L'angoscia di sentirsi inutili
Studiare Matematica all'università è parecchio totalizzante, a tal punto che non rimane molto tempo per attività extra. Personalmente cerco di non rinunciare mai a qualche pagina di un libro oppure ad un buon film, nonostante lo faccia spesso in condizioni pietose (i.e. dopo estenuanti sessioni di studio); sta di fatto che ultimamente mi assale l'avvilente sensazione di essere completamente inutile[nota]Mi è difficile, in questa sede, definire l'utilità. Diciamo che il senso di avvilimento nasce principalmente dall'osservazione di oggetti di cui si fa un quotidiano uso (automobili, computer, macchine per la TAC etc...) e dalla conseguente domanda: "E io cosa so/so fare?" Nel mio caso la risposta è: "Un po' di letteratura, un po' di cinema, un po' di Matematica, qualche videogioco, pincanello e poco altro. Cioè, per gli standard correnti, nulla."[/nota]. A questo proposito il mio pensiero è grezzo e farraginoso, e probabilmente verrà frainteso da coloro che penseranno: "Beh, hai scelto tu di studiare Matematica! La prossima volta iscriviti ad ingegneria, così magari sarà legittima una vaga speranza di poter arrivare un giorno a progettare una turbina o una CPU..." - Ovviamente non è questo il punto, e neppure si tratta della solita rogna tra Matematica pure od applicata. Non mi mancano le motivazioni di studio, per quanto patetiche possano sembrare; spesso mi basta la bellezza, intrinseca o supposta, che arriva ad accecarmi. Eppure non sono un automa, un sociopatico od un autistico (seppure in certi frangenti desidererei esserlo), e spesso mi rendo conto che la gente che mi gravita intorno mi considera una nullità ( - "Beh ma io so che in caratteristica \(0\) un polinomio è risolubile per radicali se e solo se il suo gruppo di Galois è risolubile...", "Ah." rispose l'altro), o reputa nullo/inutile il cammino che ho intrapreso. Ed è proprio perché non sono un automa, un sociopatico od un autistico (sic!) che soffro come un cane quando le persone (studenti universitari!) mi chiedono se a Matematica "si studiano le funzioni a sei piani, o i polinomi di grado \(100\)"... mi sento banalizzato. Mi sento inutile.
Un esempio lampante è questo forum: alle 13:55 del 23/01/2013 risultano iscritti 62898 utenti, ma quanti tra questi sono qui per la Matematica? 100? 150? Forse meno. Si vede la solita brodaglia annacquata fino ai conati sui polinomi di Taylor o sulle basi di autovettori nelle stanze di Analisi o di Geometria, e la verità è che a tutti questi signori non importa un fico secco dell'Analisi o della Geometria: mi/ci considerano utili nella misura in cui permettiamo loro di passare l'esame e poi ciao, chi s'è visto s'è visto. Trampolini di lancio, matematica meramente utilitaristica.
Sembra che l'atteggiamento migliore da tenersi per la salvaguardia della propria sanità mentale sia il solito guarda e passa, ma io non ci riesco - il mio guarda e passa si compone spesso di un mutismo talmente forzato da voler suonare come un silente insulto, ma che per la manifesta cecità intellettuale/intellettiva del destinatario non fa che essere deleterio soltanto per me.
Possibile che sia un problema solo mio?
Un esempio lampante è questo forum: alle 13:55 del 23/01/2013 risultano iscritti 62898 utenti, ma quanti tra questi sono qui per la Matematica? 100? 150? Forse meno. Si vede la solita brodaglia annacquata fino ai conati sui polinomi di Taylor o sulle basi di autovettori nelle stanze di Analisi o di Geometria, e la verità è che a tutti questi signori non importa un fico secco dell'Analisi o della Geometria: mi/ci considerano utili nella misura in cui permettiamo loro di passare l'esame e poi ciao, chi s'è visto s'è visto. Trampolini di lancio, matematica meramente utilitaristica.
Sembra che l'atteggiamento migliore da tenersi per la salvaguardia della propria sanità mentale sia il solito guarda e passa, ma io non ci riesco - il mio guarda e passa si compone spesso di un mutismo talmente forzato da voler suonare come un silente insulto, ma che per la manifesta cecità intellettuale/intellettiva del destinatario non fa che essere deleterio soltanto per me.
Possibile che sia un problema solo mio?
Risposte
Secondo me devi semplicemente trovare qualcunA che ti faccia sentire soddisfatto

"gabriella127":
E poi chi lo sa, siamo fatti strani, chi sa perché allora ti sentivi 'minacciata' da quel 90%...
Riesci a distanza ad averne una idea? Naturalmente se ti va di pensarci e di parlarne.
Ma certo, non c'è nulla di particolarmente personale ed è passato tanto tempo, circa vent'anni.
Non so, forse avrei voluto essere io a dare la misura alle mie passioni e invece quella non la sapevo controllare, mi sembrava ci fosse qualcosa di "troppo". Forse cercavo un equilibrio invece di accettare gli ardori adolescenziali e sorriderne. Ma l'adolescenza non è l'epoca del "sorriso"!
"jitter":
Gabriella, riconosco "me adolescente" nel tuo racconto... di adolescente, quando la matematica occupava in me un allarmante 90%. All'epoca era un po' troppo invadente nella mia vita, la Signora, e ne sentivo per qualche inafferrabile ragione "minacciata". Purtroppo poi ho fatto una scelta diversa (una materia umanistica) per via di un momento passeggero di "disamoramento"
Sono contenta che alcune cose che ho detto ti risuonino. Ma quando parlavo del mio liceo non mi riferivo alla matematica, ma al fatto che io avevo delle curiosità intellettuali e le altre persone no. Io ho fatto un liceo classico di quelli duri e puri, in cui matematica niente, al massimo le equazioni di secondo grado, e io quindi mi interessavo di cose tipo letteratura e filosofia, (la matematica è venuta molto dopo), ma soffrivo, finché non ho trovato nuovi amici, del fatto che nessuno si interessava di niente (dal punto di vista intellettuale, poi avevo anche care amiche con cui parlavo di altro). Ecco, mi riferivo al fatto che chi ha certe propensioni intellettuali, ha bisogno, perché siamo umani e certe cose sono parte di noi, di un riconoscimento e di una condivisione. Tu ti irrigidisci se qualcuno che parla di matematica non ti trasmette passione, se resta freddo, be', anche per me sarebbe così, non mi sentirei capita.
E, ripeto, la matematica c'entra fino a un certo punto, è ovvio che il mondo non si divide tra matematici e non matematici, ma è legittimo che chi è fatto in un certo modo (matematico o letterato che sia), chi ha interessi intellettuali, chi ha esigenze di conoscenza e di comprensione delle cose, possa chiedere di condividere e vedere riconosciute le proprie istanze.
Poi se c'è chi si interessa di calcio ben venga! adesso caso mai faccio la figura della intellettuale pallosa, non voglio starvi ad annoiare con altri racconti della mia esistenza, vi dico solo questo: io gioco a tennis tavolo in maniera abbastanza tecnica, non gioco da parrocchia, ma di tipo tecnico-sportivo, be' non avete idea di quanto si parli di cose tipo le gomme, i colpi, gli spin quà e gli spin là, i passi, il polso, roba che per un estraneo è da suicidio per la pallosità, e io sono ben felice di questi discorsi, anche se non si tratta di Kant o di Gauss...
Un caro saluto a te, jitter, mia simile, credo...
E poi chi lo sa, siamo fatti strani, chi sa perché allora ti sentivi 'minacciata' da quel 90%...
Riesci a distanza ad averne una idea? Naturalmente se ti va di pensarci e di parlarne.
...te la potevi risparmiare davvero. Toglimi una curiosità...sei per caso uno di quelli che va su internet col tablet a cercare i televisori 3D che si collegano allo smartphone?
In effetti mi rendo conto di aver usato toni un po' troppo forti, senza spiegarmi bene; quello che volevo dire è che se rapportata ai bisogni umani davvero fondamentali ed importanti, la matematica diventa nient'altro che un lusso estetico inutile e artefatto, esattamente come l'arte (e in effetti la matematica è secondo me essenzialmente una forma d'arte).
M-a-t-e-m-a-t-i-c-a... è una delle parole più belle che esistano: ne amo perfino il suono ma non la pronuncio mai. Non la pronuncio perché non la condivido con altri, e non la condivido perché in genere non ne sento il bisogno (dico in genere, con i miei amici; invece qui sul forum - che è per me uno spazio "privato" - ho ricercato questa cosa). Avere amici con gli stessi interessi è stimolante, ma è una cosa che può anche inaridire. Si può diventare presuntuosi e pensare di essere migliori, o più intelligenti, perché si condividono interessi "nobili (@Sergio: meravigliosa la tua frase: le persone non si dividono in matematici e non-matematici).
Se mi capita di conoscere qualcuno che si occupa di matematica, mi piace sentirne parlare solo se percepisco che questa persona è emotivamente coinvolta da quello di cui si occupa; se il suo racconto è freddo preferisco il libro e resto sorpresa dell'apparente distacco del matematico per la matematica. Mi piacerebbe, quindi, incontrare persone che mi coinvolgano un po' di quella mia antica e in parte rinnovata passione, ma non è una cosa che ricerco nella mia quotidianità.
Gabriella, riconosco "me adolescente" nel tuo racconto... di adolescente, quando la matematica occupava in me un allarmante 90%. All'epoca era un po' troppo invadente nella mia vita, la Signora, e ne sentivo per qualche inafferrabile ragione "minacciata". Purtroppo poi ho fatto una scelta diversa (una materia umanistica) per via di un momento passeggero di "disamoramento". Oggi mi dispiace avere abbandonato quel percorso, ma può darsi anche che quell'abbandono mi abbia portato una maggiore (relativa) serenità, chi può saperlo
Se mi capita di conoscere qualcuno che si occupa di matematica, mi piace sentirne parlare solo se percepisco che questa persona è emotivamente coinvolta da quello di cui si occupa; se il suo racconto è freddo preferisco il libro e resto sorpresa dell'apparente distacco del matematico per la matematica. Mi piacerebbe, quindi, incontrare persone che mi coinvolgano un po' di quella mia antica e in parte rinnovata passione, ma non è una cosa che ricerco nella mia quotidianità.
Gabriella, riconosco "me adolescente" nel tuo racconto... di adolescente, quando la matematica occupava in me un allarmante 90%. All'epoca era un po' troppo invadente nella mia vita, la Signora, e ne sentivo per qualche inafferrabile ragione "minacciata". Purtroppo poi ho fatto una scelta diversa (una materia umanistica) per via di un momento passeggero di "disamoramento". Oggi mi dispiace avere abbandonato quel percorso, ma può darsi anche che quell'abbandono mi abbia portato una maggiore (relativa) serenità, chi può saperlo

"Sergio":
Sei grande!
...

"Sergio":
«A che stai pensando?»
«Alle condizioni di Wolfe»
ma poi si è rimesso Wolfe?

"Delirium":
ho smesso di credere alle storielle dell' "a me interessa veramente di te" da parecchio
"Delirium":
Se la mia persona si compone per (la butto lì!) il 90% di Matematica, allora A e C diventano (quasi) la stessa cosa
concentrati su quel quasi. Io sono convinto, e te lo ripeto, che alle persone interessa di più quel "residuo" del 10%. Punta su quello per la tua serenità sociale. Naturalmente, è solo il mio punto di vista

"Lemniscata":
Sono convinto che un matematico sia comunque un uomo prima che un matematico. Pensare di poter invertire questa gerarchia o mettere le due cose allo stesso livello non rende ragione del fatto che un essere umano può sì fare matematica, ma può anche (o forse deve) fare anche altro nella vita
su questo siamo d'accordo, ed è più o meno quello che ho detto anche io, ma questa:
"Lemniscata":
Se poi quel pilastro è un lusso estetico inutile e artefatto come la Matematica...
...te la potevi risparmiare davvero. Toglimi una curiosità...sei per caso uno di quelli che va su internet col tablet a cercare i televisori 3D che si collegano allo smartphone?
Allora Delirium: presumo che tu abbia intenzione di intraprendere una delle 3 seguenti strade dopo la laurea magistrale
1) Dottorato in matematica
2) Lavorare in una azienda con un settore ricerca e sviluppo molto importante occupandoti di matematica applicata
3) Insegnare nelle scuole secondarie.
Se sceglierai l'opzione 2) è ovvio che se qualcuno ti pagherà non sarai inutile. Naturalmente l'ammontare della matematica che realmente userai sarà opinabile ma un po', comunque, ne userai e qualcuno ti pagherà per farlo quindi non sarai inutile.
Se sceglierai l'opzione 3) penso che sia superfluo perdere tempo ad argomentare su quanto sia importante l'insegnamento della matematica nelle scuole secondarie (in condizioni tra l'altro, ben lontane dall'essere ottimali). Comunque, non sarai inutile.
Nel caso, invece, tu scelga l'opzione 1), vuol dire che contribuirai (anche se in lieve misura, ma io ti auguro in misura non lieve) al progresso scientifico (includo la matematica tra le scienze) dell'umanità. Come diamine puoi pensare che ciò sia inutile?
Ricapitolando: tu hai di fronte a te queste tre strade.
Come puoi pensare che lavorare per incamminarsi su una di esse, cioè studiare per ottenere una laurea in matematica, sia inutile?
E chi se ne frega degli standard correnti! Ti ho già spiegato l'utilità delle tre opzioni.
Io proverei pena per loro e per la loro ignoranza, forse proverei a spiegar loro che no, non studio polinomi di grado 100 ma polinomi di qualsiasi grado anzi, studio questioni molto più complicate (non sottovalutiamo troppo i polinomi, comunque, perché la geometria algebrica parte da lì).
Su questo forum non c'è solo la solita brodaglia annacquata: di topic interessanti ce ne sono pareccchi.
Comunque, esistono anche http://www.scienzematematiche.it, http://math.stackexchange.com/, http://mathoverflow.net.
1) Dottorato in matematica
2) Lavorare in una azienda con un settore ricerca e sviluppo molto importante occupandoti di matematica applicata
3) Insegnare nelle scuole secondarie.
Se sceglierai l'opzione 2) è ovvio che se qualcuno ti pagherà non sarai inutile. Naturalmente l'ammontare della matematica che realmente userai sarà opinabile ma un po', comunque, ne userai e qualcuno ti pagherà per farlo quindi non sarai inutile.
Se sceglierai l'opzione 3) penso che sia superfluo perdere tempo ad argomentare su quanto sia importante l'insegnamento della matematica nelle scuole secondarie (in condizioni tra l'altro, ben lontane dall'essere ottimali). Comunque, non sarai inutile.
Nel caso, invece, tu scelga l'opzione 1), vuol dire che contribuirai (anche se in lieve misura, ma io ti auguro in misura non lieve) al progresso scientifico (includo la matematica tra le scienze) dell'umanità. Come diamine puoi pensare che ciò sia inutile?
Ricapitolando: tu hai di fronte a te queste tre strade.
Come puoi pensare che lavorare per incamminarsi su una di esse, cioè studiare per ottenere una laurea in matematica, sia inutile?
"Delirium":
"E io cosa so/so fare?" Nel mio caso la risposta è: "Un po' di letteratura, un po' di cinema, un po' di Matematica, qualche videogioco, pincanello e poco altro. Cioè, per gli standard correnti, nulla."
E chi se ne frega degli standard correnti! Ti ho già spiegato l'utilità delle tre opzioni.
"Delirium":
soffro come un cane quando le persone (studenti universitari!) mi chiedono se a Matematica "si studiano le funzioni a sei piani, o i polinomi di grado \(100\)"... mi sento banalizzato. Mi sento inutile.
Io proverei pena per loro e per la loro ignoranza, forse proverei a spiegar loro che no, non studio polinomi di grado 100 ma polinomi di qualsiasi grado anzi, studio questioni molto più complicate (non sottovalutiamo troppo i polinomi, comunque, perché la geometria algebrica parte da lì).
"Delirium":
Un esempio lampante è questo forum: alle 13:55 del 23/01/2013 risultano iscritti 62898 utenti, ma quanti tra questi sono qui per la Matematica? 100? 150? Forse meno. Si vede la solita brodaglia annacquata fino ai conati sui polinomi di Taylor o sulle basi di autovettori nelle stanze di Analisi o di Geometria, e la verità è che a tutti questi signori non importa un fico secco dell'Analisi o della Geometria: mi/ci considerano utili nella misura in cui permettiamo loro di passare l'esame e poi ciao, chi s'è visto s'è visto. Trampolini di lancio, matematica meramente utilitaristica.
Su questo forum non c'è solo la solita brodaglia annacquata: di topic interessanti ce ne sono pareccchi.
Comunque, esistono anche http://www.scienzematematiche.it, http://math.stackexchange.com/, http://mathoverflow.net.
Se la mia persona si compone per (la butto lì!) il 90% di Matematica, allora A e C diventano (quasi) la stessa cosa, ed apprezzare me è (quasi) equivalente ad apprezzare quello che faccio/penso/dico. La mia persona, il mio manifestarmi in questa realtà, coincide (quasi) con il "mutamento" che apporto (il fare, ossia la modifica degli stati di cose) e con i pensieri che concepisco (il pensare). Fondamentalmente si tratta di rispondere alla domanda: "Chi è Delirium?" Non è forse, come chiunque altro, quello che fa (studio, lavoro, atteggiamenti, abitudini, modi d'essere etc...) e quello che pensa (opinioni, idee, morali, stati di coscienza etc...)? E se fa e pensa (quasi) sempre Matematica... la conclusione è lasciata al lettore.
Ripeto quello che hanno già detto altri, filtrandolo con la mia esperienza personale : poggiare la propria essenza su un unico pilastro è estremamente pericoloso... se crolla quello, crolla tutto. Se poi quel pilastro è un lusso estetico inutile e artefatto come la Matematica, c'è da fidarsi ancora meno. Personalmente rifiuto l'idea che un essere umano possa essere completamente determinato da ciò che fa. Lo trovo assolutamente riduttivo, perché dimentica quello che potrebbe fare. Più o meno come identificare un computer con uno dei programmi che esegue. Sono convinto che un matematico sia comunque un uomo prima che un matematico. Pensare di poter invertire questa gerarchia o mettere le due cose allo stesso livello non rende ragione del fatto che un essere umano può sì fare matematica, ma può anche (o forse deve) fare anche altro nella vita. Ma questa è solo la mia opinione, non sta a me giudicare le scelte di vita degli altri.
@Delirium. Vorrei dire, per quello che vale, la mia esperienza personale riguardo ai temi che tu tocchi, che sono molto vicini a me e alla mia storia personale, anche perché sono temi centrali nell'esistenza di ognuno di noi, e che tu esponi con molta sensibilità. E tocca corde importanti, come testimoniato dai molti interventi interessanti in questo thread.
Premetto che non sono una ragazzina, ho abbondantemente passato i cinquanta.
Io ho vissuto un'esperienza simile alla tua al liceo (anche dopo, per carità, ma mi riferisco ora a quella perché mi sembra più parlante). Al liceo io avevo un rapporto umanamente buono con le mie compagne di scuola e altri ragazzi , ma nello stesso tempo mi sentivo una disadattata, non sentivo di poter condividere con nessuno i miei interessi, avevo generici interessi intellettuali, ma le altre persone no, e io pensavo che il difetto era mio e mi sentivo una schifezza, non era questione di condividere singoli temi, e che proprio certe cose tue, e che tu senti parte di te, non sono viste e non possono avere spazio (ripeto, sto portando una esperienza adolescenziale, perché nelle sue forme estreme chiarice il problema). Poi, il cielo, la vita, la fortuna, mi hanno mandato a un certo punto dei nuovi amici del liceo che questi interessi li capivano e li condividevano, perché avevano interessi più intellettuali. E quindi parlavamo, andavamo insieme ai concerti, a cinema, a teatro. Adesso, a distanza, so che parte del problema era una mia situazione psicologica, ma so anche che senza questi nuovi amici, alcuni dei quali sono ancora miei amici e li frequento, sarei morta interiormente.
Allora: il nocciolo del problema che tu poni, mi sembra, corregimi se sbaglio, non è tanto trovare persone che amino la matematica come te, anche quello è importante, per carità, trovare una condivisione, mi ha molto colpito il tuo post sul bar dell'Imperial College a Londra.
Ma il problema è che certi interessi come per te la matematica (e per me) sono parte della propria identità. Il problema che tu poni è trovare un rispecchiamento da parte delll'altro, un essere visti (e apprezzati) per quello che si è.
Io penso che forse tu non hai avuto ancora la fortuna di incontrare persone con interessi più intellettuali, non sono tanti, che però ti assicuro che ci sono. Non si tratta di conoscere solo matematici e simili, il problema è conoscere persone che abbiano amore e dimestichezza con l'attività di pensiero e con la curiosità intellettuale. Io ho la fortuna di avere amici del genere, sono letterati o filosofi o cose varie, di matematica non ci capiscono una mazza, ma hanno interesse e rispetto (quasi reverenziale) per il pensare e quindi io sento il loro apprezzamento e rispetto per la mia matematica, anche se non ci capiscono una mazza, però capiscono che la matematica è una forma alta di pensiero.
Purtroppo le persone così non sono tante, non c'è in quello che dico nessun atteggiamento di superiorità verso persone che sono fatte diversamente, che io frequento con piacere e stima, ma una persona con interessi intellettuali deve ANCHE frequentare propri simili.
Poi io non so tu che università frequenti o in che zona d'Italia vivi, spesso il metro del valore di una persona in certi ambienti è il denaro che si guadagna e non quello che una persona ha dentro e nella testa, e quindi, da questo punto di vista, ben vengano gli amici intelettuali.
Ci sarebbero tante cose da dire, ma mi fermo qui.
Grazie per gli spunti di riflessione.
Premetto che non sono una ragazzina, ho abbondantemente passato i cinquanta.
Io ho vissuto un'esperienza simile alla tua al liceo (anche dopo, per carità, ma mi riferisco ora a quella perché mi sembra più parlante). Al liceo io avevo un rapporto umanamente buono con le mie compagne di scuola e altri ragazzi , ma nello stesso tempo mi sentivo una disadattata, non sentivo di poter condividere con nessuno i miei interessi, avevo generici interessi intellettuali, ma le altre persone no, e io pensavo che il difetto era mio e mi sentivo una schifezza, non era questione di condividere singoli temi, e che proprio certe cose tue, e che tu senti parte di te, non sono viste e non possono avere spazio (ripeto, sto portando una esperienza adolescenziale, perché nelle sue forme estreme chiarice il problema). Poi, il cielo, la vita, la fortuna, mi hanno mandato a un certo punto dei nuovi amici del liceo che questi interessi li capivano e li condividevano, perché avevano interessi più intellettuali. E quindi parlavamo, andavamo insieme ai concerti, a cinema, a teatro. Adesso, a distanza, so che parte del problema era una mia situazione psicologica, ma so anche che senza questi nuovi amici, alcuni dei quali sono ancora miei amici e li frequento, sarei morta interiormente.
Allora: il nocciolo del problema che tu poni, mi sembra, corregimi se sbaglio, non è tanto trovare persone che amino la matematica come te, anche quello è importante, per carità, trovare una condivisione, mi ha molto colpito il tuo post sul bar dell'Imperial College a Londra.
Ma il problema è che certi interessi come per te la matematica (e per me) sono parte della propria identità. Il problema che tu poni è trovare un rispecchiamento da parte delll'altro, un essere visti (e apprezzati) per quello che si è.
Io penso che forse tu non hai avuto ancora la fortuna di incontrare persone con interessi più intellettuali, non sono tanti, che però ti assicuro che ci sono. Non si tratta di conoscere solo matematici e simili, il problema è conoscere persone che abbiano amore e dimestichezza con l'attività di pensiero e con la curiosità intellettuale. Io ho la fortuna di avere amici del genere, sono letterati o filosofi o cose varie, di matematica non ci capiscono una mazza, ma hanno interesse e rispetto (quasi reverenziale) per il pensare e quindi io sento il loro apprezzamento e rispetto per la mia matematica, anche se non ci capiscono una mazza, però capiscono che la matematica è una forma alta di pensiero.
Purtroppo le persone così non sono tante, non c'è in quello che dico nessun atteggiamento di superiorità verso persone che sono fatte diversamente, che io frequento con piacere e stima, ma una persona con interessi intellettuali deve ANCHE frequentare propri simili.
Poi io non so tu che università frequenti o in che zona d'Italia vivi, spesso il metro del valore di una persona in certi ambienti è il denaro che si guadagna e non quello che una persona ha dentro e nella testa, e quindi, da questo punto di vista, ben vengano gli amici intelettuali.
Ci sarebbero tante cose da dire, ma mi fermo qui.
Grazie per gli spunti di riflessione.
"Delirium":No; o meglio questo potremmo chiamarlo il Delirium oggettivo, ma esistono pur sempre i Delirium soggettivi.
..."Chi è Delirium?" Non è forse, come chiunque altro, quello che fa (studio, lavoro, atteggiamenti, abitudini, modi d'essere etc...) e quello che pensa (opinioni, idee, morali, stati di coscienza etc...)?...
@Sergio



@Sergio: bella

Intanto ringrazio Epimenide e Camillo (vorrei discutere un po' con tutti, ma forse ho scelto il momento sbagliato...)
@mathbells: rispondo A+C. Il motivo per cui non ho scelto B è che non sono un matematico, ma solo uno studente. Considerati i miei limiti costitutivi, non vincerò mai una Fields né niente di simile. Di conseguenza non posso biasimare qualcuno che non apprezza quello che non sono. Il problema, quindi, non si pone nemmeno.
Beh, pazienza. Questo non mi impedisce di essere comunque disgustato. Il disgusto, l'odio, l'avvilimento, la disperazione etc... sono spesso sentimenti/sensazioni utili, checché se ne dica; la conoscenza nasce anche da questi.
Ho risposto (anche) C, ma questo
lo trovo assurdo, e quand'anche non lo fosse sarebbe opinabilissimo (ho smesso di credere alle storielle dell' "a me interessa veramente di te" da parecchio). Cosa significa che "alle persone interessano le persone"? Cosa/chi sono le persone? Se la mia persona si compone per (la butto lì!) il 90% di Matematica, allora A e C diventano (quasi) la stessa cosa, ed apprezzare me è (quasi) equivalente ad apprezzare quello che faccio/penso/dico. La mia persona, il mio manifestarmi in questa realtà, coincide (quasi) con il "mutamento" che apporto (il fare, ossia la modifica degli stati di cose) e con i pensieri che concepisco (il pensare). Fondamentalmente si tratta di rispondere alla domanda: "Chi è Delirium?" Non è forse, come chiunque altro, quello che fa (studio, lavoro, atteggiamenti, abitudini, modi d'essere etc...) e quello che pensa (opinioni, idee, morali, stati di coscienza etc...)? E se fa e pensa (quasi) sempre Matematica... la conclusione è lasciata al lettore.
@Sergio: in quinta liceo ho assistito a Modena ad una "lezione in piazza" del professor Giovanni Reale, il quale raccontò che parecchi anni prima, un professore di Matematica molto noto era intervenuto durante un suo convegno esaltando ed asserendo il primato della Matematica su tutto. Il professor Reale aveva chiesto al matematico se con la propria moglie parlasse in termini di funzioni ed integrali; al che il matematico si era alzato ed era uscito dalla stanza sbattendo con violenza la porta. Si venne a sapere più tardi che quel matematico aveva un divorzio in corso proprio per quel motivo.
Morale: le donne non capiscono un accidente di Matematica
- Scherzo, ovviamente.
@mathbells: rispondo A+C. Il motivo per cui non ho scelto B è che non sono un matematico, ma solo uno studente. Considerati i miei limiti costitutivi, non vincerò mai una Fields né niente di simile. Di conseguenza non posso biasimare qualcuno che non apprezza quello che non sono. Il problema, quindi, non si pone nemmeno.
"mathbells":
Se rispondi A, è chiaro che è una guerra persa a tavolino. [...]
Beh, pazienza. Questo non mi impedisce di essere comunque disgustato. Il disgusto, l'odio, l'avvilimento, la disperazione etc... sono spesso sentimenti/sensazioni utili, checché se ne dica; la conoscenza nasce anche da questi.
"mathbells":
Se hai risposto C, invece, hai ottime probabilità di essere felice. [...]
Ho risposto (anche) C, ma questo
"mathbells":
[...] Perché alle persone, mediamente, interessano molto di più le persone che la matematica o i matematici [...]
lo trovo assurdo, e quand'anche non lo fosse sarebbe opinabilissimo (ho smesso di credere alle storielle dell' "a me interessa veramente di te" da parecchio). Cosa significa che "alle persone interessano le persone"? Cosa/chi sono le persone? Se la mia persona si compone per (la butto lì!) il 90% di Matematica, allora A e C diventano (quasi) la stessa cosa, ed apprezzare me è (quasi) equivalente ad apprezzare quello che faccio/penso/dico. La mia persona, il mio manifestarmi in questa realtà, coincide (quasi) con il "mutamento" che apporto (il fare, ossia la modifica degli stati di cose) e con i pensieri che concepisco (il pensare). Fondamentalmente si tratta di rispondere alla domanda: "Chi è Delirium?" Non è forse, come chiunque altro, quello che fa (studio, lavoro, atteggiamenti, abitudini, modi d'essere etc...) e quello che pensa (opinioni, idee, morali, stati di coscienza etc...)? E se fa e pensa (quasi) sempre Matematica... la conclusione è lasciata al lettore.
@Sergio: in quinta liceo ho assistito a Modena ad una "lezione in piazza" del professor Giovanni Reale, il quale raccontò che parecchi anni prima, un professore di Matematica molto noto era intervenuto durante un suo convegno esaltando ed asserendo il primato della Matematica su tutto. Il professor Reale aveva chiesto al matematico se con la propria moglie parlasse in termini di funzioni ed integrali; al che il matematico si era alzato ed era uscito dalla stanza sbattendo con violenza la porta. Si venne a sapere più tardi che quel matematico aveva un divorzio in corso proprio per quel motivo.
Morale: le donne non capiscono un accidente di Matematica

Caro delirium, come sono solito fare per cercare di capire le cose, schematizzerò. Mi sembra che ci siano tre questioni sul tavolo, delle quali non ho ben capito l'importanza relativa che assegni loro (...ma forse non l'hai capito bene neanche tu ?
)
A - l'apprezzamento delle persone per la matematica in sè
B - l'apprezzamento delle persone per te in quanto matematico
C - l'apprezzamento delle persone per te in quanto persona, fatta anche (ma non solo...spero) di matematica.
Ecco...secondo me dovresti farti questa domanda: quale di questi tre punti è il più importante per te. Te lo dico subito, anche in modo ironicamente brutale
: se la tua risposta è diversa da C...stai messo male, e cerco di spiegarti perché, anche se i motivi dovrebbero essere abbastanza ovvi.
Se rispondi A, è chiaro che è una guerra persa a tavolino. Malgrado l'utilità della matematica sia innegabile da chiunque abbia un minimo di buon senso, il mondo sarà sempre pieno zeppo di persone che considera la matematica/i matematici una gran perdita di tempo/dei gran perdi tempo, e stai sicuro che quelle stesse persone, mentre dicono ciò, stanno sul tablet a cercare su internet il miglior prezzo per lo smart TV 3D che gli si collega ad internet e pure allo smartphone...devo continuare? credo di no. Che vogliamo fare...li mettiamo tutti nelle camere a gas? Qualcuno in passato ci ha già provato a sbarazzarsi così di chi non gli andava a genio e non è finita molto bene.
Se rispondi B, spero che tu sia un genio e ti auguro di vincere la medaglia Fields, altrimenti sarai un frustrato eterno. Ah dimenticavo...anche se vinci la medaglia Fields, a quello che cerca il TV 3D sul tablet non gliene fregherà comunque un fico secco di te, nemmeno se il teorema che hai dimostrato è quello che servirà per fare i TV 4D: per lui i TV crescono sugli scaffali dei negozi, mica li fanno i matematici.
Se hai risposto C, invece, hai ottime probabilità di essere felice. Perché alle persone, mediamente, interessano molto di più le persone che la matematica o i matematici, e quindi è molto più facile "trovare dei fans" per se stessi in quanto persone e non in quanto matematici. E posso dirti, anche per esperienza personale, che quando trovi qualcuno che ti apprezza come persona, imparerà a rispettare (anche se non proprio ad amare) il tuo essere matematico.
Ho apprezzato molto le risposte di Sergio e di Hamming_Burst...rileggitele per bene, sono piene di saggezza.
Ti auguro di cuore di trovare al più presto la soluzione al tuo problema, magari anche approssimata al primo ordine
.

A - l'apprezzamento delle persone per la matematica in sè
B - l'apprezzamento delle persone per te in quanto matematico
C - l'apprezzamento delle persone per te in quanto persona, fatta anche (ma non solo...spero) di matematica.
Ecco...secondo me dovresti farti questa domanda: quale di questi tre punti è il più importante per te. Te lo dico subito, anche in modo ironicamente brutale

Se rispondi A, è chiaro che è una guerra persa a tavolino. Malgrado l'utilità della matematica sia innegabile da chiunque abbia un minimo di buon senso, il mondo sarà sempre pieno zeppo di persone che considera la matematica/i matematici una gran perdita di tempo/dei gran perdi tempo, e stai sicuro che quelle stesse persone, mentre dicono ciò, stanno sul tablet a cercare su internet il miglior prezzo per lo smart TV 3D che gli si collega ad internet e pure allo smartphone...devo continuare? credo di no. Che vogliamo fare...li mettiamo tutti nelle camere a gas? Qualcuno in passato ci ha già provato a sbarazzarsi così di chi non gli andava a genio e non è finita molto bene.
Se rispondi B, spero che tu sia un genio e ti auguro di vincere la medaglia Fields, altrimenti sarai un frustrato eterno. Ah dimenticavo...anche se vinci la medaglia Fields, a quello che cerca il TV 3D sul tablet non gliene fregherà comunque un fico secco di te, nemmeno se il teorema che hai dimostrato è quello che servirà per fare i TV 4D: per lui i TV crescono sugli scaffali dei negozi, mica li fanno i matematici.
Se hai risposto C, invece, hai ottime probabilità di essere felice. Perché alle persone, mediamente, interessano molto di più le persone che la matematica o i matematici, e quindi è molto più facile "trovare dei fans" per se stessi in quanto persone e non in quanto matematici. E posso dirti, anche per esperienza personale, che quando trovi qualcuno che ti apprezza come persona, imparerà a rispettare (anche se non proprio ad amare) il tuo essere matematico.
Ho apprezzato molto le risposte di Sergio e di Hamming_Burst...rileggitele per bene, sono piene di saggezza.
Ti auguro di cuore di trovare al più presto la soluzione al tuo problema, magari anche approssimata al primo ordine

Delirium, tu stai studiando una materia che ti appassiona -la Matematica , nobile materia - e questo è già di per se una cosa bella, anche se molti non la capiranno.
Cerca di comunicare ad altri la tua passione, mi riferisco per esempio all'aiutare ragazzi in "difficoltà matematiche " e ti accorgerai che le tue conoscenze non sono davvero inutili ed è assai gratificante vedere i progressi di questi ragazzi.
Naturalmente dovrai metterti al loro livello, senza scandalizzarsi della loro ignoranza.
Certamente se la Matematica diventa così assorbente, al punto di essere esclusiva, non va bene : la vita è fatta anche di altro, non perdere il senso della vita che ti circonda, anche delle piccole cose.
Coltivare la Matematica non deve essere una chiusura verso gli altri, potresti fra un po' di tempo trovarti spiazzato: non più magari così interessato alla Matematica e senza aver coltivato interessi meno intellettuali ma altrettanto validi per la propria crescita e maturazione ( sport, palestra, hobby anche manuali etc ).
Solo tu puoi sapere quale ti sia più congeniale.
Cerca di comunicare ad altri la tua passione, mi riferisco per esempio all'aiutare ragazzi in "difficoltà matematiche " e ti accorgerai che le tue conoscenze non sono davvero inutili ed è assai gratificante vedere i progressi di questi ragazzi.
Naturalmente dovrai metterti al loro livello, senza scandalizzarsi della loro ignoranza.
Certamente se la Matematica diventa così assorbente, al punto di essere esclusiva, non va bene : la vita è fatta anche di altro, non perdere il senso della vita che ti circonda, anche delle piccole cose.
Coltivare la Matematica non deve essere una chiusura verso gli altri, potresti fra un po' di tempo trovarti spiazzato: non più magari così interessato alla Matematica e senza aver coltivato interessi meno intellettuali ma altrettanto validi per la propria crescita e maturazione ( sport, palestra, hobby anche manuali etc ).
Solo tu puoi sapere quale ti sia più congeniale.
"Delirium":
Forse, come penso che sia, i demoni sono dentro, e non fuori come invece vorrei credere.
Mi prendo il lusso di generalizzare (cosa che cerco di evitare il più possibile) e di dire che per come la vedo io è sempre così, al di là di tutto, delle persone e delle circostanze, i demoni sono dentro. Ciò non toglie che modificare un po' ciò che ci circonda non possa influire sul modo in cui noi vediamo ciò che ci circonda, e quindi su ciò che abbiamo dentro.
"Delirium":
Ma mi ci vorrà una vita per trovare una soluzione, ed un'altra vita per provare ad utilizzarla.
Non è detto, a meno che tu non ti convinca che è necessariamente così. Non c'è LA soluzione, è un processo dinamico in cui piccole soluzioni risolvono piccoli problemi e ne portano a galla di nuovi, ciascuno coi suoi tempi e molti problemi in questa evoluzione si sovrappongono; e in questo flusso turbolento a volte i "nuovi" problemi sono in realtà vecchi problemi riemersi perché la soluzione trovata al tempo non va più bene. Se non vedi le tue idiosincrasie in un'ottica dinamica è facile pensare che la soluzione non esista. Se riesci ad essere orgoglioso anche delle tue piccole conquiste riguardo alle correzioni che vuoi fare alla tua stessa visione per raggiungere una maggiore serenità, hai anche gli stimoli per continuare ad opporti alla corrente generata dai tuoi demoni. La convivenza con la propria coscienza non è molto diversa dalla matematica. Probabilmente la teoria di Galois ti affascinava sin dal primo anno di università, per quel che era giunto alle tue orecchie, ma solo dopo hai avuto gli strumenti per affrontarla, ed ora che hai le soluzioni ad un problema hai anche davanti agli occhi molti altri problemi irrisolti che due anni fa per te non avrebbero avuto alcun senso. Molto di quello che ho detto è ovvio, ma rifletterci esplicitamente a volte è comunque d'aiuto, per quanto sia retorico.
Il vecchio esaltato citato qualche post fa disse anche che dobbiamo voler diventare ciò che siamo. Nell'accezione che attribuisco io alla frase (me ne frega relativamente poco a cosa pensasse il tizio quando la scrisse) questo è molto importante e provarci è molto utile.
Come si capisce dal post che ho scritto qualche pagina indietro io predico bene e (di tanto in tanto) razzolo male, ma cerco di suggerirti delle strade che finora mi sono state utili, conscio che non è detto che debbano necessariamente esserlo anche per te, sebbene spero che lo siano.
@ObiWan: ok, no problem. Prendo atto dei tuoi punti di vista, ma tu prendi atto dei miei... in futuro potrebbero "tornarti utili".
Ciao.
Ciao.
.
"Delirium":
Un esempio lampante è questo forum: alle 13:55 del 23/01/2013 risultano iscritti 62898 utenti, ma quanti tra questi sono qui per la Matematica? 100? 150? Forse meno. Si vede la solita brodaglia annacquata fino ai conati sui polinomi di Taylor
[OT] Sulla discussione non mi pronuncio, ma apprezzo invece il supporto che mi offre questo forum nella brodaglia delle mie banali difficoltà. Quindi auspico che il forum mantenga la "tolleranza didattica" che a mio avviso lo caratterizza.[OT]
@hamming: Ti ringrazio, hamming.
Forse, come penso che sia, i demoni sono dentro, e non fuori come invece vorrei credere.
Ma mi ci vorrà una vita per trovare una soluzione, ed un'altra vita per provare ad utilizzarla.
@ObiWan: che mi faccio troppe seghe l'han capito tutti da un sacco di tempo; infatti avevo intenzione di chiudere qui, perché poi do l'impressione di essere uno che si frigna addosso, cosa peraltro falsa. Per il resto, ne riparleremo tra qualche anno, quando avrai bisogno di ben altre motivazioni per continuare.
"Deve"? E se per qualche ragione non potesse? Hai mai pensato che esistono persone - non è il mio caso - che hanno una sensibilità estremamente più sviluppata, e che percepiscono tutto in maniera differente? Evidentemente no.
Il tuo ragionamento è stricto sensu bestiale (nel senso che si applica alle bestie), ma se permetti io non sono un maiale che gozzoviglia nel fango; penso, ho una coscienza, e ne avverto tutto il peso (come altri). E ritengo che sia nostro dovere transire suum pectus mundoque potiri (che guarda caso è proprio scritto sulla medaglia Fields).
Vedere stuprata un'idea non è bello.
Nulla in contrario, ma non puoi pretendere che la cosa non mi faccia schifo.
... che non c'entra un accidente con quanto detto finora.
Forse, come penso che sia, i demoni sono dentro, e non fuori come invece vorrei credere.
Ma mi ci vorrà una vita per trovare una soluzione, ed un'altra vita per provare ad utilizzarla.
@ObiWan: che mi faccio troppe seghe l'han capito tutti da un sacco di tempo; infatti avevo intenzione di chiudere qui, perché poi do l'impressione di essere uno che si frigna addosso, cosa peraltro falsa. Per il resto, ne riparleremo tra qualche anno, quando avrai bisogno di ben altre motivazioni per continuare.
"ObiWan":
[...] Uno deve godersela la vita, deve stare bene [...]
"Deve"? E se per qualche ragione non potesse? Hai mai pensato che esistono persone - non è il mio caso - che hanno una sensibilità estremamente più sviluppata, e che percepiscono tutto in maniera differente? Evidentemente no.
Il tuo ragionamento è stricto sensu bestiale (nel senso che si applica alle bestie), ma se permetti io non sono un maiale che gozzoviglia nel fango; penso, ho una coscienza, e ne avverto tutto il peso (come altri). E ritengo che sia nostro dovere transire suum pectus mundoque potiri (che guarda caso è proprio scritto sulla medaglia Fields).
"ObiWan":
[...] Dare informazioni non è bello? [...]
Vedere stuprata un'idea non è bello.
"ObiWan":
[...] e non gliene fotte una beata verga del pensiero di Pirandello, della sua vita, di cosa ha scritto, ma domani ha l'interrogazione in italiano [...]
Nulla in contrario, ma non puoi pretendere che la cosa non mi faccia schifo.
"grimx":
Non bisogna vivere nell'ansia di chiedersi cosa pensa la gente. [...]
... che non c'entra un accidente con quanto detto finora.