Ingegneria
Volevo avere informazioni generali riguardo questo cdl, premetto che devo ancora affrontare il quinto anno del liceo Scientifico.
E' vero che esso e' il corso di laurea che consente di inserirsi il piu' velocemente possibile nel mondo del lavoro?
Quanto e' difficile studiare in questa Universita'?
Sono a conoscenza del fatto che il settore dell'edilizia specialmente in Italia sia un po' in crisi, quali sono le lauree piu' richieste del momento?
E' vero che oggi conviene fare ingegneria gestionale dato che e' molto richiesta? E' un corso serio ? Molti ingegneri laureati in altri cdl mi hanno sconsigliato questa via, altri mi hanno detto che e' pure invidia.
Un grande grazie in anticipo
E' vero che esso e' il corso di laurea che consente di inserirsi il piu' velocemente possibile nel mondo del lavoro?
Quanto e' difficile studiare in questa Universita'?
Sono a conoscenza del fatto che il settore dell'edilizia specialmente in Italia sia un po' in crisi, quali sono le lauree piu' richieste del momento?
E' vero che oggi conviene fare ingegneria gestionale dato che e' molto richiesta? E' un corso serio ? Molti ingegneri laureati in altri cdl mi hanno sconsigliato questa via, altri mi hanno detto che e' pure invidia.
Un grande grazie in anticipo

Risposte
Del primo ho fatto poco anche io tra le materie di "Marketing (fondamenti)" e "Operations Management" mentre del secondo credo che ho fatto qualche cosa in più nei corsi di Impianti Industriali e Operations Management. Sinceramente a me quelle materie non è che appassionino tanto. Ad esempio il corso di Gestione dell'Innovazione e dei Progetti (fondamentalmente è poco di più del corso per prendere la certificazione ISIPM del Project Management) per me è stato una noia (proprio in termini di argomenti) mortale. In ogni caso condivido che sono questioni un po' più pratiche e che quindi sarebbero state utili per un futuro lavoro.
"Intermat":
[quote="giuliofis"]
Mi chiedo anche se ciò che si studia non sia troppo "pratico"
Ingegneria non è molto pratica...
Io in 4 anni di ingegneria (gestionale) ho avuto giusto 2/3 corsi "pratici" dove venivano spiegati degli strumenti che poi effettivamente vengono usati nel mondo del lavoro. Tutto il resto è stata teoria.[/quote]
diciamo che questa è più una prassi italiana. All'estero si fa molta più pratica. Ed in parte lo trovo giusto. Per esempio trovo assurdo che nelle gestionali italiane (o almeno a Torino) non ci siano corsi tipo questo:
http://www.kurser.dtu.dk/2015-2016/4237 ... uage=en-gb
o soprattutto questo:
http://www.kurser.dtu.dk/2015-2016/4237 ... uage=en-gb
"By doing a project work the students develop a model of a production system for either an industrial facility or a service/healthcare facility. By doing a stakeholder analysis the strategy for the facility is developed. The layout should be designed under consideration of the technology (machines, processes, sequences, storage, transportation units, logistics, etc.), information technology, human resources and production planning and - philisophy. The human resource includes considerations on degree of automation, and how groups/teams should be involved. Organisation includes questions on core capabilities, outsourcing, qualifications and competence, etc. The design of the facility should contain life cycle, maintenance and economical considerations."
Cose che, secondo me, in Italia vengono decisamente trascurate.
"anonymous_40e072":
[quote="38luglio"]Approfitto di questo thread per esprimere i miei dubbi su Ingegneria. Anche io ho ottenuto la maturità scientifica ed ho intenzione di iscrivermi a questo cdl, pur sapendo che le materie di base caratteristiche del liceo scientifico(matematica e fisica) non sono il fine ultimo. Ecco allora mi chiedo proprio questo: nella professione queste materie contano e danno vantaggi rispetto ad un perito, oppure di fatto un ingegnere è allo stesso livello di uno che ha frequentato l'industriale? Mi chiedo anche se ciò che si studia non sia troppo "pratico" , nel senso a me piacerebbe applicare le conoscenze scientifiche alla realtà, ma quando vedo bulloni,viti, ecc. in corsi come disegno tecnico, mi sembra che queste si "degradino" un po' troppo(sto parlando di ing.meccanica). Non fraintendetemi, credo che le materie ingegneristiche mi interessino(fisica tecnica,scienza delle costruzioni,ecc.) ma mi spaventa dover avere a che fare con competenze troppo lontane dalla matematica e quindi troppo pratiche. Non pretendo di "lavorare" facendo integrali e risolvendo equazioni differenziali, ma mi chiedo se poi queste conoscenze vadano perse nel nulla e se il lavoro di un ingegnere si riduca a disegnare pezzi meccanici e a firmare progetti già preconfezionati. Grazie e scusate la prolissità.
In magistrale quasi tutti lavorano su problemi (concreti) in cui le differenziali dominano.
Non faccio meccanica, ma so cosa fanno sulle vibrazioni, sui trattamenti termici, sulla dinamica, sull'analisi a elementi finiti di una struttura.
Di matematica ce n'è parecchia. Di pratico c'è poco o niente.
Un perito non ha la più pallida idea della teoria che ci sta dietro.
[/quote]
Stai parlando di aziende italiane o di pura ricerca?Quindi sostieni che chi eccelle negli studi può effettivamente applicare le sue conoscenze e non fare il lavoro si un banale perito?I n effetti avevo pensato ai politecnici per la magistrale , secondo te ina triennale alla Federico II è ugualmente formativa? Grazie mille per la risposta.
P.S.
In una visione estremamente minimalista vedo le cose così:
La differenza tra le conoscenze matematiche che ci sono tra un laureato in economia e un ingegnere meccanico sono le stesse che ci sono tra il meccanico e il matematico. Anzi, sono persino più ampie nell'ultimo caso.
Se gli anni 90 in Italia sono stati gli anni dei bocconiani, 2010 è l'epoca degli ingegneri.
Sarà il 2030 o qualcosa del genere, che arriverà la gloria per fisici e matematici.
Grossomodo per dare un'idea della tendenza. In ogni caso sono certo che iscriversi in qualcosa appartenente l'area scientifica in senso stretto, diverrà sempre più premiante
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In una visione estremamente minimalista vedo le cose così:
La differenza tra le conoscenze matematiche che ci sono tra un laureato in economia e un ingegnere meccanico sono le stesse che ci sono tra il meccanico e il matematico. Anzi, sono persino più ampie nell'ultimo caso.
Se gli anni 90 in Italia sono stati gli anni dei bocconiani, 2010 è l'epoca degli ingegneri.
Sarà il 2030 o qualcosa del genere, che arriverà la gloria per fisici e matematici.
Grossomodo per dare un'idea della tendenza. In ogni caso sono certo che iscriversi in qualcosa appartenente l'area scientifica in senso stretto, diverrà sempre più premiante
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"38luglio":
Approfitto di questo thread per esprimere i miei dubbi su Ingegneria. Anche io ho ottenuto la maturità scientifica ed ho intenzione di iscrivermi a questo cdl, pur sapendo che le materie di base caratteristiche del liceo scientifico(matematica e fisica) non sono il fine ultimo. Ecco allora mi chiedo proprio questo: nella professione queste materie contano e danno vantaggi rispetto ad un perito, oppure di fatto un ingegnere è allo stesso livello di uno che ha frequentato l'industriale? Mi chiedo anche se ciò che si studia non sia troppo "pratico" , nel senso a me piacerebbe applicare le conoscenze scientifiche alla realtà, ma quando vedo bulloni,viti, ecc. in corsi come disegno tecnico, mi sembra che queste si "degradino" un po' troppo(sto parlando di ing.meccanica). Non fraintendetemi, credo che le materie ingegneristiche mi interessino(fisica tecnica,scienza delle costruzioni,ecc.) ma mi spaventa dover avere a che fare con competenze troppo lontane dalla matematica e quindi troppo pratiche. Non pretendo di "lavorare" facendo integrali e risolvendo equazioni differenziali, ma mi chiedo se poi queste conoscenze vadano perse nel nulla e se il lavoro di un ingegnere si riduca a disegnare pezzi meccanici e a firmare progetti già preconfezionati. Grazie e scusate la prolissità.
Che il mercato del lavoro in Italia sia quello che è, si sa. Non significa che, siccome tanti triennali si "accontentano" o si adattano, allora tu sia formato per fare quello.
Un Ingegnere, anche solo triennale, se ha compreso quello che ha studiato, ha la forma mentis sufficiente per trattare adeguatamente anche problemi complessi.
Se NON vuoi fare il tecnico vieni ad uno dei due Politecnici.
Non si fanno corsi "pratici" e l'impostazione, il fine, è quello di formare appunto Ingegneri, non pseudo-periti.
La magistrale in meccanica PoliMi è per il 2/3 su Matlab.
C'è continuità tra triennale e magistrale e il terzo anno lo si fa come "potenziamento in vista della magistrale".
Anche se devi farti prendere e ottenere risultati costanti.
In magistrale quasi tutti lavorano su problemi (concreti) in cui le differenziali dominano.
Non faccio meccanica, ma so cosa fanno sulle vibrazioni, sui trattamenti termici, sulla dinamica, sull'analisi a elementi finiti di una struttura.
Di matematica ce n'è parecchia. Di pratico c'è poco o niente.
Un perito non ha la più pallida idea della teoria che ci sta dietro.
E se pur imparasse a smanettare coi software giusti è inevitabile: avrà sempre dei "buchi" che non gli permetteranno di capire a fondo il problema.
È naturale che talvolta ciò non sia necessario ed è naturale che esistano parecchi impieghi in cui questo non è richiesto. Ma se tu vuoi occuparti di problemi ingegneristici, e vuoi farlo con strumenti tosti, la via giusta è Meccanica PoliMi.
A quello ti preparano.
Quasi tutti quelli che conosco usciti "bene", stanno avendo ottime opportunità. Alcuni anche triennali.
In verità io credo che i veri bistrattati, siano i Matematici e Fisici. Se pur vero che il mercato del lavoro sta volgendo in loro favore (e di questo, ne sono veramente felice), le opportunità che rispecchiano le loro capacità e conoscenze acquisite, son ben poche.
Entri in banca o in consulenza dopo il tuo 110 alla statale?
Sposti celle su excel e scrivi quattro cose in VBA. Magari solo perché è l'inizio? Non so dirvi.
So dirvi che ho un caro amico Ing Matematico PoliMi (non posso dirvi dove) che lavora nel settore e così stanno le cose. La formazione più manageriale, la formazione più caratteriale, il potenziamento delle soft skills che ha imparato al Poli, gli stanno senz'altro dando una marcia in più.
Se vuoi fare il Fisico o Matematico a livelli a cui un Ing magistrale, serio e ben preparato, non può competere, devi lavorare in settori altamente specialistici.
O in R&D.
O fare ricerca.
Questo è quanto dalla mia esperienza e da quelle delle persone che ho conosciuto.
Alcune sono comunque interpretazioni di un mondo che noi tutti stiamo cercando di comprendere.
Spero di essere stato d'aiuto.
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"38luglio":
Sì,so bene che lo studio sia sempre teorico,per pratico intendevo improntato alla produzione industriale ,per la quale temo che serva più buon senso e intuito piuttosto che capacità teoriche. Allora mi chiedo se realmente queste conoscenze servano,non perché non mi piaccia studiarle(è il contrario) ma perché impegnarsi per acquisirle per almeno 5 anni dovrebbe implicare di fare un lavoro in cui vengono applicate. Il mio timore invece è ritrovarsi a firmare semplicemente progetti in modo passivo. Non so voi ma nell'attuale realtà industriale italiana trovo difficile che un ingegnere possa realmente applicare le sue competenze tecnico-scientifiche. Cosa ne pensate?
Per fare un progetto spesso, è vero, basta solo l'intuito. Per fare un buon progetto che punti alla miglior qualità col minor prezzo (o giusto compromesso tra i due), però, il solo intuito non basta mai.
Sì,so bene che lo studio sia sempre teorico,per pratico intendevo improntato alla produzione industriale ,per la quale temo che serva più buon senso e intuito piuttosto che capacità teoriche. Allora mi chiedo se realmente queste conoscenze servano,non perché non mi piaccia studiarle(è il contrario) ma perché impegnarsi per acquisirle per almeno 5 anni dovrebbe implicare di fare un lavoro in cui vengono applicate. Il mio timore invece è ritrovarsi a firmare semplicemente progetti in modo passivo. Non so voi ma nell'attuale realtà industriale italiana trovo difficile che un ingegnere possa realmente applicare le sue competenze tecnico-scientifiche. Cosa ne pensate?
"giuliofis":
Mi chiedo anche se ciò che si studia non sia troppo "pratico"
Ingegneria non è molto pratica...
Io in 4 anni di ingegneria (gestionale) ho avuto giusto 2/3 corsi "pratici" dove venivano spiegati degli strumenti che poi effettivamente vengono usati nel mondo del lavoro. Tutto il resto è stata teoria.
"38luglio":
Ecco allora mi chiedo proprio questo: nella professione queste materie contano e danno vantaggi rispetto ad un perito, oppure di fatto un ingegnere è allo stesso livello di uno che ha frequentato l'industriale?
Se ti fermi alla triennale dubito andrai molto oltre ad un perito. Con mio padre (perito industriale) lavorano molti ingegneri triennali facendo il suo stesso identico lavoro. È anche vero che i tempi sono cambiati, trent'anni fa un perito poteva firmare progetti semplici, oggi non credo sia più possibile.
L'obiettivo dovrà essere la magistrale, e dubito che un perito possa davvero competere con un ingegnere magistrale!
Mi chiedo anche se ciò che si studia non sia troppo "pratico"
Ingegneria non è molto pratica...
Approfitto di questo thread per esprimere i miei dubbi su Ingegneria. Anche io ho ottenuto la maturità scientifica ed ho intenzione di iscrivermi a questo cdl, pur sapendo che le materie di base caratteristiche del liceo scientifico(matematica e fisica) non sono il fine ultimo. Ecco allora mi chiedo proprio questo: nella professione queste materie contano e danno vantaggi rispetto ad un perito, oppure di fatto un ingegnere è allo stesso livello di uno che ha frequentato l'industriale? Mi chiedo anche se ciò che si studia non sia troppo "pratico" , nel senso a me piacerebbe applicare le conoscenze scientifiche alla realtà, ma quando vedo bulloni,viti, ecc. in corsi come disegno tecnico, mi sembra che queste si "degradino" un po' troppo(sto parlando di ing.meccanica). Non fraintendetemi, credo che le materie ingegneristiche mi interessino(fisica tecnica,scienza delle costruzioni,ecc.) ma mi spaventa dover avere a che fare con competenze troppo lontane dalla matematica e quindi troppo pratiche. Non pretendo di "lavorare" facendo integrali e risolvendo equazioni differenziali, ma mi chiedo se poi queste conoscenze vadano perse nel nulla e se il lavoro di un ingegnere si riduca a disegnare pezzi meccanici e a firmare progetti già preconfezionati. Grazie e scusate la prolissità.
"Brancaleone":
Mah, secondo me accanirsi sul definire un ingegnere scienziato o meno è un esercizio abbastanza inutile
Infatti su questo mi pare siamo tutti d'accordo che si debba valutare il caso particolare, così come per tutti gli altri.
Mah, secondo me accanirsi sul definire un ingegnere scienziato o meno è un esercizio abbastanza inutile, anche perché è difficile classificare le due figure attraverso schemi rigidi, e bisognerebbe perciò valutare caso per caso: Natta ad esempio era un ingegnere, ma rappresenta uno smacco per tutti i "chimici puri" italiani - è l'unico italiano ad aver ricevuto il Premio Nobel per la Chimica (...finora).
E' indubbio comunque che il più delle volte gli ingegneri siano bistrattati da matematici, fisici e chimici, venendo paragonati a degli "scienziati mancati"...
A tal proposito:
E' indubbio comunque che il più delle volte gli ingegneri siano bistrattati da matematici, fisici e chimici, venendo paragonati a degli "scienziati mancati"...
A tal proposito:
"Intermat":
dato che spesso si distingue solo fra umanistica/scientifica/medica, direi che passare ingegneria come facoltà scientifica non sia proprio sbagliato.
Infatti io sto dalla parte di chi aggiunge la parte tecnica, in cui si inseriscono anche design, architettura e simili. La distinzione in sole tra grandi categorie, a mio parere, rende davvero troppo forzoso inserire da qualche parte ingegneria, design, architettura, agraria...
"giuliofis":
Se non ricordo male, lui chiedeva di lauree scientifiche, non di come fare a diventare scienziato. È diverso!
Son d'accordo con te che non è il CdL frequentato a fare qualcuno uno scienziato (anche se i corsi nudi e crudi e sbocchi standard sí), ma la questione posta era diversa se ho ben inteso.
Sulla questione della "classificazione" del cdl mi ero espresso prima: "tecnicologica" o, come dice Ryukushi, "tecnico-scientifica" sarebbe la classificazione ideale ma, dato che spesso si distingue solo fra umanistica/scientifica/medica, direi che passare ingegneria come facoltà scientifica non sia proprio sbagliato.
Credo che sia giusto distinguere Ingegneria come Cdl e Ingegneria come lavoro.
In Italia, Ingegneria non è una facoltà tecnica. Tanto più se studi ai Politecnici.
Normative, progetti, tecnicismi, se ne vedono pochi nella maggior parte delle ingegnerie polimi.
Si fanno prevalentemente corsi di scienza applicata o persino di matematica applicata (termo-fluidodinamica ad esempio).
Dal punto di vista lavorativo c'è da dire che un Ingegnere italiano, fa le carriere più disparate, ma in media si ritrova, sopratutto all'inizio, a fare un lavoro tecnico.
Detto questo, personalmente sono uno di quelli che ha fatto una scelta di compromesso e non è mai stato soddisfatto.
Il problema è forse il modo in cui si ci si vede da futuri matematici o fisici: davanti ad un computer, fine.
Penso che non sia così.
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In Italia, Ingegneria non è una facoltà tecnica. Tanto più se studi ai Politecnici.
Normative, progetti, tecnicismi, se ne vedono pochi nella maggior parte delle ingegnerie polimi.
Si fanno prevalentemente corsi di scienza applicata o persino di matematica applicata (termo-fluidodinamica ad esempio).
Dal punto di vista lavorativo c'è da dire che un Ingegnere italiano, fa le carriere più disparate, ma in media si ritrova, sopratutto all'inizio, a fare un lavoro tecnico.
Detto questo, personalmente sono uno di quelli che ha fatto una scelta di compromesso e non è mai stato soddisfatto.
Il problema è forse il modo in cui si ci si vede da futuri matematici o fisici: davanti ad un computer, fine.
Penso che non sia così.
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La risolviamo definendo Ingegneria corso "tecnico-scientifico"
Se non ricordo male, lui chiedeva di lauree scientifiche, non di come fare a diventare scienziato. È diverso!
Son d'accordo con te che non è il CdL frequentato a fare qualcuno uno scienziato (anche se i corsi nudi e crudi e sbocchi standard sí), ma la questione posta era diversa se ho ben inteso.
Son d'accordo con te che non è il CdL frequentato a fare qualcuno uno scienziato (anche se i corsi nudi e crudi e sbocchi standard sí), ma la questione posta era diversa se ho ben inteso.
Quindi proprio per questo è inutile dire che un "matematico" inteso come laureato in matematica sia uno scienziato. Ovviamente se un laureato in matematica continua facendo ricerca allora sarà uno scienziato mentre un ingegnere che continuerà facendo l'ingegnere non sarà uno scienziato.
Già però per un laureato in fisica il discorso non è così scontato. Un fisico che fa ricerca in alcuni settori è più un ingegnere che non un fisico vero e proprio. Insomma è contorta la vicenda.
Secondo me se dopo la laurea uno continua a fare ricerca in campo matematico/fisico è uno scienziato. Un ingegnere che fa ricerca (in molti settori), fa ricerca in fisica (ovviamente non di base) o in particolari settori della matematica e dell'informatica quindi non vedo perché non dovrebbe essere considerato uno scienziato. Inoltre anche i matematici e fisici usano la matematica e la fisica per nuove questioni...insomma anche loro usano risultati acquisiti per farci dell'altro.
Già però per un laureato in fisica il discorso non è così scontato. Un fisico che fa ricerca in alcuni settori è più un ingegnere che non un fisico vero e proprio. Insomma è contorta la vicenda.
Secondo me se dopo la laurea uno continua a fare ricerca in campo matematico/fisico è uno scienziato. Un ingegnere che fa ricerca (in molti settori), fa ricerca in fisica (ovviamente non di base) o in particolari settori della matematica e dell'informatica quindi non vedo perché non dovrebbe essere considerato uno scienziato. Inoltre anche i matematici e fisici usano la matematica e la fisica per nuove questioni...insomma anche loro usano risultati acquisiti per farci dell'altro.
"Intermat":
Un ingegnere può essere uno scienziato tanto quanto un fisico.
Certamente, può darsi che una persona che ha ricevuto una formazione ingegneristica riesca a produrre qualche teoria scientifica, anche se nella pratica succede molto raramente perchè appunto, il corso di laurea in ingegneria non predispone a produrre scienza ma ad utilizzare la scienza prodotta da altri.
Naturalmente può succedere anche il contrario; penso ad esempio a Federico Faggin, formatosi come fisico e divenuto progettista del primo microprocessore (dunque un ingegnere).
Ma, ripeto, sono casi piuttosto rari proprio perchè i corsi di laurea teorici e applicativi hanno per loro natura finalità differenti.
"Intermat":
Un laureato medio in matematica è tutt'altro che uno scienziato, mediamente ha un lavoro da comune dipendente
(tipicamente docente, informatico, analista), così come non lo è un laureato medio in ingegneria.
La facoltà di matematica ha come scopo principale quello di coltivare matematici, ovvero persone che producano scienza matematica, cioè scienziati. Però non tutti i laureati in matematica aspirano a divenire scienziati (e, probabilmente, non molti lo diventano).
La facoltà di ingegneria ha come scopo principale quello di coltivare ingegneri, ovvero persone che risolvano problemi della realtà quotidiana ponendo alla base del procedimento risolutivo teorie scientifiche. Però non tutti i laureati in ingegneria aspirano a divenire ingegneri (e, probabilmente, non molti lo diventano).
Come spesso accade con te, intermat, ci siamo perdendo sul "potenziale". Quando si parla di corsi di studio, a mio parere, si dovrebbe parlare del corso nudo e crudo, e solo dopo aggiungere qualcosa. Perché se si parla per potenziali, un laureato in filosofia può benissimo diventare uno scienziato (vedi Pievani, evoluzionista di professione, e il mio docente di filosofia della scienza, logico matematico di professione), ma questo non significa che filosofia sia di per sé una laurea scientifica.
Io voglio fare il fisico medico, che è un lavoro da professionista dipendente (e non concordo con quelli che sostengono che i fisici medici devono fare ricerca sennò si snaturano: un fisico medico in ospedale non è uno scienziato), ma la laurea in fisica è una laurea scientifica non per ciò che ti porterà a fare, ma per sua natura.
Equivalentemente ingegneria. Inoltre, proprio grazie all'istituzione di tanti nuovi corsi di laurea, la classificazione medievale o addirittura antecedente(trivio e quadrivio), come noti anche dalle varie classificazioni che trovi online, è sempre meno usata perché sempre meno adeguata.
Io voglio fare il fisico medico, che è un lavoro da professionista dipendente (e non concordo con quelli che sostengono che i fisici medici devono fare ricerca sennò si snaturano: un fisico medico in ospedale non è uno scienziato), ma la laurea in fisica è una laurea scientifica non per ciò che ti porterà a fare, ma per sua natura.
Equivalentemente ingegneria. Inoltre, proprio grazie all'istituzione di tanti nuovi corsi di laurea, la classificazione medievale o addirittura antecedente(trivio e quadrivio), come noti anche dalle varie classificazioni che trovi online, è sempre meno usata perché sempre meno adeguata.