X Agosto
X Agosto, di Giovanni Pascoli
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono...
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono...
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!
Risposte
"Cozza Taddeo":
Assodato che non so una virgola di spagnolo e che l'ho letta in inglese da un traduttore automatico......direi che è stupefacente!
Non so se sia di Neruda o meno però si nota la stessa capacità di Neruda di associare sentimenti ed emozioni forti a manifestazioni naturali semplici ed immediate. Ciò che mi fa letteralmente ammutolire di fronte ai versi di Neruda è la sua impareggiabile abilità di costruire metafore di una naturalezza ed efficacia disarmanti utilizzando per lo piú un linguaggio semplice e dimesso.
Davvero sa far vibrare le corde nascoste di ogni parola...
Beh siamo in due allora!!

Ho postato la poesia in lingua originale per ovvi motivi ma se vuoi ti posto anche
la traduzione che ho io....e come hai già intuito, è di Neruda: avevo infatti
chiesto il tuo parere avendo constatato l'apprezzamento per il poeta!!
Per Sandokan
Bella Il Signore intoccabile......
mi servirebbe proprio la bianca gomma!!!




"Cozza Taddeo":
Dopo Neruda credo sia praticamente impossibile scrivere versi d'amore senza che questi suonino in qualche misura artificiosi o falsi...
Spero proprio di no, perche' vorrei provarci anch'io prima o poi! Non che abbia la pretesa di paragonarmi a Neruda eh...
Ed ora quattro poesie di Vivian Lamarque:
IL SIGNORE SOGNATO
Splendidissima era la vita accanto a lui sognata.
Nel sogno tra tutte prediletta la chiamava.
E nella realtà?
La realtà non c'era, era abdicata.
Splendidissima regnava la vita immaginata.
IL SIGNORE INTOCCABILE
Nei sogni baciabilissimo
intoccabile come un filo scoperto nella realtà
era quel signore.
Allora come fare?
Bastava confondere un poco sogno e realtà
cancellare con una bianca gomma
l'inutile linea di confine.
IL SIGNORE ANDATO VIA
Era un signore andato via.
A lei qui rimasta tantissimo mancava.
La traccia da lui lasciata segnava ovunque
intorno a lei l'aria.
Come un quadro spostato
per sempre segna la parete.
LA SIGNORA DEI BACI
Una signora voleva tanto dargli dei baci
non dico tanti, anche solo sette otto
(mila). Invece era proibito perciò non glieli dava.
Se però non fosse stato proibito glieli avrebbe dati tutti
dal primo all'ultimo.
A cosa servono i baci se non si danno?
Una delle più belle poesie riguardanti la prima guerra mondiale.
Valmorbia
Valmorbia, discorrevano il tuo fondo
fioriti nuvoli di piante agli asòli.
Nasceva in noi, volti dal cieco caso,
oblio del mondo.
Tacevano gli spari, nel grembo solitario
non dava suono che il Leno roco.
Sbocciava un razzo su lo stelo, fioco
lacrimava nell'aria
Le notti chiare erano tutte un'alba
e portavano volpi alla mia grotta.
Valmorbia, un nome, e ora nella scialba
memoria, terra dove non annotta.
(Montale, Ossi di Seppia)
Valmorbia
Valmorbia, discorrevano il tuo fondo
fioriti nuvoli di piante agli asòli.
Nasceva in noi, volti dal cieco caso,
oblio del mondo.
Tacevano gli spari, nel grembo solitario
non dava suono che il Leno roco.
Sbocciava un razzo su lo stelo, fioco
lacrimava nell'aria
Le notti chiare erano tutte un'alba
e portavano volpi alla mia grotta.
Valmorbia, un nome, e ora nella scialba
memoria, terra dove non annotta.
(Montale, Ossi di Seppia)
Assodato che non so una virgola di spagnolo e che l'ho letta in inglese da un traduttore automatico...
...direi che è stupefacente!
Non so se sia di Neruda o meno però si nota la stessa capacità di Neruda di associare sentimenti ed emozioni forti a manifestazioni naturali semplici ed immediate. Ciò che mi fa letteralmente ammutolire di fronte ai versi di Neruda è la sua impareggiabile abilità di costruire metafore di una naturalezza ed efficacia disarmanti utilizzando per lo piú un linguaggio semplice e dimesso.
Davvero sa far vibrare le corde nascoste di ogni parola...
Dopo Neruda credo sia praticamente impossibile scrivere versi d'amore senza che questi suonino in qualche misura artificiosi o falsi...
A conclusione, riporto la poesia d'amore della nostra letteratura che mi piace di piú, fra quelle che conosco, ovviamente (certo Neruda sta su un altro pianeta ma tutto sommato non è male neppure questa).
A mia moglie
Tu sei come una giovane
una bianca pollastra.
Le si arruffano al vento
le piume, il collo china
per bere, e in terra raspa;
ma, nell'andare, ha il lento
tuo passo di regina,
ed incede sull'erba
pettoruta e superba.
È migliore del maschio.
È come sono tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio,
Così, se l'occhio, se il giudizio mio
non m'inganna, fra queste hai le tue uguali,
e in nessun'altra donna.
Quando la sera assonna
le gallinelle,
mettono voci che ricordan quelle,
dolcissime, onde a volte dei tuoi mali
ti quereli, e non sai
che la tua voce ha la soave e triste
musica dei pollai.
Tu sei come una gravida
giovenca;
libera ancora e senza
gravezza, anzi festosa;
che, se la lisci, il collo
volge, ove tinge un rosa
tenero la tua carne.
se l'incontri e muggire
l'odi, tanto è quel suono
lamentoso, che l'erba
strappi, per farle un dono.
È così che il mio dono
t'offro quando sei triste.
Tu sei come una lunga
cagna, che sempre tanta
dolcezza ha negli occhi,
e ferocia nel cuore.
Ai tuoi piedi una santa
sembra, che d'un fervore
indomabile arda,
e così ti riguarda
come il suo Dio e Signore.
Quando in casa o per via
segue, a chi solo tenti
avvicinarsi, i denti
candidissimi scopre.
Ed il suo amore soffre
di gelosia.
Tu sei come la pavida
coniglia. Entro l'angusta
gabbia ritta al vederti
s'alza,
e verso te gli orecchi
alti protende e fermi;
che la crusca e i radicchi
tu le porti, di cui
priva in sé si rannicchia,
cerca gli angoli bui.
Chi potrebbe quel cibo
ritoglierle? chi il pelo
che si strappa di dosso,
per aggiungerlo al nido
dove poi partorire?
Chi mai farti soffrire?
Tu sei come la rondine
che torna in primavera.
Ma in autunno riparte;
e tu non hai quest'arte.
Tu questo hai della rondine:
le movenze leggere:
questo che a me, che mi sentiva ed era
vecchio, annunciavi un'altra primavera.
Tu sei come la provvida
formica. Di lei, quando
escono alla campagna,
parla al bimbo la nonna
che l'accompagna.
E così nella pecchia
ti ritrovo, ed in tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio;
e in nessun'altra donna.

Non so se sia di Neruda o meno però si nota la stessa capacità di Neruda di associare sentimenti ed emozioni forti a manifestazioni naturali semplici ed immediate. Ciò che mi fa letteralmente ammutolire di fronte ai versi di Neruda è la sua impareggiabile abilità di costruire metafore di una naturalezza ed efficacia disarmanti utilizzando per lo piú un linguaggio semplice e dimesso.
Davvero sa far vibrare le corde nascoste di ogni parola...
Dopo Neruda credo sia praticamente impossibile scrivere versi d'amore senza che questi suonino in qualche misura artificiosi o falsi...
A conclusione, riporto la poesia d'amore della nostra letteratura che mi piace di piú, fra quelle che conosco, ovviamente (certo Neruda sta su un altro pianeta ma tutto sommato non è male neppure questa).
A mia moglie
Tu sei come una giovane
una bianca pollastra.
Le si arruffano al vento
le piume, il collo china
per bere, e in terra raspa;
ma, nell'andare, ha il lento
tuo passo di regina,
ed incede sull'erba
pettoruta e superba.
È migliore del maschio.
È come sono tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio,
Così, se l'occhio, se il giudizio mio
non m'inganna, fra queste hai le tue uguali,
e in nessun'altra donna.
Quando la sera assonna
le gallinelle,
mettono voci che ricordan quelle,
dolcissime, onde a volte dei tuoi mali
ti quereli, e non sai
che la tua voce ha la soave e triste
musica dei pollai.
Tu sei come una gravida
giovenca;
libera ancora e senza
gravezza, anzi festosa;
che, se la lisci, il collo
volge, ove tinge un rosa
tenero la tua carne.
se l'incontri e muggire
l'odi, tanto è quel suono
lamentoso, che l'erba
strappi, per farle un dono.
È così che il mio dono
t'offro quando sei triste.
Tu sei come una lunga
cagna, che sempre tanta
dolcezza ha negli occhi,
e ferocia nel cuore.
Ai tuoi piedi una santa
sembra, che d'un fervore
indomabile arda,
e così ti riguarda
come il suo Dio e Signore.
Quando in casa o per via
segue, a chi solo tenti
avvicinarsi, i denti
candidissimi scopre.
Ed il suo amore soffre
di gelosia.
Tu sei come la pavida
coniglia. Entro l'angusta
gabbia ritta al vederti
s'alza,
e verso te gli orecchi
alti protende e fermi;
che la crusca e i radicchi
tu le porti, di cui
priva in sé si rannicchia,
cerca gli angoli bui.
Chi potrebbe quel cibo
ritoglierle? chi il pelo
che si strappa di dosso,
per aggiungerlo al nido
dove poi partorire?
Chi mai farti soffrire?
Tu sei come la rondine
che torna in primavera.
Ma in autunno riparte;
e tu non hai quest'arte.
Tu questo hai della rondine:
le movenze leggere:
questo che a me, che mi sentiva ed era
vecchio, annunciavi un'altra primavera.
Tu sei come la provvida
formica. Di lei, quando
escono alla campagna,
parla al bimbo la nonna
che l'accompagna.
E così nella pecchia
ti ritrovo, ed in tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio;
e in nessun'altra donna.
"Cozza Taddeo":
Concordo invece sull'apprezzamento per Neruda, il più grande poeta d'amore di tutti i tempi!![]()
Che ne pensi di questa??!!!

Si tú me olvidas
QUIERO que sepas
una cosa.
Tú sabes cómo es esto:
si miro
la luna de cristal, la rama roja
del lento otoño en mi ventana,
si toco
junto al fuego
la impalpable ceniza
o el arrugado cuerpo de la leña,
todo me lleva a ti,
como si todo lo que existe,
aromas, luz, metales,
fueran pequeños barcos que navegan
hacia las islas tuyas que me aguardan.
Ahora bien,
si poco a poco dejas de quererme
dejaré de quererte poco a poco.
Si de pronto
me olvidas
no me busques,
que ya te habré olvidado.
Si consideras largo y loco
el viento de banderas
que pasa por mi vida
y te decides
a dejarme a la orilla
del corazón en que tengo raíces,
piensa
que en ese día,
a esa hora
levantaré los brazos
y saldrán mis raíces
a buscar otra tierra.
Pero
si cada día,
cada hora
sientes que a mí estás destinada
con dulzura implacable.
Si cada día sube
una flor a tus labios a buscarme,
ay amor mío, ay mía,
en mí todo ese fuego se repite,
en mí nada se apaga ni se olvida,
mi amor se nutre de tu amor, amada,
y mientras vivas estará en tus brazos
sin salir de los míos.
"amelia":
[quote="Steven"]
ps: sicuramente già lo sapete, ma è errato considerare il sardo come un dialetto: infatti è considerata una lingua a se stante, così come il friulano, d'altra parte.
Mia sorella che ha studiato Lettere dice che anche il napoletano e il veneto, in particolare il veneziano, hanno una struttura grammaticale propria e quindi possono essere considerati a tutti gli effetti delle lingue.[/quote]
Certamente, anche se la posizione del napoletano e del veneziano rispetto alla lingua italiana e' diversa da quella del sardo, in quanto quest'ultimo, proprio a causa dell'isolamente insulare (perdonate il gioco di parole!) si e' evoluto in maniera indipendente, mantenendosi assai piu' vicino al latino volgare (e' un po' la stessa situazione che si e' avuta con l'islandese rispetto alle altre lingue scandinave).
Non dimentichiamo comunque che il veneziano e il napoletano (ma assai piu' quest'ultimo) hanno avuto (ed hanno) dignita' letteraria.
"Steven":
ps: sicuramente già lo sapete, ma è errato considerare il sardo come un dialetto: infatti è considerata una lingua a se stante, così come il friulano, d'altra parte.
Mia sorella che ha studiato Lettere dice che anche il napoletano e il veneto, in particolare il veneziano, hanno una struttura grammaticale propria e quindi possono essere considerati a tutti gli effetti delle lingue.
"wedge":
questione di gusti e di associazioni mentali. pure io trovo insopportabile il napoletano, per l'uso frequente di un unico suono per le vocali, specie a fine parola, ossia quello che i linguisti dovrebbero chiamare schwa. avete in mente la pronuncia di "guappo"? c'è un solo suono per tutte le vocali!
Quest'ultimo appunto e' inesatto: la o di guappo e' accettabile trascriverla come schwa, ma non certo la a, che e' piuttosto una a posteriore, come nello svedese sak, per esempio, ed e' quindi un suono del tutto diverso. E comunque si noti che una pronuncia standard del napoletano nemmeno esiste.
"gugo82":
Ad esempio, io non tollero i dialetti vocalmente "chiusi", tipo alcuni dialetti del norditalia, e sopporto a mala pena le "c" aspirate del dialetto toscano. Questione di gusti, suppongo.
E io sono perfettamente in accordo con te

Specialmente riguardo alle "c" aspirate toscane, che mi fanno innervosire.
Non so da voi al nord, ma a volte qui, per prendere in giro voi settentrionali, le persone (ragazzi specialmente) amano rifare il verso un po' cantilenante di certe vostre parlate.
Mi viene in mente una gita di un annetto e mezzo fa a Praga: dividemano il piano d'albergo con dei ragazzi venuti da Livorno, e molti miei compagni li tartassavano usando i telefoni della camere rifacendogli il verso. Se non erro era il periodo in cui le tifoserie di Roma e Livorno erano in contrasto, a causa del famoso triste striscione razzista "Lazio e Livorno, stessa iniziale stesso forno".
Mi divertono molto il siciliano e il calabrese.
ps: sicuramente già lo sapete, ma è errato considerare il sardo come un dialetto: infatti è considerata una lingua a se stante, così come il friulano, d'altra parte.
"gugo82":
Ad esempio, io non tollero i dialetti vocalmente "chiusi", tipo alcuni dialetti del norditalia, e sopporto a mala pena le "c" aspirate del dialetto toscano. Questione di gusti, suppongo.
questione di gusti e di associazioni mentali. pure io trovo insopportabile il napoletano, per l'uso frequente di un unico suono per le vocali, specie a fine parola, ossia quello che i linguisti dovrebbero chiamare schwa. avete in mente la pronuncia di "guappo"? c'è un solo suono per tutte le vocali!
altrettanto fastidioso è il bergamasco-lombardo orientale, per quel senso di grezzezza che emana ad ogni aspirazione vocalica.
il toscano ci sta dentro invece, anche il pugliese. il sardo fa proprio ghignare

"gugo82":
*zinna = poppata
Piccolissimo appunto: a Roma, col termine "zinna" non intendiamo proprio la poppata, ma il senso è molto più fisico; la zinna è il seno (solo uno, altrimenti sono le zinne).
Se la mare sentite un gruppo che urla "ao anvedi quaa pischella co 'e zinne de fori", guardatevi intorno, deve esserci qualcuno in topless.
"gugo82":
Non sono offeso, dato che la cosa è stata detta da un trevigiano!(si scherza ovviamente!)
Certamente!

Mi intrometto nel thread con una poesia del 1914:
La ninna-nanna de la guerra
Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vô la zinna*:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello**
Farfarello e Gujermone***
Gujermone e Ceccopeppe****
che se regge co' le zeppe,
co' le zeppe d'un impero
mezzo giallo e mezzo nero*****.
Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucilli
de li popoli civilli...
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s'ammazza
a vantaggio de la razza...
o a vantaggio d'una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Ché quer covo d'assassini
che c'insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe' li ladri de le Borse.
Fa' la ninna, cocco bello,
finché dura 'sto macello:
fa' la ninna, ché domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So' cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l'ombra d'un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe' quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!
*zinna = poppata;
**Farfarello = il diavolo;
*** Gujermone = Guglielmo II, re di Germania e di Prussia;
**** Ceccopeppe = Francesco Giuseppe, re d'Austria e d'Ungheria;
***** mezzo giallo e mezzo nero = penso che sia un riferimento alla [url=http://it.wikipedia.org/wiki/Immagine:Flag_of_the_Habsburg_Monarchy.svg]bandiera del casato degli Asburgo[/url], a cui apparteneva Francesco Giuseppe.
O~O~O~O~O
Sono di Napoli, quindi sono di parte...
Ad esempio, io non tollero i dialetti vocalmente "chiusi", tipo alcuni dialetti del norditalia, e sopporto a mala pena le "c" aspirate del dialetto toscano. Questione di gusti, suppongo.
Non sono offeso, dato che la cosa è stata detta da un trevigiano!
(si scherza ovviamente!)
La ninna-nanna de la guerra
Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vô la zinna*:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello**
Farfarello e Gujermone***
Gujermone e Ceccopeppe****
che se regge co' le zeppe,
co' le zeppe d'un impero
mezzo giallo e mezzo nero*****.
Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucilli
de li popoli civilli...
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s'ammazza
a vantaggio de la razza...
o a vantaggio d'una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Ché quer covo d'assassini
che c'insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe' li ladri de le Borse.
Fa' la ninna, cocco bello,
finché dura 'sto macello:
fa' la ninna, ché domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So' cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l'ombra d'un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe' quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!
*zinna = poppata;
**Farfarello = il diavolo;
*** Gujermone = Guglielmo II, re di Germania e di Prussia;
**** Ceccopeppe = Francesco Giuseppe, re d'Austria e d'Ungheria;
***** mezzo giallo e mezzo nero = penso che sia un riferimento alla [url=http://it.wikipedia.org/wiki/Immagine:Flag_of_the_Habsburg_Monarchy.svg]bandiera del casato degli Asburgo[/url], a cui apparteneva Francesco Giuseppe.
O~O~O~O~O
"Cozza Taddeo":
Ho il più profondo rispetto per tutti i variegati dialetti (o lingue) della nostra Italia [...] Tuttavia il napoletano non mi piace per niente come pure il siciliano, il calabrese e il romanesco.
"Cozza Taddeo":
Sul mio scarso apprezzamento per i dialetti menzionati sopra non ho una giustificazione razionale...è solo una questione di sensazione, "di pelle"...semplicemente le cadenze di quei dialetti mi risultano irritanti, scoccianti in qualche modo...per lo stesso motivo di pura sensazione il toscano, il pugliese ed il sardo li trovo più amabili.
In particolare il toscano mi fa letteralmente impazzire...
Sono di Napoli, quindi sono di parte...
Ad esempio, io non tollero i dialetti vocalmente "chiusi", tipo alcuni dialetti del norditalia, e sopporto a mala pena le "c" aspirate del dialetto toscano. Questione di gusti, suppongo.
"Cozza Taddeo":
Spero di non aver offeso nessuno...
Non sono offeso, dato che la cosa è stata detta da un trevigiano!

"Sandokan.":
[quote="Cozza Taddeo"]Ho il più profondo rispetto per tutti i variegati dialetti (o lingue) della nostra Italia, anzi, li ammiro e li stimo molto di più di quanto non apprezzi la nostra ibrida lingua ufficiale.
Tuttavia il napoletano non mi piace per niente come pure il siciliano, il calabrese e il romanesco.
Posso chiederti perche'?[/quote]
Certamente!
La lingua italiana, secondo me, non è così flessibile ed espressiva come i vari dialetti che percepisco come più vivi e vivaci.
Sul mio scarso apprezzamento per i dialetti menzionati sopra non ho una giustificazione razionale...è solo una questione di sensazione, "di pelle"...semplicemente le cadenze di quei dialetti mi risultano irritanti, scoccianti in qualche modo...per lo stesso motivo di pura sensazione il toscano, il pugliese ed il sardo li trovo più amabili.
In particolare il toscano mi fa letteralmente impazzire...

E' superfluo che io aggiunga che questo mio gusto personale non costituisce ovviamente un giudizio di merito sull'innegabile valore culturale che ogni singolo dialetto porta con sé, né tantomeno costituisce un giudizio sulle persone che parlano quel dialetto. E' ovvio.
Non l'ho detto prima perché mi sembrava scontato comunque meglio metterlo in chiaro per non ingenerare spiacevoli equivoci.

Spero di non aver offeso nessuno...

"Cozza Taddeo":
Ho il più profondo rispetto per tutti i variegati dialetti (o lingue) della nostra Italia, anzi, li ammiro e li stimo molto di più di quanto non apprezzi la nostra ibrida lingua ufficiale.
Tuttavia il napoletano non mi piace per niente come pure il siciliano, il calabrese e il romanesco.
Posso chiederti perche'?
"Sandokan.":
Quella napoletana, secondo me, e' una delle lingue piu' belle del mondo...
Sono in completo disaccordo. Ho il più profondo rispetto per tutti i variegati dialetti (o lingue) della nostra Italia, anzi, li ammiro e li stimo molto di più di quanto non apprezzi la nostra ibrida lingua ufficiale.
Tuttavia il napoletano non mi piace per niente come pure il siciliano, il calabrese e il romanesco.
Mi incanta invece il sublime toscano e mi diverte sentire il pugliese e il sardo.
Concordo invece sull'apprezzamento per Neruda, il più grande poeta d'amore di tutti i tempi!

Desnuda eres tan simple como una de tus manos,
lisa, terrestre, minima, redonda, transparente,
tienes lineas de luna, caminos de mazana,
desnuda eres delgada como el trigo desnudo.
Desnuda eres azul como la noche a Cuba,
tienes enredaderas y estrellas en el pelo,
desnuda eres enorme y amarilla
como el verano en una iglesia de oro.
Desnuda eres pequena como una de tus unas,
curva, sutil, rosada hasta que nace el dia
y te metes en el subterraneo del mundo
como en un largo tunel de trajes y trabajos;
tu claridad se apaga, se viste, se deshoja
y otra vez vuelve a ser una mano desnuda.
"Sandokan.":
@Milady
Grazie per le due splendide poesie! Posso chiederti chi e' l'autore/autrice di quella in spagnolo?
E' un piacere dare un contributo a questo interessante topic!

....Pablo Neruda
Dai Poèmes saturniens di Paul Verlaine
Baiser ! rose trémière au jardin des caresses !
Vif accompagnement sur le clavier des dents
Des doux refrains qu’Amour chante en les cœurs ardents
Avec sa voix d’archange aux langueurs charmeresses !
Sonore et gracieux Baiser, divin Baiser !
Volupté nonpareille, ivresse inénarrable !
Salut ! l’homme, penché sur ta coupe adorable,
S’y grise d’un bonheur qu’il ne sait épuiser.
Comme le vin du Rhin et comme la musique,
Tu consoles et tu berces, et le chagrin
Expire avec la moue en ton pli purpurin...
Qu’un plus grand, Goethe ou Will, te dresse un vers classique.
Moi, je ne puis, chétif trouvère de Paris,
T’offrir que ce bouquet de strophes enfantines :
Sois bénin et, pour prix, sur les lèvres mutines
D’Une que je connais, Baiser, descends, et ris.
@Milady
Grazie per le due splendide poesie! Posso chiederti chi e' l'autore/autrice di quella in spagnolo?
Baiser ! rose trémière au jardin des caresses !
Vif accompagnement sur le clavier des dents
Des doux refrains qu’Amour chante en les cœurs ardents
Avec sa voix d’archange aux langueurs charmeresses !
Sonore et gracieux Baiser, divin Baiser !
Volupté nonpareille, ivresse inénarrable !
Salut ! l’homme, penché sur ta coupe adorable,
S’y grise d’un bonheur qu’il ne sait épuiser.
Comme le vin du Rhin et comme la musique,
Tu consoles et tu berces, et le chagrin
Expire avec la moue en ton pli purpurin...
Qu’un plus grand, Goethe ou Will, te dresse un vers classique.
Moi, je ne puis, chétif trouvère de Paris,
T’offrir que ce bouquet de strophes enfantines :
Sois bénin et, pour prix, sur les lèvres mutines
D’Une que je connais, Baiser, descends, et ris.
@Milady
Grazie per le due splendide poesie! Posso chiederti chi e' l'autore/autrice di quella in spagnolo?
grande Edgar Allan Poe!
Annabel Lee
It was many and many a year ago,
In a kingdom by the sea,
That a maiden there lived whom you may know
By the name of ANNABEL LEE;
And this maiden she lived with no other thought
Than to love and be loved by me.
I was a child and she was a child,
In this kingdom by the sea;
But we loved with a love that was more than love-
I and my Annabel Lee;
With a love that the winged seraphs of heaven
Coveted her and me.
And this was the reason that, long ago,
In this kingdom by the sea,
A wind blew out of a cloud, chilling
My beautiful Annabel Lee;
So that her highborn kinsman came
And bore her away from me,
To shut her up in a sepulchre
In this kingdom by the sea.
The angels, not half so happy in heaven,
Went envying her and me-
Yes!- that was the reason (as all men know,
In this kingdom by the sea)
That the wind came out of the cloud by night,
Chilling and killing my Annabel Lee.
But our love it was stronger by far than the love
Of those who were older than we-
Of many far wiser than we-
And neither the angels in heaven above,
Nor the demons down under the sea,
Can ever dissever my soul from the soul
Of the beautiful Annabel Lee.
For the moon never beams without bringing me dreams
Of the beautiful Annabel Lee;
And the stars never rise but I feel the bright eyes
Of the beautiful Annabel Lee;
And so, all the night-tide, I lie down by the side
Of my darling- my darling- my life and my bride,
In the sepulchre there by the sea,
In her tomb by the sounding sea.
It was many and many a year ago,
In a kingdom by the sea,
That a maiden there lived whom you may know
By the name of ANNABEL LEE;
And this maiden she lived with no other thought
Than to love and be loved by me.
I was a child and she was a child,
In this kingdom by the sea;
But we loved with a love that was more than love-
I and my Annabel Lee;
With a love that the winged seraphs of heaven
Coveted her and me.
And this was the reason that, long ago,
In this kingdom by the sea,
A wind blew out of a cloud, chilling
My beautiful Annabel Lee;
So that her highborn kinsman came
And bore her away from me,
To shut her up in a sepulchre
In this kingdom by the sea.
The angels, not half so happy in heaven,
Went envying her and me-
Yes!- that was the reason (as all men know,
In this kingdom by the sea)
That the wind came out of the cloud by night,
Chilling and killing my Annabel Lee.
But our love it was stronger by far than the love
Of those who were older than we-
Of many far wiser than we-
And neither the angels in heaven above,
Nor the demons down under the sea,
Can ever dissever my soul from the soul
Of the beautiful Annabel Lee.
For the moon never beams without bringing me dreams
Of the beautiful Annabel Lee;
And the stars never rise but I feel the bright eyes
Of the beautiful Annabel Lee;
And so, all the night-tide, I lie down by the side
Of my darling- my darling- my life and my bride,
In the sepulchre there by the sea,
In her tomb by the sounding sea.