Università, meritocrazia
Dal Corrire delle Sera.
“Studenti e professori protestano contro una riforma che non esiste; il ministro, preoccupato dalle proteste, non si decide a spiegare quel che intende fare per riformare l'università. L'unica certezza è che nei prossimi mesi si svolgeranno nuovi concorsi per 2.000 posti di ricercatore e 4.000 posti di professore ordinario e associato, ai quali seguiranno, entro breve, altri 1.000 posti di ricercatore. In tutto 7.000 posti, più del dieci per cento dei docenti oggi di ruolo. I 4.000 posti di professore saranno semplicemente promozioni di persone che sono dentro l'università. Le promozioni avverranno secondo le vecchie regole, cioè con concorsi finti. E' assolutamente inutile che un giovane ricercatore che consegue il dottorato a Chicago o a Heidelberg faccia domanda: di ciascun concorso già si conosce il vincitore.”
Sarà l’ultima volta? Quando la gente comincerà ad aprire gli occhi?
“Studenti e professori protestano contro una riforma che non esiste; il ministro, preoccupato dalle proteste, non si decide a spiegare quel che intende fare per riformare l'università. L'unica certezza è che nei prossimi mesi si svolgeranno nuovi concorsi per 2.000 posti di ricercatore e 4.000 posti di professore ordinario e associato, ai quali seguiranno, entro breve, altri 1.000 posti di ricercatore. In tutto 7.000 posti, più del dieci per cento dei docenti oggi di ruolo. I 4.000 posti di professore saranno semplicemente promozioni di persone che sono dentro l'università. Le promozioni avverranno secondo le vecchie regole, cioè con concorsi finti. E' assolutamente inutile che un giovane ricercatore che consegue il dottorato a Chicago o a Heidelberg faccia domanda: di ciascun concorso già si conosce il vincitore.”
Sarà l’ultima volta? Quando la gente comincerà ad aprire gli occhi?
Risposte
Oddio, proprio la certificazione di qualità, su cui è stata costruita un'infrastruttura analoga a quella scolastica ...
Non è qui il caso di dilungarsi sui pros and cons delle certificazioni, degli standard e dei diversi enti certificatori, ma l'asse portante delle certificazioni (ISO, ma anche delle altre) è normativo e burocratico, e non tecnologico o produttivo. Visto che si parla di esempi significativi e rappresentativi, che ancora latitano, chi vuole ve ne aggiunga pure qualcuno in cui la certificazione di qualità ha effettivamente rappresentato un sostanziale aumento di competitività (a parte il poter competere alle gare pubbliche dove è esplicitamente richiesta, perchè questo caso rientra nella definizione di favoritismo statale).
Il paradigma maccheronico merd in merd out riferito dal consulente di alfabeto non è solo una verità lapalissiana, ma è anche una declinazione di responsabilità che qualsiasi certificatore premette per evitare che qualcuno si crei l'illusione, e soprattuto gliene attribuisca il compito, che la certificazione consenta di migliorare il prodotto; poi è ovvio che se uno pensa un po' di più a quello che fa, magari è meglio. Ricordo che anche diverse università italiane hanno ottenuto la certificazione ISO 9001 od intrapreso l'iter, ma che siano sostanzialmente migliori (o "più competitive") delle altre è ancora da dimostrare, e rimane per il momento confinato alle ispirazioni mistiche.
Personalmente ho seguito diverse certificazioni o attività equivalenti, una CECC, due DoD MIL 2167A (qui non c'era una certificazione vera e propria ma l'accettazione da parte del committente su base standard, e non riguardava la struttura ma il progetto), tre o quattro ISO 9001, e pur potendo loro attribuire un qualche senso od utilità, comunque non proporzionati all'alto costo richiesto, non si sono certo mostrate correlate alla competitività.
PS. C'è modo di evitare di vedermi apparire il banner Frontiers con quei due piedi infilati in ganci da macellaio?
Non è qui il caso di dilungarsi sui pros and cons delle certificazioni, degli standard e dei diversi enti certificatori, ma l'asse portante delle certificazioni (ISO, ma anche delle altre) è normativo e burocratico, e non tecnologico o produttivo. Visto che si parla di esempi significativi e rappresentativi, che ancora latitano, chi vuole ve ne aggiunga pure qualcuno in cui la certificazione di qualità ha effettivamente rappresentato un sostanziale aumento di competitività (a parte il poter competere alle gare pubbliche dove è esplicitamente richiesta, perchè questo caso rientra nella definizione di favoritismo statale).
Il paradigma maccheronico merd in merd out riferito dal consulente di alfabeto non è solo una verità lapalissiana, ma è anche una declinazione di responsabilità che qualsiasi certificatore premette per evitare che qualcuno si crei l'illusione, e soprattuto gliene attribuisca il compito, che la certificazione consenta di migliorare il prodotto; poi è ovvio che se uno pensa un po' di più a quello che fa, magari è meglio. Ricordo che anche diverse università italiane hanno ottenuto la certificazione ISO 9001 od intrapreso l'iter, ma che siano sostanzialmente migliori (o "più competitive") delle altre è ancora da dimostrare, e rimane per il momento confinato alle ispirazioni mistiche.
Personalmente ho seguito diverse certificazioni o attività equivalenti, una CECC, due DoD MIL 2167A (qui non c'era una certificazione vera e propria ma l'accettazione da parte del committente su base standard, e non riguardava la struttura ma il progetto), tre o quattro ISO 9001, e pur potendo loro attribuire un qualche senso od utilità, comunque non proporzionati all'alto costo richiesto, non si sono certo mostrate correlate alla competitività.
PS. C'è modo di evitare di vedermi apparire il banner Frontiers con quei due piedi infilati in ganci da macellaio?
Interessante l’articolo segnalato: “L' università dei mediocri”
Repubblica — 20 giugno 1999 pagina 36 sezione: CULTURA
“……Ma quando ciò dovesse accadere, l' università mediocre, diventata eventualmente una buona università mediocre, avrebbe definitivamente soffocato l' università migliore. Per impedirlo, non bisogna fermarsi all' esistente ma bisogna ripensare le discipline e la scienza, e questo possono farlo, non gli esperti del Ministero, ma solo i professori universitari. Ma saranno in grado di farlo, visto che fra loro occupano uno spazio tanto grande i mediocri? - di ALBERTO ASOR ROSA”
La gestione in questi 9 anni è stata attuata dai ‘professori universitari’, e gli eccellenti risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Repubblica — 20 giugno 1999 pagina 36 sezione: CULTURA
“……Ma quando ciò dovesse accadere, l' università mediocre, diventata eventualmente una buona università mediocre, avrebbe definitivamente soffocato l' università migliore. Per impedirlo, non bisogna fermarsi all' esistente ma bisogna ripensare le discipline e la scienza, e questo possono farlo, non gli esperti del Ministero, ma solo i professori universitari. Ma saranno in grado di farlo, visto che fra loro occupano uno spazio tanto grande i mediocri? - di ALBERTO ASOR ROSA”
La gestione in questi 9 anni è stata attuata dai ‘professori universitari’, e gli eccellenti risultati sono sotto gli occhi di tutti.
http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... iocri.html
è un pò vecchio come articolo, però la logica dei cambiamenti segue sempre la stessa rotta, io l'ho trovato interessante come articolo...
è un pò vecchio come articolo, però la logica dei cambiamenti segue sempre la stessa rotta, io l'ho trovato interessante come articolo...
Il metodo è abbastanza semplice, si usa un "manuale qualità" dove vengono descritti tutti i passaggi dalla formulazione dell'offerta, all'esecuzione del lavoro, in modo da tener tutto sotto controllo ( fase esecutiva). La parte più interessante per migliorare la qualità è la gestione della "non conformità" e collegata a questa la voce " soddisfazione del cliente".Non è tutto così semplice.
Pertato il ciclo si chiude con una riduzione progressiva delle " non conformità". Questa procedura ha funzione stimolante anche sullo sviluppo in quanto chi va ad offrire il prodotto al cliente, ritorna con delle osservazione ricevute dal cliente o da soluzioni analoghe proposte dalle ditte concorrenti.
Mi verrebbe da dire "menomale", altrimenti sarei senza lavoro adesso.
Vi voglio raccontare come si è presentato a noi l'esperto in certificazione.In una presentazione, l'esperto ricopre il ruolo del venditore.
"alfabeto":
Per Fioravante. Per quanto riguarda la certificazione, beh sicuramente ci possono essere casi di cattivo controllo, ma la certificazione alla quale faccio riferimento è quella adottata da imprese di tutto il mondo e mi riferisco alla ISO. Dove da una parte c'è l'impresa, dall'altra c'è l'Ente certificatore e il cliente. Anche a prima vista uno si rende conto della differenza tra una impresa certificata e una non certificata. Una impresa certificata ha una procedura scritta e verificabile, l'altra ha solo una procedura approssimata.
A.B.
Non sopravvalutare la portata delle certificazioni di qualità ISO 9000-9002 e quant'altre : ne so qualcosa, sono stato oggetto di certificazioni a suo tempo nella società in cui lavoravo
La critica più significativa è che le certificazioni verificano la rispondenza formale e non sostanziale alle regole e quindi meglio di niente certo...
Ricordo quello che dicevano i nostri clienti prima di intrattenere alcun rapporto con noi : essere certificati ISO è condizione necessaria ma non certo sufficiente per diventare nostri fornitori.
Dicevano : adesso veniamo noi da voi per una ispezione sostanziale, magari meno formale ma più efficace.
Forse tu non conosci il mondo industriale italiano.
Ovviamente non conosco tutto il mondo industriale italiano:ho lavorato prevalentemente nel settore tecnologico. E proprio per questo sono interessato ad avere qualche esempio rappresentativo, magari nei settori ad alto valore aggiunto.
Si la prima domanda è "quanto costa". Ma un modo per ridurre i costi è l'organizzazione e l'ottimizzazione di un processo.
Le procedure ISO come sono formulate si è vero che non garantiscono qualità e competitività, ma se uno applica queste procedure dopo un po' di tempo ottiene qualità e competitività.
Vi voglio raccontare come si è presentato a noi l'esperto in certificazione.
"Signori se voi producete merda, alla fine del percorso per ottenere la certificazione produrrete ancora merda, l'unica cosa che cambia è che la produrrete seguendo un metodo scritto. Se dopo un po' di tempo continuerete a produrre merda a questo punto non cercate ancora di avere la certificazione. Il vostro prodotto è quello e la certificazione è inutile. Ma se segiurete tutta la procedura nel giro di pochi anni il vostro prodotto cambierà, avrà una qualità maggiore e sarete più copetitivi sul mercato".
Il metodo è abbastanza semplice, si usa un "manuale qualità" dove vengono descritti tutti i passaggi dalla formulazione dell'offerta, all'esecuzione del lavoro, in modo da tener tutto sotto controllo ( fase esecutiva). La parte più interessante per migliorare la qualità è la gestione della "non conformità" e collegata a questa la voce " soddisfazione del cliente".
Pertato il ciclo si chiude con una riduzione progressiva delle " non conformità". Questa procedura ha funzione stimolante anche sullo sviluppo in quanto chi va ad offrire il prodotto al cliente, ritorna con delle osservazione ricevute dal cliente o da soluzioni analoghe proposte dalle ditte concorrenti.
A.B.
Le procedure ISO come sono formulate si è vero che non garantiscono qualità e competitività, ma se uno applica queste procedure dopo un po' di tempo ottiene qualità e competitività.
Vi voglio raccontare come si è presentato a noi l'esperto in certificazione.
"Signori se voi producete merda, alla fine del percorso per ottenere la certificazione produrrete ancora merda, l'unica cosa che cambia è che la produrrete seguendo un metodo scritto. Se dopo un po' di tempo continuerete a produrre merda a questo punto non cercate ancora di avere la certificazione. Il vostro prodotto è quello e la certificazione è inutile. Ma se segiurete tutta la procedura nel giro di pochi anni il vostro prodotto cambierà, avrà una qualità maggiore e sarete più copetitivi sul mercato".
Il metodo è abbastanza semplice, si usa un "manuale qualità" dove vengono descritti tutti i passaggi dalla formulazione dell'offerta, all'esecuzione del lavoro, in modo da tener tutto sotto controllo ( fase esecutiva). La parte più interessante per migliorare la qualità è la gestione della "non conformità" e collegata a questa la voce " soddisfazione del cliente".
Pertato il ciclo si chiude con una riduzione progressiva delle " non conformità". Questa procedura ha funzione stimolante anche sullo sviluppo in quanto chi va ad offrire il prodotto al cliente, ritorna con delle osservazione ricevute dal cliente o da soluzioni analoghe proposte dalle ditte concorrenti.
A.B.
@ alfabeto
Scusami ma la prima cosa che chiede il cliente (attento o no, non fa differenza) è:- quanto costa ?
E poi si parla di certificazione e di tutto il resto.
Domanda:
1) Le norme iso garantiscono degli standard, ma non sono sinonimo di maggiore qualità e di competitività.
2)Nel presupposto che l'intenzione di partenza sia rendere redditizia un attività X, per essere competitivi bisogna investire oggi per averne beneficio (se ci va bene) domani. Se questa attività rende poco o sta per andare in perdita e tu sei sempre intenzionato a farla "vivere" qual'è la prima cosa che fai? Smetti di investire e se avevi preventivato di investire 100 per il prossimo anno decidi di investire 80 e poi vai a diminuire?La prima cosa che fai è tagliare gli investimenti?
Mettiamola cosi scusate la brutalità dell'esempio se tu fai mangiare bene la mucca e la mucca fa poco latte, te che fai? Smetti di dargli da mangiare per fargli fare latte migliore? (Non ci sono altre mucche disponibili a breve termine)
Scusami ma la prima cosa che chiede il cliente (attento o no, non fa differenza) è:- quanto costa ?

E poi si parla di certificazione e di tutto il resto.
Domanda:
1) Le norme iso garantiscono degli standard, ma non sono sinonimo di maggiore qualità e di competitività.
2)Nel presupposto che l'intenzione di partenza sia rendere redditizia un attività X, per essere competitivi bisogna investire oggi per averne beneficio (se ci va bene) domani. Se questa attività rende poco o sta per andare in perdita e tu sei sempre intenzionato a farla "vivere" qual'è la prima cosa che fai? Smetti di investire e se avevi preventivato di investire 100 per il prossimo anno decidi di investire 80 e poi vai a diminuire?La prima cosa che fai è tagliare gli investimenti?
Mettiamola cosi scusate la brutalità dell'esempio se tu fai mangiare bene la mucca e la mucca fa poco latte, te che fai? Smetti di dargli da mangiare per fargli fare latte migliore? (Non ci sono altre mucche disponibili a breve termine)
Cheguevilla.
Non saprei dirti se all'estero era migliore, ho solo riferito quello che mi hanno detto gli altri. Io ho finito nel 88 e allora non si usava ( meglio si usava poco) come ora a frequentare dei corsi e dare esami all'estero. Per quanto riguarda lo spostarsi da una università all'altra, beh alcuni miei amici non sono venuti a padova, hanno prferito milano o bologna. Sempre si parlava di "valore d'insegnamento" tra una università o l'altra. E quando ti affacci al mondo di lavoro ti chiederanno sempre " che università hai frequentato?". Per quanto riguarda l'effettivo valore d'insegnamento e confrontarlo con pari specializzazione all'estero, diciamo che non mi sono mai sentito inferiore. Per lavoro ho girato mezzo mondo e ho potuto confrontarmi con ingegneri tedeschi, svizzeri, francesi, spagnoli, inglesi, olandesi ( per paragonare stati simili al nostro) e non ho riscontrato deficenze nella mia preparazione ( però si fa fatica a fare confronti perchè nel mondo del lavoro tu ti presenti con il tuo prodotto e devi illustrare cio che offri e ribattere alle loro osservazioni, cioè parti sempre con un po' di vantagggio). Per quanto riguarda laureati di altri paesi europei ( paesi dell'est russia compresa), beh sono indietro di parecchio, per quanto riguarda paesi extraeuropei, non si può far confronto la preparazione è molto molto scadente. Non posso dire niente per quanto riguarda USA. Ma messico. brasile, argentina, venezuela, malesia,india... sicuramente sono lontani come preparazione tecnica.
Comunque con alcuni è facile rapportarsi, con altri il rapporto è difficoltosi perchè si sentono superiori anche se in realtà non è così. Quest'ultimi sono quelli che preferisco perchè mi piace cercare il lato debole della loro preparazione tecnica e affondare il coltello (simbolico). Per quanto riguarda le procedure di certificazione ISO, secondo me sarebbero in grado di modificare l'efficienza di una struttura universitaria. Guardate che già alcuni ospedali sono certificati o stanno per certificarsi. Questo comporta un migliore servizio all'utente.
A.B.
Non saprei dirti se all'estero era migliore, ho solo riferito quello che mi hanno detto gli altri. Io ho finito nel 88 e allora non si usava ( meglio si usava poco) come ora a frequentare dei corsi e dare esami all'estero. Per quanto riguarda lo spostarsi da una università all'altra, beh alcuni miei amici non sono venuti a padova, hanno prferito milano o bologna. Sempre si parlava di "valore d'insegnamento" tra una università o l'altra. E quando ti affacci al mondo di lavoro ti chiederanno sempre " che università hai frequentato?". Per quanto riguarda l'effettivo valore d'insegnamento e confrontarlo con pari specializzazione all'estero, diciamo che non mi sono mai sentito inferiore. Per lavoro ho girato mezzo mondo e ho potuto confrontarmi con ingegneri tedeschi, svizzeri, francesi, spagnoli, inglesi, olandesi ( per paragonare stati simili al nostro) e non ho riscontrato deficenze nella mia preparazione ( però si fa fatica a fare confronti perchè nel mondo del lavoro tu ti presenti con il tuo prodotto e devi illustrare cio che offri e ribattere alle loro osservazioni, cioè parti sempre con un po' di vantagggio). Per quanto riguarda laureati di altri paesi europei ( paesi dell'est russia compresa), beh sono indietro di parecchio, per quanto riguarda paesi extraeuropei, non si può far confronto la preparazione è molto molto scadente. Non posso dire niente per quanto riguarda USA. Ma messico. brasile, argentina, venezuela, malesia,india... sicuramente sono lontani come preparazione tecnica.
Comunque con alcuni è facile rapportarsi, con altri il rapporto è difficoltosi perchè si sentono superiori anche se in realtà non è così. Quest'ultimi sono quelli che preferisco perchè mi piace cercare il lato debole della loro preparazione tecnica e affondare il coltello (simbolico). Per quanto riguarda le procedure di certificazione ISO, secondo me sarebbero in grado di modificare l'efficienza di una struttura universitaria. Guardate che già alcuni ospedali sono certificati o stanno per certificarsi. Questo comporta un migliore servizio all'utente.
A.B.
Alfabeto, quando l'hai fatta tu, era più efficiente che all'estero?
Sinceramente credo di no.
Tuttavia, tu non ti sei spostato, e come te tutti gli attuali frequentatori delle università italiane.
Come vedi, il modello "competitività" non funziona tanto bene per questo mercato.
Comunque, se pensi che la certificazione ISO (o qualcosa di simile) sia sufficiente...
Sinceramente credo di no.
Tuttavia, tu non ti sei spostato, e come te tutti gli attuali frequentatori delle università italiane.
Come vedi, il modello "competitività" non funziona tanto bene per questo mercato.
Comunque, se pensi che la certificazione ISO (o qualcosa di simile) sia sufficiente...
Cheguevilla, guarda che io l'università l'ho gia finita da un pezzo. E' da tempo che che sono nel mondo del lavoro.
Per Fioravante. Per quanto riguarda la certificazione, beh sicuramente ci possono essere casi di cattivo controllo, ma la certificazione alla quale faccio riferimento è quella adottata da imprese di tutto il mondo e mi riferisco alla ISO. Dove da una parte c'è l'impresa, dall'altra c'è l'Ente certificatore e il cliente. Anche a prima vista uno si rende conto della differenza tra una impresa certificata e una non certificata. Una impresa certificata ha una procedura scritta e verificabile, l'altra ha solo una procedura approssimata.
A.B.
Per Fioravante. Per quanto riguarda la certificazione, beh sicuramente ci possono essere casi di cattivo controllo, ma la certificazione alla quale faccio riferimento è quella adottata da imprese di tutto il mondo e mi riferisco alla ISO. Dove da una parte c'è l'impresa, dall'altra c'è l'Ente certificatore e il cliente. Anche a prima vista uno si rende conto della differenza tra una impresa certificata e una non certificata. Una impresa certificata ha una procedura scritta e verificabile, l'altra ha solo una procedura approssimata.
A.B.
"alfabeto":
...
Mi colpisce questo atto di fede nelle cose semplici e chiare.
Spero che la valutazione degli atenei sarà fatta un po' meglio di come aziende di certificazione si sono mosse ultimamente. Da Enron, a Parmalat, all'attuale enorme crisi finanziaria mondiale.
Il nome Arthur Andersen non ti dice nulla, ma proprio nulla?
Se tu dovessi fare un investimento finanziario, attento a non fidarti troppo di queste "agenzie".
Io non sono mai andato a frequentare corsi all'estero però tra quelli che ho conosciuto, tutti mi hanno parlato di "una organizzazione migliore2 nelle università straniere. Conosco invece alcuni stranieri ( e alcuni studenti vengono da paesi sviluppati meno dell'Italia) che stanno frequentando masters in Italia e che mi hanno detto che " L'Università è male organizzata". Cattiva gestione! Tutto questo vuol dire sperpero di denaro, cattivo uso del denaroScusa, ma cosa ci fai ancora in Italia?
Per alcuni di voi la parola " competitiva" vuol dire far sparire o spostare studenti da un posto all'altro? Già adesso è così, infatti molti si spostano in un'altra università anche se lontana dalla propria casa perchè "quella università prepara meglio".
Dovè il problema? Chi di voi allo stesso prezzo sceglie una vettura cinese al posto di una tedesca? Penso nessuno! Cos'è che spaventa? La parola "essere competitivo"? Sicuramente conoscete bene il concetto di " Certificazione di Qualità".
Nel mondo privato questa certificazione permette una gestione razionale di una azienda, un metodo per risolvere i problemi, con un ritorno di risorse per l'azienda che la applica e una maggiore sicurezza per il cliente. Sapete cosa chiede il cliente attento? "La vostra ditta è certificata?", perchè per lui questa certificazione ha valore di garanzia, perchè la certificazione presume una procedura ben definita, una risoluzione di eventuali imperfezioni e come ulteriore sicurezza, il cliente potrà rivolgersi all'ente cerificatore. Questo voglio dire per "competitivo". E chiaro che non si può applicare questa regola su un insegnate se conosce o meno bene la materia che spiega, però credo che a tutti voi avrà dato fastidio trovare un assistente, magari poco preparato, a far lezione mentre il titolare magari è andato alla LUISS. O se vengono impiegati male dei soldi destinati allo sviluppo e ricerca verso altre destinazioni. Io non ho mai pensato allo smantellamento della scuola pubblica, ma vedere una scuola così comè ridotta in Italia non fa un bel effetto. Credo che qualcuno che è all'interno dell'università debba farsi anche un esame di coscienza. Sicuramente molti fanno il proprio lavoro e a questi darà fastidio vedere loro colleghi che utilizzano l'università come fonte sicura di guadagno e poi svolgono altrove i loro interessi economici principali.
Io non sono mai andato a frequentare corsi all'estero però tra quelli che ho conosciuto, tutti mi hanno parlato di "una organizzazione migliore2 nelle università straniere. Conosco invece alcuni stranieri ( e alcuni studenti vengono da paesi sviluppati meno dell'Italia) che stanno frequentando masters in Italia e che mi hanno detto che " L'Università è male organizzata". Cattiva gestione! Tutto questo vuol dire sperpero di denaro, cattivo uso del denaro
Per Cmax.
Forse tu non conosci il mondo industriale italiano. Fai riferimento alla "grandissima imprese" che ottengono contributi o possono partecipare ad appalti pubblici conoscendo questo a quell'altro politico. Queste sono quelle che vengono guardate con un occhio particolare perchè muovono grossi numeri. La maggioranza delle imprese italiane non sono così. Devono muoversi sul mercato interno o internazionale con le proprie gambe, investendo, per quello che possono, per migliorare il prodotto o ridurre i costi di produzione.
A.B.
Dovè il problema? Chi di voi allo stesso prezzo sceglie una vettura cinese al posto di una tedesca? Penso nessuno! Cos'è che spaventa? La parola "essere competitivo"? Sicuramente conoscete bene il concetto di " Certificazione di Qualità".
Nel mondo privato questa certificazione permette una gestione razionale di una azienda, un metodo per risolvere i problemi, con un ritorno di risorse per l'azienda che la applica e una maggiore sicurezza per il cliente. Sapete cosa chiede il cliente attento? "La vostra ditta è certificata?", perchè per lui questa certificazione ha valore di garanzia, perchè la certificazione presume una procedura ben definita, una risoluzione di eventuali imperfezioni e come ulteriore sicurezza, il cliente potrà rivolgersi all'ente cerificatore. Questo voglio dire per "competitivo". E chiaro che non si può applicare questa regola su un insegnate se conosce o meno bene la materia che spiega, però credo che a tutti voi avrà dato fastidio trovare un assistente, magari poco preparato, a far lezione mentre il titolare magari è andato alla LUISS. O se vengono impiegati male dei soldi destinati allo sviluppo e ricerca verso altre destinazioni. Io non ho mai pensato allo smantellamento della scuola pubblica, ma vedere una scuola così comè ridotta in Italia non fa un bel effetto. Credo che qualcuno che è all'interno dell'università debba farsi anche un esame di coscienza. Sicuramente molti fanno il proprio lavoro e a questi darà fastidio vedere loro colleghi che utilizzano l'università come fonte sicura di guadagno e poi svolgono altrove i loro interessi economici principali.
Io non sono mai andato a frequentare corsi all'estero però tra quelli che ho conosciuto, tutti mi hanno parlato di "una organizzazione migliore2 nelle università straniere. Conosco invece alcuni stranieri ( e alcuni studenti vengono da paesi sviluppati meno dell'Italia) che stanno frequentando masters in Italia e che mi hanno detto che " L'Università è male organizzata". Cattiva gestione! Tutto questo vuol dire sperpero di denaro, cattivo uso del denaro
Per Cmax.
Forse tu non conosci il mondo industriale italiano. Fai riferimento alla "grandissima imprese" che ottengono contributi o possono partecipare ad appalti pubblici conoscendo questo a quell'altro politico. Queste sono quelle che vengono guardate con un occhio particolare perchè muovono grossi numeri. La maggioranza delle imprese italiane non sono così. Devono muoversi sul mercato interno o internazionale con le proprie gambe, investendo, per quello che possono, per migliorare il prodotto o ridurre i costi di produzione.
A.B.
Giusto per inquadrare la situazione, alcuni dati in confronto con le altre realtà (europee e non), fonte Eurostat


Questi dati si riferiscono al 2004, ma nel frattempo in Italia la spesa per le università non è certo cresciuta in maniera esponenziale (...).
Come si vede la spesa raffrontata al pil pro capite fa ridere confronto agli altri paesi. Non aggiungo altro.


Questi dati si riferiscono al 2004, ma nel frattempo in Italia la spesa per le università non è certo cresciuta in maniera esponenziale (...).
Come si vede la spesa raffrontata al pil pro capite fa ridere confronto agli altri paesi. Non aggiungo altro.
Personalmente non conosco esempi rappresentativi, in Italia, di industria privata competitiva, a meno che non si intenda per questo gestire in modo opportuno commesse pubbliche e favoritismi statali (i.e. privatizzare i profitti e socializzare le perdite); magari chi le elegge a modello può presentarne qualcuna di rilevanza nazionale.
Di Giavazzi non so che dire : ricordo altri intervenmti equilibrati ; qui analisi buona della situazione , ricetta mah .. diciamo opinabile, buttata lì.Giavazzi è un ottimo economista di ideologia fortemente liberista.
Nessuno vuole negare che sia un ottimo economista (che peraltro stimo moltissimo), ma le opinioni restano tali e questo lo sa benissimo anche lui.
Interessante un'intervento a otto e mezzo in cui i giornalisti tentavano ad ogni costo di mettere Epifani e Giavazzi l'uno contro l'altro, nonostante Giavazzi, a più riprese, abbia sostenuto la validità delle tesi di Epifani. Naturalmente non su tutto.
Il paragone con l'industria privata, oltre che assurdo, è anche maledettamente pericoloso.Il principale problema di questo tipo di confronto è proprio nel proposito che è diverso.
Il fine di un soggetto pubblico è creare istruzione, quindi istruire i suoi cittadini (notare la relazione diretta tra il servizio prodotto ed il fine preposto).
Il fine di un soggetto privato è creare reddito attraverso la vendita di un servizio.
La differenza è proprio qui: mentre il soggetto pubblico è direttamente responsabile della coerenza del prodotto, per il privato non è strettamente necessario, poichè il privato è costretto ad adattare il prodotto offerto alla domanda, altrimenti non venderebbe.
È cruciale, sotto questo aspetto, la differenza di intenti. Naturalmente, esisterà qualche impresa privata che soddisferà il bisogno "istruzione" in maniera adeguata, ma ci sarà chi venderà un surrogato.
E sia chiaro che i privati faranno di tutto per vendere il proprio prodotto, compreso chi venderà un surrogato spacciandolo per l'originale.
Infine, la "concorrenza" in un settore come questo non può esistere in senso stretto, piochè esistono vincoli fisici notevoli, tra cui la difficoltà ed il costo di una relocation.
Perchè non si crea concorrenza anche nel mercato delle autostrade?
C'è un che di grottesco in quello che sta succedendo per la pubblica amministrazione in generale e per l'università in particolare.Questo è particolarmente possibile in uno Stato in cui il governo controlla anche gran parte dei mezzi di informazione.
Si procede più o meno così: si orchestrano campagne di informazione denigratorie
Per quanto riguarda gli obiettivi di alcuni personaggi di questo governo, ovvero regalare pezzi di settore pubblico, pagato con i soldi dei contribuenti, ad alcuni (sempre gli stessi) privati, speravo fosse bastato l'esempio Alitalia. Ma, apparentemente, gli italiani sono contenti per il "salvataggio". Che peraltro, a differenza di quanto dicono i media, non è affatto concluso.
Ricordate i primi tempi del governo Prodi? Si vantavano di essere stati più liberisti di quanto era stato Berlusconi!Su certe cose, va dato un minimo di onore del merito al governo Prodi, benchè su altre sono stati commessi errori gravi.
Liberalizzare non è sempre sbagliato.
Ad esempio, la liberalizzazione dei mercati chiusi da cartelli e corporazioni è una manovra "di sinistra".
Basti ricordare la questione su taxisti, farmacisti e avvocati.
Al contrario, liberalizzare mercati naturalmente monopolistici è come gettare un gatto da un dirupo di 100 metri dicendo "tanto sa cadere in piedi".
"Fioravante Patrone":
Camillo,
c'è un problema.
E' che le spese degli atenei su cui l'ateneo può davvero intervenire sono una fetta piccola (10 - 15% del bilancio complessivo? Come già detto, non mi appassiono di statistiche).
Quindi il 3% va calcolato su quello.
Un rettore non ha la potestà di licenziare, di mandare in pensione, di bloccare gli scatti di carriera di un dipendente dell'ateneo (docente o non che sia).
Questo rende molto pesante la situazione. E mi stupisce che Giavazzi faccia finta di non saperlo.
Interventi di altro genere, come per le pensioni, richiedono un intervento esterno. Ma l'esempio di Giavazzi mi sembra veramente fuori dal mondo (mi domando se fosse del tutto sobrio quando ha scritto questo intervento). Per come era strutturata la "riforma" Maroni, la sua principale caratteristica (lo "scalone", che tra l'altro era una soluzione immondamente discriminatoria) non mi pare più recuperabile. Si può provare ad accelerare la progressione attualmente prevista. Ma, a parte il fatto che non si può fare una riforma delle pensioni ogni due anni, non mi pare che sarebbe qualcosa di risolutivo.
E, se la vogliamo vedere in un'ottica globale, non so se è meglio tenere un prof sul groppone dell'ateneo o un pensionato sul groppone di tutti. Non a caso, gli atenei in genere sono ben contenti se qualcuno se ne va via prima!
Considerazioni apprezzabili , non avevo pensato alla estrema rigidità della spesa degli atenei a differenza ad esempio delle imprese che hanno altra libertà di manovra ( anche se secondo Confindustria sempre troppo limitata) .
Di Giavazzi non so che dire : ricordo altri intervenmti equilibrati ; qui analisi buona della situazione , ricetta mah .. diciamo opinabile, buttata lì.
"Sergio":
[quote="Camillo"]Quindi era corretta la mia interpretazione !
In termini monetari.... Poi c'è il problema che i soldini nel frattempo valgono meno (inflazione a settembre 2008: 3,8%).
In termini reali la riduzione è maggiore.
Assumendo un'inflazione costante del 3% annuo, per tenere costante il livello di spesa reale si dovrebbero aumentare i fondi del 3% ogni anno. Se diminuiscono in termini monetari del 3%, in termini reali diminuiscono del 6%.
E qui si può comporre.
Provo ad abbozzare due conti.
In termini monetari: 10000, poi 9700, poi 9700, poi 9700, poi 9700, poi 9700.
In termini reali: 10000, poi 9409 (-6%), poi 9127 (-8,7%), poi 8853 (-11,5%), poi 8587 (-14%), poi 8330 (-16,7%).
Venendo ai dati "reali" (sempre assumendo un'inflazione del 3% annuo):
In termini monetari: 10000, poi 9936,5, poi 9810, poi 9684, poi 9583, poi 9545.
In termini reali: 10000, poi 9638 (-3,6%), poi 9230 (-7,7%) , poi 8838 (-11,6%), poi 8484 (-15,2%), poi 8197 (-18%).[/quote]
Finalmente una analisi accurata e puntuale !
La cosa più difficile è stata avere dei numeri affidabili sui tagli ( li avevo chiesti molto tempo fa,nel thread Legge 133, addio università pubblica ma ...nebbia) e poi i numeri vanno elaborati, valutati e capiti nella loro gravità.