Ammissione al dottorato, richiesta una "raccomandazione
Buon giorno a tutti 
In questo periodo ho aiutato a "preparare" una mia carissima amica e collega all'esame d'ammissione al dottorato. Di conseguenza ho iniziato a capire come funziona il mondo accademico ed inoltre mi sono informato, via internet, dei prerequisiti per essere almeno idoneo alla partecipazione all'esame. Ho provato un certo sconcerto alla lettura di questa nota reperibile in questa pagina.
Riporto:
In cosa consiste la lettera di referenze/presentazione? E' per caso una forma di raccomandazione?E' richiesta in ogni Ateneo?
Grazie a coloro che risponderanno

In questo periodo ho aiutato a "preparare" una mia carissima amica e collega all'esame d'ammissione al dottorato. Di conseguenza ho iniziato a capire come funziona il mondo accademico ed inoltre mi sono informato, via internet, dei prerequisiti per essere almeno idoneo alla partecipazione all'esame. Ho provato un certo sconcerto alla lettura di questa nota reperibile in questa pagina.
Riporto:
L’esame di ammissione al dottorato consiste nella valutazione dei titoli (non selettiva), in una prova scritta e in una prova orale.
I titoli richiesti per la valutazione sono:
[...]
c) N.1 lettera di referenze/presentazione;
[...]
In cosa consiste la lettera di referenze/presentazione? E' per caso una forma di raccomandazione?E' richiesta in ogni Ateneo?
Grazie a coloro che risponderanno

Risposte
piccolo OT: incrociate le dita per me. a partire dal 15 gennaio inizierò a sapere se sono nella shortlist dei candidati invitati ad un colloquio per le varie università, oppure se mi mandano tutti a quel paese.
mi pare di capire che la competizione per un Phd in Europa è abbastanza "stiff", con rapporto medio di 10 pretendenti per un posto.
non so in che proporzione, ma credo che oltre alle lettere di raccomandazione valutino tutto ciò che ti richiedono (di solito: elenco dei voti, il curriculm vitae, uno statement of purpose in cui descrivi la ricerca che hai fatto e quella che vorresti fare)
mi pare di capire che la competizione per un Phd in Europa è abbastanza "stiff", con rapporto medio di 10 pretendenti per un posto.
non so in che proporzione, ma credo che oltre alle lettere di raccomandazione valutino tutto ciò che ti richiedono (di solito: elenco dei voti, il curriculm vitae, uno statement of purpose in cui descrivi la ricerca che hai fatto e quella che vorresti fare)
Sì, infatti la cosa giusta è che non ti scrivano che sei un genio, a parte casi eccezionali. Io ho letto una sola lettera di raccomandazione che mi fu scritta, perché il prof. che me l'ha scritta me la consegnò non in busta chiusa... e stavano scritte cose del tutto "normali".
"Steven":
Ora chiedo: la lettera di raccomandazione non rischia di premiare (anzi sospetto sia sicuramente così) chi viene dai centri universitari più conosciuti?
Nel senso, una lettera di raccomandazione di un prof, magari noto, de "La Sapienza", del Politecnico di Milano o dell'Università di Pisa, avrà un po' più peso di quella di un insegnante dell'Università di Enna?
Sì, e l'avevo già detto, sostanzialmente.
E non ci trovo niente di male

Ovviamente la valutazione di un candidato va fatta sulla base di vari parametri, opportunamente "pesati" (anche a naso). Non è che una lettera di raccomandazione dovrebbe determinare il risultato!
Anche perché c'è un baco importante nel sistema delle lettere di raccomandazione: c'è chi nella lettera scrive la sua vera opinione sul candidato, e quello per cui sono tutti straordinari, eccellenti. Parole che non mi è mai sembrato il caso di usare, nelle mie lettere di raccomandazione. La fregatura è al solito l'asimmetria informativa. Se uno scrive "quest'uomo è un genio", c'è il rischio che non gli credano (è la breve lettera di raccomandazione per Nash, scritta da Duffin del Carnegie Tech)...
Prima di questi ultimi messaggi, mi ero fatto un'idea diversa su questa pratica, più positiva.
Io già l'anno scorso sapevo della prassi della lettera, sentendo i discorsi dei miei colleghi più grandi (Fisici specialmente).
E ho sempre avuto il dubbio che potessero celarsi queste problematiche, come le lettere facili (d'altra parte succede anche di peggio, quindi non è un'ipotesi folle).
Avendo poi letto i primi post di questa pagina, e la quasi globale approvazione verso la lettera, ho pensato: forse non è poi così "inquinato" come metodo, il professore d'altra parte ci mette mezza faccia e non farebbe grande figura ad aver inviato uno scemo.
Ora chiedo: la lettera di raccomandazione non rischia di premiare (anzi sospetto sia sicuramente così) chi viene dai centri universitari più conosciuti?
Nel senso, una lettera di raccomandazione di un prof, magari noto, de "La Sapienza", del Politecnico di Milano o dell'Università di Pisa, avrà un po' più peso di quella di un insegnante dell'Università di Enna?
Io già l'anno scorso sapevo della prassi della lettera, sentendo i discorsi dei miei colleghi più grandi (Fisici specialmente).
E ho sempre avuto il dubbio che potessero celarsi queste problematiche, come le lettere facili (d'altra parte succede anche di peggio, quindi non è un'ipotesi folle).
Avendo poi letto i primi post di questa pagina, e la quasi globale approvazione verso la lettera, ho pensato: forse non è poi così "inquinato" come metodo, il professore d'altra parte ci mette mezza faccia e non farebbe grande figura ad aver inviato uno scemo.
Ora chiedo: la lettera di raccomandazione non rischia di premiare (anzi sospetto sia sicuramente così) chi viene dai centri universitari più conosciuti?
Nel senso, una lettera di raccomandazione di un prof, magari noto, de "La Sapienza", del Politecnico di Milano o dell'Università di Pisa, avrà un po' più peso di quella di un insegnante dell'Università di Enna?
@Luca: E' così che può funzionare fuori ma in Italia non può funzionare.
Questo perchè all'estero c'è una mentalità diversa: una volta, andato in Spagna, davanti a un negozio aperto c'era un insegna "se mi cercate sono al bar in fondo alla via", io ho aspettato tornasse perchè dovevo comprare una cosa. Una volta comprata, per curiosità gli ho chiesto: "Ma non ha paura che le rubino qualcosa se lascia il negozio aperto senza custodia e va via?" e lui rispose qualcosa del tipo "perchè dovrebbero?".
Inutile dire che in Italia gli avrebbero già portato via mezzo negozio...
Questo perchè all'estero c'è una mentalità diversa: una volta, andato in Spagna, davanti a un negozio aperto c'era un insegna "se mi cercate sono al bar in fondo alla via", io ho aspettato tornasse perchè dovevo comprare una cosa. Una volta comprata, per curiosità gli ho chiesto: "Ma non ha paura che le rubino qualcosa se lascia il negozio aperto senza custodia e va via?" e lui rispose qualcosa del tipo "perchè dovrebbero?".
Inutile dire che in Italia gli avrebbero già portato via mezzo negozio...
Io sinceramente non ci trovo niente di male nel fatto che l'accesso alla carriera universitaria sia basata sulla raccomandazione. E comunque all'estero lo fanno più che qui in Italia e nessuno si lamenta. Il problema di fondo è, come ha già detto Lussardi, che qui in Italia le raccomandazioni sono "false". Non è infatti difficile ottenere una lettera di raccomandazione e credo che in molti casi i professori siano fin troppo gentili nei confronti dei propri pupilli (anche se non ho mai letto una lettera di raccomandazione). Ma credo che un esaminatore prenda in considerazione anche questa possibilità quando legge una lettera di raccomandazione e che questo sia il motivo dietro alla richiesta di 2-3-4 lettere di raccomandazione e non solo una. È anche possibile che alcune raccomandazioni vengano da amici/parenti/amici... ma alla fine non credo ci siano tanti casi così (almeno nella mia università). Credo sia più semplice, facile ed efficace "corrompere" direttamente chi sceglie i dottorandi o ricercatori.
@Luca.Lussardi: ho guardato solo dottorati all'estero e in tutti i posti in cui ho guardato il dottorato era molto finalizzato alla ricerca. Non sapevo quindi che in Italia la situazione fosse diversa.
@Luca.Lussardi: ho guardato solo dottorati all'estero e in tutti i posti in cui ho guardato il dottorato era molto finalizzato alla ricerca. Non sapevo quindi che in Italia la situazione fosse diversa.
Il problema di fondo è che la raccomandazione in Italia non funziona nella gran parte dei casi, ovvero è falsa raccomandazione. All'estero la raccomandazione funziona ed effettivamente è il modo naturale con cui vengono selezionati i ricercatori. Io ne sono un esempio: il posto che ho vinto a Dortmund l'ho vinto "per raccomandazione": serviva un esperto in Calcolo delle variazioni e un prof dell'Università di Pavia ha "fatto il mio nome", così io sono stato chiamato in Germania a fare una conferenza e a lavorare col mio futuro capo.... è così che dovrebbe funzionare ovunque.
Quello che non capisco è: si parla tanto di meritocrazia, e poi l'accesso alla carriera universitaria avviene per "raccomandazione"? Mah... così possono solo capitare tanti casi patologi in un senso e nell'altro.
Da un lato studenti bravi magari hanno il professore con cui hanno avuto più rapporti, che alla fine sarà quello della materia che li interessa particolarmente, che non ha interesse a rilasciare lettere di raccomandazione (magari anche solo perchè troppo svagato, ne conosco professori così
).
Dall'altro lato, studenti magari non eccelsi trovano un professore "buono" e con diversi rapporti nazionali e internazionali che li descrive bene e li fa prendere... per non parlare poi delle raccomandazioni vere e proprie di parenti e/o amici.
Sinceramente non mi pare proprio oggettivissimo...
Da un lato studenti bravi magari hanno il professore con cui hanno avuto più rapporti, che alla fine sarà quello della materia che li interessa particolarmente, che non ha interesse a rilasciare lettere di raccomandazione (magari anche solo perchè troppo svagato, ne conosco professori così

Dall'altro lato, studenti magari non eccelsi trovano un professore "buono" e con diversi rapporti nazionali e internazionali che li descrive bene e li fa prendere... per non parlare poi delle raccomandazioni vere e proprie di parenti e/o amici.
Sinceramente non mi pare proprio oggettivissimo...
Sono d'accordo anche io sul fatto che un bravo ricercatore non si possa valutare sull base della capacità di risoluzione di esercizi (anche spesso parecchio difficili, io ho fatto degli scritti quasi impossibili di recente quanto a difficoltà, e quindi non rimpiango l'ormai vecchio sistema). Però appunto io parlo di reclutamento di un ricercatore, non di un dottorando. Secondo me il discorso dottorato è diverso: è vero che il dottorato è per sua natura concepito come titolo per accedere alla carriera universitaria però resta un corso di studi superiore alla laurea magistrale non solo finalizzato alla ricerca scientifica, ma finalizzato ad una preparazione più profonda della materia. Ecco perché secondo me la prova d'esame per l'ammissione al dottorato si dovrebbe continuare a fare.
Anche io sono a favore delle lettere di raccomandazione. Credo anzi che gli esami non siano minimamente in grado di misurare la capacità di ricerca di un individuo e che siano più pilotabili. Sotto infatti un alone di "oggettività" si nascondono infiniti modi per far passare chi vuoi. Almeno nel sistema basato su lettere di raccomandazione e lettera di presentazione non si nasconde niente. Viene scelta la persona che in base a come si è presentato e a come è stato presentato dai suoi professori (o altri) è risultato essere il più interessante. È soggettivo ma lo trovo meno ipocrita.
C'è una grossa differenza tra l'attività di ricerca e la risoluzione di un "piccolo" problema in breve tempo e credo che la conoscenza non sia l'unico fattore importante da considerare per un ricercatore o un dottorando. Credo comunque che durante la specialistica ci siano diverse occasioni per farsi conoscere da uno o più professori. Almeno a Torino molti corsi sono infatti seguiti da un numero abbastanza basso di studenti, soprattutto quelli più avanzati e considerati difficili, e viene a volte richiesto allo studente di approfondire in modo autonomo alcuni argomenti. Il professore in questi corsi finisce per conoscerti abbastanza bene ed è in grado di valutare la tua capacità di ricerca, il tuo interesse e le tue ambizioni. Secondo me, se uno ha problemi a farsi scrivere una lettera di raccomandazione vuol dire che ha cercato di semplificarsi la vita seguendo corsi relativamente semplici e generali e non si è fatto notare. È quindi una persona non molto adatta alla ricerca.
C'è una grossa differenza tra l'attività di ricerca e la risoluzione di un "piccolo" problema in breve tempo e credo che la conoscenza non sia l'unico fattore importante da considerare per un ricercatore o un dottorando. Credo comunque che durante la specialistica ci siano diverse occasioni per farsi conoscere da uno o più professori. Almeno a Torino molti corsi sono infatti seguiti da un numero abbastanza basso di studenti, soprattutto quelli più avanzati e considerati difficili, e viene a volte richiesto allo studente di approfondire in modo autonomo alcuni argomenti. Il professore in questi corsi finisce per conoscerti abbastanza bene ed è in grado di valutare la tua capacità di ricerca, il tuo interesse e le tue ambizioni. Secondo me, se uno ha problemi a farsi scrivere una lettera di raccomandazione vuol dire che ha cercato di semplificarsi la vita seguendo corsi relativamente semplici e generali e non si è fatto notare. È quindi una persona non molto adatta alla ricerca.
Sono convinto di avere abbastanza "naso" da poter indicare se uno studente che ha fatto la tesi con me ha delle ragionevoli chance di poter affrontare bene un dottorato o no.
Può essere che mi sbagli, ma la mia lettera di raccomandazione sarà un elemento fra i tanti.
Aggiungo che saper risolvere esercizi "difficili" è un segnale molto distorto delle capacità di fare ricerca. Contrariamente a Luca.Lussardi, non rimpiango troppo il "vecchio" sistema, pur riconoscendone i pregi di una certa "oggettività" (ma chi sceglie i topics, chi prepara gli esercizi, chi li valuta, può distorcere un bel po' l'"oggettività").
Può essere che mi sbagli, ma la mia lettera di raccomandazione sarà un elemento fra i tanti.
Aggiungo che saper risolvere esercizi "difficili" è un segnale molto distorto delle capacità di fare ricerca. Contrariamente a Luca.Lussardi, non rimpiango troppo il "vecchio" sistema, pur riconoscendone i pregi di una certa "oggettività" (ma chi sceglie i topics, chi prepara gli esercizi, chi li valuta, può distorcere un bel po' l'"oggettività").
Sono d'accordo con le parole di Luca.Lussardi. Mi pare di capire dunque che un docente si basa molto sulla carriera universitaria e non sulle capacità di ricerca di un giovane studente. E se poi questo studente non fosse all'altezza? Insomma io credo che gli studenti di matematica possano essere suddivisi in due categorie: coloro che studiano e capiscono, e coloro che studiano, capiscono ed elaborano. Un bravo studente della prima categoria arriverà al 110 e lode così come uno studente della seconda categoria, ma è ovvio che la differenza tra i due è abissale.
Più che domanda vuole essere una presa di posizione a "sfavore" della raccomandazione per candidati che non hanno ancora niente a che fare con la ricerca. La raccomandazione, come diceva anche Fioravante, va bene ed è positiva per promuovere le persone brave e competenti davvero, ed infatti è molto usata (nel modo serio) all'estero; però qualcosa su cui valutare ci deve essere. Secondo me invece l'ingresso iniziale alla (si spera) carriera accademica, ovvero l'ammissione al dottorato, deve avvenire rigorosamente per esame, poiché di norma quasi tutti si presentano allo stesso livello (laurea col massimo dei voti).
"vict85":
[...] Il relatore della tesi è spesso disponibile a scrivertela e un professore con cui hai fatto un corso seguito da poche persone generalmente si ricorda di te e ha potuto conoscerti abbastanza.[...]
Non sarei convinto di questo. Proprio oggi sono venuto a conoscenza di una ragazza che ha chiesto la lettera al suo relatore il quale si è categoricamente rifiutato dicendole di trovare qualcun altro. Ora però se questa ragazza si presentasse da un altro docente, quest'ultimo chiederà i motivi per i quali il suo relatore non le ha concesso la lettera... e comunque credo fortemente che non ne riceverà nessuna da altri.
"Luca.Lussardi":
[...]Per l'ammissione al dottorato su cosa si basa la lettera.... a meno di casi rari di tesi pubblicabili solo sul numero dei 30 e lode?
Questa è una domanda davvero interessante!
"vict85":
Personalmente 3 lettere mi sembra eccessivo. Non sono neanche facilissime da avere.
Sono d'accordo

Probabilmente infatti la maggior parte delle lettere ha quello come contenuto: anche io le "mie" (tranne quelle che direttamente i prof dovevano spedire per conto loro) le ho sempre avute chiuse e firmate, quindi di contenuto riservato.
Per il dottorato però una volta non funzionava così, quando io ho fatto i concorsi in nessuna sede veniva richiesta una lettera di presentazione, si andava solo allo scritto e all'orale. Condivido quanto ha espresso Fioravante però solo per un candidato che è già almeno parzialmente avviato alla ricerca, con già qualche pubblicazione, ovvero che sia valutabile come potenziale ricercatore. Per l'ammissione al dottorato su cosa si basa la lettera.... a meno di casi rari di tesi pubblicabili solo sul numero dei 30 e lode?
Per il dottorato però una volta non funzionava così, quando io ho fatto i concorsi in nessuna sede veniva richiesta una lettera di presentazione, si andava solo allo scritto e all'orale. Condivido quanto ha espresso Fioravante però solo per un candidato che è già almeno parzialmente avviato alla ricerca, con già qualche pubblicazione, ovvero che sia valutabile come potenziale ricercatore. Per l'ammissione al dottorato su cosa si basa la lettera.... a meno di casi rari di tesi pubblicabili solo sul numero dei 30 e lode?
Personalmente 3 lettere mi sembra eccessivo. Non sono neanche facilissime da avere. Una o due invece sono molto più semplici: il relatore della tesi è spesso disponibile a scrivertela e un professore con cui hai fatto un corso seguito da poche persone generalmente si ricorda di te e ha potuto conoscerti abbastanza. Un lettera di raccomandazione poi non deve dire che sei un genio per forza, dice solo in che modo ti conosce e quali sono le tue capacità.
"Mathematico":
Posso chiederti perchè è ragionalmente facile entrare in un dottorato in questo periodo? Grazie Fioravante!
Premesso che è un'opinione mia, è suffragata da due "indizi":
- vedo ammessi al dottorato studenti che a mio parere non sono adatti né attrezzati per farlo
- matematica aveva nel complesso nazionale un certo pool di borse, ragionevoli per un buon numero di studenti. Per la viscosità tipica dei sistemi decisionali, la riduzione delle borse non ha seguito il calo (impressive!) degli iscritti. Forse ora le cose cambieranno, visto il recupero nel numero degli iscritti.
"Fioravante Patrone":
[...]Non vorrei far scemare troppo l'entusiasmo, ma questo è un periodo in cui è ragionevolmente "facile" entrare in un dottorato, per la matematica. Detto questo, è comunque una bella cosa poter accedere a un dottorato.
Non so dirti se è facile o meno, non ho visto il testo di quest'anno, quello degli altri anni mi sembrava fattibile


Posso chiederti perchè è ragionalmente facile entrare in un dottorato in questo periodo? Grazie Fioravante!
"Fioravante Patrone":
[quote="Paolo90"]E quando il tipo ti si è inginocchiato davanti a pregarti come una divinità della Scienza?
L'unica cosa che ho da dire è: sapete chi è "Pimpinella la sbruffoncella?".[/quote]


[size=59]Ce l'hai con me? Era una battuta cattiva su di me?
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