L'angoscia di sentirsi inutili

Sk_Anonymous
Studiare Matematica all'università è parecchio totalizzante, a tal punto che non rimane molto tempo per attività extra. Personalmente cerco di non rinunciare mai a qualche pagina di un libro oppure ad un buon film, nonostante lo faccia spesso in condizioni pietose (i.e. dopo estenuanti sessioni di studio); sta di fatto che ultimamente mi assale l'avvilente sensazione di essere completamente inutile[nota]Mi è difficile, in questa sede, definire l'utilità. Diciamo che il senso di avvilimento nasce principalmente dall'osservazione di oggetti di cui si fa un quotidiano uso (automobili, computer, macchine per la TAC etc...) e dalla conseguente domanda: "E io cosa so/so fare?" Nel mio caso la risposta è: "Un po' di letteratura, un po' di cinema, un po' di Matematica, qualche videogioco, pincanello e poco altro. Cioè, per gli standard correnti, nulla."[/nota]. A questo proposito il mio pensiero è grezzo e farraginoso, e probabilmente verrà frainteso da coloro che penseranno: "Beh, hai scelto tu di studiare Matematica! La prossima volta iscriviti ad ingegneria, così magari sarà legittima una vaga speranza di poter arrivare un giorno a progettare una turbina o una CPU..." - Ovviamente non è questo il punto, e neppure si tratta della solita rogna tra Matematica pure od applicata. Non mi mancano le motivazioni di studio, per quanto patetiche possano sembrare; spesso mi basta la bellezza, intrinseca o supposta, che arriva ad accecarmi. Eppure non sono un automa, un sociopatico od un autistico (seppure in certi frangenti desidererei esserlo), e spesso mi rendo conto che la gente che mi gravita intorno mi considera una nullità ( - "Beh ma io so che in caratteristica \(0\) un polinomio è risolubile per radicali se e solo se il suo gruppo di Galois è risolubile...", "Ah." rispose l'altro), o reputa nullo/inutile il cammino che ho intrapreso. Ed è proprio perché non sono un automa, un sociopatico od un autistico (sic!) che soffro come un cane quando le persone (studenti universitari!) mi chiedono se a Matematica "si studiano le funzioni a sei piani, o i polinomi di grado \(100\)"... mi sento banalizzato. Mi sento inutile.
Un esempio lampante è questo forum: alle 13:55 del 23/01/2013 risultano iscritti 62898 utenti, ma quanti tra questi sono qui per la Matematica? 100? 150? Forse meno. Si vede la solita brodaglia annacquata fino ai conati sui polinomi di Taylor o sulle basi di autovettori nelle stanze di Analisi o di Geometria, e la verità è che a tutti questi signori non importa un fico secco dell'Analisi o della Geometria: mi/ci considerano utili nella misura in cui permettiamo loro di passare l'esame e poi ciao, chi s'è visto s'è visto. Trampolini di lancio, matematica meramente utilitaristica.

Sembra che l'atteggiamento migliore da tenersi per la salvaguardia della propria sanità mentale sia il solito guarda e passa, ma io non ci riesco - il mio guarda e passa si compone spesso di un mutismo talmente forzato da voler suonare come un silente insulto, ma che per la manifesta cecità intellettuale/intellettiva del destinatario non fa che essere deleterio soltanto per me.

Possibile che sia un problema solo mio?

Risposte
grimx
@hamming_burst
Io invece credo che sia giustissimo il discorso di ObiWan, è giusto fare ciò che piace, sinceramente io "me ne frego" se a qualcuno non piacciono le mie materie preferite, ad esempio.
Non bisogna vivere nell'ansia di chiedersi cosa pensa la gente. Non credo che Obi abbia scritto di essere "egoista" o arrogante, ha detto di fregarsene ed andare avanti a fare le cose che si amano, e io credo sia giustissimo.
Tutto questo nella mia opinione personale, ovviamente :-)

hamming_burst
@ObiWan, il tuo discorso, per me, è fallace.

"ObiWan":
io vivo per me

Vivere per sè, questo sì che è inutile.

Fregarsene di cosa pensa la gente, fottersene, esser "egoista" come ho azzardato io ed altri in questo thread; non è far ciò che si vuole (come disse già un vecchio esaltato agli inizi del '900). Ma è, per lo più, rimanere saldi nelle proprie scelte, esserne responsabili ed esser pronti a rispondene se hanno degli effetti; in pratica devono rimanere nei limiti accettabili di un contesto sociale, lavorativo o familiare.

Un Matematico è importante perchè molti sanno che è così, ma non tutti ne sono a conoscenza.

grimx
Quoto in pieno ObiWan!!!

ObiWan1
Scusa se ti rispondo così, ma per me ti fai troppi problemi, non devi dimostrare niente a nessuno, chi se ne fotte se gli altri non sanno cosa stai facendo, chi se ne frega!
Io cerco di fare quello che mi fa stare bene e me ne frego degli altri, io sono un po' strano, sono come un bambino spesso sono nel mio mondo, mi basta guardare un film, leggere un libro, andare a bermi una birra con chi conosco, sentire una canzone o studiare la mia materia preferita, e mi distacco e me ne sbatto di tutti dio bono, ma chi se ne frega se gli altri non sanno quello che fai, chi se ne frega se gli altri cercano aiuti o spiegazioni da te in matematica perché ne hanno bisogno solo al momento e non gli importa niente, ma dove è il problema? Dare informazioni non è bello?
Uno deve godersela la vita, deve stare bene dio bono, io fino a poco fa lavoravo 12 ore al giorno e non prendevo neanche 1000 euro, non avevo tempo per me ero sempre a lavoro, non mi davano mai un sabato libero, mi trattavano male, praticamente facevo casa lavoro lavoro casa e non accumulavo niente perché alla fine il mio stipendio in un modo o nell'altro andava in famiglia, poi ho scelto di studiare matematica e mi sono iscritto a scuola, mi hanno dato la notte e nessuna garanzia che il turno non si potesse accavallare con le ore di scuola, mi sono fatto anche più di 40 ore sveglio tra lavoro e scuola, alla fine ho mollato il lavoro, ho mandato tutti a fare in culo e ho deciso di studiare una materia INUTILE.
Ed io me ne fotto di cosa pensino gli altri del cosa io cerco e del perché mi piace, io vivo per me e basta, non ho ho figli da mantenere o aiutare, se gli altri anno bisogno li aiuto, se posso aiutare qualcuno lo aiuto, se uno mi cerca che so informazioni ad esempio su chi è Pirandello (il mio personaggio preferito in assoluto) e non gliene fotte una beata verga del pensiero di Pirandello, della sua vita, di cosa ha scritto, ma domani ha l'interrogazione in italiano, dio bono solo una mente malata (scusa forse e troppo, ma per rendere l'idea) si rifiuterebbe di dare le informazioni, o starebbe male perché non vede quello che vedi tu.
La passione non è in tutti uguale, non tutti si appassionano per le stesse cose e questo lo sanno tutti, solo un genio della didattica forse riuscirebbe a fare fare appassionare la gente in tutto quello che spiega.
E poi, ma dove sta scritto che il calcio per esempio è peggio della matematica?? (anche se tra l'altro a me non piace il calcio XD).

hamming_burst
"Delirium":
Da parte di un esterno, il non sapere quanto sto facendo è quasi equivalente al non sapere chi sono;

sta a te "testimoniare" quanto ciò che fai sia accettabile od importante per te, per noi, ..., se l'interlocutore non comprende chi sei (nella complessità di ognuno), ancora, che importa?

"Delirium":
mi è già stato ripetuto più volte, qui e altrove, di cercare di evitare di annullarmi nello studio

non vedo problemi in questo. Ma nella giusta misura, come la solitudine che non si deve trasformare in isolamento (ricordi?).

"Delirium":
E possibile mai che l'unico modo per mostrare me stesso sia la grezza risalita verso quello che i più chiamano mondo, pena l'esilio eterno, o la damnatio memoriae?

E chi lo dice che devi "mostrarti" o devi dimostrare qualcosa a qualcuno. Questo dipende da te: vuoi far bella figura nella comunità, vuoi dimostrare ai tuoi familiari che ciò che fai è importante? Penso che forse una piccola parte di chiunque vuole provare a fare questo, per il viver quotidiano. Ma se a te non interessa questo, anzi sei umilmente fiero di ciò che fai che importa il resto? Quando sarai pronto od avrai persone che tu hai scelto (e ti hanno scelto) per condividere (nel significato più ampio del termine) ciò che ami, allora quelle scritto prima, cade in secondo piano.

L'importante, ed è questo il punto che anche Sergio ha colto ed espresso, che tu non sia solo studio, non sia solo astrattezza, perchè perdi molto ed è un fatto: vissuto da molti, dimostrabile da chiunque.
Non è risalita al mondo, che vuol dir tutto e niente, perchè dipende, come hai compreso, dal punto di vista dell'osservatore; ma di equilibrio mentale, salutare, filosofico, ... e forse, ciò che oggi ti importa così tanto, come la Matematica, tra qualche tempo ti disgusterà perchè ti farà ricordare momenti complessi come questi; e forse, di nuovo, non ti caratterizzarà nemmeno più così tanto come ora. Per questo, per non perdere la tua identità, non devi dare tutto di te in una sola attività.

Sk_Anonymous
"Sergio":
[...] E che ca@@o di problema sarebbe?????????? [...]

E' un problema, Sergio. E' un problema nella misura in cui quello che si studia diviene una parte essenziale del proprio essere, del proprio modus vivendi; e io non ci vedo niente di male, visto che è uno dei modi per fare cose decenti, o meglio, per fare decentemente le cose. Da parte di un esterno, il non sapere quanto sto facendo è quasi equivalente al non sapere chi sono; e mi è già stato ripetuto più volte, qui e altrove, di cercare di evitare di annullarmi nello studio, ma proprio perché
"Sergio":
[...] Siamo diversi. [...]

io faccio fatica a farlo. A questo punto immagino che uno vorrebbe capire il punto della questione, che è esattamente il seguente: la realtà "vera", quella lì fuori - le cose concrete -, è davvero così interessante? E anche ammesso che sia così, perché la "mia" non potrebbe essere altrettanto tale? Chi stabilisce il primato dell'una sull'altra? Forse i bisogni corporali? Bah, sì, forse, ma allora siamo davvero dei miserabili. E possibile mai che l'unico modo per mostrare me stesso sia la grezza risalita verso quello che i più chiamano mondo, pena l'esilio eterno, o la damnatio memoriae?

"Sergio":
[...] E viviamo insieme felici e contenti :wink: [...]

Questa, se mi permetti, è una fortuna che non spetta a tutti. E lo dico con tutta tranquillità, senza piagnucolii o cose varie: è un fatto.

Ringrazio di nuovo tutti i partecipanti!

Black Magic
Ciao,

la sensazione di essere inutile è solo un pensiero che alberga nella tua mente. È solo un pensiero, individualo e riconoscilo come tale.
So bene cosa significa, so cosa si prova nel sentirsi inutile, ma è il caso che tu faccia attenzione a delle cose.

1. Ricerca dentro di te il tuo valore intrinseco: ti sei sentito un automa perché per lungo tempo hai trascurato te stesso, distaccandoti da te, immergendoti in qualcosa che potesse darti una emozione forte (probabilmente un'emozione in grado di coprire il senso di vuoto che hai avuto dentro).

2. La bellezza è soggettiva. L'intelligenza pure. Trovi che sia strano? Quanto è stato utile Archimede all'umanità? Più di Cesare? O forse Eraclito ha dato un contributo maggiore?
Pensa attentamente a cosa hanno fatto queste persone nella loro vita e chiediti perché oggi se ne parla così tanto.

L'individuo ha dei bisogni primari e indispensabili per la propria sopravvivenza che non richiedono né un Archimede, né un Cesare.
Siamo animali, dotati della capacità di ragionare e manipolare dati allocati nella nostra memoria. Nient'altro.
Saltavamo da un ramo all'altro, ci nutrivamo di frutti e piccoli animaletti. Fornicavamo e ci riproducevamo esattamente come fanno oggi gli scimpanzé.
La società odierna è un costrutto astratto, creato dall'uomo, e come scopo ha quello di servire la collettività.

Tu non sei al servizio di questo mondo, non devi fartene un cruccio. E soprattutto non devi cercare il tuo valore nell'approvazione degli altri.
Se vuoi sentirti utile, dona 1 euro alla mendicante che trovi sul marciapiede, fai del volontariato. Ma questo fallo solo se vuoi sentirti veramente utile per qualcuno, non se vuoi che ciò che tu SEI sia approvato da qualcuno.

Quello spetta a te, sei in balia del tuo giudizio, costruito dall'astratta società e dall'educazione, dai dati che hai percepito dall'esterno.

Renditi conto di come tu sei superiore a tutte queste regole umane che danno un valore astratto e INUTILE ai fini della tua sopravvivenza e felicità.

Un abbraccio e buona fortuna.

retrocomputer
"Sergio":

[cut]
Siamo diversi. E la diversità è una gran bella cosa.
Le persone non si dividono in matematici e non matematici, ma in vivi e morti viventi.
È bello che i vivi vivano ognuno a modo suo.

Dov'è il tasto like? Voglio il tasto like! :smt023

retrocomputer
"Epimenide93":
Non capire come sia possibile che camminando sulla strada al tramonto, mentre tu guardi al cielo estasiato chi cammina con te guardi la strada trovando quasi patetico il tuo stare col naso all'insù.

C'è di peggio: camminare con qualcuno che passa tutto il tempo su uotsap o feisbuc :smt095

Sk_Anonymous
Intanto ringrazio tutti per le risposte. Invero non si tratta di un sentore momentaneo, quanto di una sensazione di "malessere generalizzato" che mi porto appresso almeno dai tempi del liceo, e che si è chiaramente accentuata durante il periodo dell'università. Vorrei precisare inoltre il mio non è un lamento, e nemmeno un self-complaining (molte situazioni in cui sono invischiato me le sono costruite con caparbio masochismo, e quindi non ho da lamentarmi) - ne parlo qui perché questo è in qualche modo il mio "habitat".

Come dice Benny, non si tratta di denigratori veri e propri, ma a dirla tutta cambia poco; i miei genitori, per esempio, non intendono certo denigrarmi, ma non hanno la più pallida idea di quello che faccio. Ho passato due anni e mezzo fuori di casa (ed altrettanti ne passerò) e loro sanno solo che studio Matematica, nulla più. E più cerco di mostrare quante belle cose ci sono, più ricevo rimbrotti e diffidenze... eppure agli altri è permesso di parlare liberamente di calcio! Perché quindi tacere cotanta bellezza e cotanta sostanza (che per inciso sono parte sempre più indissolubile della mia persona)? Vorrei convincermi del fatto che altrove (i.e. all'estero) le cose vadano in maniera differente, ma a riguardo nutro fortissimi dubbi.

In ogni caso la linea generale che sembra mi venga consigliata è: continuare tranquillamente lungo mia strada, che è certamente quanto farò (ho scartato a priori opzioni differenti).

Epimenide93
"Delirium":

Possibile che sia un problema solo mio?


Non lo è. Sebbene si manifesti in maniera diversa, come credo sia normale a causa di questioni ambientali e caratteriali, sto vivendo un'inquietudine che credo scaturisca dalla stessa fonte. Mi riconosco in molto di quello che dici, e nell'incapacità di comunicare il significato di quella che tu chiami inutilità e che io nella mia mente ho sempre visto come una specie di scarso senso di appartenenza alla società. È come non avere un riscontro quando si guarda ad una persona dalla quale ci si aspetta empatia se non altro perché vive in un periodo simile al tuo una vita molto vicina alla tua. Cadere nel baratro quando dici "bellezza" e un essere umano come te ti guarda spaesato, spaventato o addirittura disgustato. Non capire come sia possibile che camminando sulla strada al tramonto, mentre tu guardi al cielo estasiato chi cammina con te guardi la strada trovando quasi patetico il tuo stare col naso all'insù.

Sentirsi infimi e non capire perché nessuno di chi ti è prossimo nella quotidianità, ti aiuti mentre cerchi di migliorarti ed anzi ti scoraggi o veda in te Don Chisciotte; e a volte inizi davvero a maturare l'idea di essere davvero un Don Chisciotte, di essere tu quello contromano in autostrada.

Forse hamming_burst è quello che si è avvicinato di più al punto.

socio1985
Un fatto che stupisce i più, è come matematici/fisici siano disseminati in settori del lavoro legati a lauree molto più "utili". Questo per dire che il "gap" a livello di conoscenze applicabili sul lavoro è facilmente colmabile una volta finita l'università. Insomma se, terminato il percorso di studi, una persona sente di essere veramente motivata per proseguire con la ricerca, ben venga, altrimenti la possibilità di "riciclarsi" c'è sempre.

retrocomputer
"Zero87":
Mi spiace Del, sono davvero depresso e non so proprio come tirarti su il morale.


hamming_burst
aggiungo anche la mia...

Le tue argomentazioni, caro Delirium, sono comprensibili.
Sono accettabili in quanto tu studente, tu giovane. Ma finisce qui.

Sono pensieri caduchi, posson esser potati quando vuoi, perchè sei ancora in fase di scrittura della tua strada.
Non saprai cosa farai (le vie non son tracciate) quando avrai finito il primo step di studi.

La realtà è che questa attività totalizzante, forse non sarà davvero tale, tra un anno. E solo in quel momento, solo quando davvero questa attività dovrà portare frutto, potrai fare le prime somme.

Se starai ancora lì con certosino impegno a studiare, allora taglia ogni giudizio che ti viene portato. Come ti scrissi qualche anno fa: sii egoista.
Non intendendo, egoismo arrogante per avere una cultura maggiore di altri, perchè nessuno di noi la possiede; piuttosto, una umiltà di studiare e portare avanti la tua carriera senza inutili rumori altrui come sono certo hai fatto fino ad ora (in soldoni fottitene degli altri, ma fallo con stile).

Se invece, tanta fatica sarà stata inutile, allora le tue argomentazioni sono piuttosto valide.
E' lo stesso pensiero che può farsi un laureato che inizia a cercare lavoro e non lo trova nel suo settore, dopo tanta fatica e si sente semplicemente fallito.[nota]per questa situazione dipende da persona a persona e non ci sono soluzioni generali[/nota]

Per la tua situazione, potrei pensare che ti manca un'attività manuale. I tuoi passatempi, hobby, ... sono intellettuali. Ti manca qualcosa di tattile, datti: all'agricoltura, al giardinaggio, alla falegnameria, ...; ritroverai molte soddisfazioni che forse lo spaesamento dei non-luoghi dei simboli matematici non ti fan sentire totalmente a casa.

Zero87
Mi spiace Del, sono davvero depresso[nota]Forse si era capito da qua.[/nota] e non so proprio come tirarti su il morale.

"Delirium":
Possibile che sia un problema solo mio?

No, Delirium, io mi sentivo inutile quando ero studente universitario e mi sento doppiamente inutile ora.

Non dovresti abbatterti così: sei una persona razionale ed equilibrata e lo leggo dai tuoi post. Il fatto che ora tentenni è proprio che non sei un automa ma un essere umano; inoltre riesci ad essere anche abbastanza distaccato da non finire coinvolto in situazioni trollistiche come me su questo forum. :-)

Per il resto, condivido anche quando dici che la gente si iscrive qui per risolvere i propri problemi poi "ciao"; tuttavia non posso nemmeno dar torto a loro perché questo è un forum didattico per cui una volta che qualcuno ha chiarito un dubbio... chi lo costringe a restare qui e aiutare gli altri?
Personalmente sono felice di partecipare, inoltre nella sezione delle secondarie è bello essere "prof" per qualche post...! ;-)

Benny24
"Delirium":
soffro come un cane quando le persone (studenti universitari!) mi chiedono se a Matematica "si studiano le funzioni a sei piani, o i polinomi di grado \(100\)"... mi sento banalizzato.

Le prese in giro sui contenuti dei CdL altrui dai contenuti diversi dai propri ci sono e ci saranno sempre. Posso assicurarti che, a chi più a chi meno, tocca lo stesso ad ingegneri, giuristi, fisici, biologi, ecc.
Il mio consiglio è, indipendentemente dal tono e dalla finalità con cui ti vengono rivolte frasi come queste, di prendere il tutto con tranquillità (nel senso, dacci il giusto peso, quello di chiacchiere da bar) e di rispondere con autoironia.
Se il tuo interlocutore voleva sbeffeggiarti, gli avrai mostrato che quanto dice non ti scalfisce (anche se in realtà ti pesa).
Se invece si tratta di una normale battuta tra amici o tra semplici conoscenti per rompere il ghiaccio, rispondere così è un modo in più per risultare simpatico.

Se invece, ...
"Delirium":
Sembra che l'atteggiamento migliore da tenersi per la salvaguardia della propria sanità mentale sia il solito guarda e passa, ma io non ci riesco - il mio guarda e passa si compone spesso di un mutismo talmente forzato da voler suonare come un silente insulto, ma che per la manifesta cecità intellettuale/intellettiva del destinatario non fa che essere deleterio soltanto per me.

...come dici di fare, te ne stai in silenzio e pianti il muso, rischi di darla vinta ai "denigratori" e di sembrare uno che si offende per nulla a chi invece offenderti non voleva proprio!

Quanto al resto...
"Delirium":
Non mi mancano le motivazioni di studio

Questo è molto importante, anche per il morale. :D

"Delirium":
ultimamente mi assale l'avvilente sensazione di essere completamente inutile.
Mi è difficile, in questa sede, definire l'utilità. Diciamo che il senso di avvilimento nasce principalmente dall'osservazione di oggetti di cui si fa un quotidiano uso (automobili, computer, macchine per la TAC etc...) e dalla conseguente domanda: "E io cosa so/so fare?"

Ho sentito questo discorso da un amico, studente di giurisprudenza, che mi riportava una considerazione di un suo professore in merito alle professioni che, verosimilmente, svolgeranno i laureati in giurisprudenza ed economia.
Inoltre...
"Delirium":
A questo proposito il mio pensiero è grezzo e farraginoso, e probabilmente verrà frainteso da coloro che penseranno: "Beh, hai scelto tu di studiare Matematica! La prossima volta iscriviti ad ingegneria, così magari sarà legittima una vaga speranza di poter arrivare un giorno a progettare una turbina o una CPU..." -

...purtroppo nemmeno tutti gli ingegneri hanno la possibilità, dal punto di vista professionale, di creare qualcosa e di esserne gratificati.
Se ognuno dovesse riporre la proria autostima esclusivamente nel tipo di attività lavorativa che svolge, saremmo quasi tutti dallo psicologo. :-D

Nessuno studente è utile in quanto tale, o almeno non più di ciascun altro dei suoi colleghi. Secondo me, dovresti pensare solo a proseguire il tuo percorso e a quali passi fare in seguito. Trovate le motivazioni per queste scelte, ti sarà più facile valutarne l'utilità o meno. Magari a suo tempo questo problema nemmeno ti interesserà più. :wink:

kobeilprofeta
@DavideGenova
Ahah nella prima parte mi hai fatto venire in mente una frase che mi han detto:
"vai a fare matematica se ti piace che è facile, ma non fare ingenieria che quella è difficile..."

...vabbè, è stata detta da una persona anziana che pensa seriamente che la matematica siano operazioni

...io pagherei per vedere qualche amato numero ogni tanto...

ObiWan1
Dimenticavo, spero non sia uscito fuori traccia, che in qualche modo ti abbia sollevato da questa angoscia di sentirti inutile.

DavideGenova1
"Delirium":
mi chiedono se a Matematica "si studiano le funzioni a sei piani, o i polinomi di grado \(100\)"...
:smt044 A me, che non studio all'università, ma che viaggio sempre con qualche libro normalmente di matematica, capita che mi chiedano: "Tu che studi matematica mi diresti quanto tempo mi rimane prima che scada il biglietto dell'autobus se l'ho timbrato alle [ora timbratura] e adesso sono le [ora presente]?"... Là fuori si pensa molto comunemente che lo studio della matematica sia nient'altro che fare le quattro operazioni aritmetiche, presumibilmente facendone, se la si studia all'università, di molto calcolose con cifre molto grandi... :smt043 :| :shock: :smt067

"Delirium":
il mio guarda e passa si compone spesso di un mutismo talmente forzato da voler suonare come un silente insulto, ma che per la manifesta cecità intellettuale/intellettiva del destinatario non fa che essere deleterio soltanto per me.
Quando ero piccolo molti mi cercavano di insultare dicendomi secchione perché avevo un rendimento scolastico non bassissimo come il loro ed io ne soffrivo, come se fosse un insulto essere giudicati culturalmente stimolabili da coetanei meno svegli, ma con il tempo ho imparato che non avere uno sviluppo intellettivo sufficiente a permettere di cogliere la bellezza della cultura, o della matematica in particolare, è una ben triste condizione. Questa potrebbe più ragionevolmente essere definita inutilità di quella di cui parli tu.

ObiWan1
Si dice comunemente che la vera realtà è ciò che esiste, oppure che solo ciò che esiste è reale.
Ma è tutto il contrario: la vera realtà, ciò che noi conosciamo realmente, è ciò che non è mai esistito.

(Lev Tolstoj)


« È quanto mai giusto dire che la filosofia non serve a niente l'errore è di credere che con questo ogni giudizio sulla filosofia sia concluso. In realtà resta da fare una piccola aggiunta sotto forma di domanda: se cioè, posto che noi non possiamo farcene nulla, non sia piuttosto la filosofia che in ultima analisi è in grado di fare qualcosa di noi, se appena ci impegnamo in essa »(Martin Heidegger, Introduzione alla Metafisica, Mursia, Milano 1968 pagg. 22, 23)

Il punto è che alla fine devo anche imparare a moltiplicare 2 matrici... a me piace la matematica, avevo un dubbio con la fisica, ma poi ho scelto matematica, qui su un forum di matematica quello che a me viene spontaneo chiedere è come si moltiplicano 2 matrici?

La passione, il motivo per cui ad una persona piace la matematica, è qualcosa che varia da persona a persona secondo me, e discuterne non porta a niente dal mio punto di vista. Se uno fa domande solo perché a lui interessa solo passare l'esame perché devo farmene un dramma? Se uno vuole capire cosa c'è sotto solo per passare l'esame e basta perché devo farmi problemi? Se altri sono convinti che a matematica si impara solo a fare i conti bene perché dovrebbe darmi fastidio?

Io personalmente credo che la realtà non sia solo quello che vediamo, sentiamo, tocchiamo, e giù di lì, credo che la matematica, la letteratura, l'arte siano le cose che ci facciano capire questo, la matematica la preferisco perché è l'unica che mi da conferme.

Poi quello che gli altri pensano che sia la matematica, cosa gli altri cercano nella matematica, perché agli altri piace o non piace, cosa si pensa di me che ho scelto una materia inutile, sinceramente non mene frega una mazza e problemi non me ne faccio.

P.s.
Modifico spesso perché sono impulsivo a volte, per cui mi modero da solo, probabilmente mi sarò contraddetto con i miei pensieri, la mia opinione e il mio modo di vedere le cose varia.

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