Chi può fare matematica
Apro questo post pur sapendo che sarà molto polemico e forse porterà persone ad esprimersi in toni molto accesi nchenei miei confronti, ma ritengo che esso sia funzionale ad una analisi e comprensione della vita di questa comunità virtuale:
La questione è: chi può leggittimamente fare matematica?
Ossia chi ha diritto d esprimersi in merito a questioni di matematica e chi è meglio che non lo faccia...
Secondo me si possono distinguere alcune categorie:
-Matematici, persone laureate in matematica e che a pieno titolo possiedono le capacità di sviluppare questa materia.
-studenti di matematica,idem come sopra, con sfumature che dipendono dal livello degli argomenti e dal livello dei loro studi.
-Fisici, spesso molto abili ed estremamente creativi...
-studenti di fisica, idem come sopra
-Ingegneri e allievi ingegneri, di solito siamo molto rigorosi, e guardiamo con un occhio alla teoria e con l'altro alla pratica, con tutti i vantaggi e gli svantagi del caso, sicuramente non siamo semplici "applicatori" di regole...
-Studenti delle superiori, curiosi e spumeggianti, magari con qualche carenza di rigore, spesso ottimi "solutori".
-appassionati di matematica e fisica, le cui conoscenze non possono essere etichettate ma spesso poichè animati da passione vera estremamente interessanti ed interessati hai discorsi, coloro che da lunga data studiano e divorano libri su libri spesso sono delle vere "macchine"...
-appassionati di pseudofisica convinti di sapere tutto senza avere stuiato niente, rifiutano lo studio delle teorie riconosciute poichè a loro modo di vedere errate, ma incapaci di spiegare il perchè, sia in ambito matematico, in cui spesso mostrano lacune a livello elementare, sia fisico, poichè privi di metodo...ecco questi sarebbero meglio che stessero zitti...[:)]
La questione è: chi può leggittimamente fare matematica?
Ossia chi ha diritto d esprimersi in merito a questioni di matematica e chi è meglio che non lo faccia...
Secondo me si possono distinguere alcune categorie:
-Matematici, persone laureate in matematica e che a pieno titolo possiedono le capacità di sviluppare questa materia.
-studenti di matematica,idem come sopra, con sfumature che dipendono dal livello degli argomenti e dal livello dei loro studi.
-Fisici, spesso molto abili ed estremamente creativi...
-studenti di fisica, idem come sopra
-Ingegneri e allievi ingegneri, di solito siamo molto rigorosi, e guardiamo con un occhio alla teoria e con l'altro alla pratica, con tutti i vantaggi e gli svantagi del caso, sicuramente non siamo semplici "applicatori" di regole...
-Studenti delle superiori, curiosi e spumeggianti, magari con qualche carenza di rigore, spesso ottimi "solutori".
-appassionati di matematica e fisica, le cui conoscenze non possono essere etichettate ma spesso poichè animati da passione vera estremamente interessanti ed interessati hai discorsi, coloro che da lunga data studiano e divorano libri su libri spesso sono delle vere "macchine"...
-appassionati di pseudofisica convinti di sapere tutto senza avere stuiato niente, rifiutano lo studio delle teorie riconosciute poichè a loro modo di vedere errate, ma incapaci di spiegare il perchè, sia in ambito matematico, in cui spesso mostrano lacune a livello elementare, sia fisico, poichè privi di metodo...ecco questi sarebbero meglio che stessero zitti...[:)]
Risposte
"DRT":Forse non ho esposto bene il mio pensiero, di sicuro non sono stato capito.
IDEA...
La presenterò al ministero[;)]
e cioè all'università al posto dei ''banali'' corsi di analisi matematica 1 e 2, parlo di Ingegneria, io aggiungerei qualche altro esame di analisi... ma inizierei il programma come inizia in 1 liceo, con le scomposizioni in fattori, per poi passare ai problemi di geometria piana, solida, passare alla geometria analitica, trigonometria (spiegata per bene, non solo sen^x + cos?2x=1), problemi di trigonometria (discussione di problemi goniometrici), per poi fare analisi. Farei lo stesso programma dello scientifico PNI, con tanto di prova finale vertente su problemi. Credete la gente non ci riuscirebbe?
I teoremi che si portano agli orali sono un pò banali about me. Sono cose sì da capire, ma che comunque fanno ragionare in modo blando.
Sono cose già scritte da imparare. Io parlo di risolvere i problemi.
In questo modo, almeno, lo studente apprenderebbe un pò di problem solving... con i corsi di analisi dell'Università (Ingegneria) che apprende? Dico un assurdo se dico che entra con una preparazione X dal liceo scientifico e ne esce con una preparazione X-1 dopo gli esami di analisi di ingegneria? Credo proprio di no.
[xdom="gugo82"]E ti preoccupi di non essere stato capito dopo soli 7 anni?
Pensa che c'è chi viene compreso solo dopo vari decenni...

Chiudo, perché è inutile recuperare una discussione dopo tanto tempo (si chiama necroposting).

quote:
Originally posted by Marco83
Attualmente sono al III anno di Ingegneria Meccanica al Politecnico di Tuttavia, ciò che maggiormente mi preoccupa è la tendenza all'ignoranza diffusa che serpeggia tra gli studenti di oggi.
Ho sentito gente esultare quando si decide di tagliare parti di programma, gente avere lacune gravi nell'uso della lingua italiana e scherzarci sopra, oltre ad un generalizzato disprezzo verso quei professori che tentano di alzare il livello.
Caro Marco83,
effettivamente ciò che preoccupa è la tendenza all'ignoranza diffusa.......
Come e perchè di questa ignoranza "diffusa"?
Io credo che il fenomeno sia da collegarsi al, diciamo così, fenomeno dell'indebolimento della memoria storica personale e collettiva; memoria che, in modo del tutto naturale, dovrebbe autoallocarsi in qualche anfratto della nostra mente e li rinsaldarsi costituendo, consciamente o no per ciascuno di noi, una solida spalliera d'appoggio su cui costruire non solo la nostra vita culturale propriamente detta bensì pure quella della pratica quotidianità del nostro saper esistere.
Il fenomeno del depauperamento del patrimonio di momoria storica collettiva ed individuale credo lo si possa tranquillamente imputare all'immenso e storico evento dell'innurbamento della nostra popolazione: la turbinosa fuga dai piccoli centri rurali verso le grandi città, iniziatasi nella seconda metà degli anni 50 e placatasi nei primi anni '70.
E' inevitabile che lo sradicamento di massa dalle collettività e dagli ambienti originari produca, nei più giovani l'oblio di quei legami d'origine; in circostanze meno epocali di quello che fu quello scombussolamento demografico, la falla di memoria storica, che inevitabilmente colpiva le classi giovanissime, sarebbe stata del tutto naturalmente colmata dalla memoria storica dei genitori. Ciò, purtroppo, non è avvenuto perchè proprio quegli "adulti", che si inurbavano trascinandosi dietro famiglia e valigia di cartone, appena scendevano i gradini del treno, consideravano questo solo fatto, una vittoria raggiunta piuttosto che una sconfitta, sconfitta, cioè, per non aver saputo trarre profitto dal suo luogo: quegli "adulti" vollero deliberatamente dimenticare le loro radici come vergognose.
Orbene la perdita della memoria storica altro non è che la perdita del "punto" identificato dalle coordinate della nostra esistenza al mondo.
Senza questo importante sostegno psicofisiologico ci si sporge paurosamente dalla balaustra dello sgomento e della disperazione dove non c'è che droga, balera, rischio gratuito, ecc.; altro che studio, ricerca passione per la creatività e quant'altro!
mario1
Cmq Luca ti volevo fare i complimenti per il tuo sito. Molto interessante e pieno di spunti. Ciao
Francesco
Francesco
E' vero. Il fatto che si scriva una cosa e che poi se ne faccia un'altra è appurato. Il problema è che, oltre ai soldi (pochi) che arrivano alle università per fare ricerca, servirebbero soldi (o ricerca) da parte di privati (ma quest'ultimi se devono formazione o ricerca lo fanno all'interno dell'impresa). E chi studia troppo alla fin fine costa troppo(e quindi è poco appetibile). Illuminante in tal senso è l'offerta lavoro della Directline(impresa assicuratrice) la quale ricerca diplomati (e i laureati li lascia a casa!!).
Francesco
Francesco
In realta' gli scienziati in Italia sono sempre meno, e sempre di meno ne vogliono, non si capisce per quali motivi. Parlo per esperienza personale: io ho praticamente finito il mio dottorato e per ora sono... in mezzo alla strada. Dal 31 Ottobre non percepiro' piu' la mia borsa, e per ora non ho trovato una borsa post-doc che e' una in Italia. E poi non vengano a parlare della fuga di cervelli dall'Italia. Se uno non fugge e' costretto a cambiare lavoro.
Luca.
Luca.
Sì Fireball è vero. Ma anche dal punto di vista scientifico non è che siamo da poco.
Quando i governi(di destra,sinistra,centro) e i rettori si decideranno a capire che sono le conoscenze e noni titoli di studio che uno ha preso????? Illuminante in tal senso dovrebbe essere la esperienza di Newton!!!!E invece no! Il rettore di Cà Foscari, Ghetti, si è felicitato che gli immatricolati sono in aumento nel 'suo' ateneo (spt marketing e lingue orientali). Non ha detto però che le matricole di marketing sono stipate in aule troppo piccole per loro, che l'esame di Finanza Aziendale I, visto che è fatto da 900 persone, è una farsa (questo perchè le aule sono piccole, le persone tante e i prof non possono controllare 200 persone messe in aule da 200!!- copi anche se non vuoi!), che hanno voluto portare all'estremo la specializzazione e si ritrovano dopo tre anni a dover togliere rami di specialistica perchè ci sono poche persone (lupus in fabula: nel mio percorso(finanza indirizzo matematica, ndr) siamo solo in 2) e altri piccoli problemi. Scusate lo sfogo.
Francesco
Francesco
Rispondo alla seconda domanda...
Forse perché l'Italia ha una storia letteraria
non indifferente e quindi si dà molta importanza
al nostro patrimonio umanistico...
Forse perché l'Italia ha una storia letteraria
non indifferente e quindi si dà molta importanza
al nostro patrimonio umanistico...
Allarmante in tal senso è quanto pubblicato su campus di questo mese. Se i laureati scientifici non aumenteranno del 15% in pochi anni si sarà costretti ad importare scienziati da paesi del 'terzo mondo' dove pare che ce ne siano parecchi. Due considerazioni:
1- perchè non si parla di qualità?????è solo importante avere il numero per non dipendere dalla scienza degli altri????
2- secondo voi perchè qui c'è così poca predisposizione alle scienze e più alle materie umanistiche???
E nel frattempo Galileo e Leonardo si rivoltano nella tomba!!!!!!
1- perchè non si parla di qualità?????è solo importante avere il numero per non dipendere dalla scienza degli altri????
2- secondo voi perchè qui c'è così poca predisposizione alle scienze e più alle materie umanistiche???
E nel frattempo Galileo e Leonardo si rivoltano nella tomba!!!!!!
il problema vero e proprio è: si vuole quantità o qualità?? L'ultimo congresso a Lisbona ha dato una risposta: solo quantità! infatti se si tralascia la qualità si formano "automi" in grado di eseguire solo ordini e non di ragionare su quello che si fa.
Secondo me sarebbe piu' opportuno rafforzare e rendere piu' seri gli esami di Analisi; uno scritto difficile di Analisi, come si dava una volta, eliminerebbe il calo di preparazione.
Luca.
Luca.
IDEA...
La presenterò al ministero[;)]
e cioè all'università al posto dei ''banali'' corsi di analisi matematica 1 e 2, parlo di Ingegneria, io aggiungerei qualche altro esame di analisi... ma inizierei il programma come inizia in 1 liceo, con le scomposizioni in fattori, per poi passare ai problemi di geometria piana, solida, passare alla geometria analitica, trigonometria (spiegata per bene, non solo sen^x + cos?2x=1), problemi di trigonometria (discussione di problemi goniometrici), per poi fare analisi. Farei lo stesso programma dello scientifico PNI, con tanto di prova finale vertente su problemi. Credete la gente non ci riuscirebbe?
I teoremi che si portano agli orali sono un pò banali about me. Sono cose sì da capire, ma che comunque fanno ragionare in modo blando.
Sono cose già scritte da imparare. Io parlo di risolvere i problemi.
In questo modo, almeno, lo studente apprenderebbe un pò di problem solving... con i corsi di analisi dell'Università (Ingegneria) che apprende? Dico un assurdo se dico che entra con una preparazione X dal liceo scientifico e ne esce con una preparazione X-1 dopo gli esami di analisi di ingegneria? Credo proprio di no.
La presenterò al ministero[;)]
e cioè all'università al posto dei ''banali'' corsi di analisi matematica 1 e 2, parlo di Ingegneria, io aggiungerei qualche altro esame di analisi... ma inizierei il programma come inizia in 1 liceo, con le scomposizioni in fattori, per poi passare ai problemi di geometria piana, solida, passare alla geometria analitica, trigonometria (spiegata per bene, non solo sen^x + cos?2x=1), problemi di trigonometria (discussione di problemi goniometrici), per poi fare analisi. Farei lo stesso programma dello scientifico PNI, con tanto di prova finale vertente su problemi. Credete la gente non ci riuscirebbe?
I teoremi che si portano agli orali sono un pò banali about me. Sono cose sì da capire, ma che comunque fanno ragionare in modo blando.
Sono cose già scritte da imparare. Io parlo di risolvere i problemi.
In questo modo, almeno, lo studente apprenderebbe un pò di problem solving... con i corsi di analisi dell'Università (Ingegneria) che apprende? Dico un assurdo se dico che entra con una preparazione X dal liceo scientifico e ne esce con una preparazione X-1 dopo gli esami di analisi di ingegneria? Credo proprio di no.
quote:Essere buoni insegnanti di matematica è difficile in quanto esiste un baco universale che colpisce tutte le professioni, a tutti i livelli, che si chiama "deformazione professionale". Il rendersi conto da soli di questa inevitabile deformazione, onde gestirla col minor danno alla qualità della professione esercitata e soprattutto a danno della necessaria obiettività nella propria autocritica, è la chiave che porta ad essere "buoni insegnanti".
Originally posted by Luca77
Il problema e' che una cosa e' imparare la Matematica, ed una cosa e' imparare ad insegnarla. Moltissimi insegnanti conoscono la matematica, ma non la sanno insegnare. E questo e' grave.
Luca.
Per esempio, per limitarci al campo dell'insegnamento della matematica, specie nei primi approcci ai corsi di studi medi e successivamente a quelli universitari, il "baco" della deformazione professionale fa sì che i metodi di studio partano dal "generale" per lasciare che spontaneamente o quasi, lo studente scivoli, se ha afferrato qualcosa, verso il particolare. Questo percorso nuoce gravissimamente non tanto ai più predisposti verso la matematica (talvolta, però, anche a quelli) ma ai meno, ingenerando il panico, lo scoramento, la fuga e l'idiosincrasia definitiva dei tanti verso questa scienza e tutte le sue applicazioni. E così la frittata storica e bella e fatta.
Ritengo, a mio modesto avviso, che una metodologia di studio, che preveda un percorso inverso a quello anzidetto, sia più naturale e assolutamente meno traumatico, ma soprattutto più piacevole; d'altro canto, se ripassiamo la storia della matematica dai suoi albori, ci rendiamo conto che questo è stato il processo di sviluppo, di diffusione e di ascesa di questa importantissima e vitale scienza.
mario1
quote:Ne ho sentito parlare!!!!!....
Originally posted by Admin
Visto che si parla di insegnanti di matematica delle superiori devo aggiungere che il fatto che vengano diplomati studenti ignoranti in matematica non significa che l'insegnante non sa la matematica. Molto spesso l'insegnante ha messo sempre 3 all'alunno che poi si è regolarmente diplomato, non ha mai recuperato nessun debito, e si è iscritto a ingegneria. Se poi l'insegnante gli ha messo 6 molto spesso è per togliersi davanti l'alunno, i colleghi (quelli di italiano, educazione fisica, disegno, ecc.) e soprattutto i presidi che da qualche anno a questa parte sono diventati venditori di diplomi e si fanno la concorrenza l'un l'altro come i supermercati. Quando gli studenti diventano clienti si sa che il cliente ha sempre ragione.
Purtroppo quest'atteggiamento da supermercato sta entrando anche nelle università: siamo ormai a chi fa più sconti, a chi dà più premi, ecc.
ab
mario1
quote:Il quadro è sostanzialmente corretto.
Originally posted by GIOVANNI IL CHIMICO
La questione è: chi può leggittimamente fare matematica?
Ossia chi ha diritto d esprimersi in merito a questioni di matematica e chi è meglio che non lo faccia...
Secondo me si possono distinguere alcune categorie:
-Matematici, persone laureate in matematica e che a pieno titolo possiedono le capacità di sviluppare questa materia.
-studenti di matematica,idem come sopra, con sfumature che dipendono dal livello degli argomenti e dal livello dei loro studi.
-Fisici, spesso molto abili ed estremamente creativi...
-studenti di fisica, idem come sopra
-Ingegneri e allievi ingegneri, di solito siamo molto rigorosi, e guardiamo con un occhio alla teoria e con l'altro alla pratica, con tutti i vantaggi e gli svantagi del caso, sicuramente non siamo semplici "applicatori" di regole...
-Studenti delle superiori, curiosi e spumeggianti, magari con qualche carenza di rigore, spesso ottimi "solutori".
-appassionati di matematica e fisica, le cui conoscenze non possono essere etichettate ma spesso poichè animati da passione vera estremamente interessanti ed interessati hai discorsi, coloro che da lunga data studiano e divorano libri su libri spesso sono delle vere "macchine"...
-appassionati di pseudofisica convinti di sapere tutto senza avere stuiato niente, rifiutano lo studio delle teorie riconosciute poichè a loro modo di vedere errate, ma incapaci di spiegare il perchè, sia in ambito matematico, in cui spesso mostrano lacune a livello elementare, sia fisico, poichè privi di metodo...ecco questi sarebbero meglio che stessero zitti...[:)]
mario1
quote:
Originally posted by Luca77
Ora c'e' da chiedersi: meglio avere sul mercato tanta gente laureata prima possibile ma di scarsa qualita', o meglio attendere magari 2/3 anni in piu' ed avere sul mercato gente comptetitiva ed in grado di mettere le aziende all'avanguardia? Purtroppo, la risposta delle aziende a questa domanda cade sulla prima opzione.
Probabilmente una delle principali cause del degrado della preparazione universitaria, proprio come dici tu, ruota attorno al mondo del lavoro.
Il posto fisso che lascia il passo al lavoro "flessibile" ne è forse la causa: non occorre più gente un po' avanti negli anni particolarmente preparata. Molto meglio "giovincelli" con un minimo di preparazione che possono essere assunti con contratti a termine, istruiti all'occorrenza, sfruttati al minimo della paga, e poi presi a calcioni nel sedere dopo il termine del secondo contratto (al terzo contratto per legge devono essere assunti a tempo indeterminato: legge che, facile prevederlo, a breve sparirà). Ed i "giovincelli" in questione ne sono anche contenti (se no, senza offesa per nessuno, che giovincelli sarebbero?). Ho avuto modo di parlare qualche tempo fa con una 23/4-enne, neolaureata in lettere, assunta con contratto a tempo indeterminato in un centralino ("call-center" Ma va va...) di una nota ditta di telefonia. Faceva turni dell'altro mondo, era continuamente vessata dai "principali" (oppressi anch'essi dalle direttive aziendali), dopo il primo rinnovo di contratto non è più stata richiamata, e lei era pure contenta: era il suo primo stipendio. Inutili furono i miei tentativi di convincerla che il rischio era quello di passare tutto il resto della vita in questo modo aberrante: da un contratto di lavoro ad un altro (nel migliore dei casi).
Anche le facoltà, comunque, hanno le loro colpe. Ormai è una gara a chi sforna più laureati. Credo che, in qualche modo, c'entri la loro srovavvivenza, ma è solo una mia ipotesi.
Bho? Non ho una sufficiente quantità di preveggenza per comprendere chiaramente dove tutto ciò ci condurrà. Temo verso lo sfacelo.
Bye bye
Tutte le facolta' scientifiche/tecniche sono state ridimensionate e notevolmente semplificate, perdendo quindi in qualita' e serieta'. Questo perche' c'erano troppi abbandoni, troppa poca gente riusciva a laurearsi con il regime del vecchio ordinamento. Ora c'e' da chiedersi: meglio avere sul mercato tanta gente laureata prima possibile ma di scarsa qualita', o meglio attendere magari 2/3 anni in piu' ed avere sul mercato gente comptetitiva ed in grado di mettere le aziende all'avanguardia? Purtroppo, la risposta delle aziende a questa domanda cade sulla prima opzione.
Luca.
Luca.
Gli abbandoni dopo il primo anno di corso sono frequenti: chi abbandona di sicuro non era abbastanza motivato nel fare quella facoltà. Vedo teste di bue prendere 30/30 .. e sono fermamente convinto che tutti possono arrivarci. Per cui sveliamo il mito dell'incapacità: il livello a cui è arrivata l'Università italiana è ridicolo. Chi lascia è perché davvero lo vuole lui... ostacoli ce ne son pochissimi.. basta studiare un pò e soprattutto avere una discreta/buona preparazione di base. Io credo che si è destinati a peggiorare da questo punto di vista... i professori li vedo sempre più bravi e amici degli studenti.. questo NON è un vantaggio poiché l'uomo è un animale e come tale se ne approfitta di ogni situazione favorevole per far suo un esame con pochi sforzi.
Facoltà come Giurisprudenza e Medicina.. beh quelle sono ancora facoltà a TUTTI GLI EFFETTI. Ho visto esami lì.. una serietà incredibile. Altrove, soprattutto Ingegneria, agli esami sembra di stare al mercato. Non è un eufemismo
Facoltà come Giurisprudenza e Medicina.. beh quelle sono ancora facoltà a TUTTI GLI EFFETTI. Ho visto esami lì.. una serietà incredibile. Altrove, soprattutto Ingegneria, agli esami sembra di stare al mercato. Non è un eufemismo
Qualcosa di simile accade a ingegneria chimica:siamo 50, abbiamo una marea di esami di chimica e di ingegnieria di processo, gli altri servono a far cultura...
che il nuovo ordinamento abbia fatto molti danni è sotto gli occhi di tutti, però secondo me quando andrà a regime le cose funzioneranno bene, almeno spero.
io per fortuna mi ritengo un privilegiato. mi sono sempre trovato in condizioni didattiche ottimali, nel senso che passato il primo anno e fatta la prima "scrematura" in aula eravamo non più di 40 persone (nei corsi del mio indirizzo non arriviamo a 10 studenti) così che il prof ha potuto fare lezione in maniera migliore e noi abbiamo potuto seguire bene, senza casino in aula, senza problemi audio-video diciamo.
è vero che molte materie passano senza lasciare traccia negli studenti, però se i piani di studio seono ben bilanciati alla fine le cose importanti restano. mi spiego meglio...
io nel mio corso di laurea ho un solo esame di chimica da 5 crediti (cioè la metà di un corso vecchio ordinamento) compresso nei primi 2 mesi del primo anno. è ovvio che mi sia rimasto poco ormai di quel corso. ma per quanto riguarda gli esami caratterizzanti il mio corso di studi, cioè quelli di matematica, dopo ever fatto i seguenti esami in 3 anni:
analisi A, B, C, D
eqaz. a derivate parziali,
geometria,
statistica, statistica inferenziale, probabilità, modelli stocastici,
analisi numerica
algebra e logica
e trovandomi a dove fare una laurea specialistica con una marea di esami di matematica direi che è difficile che alla fine dei cinque anni sappia poco di matematica.
pazienza se di chimica, elettronica o elettrotecnica mi ricorderò poco, per quelle ci sono altri tipi ti ingegneri...
insomma secondo me il nuovo ordinamento potenzialmente un paio di vantaggi li ha:
dare un titolo già dopo 3 anni in modo da limitare l'abbandono
creare figure professionali che nel loro campo ne sanno veramente
certo ci vuole un po' per andare a regime...
io per fortuna mi ritengo un privilegiato. mi sono sempre trovato in condizioni didattiche ottimali, nel senso che passato il primo anno e fatta la prima "scrematura" in aula eravamo non più di 40 persone (nei corsi del mio indirizzo non arriviamo a 10 studenti) così che il prof ha potuto fare lezione in maniera migliore e noi abbiamo potuto seguire bene, senza casino in aula, senza problemi audio-video diciamo.
è vero che molte materie passano senza lasciare traccia negli studenti, però se i piani di studio seono ben bilanciati alla fine le cose importanti restano. mi spiego meglio...
io nel mio corso di laurea ho un solo esame di chimica da 5 crediti (cioè la metà di un corso vecchio ordinamento) compresso nei primi 2 mesi del primo anno. è ovvio che mi sia rimasto poco ormai di quel corso. ma per quanto riguarda gli esami caratterizzanti il mio corso di studi, cioè quelli di matematica, dopo ever fatto i seguenti esami in 3 anni:
analisi A, B, C, D
eqaz. a derivate parziali,
geometria,
statistica, statistica inferenziale, probabilità, modelli stocastici,
analisi numerica
algebra e logica
e trovandomi a dove fare una laurea specialistica con una marea di esami di matematica direi che è difficile che alla fine dei cinque anni sappia poco di matematica.
pazienza se di chimica, elettronica o elettrotecnica mi ricorderò poco, per quelle ci sono altri tipi ti ingegneri...
insomma secondo me il nuovo ordinamento potenzialmente un paio di vantaggi li ha:
dare un titolo già dopo 3 anni in modo da limitare l'abbandono
creare figure professionali che nel loro campo ne sanno veramente
certo ci vuole un po' per andare a regime...