In autunno atenei bloccati
I ricercatori minacciano di non fare più ore di lezione non stipendiate, bloccando la didattica
http://www.repubblica.it/scuola/2010/06 ... r-4992510/
che pensate?
io sono assolutamente favorevole. è vero che a pagare saranno gli studenti e in principio può sembrare sbagliato, ma qualcuno deve pagare in questi casi. e mi auguro che fra le famiglie di quegli studenti ce ne siano molte che hanno votato per questo governo, e che magari (ma dubito) inizino a farsi delle domande.
http://www.repubblica.it/scuola/2010/06 ... r-4992510/
che pensate?
io sono assolutamente favorevole. è vero che a pagare saranno gli studenti e in principio può sembrare sbagliato, ma qualcuno deve pagare in questi casi. e mi auguro che fra le famiglie di quegli studenti ce ne siano molte che hanno votato per questo governo, e che magari (ma dubito) inizino a farsi delle domande.
Risposte
Il regolamento interno dell'università di Pisa prevede che qualora le lezioni non potessero partire entro il 15 di ottobre, tutto il primo semestre sarebbe annullato. Il nostro prossimo Consiglio di Facoltà è stato indetto per il 13, mentre il decreto sarà discusso in parlamento il 14. Dunque è probabile che la linea venga mantenuta almeno fino a quando questo decreto non sarà discusso, dunque non è impossibile che si perda il semestre.
Onestamente credo che ci sarà qualche gabola per cui aggireranno questa legge interna di ateneo, ma che comunque prima di metà mese le lezioni non ripartano. Tutto questo se i ricercatori accetteranno incarichi didattici, se diranno di no forse ripartiremo ma avremo molti corsi disattivati (ad esempio, da me il laboratorio del terzo anno è stato talmente ridotto dalla protesta dei ricercatori che si è dovuto far diventare a numero chiuso, dunque, essendo un corso a frequenza obbligatorie, le persone escluse non avranno diritto a sostenere l'esame, rimanendo di fatto indietro di un anno, in quanto il corso è obbligatorio) dunque perderemo la possibilità di fare molti esami, facoltativi e obbligatori.
Onestamente credo che ci sarà qualche gabola per cui aggireranno questa legge interna di ateneo, ma che comunque prima di metà mese le lezioni non ripartano. Tutto questo se i ricercatori accetteranno incarichi didattici, se diranno di no forse ripartiremo ma avremo molti corsi disattivati (ad esempio, da me il laboratorio del terzo anno è stato talmente ridotto dalla protesta dei ricercatori che si è dovuto far diventare a numero chiuso, dunque, essendo un corso a frequenza obbligatorie, le persone escluse non avranno diritto a sostenere l'esame, rimanendo di fatto indietro di un anno, in quanto il corso è obbligatorio) dunque perderemo la possibilità di fare molti esami, facoltativi e obbligatori.
sinceramente, almeno qui in Bicocca, no.
Ciao a tutti.
Ma voi cosa prevedete esattamente ? Pensate che sia possibile il blocco dell'anno accademico se non la perdita di un anno intero ?
Massima sincerità, per favore.
Ma voi cosa prevedete esattamente ? Pensate che sia possibile il blocco dell'anno accademico se non la perdita di un anno intero ?
Massima sincerità, per favore.
In questi giorni son tornato all'università per informarmi sulla attuale situazione, e devo dire che i dati che mi son stati detti (vedi qui) sono più che allarmanti, ragion per cui ho cambiato idea sulla necessità di bloccare gli atenei e la didattica. Non tanto per la protesta, quanto perché semplicemente non si può fare altro, troppi corsi scoperti. Che senso ha approvare una didattica zoppa? Per esempio io non avrei diritto al corso di Laboratorio V per mancanza di personale, corso obbligatorio. A matematica son scoperti mi pare ben 12 corsi. Una posizione del tipo "Ripartiamo con la didattica anche se è mezza azzoppata, finché c'è possibilità" mi pare cieca e poco lungimirante... che ne dite?
La riforma in discussione introduce l'obbligo di attività didattica per il ricercatore.
A prima vista si potrebbe dire che se chi può svolgere attività didattica aumenta (professori + ricercatori), (considerando solo quest'ultimo dato) allora aumenterà anche l'offerta formativa.
Però così non sarà perchè i requisiti per aprire nuovi corsi sono tarati sul numero di professori.
Quindi l'offerta formativa non aumenterà però ci saranno i ricercatori che dovranno svolgere necessariamente attività didattica quindi i professori avranno un carico minore di attività da svolgere.
Per questi motivi a mio parere questa riforma farà piacere ai cosidetti baroni.
Vi sembra che possa filare come ragionamento?
A prima vista si potrebbe dire che se chi può svolgere attività didattica aumenta (professori + ricercatori), (considerando solo quest'ultimo dato) allora aumenterà anche l'offerta formativa.
Però così non sarà perchè i requisiti per aprire nuovi corsi sono tarati sul numero di professori.
Quindi l'offerta formativa non aumenterà però ci saranno i ricercatori che dovranno svolgere necessariamente attività didattica quindi i professori avranno un carico minore di attività da svolgere.
Per questi motivi a mio parere questa riforma farà piacere ai cosidetti baroni.
Vi sembra che possa filare come ragionamento?
"Luca.Lussardi":
[...]1) tutti i ricercatori in massa (e non solo alcuni come invece è successo) avessero protestato;
Condivido tutto il tuo discorso. L'unico punto che non riesco a condividere è questo: mi pare che la maggior parte dei ricercatori abbia aderito alla protesta, sì va dal 65% all'88% di adesione nelle varie facoltà almeno qui alla Statale. Una protesta con un così alto tasso di adesione l'ho vista raramente. A parte gli scioperi (sempre di venerdì!) dei dipendenti del trasporto pubblico naturalmente (a cui va la mia massima antipatia).
"enomis":
...
Il paradosso è che la gran parte dei corsi universitari è oggi tenuta da ricercatori, i quali però non hanno alcun obbligo contrattuale a fare ciò. E a quel punto, se il Ministro tratta a pesci in faccia (in maniera indiscriminata) questa categoria, il minimo che si può aspettare è che essi si rifiutino in massa di fare ciò che prima facevano gratis.
La loro è un'arma potentissima, perchè questa protesta è in grado di bloccare il funzionamento di qualsiasi ateneo italiano. A quel punto quindi si arriva ad un bivio: o l'Università chiude i battenti, oppure i ricercatori devono essere sostituiti con docenti a contratto che però farebbero a pagamento ciò che prima altri facevano gratis.
La frase che ho evidenziato è un punto importantissimo.
Si rischia veramente l'assurdo, ma per capire tutto basta pensare che siamo in Italia...
"enomis":
Il fatto che la tua critica sia condivisibile non significa affatto che la soluzione proposta dal ministro sia accettabile.
Parliamoci chiaro, a Mariastella Gelmini e a Giulio Tremonti ...
C'è un grosso malinteso, non sono sostenitore della Gelmini e di Tremonti!

"wedge":
Al contrario di quanto dici, le università possono benissimo fare a meno della ricerca, in Italia.
Un ricercatore (o professore) che pubblica 10 articoli l'anno e uno che non ne pubblica da 10 anni prendono lo stesso stipendio, a parità di età di insediamento. E non conosco casi di professori licenziati per scarsa produttività scientifica. Se si tenesse al confronto internazionale e ci fossero dei sistemi di controllo questo ovviamente non potrebbe accadere. Ma evidentemente in Italia il controllo e il confronto fanno paura.
E' vero che non è uno sciopero, non ho mai usato questa parola. Però resto dell'idea che per cercare di cambiare le cose bisogna mettere alla luce le contraddizioni. La protesta dei ricercatori inoltre mette chiaramente in difficoltà, oltre agli studenti, anche i rettori e presidi di facoltà, che magari hanno più potere contrattuale nei confronti del governo.
PS aggiungo un altro tassello sconfortante al quadro attuale
http://www.repubblica.it/scuola/2010/09 ... i-7372673/
cosa vi aspettate da un posto cosi?
Il fatto che la tua critica sia condivisibile non significa affatto che la soluzione proposta dal ministro sia accettabile.
Parliamoci chiaro, a Mariastella Gelmini e a Giulio Tremonti poco importa che un ricercatore produca o non produca. Il loro unico obiettivo è quello di contenere la spesa e questo verrà realizzato tagliando i fondi per la ricerca, bloccando le nuove assunzioni ed abolendo la figura del ricercatore a tempo indeterminato, per sostituirla con un ricercatore precario che da un giorno all'altro può essere rottamato non per incapacità professionale, ma per mere esigenze di bilancio.
Il paradosso è che la gran parte dei corsi universitari è oggi tenuta da ricercatori, i quali però non hanno alcun obbligo contrattuale a fare ciò. E a quel punto, se il Ministro tratta a pesci in faccia (in maniera indiscriminata) questa categoria, il minimo che si può aspettare è che essi si rifiutino in massa di fare ciò che prima facevano gratis.
La loro è un'arma potentissima, perchè questa protesta è in grado di bloccare il funzionamento di qualsiasi ateneo italiano. A quel punto quindi si arriva ad un bivio: o l'Università chiude i battenti, oppure i ricercatori devono essere sostituiti con docenti a contratto che però farebbero a pagamento ciò che prima altri facevano gratis.
Io condivido per principio la protesta del ricercatore, semplicemente per il fatto che si tratta di un lavoratore dipendente al quale vengono affidati incarichi non previsti dal contratto firmato con l'Univerisità che lo ha assunto. Non condivido però la modalità con cui questa protesta è arrivata e si sta svolgendo: questa modalità dell'ultimo momento danneggia inutilmente lo studente, ci sono tante Università che cominceranno il semestre in ritardo perchè alcuni corsi fondamentali non sono coperti, e la Facoltà non ha avuto tempo per pensare ad una soluzione dal momento che alcuni ricercatori ancora non hanno fatto sapere le loro intenzioni (e la cosa probabilmente è voluta allo scopo di creare più disagio ancora). Se un operaio di una ditta sciopera per una giusta causa, ci va di mezzo la ditta per una colpa della ditta stessa; ma qui il ricercatore protesta per una giusta cosa, però ci va di mezzo lo studente che non ha nessuna colpa. Sarebbe stato più onesto che:
1) tutti i ricercatori in massa (e non solo alcuni come invece è successo) avessero protestato;
2) tutti i ricercatori avessero dato la loro intenzione di non tenere corsi da titolare al termine dell'ultimo semestre dello scorso anno accademico, per dare il tempo alle facoltà di mettere a bando i corsi scoperti.
1) tutti i ricercatori in massa (e non solo alcuni come invece è successo) avessero protestato;
2) tutti i ricercatori avessero dato la loro intenzione di non tenere corsi da titolare al termine dell'ultimo semestre dello scorso anno accademico, per dare il tempo alle facoltà di mettere a bando i corsi scoperti.
L'università è un servizio, e i ricercatori sono dei dipendenti.
Qualora i ricercatori non trovino soddisfacente il trattamento riservato a loro o all'ambiente in cui sono immersi, hanno tutto il diritto di protestare.
Mi rendo conto del disagio, io lo vivo per primo: sto per iscrivermi al 3° anno e ancora non so quali corsi saranno attivati né quando ci saranno né chi li terrà.
Insomma, anche l'autista del bus quando sciopera danneggia i poveracci che devono andare al lavoro e che non c'entrano nulla (almeno in via diretta).
Ma non mi sento di colpevolizzarlo per questo, nonostante anche in quel caso io, come utente dei trasporti pubblici, ne rimango danneggiato.
Qualora i ricercatori non trovino soddisfacente il trattamento riservato a loro o all'ambiente in cui sono immersi, hanno tutto il diritto di protestare.
Mi rendo conto del disagio, io lo vivo per primo: sto per iscrivermi al 3° anno e ancora non so quali corsi saranno attivati né quando ci saranno né chi li terrà.
Insomma, anche l'autista del bus quando sciopera danneggia i poveracci che devono andare al lavoro e che non c'entrano nulla (almeno in via diretta).
Ma non mi sento di colpevolizzarlo per questo, nonostante anche in quel caso io, come utente dei trasporti pubblici, ne rimango danneggiato.
Ma ovviamente la cosa è una esagerazione, che parte da un fondo di verità. Spesso chi vota PDL (sperando di non cadere in eccessive generalizzazioni) non accetta di buon grado un dialogo, ma ti riversa addosso le sue convinzioni (e non idee) e qualunque cosa tu dica risponde e controbatte come se avesse le risposte in tasca. Dopo che ne senti un paio e noti stesso atteggiamento ed addirittura stesse risposte, passa un po' la voglia di confrontarsi (visto che confronto non c'è), il che comunque non vuol dire rinunciare a priori. Tutto qui!
"mistake89":
Ma con chi vota PDL è davvero inutile parlare.
E come diamine speri che cambi la situazione, allora?
Se, come dici tu, nessuno di questo forum avesse parlato con me, riterrei ancora Berlusconi un eroe.
La politica di "quest'ultimo periodo" ha dimostrato benissimo che si può vivere senza ricerca, senza cultura etc etc...
Se una cosa va minata è proprio la didattica, vantato fiore all'occhiello della società italiana. Il nostro datore (lo stato) ne trarrà di certo svantaggi, se non nel breve, sicuramente nel medio-lungo periodo questo è poco ma sicuro.
Ed invece di occuparsi di questo la politica ed i media sembrano non interessarsi ad altro che alla casa a Montecarlo. Che tristezza!
Se una cosa va minata è proprio la didattica, vantato fiore all'occhiello della società italiana. Il nostro datore (lo stato) ne trarrà di certo svantaggi, se non nel breve, sicuramente nel medio-lungo periodo questo è poco ma sicuro.
Ed invece di occuparsi di questo la politica ed i media sembrano non interessarsi ad altro che alla casa a Montecarlo. Che tristezza!
"Deckard":
Sinceramente il modo in cui è stata organizzata questa protesta non lo capisco. Si parla di sciopero, ma non è affatto uno sciopero: scioperare significa fare a meno di parte del proprio stipendio (una giornata di lavoro ad es.) per recare danno all'azienda in cui si lavora di modo che a perderci siano gli stessi datori di lavoro. Tutto per aumentare il proprio potere contrattuale con l'azienda.
Lo "sciopero" dei ricercatori in primis invece non penalizza in alcun modo i ricercatori stessi, anzi li alleggerisce da un compito (i quali è vero non sono obbligati ad assolvere), ma senza in alcun modo procurare una decurtazione del loro salario. L'unica categoria ad essere penalizzata sono invece gli studenti che si ritroveranno un anno accademico mutilato, senza averne nessuna colpa. Pensare che il disagio arrecato agli studenti possa convertire sulla via di Damasco gli elettori del "governo del fare" sinceramente lo trovo non utopistico: stupido. Qualcuno toccato nei propri interessi magari si risveglierà improvvisamente da un sonno profondo (sì dopo 15 anni si sono svegliati anche Fini e la sua banda), ma non in maniera sufficiente a ribaltare il consenso di questo governo. Dai, non so cosa si aspettino i ricercatori: che la popolazione insorga trionfante e marci unita per il bene dell'Università italiana (cosa di cui, ahimè, non è mai fregato niente a nessuno)?
Mi trovo in perfetto accordo, sottoscrivo in pieno. Per carità, la libertà di opinione è sacrosanta; e i ricercatori hanno tutti i diritti di protestare. Tuttavia, pur condividendo in pieno i motivi che scatenano la protesta, non condivido per nulla le forme e i modi di quest'ultima che danneggiano quasi esclusivamente gli studenti.
Insomma, ve li ricordate i capponi di Renzo?

Al contrario di quanto dici, le università possono benissimo fare a meno della ricerca, in Italia.
Un ricercatore (o professore) che pubblica 10 articoli l'anno e uno che non ne pubblica da 10 anni prendono lo stesso stipendio, a parità di età di insediamento. E non conosco casi di professori licenziati per scarsa produttività scientifica. Se si tenesse al confronto internazionale e ci fossero dei sistemi di controllo questo ovviamente non potrebbe accadere. Ma evidentemente in Italia il controllo e il confronto fanno paura.
E' vero che non è uno sciopero, non ho mai usato questa parola. Però resto dell'idea che per cercare di cambiare le cose bisogna mettere alla luce le contraddizioni. La protesta dei ricercatori inoltre mette chiaramente in difficoltà, oltre agli studenti, anche i rettori e presidi di facoltà, che magari hanno più potere contrattuale nei confronti del governo.
PS aggiungo un altro tassello sconfortante al quadro attuale
http://www.repubblica.it/scuola/2010/09 ... i-7372673/
cosa vi aspettate da un posto cosi?
Un ricercatore (o professore) che pubblica 10 articoli l'anno e uno che non ne pubblica da 10 anni prendono lo stesso stipendio, a parità di età di insediamento. E non conosco casi di professori licenziati per scarsa produttività scientifica. Se si tenesse al confronto internazionale e ci fossero dei sistemi di controllo questo ovviamente non potrebbe accadere. Ma evidentemente in Italia il controllo e il confronto fanno paura.
E' vero che non è uno sciopero, non ho mai usato questa parola. Però resto dell'idea che per cercare di cambiare le cose bisogna mettere alla luce le contraddizioni. La protesta dei ricercatori inoltre mette chiaramente in difficoltà, oltre agli studenti, anche i rettori e presidi di facoltà, che magari hanno più potere contrattuale nei confronti del governo.
PS aggiungo un altro tassello sconfortante al quadro attuale
http://www.repubblica.it/scuola/2010/09 ... i-7372673/
cosa vi aspettate da un posto cosi?
"wedge":
mi auguro vivamente nessun ricercatore tenga un corso non pagato in nessuna università italiana.
è un disagio per gli studenti? è vero. ma quando c'è una protesta (sacrosanta) qualcuno purtroppo deve smenarci.
Sinceramente il modo in cui è stata organizzata questa protesta non lo capisco. Si parla di sciopero, ma non è affatto uno sciopero: scioperare significa fare a meno di parte del proprio stipendio (una giornata di lavoro ad es.) per recare danno all'azienda in cui si lavora di modo che a perderci siano gli stessi datori di lavoro. Tutto per aumentare il proprio potere contrattuale con l'azienda.
Lo "sciopero" dei ricercatori in primis invece non penalizza in alcun modo i ricercatori stessi, anzi li alleggerisce da un compito (i quali è vero non sono obbligati ad assolvere), ma senza in alcun modo procurare una decurtazione del loro salario. L'unica categoria ad essere penalizzata sono invece gli studenti che si ritroveranno un anno accademico mutilato, senza averne nessuna colpa. Pensare che il disagio arrecato agli studenti possa convertire sulla via di Damasco gli elettori del "governo del fare" sinceramente lo trovo non utopistico: stupido. Qualcuno toccato nei propri interessi magari si risveglierà improvvisamente da un sonno profondo (sì dopo 15 anni si sono svegliati anche Fini e la sua banda), ma non in maniera sufficiente a ribaltare il consenso di questo governo. Dai, non so cosa si aspettino i ricercatori: che la popolazione insorga trionfante e marci unita per il bene dell'Università italiana (cosa di cui, ahimè, non è mai fregato niente a nessuno)?
Perché i ricercatori non hanno fatto invece sciopero della ricerca? Continuano a prendere il loro (scarso) stipendio e ad assolvere i loro compiti didattici (magari anche incrementandoli con "seminari" aperti al pubblico), ma si rifiutano di assolvere compiti di ricerca per uno o due mesi. Boicottano i convegni internazionali o vi partecipano solo per esprimere la loro posizione contro il governo italiano. L'università non è nelle condizioni di licenziarli tutti. Il loro contributo alla didattica è prezioso. Allo stesso tempo però non credo che le università possano continuare senza fare ricerca. Per quanto la ricerca sia poco considerata in Italia il governo non può permettersi di eliminarla completamente. Anche solo per una questione di immagine.
Sì, i ricercatori forse rischierebbero grosso, ma non è questo il senso di uno sciopero ad oltranza? In questo modo invece gli unici a pagare saranno gli studenti. Come se non pagassero già abbastanza la mediocrità dell'Università italiana.
EDIT: sentendo molti miei compagni ho l'impressione che l'umore non sia affatto favorevole alla protesta dei ricercatori, anzi. Quindi non so se l'idea di coinvolgere gli studenti nella protesta potrà mai funzionare.
Chi vota PDL lo fa per idolatria nei confronti del suo leader, reggente, comandante... ed ha modi di ragionare anti-razionali.
Come mi è capitato di constatare direttamente, chi volta PDL ed ha i figli all'università si lamenta dei ritardi dell'inizio delle lezioni, si lamenta perchè dice: "Anche una volta era così, eppure prima lavoravano tutti comunque", o ancora "I ricercatori sono degli svogliati"... e qui mi fermo.
Ma con chi vota PDL è davvero inutile parlare.
Come mi è capitato di constatare direttamente, chi volta PDL ed ha i figli all'università si lamenta dei ritardi dell'inizio delle lezioni, si lamenta perchè dice: "Anche una volta era così, eppure prima lavoravano tutti comunque", o ancora "I ricercatori sono degli svogliati"... e qui mi fermo.
Ma con chi vota PDL è davvero inutile parlare.
mi auguro vivamente nessun ricercatore tenga un corso non pagato in nessuna università italiana.
è un disagio per gli studenti? è vero. ma quando c'è una protesta (sacrosanta) qualcuno purtroppo deve smenarci.
e mi piace pensare (anche se lo vedo utopistico) che fra quegli studenti e fra i loro genitori ci sia qualche elettore del popolo delle libertà che inizi a farsi delle domande sulla politica dell'istruzione perpetrata dal proprio governo.
OT [ma non del tutto]: mi è capitato di rivedere un documentario di Riccardo Iacona del 2006, Viva la Ricerca!, in cui si parla della situazione della ricerca italiana. sembra girato ieri, non è cambiato niente, se non le situazioni lì descritte sono andate peggiorando e basta.
è un disagio per gli studenti? è vero. ma quando c'è una protesta (sacrosanta) qualcuno purtroppo deve smenarci.
e mi piace pensare (anche se lo vedo utopistico) che fra quegli studenti e fra i loro genitori ci sia qualche elettore del popolo delle libertà che inizi a farsi delle domande sulla politica dell'istruzione perpetrata dal proprio governo.
OT [ma non del tutto]: mi è capitato di rivedere un documentario di Riccardo Iacona del 2006, Viva la Ricerca!, in cui si parla della situazione della ricerca italiana. sembra girato ieri, non è cambiato niente, se non le situazioni lì descritte sono andate peggiorando e basta.