Università, meritocrazia
Dal Corrire delle Sera.
“Studenti e professori protestano contro una riforma che non esiste; il ministro, preoccupato dalle proteste, non si decide a spiegare quel che intende fare per riformare l'università. L'unica certezza è che nei prossimi mesi si svolgeranno nuovi concorsi per 2.000 posti di ricercatore e 4.000 posti di professore ordinario e associato, ai quali seguiranno, entro breve, altri 1.000 posti di ricercatore. In tutto 7.000 posti, più del dieci per cento dei docenti oggi di ruolo. I 4.000 posti di professore saranno semplicemente promozioni di persone che sono dentro l'università. Le promozioni avverranno secondo le vecchie regole, cioè con concorsi finti. E' assolutamente inutile che un giovane ricercatore che consegue il dottorato a Chicago o a Heidelberg faccia domanda: di ciascun concorso già si conosce il vincitore.”
Sarà l’ultima volta? Quando la gente comincerà ad aprire gli occhi?
“Studenti e professori protestano contro una riforma che non esiste; il ministro, preoccupato dalle proteste, non si decide a spiegare quel che intende fare per riformare l'università. L'unica certezza è che nei prossimi mesi si svolgeranno nuovi concorsi per 2.000 posti di ricercatore e 4.000 posti di professore ordinario e associato, ai quali seguiranno, entro breve, altri 1.000 posti di ricercatore. In tutto 7.000 posti, più del dieci per cento dei docenti oggi di ruolo. I 4.000 posti di professore saranno semplicemente promozioni di persone che sono dentro l'università. Le promozioni avverranno secondo le vecchie regole, cioè con concorsi finti. E' assolutamente inutile che un giovane ricercatore che consegue il dottorato a Chicago o a Heidelberg faccia domanda: di ciascun concorso già si conosce il vincitore.”
Sarà l’ultima volta? Quando la gente comincerà ad aprire gli occhi?
Risposte
"Sergio":
Un privato efficiente? Non scherziamo.
La LUISS ha meno di venti docenti per oltre 100 corsi. Come fa? Paga circa 16.000 euro all'anno per docenti che non insegnerebbero certo per questa cifra, ma che accettano in quanto possono contare sullo stipendio che ricevono dall'università pubblica (circa 120.000 euro all'anno). Facile essere efficienti in questo modo
E quindi si mettono i bastoni tra le ruote al pubblico, si osanna il privato, e si regalano soldi pubblici al privato perché sia "efficiente"....
Quanto è vero!
Anche la Bocconi ci ha campato e ci campa su questo.
Ha un numero risibile di prof suoi. Poi usa esterni, esattamente come descritto da Sergio.
Mi inserisco in questo dibattito anche se, per fortuna, non sono più direttamente interessato. Dico per fortuna, in quanto la mia esperienza universitaria, anche se dal punto di vista dell'insegnamento posso ritenermi abbastanza soddisfatto, dal punto di vista organizzativo faceva schifo. Le lezioni erano tenute, molto spesso, da assistenti che molte volte avevano più dubbi di noi. Lezioni che venivano spostate senza nessun preavviso (chiaro per chi abita nella città che ha sede l'università cambia poco, ma per chi deve fare 80 km in treno il discorso è diverso). E' da parecchi anni che ho terminato e adesso vedo i nuovi ingegneri arrivare nell'azienda dove io lavoro e mi raccontano le stesse cose. E se vogliamo essere obbettivi si riscontra, nei nuovi arrivati, anche una minore preparazione complessiva. Non voglio entrare nel merito di se i tagli sono tanti, se sono pochi, però vorrei fare alcune considerazioni:
1) E' vero che nessuna università italiana è nelle prime cento al mondo?.
2) E' vero che il rapporto tra insegnati e studenti ( scuola complessiva) è tra i più alti al mondo?
3) E' vero che molti titolari di cattedra sono quasi sempre assenti?
3) E' vero che in Italia c'è il maggior numero di corsi di laurea?
4) E' vero che molti posti sono occupati per via clientelare, parentale o sessuale?
L'Università dovrebbe vivere un po' come l'industria privata, essere competitiva!!! L'industria privata se non è competitiva o si riforma o chiude, l'Università se non è competitiva o si riforma o chiude. Con questo non voglio dire che tutte le università devono chiudere, ma sicuramente dovranno essere strutturate per dare un'istruzione adeguata e non deve essere intesa come "posto di impiego a tutti i costi". I nodi arrivano al pettine, la crisi generale in cui versa l'economia chiederà sacrifici a tutti, chi è più ben strutturato avrà meno difficoltà, anzi potrebbe essere un motivo di maggior sviluppo.
L'economia italiana è in crisi non da 1 o da 5 o da 10 anni, l'economia italiana è in crisi da almeno 20-25 anni ( gli indicatori economici a volte fanno riferimento ad alcune voci che non sono molto significative, l' esperienza nell'impresa dove io lavoro, visto che operiamo con molte industrie italiane e straniere, ci fa vedere quanto siamo competitivi all'estero e quanto richiede l'Italia, questo è un metodo di valutazione efficace). Tutti i vari governi che si sono succeduti hanno cercato ( molte volte nel modo sbagliato, a mio parere) di navigare a vista rimandando sempre i problemi "al futuro". Ora siamo al "futuro"!!!
A. B.
1) E' vero che nessuna università italiana è nelle prime cento al mondo?.
2) E' vero che il rapporto tra insegnati e studenti ( scuola complessiva) è tra i più alti al mondo?
3) E' vero che molti titolari di cattedra sono quasi sempre assenti?
3) E' vero che in Italia c'è il maggior numero di corsi di laurea?
4) E' vero che molti posti sono occupati per via clientelare, parentale o sessuale?
L'Università dovrebbe vivere un po' come l'industria privata, essere competitiva!!! L'industria privata se non è competitiva o si riforma o chiude, l'Università se non è competitiva o si riforma o chiude. Con questo non voglio dire che tutte le università devono chiudere, ma sicuramente dovranno essere strutturate per dare un'istruzione adeguata e non deve essere intesa come "posto di impiego a tutti i costi". I nodi arrivano al pettine, la crisi generale in cui versa l'economia chiederà sacrifici a tutti, chi è più ben strutturato avrà meno difficoltà, anzi potrebbe essere un motivo di maggior sviluppo.
L'economia italiana è in crisi non da 1 o da 5 o da 10 anni, l'economia italiana è in crisi da almeno 20-25 anni ( gli indicatori economici a volte fanno riferimento ad alcune voci che non sono molto significative, l' esperienza nell'impresa dove io lavoro, visto che operiamo con molte industrie italiane e straniere, ci fa vedere quanto siamo competitivi all'estero e quanto richiede l'Italia, questo è un metodo di valutazione efficace). Tutti i vari governi che si sono succeduti hanno cercato ( molte volte nel modo sbagliato, a mio parere) di navigare a vista rimandando sempre i problemi "al futuro". Ora siamo al "futuro"!!!
A. B.
L’Università non si valuta in termini monetari, basta aumentare l’efficienza (meritocrazia) e diminuire gli sprechi (clientelismo) e in termini reali si avranno più risorse di quelle attuali, e in modo particolare un incremento di qualità, cosa che in questi anni è andata via via scemando e di cui si ha maggior bisogno.
Tutti si focalizzano sulla quantità, ma le risorse umane, quelle che contano, riguardano soprattutto la qualità.
Inoltre quello che traspare nelle valutazioni che vanno per la maggiore è che implicitamente assumono il postulato (che ho sempre aborrito): ricco = intelligente.
Tutti si focalizzano sulla quantità, ma le risorse umane, quelle che contano, riguardano soprattutto la qualità.
Inoltre quello che traspare nelle valutazioni che vanno per la maggiore è che implicitamente assumono il postulato (che ho sempre aborrito): ricco = intelligente.
Quindi era corretta la mia interpretazione !
"Camillo":
Tu dici che è un 3% che si toglie IN PIù ogni anno
Non e' quello che dice la legge:
l'autorizzazione legislativa di cui all'articolo 5, comma 1, lettera a) della legge 24 dicembre 1993, n. 537, concernente il fondo per il finanziamento ordinario delle università, e' ridotta di 63,5 milioni di euro per l'anno 2009, di 190 milioni di euro per l'anno 2010, di 316 milioni di euro per l'anno 2011, di 417 milioni di euro per l'anno 2012 e di 455 milioni di euro a decorrere dall'anno 2013.
Nel 2013 il FFO sara' quello di adesso meno 455 milioni.
Tu dici che è un 3% che si toglie IN PIù ogni anno e allora è chiaro che si arriva quasi al 15 % di riduzione di fondi .
Quindi dopo 5 anni si avrà un budget annuale di circa 8.5 miliardi invece che di 10 miliardi .
Temo tu abbia ragione....
Quindi dopo 5 anni si avrà un budget annuale di circa 8.5 miliardi invece che di 10 miliardi .
Temo tu abbia ragione....
"Camillo":
[quote="Cheguevilla"]In sintesi, il problema riportato da Fioravante è notevole.
Non siamo di fronte ad una riforma dell'istruzione, ma ad una manovra finanziaria.
Si noti che 3% di media ogni anno dopo 5 anni significa il 14%.
Se è il 3% ogni anno sul budget dell'anno resta il 3% e non diventa il 15 % .
Infatti il budget dell'università è 10 miliardi all'anno ; il 3% è 300 milioni , continuato per 5 anni diventano 1.5 miliardi ( come in effetti sta scritto ) ma vanno rapportati a 50 miliardi non a 10 miliardi e son sempre il 3%.[/quote]Si.
È un problema che si presenta anche in matematica finanziaria.
Supposto C il capitale iniziale, ogni anno viene ridotto del 3%.
Quindi:
$C_1=C-0.03C$ ovvero $C_1=C(1-0.03)$
Definiamo $I=(1-0.03)=0.97$
$C_2=C_1*I$
Iterando la cosa, si ottiene:
$C_n=C*I^n$
Sostituendo:
$C_5=C*0.97^5$
$C_5=C*0.859$
Il che equivale a dire che, al termine dei cinque anni, ci troviamo di fronte ad una riduzione del 14.1% rispetto al capitale iniziale.
Se si parla di riduzione ogni anno sul budget annuale...
"Cheguevilla":
In sintesi, il problema riportato da Fioravante è notevole.
Non siamo di fronte ad una riforma dell'istruzione, ma ad una manovra finanziaria.
Si noti che 3% di media ogni anno dopo 5 anni significa il 14%.
Se è il 3% ogni anno sul budget dell'anno resta il 3% e non diventa il 15 % .
Infatti il budget dell'università è 10 miliardi all'anno ; il 3% è 300 milioni , continuato per 5 anni diventano 1.5 miliardi ( come in effetti sta scritto ) ma vanno rapportati a 50 miliardi non a 10 miliardi e son sempre il 3%.
Al di là della semplice questione finanziaria del taglio bisogna prendere in considerazione che la manovra, punendo tutti indifferentemente, non dà stimolo al cambiamento.
La manovra per avere una qualche utilità avrebbe dovuto premiare gli atenei "virtuosi" e punire quelli che gestiscono male i fondi.
Riguardo alla questione dei concorsi a mio avviso ciò che va cambiato è la gerarchia accademica e la suddivisione dei professori. A mio avviso non ha senso che ci siano 3 livelli e che ci siano concorsi per passare da uno all'altro. Secondo me sarebbe più sensato averne uno solo con uno stipendio diversificato in base ad alcuni fattori (qualità e quantità ricerca negli ultimi anni, se si insegna o no, qualità dell'insegnamento, anzianità di servizio, se si ricoprono posizioni amministrative) con la possibilità di licenziare se si scende sotto certi livelli di qualità.
La manovra per avere una qualche utilità avrebbe dovuto premiare gli atenei "virtuosi" e punire quelli che gestiscono male i fondi.
Riguardo alla questione dei concorsi a mio avviso ciò che va cambiato è la gerarchia accademica e la suddivisione dei professori. A mio avviso non ha senso che ci siano 3 livelli e che ci siano concorsi per passare da uno all'altro. Secondo me sarebbe più sensato averne uno solo con uno stipendio diversificato in base ad alcuni fattori (qualità e quantità ricerca negli ultimi anni, se si insegna o no, qualità dell'insegnamento, anzianità di servizio, se si ricoprono posizioni amministrative) con la possibilità di licenziare se si scende sotto certi livelli di qualità.
Oltre ai tagli reali ci sono anche i tagli nascosti, apparenti, come ha detto Patrone.
Cioè quelli dovuti per esempio al rincaro dei salari dei dipendenti, che sono bilanci non indifferenti...
Cioè quelli dovuti per esempio al rincaro dei salari dei dipendenti, che sono bilanci non indifferenti...
In sintesi, il problema riportato da Fioravante è notevole.
Sottrarre fondi, anche in una percentuale apparentemente ridotta, è molto pericoloso se non è accompagnato da altri interventi regolamentativi improntati nel lungo periodo (che non vuol dire tagliare fondi per 5 anni).
Il problema serio, che non riguarda solo questo provvedimento ma anche molti altri recentemente, è che non si tratta di un provvedimento strutturato.
Non siamo di fronte ad una riforma dell'istruzione, ma ad una manovra finanziaria.
Si noti che 3% di media ogni anno dopo 5 anni significa il 14%.
Non so quale sia la soglia di tollerabilità, ma non stiamo parlando di una riduzione marginale.
Sottrarre fondi, anche in una percentuale apparentemente ridotta, è molto pericoloso se non è accompagnato da altri interventi regolamentativi improntati nel lungo periodo (che non vuol dire tagliare fondi per 5 anni).
Il problema serio, che non riguarda solo questo provvedimento ma anche molti altri recentemente, è che non si tratta di un provvedimento strutturato.
Non siamo di fronte ad una riforma dell'istruzione, ma ad una manovra finanziaria.
Si noti che 3% di media ogni anno dopo 5 anni significa il 14%.
Non so quale sia la soglia di tollerabilità, ma non stiamo parlando di una riduzione marginale.
Non so se è possibile trovarlo in rete, per cui ricopio qui quanto ho ricevuto per email.
Chi scrive è il rettore del Politecnico di Milano.
L-ho cancellato, in quanto stato postato in un alto thread:
https://www.matematicamente.it/forum/pol ... tml#260481
Chi scrive è il rettore del Politecnico di Milano.
L-ho cancellato, in quanto stato postato in un alto thread:
https://www.matematicamente.it/forum/pol ... tml#260481
Camillo,
c'è un problema.
E' che le spese degli atenei su cui l'ateneo può davvero intervenire sono una fetta piccola (10 - 15% del bilancio complessivo? Come già detto, non mi appassiono di statistiche).
Quindi il 3% va calcolato su quello.
Un rettore non ha la potestà di licenziare, di mandare in pensione, di bloccare gli scatti di carriera di un dipendente dell'ateneo (docente o non che sia).
Questo rende molto pesante la situazione. E mi stupisce che Giavazzi faccia finta di non saperlo.
Interventi di altro genere, come per le pensioni, richiedono un intervento esterno. Ma l'esempio di Giavazzi mi sembra veramente fuori dal mondo (mi domando se fosse del tutto sobrio quando ha scritto questo intervento). Per come era strutturata la "riforma" Maroni, la sua principale caratteristica (lo "scalone", che tra l'altro era una soluzione immondamente discriminatoria) non mi pare più recuperabile. Si può provare ad accelerare la progressione attualmente prevista. Ma, a parte il fatto che non si può fare una riforma delle pensioni ogni due anni, non mi pare che sarebbe qualcosa di risolutivo.
E, se la vogliamo vedere in un'ottica globale, non so se è meglio tenere un prof sul groppone dell'ateneo o un pensionato sul groppone di tutti. Non a caso, gli atenei in genere sono ben contenti se qualcuno se ne va via prima!
c'è un problema.
E' che le spese degli atenei su cui l'ateneo può davvero intervenire sono una fetta piccola (10 - 15% del bilancio complessivo? Come già detto, non mi appassiono di statistiche).
Quindi il 3% va calcolato su quello.
Un rettore non ha la potestà di licenziare, di mandare in pensione, di bloccare gli scatti di carriera di un dipendente dell'ateneo (docente o non che sia).
Questo rende molto pesante la situazione. E mi stupisce che Giavazzi faccia finta di non saperlo.
Interventi di altro genere, come per le pensioni, richiedono un intervento esterno. Ma l'esempio di Giavazzi mi sembra veramente fuori dal mondo (mi domando se fosse del tutto sobrio quando ha scritto questo intervento). Per come era strutturata la "riforma" Maroni, la sua principale caratteristica (lo "scalone", che tra l'altro era una soluzione immondamente discriminatoria) non mi pare più recuperabile. Si può provare ad accelerare la progressione attualmente prevista. Ma, a parte il fatto che non si può fare una riforma delle pensioni ogni due anni, non mi pare che sarebbe qualcosa di risolutivo.
E, se la vogliamo vedere in un'ottica globale, non so se è meglio tenere un prof sul groppone dell'ateneo o un pensionato sul groppone di tutti. Non a caso, gli atenei in genere sono ben contenti se qualcuno se ne va via prima!
Dallo stesso articolo del Corriere citato da Fioravante riporto:
La legge finanziaria dispone un taglio ai fondi all'università che è significativo, ma non drammatico: in media il 3% l'anno (1,4 miliardi in 5 anni su una spesa complessiva di circa 10 miliardi l'anno). Si parte da tagli quasi nulli nel 2009, mentre poi le riduzioni diverranno via via crescenti per raggiungere la media del 3% nell' arco di un quinquennio. Il taglio non è terribile, anche considerando che la stessa Conferenza dei rettori ammette che in Italia la spesa per studente è più alta che in Francia e in Gran Bretagna.
Comunque reperire risorse è sempre possibile: ad esempio, si potrebbero cancellare le regole sull' età di pensionamento approvate dal governo Prodi, ritornare alla legge Maroni e investire i denari così risparmiati nella ricerca e nell'università. Né mi parrebbe osceno far pagare tasse universitarie più elevate alle famiglie ricche e usare il ricavo in parte per compensare i tagli, in parte per finanziare borse di studio per i più poveri.
Ammesso che le notizie sopra indicate siano corrette, non si tratta forse di una manovra pur negativa(l'università avrebbe bisogno di maggiori risorse ma meglio impiegate) ma gestibile ?
La legge finanziaria dispone un taglio ai fondi all'università che è significativo, ma non drammatico: in media il 3% l'anno (1,4 miliardi in 5 anni su una spesa complessiva di circa 10 miliardi l'anno). Si parte da tagli quasi nulli nel 2009, mentre poi le riduzioni diverranno via via crescenti per raggiungere la media del 3% nell' arco di un quinquennio. Il taglio non è terribile, anche considerando che la stessa Conferenza dei rettori ammette che in Italia la spesa per studente è più alta che in Francia e in Gran Bretagna.
Comunque reperire risorse è sempre possibile: ad esempio, si potrebbero cancellare le regole sull' età di pensionamento approvate dal governo Prodi, ritornare alla legge Maroni e investire i denari così risparmiati nella ricerca e nell'università. Né mi parrebbe osceno far pagare tasse universitarie più elevate alle famiglie ricche e usare il ricavo in parte per compensare i tagli, in parte per finanziare borse di studio per i più poveri.
Ammesso che le notizie sopra indicate siano corrette, non si tratta forse di una manovra pur negativa(l'università avrebbe bisogno di maggiori risorse ma meglio impiegate) ma gestibile ?
Ho trovato un po' per caso, perché non lo stavo cercando, l'intervento cui faceva riferimento GIBI.
E' un editoriale di Giavazzi:
http://www.corriere.it/editoriali/08_ot ... aabc.shtml
Da cui estraggo questo:
I 3.000 concorsi per ricercatore assicureranno un posto a vita ad altrettanti dottorandi che lamentano la loro condizione di precari. In tutte le università del mondo ad un certo punto si ottiene un posto a vita, ma ciò avviene solo dopo aver dimostrato ripetutamente di saper conseguire risultati nella ricerca.
Mi sorprende questa affermazione, da una persona che solitamente (al di là di opinioni più o meno condivisibili) è seria. Per la matematica questo è falso (e penso anche per molte altre discipline. Non ho però sottomano dati attendibili, anche perché queste cose non mi hanno mai appassionato). Per lo meno in mate c'è un sacco di precari già dottori di ricerca (non dottorandi), che hanno già dimostrato ripetutamente di saper conseguire risultati nella ricerca (anche perché se uno non ci riesce dopo 3 anni di dottorato e 3 anni di post doc, quando lo fa?).
Non si tratta quindi di sistemare giovinetti imberbi che devono ancora dimostrare quanto sono bravi. Tutt'altro.
E' un editoriale di Giavazzi:
http://www.corriere.it/editoriali/08_ot ... aabc.shtml
Da cui estraggo questo:
I 3.000 concorsi per ricercatore assicureranno un posto a vita ad altrettanti dottorandi che lamentano la loro condizione di precari. In tutte le università del mondo ad un certo punto si ottiene un posto a vita, ma ciò avviene solo dopo aver dimostrato ripetutamente di saper conseguire risultati nella ricerca.
Mi sorprende questa affermazione, da una persona che solitamente (al di là di opinioni più o meno condivisibili) è seria. Per la matematica questo è falso (e penso anche per molte altre discipline. Non ho però sottomano dati attendibili, anche perché queste cose non mi hanno mai appassionato). Per lo meno in mate c'è un sacco di precari già dottori di ricerca (non dottorandi), che hanno già dimostrato ripetutamente di saper conseguire risultati nella ricerca (anche perché se uno non ci riesce dopo 3 anni di dottorato e 3 anni di post doc, quando lo fa?).
Non si tratta quindi di sistemare giovinetti imberbi che devono ancora dimostrare quanto sono bravi. Tutt'altro.
"Fioravante Patrone":
Quanto al numero delle pubblicazioni, se trascuriamo l'aspetto "manipolativo", vorrei vedere chi ha scritto più di 10 pubblicazioni di livello eccellente. Pubblicazioni che danno davvero qualcosa di nuovo, di più.
A mio parere chi concorre al posto di prof ordinario, se ne ha tre è già una persona eccezionale.
Sono d'accordo. Ma non farlo sapere in giro, Fioravante


Ad ogni modo, quello che e' assurdo nella legge e' che uno possa non essere valutato nell'interezza del suo curriculum. Solo la natura "manipolativa" della norma puo' render conto di una simile aberrazione.
@fields
Condivido in pieno il fatto che la storia degli idonei ha dato il contributo fondamentale al mercato delle vacche. E ha contribuito al rigonfiamento abnorme del numero dei prof ass e ord. A scapito dello spazio per le nuove leve.
Tanto per capirci, l'accademia nel suo complesso ha usato male i soldi che aveva a disposizione.
Quanto al numero delle pubblicazioni, se trascuriamo l'aspetto "manipolativo", vorrei vedere chi ha scritto più di 10 pubblicazioni di livello eccellente. Pubblicazioni che danno davvero qualcosa di nuovo, di più.
A mio parere chi concorre al posto di prof ordinario, se ne ha tre è già una persona eccezionale.
Ad esempio, per il nobel Myerson, ho messo su it:wiki quelli che secondo me (a una prima valutazione, non ho fatto una disamina accurata) sono suoi risultati che hanno lasciato un impronta:
http://it.wikipedia.org/w/index.php?tit ... d=11645743
Sono 8. Ai quali aggiungo volentieri il suo bellissimo libro.
Ma stiamo parlando delle pubblicazioni di uno che ha preso il nobel, che ha 56 anni (al momento). Non di un candidato al concorso da ordinario.
Condivido in pieno il fatto che la storia degli idonei ha dato il contributo fondamentale al mercato delle vacche. E ha contribuito al rigonfiamento abnorme del numero dei prof ass e ord. A scapito dello spazio per le nuove leve.
Tanto per capirci, l'accademia nel suo complesso ha usato male i soldi che aveva a disposizione.
Quanto al numero delle pubblicazioni, se trascuriamo l'aspetto "manipolativo", vorrei vedere chi ha scritto più di 10 pubblicazioni di livello eccellente. Pubblicazioni che danno davvero qualcosa di nuovo, di più.
A mio parere chi concorre al posto di prof ordinario, se ne ha tre è già una persona eccezionale.
Ad esempio, per il nobel Myerson, ho messo su it:wiki quelli che secondo me (a una prima valutazione, non ho fatto una disamina accurata) sono suoi risultati che hanno lasciato un impronta:
http://it.wikipedia.org/w/index.php?tit ... d=11645743
Sono 8. Ai quali aggiungo volentieri il suo bellissimo libro.
Ma stiamo parlando delle pubblicazioni di uno che ha preso il nobel, che ha 56 anni (al momento). Non di un candidato al concorso da ordinario.
nel periodo di ministero Moratti, ho seguito con attenzione il "ritorno" a concorsi nazionali, perché avevo intenzione di partecipare "solo" ad un concorso di idoneità a livello nazionale, visto quello che succedeva a livello di singole università.
ma, con mia grande perplessità, leggevo che si parlava di reclutamento mediante concorso nazionale solo per professori di prima e seconda fascia... cioè quando praticamente sarebbe stata inutile una "selezione di base".
io ritengo invece che abbia senso un concorso nazionale essenzialmente per borsisti, dottorandi e ricercatori, cioè per quelle categorie in cui contano meno le pubblicazioni e per le quali vada verificata la capacità mediante una prova scritta seria e uguale per tutti.
che cosa ne pensate? io sto ancora aspettando... ciao.
ma, con mia grande perplessità, leggevo che si parlava di reclutamento mediante concorso nazionale solo per professori di prima e seconda fascia... cioè quando praticamente sarebbe stata inutile una "selezione di base".
io ritengo invece che abbia senso un concorso nazionale essenzialmente per borsisti, dottorandi e ricercatori, cioè per quelle categorie in cui contano meno le pubblicazioni e per le quali vada verificata la capacità mediante una prova scritta seria e uguale per tutti.
che cosa ne pensate? io sto ancora aspettando... ciao.
Alcuni esempi di marcio nelle regole dei concorsi. E' vero, per i concorsi da professore si valutano le pubblicazioni. Cito dalla legge 210 del 1998:
"d) [e' introdotta] la possibilità che nei bandi per la nomina in ruolo siano introdotte limitazioni al numero delle pubblicazioni scientifiche da presentare per la valutazione comparativa"
Questo e' fantastico: se arriva un Paul Erdos, con centinaia di pubblicazioni, potra' essere valutato sulla base di solo tre quattro pubblicazioni, e quindi alla pari dell'ultimo dei beoti, che nel frattempo - pubblicando come "firma tra le firme" o in riviste mediocri - avra' pubblicato i suoi quattro articoletti.
Inoltre, certo:
"[devono essere previsti] criteri generali, preventivi e resi pubblici, in base ai quali deve essere effettuata la valutazione comparativa, anche prevedendone forme differenziate, nonché le modalità di individuazione e di valutazione dei titoli e delle pubblicazioni, ivi compresa l'utilizzazione, ove possibile, di parametri riconosciuti in ambito scientifico internazionale."
Peccato che questi criteri non vengano in alcun modo precisati. In questo modo si possono introdurre dei criteri totalmente arbitrari e ad hoc per far vincere il candidato che si vuole.
" [deve essere previsto] f) l'accertamento, con decreto rettorale, della regolarità formale degli atti delle commissioni contenenti, nel caso di procedure relative a ricercatori, l'indicazione del vincitore, e la proposta di non più di due idonei per ogni posto bandito nel caso di procedure relative a professori associati od ordinari."
Il meccanismo degli idonei e' fantastico: quand'anche il vincitore fosse valido, verranno possibilmente nominati due idonei. Questi idonei, scarsi quanto volete, sconfitti ma vittoriosi, subiranno questa sorte:
"L'università che ha emanato il bando per la copertura del posto nomina in ruolo il vincitore nel caso di procedure relative a ricercatori e può, nel caso di procedure relative a professori associati e ordinari, entro sessanta giorni dalla data di accertamento della regolarità formale degli atti da parte del rettore: 1) nominare in ruolo, previa delibera motivata assunta dal consiglio di facoltà che ha richiesto il bando, uno dei due idonei,"
Quindi, tu universita', bandisci il concorso per un posto, nomini in ruolo il vincitore, e poi ti pigli anche l'idoneo. Chiedi uno, ottieni due! Se poi non te lo pigli, qualche altra universita' puo' farne richiesta. Ecco che viene allora a crearsi "il mercato degli idonei": un trucco per non prendere ogni volta il "migliore"(nel fortunato caso in cui venga effettivamente scelto il migliore) e per prendere gli scarti di altri concorsi. Bello!
Un po' di numeri: tra il 1998 e 2007, 29700 concorsi hanno prodotto 44 mila idonei.
"d) [e' introdotta] la possibilità che nei bandi per la nomina in ruolo siano introdotte limitazioni al numero delle pubblicazioni scientifiche da presentare per la valutazione comparativa"
Questo e' fantastico: se arriva un Paul Erdos, con centinaia di pubblicazioni, potra' essere valutato sulla base di solo tre quattro pubblicazioni, e quindi alla pari dell'ultimo dei beoti, che nel frattempo - pubblicando come "firma tra le firme" o in riviste mediocri - avra' pubblicato i suoi quattro articoletti.
Inoltre, certo:
"[devono essere previsti] criteri generali, preventivi e resi pubblici, in base ai quali deve essere effettuata la valutazione comparativa, anche prevedendone forme differenziate, nonché le modalità di individuazione e di valutazione dei titoli e delle pubblicazioni, ivi compresa l'utilizzazione, ove possibile, di parametri riconosciuti in ambito scientifico internazionale."
Peccato che questi criteri non vengano in alcun modo precisati. In questo modo si possono introdurre dei criteri totalmente arbitrari e ad hoc per far vincere il candidato che si vuole.
" [deve essere previsto] f) l'accertamento, con decreto rettorale, della regolarità formale degli atti delle commissioni contenenti, nel caso di procedure relative a ricercatori, l'indicazione del vincitore, e la proposta di non più di due idonei per ogni posto bandito nel caso di procedure relative a professori associati od ordinari."
Il meccanismo degli idonei e' fantastico: quand'anche il vincitore fosse valido, verranno possibilmente nominati due idonei. Questi idonei, scarsi quanto volete, sconfitti ma vittoriosi, subiranno questa sorte:
"L'università che ha emanato il bando per la copertura del posto nomina in ruolo il vincitore nel caso di procedure relative a ricercatori e può, nel caso di procedure relative a professori associati e ordinari, entro sessanta giorni dalla data di accertamento della regolarità formale degli atti da parte del rettore: 1) nominare in ruolo, previa delibera motivata assunta dal consiglio di facoltà che ha richiesto il bando, uno dei due idonei,"
Quindi, tu universita', bandisci il concorso per un posto, nomini in ruolo il vincitore, e poi ti pigli anche l'idoneo. Chiedi uno, ottieni due! Se poi non te lo pigli, qualche altra universita' puo' farne richiesta. Ecco che viene allora a crearsi "il mercato degli idonei": un trucco per non prendere ogni volta il "migliore"(nel fortunato caso in cui venga effettivamente scelto il migliore) e per prendere gli scarti di altri concorsi. Bello!

Un po' di numeri: tra il 1998 e 2007, 29700 concorsi hanno prodotto 44 mila idonei.
No, GIBI, la situazione non è così chiara. E' sbagliato dire che sono limpidi, ma è sbagliato dire anche che sono finti.
Guarda che c'è un problema vero, non da poco.
Le precedenti modalità (concorso nazionale) avevano un senso in una situazione in cui l'autonomia finanziaria degli atenei era molto ridotta. Non dico che fossero la soluzione ideale (vedi sotto), ma era una soluzione "adeguata" al contesto. La valutazione era affidata al complesso della comunità scientifica che esprimeva la commissione nazionale che poi decideva.
La modalità attuale è un ibrido (la chimera che menzionavo nel post precedente), anche perché è una via di mezzo tra una scelta totalmente ed insindacabilmente demandata alle singole università (se non addirittura, e magari meglio, ai singoli dipartimenti) e la vecchia strada.
Dove sta l'inghippo? Sta nel fatto che i posti sono tuttora essenzialmente finanziati dalla fiscalità pubblica.
Due cose finali di carattere generale.
- anche se ho detto che è facile (e giusto) fare previsioni, è evidente che ben diverso è il discorso sul comportamento di chi si trova poi a far parte della commissione. E' un problema di mechanism design, del quale risolvi un pezzo (che so, le modalità di voto per le commissioni) e ti rispunta un problema da un altra parte (il linkage che si crea tra le elezioni di diverse commissioni)
- come ho già detto in varie occasioni, un forum non è secondo me il posto adatto per discussioni approfondite. Avevo solo voluto mettere in evidenza un aspetto, e cioè che occorre fare attenzione in questo settore, che è molto delicato (come, al di là delle semplificazioni propagandistiche di Brunetta, è difficile la quantificazione giusta ed efficace della produttività della Pubblica Amministrazione)
Guarda che c'è un problema vero, non da poco.
Le precedenti modalità (concorso nazionale) avevano un senso in una situazione in cui l'autonomia finanziaria degli atenei era molto ridotta. Non dico che fossero la soluzione ideale (vedi sotto), ma era una soluzione "adeguata" al contesto. La valutazione era affidata al complesso della comunità scientifica che esprimeva la commissione nazionale che poi decideva.
La modalità attuale è un ibrido (la chimera che menzionavo nel post precedente), anche perché è una via di mezzo tra una scelta totalmente ed insindacabilmente demandata alle singole università (se non addirittura, e magari meglio, ai singoli dipartimenti) e la vecchia strada.
Dove sta l'inghippo? Sta nel fatto che i posti sono tuttora essenzialmente finanziati dalla fiscalità pubblica.
Due cose finali di carattere generale.
- anche se ho detto che è facile (e giusto) fare previsioni, è evidente che ben diverso è il discorso sul comportamento di chi si trova poi a far parte della commissione. E' un problema di mechanism design, del quale risolvi un pezzo (che so, le modalità di voto per le commissioni) e ti rispunta un problema da un altra parte (il linkage che si crea tra le elezioni di diverse commissioni)
- come ho già detto in varie occasioni, un forum non è secondo me il posto adatto per discussioni approfondite. Avevo solo voluto mettere in evidenza un aspetto, e cioè che occorre fare attenzione in questo settore, che è molto delicato (come, al di là delle semplificazioni propagandistiche di Brunetta, è difficile la quantificazione giusta ed efficace della produttività della Pubblica Amministrazione)