Ma perchè i prof. Universitari?... (UniPd)

TonyCOD
Perchè i professori universitari devono trattare gli studenti senza la minima educazione e rispetto? Ovviamente parlo della mia esperienza (UniPd) ma mi sembra che l' osservazione di questo fenomeno sia più o meno universale in Italia almeno. Non c'è dialogo, veniamo trattati come un legista tratta un nero. Per me è stata una GRANDE delusione sapere che persone che dovrebbero essere dei punti di riferimento siano così presuntuose e con mancanza di rispetto, sembra che non abbiano mai superato la fase adolescenziale. Quindi mi chiedo: perchè sono così? quali traumi hanno vuto per giustificare comportamenti degni di bambibi di 12 anni?

Risposte
Sk_Anonymous
Ma separando le due carriere (nelle materie di base, chiaramente) questo motivo non avrebbe ragione d'esistere, sono già carriere separate.

Intermat
"giuliofis":
[quote="Martino"]A quelli che si lamentano sul fatto che i professori dovrebbero "insegnare" di più rispondo molto semplicemente che se ci togliete la ricerca non avremo più niente da insegnare.

Dai, su... Seriamente? Analisi 1? Fisica 1? Chimica Generale? Da quanti decenni non ci sono innovazioni sostanziali nei testi di queste discipline?[/quote]
Ma secondo me il motivo per cui "non ci sarebbe niente da insegnare" non dipende tanto dai singoli argomenti del corso ma dalla motivazione che spinge una persona a voler fare il professore universitario. Non credo che uno voglia fare la carriera accademica perché ambisce ad insegnare Analisi I ma piuttosto perché vuole fare ricerca quindi, se gli togli questa, gli togli anche l'interesse nell'insegnare. Almeno questa è la logica secondo me.

Sk_Anonymous
"Martino":
A quelli che si lamentano sul fatto che i professori dovrebbero "insegnare" di più rispondo molto semplicemente che se ci togliete la ricerca non avremo più niente da insegnare.

Dai, su... Seriamente? Analisi 1? Fisica 1? Chimica Generale? Da quanti decenni non ci sono innovazioni sostanziali nei testi di queste discipline?

I miei due cent. Se c'è una differenza importante tra le superiori e l'università questa non è la qualità dell'insegnamento ma il fatto che all'università si faccia ricerca. Io sono professore universitario in Brasile (cervello in fuga) e vi garantisco che se mi limitano la ricerca io me ne vado anche da qui.

La motivazione ad insegnare mi viene dalla ricerca. Ovvero, fare qualcosa di innovativo, scavare oltre il già conosciuto. La curiosità. A quelli che si lamentano sul fatto che i professori dovrebbero "insegnare" di più rispondo molto semplicemente che se ci togliete la ricerca non avremo più niente da insegnare.

Intermat
"gio73":
[quote="Intermat"]


Basta che ti studiassi un po' di teoria degli incentivi o qualcosa relativo all'organizzazione d'impresa. Ci sono moltissimi studi, nell'arco dell'ultimo secolo, svolti da psicologi ed economisti che trattano l'argomento degli incentivi e di come tutte le prestazioni che non sono "visibili" (o valutabili) vengono declassate dagli impiegati in quanto poi non verranno considerate per la loro valutazione. Insomma il materiale esiste e può essere letto.


Ciao
l'argomento mi interessa moltissimo, puoi darmi qualche riferimento?
Può darsi che abbia sentito che è controproducente premiare ciò che non è misurabile?[/quote]
Io onestamente ho approfondito poco l'argomento, giusto il necessario per un paio di esami. Ho letto il libro del docente e qui e là qualche altra cosa riportata in bibliografia (se ritrovo qualche link te lo invio). Il libro del prof. parla di molti altri argomenti (è molto mirato all'esame in questione) quindi non so se vale la pena comprarlo...comunque è:
Economia ed Organizzazione Aziendale (A. La Bella e E. Battistoni)
Un'altro libro (dello stesso docente ma che ho dovuto usare per un'altro esame e che, in parte tratta alcuni di questi temi se pure indirettamente) è:
Manuale di Direzione di Impresa (A. La Bella e G. Capece)

In entrambi si parla di teoria degli incentivi e di metodi di incentivazione (tra i molti altri argomenti trattati). Il primo spiega più che altro come funziona la teoria degli incentivi mentre il secondo ne mostra alcuni/molti limiti e alcune possibili soluzioni alternative per raggiungere lo scopo desiderato.
Entrambi li puoi trovare su Amazon o su ibs.
Nel primo libro, al termine del capitolo che tratta la teoria degli incentivi è riportata anche la relativa bibliografia. Volendo quindi potresti trovare altro materiale.

gio73
"Intermat":



Basta che ti studiassi un po' di teoria degli incentivi o qualcosa relativo all'organizzazione d'impresa. Ci sono moltissimi studi, nell'arco dell'ultimo secolo, svolti da psicologi ed economisti che trattano l'argomento degli incentivi e di come tutte le prestazioni che non sono "visibili" (o valutabili) vengono declassate dagli impiegati in quanto poi non verranno considerate per la loro valutazione. Insomma il materiale esiste e può essere letto.


Ciao
l'argomento mi interessa moltissimo, puoi darmi qualche riferimento?
Può darsi che abbia sentito che è controproducente premiare ciò che non è misurabile?

Vikhr
Comunque, mi riferivo ai docenti delle superiori. Sinceramente non ho notato molta differenza di metodo di insegnamento tra due corsi della stessa materia all'Università (es. Analisi 1 e Analisi 2, Fisica 1 e Fisica 2, Chimica Analitica 1 e Chimica Analitica 2...). Ho solo riscontrato un aumento della difficoltà degli argomenti e della mia stanchezza mentale.

Sk_Anonymous
"Intermat":
Il fatto è che è normale che due professori diversi abbiano metodi diversi

E che non tutti si trovino bene con tutti i metodi.

Intermat
"Vickr":
[quote="Intermat"]No, anzi, ho avuto ottimi insegnanti alle superiori e lo si è visto (specialmente per matematica) con i primi esami universitari.

Io invece ho avuto parecchi insegnanti di Matematica e Fisica, ciascuno aveva un differente metodo di insegnamento e ho faticato parecchio con queste due materie all'università. Ho avuto un solo docente in Chimica, e uno solo di Biologia, e nelle materie di indirizzo meno matematiche ho preso voti altissimi senza troppa fatica.[/quote]
Il fatto è che è normale che due professori diversi abbiano metodi diversi e quindi possa sorgere un problema sul metodo di studio e su cosa concentrarsi di più per soddisfare le richieste del professore. Ad esempio io a fisica I feci per filo e per segno tutta la parte sulla deformazione, sui tensori e via dicendo perché il professore sosteneva che erano fondamentali per i corsi di scienza delle costruzioni e per altri. Invece altri docenti quelle parti non le facevano proprio perché non erano comprese nel programma di base del corso. Ovviamente queste differenze complicano lo studio se capita di dover riseguire un corso con un nuovo professore. Purtroppo questo è un problema ineliminabile soprattutto se ci sono diversi canali per lo stesso corso.

Vikhr
"Intermat":
No, ad oggi non è così. O meglio, per quello che ci hanno detto molti professori, semplicemente le valutazioni sulle loro prestazioni vengono fatte sulla sola attività di ricerca e non sull'insegnamento. Proprio non si considerano i questionari, quindi se un docente è un super ricercatore o meno e gli studenti vanno male (a meno di casi estremi) non frega nulla a nessuno. Probabilmente il corso glielo avrebbero confermato anche se fosse stato un ricercatore mediocre e comunque l'attività di insegnamento non è stata proprio valutata.

Credo che avere dei docenti capaci di insegnare bene sia un interesse primario di qualunque Università. Troppi fuoricorso abbassano i finanziamenti statali.

"Intermat":
No, anzi, ho avuto ottimi insegnanti alle superiori e lo si è visto (specialmente per matematica) con i primi esami universitari.

Io invece ho avuto parecchi insegnanti di Matematica e Fisica, ciascuno aveva un differente metodo di insegnamento e ho faticato parecchio con queste due materie all'università. Ho avuto un solo docente in Chimica, e uno solo di Biologia, e nelle materie di indirizzo meno matematiche ho preso voti altissimi senza troppa fatica.

Sk_Anonymous
"Intermat":
Quindi bisogna cambiare qualcosa per avere un qualcosa di funzionale

In verità intendevo che qualcosa di rotto può essere smembrato per ripararne di altre.

(c'è anche chi, per motivi vari, ne fa ad esempio 15 +3 ore a disposizione)

Dovrebbe non essere più possibile da circa cinque anni.

e si devono spalmare su 5 giorni (solitamente c'è sempre un giorno libero), almeno alle superiori.

È una consuetudine, non una regola. Consuetudine da alcuni osteggiata perché obbliga a stare più di tre ore al giorno in aula, e la didattica ne risente.

a detta della prof. di italiano lei ci metteva 10/15 min a tema ma lei aveva criteri quantomeno contestabili di valutazione.

Un po' troppo poco, direi.

Però oltre i 20/25 min a tema non mi sembra congruo.

Io ho avuto anche chi ci metteva cinque ore: se lo rileggeva svariate volte e si ricercava anche in pagine diverse gli stessi termini usati e, se sostituibili, toglievano punti. Ovvio che questa era maniacale, arrivava a togliere 0.025 punti. Ma un'oretta ci sta tutta.

Che io sappia nessun professore che ho avuto divideva le correzioni. Solitamente li correggevano loro personalmente oppure li facevano correggere all'assistente che aveva tenuto le esercitazioni. Quindi sempre di una persona si parla.

Da me si smezzavano con gli assistenti.

"giuliofis":

È un problema scollegato anche nella soluzione. E il fatto che risolvere un qualcosa faccia nascere un altro problema non significa che si debba lasciare il primo problema insoluto.

Infatti io non lo voglio lasciare insoluto, voglio evitare che si peggiori la situazione senza apportare alcun miglioramento.

"giuliofis":

E io invece ti sto dicendo che per insegnare Analisi 1 la bravura come ricercatore è irrilevante.

Non lo condivido in pieno.

Il fatto che un professore sia un bravo ricercatore non lo conclude nessuno.

Sì, scusami, ho scritto il contrario, ma ovviamente volevo continuare a dire le stesse cose già dette: si dice che bravo ricercatore = bravo docente.

Intermat
"giuliofis":

Pezzi di ricambio?

Ovvio. Quindi bisogna cambiare qualcosa per avere un qualcosa di funzionale. Logicamente la macchina prevede che il pezzo sia nuovo solo in senso fisico ma rimane il medesimo come tipologia. Nel caso dei corsi il nuovo "pezzo" sarebbe la modifica strutturale e contenutistica dei corsi. Sulla questione però non mi saprei esprimere meglio perché non conosco cosa attualmente si faccia e in cosa potrebbero essere migliorati. Restano però, di fatto, poco efficaci.


"giuliofis":

Contando una media di 18/6=3 ore di didattica frontale e almeno un'ora a compito (a meno che non sia a crocette, ovvio) comprendente la scelta della valutazione, tra solo didattica e correzione siamo a sei ore al giorno.

In verità le ore di didattica frontale sono massimo 18 (c'è anche chi, per motivi vari, ne fa ad esempio 15 +3 ore a disposizione) e si devono spalmare su 5 giorni (solitamente c'è sempre un giorno libero), almeno alle superiori. Quindi sarebbero $18/5=3.6h$. Detto ciò non credo proprio che ci voglia 1h per correggere un compito, a detta della prof. di italiano lei ci metteva 10/15 min a tema ma lei aveva criteri quantomeno contestabili di valutazione. Però oltre i 20/25 min a tema non mi sembra congruo. Alla fine un professore dovrebbe sapere cosa aspettarsi e, soprattutto se ha esperienza, avere un sistema di valutazione che gli permette di dare "velocemente" un voto. Ovviamente, sempre a detta dei professori che ho avuto, se molti andavano male si rivedevano i voti per tenere in considerazione che c'era un problema globale della classe.

"giuliofis":

Con la differenza che i docenti universitari hanno anche chi li aiuta.

Che io sappia nessun professore che ho avuto divideva le correzioni. Solitamente li correggevano loro personalmente oppure li facevano correggere all'assistente che aveva tenuto le esercitazioni. Quindi sempre di una persona si parla.

"giuliofis":

È un problema scollegato anche nella soluzione. E il fatto che risolvere un qualcosa faccia nascere un altro problema non significa che si debba lasciare il primo problema insoluto.

Infatti io non lo voglio lasciare insoluto, voglio evitare che si peggiori la situazione senza apportare alcun miglioramento.

"giuliofis":

E io invece ti sto dicendo che per insegnare Analisi 1 la bravura come ricercatore è irrilevante.

Non lo condivido in pieno.

"giuliofis":

È inutile perché o si decide che un professore è un professore, oppure se si continua a dire che un professore è un bravo ricercatore non si va da nessuna parte.

Ma chi lo dice scusa? Io non di certo. Ad oggi si dice solo il contrario ovvero che un ricercatore brillante può essere un buon docente e quindi gli si assegna un corso. Il fatto che un professore sia un bravo ricercatore non lo conclude nessuno.

Sk_Anonymous
"Intermat":
Ovviamente solitamente si intende per università un ente che eroga entrambi i servizi.

Ad enti diversi. Praticamente l'unica concatenazione tra didattica e ricerca (che vada oltre il conoscere a fondo lo stato dell'arte di materie specialistiche) è la tesi magistrale.

Una macchina rotta, che non è in grado di muoversi è inutile (ovvio che sia rotta!).

Pezzi di ricambio?

Io ho scritto "allo stato attuale sono inutili" ed intendevo, pensavo fosse chiaro, esattamente che "allo stato attuale, per come sono erogati (questo concetto lo includevo nel "allo stato attuale"), sono inutili".

Allora siamo d'accordo.

Hai ragione, considerando quindi che un professore di matematica/italiano ha 2/3 classi il suo onerosissimo carico di lavoro era di ben 2/3 compiti al giorno.

Contando una media di 18/6=3 ore di didattica frontale e almeno un'ora a compito (a meno che non sia a crocette, ovvio) comprendente la scelta della valutazione, tra solo didattica e correzione siamo a sei ore al giorno.

Con questo ritmo i risultati di analisi I ad ingegneria uscirebbero dopo circa 40 giorni dato che in media la prima sessione fa tipo 100/120 iscritti. Se ti sembra normale...

Con la differenza che i docenti universitari hanno anche chi li aiuta.

Sono d'accordo che sia un problema diverso ma sarebbe il problema che si aprirebbe con la modifica che proponi tu. Questo serviva per dimostrarti proprio la non utilità di quella scelta.

È un problema scollegato anche nella soluzione. E il fatto che risolvere un qualcosa faccia nascere un altro problema non significa che si debba lasciare il primo problema insoluto.

Io ti sto dicendo che, nel decidere chi mandare a fare i corsi, si deve considerare la bravura come ricercatore ma anche la qualità da docente.

E io invece ti sto dicendo che per insegnare Analisi 1 la bravura come ricercatore è irrilevante.

Tu stai dicendo "ma questo è inutile perché ora non si considera".

È inutile perché o si decide che un professore è un professore, oppure se si continua a dire che un professore è un bravo ricercatore non si va da nessuna parte.

In questo modo se un professore (ovvero chi fa ricerca + docenza) risultasse inadatto alla docenza potrebbe diventare ricercatore (senza svantaggi economici) permettendo ad una nuova persona di fare il professore.

Mi sembra ragionevole.

Intermat
"giuliofis":

Almeno non chiamiamolo "professore".

Per me lo possiamo chiamare anche pincopallo ma se una persona svolge attività di didattica gli studenti lo chiameranno professore anche se magari è inquadrato come ricercatore. Insomma, è una questione di poca importanza.

"giuliofis":

L'università deve fare ricerca e fare insegnamento. Sono due attività che, per lo meno per i corsi triennali e alcuni magistrali, sono nettamente distinte.

Ma è normale che siano distinte ricerca e didattica. Il problema è che una università senza ricerca non può neppure fare didattica mentre una università senza didattica potrebbe tranquillamente sopravvivere tanto che esistono enti di ricerca che, di fatto, non fanno didattica. Ovviamente solitamente si intende per università un ente che eroga entrambi i servizi.

"giuliofis":

Una macchina rotta non è inutile. È una macchina rotta. È semmai inutile per determinati scopi.
I corsi di aggiornamento non sono inutili, sono necessari. Semmai è inutile quello che viene fatto oggi. Tu hai scritto che "allo stato attuale sono inutili", e non sono d'accordo: allo stato attuale sono inutili per come vengono erogati, che non è la stessa cosa.

Una macchina rotta, che non è in grado di muoversi è inutile (ovvio che sia rotta!). Esattamente come un corso di aggiornamento che è fatto male è inutile. In entrambi i casi si può rendere la macchina o il corso utile cambiando ciò che non funziona.
Io ho scritto "allo stato attuale sono inutili" ed intendevo, pensavo fosse chiaro, esattamente che "allo stato attuale, per come sono erogati (questo concetto lo includevo nel "allo stato attuale"), sono inutili".

"giuliofis":

Limitandosi a ripetere tutti gli anni le stesse cose, sicuramente. Adattando la spiegazione sulla base dei feedback che si ricevono di volta in volta dalla particolare platea non credo.
Se ci si dovesse limitare a ripetere tutti gli anni le stesse cose, allora non servirebbero i professori, basterebbero delle registrazioni stile Uninettuno e il ricevimento docenti.


Seguire un corso di persona o online non è la stessa cosa, manca l'interazione con il docente e anche alcuni altri aspetti pratici. In ogni caso il corso a cui facevo riferimento era erogato bene quindi non c'era molto da modificare. Inoltre le modifiche spesso si esplicano in cambiamenti degli argomenti trattati o dei software utilizzati e questo non implica una notevole perdita di tempo per il docente. Insomma, mi sembra che sopravvaluti il lavoro necessario per preparara 45/90 min di lezione. Alla fine, nella maggior parte dei corsi scientifici, il tempo viene speso scrivendo lavagne su lavagne di dimostrazioni quindi una volta che si è scelto l'argomento e che si è rivista la dimostrazione non vedo quali altri dilemmi ci possano essere.

"giuliofis":

...della tua classe...

Hai ragione, considerando quindi che un professore di matematica/italiano ha 2/3 classi il suo onerosissimo carico di lavoro era di ben 2/3 compiti al giorno. Con questo ritmo i risultati di analisi I ad ingegneria uscirebbero dopo circa 40 giorni dato che in media la prima sessione fa tipo 100/120 iscritti. Se ti sembra normale...

"giuliofis":

No, ma è un problema diverso. La troppa libertà e la secondarietà dell'insegnamento sono due problemi diversi.

Sono d'accordo che sia un problema diverso ma sarebbe il problema che si aprirebbe con la modifica che proponi tu. Questo serviva per dimostrarti proprio la non utilità di quella scelta.


"giuliofis":

Ammettendo che fosse possibile, ad oggi non servirebbe a niente: un professore è tale per meriti di ricerca, ed anche se fosse un pessimo professore resterebbe professore, perché "professore" significa "bravo ricercatore". Si deve non solo misurare a posteriori le prestazioni del docente, ma anche assumerli basandosi su qualcosa di più vicino alla didattica.

Certo tu supponi che non si possa modificare il sistema. In pratica tu vuoi stravolgere il sistema però dicendo che è impossibile modificarlo. Io ti sto dicendo che, nel decidere chi mandare a fare i corsi, si deve considerare la bravura come ricercatore ma anche la qualità da docente. Tu stai dicendo "ma questo è inutile perché ora non si considera". Grazie, è una proposta per modificare il sistema, se tutto funzionasse non staremmo qui a discuterne.
Un'altra cosa che si potrebbe implementare è una divisione (dinamica) fra chi fa solamente ricerca (ricercatore) e chi fa ricerca più docenza (professore). In pratica, se non sbaglio, questo dovrebbe già avvenire tra chi è ricercatore e chi è professore. Quindi non sarebbe una novità. In questo modo se un professore (ovvero chi fa ricerca + docenza) risultasse inadatto alla docenza potrebbe diventare ricercatore (senza svantaggi economici) permettendo ad una nuova persona di fare il professore.

Sk_Anonymous
"Intermat":
In pratica saprebbe tutto lo scibile di una magistrale considerando che questa mediamente conta 10/12 esami! Ti rendi conto che è impossibile tutto ciò?

Me ne rendo perfettamente conto, infatti avevo citato le sole materie di base. Per le materie in cui la situazione cambia quasi giornalmente, dicevo, ovvero proprio molte di quelle delle magistrali, o dove è necessaria una forte specializzazione, è naturale che questo giochetto non funzioni più (anche se potrebbe dipendere dalle singoli magistrali). Ma sono situazioni diverse, che avevo già detto voler differenziare!

Ma io credo sia corretto che per un professore l'insegnamento sia una attività secondaria nella sua vita professionale.

Almeno non chiamiamolo "professore".

Lo scopo dell'università non è fare formazione per il lavoro o meglio non è solo quello. L'università deve fare ricerca, questo è il suo primo scopo.

L'università deve fare ricerca e fare insegnamento. Sono due attività che, per lo meno per i corsi triennali e alcuni magistrali, sono nettamente distinte.

Poi se pensi che le tue idee personali siano migliori di svariati studi, sei sempre libero di crederlo e sostenerlo.

Se lo credessi non te lo avrei chiesto, non ti pare? Non ho alcun problema a cambiare idea, come l'ho cambiata (per fare un esempio abbastanza attuale) sulle adozioni gay.

Una macchina rotta è inutile ma può essere aggiustata non va mica necessariamente demolita.

Una macchina rotta non è inutile. È una macchina rotta. È semmai inutile per determinati scopi.
I corsi di aggiornamento non sono inutili, sono necessari. Semmai è inutile quello che viene fatto oggi. Tu hai scritto che "allo stato attuale sono inutili", e non sono d'accordo: allo stato attuale sono inutili per come vengono erogati, che non è la stessa cosa.

Ti ripeto, sono cose che un professore bravo fa con una mezz'ora prima della lezione. L'ho visto fare alla mia relatrice varie volte, non gli serviva di certo una giornata intera.

Limitandosi a ripetere tutti gli anni le stesse cose, sicuramente. Adattando la spiegazione sulla base dei feedback che si ricevono di volta in volta dalla particolare platea non credo.
Se ci si dovesse limitare a ripetere tutti gli anni le stesse cose, allora non servirebbero i professori, basterebbero delle registrazioni stile Uninettuno e il ricevimento docenti.

(la media era quindi un compito al giorno)

...della tua classe...

insomma non mi sembrano prestazioni da stacanovista.

No, ma è un problema diverso. La troppa libertà e la secondarietà dell'insegnamento sono due problemi diversi.

Secondo me tu pretendi di concludere che se uno fa ricerca non è bravo ad insegnare

Assolutamente no, ho fatto anche un esempio contrario. Pretendo di concludere che un bravo ricercatore non è necessariamente un bravo insegnante, come oggi sembrerebbe visto il reclutamento. Pretendo di concludere che un professore dovrebbe fare almeno per la maggiore il professore, e chiamare chi fa principalmente il ricercatore ad insegnare lo stato dell'arte delle cose su cui lavora giornalmente e a cui può dare un di più rispetto a chi si occupa di altro.

Questo ti dovrebbe portare a dire che si dovrebbero misurare le prestazioni del docente

Ammettendo che fosse possibile, ad oggi non servirebbe a niente: un professore è tale per meriti di ricerca, ed anche se fosse un pessimo professore resterebbe professore, perché "professore" significa "bravo ricercatore". Si deve non solo misurare a posteriori le prestazioni del docente, ma anche assumerli basandosi su qualcosa di più vicino alla didattica.

Intermat
"giuliofis":

Io direi 18 ore a settimana di didattica frontale, poi tutto il resto connesso alla didattica. E perché comunque per forza un singolo corso?

18 ore a settimana le fai insegnando in almeno tre corsi. In pratica mi stai dicendo che ognuno di questi insegnanti dovrebbe tenere ben 6 corsi dato che questi sono semestrali. In pratica saprebbe tutto lo scibile di una magistrale considerando che questa mediamente conta 10/12 esami! Ti rendi conto che è impossibile tutto ciò? Non solo non risolvi il problema ma ne generi un'altro. Una massa di docenti che insegnerebbero 1/2/3 corsi all'anno e per il resto del tempo farebbero il nulla.

"giuliofis":

Wow, otto ore! "Per poco tempo" significa dedicare all'attività didattica una piccola parte del proprio tempo, rendendola secondaria rispetto al proprio vero lavoro, che occupa la maggior parte del tempo.

Ma io credo sia corretto che per un professore l'insegnamento sia una attività secondaria nella sua vita professionale. Lo scopo dell'università non è fare formazione per il lavoro o meglio non è solo quello. L'università deve fare ricerca, questo è il suo primo scopo. Basterebbe tenere in considerazione le prestazioni relative alla didattica di un professore per valutarlo. Non serve eliminare la didattica.

"giuliofis":

Dimostrato? Dove?

Basta che ti studiassi un po' di teoria degli incentivi o qualcosa relativo all'organizzazione d'impresa. Ci sono moltissimi studi, nell'arco dell'ultimo secolo, svolti da psicologi ed economisti che trattano l'argomento degli incentivi e di come tutte le prestazioni che non sono "visibili" (o valutabili) vengono declassate dagli impiegati in quanto poi non verranno considerate per la loro valutazione. Insomma il materiale esiste e può essere letto. Poi se pensi che le tue idee personali siano migliori di svariati studi, sei sempre libero di crederlo e sostenerlo.

"giuliofis":

No, non lo sono. È come quando al liceo vedendo un'equazione di secondo grado senza soluzioni reali si dice "ah, è impossibile!". Se una cosa non la si sa fare non significa che non sia possibile. Stesso discorso per i corsi di aggiornamento: sono fatti male, ma non sono inutili. Se fossero inutili andrebbero eliminati, e non riformati.

Questo è un altro tuo ragionamento soggettivo. Una cosa inutile si può eliminare o modificare radicalmente. Il fatto che vada unicamente eliminata è una tua personale conclusione. Una macchina rotta è inutile ma può essere aggiustata non va mica necessariamente demolita.

"giuliofis":

Ma tu credi davvero che un professore non faccia niente a casa? I compiti si correggono da soli? Le lezioni si preparano da sole? Oppure pensi davvero che un professore possa ricordarsi per tutta la vita ogni singolo dettaglio della sua materia?

Un professore non universitario sicuramente ha diverse attività da svolgere al di fuori della didattica frontale tra cui la correzione dei compiti, le riunioni coi colleghi etc. Un professore universitario però non deve tenere in considerazione moltissimi aspetti che un docente delle scuole deve fare, in pratica dovrebbe solo preparare delle lezioni che siano quanto più chiare possibile. Ti ripeto, sono cose che un professore bravo fa con una mezz'ora prima della lezione. L'ho visto fare alla mia relatrice varie volte, non gli serviva di certo una giornata intera.
Per quanto riguarda i professori di scuola io comunque credo abbiano troppa libertà di decidere se fare o non fare il loro lavoro. In pratica l'assenza di strutture che li obblighi a rimanere a scuola a lavorare (per esatte 8h, mica una schiavitù!) fa si che i docenti bravi si preparano attentamente a casa e magari lavorano molto più delle 8h previste mentre gli altri fanno molto meno, ovvero praticamente le ore di lezione frontale e, con molta calma, la correzione dei compiti. Al mio liceo c'erano insegnanti che riportavano i compiti corretti dopo circa un mese (la media era quindi un compito al giorno), insomma non mi sembrano prestazioni da stacanovista.

Secondo me tu pretendi di concludere che se uno fa ricerca non è bravo ad insegnare il che è paradossale dato che, giustamente, critichi l'implicazione opposta (ovvero che chi fa ricerca è bravo ad insegnare). L'unica conclusione è che non puoi concludere niente, non c'è una relazione fra bravura nella ricerca e bravura nell'insegnamento. Questo ti dovrebbe portare a dire che si dovrebbero misurare le prestazioni del docente (il che resta complicato, se non impossibile) e non che bisognerebbe semplicemente creare una nuova classe professionale ovvero i "docenti universitari". In quanto non avresti la certezza di migliorare un bel nulla. Secondo me, tra l'altro, la situazione dei professori italiani (almeno parlando del mio cdl nel mio ateneo) non è così tragica, tuttaltro. In media sono molto preparati, spiegano bene e sono sufficientemente disponibili. Sicuramente ci sono "mele marce" ma questa vanno eliminate attraverso l'uso dei questionari (e di altri strumenti) senza dover per questo coinvolgere tutti quelli che fanno bene il loro mestiere. Anche perché alternativamente ai primi casi di professori (che fanno solo docenza) che non funzionano si potrebbe pensare di fare il passaggio inverso con la scusa che "è evidente che questo sistema non funziona".

Sk_Anonymous
Dire il vero riguardo un argomento specifico, ovvero che i professori universitari italiani vengono scelti indipendentemente dalla loro abilità di fare i professori (ovvero insegnanti) e l'insegnamento è relegato ad attività secondaria, lo chiami "infamare una Nazione"?

Resilienza1
A te può anche non importare, ma questo non rende il tuo commento vero o piacevole per chi proviene dalla nazione che stai infamando.

Sk_Anonymous
"Resilienza":
[quote="giuliofis"]
Non è che se se tutti fumano allora fumare è bene.

Ci tenevo a correggere un commento antipatriottico senza né capo né coda. Se sia un bene o un male che facciano ricerca non mi interessa.[/quote]
Antipatriottico? :shock: Non che della [size=150]P[/size]atria mi importi più di tanto...

Resilienza1
"giuliofis":

Non è che se se tutti fumano allora fumare è bene.

Ci tenevo a correggere un commento antipatriottico senza né capo né coda. Se sia un bene o un male che facciano ricerca non mi interessa.

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