mondo (deterministicamente) caotico oramai non riusciamo neanche più a sentire i nostri pensieri e veniamo schiacciati dall' anonimizzazione della massa...
"Luc@s":
[quote="Mr.X"]Caro Lucas, prima o poi ce ne accorgeremo.
Se pensiamo ai beni materiali possiamo essere felici per un pò, ma poi passa.
io non credo nell'aldilà (e, come matematico, non mi interessa) e nella felicità assoluta.... ma rispetto cmq quello che pensi e la forza con cui lo credi.
Il mondo è bello perchè è vario e l'importante è rispettare le idee altrui

Possiamo dire, dunque, che rispettare gli altri ci può rendere felici (e conseguentemente rende felice "gli altri")?
Ma se è così perché non sempre ci rispettiamo?
"franced":
[quote="Ahi"]...la ricetta per essere felici?
Visto che siamo in un forum matematico rispondo così:
per prima cosa dobbiamo vedere se tale ricetta esiste davvero;
poi, se la risposta è affermativa, dobbiamo indagare sull'unicità..
Francesco Daddi[/quote]
Riflettendo la felicità può essere misurata? Se è così avrà anche un'unità di misura?
Forse la felicità la si può vedere come una sorta di energia, dunque la si può misurare in Joule?
"Mr.X":
Per quanto riguarda la frase "Generalmente il vostro compagno di banco è più stupido di voi(Pratelli)".
Anche per il mio compagno di banco io sono il suo compagno, quindi in definitivapossiamo dire che siamo tutti stupidi.
Non trovate?![]()
Scusate se mi sono allontanato dall'argomento in questione. Era solo una piccola riflessione.
La stessa cosa che ho notato io quando ho letto la frase!!

Comunque, ritornando in topic, rispetto il tuo pensiero come quello di altri, anzi è utile scambiare opinioni civilmente in merito a certi argomenti. Concordo sostanzialmente con fu^2 nel suo ultimo intervento, rimarcando però il fatto che la preoccupazione per l'aldiquà debba essere, secondo me, lungamente maggiore di quella per l'aldilà. Vorrei citare questo bellissimo pezzo di un grande poeta, che saprà rendere senz'altro meglio di me quelo che voglio dire:
"Dal 2. pensiero della p. 116. inferite come, anche secondo questa sola considerazione, il Cristianesimo debba aver reso l'uomo inattivo e ridottolo invece ad esser contemplativo, e per conseguenza com'egli sia favorevole al dispotismo, non per principio (perchè il cristianesimo nè loda la tirannia, nè vieta di combatterla, o di fuggirla, o d'impedirla), ma per conseguenza materiale, perchè se l'uomo considera questa terra come un esilio, e non ha cura se non di una patria situata nell'altro mondo, che gl'importa della tirannia? Ed i popoli abituati (massime il volgo) alla speranza di beni d'un'altra vita, divengono inetti per questa, o se non altro, incapaci di quei grandi stimoli che producono le grandi azioni. Laonde si può dire generalmente anche astraendo dal dispotismo, che il cristianesimo ha contribuito non poco a distruggere il bello il grande il vivo il vario di questo mondo, riducendo gli uomini dall'operare al pensare e al pregare, o vero all'operar solamente cose dirette alla propria santificazione ec. sopra la quale specie di uomini è impossibile che non sorga immediatamente un padrone. Non è veramente che la religion cristiana condanni o non lodi l'attività. Esempio un San Carlo Borromeo, un San Vincenzo de Paolis. Ma in primo luogo l'attività di questi santi [254] se bene li portava ad azioni eroiche (e per questa parte grandi) ed utili, non dava gran vita al mondo, perchè la grandezza delle loro azioni era piuttosto relativa ad essi stessi che assoluta, e piuttosto intima e metafisica, che materiale. In secondo luogo, parendo che il cristianesimo faccia consistere la perfezione piuttosto nell'oscurità nel silenzio, e in somma nella totale dimenticanza di quanto appartiene a questo esilio, egli ha prodotto e dovuto produrre cento Pacomi e Macari per un San Carlo Borromeo, ed è certo che lo spirito del Cristianesimo in genere portando gli uomini, come ho detto, alla noncuranza di questa terra, se essi sono conseguenti, debbono tendere necessariamente ad essere inattivi in tutto ciò che spetta a questa vita, e così il mondo divenir monotono e morto. Paragonate ora queste conseguenze, a quelle della religione antica, secondo cui questa era la patria, e l'altro mondo l'esilio. (29. settembre 1820.). "
Ora, io non lodo la religione antica, e riconosco la differenza fra la situazione storica al tempo di Leopardi e quella del 2008. Inoltre quella che Leopardi critica è la devozione alla religione di tipo dogmatico e sterile, non certo un avvicinamento a essa cosciente e intelligente. Conosco molti cristiani convinti, persone ottime e di mentalità molto aperta, che non si rispecchiano nella descrizione sopracitata. Al contrario, ne conosco anche altri con cui difficilmente potrei mantenere una discussione civile e serena su questi argomenti (forse soprattutto per causa mia...)
Detto questo, ritengo che questo pezzo, da me fortemente condiviso, se letto con spirito critico, sia attuale tutt'oggi.
"Mr.X":
Caro alvinlee88, ragiono da persona cattolica e non condivido il fatto che dobbiamo pensare all'aldiQuà solamente.
Comunque rispetto tutti e spero di essere rispettato da tutti.
potrei concordare, però c'è da dire che noi viviamo nell'aldiquà...
quindi perchè non iniziare a cercare (sulla falsa riga di franced) la felicità basandosi su quello che possiam avere da vivi...
se ci lanciamo troppo nell'aldilà, penso porti fuori dalla vita che possiam vivere e su cui ci dobbiam basare...
quindi penso che ok nn ragionar sull'aldiqua solamente, ma nn fare neanche l'esatto contrario... anzi è corretto da un punto di vista della ricerca (se teniamo buono il centro del nostro sistema di riferimento la nostra vita) partire nella ricerca nel nostro modo e poi, finito ttto quello che potevam eliminare di congetture su di noi, passare nella trascendenza...
scusate la scrittura, ma ci tenevo a dirlo, però è l'1!...
domani sistemo
