Perchè lo nascondono...
http://video.google.com/videoplay?docid ... 9714361315
è un servizio della bbc sull'inchiesta dei preti pedofili.
In Italia dopo qualche esplosione mediatica non si è più sentito nulla.
Poi ci si preoccupa del Family day!
Ciao
è un servizio della bbc sull'inchiesta dei preti pedofili.
In Italia dopo qualche esplosione mediatica non si è più sentito nulla.
Poi ci si preoccupa del Family day!
Ciao
Risposte
"lore":
4. Mi viene chiesto se alcuni Vescovi abbiano sbagliato nei casi di pedofilia, limitandosi a spostare un prete da una parrocchia all’altra, con la conseguenza di aumentare solo i disastri.
Indubbiamente qualche caso c’è stato, e questo è dipeso dall’imprudenza dei vescovi, che talvolta si sono fidati dei consigli di psicologi o delle dichiarazioni di pentimento dei preti in questione.
Ora va detto senza mezzi termini che quello della pedofilia è un crimine orrendo. Ma lo è ancora di più, ed è del tutto intollerabile, se il soggetto in questione è un sacerdote, che per vocazione è chiamato a portare i fedeli alla santità.
Qui ci troviamo di fronte ad una perversione che non può conoscere tolleranza, sia per il male che si fa ai ragazzi, sia per il discredito che ne viene alla Chiesa.
Come sapete, Giovanni Paolo II ha detto che “non c’è posto nel sacerdozio e nella vita religiosa per coloro che fanno del male ai giovani”.
Questo significa in altri termini che si macchia di questi peccati deve lasciare l’esercizio del sacerdozio e la vita consacrata.
I Vescovi Usa hanno adottato questo criterio: “Quando anche un singolo atto di violenza sessuale da parte di un sacerdote o di un diacono sia ammesso o venga accertato dopo un processo opportuno in conformità con il diritto canonico, il sacerdote o diacono colpevole sarà rimosso permanentemente dal ministero ecclesiastico, non esclusa la dimissione dallo stato clericale, se il caso lo comporti” (Norme essenziali, 8).
Queste Norme essenziali sono state approvate dalla Congregazione per i vescovi l’8.12.2002.
Apperò, complimenti! Visto che i preti si sono dichiarati "pentiti", allora non denunciamoli ad un tribunale civile! Allora tutti i pedofili che "si pentono" non dovrebbero essere condannati... Faccio presente che non siamo nel regno dei cieli in cui al pentimento corrisponde il perdono!
Per il resto, belle parole! Cio nonostante non si spiega ancora come mai la Santa Sede offra rifugio a preti condannati o sotto processo in altri stati...
"lore":
D’altra parte, se l’offeso è un credente, perché non dovrebbe fidarsi del tribunale ecclesiastico?
Per due motivi:
1) perchè in primis è un cittadino e solo dopo un credente, quindi ha il dovere di denunciare un abuso ad un tribunale civile;
2) perchè sperare che l'organo di appartenenza del carnefice lo riconosca colpevole, gettando fango sull'integrità morale dell'istituzione stessa è come sperare che la Mafia condanni Totò Rina.
"Cheguevilla":
Ad ogni modo, se le regole del club della canasta contrastano con le leggi dello Stato italiano
e quindi in questo caso quale sarebbe la regola che contrasta con le leggi dello Stato italiano? (nel caso della chiesa, voglio dire)
Tralasciando la discussione OT sulla scomunica, mi limito a dire che ha una funzione di avvertimento per il fedele: "guarda che quello che fai è grave, ti porta a staccarti dalla comunione ecclesiale". E' utile soprattutto quando certi atti non vengono considerati più tanto gravi come meriterebbero, soprattutto dal punto di vista cristiano, ad esempio la scomunica per chi procura l'aborto. Mira al ripensamento insomma.
Posto intanto, ritornando inT, una risposta di un sacerdote domenicano docente di teologia morale sull'argomento:
http://www.amicidomenicani.it/leggi_sac ... php?id=462
Due giovani chiedono spiegazioni sul crimen sollicitationis e sugli abusi sessuali di alcuni chierici
Quesito
Rev. mo Padre Angelo,
mi scuso per il nuovo disturbo che le arreco.
La Chiesa è sotto attacco mediatico da molto tempo.
Ma in queste ore, lo strumento di attacco sta assumendo contorni sempre più specifici. Ed è riassumibile con un'espressione: "crimen sollicitationis". Ossia, l'atto con il qual l'attuale Pontefice, ai tempi Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, avrebbe - a dire degli "accusatori" - "coperto" gli atti di pedofilia perpetrati da alcuni sacerdoti, "ordinando" il silenzio a costoro nonché alle vittime a pena di scomunica.
Il carattere attuale di questo nuovo attacco è facilmente rilevabile. Basta navigare in internet sfruttando un comune motore di ricerca per percepirne la portata e per coglierne - il che non guasta - i mandanti. Che sono i soliti.
Sul carattere pateticamente falso di questa accusa non ho dubbio alcuno. Essa, d'altronde, muove da premesse "in fatto" imprecise o del tutto prive di fondamento. Si parla ad esempio di tale "crimen sollicitationis" come di un documento segreto: e tale non era di certo, perchè è lo stesso Cardinale Ratzinger a menzionarlo in una missiva del 2001. Si afferma che l'atto fu ideato dall'attuale Pontefice, e ciò è un falso storico, poichè la redazione avvenne a cura dal Card. Ottaviani e la promulgazione ad opera di Papa Giovanni XXIII.
Insomma, ce n'è già quanto basterebbe per qualificare come "temeraria" una tesi del genere dinanzi a qualsiasi tribunale civile.
Tuttavia, posso chiederle sull'argomento ulteriori delucidazioni, "sfruttando" per l'ennesima volta la sua puntualità nelle risposte? In che cosa consiste di preciso questo "crimen sollicitationis"? Perchè è stato emanato? E conclusivamente, quali sono i punti centrali sui quali - da cristiani innamorati della Chiesa e della Sua guida - possiamo incentrare le nostre argomentazioni tese a "rompere" il castello di congetture montato dai soliti soloni del nulla?
La ringrazio sempre, e le assicuro la mia povera preghiera quale costante compagna della sua opera.
Antonio C.
Caro Padre Angelo,
recentemente mi è capitato di vedere un servizio sulla Chiesa e la pedofilia. Se ne dicono di cotte e di crude: non si fa niente per tutelare i bambini, i preti vengono solamente spostati in un'altra parrocchia senza in realtà eliminare il pericolo di una reiterazione dell'abuso, il Vaticano pratica ostruzionismo e omertà, si arriva a paragonare addirittura la Chiesa a Cosa Nostra! Particolarmente presi di mira sono Ratzinger, sia da Cardinale che da Pontefice, e il documento "Crimen sollicitationis", allora segreto, con cui il Cardinale dava direttive riguardanti i casi di pedofilia da parte di sacerdoti, e nel quale (si afferma almeno nel filmato) viene sentenziato che chi si rivolgeva a un tribunale civile per difendersi era soggetto a scomunica (?!?).
Può chiarirmi quale è stata la strategia della Chiesa nei confronti di questi casi? Secondo lei ci sono stati degli errori? La segretezza, a volte necessaria per evitare scandali, non è stata forse eccessiva? E dove posso reperire una copia del "Crimen Sollicitationis", in modo da constatare le effettive direttive ecclesiastiche?
La ringrazio e come sa la ricordo nella preghiera, e prego anche per le difficoltà e i travagli che la Chiesa sta vivendo oggi, in particolare lo scandalo della pedofilia
Lorenzo
Risposta del sacerdote
Carissimi,
i problemi che voi mi ponete sono due. Primo che cosa sia il crimen sollicitationis; secondo, quello relativo alla pedofilia.
1. L’istruzione Crimen sollicitationis non è del card. Ratzinger o della Congregazione per la dottrina della fede, ma un documento del Sant’Ufficio pubblicato il 16.3.1962.
Non è un documento segreto perché la Tipografia poliglotta vaticana l’ha pubblicato con questo titolo “Procedimento nelle cause di sollecitazione” (1962).
Questa Istruzione dava delle direttive nei casi di “sollicitatio ad turpia”, vale a dire di incitamento a commettere atti impuri.
Di questo crimine parla già un decreto del S. Ufficio dell’11.2.1661.
C’è “sollicitatio ad turpia” quando il sacerdote in riferimento al ministero della Confessione istiga un fedele a compiere atti contro il sesto comandamento da solo, con altri o addirittura col sacerdote stesso.
Ebbene, il vecchio Codice di Diritto canonico prevedeva l’obbligo per il fedele di denunciare il sacerdote sollecitante.
La denuncia andava fatta entro un mese al S. Ufficio oppure al proprio Ordinario. Se entro il mese dalla conoscenza di tale obbligo il fedele non provvedeva alla denuncia, incorreva nella scomunica e non poteva essere assolto finché non provvedeva a soddisfare il suo obbligo.
Con questa disciplina severa la Chiesa intendeva impedire ai sacerdoti di sbagliare su questa delicata dottrina e nello stesso tempo che si ripetessero abusi nei confronti dei fedeli.
Il sacerdote accusato aveva il diritto di difendersi e le pene canoniche ricadevano su di lui solo al momento della sentenza emanata dal tribunale ecclesiastico. Queste erano varie a seconda della gravità. Potevano essere la sospensione perpetua o temporanea dalla celebrazione della Messa, dall’ascoltare le confessioni, la privazione degli uffici e dei benefici e anche la degradazione allo stato laicale.
Evidentemente vi poteva essere anche la falsa denuncia contro un sacerdote accusato come sollecitante. Il fedele che agiva in questo modo incorreva anche lui in una scomunica riservata alla Santa Sede e non poteva essere assolto neanche sul letto di morte se non ritrattava la falsa accusa.
2. Nell’attuale Codice di diritto canonico (1983) non si parla più dell’obbligo di denunciare il sacerdote sollecitante.
Tuttavia il Codice prevede ancora delle pene a proposito di questo crimine.
Il can. 1387 recita: “Il sacerdote che, nell’atto o in occasione o con il pretesto della confessione sacramentale, sollecita il penitente al peccato contro il sesto precetto del Decalogo, a seconda della gravità del delitto, sia punito con la sospensione, con divieti, privazioni e, nei casi più gravi, sia dimesso dallo stato clericale.
Il can. 982 prevede le pene da comminare anche a chi falsamente denuncia un sacerdote: “ Colui che confessa d’aver falsamente denunciato un confessore innocente presso l’autorità ecclesiastica per il delitto di sollecitazione al peccato contro il sesto comandamento del Decalogo, non sia assolto se non avrà prima ritrattata formalmente la falsa denuncia e non sia disposto a riparare i danni, se ve ne siano”.
Il can. 1390 ricorda che “chi falsamente denuncia al Superiore ecclesiastico un confessore per il delitto di cui al can 1387, incorre nell’interdetto latae sententiae, e se, sia chierico, anche nella sospensione”.
Da come emerge, il crimen sollicitationis è più ampio del caso di pedofilia, ma vi include anche quello.
3. Nella lettera ad exequendam (18.3.2001) la Congregazione per la dottrina della fede ricorda che tra le competenze della Congregazione vi è anche l’esame del delitto contro la morale, cioè: il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso da un chierico con un minore al di sotto dei 18 anni di età.
La lettera è firmata dal perfetto della Congregazione che a quei tempi era, com’è noto, il Card. Ratzinger.
Non conosco il documento in cui il Card. Ratzinger chiede segretezza nello svolgimento del processo. Ma le cose mi sembrano abbastanza plausibili: va evitato in ogni modo il clamore mediatico che inevitabilmente si accende per casi del genere. Il prete in questione, per quanto innocente, potrebbe esserne segnato per sempre. E, come la cronaca anche recente insegna, è facile distruggere un prete e gettare discredito su tutto il suo ministero, attraverso false accuse.
Rimane per sempre un prete “chiacchierato” e inaffidabile.
D’altra parte, se l’offeso è un credente, perché non dovrebbe fidarsi del tribunale ecclesiastico?
Inoltre un processo civile non ha la competenza di stabilire quali debbano essere le pene canoniche cui va soggetto un chierico in questione. Non può essere il giudice di un tribunale civile a sospendere a divinis, a degradare dallo stato clericale, ecc...
In ogni caso, andrà sempre fatto un processo anche davanti al tribunale ecclesiastico.
4. Mi viene chiesto se alcuni Vescovi abbiano sbagliato nei casi di pedofilia, limitandosi a spostare un prete da una parrocchia all’altra, con la conseguenza di aumentare solo i disastri.
Indubbiamente qualche caso c’è stato, e questo è dipeso dall’imprudenza dei vescovi, che talvolta si sono fidati dei consigli di psicologi o delle dichiarazioni di pentimento dei preti in questione.
Ora va detto senza mezzi termini che quello della pedofilia è un crimine orrendo. Ma lo è ancora di più, ed è del tutto intollerabile, se il soggetto in questione è un sacerdote, che per vocazione è chiamato a portare i fedeli alla santità.
Qui ci troviamo di fronte ad una perversione che non può conoscere tolleranza, sia per il male che si fa ai ragazzi, sia per il discredito che ne viene alla Chiesa.
Come sapete, Giovanni Paolo II ha detto che “non c’è posto nel sacerdozio e nella vita religiosa per coloro che fanno del male ai giovani”.
Questo significa in altri termini che si macchia di questi peccati deve lasciare l’esercizio del sacerdozio e la vita consacrata.
I Vescovi Usa hanno adottato questo criterio: “Quando anche un singolo atto di violenza sessuale da parte di un sacerdote o di un diacono sia ammesso o venga accertato dopo un processo opportuno in conformità con il diritto canonico, il sacerdote o diacono colpevole sarà rimosso permanentemente dal ministero ecclesiastico, non esclusa la dimissione dallo stato clericale, se il caso lo comporti” (Norme essenziali, 8).
Queste Norme essenziali sono state approvate dalla Congregazione per i vescovi l’8.12.2002.
Posto intanto, ritornando inT, una risposta di un sacerdote domenicano docente di teologia morale sull'argomento:
http://www.amicidomenicani.it/leggi_sac ... php?id=462
Due giovani chiedono spiegazioni sul crimen sollicitationis e sugli abusi sessuali di alcuni chierici
Quesito
Rev. mo Padre Angelo,
mi scuso per il nuovo disturbo che le arreco.
La Chiesa è sotto attacco mediatico da molto tempo.
Ma in queste ore, lo strumento di attacco sta assumendo contorni sempre più specifici. Ed è riassumibile con un'espressione: "crimen sollicitationis". Ossia, l'atto con il qual l'attuale Pontefice, ai tempi Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, avrebbe - a dire degli "accusatori" - "coperto" gli atti di pedofilia perpetrati da alcuni sacerdoti, "ordinando" il silenzio a costoro nonché alle vittime a pena di scomunica.
Il carattere attuale di questo nuovo attacco è facilmente rilevabile. Basta navigare in internet sfruttando un comune motore di ricerca per percepirne la portata e per coglierne - il che non guasta - i mandanti. Che sono i soliti.
Sul carattere pateticamente falso di questa accusa non ho dubbio alcuno. Essa, d'altronde, muove da premesse "in fatto" imprecise o del tutto prive di fondamento. Si parla ad esempio di tale "crimen sollicitationis" come di un documento segreto: e tale non era di certo, perchè è lo stesso Cardinale Ratzinger a menzionarlo in una missiva del 2001. Si afferma che l'atto fu ideato dall'attuale Pontefice, e ciò è un falso storico, poichè la redazione avvenne a cura dal Card. Ottaviani e la promulgazione ad opera di Papa Giovanni XXIII.
Insomma, ce n'è già quanto basterebbe per qualificare come "temeraria" una tesi del genere dinanzi a qualsiasi tribunale civile.
Tuttavia, posso chiederle sull'argomento ulteriori delucidazioni, "sfruttando" per l'ennesima volta la sua puntualità nelle risposte? In che cosa consiste di preciso questo "crimen sollicitationis"? Perchè è stato emanato? E conclusivamente, quali sono i punti centrali sui quali - da cristiani innamorati della Chiesa e della Sua guida - possiamo incentrare le nostre argomentazioni tese a "rompere" il castello di congetture montato dai soliti soloni del nulla?
La ringrazio sempre, e le assicuro la mia povera preghiera quale costante compagna della sua opera.
Antonio C.
Caro Padre Angelo,
recentemente mi è capitato di vedere un servizio sulla Chiesa e la pedofilia. Se ne dicono di cotte e di crude: non si fa niente per tutelare i bambini, i preti vengono solamente spostati in un'altra parrocchia senza in realtà eliminare il pericolo di una reiterazione dell'abuso, il Vaticano pratica ostruzionismo e omertà, si arriva a paragonare addirittura la Chiesa a Cosa Nostra! Particolarmente presi di mira sono Ratzinger, sia da Cardinale che da Pontefice, e il documento "Crimen sollicitationis", allora segreto, con cui il Cardinale dava direttive riguardanti i casi di pedofilia da parte di sacerdoti, e nel quale (si afferma almeno nel filmato) viene sentenziato che chi si rivolgeva a un tribunale civile per difendersi era soggetto a scomunica (?!?).
Può chiarirmi quale è stata la strategia della Chiesa nei confronti di questi casi? Secondo lei ci sono stati degli errori? La segretezza, a volte necessaria per evitare scandali, non è stata forse eccessiva? E dove posso reperire una copia del "Crimen Sollicitationis", in modo da constatare le effettive direttive ecclesiastiche?
La ringrazio e come sa la ricordo nella preghiera, e prego anche per le difficoltà e i travagli che la Chiesa sta vivendo oggi, in particolare lo scandalo della pedofilia
Lorenzo
Risposta del sacerdote
Carissimi,
i problemi che voi mi ponete sono due. Primo che cosa sia il crimen sollicitationis; secondo, quello relativo alla pedofilia.
1. L’istruzione Crimen sollicitationis non è del card. Ratzinger o della Congregazione per la dottrina della fede, ma un documento del Sant’Ufficio pubblicato il 16.3.1962.
Non è un documento segreto perché la Tipografia poliglotta vaticana l’ha pubblicato con questo titolo “Procedimento nelle cause di sollecitazione” (1962).
Questa Istruzione dava delle direttive nei casi di “sollicitatio ad turpia”, vale a dire di incitamento a commettere atti impuri.
Di questo crimine parla già un decreto del S. Ufficio dell’11.2.1661.
C’è “sollicitatio ad turpia” quando il sacerdote in riferimento al ministero della Confessione istiga un fedele a compiere atti contro il sesto comandamento da solo, con altri o addirittura col sacerdote stesso.
Ebbene, il vecchio Codice di Diritto canonico prevedeva l’obbligo per il fedele di denunciare il sacerdote sollecitante.
La denuncia andava fatta entro un mese al S. Ufficio oppure al proprio Ordinario. Se entro il mese dalla conoscenza di tale obbligo il fedele non provvedeva alla denuncia, incorreva nella scomunica e non poteva essere assolto finché non provvedeva a soddisfare il suo obbligo.
Con questa disciplina severa la Chiesa intendeva impedire ai sacerdoti di sbagliare su questa delicata dottrina e nello stesso tempo che si ripetessero abusi nei confronti dei fedeli.
Il sacerdote accusato aveva il diritto di difendersi e le pene canoniche ricadevano su di lui solo al momento della sentenza emanata dal tribunale ecclesiastico. Queste erano varie a seconda della gravità. Potevano essere la sospensione perpetua o temporanea dalla celebrazione della Messa, dall’ascoltare le confessioni, la privazione degli uffici e dei benefici e anche la degradazione allo stato laicale.
Evidentemente vi poteva essere anche la falsa denuncia contro un sacerdote accusato come sollecitante. Il fedele che agiva in questo modo incorreva anche lui in una scomunica riservata alla Santa Sede e non poteva essere assolto neanche sul letto di morte se non ritrattava la falsa accusa.
2. Nell’attuale Codice di diritto canonico (1983) non si parla più dell’obbligo di denunciare il sacerdote sollecitante.
Tuttavia il Codice prevede ancora delle pene a proposito di questo crimine.
Il can. 1387 recita: “Il sacerdote che, nell’atto o in occasione o con il pretesto della confessione sacramentale, sollecita il penitente al peccato contro il sesto precetto del Decalogo, a seconda della gravità del delitto, sia punito con la sospensione, con divieti, privazioni e, nei casi più gravi, sia dimesso dallo stato clericale.
Il can. 982 prevede le pene da comminare anche a chi falsamente denuncia un sacerdote: “ Colui che confessa d’aver falsamente denunciato un confessore innocente presso l’autorità ecclesiastica per il delitto di sollecitazione al peccato contro il sesto comandamento del Decalogo, non sia assolto se non avrà prima ritrattata formalmente la falsa denuncia e non sia disposto a riparare i danni, se ve ne siano”.
Il can. 1390 ricorda che “chi falsamente denuncia al Superiore ecclesiastico un confessore per il delitto di cui al can 1387, incorre nell’interdetto latae sententiae, e se, sia chierico, anche nella sospensione”.
Da come emerge, il crimen sollicitationis è più ampio del caso di pedofilia, ma vi include anche quello.
3. Nella lettera ad exequendam (18.3.2001) la Congregazione per la dottrina della fede ricorda che tra le competenze della Congregazione vi è anche l’esame del delitto contro la morale, cioè: il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso da un chierico con un minore al di sotto dei 18 anni di età.
La lettera è firmata dal perfetto della Congregazione che a quei tempi era, com’è noto, il Card. Ratzinger.
Non conosco il documento in cui il Card. Ratzinger chiede segretezza nello svolgimento del processo. Ma le cose mi sembrano abbastanza plausibili: va evitato in ogni modo il clamore mediatico che inevitabilmente si accende per casi del genere. Il prete in questione, per quanto innocente, potrebbe esserne segnato per sempre. E, come la cronaca anche recente insegna, è facile distruggere un prete e gettare discredito su tutto il suo ministero, attraverso false accuse.
Rimane per sempre un prete “chiacchierato” e inaffidabile.
D’altra parte, se l’offeso è un credente, perché non dovrebbe fidarsi del tribunale ecclesiastico?
Inoltre un processo civile non ha la competenza di stabilire quali debbano essere le pene canoniche cui va soggetto un chierico in questione. Non può essere il giudice di un tribunale civile a sospendere a divinis, a degradare dallo stato clericale, ecc...
In ogni caso, andrà sempre fatto un processo anche davanti al tribunale ecclesiastico.
4. Mi viene chiesto se alcuni Vescovi abbiano sbagliato nei casi di pedofilia, limitandosi a spostare un prete da una parrocchia all’altra, con la conseguenza di aumentare solo i disastri.
Indubbiamente qualche caso c’è stato, e questo è dipeso dall’imprudenza dei vescovi, che talvolta si sono fidati dei consigli di psicologi o delle dichiarazioni di pentimento dei preti in questione.
Ora va detto senza mezzi termini che quello della pedofilia è un crimine orrendo. Ma lo è ancora di più, ed è del tutto intollerabile, se il soggetto in questione è un sacerdote, che per vocazione è chiamato a portare i fedeli alla santità.
Qui ci troviamo di fronte ad una perversione che non può conoscere tolleranza, sia per il male che si fa ai ragazzi, sia per il discredito che ne viene alla Chiesa.
Come sapete, Giovanni Paolo II ha detto che “non c’è posto nel sacerdozio e nella vita religiosa per coloro che fanno del male ai giovani”.
Questo significa in altri termini che si macchia di questi peccati deve lasciare l’esercizio del sacerdozio e la vita consacrata.
I Vescovi Usa hanno adottato questo criterio: “Quando anche un singolo atto di violenza sessuale da parte di un sacerdote o di un diacono sia ammesso o venga accertato dopo un processo opportuno in conformità con il diritto canonico, il sacerdote o diacono colpevole sarà rimosso permanentemente dal ministero ecclesiastico, non esclusa la dimissione dallo stato clericale, se il caso lo comporti” (Norme essenziali, 8).
Queste Norme essenziali sono state approvate dalla Congregazione per i vescovi l’8.12.2002.
Un prof che dice allo studente "Se non studi verrai bocciato" sta minacciando lo studente o sta enunciando un semplice rapporto causa/effetto?Se non dici quello che voglio io, ti uccido.
Effettivamente, se ho il potere e l'intenzione di ucciderti, non è una minaccia ma una promessa, ovvero un semplice rapporto causa effetto.
Ma mi sapresti spiegare cosa lo differenzia dalla minaccia?
Inoltre, dalla situazione "voto $=>$ scomunica", cosa non rientra nella definizione di minaccia data dalla lingua italiana e dal CC?
amel, si, comunque è una minaccia.
Ad ogni modo, se le regole del club della canasta contrastano con le leggi dello Stato italiano, hai poca democrazia da invocare. Come dice l'art. 67 della Costituzione, Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione.
Desko, l'art. 67 CI garantisce ad ogni parlamentare la libertà di esprimere il proprio voto senza dover tenere fede a nessun tipo di giuramento, promessa elettorale o forzatura esterna di qualsiasi tipo; inoltre, stabilisce che il parlamentare rappresenta lo Stato ed è nel suo interesse che svolge il proprio mandato.
Un politico che si dice cattolico, se lo fa è, verosimilmente, per prendere voti di cattolici, i quali si aspettano di votare un cattolico. Ma se questo poi si comporta da non cattolico, risulta quasi una truffa ai danni degli elettori, così come molte promesse elettorali.No, nessuna truffa, assolutamente.
Il politico che attualmente non ha molta voce in capitolo è Enrico Boselli. Secondo me è uno dei pochi a dire la "sacro santa" verità.
Non so chi di voi conosce ciò che egli sostiene...
Non so chi di voi conosce ciò che egli sostiene...
"Cheguevilla":
Suggerisco comunque a tutti di rileggere l'art. 67 della Costituzione Italiana.
Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.
La Chiesa, come chiunque altro, non ha quindi nessuna voce in capitolo.
Puoi spiegare come vada intesa l'espressione "senza vincolo di mandato"?
Nel senso che nessun seggio in parlamento è vincolato, ovvero nessuno perde il diritto al seggio conquistato con le elezioni, a causa del suo operato da parlamentare.
Quindi forse mi è poco chiara questa espressione.
Poniamo che il membro di una associazione si candidi e venga eletto, magari con l'appoggio dell'associazione stessa, con la promessa di portare in parlamento gli scopi dell'associazione: se questo parlamentare invece si comporta in direzione opposta, l'associazione non ha il diritto di prendere provvedimenti interni (sospensione, espulsione, ...)?
Naturalmente la Chiesa non è configurabile appena come un'associazione, è una realtà ben più complessa, ma credo che l'esempio calzi abbastanza (anche se probabilmente potevo far di meglio)
"Cheguevilla":
amel, o non capisci l'italiano o mi prendi in giro:
Discorso o frase che ha lo scopo di annunciare a qualcuno un danno, un male, un castigo, spec. allo scopo di intimorire o costringere a fare o non fare qualcosa.Per definizione, la scomunica è una pena.
Una frase come: "Se voti/non voti A allora ti scomunico" non è una minaccia?
Un prof che dice allo studente "Se non studi verrai bocciato" sta minacciando lo studente o sta enunciando un semplice rapporto causa/effetto?
Rifacendosi alla definizione che hai riportato direi che la scomunica è una frase che ha lo scopo di annunciare a qualcuno un danno o un male (ovvero l'essersi messi al di fuori della Chiesa), quindi con questa accezione sì, l'annuncio di una scomunica è una minaccia, così come ipotizzare una bocciatura allo studente.
La bocciatura è una pena o una logica conseguenza del mancato studio?
Come la bocciatura è la presa d'atto di insufficiente preparazione, così la scomunica è la presa d'atto del fatto che la persona in questione si pone al di fuori della Chiesa (come è libero di fare).
"Marco83":
Rendiamoci conto di una cosa semplice:
- la chiesa (almeno formalmente) dice che se un prete viene trovato colpevole di un crimine come quello di pedofilia rischia di poter non recitare Messa per un certo periodo o anche per sempre;
- se un prete invece rende pubblico il problema della pedofilia nella propria parrocchia rischia la scomunica.
Adesso, io sono cattolico, ma a me pare che la misura presa in caso di diffsione della notizia sia molto più severa che quella presa in caso di colpevolezza; questo porta chiaramente all'insabbiamento.
Lo scandalo in sè infatti non è la pena che la chiesa impone al parroco colpevole, o reo confesso che sia, di pedofilia. Il parroco deve sottostare alle imposizioni della chiesa (chiaramente esisterà un procedimento penale da parte dello stato di appartenenza. ..spero!)
La cosa scandalosa come si è detto è il tentato insabbiamento.
Per avere ostacolato quindi delle indagini da chiesa dovrebbe essere perseguita.
Succederà mai?
"amel":
Se io ti dico: tu accetti di entrare nel circolo della canasta e le sue regole 1,2,3 e 4, indispensabile per entrarci? Tu rispondi sì. Il giorno dopo mi dici, no non accetto più la regola 4. Liberissimo... allora sei fuori dal circolo della canasta. E' una minaccia questa? Se sì, allora mi puoi mettere nella lista degli antidemocratici
Un politico che si dice cattolico, se lo fa è, verosimilmente, per prendere voti di cattolici, i quali si aspettano di votare un cattolico. Ma se questo poi si comporta da non cattolico, risulta quasi una truffa ai danni degli elettori, così come molte promesse elettorali.Suggerisco comunque a tutti di rileggere l'art. 67 della Costituzione Italiana.
Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.
La Chiesa, come chiunque altro, non ha quindi nessuna voce in capitolo.
Inoltre, ricordo a tutti l'esistenza di un concordato.
Se questo costituisce un intralcio all'opera "santa" della Chiesa, gradirei che fosse riconosciuto da tutti e che questo concordato venga abolito. Così la Chiesa avrà il diritto di fare ciò che vuole.
amel, o non capisci l'italiano o mi prendi in giro:
Discorso o frase che ha lo scopo di annunciare a qualcuno un danno, un male, un castigo, spec. allo scopo di intimorire o costringere a fare o non fare qualcosa.Per definizione, la scomunica è una pena.
Una frase come: "Se voti/non voti A allora ti scomunico" non è una minaccia?
"Giova411":
http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/altrenotizie/visualizza_new.html_2127599010.html
CVD
Rendiamoci conto di una cosa semplice:
- la chiesa (almeno formalmente) dice che se un prete viene trovato colpevole di un crimine come quello di pedofilia rischia di poter non recitare Messa per un certo periodo o anche per sempre;
- se un prete invece rende pubblico il problema della pedofilia nella propria parrocchia rischia la scomunica.
Adesso, io sono cattolico, ma a me pare che la misura presa in caso di diffsione della notizia sia molto più severa che quella presa in caso di colpevolezza; questo porta chiaramente all'insabbiamento.
- la chiesa (almeno formalmente) dice che se un prete viene trovato colpevole di un crimine come quello di pedofilia rischia di poter non recitare Messa per un certo periodo o anche per sempre;
- se un prete invece rende pubblico il problema della pedofilia nella propria parrocchia rischia la scomunica.
Adesso, io sono cattolico, ma a me pare che la misura presa in caso di diffsione della notizia sia molto più severa che quella presa in caso di colpevolezza; questo porta chiaramente all'insabbiamento.
La scomunica non è una minaccia, ma semplicemente una presa d'atto di una decisione presa dalla persona in questione.
Semplificando all'estremo: essere cattolico vuol dire seguire determinate regole dettate dal magistero della Chiesa (è estremamente riduttivo, ma sufficiente per il nostro caso). Se uno, nella sua libertà, decide di disattendere qualcuna di queste regole, la scomunica non fa altro che rendere palese, visibile, trasparente, ufficiale questo fatto.
Un politico che si dice cattolico, se lo fa è, verosimilmente, per prendere voti di cattolici, i quali si aspettano di votare un cattolico. Ma se questo poi si comporta da non cattolico, risulta quasi una truffa ai danni degli elettori, così come molte promesse elettorali.
Quanto al tema principale del topic non sono intervenuto e continuo a farlo, perché non ho nulla di costruttivo da aggiungere alla discussione, se non che chiunque deve essere sottoposto alle leggi dello stato in cui vive.
Semplificando all'estremo: essere cattolico vuol dire seguire determinate regole dettate dal magistero della Chiesa (è estremamente riduttivo, ma sufficiente per il nostro caso). Se uno, nella sua libertà, decide di disattendere qualcuna di queste regole, la scomunica non fa altro che rendere palese, visibile, trasparente, ufficiale questo fatto.
Un politico che si dice cattolico, se lo fa è, verosimilmente, per prendere voti di cattolici, i quali si aspettano di votare un cattolico. Ma se questo poi si comporta da non cattolico, risulta quasi una truffa ai danni degli elettori, così come molte promesse elettorali.
Quanto al tema principale del topic non sono intervenuto e continuo a farlo, perché non ho nulla di costruttivo da aggiungere alla discussione, se non che chiunque deve essere sottoposto alle leggi dello stato in cui vive.
"Cheguevilla":
La Chiesa la infligge come pena
Ok, ma non è una minaccia, ribadisco. Se io ti dico: tu accetti di entrare nel circolo della canasta e le sue regole 1,2,3 e 4, indispensabile per entrarci? Tu rispondi sì. Il giorno dopo mi dici, no non accetto più la regola 4. Liberissimo... allora sei fuori dal circolo della canasta. E' una minaccia questa? Se sì, allora mi puoi mettere nella lista degli antidemocratici

Anche la galera è una punizione che si accetta in quanto cittadini italiani, ma se uno ti minaccia di mandarti in galera, che ne abbia o meno la ragione, ti intimidisce.
In effetti la questione non è controversa.
Certo che io sono per responsabilizzare le persone e dunque se uno è tanto scemo da farsi spaventare al giorno d'oggi da queste cose....
certo comunque che una scomunica può causarti problemi
anche se io che sono scomunicato (in quanto apostata, vedi firma) non ne ho sperimentati
Il consiglio è sempre quello di non battezzare i bambini comunque, e lo direi anche se fossi un prete.
In effetti la questione non è controversa.
Certo che io sono per responsabilizzare le persone e dunque se uno è tanto scemo da farsi spaventare al giorno d'oggi da queste cose....
certo comunque che una scomunica può causarti problemi
anche se io che sono scomunicato (in quanto apostata, vedi firma) non ne ho sperimentati
Il consiglio è sempre quello di non battezzare i bambini comunque, e lo direi anche se fossi un prete.
Nell'ambito del diritto canonico cattolico, la scomunica è la più grave delle pene che possa essere comminata ad un battezzato: lo esclude dalla comunione dei fedeli e lo priva di tutti i diritti e i benefici derivanti dall'appartenenza alla Chiesa, in particolare quello di amministrare e ricevere i sacramenti.amel, non girarci intorno.
La Chiesa la infligge come pena, quindi prevenuto o no non ci vuole un genio a capire che, in quanto pena, la scomunica è una cosa negativa.
Come lo è, per chi gioca a canasta, l'esclusione dal club della canasta.
"Cheguevilla":
Secondo me non è per nulla controverso.
Invece lo è perchè ripeto che la scomunica non è l'annuncio di un castigo, dal momento che sin dall'inizio dell'atto di fede e di ingresso nella comunità cattolica si accettano certi principi, quello che tu chiami castigo è unicamente ribadire quanto viene detto "all'ingresso nella comunità". Ma mi rendo conto che chi è prevenuto nei confronti della chiesa possa non capirlo per cui lasciamo perdere. Spero solo che tu sappia cos'è la scomunica esattamente.
Wedge non mi deve convincere un bel nulla, evidentemente mi conosci poco. Io sarei il primo a sostenere la trasimissione del video e per una chiarificazione.
"karl":
Ma questo De Mauro non e' lo stesso che , da Ministro della P.I. ,propagando' nelle scuole
il suo Dizionario della Lingua Italiana ?
Con una circolare .
Va bene l'ideologia ma i soldi sono altra cosa. "Pecunia non olet"
Ma forse sbaglio,vuoi mettere...
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karl
E questo cosa c'entra con quello di cui si sta parlando?
Ma questo De Mauro non e' lo stesso che , da Ministro della P.I. ,propagando' nelle scuole
il suo Dizionario della Lingua Italiana ?
Con una circolare .
Va bene l'ideologia ma i soldi sono altra cosa. "Pecunia non olet"
Ma forse sbaglio,vuoi mettere...
karl
il suo Dizionario della Lingua Italiana ?
Con una circolare .
Va bene l'ideologia ma i soldi sono altra cosa. "Pecunia non olet"
Ma forse sbaglio,vuoi mettere...



karl