Condanna a morte ancora peggio della morte stessa

Tatina Ciuk
Ieri sera al TG3 nazionale è stata data la notizia di un'esecuzione di pena di morte nello stato dell'Ohio. La cosa sconcertante (oltre al fatto che avvenganoancora cose simili in Paesi che si definiscono civili e democratici) è che il condannato abbia dovuto patire un'agonia durata ben due ore.
Eh sì ragazzi, perchè i medici che avrebbero dovuto iniettargli il veleno letale hanno tentato di trovare una vena, inserendo più volte l'ago della siringa, diciotto volte. DICIOTTO..una quantità mostruosa. E dopo averlo torturato per tutto quel tempo, i medici-boia hanno dichiatato forfait, e l'esecuzione è stata rimandata alla settimana prossima. Il calvario di quel povero disgraziato continua.
Come dicevano i latini "ERRARE HUMANUM EST". Quest'uomo ha sbagliato nella sua vita (uccise una ragazzina di quattordici anni) e stava pagando per ciò che aveva fatto, era anche pronto a morire per questo, ma non meritava questo supplizio.
La pena di morte non è un metodo per fare giustizia. Uccidere chi a sua volta aveva ucciso no riporta in vita i nostri cari.

Risposte
giacor86
"VINX89":

Sappi però che non ho inventato nulla.


Mi interessa poco se è un prodotto tuo, o un pensiero che ti ha affascinato e di cui ti fai protavoce. Non cambia molto le cose, rimango non daccordo.

giacor86
"VINX89":

A parte questo, dico una cosa: il bene della società è aria fritta se non c'è prima il bene del singolo.


Ne io ne Ender volevamo difendere la pena di morte. Io contesto quando dici che le leggi in generale sono una limitazione alla libertà dell'uomo. Il bene di un singolo non è l'essere esenti dalle leggi. L'essere soggetti ad esse però contribuisce il bene per la società. Poi al massimo si può discutere sulla qualità delle leggi. Però se uno si trova in disaccordo con una certa legge, o si batte per camabiarla, o cambia comunità. Se andasse a vivere da solo, bene. Non avrebbe leggi, ma non avrebbe nemmeno una comunità. E' una questione di scelta.. Scelta libera.

EnderWiggins
E sono d'accordo..tuttavia il bene della società è il bene di molti, e per certi versi a volte è necessario sacrificare il bene del singolo per il bene della comunità; quindi secondo me è scorretto pensare che debba venire prima il bene del singolo individuo, perchè tale bene può passare attraverso il male di una parte di società e per transitività per il male di altri singoli individui. Ritengo che rinunciare a una parte della propria libertà per delegarla a un ente superiore che gestisca il bene di tutti e permetta ai singoli di ricercare il proprio bene all'interno di quello più generale della società sia molto meglio che detenere ciascuno la propria libertà assoluta e totale e poterla estendere a proprio piacimento anche sopraffacend gli altri;
Giorgio Gaber diceva: "la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione", e Aristotele: "l'uomo è un animale politico". La completa libertà a ciascuno è un buon modo per portare l'uomo all'estinzione: gli istinti di cui parli sono propri dell'essere umano perchè esistevano prima della scoperta del contratto sociale e solo quest'ultimo ha permesso agli esseri umani di limitarli; il mito del buon selvaggio si è rivelato un flop già nel settecento..
E questo secondo me mette un altro bel masso sul piatto della bilancia contro la pena di morte..

VINX89
"Cozza Taddeo":
[quote="Alexp"]Beh ragazzi, a volte però si parla anche perchè queste disgrazie non ci toccano da vicino, ma io provo ad immaginare che un uomo possa violentare e uccidere mia figlia (magari minorenne)....è ovvio che vorrei che quest'uomo subisca prima la più atroce delle pene ed infine venga ammazzato!!!!

Mettetevi nei panni delle vittime...pensate al terrore subito, pensate che, magari in certi casi, restano anche ore agonizzanti prima di morire......e dite poverino ad un essere schifoso solo perchè è stato bucato 18 volte con una siringa?????

La cosa seria su cui si può discutere è (ahimè può capitare) se il condannato, in realtà è un innocente.......ma altrimenti.....

Istintivamente sono d'accordo con Alexp, non ci posso fare niente.
Non provo pena per questo tizio come non provavo pena per i condannati fotografati Da Oliviero Toscani in una campagna pubblicitaria di una decina (e forse piú) di anni fa.
È vero che uccidere un assassino non riporta in vita le sue vittime, ma neppure lasciarlo in vita le beneficia. Quindi tra le due possibilità, istintivamente io sceglierei per l'eliminazione, possibilmente nello stesso modo con cui sono state uccise le sue vittime.

Vi sono però due ragioni che mi fanno respingere l'idea della pena di morte:
1) Il fatto che la pena di morte può essere comminata, per errore, ad un innocente;
2) Il fatto che nei 10 comandamenti è scritto NON UCCIDERE (la vita non è a disposizione dell'uomo).

Dal punto di vista puramente razionale invece trovo che l'eliminazione di un assassino sia un'azione legittima per qualsiasi società che voglia autoconservarsi.[/quote]

Anch'io, da umano quale sono, istintivamente vorrei vendicarmi se subissi un grave torto, ma al contrario di voi non ammetto mai la pena di morte, senza eccezione alcuna.
Lo stato, uccidendo un colpevole, diventa un assassino nè migliore nè peggiore di quello che ha condannato a morte. Il fatto che sia un ente superpartes e che ci sia una legge non giustifica assolutamente il gesto.
L'uomo è condannato a morte sempre, per sua stessa natura: non esistono uomini immortali! Abbiamo una sola vita, una sola occasione per avere una coscienza di esistere prima di sparire nel nulla e nell'oblio: accorciare questa breve e misera possibilità è una pena sproporzionata ed orrenda rispetto a qualsiasi crimine commesso.
La pena di morte aggiunge un cadavere (il condannato) ad un altro cadavere (la vittima), quindi non è per nulla razionale. Sarebbero molto più razionali i lavori forzati: immaginate i vantaggi per la società se si avessero squadre di operai pronte a lavorare assolutamente gratis per qualsiasi opera pubblica.
A parte questo, dico una cosa: il bene della società è aria fritta se non c'è prima il bene del singolo. Se in uno stato fossero tutti ricchi e liberi, e ci fosse un solo povero, magari anche in galera, io giudicherei negativamente questo stato. Di fatto, finchè c'è anche un solo sofferente nel mondo, il bene della società non esiste assolutamente.

P.S: Non possiamo, nel 2009, basarci ancora sui comandamenti di una tribù pseudonomade del deserto di 2000-3000 anni fa! Se lo facessimo, dovremmo anche lapidare le adultere fuori dalle mura, isolare per una settimana le donne con le mestruazioni e possedere schiavi!
La vita appartiene all'uomo ed a nessun altro. Noi siamo i suoi unici possessori. A chi dovrebbe appartenere se è nostra? E' come dire che i gusci delle tartarughe siano proprietà dell'uomo:no, i gusci sono delle tartarughe! Analogamente, non possiamo dire che la nostra vita sia proprietà di un fantomatico dio la cui esistenza è arbitraria e dubbia. L'etica e la morale vanno costruite senza il minimo ricorso ad alcuna divinità!

VINX89
"GPaolo":
Immagino la libertà di azione come una vasta prateria: se sono da solo è tutta mia, se siamo in due avremo problemi a spartirci l'unico albero di banane; se siamo in tre, di cui uno solo è donna, avremo problemi a stabilire un'equa consolazione dell'anima; se siamo in 4, di cui sempre una sola donna, probabilmente faremo una faida per accaparrarcela; se siamo in cinque, sorgeranno due fazioni in lotta per il possesso dell'unica donna; se siamo in sei nascerà il "giuda" pronto a tradire il gruppo più debole; se siamo in sette nascerà la figura dello sciamano che chiede soldi per invocare l'aiuto di un qualche dio in soccorso, ovviamente, del più meritevole, intendendo questo attributo come capacità di elargire banane e magari, nottetempo, la donna allo sciamano ; se siamo in otto, cinque almeno lavoreranno per il gruppo egemone; se siamo in nove, i due diarchi eleggeranno un "giudice" in grado di risolvere dispute di nessun conto; se siamo in dieci nasceranno ingegneri e notai, magari anche un geometra, per la misurazione e l'accatastamento di beni demaniali; se siamo in undici nascerà qualcuno incaricato di divulgare notizie; se siamo in dodici ci sarà chi afferma e dimostra che almeno 6 mentono a turno; se siamo in tredici.... ah, beh, allora se siamo in tredici, porta sfiga.

E' esattamente quello che penso io, più o meno.
Io non credo alla favoletta che insegnano ai bambini durante le ore di educazione civica, cioè che la libertà è una commistione di diritti e doveri che ognuno ha per vivere nella società e servire lo stato.
Questa così definità non è libertà, ma una condizione in cui parte della libertà è già stata perduta.
Comunque, non mi stupisco dei crimini commessi dalla chiesa: ogni stato dittatoriale, per uniformare i consensi, fa ricorso alla violenza. E' fisiologico.
Sapete perchè i crimini di un dittatore ci appaiono tutto sommato prevedibili, mentre siamo meravigliati da quelli commessi dal Vaticano? Perchè noi consideriamo ridicoli e assudi i sistemi di pensiero delle dittature (nazismo, fascismo, comunismo), ma abbiamo i cervelli talmente lavati da non renderci conto che è ridicolo anche il sistema di pensiero della chiesa!

GPaolo1
"@melia":
[quote="Faussone"]Da Catechismo della chiesa cattolica, rivisto da Giovanni Paolo II, Libreria Editrice Vaticana, pag 557, capoverso 2266:
..l'insegnamento tradizionale della chiesa ha riconosciuto fondato il diritto e il dovere della legittima autorità pubblica di infliggere pene proporzionate alla gravità del delitto, senza escludere, in casi di estrema gravità, la pena di morte.

Voglio sperare che questo passo non sia autentico... Sono un anticlericale convinto, ma questo andrebbe davvero oltre ogni ipocrisia che avrei potuto attribuire alla Chiesa di oggi...

Purtroppo il passo è autentico, ma estrapolato dal contesto assume una gravità maggiore di quella che ha effettivamente. Infatti continua dicendo che
... i detentori dell'autorità hanno il diritto di usare le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità
[/quote]
Il passo successivo non è un indorare la pillola, anzi. Si tratta di due livelli completamente differenti; nel primo si distingue l'elemento "pena", cioè un'istituzione tesa a deterrere misfatti e crimini e, in questo caso, il canone mostra tutta la sua ipocrisia; nel secondo, invece, c'è il diritto alla libertà di ogni essere umano che, se costretto, può e deve ricorrere anche alla rivoluzione "armata" per riappropriarsene (se Curcio e Moretti fossero riusciti a sollevare il popolo e ad averlo al loro fianco, ora non sarebbero ex-detenuti, ma eroi...). Notate che questo principio è previsto dalle costituzioni liberali. Quello che è significativo nel "canone" è che il "benessere" della "comunità civile" è "affidato alla loro responabilità", ovvero la comunità civile non può armarsi per difendere i propri diritti ma c'è un intermediario preposto a farlo, lo stesso intermediario che "rivela" la volontà divina affermando che da quella proviene l'autorità per la "protezione" in cambio di poca cosa, ovvero soldi, potere, immunità di critica, applicazione di pene, anche l'omicidio, se necessario.
QUANTO SEGUE E' SCONSIGLIATO A PERSONE SENSIBILI!!
C'è ancora dell'altro; fino a quando nei possedimenti temporali del vaticano vigeva la legge reale della pena di morte, questa non veniva semplicemente irrogata, ma, leggendo il diario dell'ultimo boia (Mastro Titta), si scopre che il condannato a morte, prima veniva spesso "mazzolato", stirato, rotto le ossa, spezzata la schiena, torturato con marchingegni più o meno mortali poi ucciso mediante decapitazione, squartamento (cioè ancora vivo veniva tagliato a colpi d'accetta in pezzi partendo dalle braccia, poi le gambe, poi un colpo al ventre, infine la testa veniva "spiccata" con un colpo, a volte segato in due partendo dall'inguine e salendo verso lo sterno in modo da ritardare quanto più possibile la morte e infine bruciato. Il tutto, ovviamente, in "grazia di dio".

GPaolo1
Immagino la libertà di azione come una vasta prateria: se sono da solo è tutta mia, se siamo in due avremo problemi a spartirci l'unico albero di banane; se siamo in tre, di cui uno solo è donna, avremo problemi a stabilire un'equa consolazione dell'anima; se siamo in 4, di cui sempre una sola donna, probabilmente faremo una faida per accaparrarcela; se siamo in cinque, sorgeranno due fazioni in lotta per il possesso dell'unica donna; se siamo in sei nascerà il "giuda" pronto a tradire il gruppo più debole; se siamo in sette nascerà la figura dello sciamano che chiede soldi per invocare l'aiuto di un qualche dio in soccorso, ovviamente, del più meritevole, intendendo questo attributo come capacità di elargire banane e magari, nottetempo, la donna allo sciamano ; se siamo in otto, cinque almeno lavoreranno per il gruppo egemone; se siamo in nove, i due diarchi eleggeranno un "giudice" in grado di risolvere dispute di nessun conto; se siamo in dieci nasceranno ingegneri e notai, magari anche un geometra, per la misurazione e l'accatastamento di beni demaniali; se siamo in undici nascerà qualcuno incaricato di divulgare notizie; se siamo in dodici ci sarà chi afferma e dimostra che almeno 6 mentono a turno; se siamo in tredici.... ah, beh, allora se siamo in tredici, porta sfiga.

VINX89
"giacor86":
No mi spiace, non sono per nulla daccordo. A partire dal termine "denigrante". O forse proprio dal concetto di libertà per come lo intendi tu.

E' un tuo diritto.
Sappi però che non ho inventato nulla.

giacor86
No mi spiace, non sono per nulla daccordo. A partire dal termine "denigrante". O forse proprio dal concetto di libertà per come lo intendi tu.

VINX89
"EnderWiggins":

Qualcuno una volta disse: "la libertà di ciascuno finisce dove inizia quella degli altri".


E' esattamente la stessa identica cosa che ho detto io: per questo in società bisogna rinunciare ad una parte della propria libertà. Il che mi sembra giusto e necessario, ma sicuramente denigrante per l'uomo.
Noi, educati e civilizzati (?), forse non ci rendiamo conto di una cosa: l'istinto umano è la nostra vera anima. La razionalità, che pure ci fa raggiungere risultati eccezionali (siamo su un sito di matematica...), non è altro che un "coperchio" sull' inconscio che da sotto ribolle.
Noi cerchiamo il piacere senza compromessi, ma per limitarci con lo scopo di essere cittadini responsabili finiamo col diventare nevrotici e violenti.
Il nostro "Es" se ne infischia del buon costume, delle regole, della sobrietà, del rispetto degli altri: quello che vuole è soddisfare subito i propri impulsi.
Freud docet.
Spiegatemi perchè le vendite di psicofarmaci più o meno forti sono in aumento. Siegatemi perchè ci sono omicidi, stragi e stupri compiute con violenza efferata, violenza che spesso va oltre il fine del gesto compiuto (voler rubare qualcosa per fame, oppure uccidere qualcuno per difendersi).
Tra gli animali esiste lo stupro? Rispondetemi a questo. Un animale, se per qualche motivo uccide un suo simile, gli taglia la testa e l'aggiunge alla sua collezione nella tana? Taglia parti anatomiche di altri animali per poi cucirle assieme creando il suo partner ideale? Per farla breve, esistono animali tanto disturbati da diventare serial killer?
E' chiaro cosa intendo per limitazione di libertà?

giacor86
"VINX89":
deve rinunciare ad una grossa fetta della propria libertà: questa perdita di libertà è assolutamente normale e giustificata se ci si pone come obbiettivo quello della civile convivenza con gli altri, ma è orribile se si considera la singola dignità individuale di ciascuno.


Bah grossa non mi pare.

EnderWiggins
"vinx89":
La contraddizione è insanabile: non c'è verso di conciliare l'assoluta libertà personale con la libertà e la dignità degli altri, se non vivendo da eremiti.

Qualcuno una volta disse: "la libertà di ciascuno finisce dove inizia quella degli altri".

"sidereus":
la giustizia (con la g minuscola) è soltanto una convenzione...Uno stato di diritto non può fare Giustizia (con la G maiuscola), perché questo conduce a mostri giuridici come l'Inquisizione o i Tribunali sovietici. La Giustizia si basa su un'etica, ma di etiche ce ne sono tante: qual è quella vera? La pena di morte non è una questione di giurisprudenza, ma di etica. Lo stato può stabilire pene proporzionate al delitto, quindi in linea di principio potrebbe sembrare equo bilanciare un morto ammazzato con un altro morto ammazzato: questa però è Giustizia, non giustizia.

Non mi trovi d'accordo su questo, la Giustizia non si basa solo su un'etica, ma su un'etica condivisa frutto della cooperazione tra molte etiche che offre a volte soluzioni migliori persino del "velo d'ignoranza"; e la giustizia si rifà alla Giustizia nell'essere applicata: solo la forma è una convenzione, ma lo spirito mira più in alto..a meno che ovviamente non riteniamo essere tutto (valori compresi) una convenzione.
E quanto al bilanciare un morto ammazzato con un altro mi ricorda tanto il codice di Hammurrabi, che non mi sembra nè Giusto, nè tantomeno giusto..
Tutti siamo in grado nel nostro piccolo di fare Giustizia, lo stato fa invece giustizia perchè aggiunge al solo valore morale anche quello giuridico e di consenso che gli permette di vegliare sulla società da una posizione superpartes (che non vuol dire legibus solutus)..

VINX89
"giacor86":
[quote="VINX89"]Può una tua opinione, o in generale quella di un avvocato o di un giudice, rovinare la vita di una persona in nome della giustizia?


La risposta è si perchè qui non si parla di opinioni di nessuno. Qui si parla di applicare un codice legislativo che chiunque viva in uno stato, accetta implicitamente. Quindi non esiste nessun circolo vizioso; i parenti che mettono una bomba nella macchina del magistrato non agiscono nè in nome, nè per mezzo di questa legge.[/quote]
Sono d'accordo. Non metto in discussione l'utilità della legge e delle regole. Quello che metto in evidenza è il prezzo da pagare per far sì che questo sistema stia in piedi. Ogni uomo, dal momento in cui entra in una società organizzata, deve rinunciare ad una grossa fetta della propria libertà: questa perdita di libertà è assolutamente normale e giustificata se ci si pone come obbiettivo quello della civile convivenza con gli altri, ma è orribile se si considera la singola dignità individuale di ciascuno. La contraddizione è insanabile: non c'è verso di conciliare l'assoluta libertà personale con la libertà e la dignità degli altri, se non vivendo da eremiti. E' chiaro che questa soluzione sarebbe inaccettabile, perchè volendo o nolendo siamo animali sociali.

Sidereus1
In questo genere di argomenti si rischia di diventare contraddittori molto facilmente, e nessuno di noi è immune dal pericolo.

Parlando in termini generali, bisogna ricordare sempre che, in uno stato di diritto, la giustizia (con la g minuscola) è soltanto una convenzione. Lo stato fa giustizia se un magistrato inquirente riesce a esibire le prove (rese note a tutti durante un processo pubblico) che dimostrano la colpevelezza di qualcuno riguardo a un delitto commesso, e se un giudice le ritiene sufficienti per applicare una condanna secondo la legge. Fine. La parola "giustizia" non ha nessun altro significato, in uno stato di diritto.

Si esclude qualsiasi riferimento a principii etici e morali, e la vendetta privata non è consentita. Questo sembra ovvio a noi oggi, ma occorre tener presente che si tratta di una conquista recente, peraltro non ancora recepita in moltissimi stati del mondo. Uno stato di diritto non può fare Giustizia (con la G maiuscola), perché questo conduce a mostri giuridici come l'Inquisizione o i Tribunali sovietici. La Giustizia si basa su un'etica, ma di etiche ce ne sono tante: qual è quella vera?

La pena di morte non è una questione di giurisprudenza, ma di etica. Lo stato può stabilire pene proporzionate al delitto, quindi in linea di principio potrebbe sembrare equo bilanciare un morto ammazzato con un altro morto ammazzato: questa però è Giustizia, non giustizia.

La pena ha il duplice scopo di togliere dalla circolazione individui pericolosi per la civile convivenza e di rieducarli. E’ il mandato costituzionale cui deve ispirarasi il legislatore. Purtroppo molti individui pericolosi non hanno alcuna intenzione di rieducarsi. Basta pensare ai boss mafiosi e camorristi, che continuano a gestire i loro ignobili affari anche in galera. O assassini come Angelo Izzo, condannato all’ergastolo per la strage del Circeo, che ha pensato bene di uccidere una donna e sua figlia mentre godeva dei benefici di legge per la sua “buona condottta”. Oppure i fratelli Savi, i famigerati assassini della “Uno Bianca”, che non hanno mai mostrato il minimo pentimento per il dolore causato a decine di famiglie. Questi episodi forniscono buoni argomenti ai fautori della pena di morte.

Personalmente, condivido l’idea che non sia possibile rieducare dei criminali incalliti. Tuttavia, credo anche che lo stato non abbia bisogno di ucciderli: se lo fa è per ragioni politiche (come in molti stati americani) o etiche (come nelle teocrazie). In fin dei conti, per togliere dalla circolazione gente pericolosa è sufficiente la galera.

EnderWiggins
Grazie della precisazione Giacor86, immaginavo di essermi impantanato: mi si stavano impastando le idee.. :oops:
Comunque ho un moto personale che in generale mi porta a evitare il relativismo etico quando posso, perchè sono convinto che vi siano dei valori imprescindibili che vanno difesi con tutte le nostre forze proprio perchè sono così generali e quindi così deboli apparentemente..
Ma che in fondo stanno alla base del vivere civile di ogni società, non solo di quelle democratiche: la giustizia intesa come ricerca comune di un accordo sul vivere insieme e di come difenderlo da attacchi mi sembra indispensabile alla vita civile, per questo (ammettendo per un attimo di eliminare tutte le imperfezioni legate all'uomo..) i tribunali, i giudici, le giurie, hanno il diritto concessogli dalla società di "punire" i colpevoli per i loro crimini al fine di rieducarli, di tenere integra la comunità di persone e di proteggerla..senza queste persone che "rovinano la vita di un uomo" vigerebbe la legge della giungla, perchè chi nasce o cresce con una legge morale scarsamente sviluppata non potrebbe essere aiutato a svilupparla da nessuno, anzi il contrario: sarebbe portato ad averne ancora meno perchè così si troverebbe in posizione di vantaggio..

giacor86
"VINX89":
Può una tua opinione, o in generale quella di un avvocato o di un giudice, rovinare la vita di una persona in nome della giustizia?


La risposta è si perchè qui non si parla di opinioni di nessuno. Qui si parla di applicare un codice legislativo che chiunque viva in uno stato, accetta implicitamente. Quindi non esiste nessun circolo vizioso; i parenti che mettono una bomba nella macchina del magistrato non agiscono nè in nome, nè per mezzo di questa legge.

EnderWiggins
"vinx89":
Mi spieghi però che rieducazione può avere una persona condannata all'ergastolo e/o all'isolamento?

Vi sono condannati all'ergastolo che svolgono lavori utili alla società mostrando di aver compreso e superato i loro sbagli, come gestire una tavola calda aperta al pubblico in un carcere o fare artigianalmente oggetti che poi possono essere venduti, come artigiani veri..escludendo ovviamente i casi patologici..
Quanto a
"vinx89":
il condannato, o i suoi cari, possono ritenere giusto a loro volta far saltare in aria l'automobile del magistrato con il proprietario dentro insieme alla scorta "per punizione".
L'unica certezza, secondo me, è che non ci sono certezze, nè verità, nè tantomeno teoremi validi
, direi che la costituzione alla quale spero molti si rifacciano parla chiaro: l'uso legittimo della violenza è riservato allo stato e ai suoi rappresentanti. I cari del condannato possono fare causa perchè lo ritengono giusto (in una condizione ideale, dimenticando un momento tutti i difetti di una giustizia materiale..) e rimettere il giudizio alla stessa società che ha condannato il loro caro (se pensano che abbia fatto ingiustamente..). Penso che le regole che stanno alla base del vivere civile siano ancora meglio delle tre leggi della robotica, perchè danno modo di correggere gli sbagli, danno modo a tutti di esprimersi, e poi rimettono il giudizio a una collettività e non a un singolo..e sopratutto: sono elastiche.

VINX89
"EnderWiggins":
Quanto all'utilità della pena, agganciandomi a ciò che diceva vinx89, non la ritengo crudele; dimmi, ritieni forse tu crudele mettere un bambino in castigo perchè impari che non deve picchiare i suoi compagni? Non cercheresti forse tu di rieducarlo a parte prima di reinserirlo tra i suoi coetanei?
Un criminale per la società è come un bambino che ha sbagliato, e la società, come i genitori, decide quale punizione meriti per imparare a non commettere nuovamente gli stessi errori..

Non è un paragone azzeccato al 100%.
Entrambi siamo contro la pena di morte: perfetto. Mi spieghi però che rieducazione può avere una persona condannata all'ergastolo e/o all'isolamento?
Poi ci sono crimini e crimini...nessuno può entrare nella mente dell'altro per capire le motivazioni e le giustificazioni che hanno portato quella persona a commettere un determinato gesto: per quella persona, talvolta, se non ci sono patologie psichiatriche (ovviamente) il delitto appare assolutamente necessario e giusto.
Potreste ripondermi in coro: allora anche lo stato può considerare giusta la punizione! No, perchè in teoria si instaurerebbe un circolo vizioso: il condannato, o i suoi cari, possono ritenere giusto a loro volta far saltare in aria l'automobile del magistrato con il proprietario dentro insieme alla scorta "per punizione".
L'unica certezza, secondo me, è che non ci sono certezze, nè verità, nè tantomeno teoremi validi (tranne che in matematica, si intende...).
Gli uomini sono animali istintivi, egoisti e vendicativi che giocano a fare i robot perfetti, coordinati, organizzati e civili: il problema è che le "tre leggi della robotica" sono, per l'appunto, caratteristica delle macchine, non degli uomini.

EnderWiggins
"Alexp":
sarebbe da rivedere anche la "giustizia divina"....perchè secondo quello che noi sappiamo se uno compie "peccati gravi" (e quale può essere più grave di un omicidio), dopo morto dovrà subire per tutta l'eternità, le torture e le sofferenze dell'inferno...perchè allora Dio non concede dignità anche a questo tipo di peccatori "gravi" e dopo la morte salva tutti, facendo loro scontare solo un "periodo" al purgatorio???? Evidentemente c'è qualcuno che non è degno dello "sguardo" di Dio e di essere salvato....

come credente personalmente ritengo che Dio salvi tutti: un essere sommamente buono non può comminare una pena infinita (la dannazione eterna) per una colpa finita (perfino se uno uccidesse ogni giorno della sua vita, sarebbe comunque un periodo finito di tempo!), ritengo che nè l'inferno nè il purgatorio esistano, semplicemente Dio pone nel cuore di coloro che hanno peccato uno specchio per il loro peccato, in modo che il loro ritratto per un certo tempo sia di espiazione per loro, e poi li perdoni..

comunque ritengo che ciò che è scritto in quella pagina di catechismo, dopo attente riflessioni, si riferisse ai casi di recidività (spero si dica così l'essere recidivi.. :oops: ). Questo non giustifca assolutamente che esistano casi in cui applicare la pena di morte, ma può aiutare a capire il punto di vista di coloro che hanno redatto quella opinione: immagino pensassero a casi come un criminale che in carcere continua a uccidere gli altri detenuti per una sorta di rapsus o follia compulsiva..Io ad ogni buon conto proporrei l'isolamento o il trasferimento a ospedali psichiatrici..
In ogni caso concordo col fatto che un po' più di chiarezza aiuterebbe.
Quanto all'utilità della pena, agganciandomi a ciò che diceva vinx89, non la ritengo crudele; dimmi, ritieni forse tu crudele mettere un bambino in castigo perchè impari che non deve picchiare i suoi compagni? Non cercheresti forse tu di rieducarlo a parte prima di reinserirlo tra i suoi coetanei?
Un criminale per la società è come un bambino che ha sbagliato, e la società, come i genitori, decide quale punizione meriti per imparare a non commettere nuovamente gli stessi errori..

VINX89
"Alexp":

Allora, stando al tuo ragionamento sarebbe da rivedere anche la "giustizia divina"....perchè secondo quello che noi sappiamo se uno compie "peccati gravi" (e quale può essere più grave di un omicidio), dopo morto dovrà subire per tutta l'eternità, le torture e le sofferenze dell'inferno...perchè allora Dio non concede dignità anche a questo tipo di peccatori "gravi" e dopo la morte salva tutti, facendo loro scontare solo un "periodo" al purgatorio???? Evidentemente c'è qualcuno che non è degno dello "sguardo" di Dio e di essere salvato......in ugual modo anche io ritengo che ci sia qualcuno che non sia degno di vivere una vita come nulla fosse, dopo che ha compiuto atti del genere!!! Ciao

Ti ringrazio: mi hai fornito un altro valido argomento per non credere in dio.
Tu "ritieni" che ci siano persone non degne di vivere come se nulla fosse: può una tua opinione, o in generale quella di un avvocato o di un giudice, rovinare la vita di una persona in nome della giustizia?
Vorrei che una cosa sia chiara: il sistema giudiziario come lo conosciamo noi è indispensabile; grazie ad esso abbiamo un minimo di ordine nel nostro paese, nonostante tutti i difetti anche gravi di cui è macchiato. Quello che mi preme è mettere in luce come questo sistema, molto utile, non sia però giusto! Siamo costretti ad utilizzarlo per via dell'imperfezione dell'uomo, che spesso ha un correttamento onesto non per rettitudine morale, ma per paura delle pene!
Non mascheriamo la nostra sete di vendetta, peraltro perfettamente comprensibile, con giri di parole ipocriti tipo "deve pagare", "è giusto","ha l'obbligo di saldare il suo debito con la società" ecc...
Immaginiamo di essere alieni perfetti, e di visitare un giorno la terra. Se assistessimo ad un omicidio, e al relativo processo, rimarremo stupefatti: vedremmo come la razza umana, dopo aver perso un elemento, neutralizzi anche un altro rinchiudendolo in gabbia. Due vittime al posto di una sola. Probabilmente, però, neanche loro saprebbero trovare un'alternativa praticabile.
La vita è una sola: abbiamo il diritto di distruggerla?
Scusate se sono OT, ma vorrei aggiungere questa riflessione sulla strage di Erba. I due coniugi Romano sono stati condannati all'ergastolo, ma dovranno scontare le pene separatamente. Mi chiedo: in galera sono inoffensivi e non possono ripetere più il loro orribile gesto. A che serve tenerli separati se loro hanno invece fatto esplicita richiesta di rimanere insieme? Anche questa è crudeltà: la loro vita in questo modo è gia finita! Qual è la differenza, a questo punto, fra la pena di morte e l'ergastolo?

Rispondi
Per rispondere a questa discussione devi prima effettuare il login.