Testo di Fisica

SaturnV
Ciao a tutti, sono uno studente di quarto liceo scientifico appassionato di Fisica. Dato che a scuola non è che si faccia molto, un annetto fa presi la decisione di acquistare un libro di Fisica per Ingegneria (ammazza quanto costano... 4 paghette in "fumo"...). Mi consigliarono di prendere il "Serway - Beichner, Fisica per Scienze e Ingegneria".
Ho acquistato il primo volume (Meccanica, Onde e Termodinamica). E' senza dubbio un buon libro, più approfondito delle stupidaggini di scuola, ma non ho trovato molte difficoltà nel comprenderlo e sto pensando seriamente di passare a un libro più complicato, magari Fisica per... Fisica. :-)
Cosa ne pensate?
Avete qualche titolo da consigliarmi, cioè un buon testo di Fisica (magari non a livello proprio trascendentale...)?
Vi ringrazio.

Saluti Spaziali

Fabio

Risposte
spassky
Io mi orienterei sul :
Mencuccini -Silvestrini
o sulla gloriosa
Fisica di Feynman
Evita il Tipler

BooTzenN
fisica x fisica....
Rosati-Fisica generale 1

bags1
io mi sono trovato molto bene con il mazzoldi nigro voci - fisica 1 (e 2 se vuoi) versione mattone (c'è anche quella light comunque) :-D

PaoloC2
Io ti consiglierei di valutare bene anche il mitico HALLIDAY, conosciuto pure come Resnick-Halliday, (fisica 1 e 2)dicono che l'attuale edizione (la quarta) è maggiormente orientata alla didattica, io sono rimasto alla terza edizione.

Dipende, se hai degli interessi in particolare che possano andare oltre al programma generale dei primi due corsi universitari di fisica, allora ti servirà qualche altro testo specifico.

Ti consiglierei però, prima di un eventuale acquisto, di recarti presso una biblioteca ben fornita così potrai capire quale testo ti è più congegnale. Alcune università consentono l'accesso anche ai non iscritti, informati presso il dipartimento di fisica della tua città, magari con l'aiuto del bibliotecario (o della bibliotecaria) potrai trovare quello che ti interessa.

furetto1
Consiglio anch'io il Mazzoldi-Nigro-Voci Fisica I (esiste il tomo con la sola meccanica che costa 20€) poi esiste il tomo con meccanica e termodinamica ...

L'Halliday ha la caratteristica di spiegare le cose con un approccio MOLTO elementare, mentre il Mazzoldi è davvero ben fatto, non spiega le cose col cucchiaino.
In ogni caso da come ho visto sei abbastanza bravo in fisica, secondo me farai strada.
Ciao

cavallipurosangue
In ogni caso non confondiamo l'elementarità dell'approccio, con la buona riuscita di un libro.. Secondo me piu un libro riesce a spiegare le stesse cose , ma in maniera più semplice, significa cha è valido..Che bisogno c'è di complicare una cosa se non ce n'è strettamente bisogno??

wedge
"PaoloC":
Io ti consiglierei di valutare bene anche il mitico HALLIDAY, conosciuto pure come Resnick-Halliday, (fisica 1 e 2)dicono che l'attuale edizione (la quarta) è maggiormente orientata alla didattica, io sono rimasto alla terza edizione.


siamo già alla quinta edizione :wink: , almeno dell'Halloday-Resnick-Krane (Fisica 1 e 2)
esiste anche un Halliday-Resnick-Walker, Fondamenti di Fisica, adatto per le scuole superiori.

giuseppe87x
E infatti io ti consiglierei proprio l'Halliday per le scuole superiori. E' quasi a livello universitario soprattutto per quanto riguarda l'impostazione matematica.

spassky
Premetto che non conosco l'Halliday e sebbene ritenga sbagliatissimo parlare di ciò di cui non si conosce, non posso fare a meno di notare una cosa.Se già all'università, grazie al mancato sfasamento con i corsi di analisi ( dove ci sono...), studiare la meccanica senza sapere realmente cosa sono derivate e integrali è cosa dura,non capisco come si possa essere aiutati da un libro delle superiori...
E da tempo che lo dico e col tempo me ne convinco sempre più : perchè ostinarsi a mettere corsi di fisica nello stesso semestre di analisi?Alla fine pochi comprendono l'utilità di questi strumenti matematici nello studio dei fenomeni fisici...

Che ne pensate ?

furetto1
sono d'accordo spass

wedge
"spassky":
Premetto che non conosco l'Halliday e sebbene ritenga sbagliatissimo parlare di ciò di cui non si conosce, non posso fare a meno di notare una cosa.Se già all'università, grazie al mancato sfasamento con i corsi di analisi ( dove ci sono...), studiare la meccanica senza sapere realmente cosa sono derivate e integrali è cosa dura,non capisco come si possa essere aiutati da un libro delle superiori...
E da tempo che lo dico e col tempo me ne convinco sempre più : perchè ostinarsi a mettere corsi di fisica nello stesso semestre di analisi?Alla fine pochi comprendono l'utilità di questi strumenti matematici nello studio dei fenomeni fisici...

Che ne pensate ?


i professori di Fisica I si comportano e spiegano come se gli studenti abbiano già una certa familiarità con l'analisi... in effetti chi proviene dallo scientifico in genere si è fatto un annetto di limiti, integrali e derivate. per chi proviene dal classico o da altre scuole possono essere guai purtroppo.

comunque c'è un malinteso, l'Halliday-Resnick (Fisica 1 e 2) non è concepito affatto come libro per le superiori!
invece Fondamenti di Fisica (Halliday-Resnick-Walker) ne è una versione ridotta di 1/2 che può essere utilizzato alle superiori, saltando le parti di calcolo integrale e differenziale, che lo studente apprende al quinto anno...

david_e1
"spassky":
Premetto che non conosco l'Halliday e sebbene ritenga sbagliatissimo parlare di ciò di cui non si conosce, non posso fare a meno di notare una cosa.Se già all'università, grazie al mancato sfasamento con i corsi di analisi ( dove ci sono...), studiare la meccanica senza sapere realmente cosa sono derivate e integrali è cosa dura,non capisco come si possa essere aiutati da un libro delle superiori...
E da tempo che lo dico e col tempo me ne convinco sempre più : perchè ostinarsi a mettere corsi di fisica nello stesso semestre di analisi?Alla fine pochi comprendono l'utilità di questi strumenti matematici nello studio dei fenomeni fisici...

Che ne pensate ?


D'accordissimo.

Senza gli strumenti matematici fondamentali anche la meccanica che si puo' studiare diventa solo una collezione di casi ultra-particolari in cui lo studente riesce comunque a fare i conti. Utilita' educativa 0.
Addirittura si insegna prima la maccanica, poi, molto dopo, si impara il significato matematico di "conservativita'" o di integrale primo...

SaturnV
Ciao a tutti, vi ringrazio infinitamente per tutti i vostri consigli e vi farò sapere quale ho deciso di prendere.
Comunque avete proprio ragione circa lo sfasamento nella preparazione di analisi. Se il libro di scuola superiore attacca la cinematica (terzo anno) con la definizione di velocità istantanea quando uno studente medio non ha nemmeno la minima idea di cosa sia veramente quello strano simbolo "lim"... a cosa serve? Io per esempio sono assolutamente contrario alle definizioni "intuitive", tipo "se noi immaginassimo di registrare la velocità riportata sul tachimetro ogni intervallo di tempo infinitamente piccolo ecc ecc ecc" e parole, parole, parole, tipo i libri di letteratura che impiegano decine di pagine a ripetere lo stesso concetto e poi alla fine ci si chiede "ma che ha detto?". O mi dai la definizione completa di limite, oppure (forse più giustamente) sarebbe corretto saltare direttamente la definizione di quantità istantanee, almeno al terzo anno. Cosa ne pensate?

Saluti Spaziali

Fabio

spassky
Beh, son d'accordo circa la differenza con la letteratura ( anche io al liceo avevo la stessa idea dei prof di lettere...), ma attenzione a non cadere nel formalismo dotto e inutile.
La formula è utile perchè concentra in sè tutte quelle cose che scritte per esteso impiegherebbero pagine e pagine ( anzi libri ).
Ma la formula, senza il suo background, è vuota, non significa nulla...
Dunque occhio a dire che la definizione di limite intuitiva non serve : serve a capire cosa si fa, anche se poi la definizione rigorosa è tutt'altra cosa ( e ,tra parentesi, non è mica detto che sia così utile o versatile, quanto la nostra idea intutitiva di limite...)

Camillo
Sono d'accordo con spassky, parola per parola ; lasciatevi aiutare dalle considerazioni intuitive per comprendere di che cosa si sta parlando .
Poi passate alla formalizzazione rigorosa .

Camillo

david_e1
Sono d'accordo con spassky, ma vorrei aggiungere che anche le considerazioni intuitive senza le giustificazioni formali che le sostengono sono inutili: una fisica senza i fondamenti finisce per diventare una collezione di casi ultra-particolari in cui le formule sono ricavate tramite ragionamenti che, per quanto comprensibili, risultano irripetibili. Si finisce per perdere l'essenza delle cose...

infinito1
Io sono laureato in matematica, e mi ricordo come si "prendevano in giro" i professori di fisica quando "le sparavano grosse".

Però mi sono accorto spesso che i fisici semplicemente "usano" la matematica, e a volte addirittura la "scoprono" loro, lasciando poi ai matematici il compito di formalizarla in modo adeguato.

Un po' come quando (per risolvere problemi di fisica) si usa la calcolatrice: penso che poschissimi abbiano una idea accettabile di come funziona, ma comunemente nessuno se ne cura, dal momento che "funziona".


Così può essere, per esempio, anche per derivate ed integrali: non credo che sia tanto scandaloso se uno impara ad usarle, capendo il significato di quello che poi trova (senza capirne il perché), e (anche se ai matematici fa "giustamente" accapponare la pelle) ai se i fisici va bene così significa che «va bene così», dopotutto come si fa la fisica lo devono dire loro, non i matematici.




Io comunque quando definisco che cosa è la velocità istantanea uso una definizione che è una via di mezzo fra la definizione con i limiti e quella che dite voi:
definisco la velocità media come
«la velocità media nell'intervallo di tempo da tA a tB è il rapporto fra lo spazio percorso (o lo spostamento, a seconda che sia scalare o vettoriale) da tA a tB e (tB-tA)»
e poi quella istantanea:
«la velocità istantanea all'istante tC è la velocità media in un intervallo di tempo da tA a tB cui appartiene tB, se tale intervallo è sufficientemente piccolo da potervi considerare costante la velocità, cioè tale che in ogni suo sottointervallo la velocità media sia costante».

Tra l'altro questa definizione permette di capire molto meglio sia quali sono le unità di misura (che con i limiti si seguono male), sia di capire tutti quei ragionamenti che con gli "intervalli infinitesimi" risulterebbero quasi incomprensibili.

cavallipurosangue
Sono PERFETTAMENTE D'ACCORDO...!!! :-D :-D :!:

david_e1
"infinito":
«la velocità istantanea all'istante tC è la velocità media in un intervallo di tempo da tA a tB cui appartiene tB, se tale intervallo è sufficientemente piccolo da potervi considerare costante la velocità, cioè tale che in ogni suo sottointervallo la velocità media sia costante».


Ecco io queste definizioni qui' non le sopporto! :-D

Il fatto e' che secondo me non sono definizioni vere e proprie: chiunque le puo' interpretare come vuole. Quello che per me e' un intervallo "sufficientemente piccolo" per qualcun altro potrebbe non esserlo! Per non parlare della possibilita di "potervi considerare costante la velocita'"...

E' certemante un buon modo per spiegare la velocita' istantanea, ma non e' una definizione perche' lascia quasi tutto all'arbitrio del lettore. Per potersi capire e' necessario, invece, avere definizioni comuni a tutti e abbastanza rigorose da non dare adito a fraintendimenti.

Per finire mi sembra diseducativo abituare gli studenti a definizioni poco precise, perche', soprattutto all'inizio, e' necessario abituarli al rigore necessario allo studio della fisica. Poi, piu' avanti, uno puo' risparmiarsi tutte le "pignolerie" (che poi in realta' pignolerie non sempre sono) matematiche, ma DEVE sapere che esistono!



Per il resto sono d'accordo con Infinito: ai fisici basta saper usare la matematica, non la devono conoscere come un matematico. E' anche giusto cosi'. Ed e' vero che molta matematica e' stata scoperta dai fisici (ma anche dagli ingegneri!!!) in forma naiv e poi e' toccato ai matematici il compito di formalizzarla. Un esempio lampante e' quello delle distribuzioni di Shwartz o funzioni generalizzate che, a dispetto di quanto pensino i matematici, sono nate ben prima dell'idea di "funzione test"...

infinito1
"david_e":
Ecco io queste definizioni qui' non le sopporto! :-D

Il fatto e' che secondo me non sono definizioni vere e proprie: chiunque le puo' interpretare come vuole. Quello che per me e' un intervallo "sufficientemente piccolo" per qualcun altro potrebbe non esserlo! Per non parlare della possibilita di "potervi considerare costante la velocita'"...



Forse non mi sono spiegato bene, ma:

1°) in fisica OGNI misura è approssimata
(Il valore della velocità della luce è “esatto” perché non è una misura, ma dato è per definizione,
la misura del numero delle dita della mi amano destra è esattamten 5, perché è misurato in N con un errore minore di 0,5, …, ecc. , ma ogni misura è approssimata).

2°) Ogni misura è quindi non “un numero”, ma “un intervallo”.

3°) Ogni misura, per essere conosciuta, deve necessariamente includere (oltre al valore numeri e all’unità di misura) anche l’incertezza (o “errore” o “approssimazione”, …) con cui è misurata.

4°) In generale non è corretto ricercare che due misure siano uguali, ma che le intersezioni dei due intervalli siano non vuote (in realtà si vorrebbe che “si sovrapponessero” “per gran parte”).


Detto questo si ha allora che la frase «…tale che in ogni suo sottointervallo la velocità media sia costante» (nota l’approssimazione con cui stiamo considerando le velocità) ha un ben preciso significato fisico, e non è vero ceh «Quello che per me e' un intervallo "sufficientemente piccolo" per qualcun altro potrebbe non esserlo».



Analogamente per
"david_e":
Per finire mi sembra diseducativo abituare gli studenti a definizioni poco precise,

Condivido, e anche per questo chiarisco che non do la definizione di limite, ma mi limito a dire loro come si usano i limi chiarendo bene che non hanno la definizione.

Il problema infatti non è non conoscere le cose, ma credere di conoscerle senza che sia vero

(per esempio non è troppo importante non sapere guidare l’automobile o un caccia, ma è importante che io sappia se so farlo o no, e che li guidi solo se ne sono in grado.)


Sappi, caro david_e, che io ho apprezzato spessissimo i tuoi interventi, e comunemente condivido quello che dici, ma credo che tu abbia la mentalità del matematico (ripeto che lo sono anch’io), me non credo che sia corretto che solo con questa si possa giudicare che cosa va bene in fisica e cosa no.

Io mi ricordo ancora quando, all’inizio della mia “carriera” Dovevo” scrivere che «radice di 2 = 1,4142»: non mi riusciva! E quando alla fine ce la avevo fatta, nel girarmi nuovamente verso la classe, la mano correggeva “involontariamente” lo “=” in un “quasi uguale” che rendeva corretta la scritta … ma corretta dal punto di vista matematico. Invece da quello fisico è corretto anche «radice di 2 = 1,4», perché significa semplicemente che, essendo l’approssimazione di più o meno 1 sull’ultima cifra significativa (per convenzione è così quando non è esplicitato quanto è l’approssimazione), «1,4

Concludendo penso che il problema principale non sia che la matematica è in contrasto con la fisica (e come potrebbe?), ma che le definizioni sono un po’ diverse, e forse comunemente non del tutto note ai matematici.
Inoltre ai matematici credo che “faccia un po’ “schifo” l’affermazione « In fisica si ha conoscenza sse tale conoscenza è quantitativa (cioè si esprime attraverso misure), e tutte le misure sono approssimate», per cui c’è la tendenza a rifugiarsi in un mondo diverso da quello reale. Ma non è ancora qui il problema: infatti se chi fa così fosse a conoscenza che non sta lavorando nel mondo reale (mentre i fisici si) non dovrebbe avere alcuna velleità di imporre ai fisici i risultati delle sue premesse, invece molti lavorano in un mondo inesistente e pretendono di applicare i risultati alla realtà.

Per esempio: mi si dire perché ciò di cui si parla in matematica (numeri, figure geometriche, logica, ecc.) devono “funzionare” nella realtà? O perché lo spostamento in funzione del tempo deve essere una funzione continua, derivabile, ecc.? O perché i principi di conservazione dell’energia, della quantità di moto ecc. devono essere validi? O perché “F=m·a”, che si pensava fosse “vera”, si può scoprire che non lo è (secondo la teoria della relatività la massa varia con la velocità), e quindi si possano cambiare “la struttura portante” della fisica a posteriori (cos inconcepibile in matematica)?


Davvero david_e la fisica è una scienza meravigliosa, ma ti invito a viverla “da fisico”.
Mi viene in mente qundo andai a Napoli: mi è piaciuta moltissimo sia la città, sia, soprattutto, i napoletani; ma io ho cercato di vederla con la mentalità da napoletano, e ho anche pensato che se un milanese volesse starci (o giudicarla) da milanese, ci morirebbe.
Così è per la fisica: non è la matematica, è un altro mondo.
Qui nel forum mi pare, fra coloro che hanno una mentalità da fisico (e “quindi” che apprezzano particolarmente la fisica), di aver incontrato solo cavalli (non vorrei fare torto ad altri, per cui ricordo che, per certe cose, la mia memoria è particolarmente inffidabile).
Credo che generalmente i fisici, ma anche gli ingegneri, abbiano un po’ di timore nell’esprimersi con i matematici nel senso che ho spiegato sopra, ma resto della convinzione che sia la “sacrosanta” verità.

Concludendo, ricordo quello che ho letto in molti bagni (non sono sicuro che fosse proprio così, ma comunque era qualcosa di “simile”):

VIVA LA FISICA!

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