Professore universitario (non trovo per lui un aggettivo)
Salve. Sto seguendo il corso di Fisica 2 con un professore che spiega davvero male. Non voglio discutere se è competente o meno perché in fondo non posso davvero stabilirlo e neanche mi permetterei di farlo. A parte la didattica, In ogni lezione mentre scrive alla lavagna, se qualcuno fiata, si gira, minaccia di andarsene, si arrabbia, e interrompe la lezione offeso per qualche minuto. Oggi è successo che è entrato, ha letto un esercizio che voleva spiegarci, si gira verso di noi dicendo che si è stancato di sentici, ha ripreso la sua borsa e se ne è andato dopo 5 minuti! Dicendo ci vediamo la settimana prossima!
Vi pare normale? Cosa dovrei fare?
Vi pare normale? Cosa dovrei fare?
Risposte
Nella legge riportata non è esplicitamente detto che le lezioni devono essere frontali davanti a tutti: dipende da quello che l'insegnamento richiede, e il professore può decidere quello che vuole per il proprio insegnamento. Non voglio fare il pignolo a tutti i costi, ma mi preme sottolineare che la piena libertà di tenere un corso come si vuole, modulo la legge riportata, è una cosa essenziale per chi insegna all'università.
"giuliofis":
Un mio compagno di corso ha il babbo professore universitario. Durante le sue lezioni un ragazzo portava una pallina rimbalzante e ci giocava per tutte le ore, facendo rumore e distraendolo. Il professore, dunque, durante l'esame si è portato a sua volta una pallina rimbalzante e si è messo a giocarci davanti al banco dello studente rumoroso.
La prossima volta, si spera, ci farà più attenzione.

quoto JoJo_90
Un mio compagno di corso ha il babbo professore universitario. Durante le sue lezioni un ragazzo portava una pallina rimbalzante e ci giocava per tutte le ore, facendo rumore e distraendolo. Il professore, dunque, durante l'esame si è portato a sua volta una pallina rimbalzante e si è messo a giocarci davanti al banco dello studente rumoroso.
La prossima volta, si spera, ci farà più attenzione.
La prossima volta, si spera, ci farà più attenzione.
Il professore può interrompere la lezione e contestualmente può denunciare le persone responsabili per interruzione di pubblico servizio. Teoricamente può richiedere l'intervento delle forze dell'ordine per ripristinare il servizio (cosa però di non facile attuazione visto che le forze dell'ordine, per accedere ai locali dell'università, devono avere il permesso del Rettore).
Non sono certo che possa abbandonare l'aula.
Personalmente penso che una tecnica efficace, dal punto di vista del professore, sia quella di abbassare progressivamente il volume della voce, arrivando fino al punto di scrivere alla lavagna smettendo di parlare; questo tipicamente motiva gli studenti interessati alla lezione a intervenire direttamente sui loro colleghi meno interessati (ho visto anche interventi diretti con un diretto
).
Non sono certo che possa abbandonare l'aula.
Personalmente penso che una tecnica efficace, dal punto di vista del professore, sia quella di abbassare progressivamente il volume della voce, arrivando fino al punto di scrivere alla lavagna smettendo di parlare; questo tipicamente motiva gli studenti interessati alla lezione a intervenire direttamente sui loro colleghi meno interessati (ho visto anche interventi diretti con un diretto

Premettendo che mi trovo abbastanza d'accordo con gugo e Luca, vorrei ritornare alla domanda posta inizialmente da smaug, perché mi sembra che si sia un pò divagato, pur rimanendo in topic:
Si, mi pare normale se il brusio di sottofondo è continuo e costante ad ogni lezione. Altra cosa è se è svogliato (ma noi non possiamo stabilirlo solo sulla base delle cose che hai scritte) e approfitta di ogni scusa per andarsene (cose che comunque succedono, o almeno, a me è successo) o per "girarsi i pollici" invece di far lezione. Se questo comunque ritieni sia il caso, nulla vieta di contattare i rappresentanti degli studenti e discutere del fatto col preside di facoltà.
Quoto la proposta di gio73: fategli trovare i pennarelli funzionanti, e aggiungo, mettetevi d'accordo e state tutti per tutta la lezione in silenzio e vedete che succede; se togliete tutte le "motivazioni" a cui si potrebbe appigliare, e comunque continua con il suo solito atteggiamento, molto probabilmente l'aggettivo che cerchi per lui è proprio svogliato.
Se per "serio" intendi uno che ci tiene a svolgere per bene il proprio compito, la risposta è si, si riconosce anche da questi piccoli dettagli. Se per "serio" intendi "preparato" la risposta è certamente no (ma qui, come detto dallo stesso smaug, non stiamo discutendo della preparazione del docente, anche perché non potremmo farlo).
Concordo poi appieno con giuliofis e gli altri utenti che hanno ribadito il fatto che il docente è pagato per offrire un servizio (di cui fanno parte le lezioni), pertanto pretendo che tale servizio venga svolto nel massimo della correttezza e della serietà, indipendentemente dal fatto che il docente sia obbligato o meno a fare lezioni frontali.
E comunqe, ma non vorrei dire fesserie, mi sembra proprio che il docente sia obbligato per legge a fare lezione frontali, perlomeno in base a quanto leggo qui:
Ma anche se il docente non fosse obbligato, ritengo comunque che la lezione frontale sia IL servizio principale che l'università deve fornire (con o senza obbligo di legge), altrimenti potremmo starcene benissimo a casa a studiare da soli dai libri.
Poi gugo dice:
Si potrebbero benissimo lamentare anche i docenti, dato che sono loro in prima istanza a non essere messi in grado di far lezione.
Quando nella mia facoltà si vede che i posti in aula sono troppo pochi, è il docente che provvede a farsi assegnare un'aula capiente; quando il proiettore non funzione è il docente ad andare da chi di dovere a farlo riparare; se dunque mancano gessi o pennarelli o qualunque altra cosa utile all'insegnamento, che sia il docente a provvedere ai suoi "strumenti".
Un docente che non si preoccupa minimamente delle condizioni in cui è "costretto" a lavorare, mi fa pensare che non è poi così interessato a far lezione (ovviamente stessa cosa può dirsi degli studenti). Viceversa, un docente che ci tiene a fare in modo che la sua lezione possa seguirsi in modo decente, dà certamente una impressione di serietà e correttezza agli studenti.
Sul fatto poi del farsi rispettare c'è da dire che il docente non può certo "entrare in aula con il lanciagiamme" come dice giustamente gugo. Può però richiamare ed invitare gli studenti che disturbano a lasciare l'aula. Di più non può, se non far presente che all'esame potrà "ricordarsi" di loro (frase che non appena pronunciata, ristabilisce immediamente un silenzio assoluto per tutta la durata della lezione - o almeno così è di solito -).
Anche gli studenti comunque, non possono fare di più se non intimare ai loro colleghi di far silenzio. Se poi questi non lo fanno, ripeto, non si può far niente di più.
Inoltre:
Mah, anche qui non credo si possa generalizzare. Il farsi rispettare dipende più dalla personalità del docente, che dal numero di studenti, secondo me.
La mia prof di meccanica razionale ad esempio, teneva in pugno all'incirca 120 studenti, nessuno fiatava, nessuno quasi respirava per il "terrore" instaurato.
In conclusione vorrei dire che, in generale, non credo ci siano cose di cui si devono preoccupare "assolutamente" gli studenti, o "assolutamente" i docenti, ma ognuno è giusto che faccia ciò che deve, senza aspettarsi che sia "l'altro" ad agire per prima.
"smaug":
Salve. Sto seguendo il corso di Fisica 2 con un professore che spiega davvero male. Non voglio discutere se è competente o meno perché in fondo non posso davvero stabilirlo e neanche mi permetterei di farlo. A parte la didattica, In ogni lezione mentre scrive alla lavagna, se qualcuno fiata, si gira, minaccia di andarsene, si arrabbia, e interrompe la lezione offeso per qualche minuto. Oggi è successo che è entrato, ha letto un esercizio che voleva spiegarci, si gira verso di noi dicendo che si è stancato di sentici, ha ripreso la sua borsa e se ne è andato dopo 5 minuti! Dicendo ci vediamo la settimana prossima!
Vi pare normale? Cosa dovrei fare?
Si, mi pare normale se il brusio di sottofondo è continuo e costante ad ogni lezione. Altra cosa è se è svogliato (ma noi non possiamo stabilirlo solo sulla base delle cose che hai scritte) e approfitta di ogni scusa per andarsene (cose che comunque succedono, o almeno, a me è successo) o per "girarsi i pollici" invece di far lezione. Se questo comunque ritieni sia il caso, nulla vieta di contattare i rappresentanti degli studenti e discutere del fatto col preside di facoltà.
"smaug":
Io non riesco mai a sedermi tra le prime file con questo professore perché siamo davvero tanti, però pur non usando il microfono lo sento molto bene, per cui molto rumore non dovrebbe esserci. [...] quando fa gli esercizi usa la lavagna quella con cui si può scrivere con il pennarello, e qui arriva un altro problema. Ogni giorno che ha lezione arriva e non ha un pennarello con cui scrivere, o se lo ha non funziona! Quindi manda uno studente a prenderne uno in segreteria o all'info point e si perde tempo, e di solito questi pennarelli non funzionano neanche benissimo!
Quoto la proposta di gio73: fategli trovare i pennarelli funzionanti, e aggiungo, mettetevi d'accordo e state tutti per tutta la lezione in silenzio e vedete che succede; se togliete tutte le "motivazioni" a cui si potrebbe appigliare, e comunque continua con il suo solito atteggiamento, molto probabilmente l'aggettivo che cerchi per lui è proprio svogliato.
"gio73":
devo concludere che il prof serio si riconosce da pennerello e cancellino?
Se per "serio" intendi uno che ci tiene a svolgere per bene il proprio compito, la risposta è si, si riconosce anche da questi piccoli dettagli. Se per "serio" intendi "preparato" la risposta è certamente no (ma qui, come detto dallo stesso smaug, non stiamo discutendo della preparazione del docente, anche perché non potremmo farlo).
Concordo poi appieno con giuliofis e gli altri utenti che hanno ribadito il fatto che il docente è pagato per offrire un servizio (di cui fanno parte le lezioni), pertanto pretendo che tale servizio venga svolto nel massimo della correttezza e della serietà, indipendentemente dal fatto che il docente sia obbligato o meno a fare lezioni frontali.
E comunqe, ma non vorrei dire fesserie, mi sembra proprio che il docente sia obbligato per legge a fare lezione frontali, perlomeno in base a quanto leggo qui:
LEGGE 18 marzo 1958, n. 311, articolo 6:
I professori hanno l'obbligo di dedicare al proprio insegnamento, sotto forma sia di lezioni cattedratiche, sia di esercitazioni di seminario, di laboratorio o di clinica, tante ore settimanali quante la natura e la estensione dell'insegnamento stesso richiedano e sono tenuti ad impartire le lezioni settimanali in non meno di tre giorni distinti. Agli obblighi di cui al precedente comma i professori sono tenuti anche nel caso in cui alla rispettiva cattedra siano addetti aiuti, assistenti o lettori.
Ma anche se il docente non fosse obbligato, ritengo comunque che la lezione frontale sia IL servizio principale che l'università deve fornire (con o senza obbligo di legge), altrimenti potremmo starcene benissimo a casa a studiare da soli dai libri.
Poi gugo dice:
"gugo82":
E di un'università che non fornisce ai propri docenti nemmeno i pennarelli per scrivere, non vi lamentate? [...]E chi si dovrebbe lamentare maggiormente di questo fatto?
Si potrebbero benissimo lamentare anche i docenti, dato che sono loro in prima istanza a non essere messi in grado di far lezione.
Quando nella mia facoltà si vede che i posti in aula sono troppo pochi, è il docente che provvede a farsi assegnare un'aula capiente; quando il proiettore non funzione è il docente ad andare da chi di dovere a farlo riparare; se dunque mancano gessi o pennarelli o qualunque altra cosa utile all'insegnamento, che sia il docente a provvedere ai suoi "strumenti".
Un docente che non si preoccupa minimamente delle condizioni in cui è "costretto" a lavorare, mi fa pensare che non è poi così interessato a far lezione (ovviamente stessa cosa può dirsi degli studenti). Viceversa, un docente che ci tiene a fare in modo che la sua lezione possa seguirsi in modo decente, dà certamente una impressione di serietà e correttezza agli studenti.
Sul fatto poi del farsi rispettare c'è da dire che il docente non può certo "entrare in aula con il lanciagiamme" come dice giustamente gugo. Può però richiamare ed invitare gli studenti che disturbano a lasciare l'aula. Di più non può, se non far presente che all'esame potrà "ricordarsi" di loro (frase che non appena pronunciata, ristabilisce immediamente un silenzio assoluto per tutta la durata della lezione - o almeno così è di solito -).
Anche gli studenti comunque, non possono fare di più se non intimare ai loro colleghi di far silenzio. Se poi questi non lo fanno, ripeto, non si può far niente di più.
Inoltre:
"Luca.Lussardi":
Il discorso sul farsi rispettare da quello che disturba di turno e incitarlo a tenere un comportamento corretto funziona se uno ha numeri scarsi, non se, come me quando insegnavo a Milano, ne avevo 150 in aula e magari 50 facevano chiasso.
Mah, anche qui non credo si possa generalizzare. Il farsi rispettare dipende più dalla personalità del docente, che dal numero di studenti, secondo me.
La mia prof di meccanica razionale ad esempio, teneva in pugno all'incirca 120 studenti, nessuno fiatava, nessuno quasi respirava per il "terrore" instaurato.
In conclusione vorrei dire che, in generale, non credo ci siano cose di cui si devono preoccupare "assolutamente" gli studenti, o "assolutamente" i docenti, ma ognuno è giusto che faccia ciò che deve, senza aspettarsi che sia "l'altro" ad agire per prima.
Non si può cacciare uno studente da un'aula all'università, le lezioni sono pubbliche, non sono come a scuola. Gli si può intimare di farlo, ma lui non è obbligato a farlo. Ricordo che anche quando ero studente io una volta capitò una situazione del genere, e il prof disse: o esce lei o me ne vado io; lo studente rimase seduto zitto, e il professore se ne andò. Questo è quello che il professore può fare, voi poi potete, anzi dovete, rifarvi con il vero responsabile dell'interruzione della lezione.
"Luca.Lussardi":
Il professore non è tenuto a fare questo per voi, che vi possa sembrare strano o no siete persone adulte e non siete a scuola, come vi diceva gugo, fatevi valere voi.
Ma come? Stai dicendo che all'università gli insegnanti non possono più mandare gli scolari indisciplinati dietro alla lavagna con il cappello a punta e le orecchie da asino?

Il punto della questione, che tanti non hanno ancora colto, è che ve la prendete con la persona sbagliata: siete voi studenti che volete seguire che ve la dovete prendere con i vostri colleghi che disturbano, voi dovete incoraggiarli a stare al bar se vogliono chiacchierare, non esiste nessun obbligo a venire a lezione. Il professore non è tenuto a fare questo per voi, che vi possa sembrare strano o no siete persone adulte e non siete a scuola, come vi diceva gugo, fatevi valere voi.
Tutto giusto però io che ho pagato profumatamente un servizio, questo non mi viene dato...il professore potrebbe dare per finito un capitolo che avrebbe spiegato quel giorno, e perché devo studiarmelo da solo sul libro? A questo punto mi iscrivevo ad un corso di laurea online!
"maxsiviero":
Non esiste che il professore lasci l'aula. Insegnare è il suo mestiere ed è quello per cui viene retribuito. Nessuno lo obbliga a fare l'insegnante.
Vero.
Ma vorrei far notare che fare casino in aula è una mancanza di rispetto verso il docente, il quale viene sì pagato per fare lezione, ma non per esser preso per il culo.
"maxsiviero":
Questo non significa tollerare i maleducati, ma bisogna che ci sia rispetto anche per chi paga le tasse ed ha diritto di seguire le lezioni.
Parafrasando i Beastie Boys, (clever students gotta) fight for their right (to study).
Come ho detto, il docente universitario non è un insegnante delle elementari, non "guarda il silenzio", non "scrive buoni e cattivi alla lavagna", né fa altre amenità del genere.
Il docente universitario cerca di coinvolgere una platea di studenti in quello che spiega, a volte riuscendoci, a volte no e, comunque, non riuscendoci mai con tutti.
Chi non si sente coinvolto dovrebbe essere tanto civile da lasciare l'aula a chi vuole seguire. In mancanza di questa gentilezza, il professore deve subentrare, esortando i non interessati a lasciare gentilmente l'aula... Ma cosa fare in mancanza anche di questa gentilezza?
Si accettano suggerimenti.
"maxsiviero":
Si cacci chi disturba ma la lezione deve continuare. Non ha senso dire "vorrei vedere te", fa parte del lavoro del docente farsi rispettare.
Gli studenti non sono cani, che possono essere scacciati; né sono bimbi delle elementari, che possono essere zittiti con un urlo.
Gli studenti sono persone adulte, che dovrebbero capire da sé quando è il caso di star zitti, quando è il caso di parlare e quando è il caso di lasciare l'aula.
Sinceramente, mi fa sentire davvero male trattare da bambini degli uomini fatti (e questo vale sia per le cazziate che ogni tanto faccio in aula, sia per quando ho lasciato l'aula).
Non è dignitoso per me, né per loro.
Si vede però che gli studenti non hanno ancora, a diciotto anni, la maturità per capire questa cosa.
E nessuno mi paga per insegnare la maturità agli studenti, né vorrei che qualcuno lo facesse, perchè questo è il compito delle famiglie, non degli insegnanti (di nessun ordine e nessun grado).
"Rggb":
Quoto, e puntualizzo: fa parte dell'essere cittadini rispettare gli altri e farsi rispettare.
Che vuol dire "farsi rispettare"?
Un buon docente va in aula facendo il proprio lavoro al meglio che può; va in aula cercando di coinvolgere gli studenti; fa tirare il fiato agli studenti con una battuta ogni tanto; dà consigli sensati quando vanno a chiedere spiegazioni; fà con loro gli esercizi a ricevimento... E nonostante ciò ci sono studenti che non lo rispettano.
Cosa dovrebbe fare in più, Rggb?
Entrare in aula col lanciafiamme? Instaurare un regime di terrore?
Forse così lo temerebbero, ma di certo non lo rispetterebbero.
Il discorso sul farsi rispettare da quello che disturba di turno e incitarlo a tenere un comportamento corretto funziona se uno ha numeri scarsi, non se, come me quando insegnavo a Milano, ne avevo 150 in aula e magari 50 facevano chiasso. Sono invece d'accordo sul fatto che sui piccoli numeri questa cosa non succede e si riesce, incavolandosi e richiamando l'attenzione, a proseguire la lezione.
Circa la libertà della modalità con cui fare una lezione confermo che il docente, almeno nella mia università, ha la libertà di scegliersi la modalità che preferisce: quando a giugno a me viene chiesta la programmazione della didattica dell'anno successivo devo indicare se ho bisogno di aule, che attrezzi ho bisogno nell'aula, ecc... In nessun mio contratto è specificato per iscritto che io debba sostenere la mia lezione in aula davanti a tutti. Che poi questa sia la prassi è una cosa diversa.
Circa la libertà della modalità con cui fare una lezione confermo che il docente, almeno nella mia università, ha la libertà di scegliersi la modalità che preferisce: quando a giugno a me viene chiesta la programmazione della didattica dell'anno successivo devo indicare se ho bisogno di aule, che attrezzi ho bisogno nell'aula, ecc... In nessun mio contratto è specificato per iscritto che io debba sostenere la mia lezione in aula davanti a tutti. Che poi questa sia la prassi è una cosa diversa.
"Rggb":
e puntualizzo: fa parte dell'essere cittadini rispettare gli altri e farsi rispettare.
Non sono d'accordo: tempo fa subii un furto in casa, è colpa mia che non mi sono fatta rispettare dal ladro?
"maxsiviero":
Non esiste che il professore lasci l'aula. Insegnare è il suo mestiere ed è quello per cui viene retribuito. Nessuno lo obbliga a fare l'insegnante. Questo non significa tollerare i maleducati, ma bisogna che ci sia rispetto anche per chi paga le tasse ed ha diritto di seguire le lezioni. Si cacci chi disturba ma la lezione deve continuare. Non ha senso dire "vorrei vedere te", fa parte del lavoro del docente farsi rispettare.
Quoto, e puntualizzo: fa parte dell'essere cittadini rispettare gli altri e farsi rispettare.
"Luca.Lussardi":
No, il docente non è obbligato a tenere una lezione frontale in aula, è libero di scegliere la modalità che desidera, non esiste scritto in nessuna legge, potrebbe anche far venire gli studenti nel proprio ufficio.
Ma sei sicuro? Nel regolamento didattico che avevate voi c'era scritto che le lezioni che dovevi tenere potevi farle anche nel tuo studio oppure - come mi sembra più plausibile - che era prevista una certa quota di ore di lezione in aula?
Quelle due/tre università di cui ho consultato la documentazione (per scrupolo) sono molto chiare in proposito. Ho avuto solo fortuna?
"Luca.Lussardi":
Si viene pagati per tenere il corso, ma il modo in cui il corso viene tenuto è a totale libertà del professore.
Per la "totale" libertà vedi sopra.
"Luca.Lussardi":
Ribadisco che l'abbandono dell'aula è una soluzione estrema...
Certo, ci mancherebbe altro. Sono sicuro della tua correttezza.
"Luca.Lussardi":
Per altro faccio notare che non è invece consentito costringere uno studente che disturba ad abbandonare la lezione: le lezioni universitarie sono pubbliche e devono avvenire a porte aperte, per cui un professore non può cacciare uno studente dalla lezione.
"Quasi" vero, però lo si può formalmente invitare a non disturbare, e se persiste intimarlo di allontanarsi. Non puoi costringere nessuno, questo sì. Ma molto dipende anche dall'autorevolezza che hai - magari puoi ricordare al romp* pardon disturbatore che il suo comportamento è illecito.
Va da sè che tenere una lezione con un bel brusio di sottofondo è molto complicato e che - ovviamente - un docente non è obbligato a farla in tali condizioni. Ma mi sembra che l'allontanarsi sia da considerare (come da te notato) come un comportamento estremo, da qui la mia condivisione del pensiero di maxsiviero: la ritengo una "sconfitta", mi si passi il termine, sia per il docente sia per gli studenti.
---
Ed ora l'aneddoto personale.
Ho sostenuto recentemente un esame, prova scritta, non dei più facili. Il primo docente è arrivato in ritardo - ci può stare, capita - e nemmeno un accenno di scuse - ci può stare, capita. A prova iniziata arriva un altro docente, ed interrompe con un paio di battute - ci può stare, magari allenta pure la tensione. Dopo un po' i due, tirati fuori i rispettivi laptop, cominciano una divertente (per loro) discussione con riferimenti e risatine, il tutto rigorosamente sottovoce ma da perfetto rumore di fondo, il classico "ciancolio" perfettamente udibile (fra l'altro mi metto sempre in prima fila e al centro); sono andati avanti per un bel po', fra pause e riprese, e la mia concentrazione si è un po' persa per strada...
Dopo aver consegnato ero sicuro di aver fatto ben più di un errore, ed infatti: prova insufficiente, come ben descrittomi dal titolare del corso - per inciso, non era lui in aula durante la prova. Non dico di non aver superato l'esame per il comportamento dei due docenti, ma diciamo che mi hanno dato una grossa mano: la concentrazione per me è fondamentale. Va da sé che non tollererò un simile comportamento un'ulteriore volta, comportamento aggravato dalla funzione di pubblico ufficiale che i membri delle commissioni d'esame rivestono durante le prove.
Morale: ridurre il tutto a "studenti cafoni" e "insegnanti integerrimi" mi sembra assai riduttivo, propongo quindi una ben più delineata "persone civili" e "persone maleducate" - per carità, anche a seconda del momento, magari una mattina c'è lo studente che è un po' troppo su di giri o il docente che ha una mattinata no.
Concordo appieno con Guglielmo e Luca, in particolare questo passaggio (con una mia personale modifica
)
Aggiungo un'altra mia personale esperienza (più comica che lavorativa) come tutor presso una scuola media di Scampìa: alcuni ragazzini\e venivano lì giusto per imposizione dei docenti; a un certo momento anch'io mi misi a fare i fatti miei coi miei libri mentre loro guardavano le espressioni assegnate in attesa che io gliele svolgessi, mi hanno richiamato e io gli ho risposto con una risata in faccia dicendogli poi che io sto facendo i miei compiti, se loro avessero voluto fare i loro compiti bastava dirmelo e io li avrei seguiti passaggio per passaggio!
Scoppiò un litigio per tutto il tempo rimanente, non fecero i compiti, presero brutti voti, i genitori si arrabbiarono con me allo stesso modo dei figli (risi in faccia anche ai genitori prendendomi pure dello scostumato) e dissi che io non sono tenuto a fare i compiti dei figli ma (gli feci capire) che ero lì ad aiutarli a svolgere i compiti; poi aggiunsi che io non li costringevo a venire al tutoraggio né ad andare a scuola né ad altro!
Manco mi capirono, l'unica cosa che capirono è che i compiti dovevano comunque farli loro sotto mia supervisione... alla fine dell'anno furono tutti promossi anche in matematica, e qualche altro genitore mi ringraziò pure per la lezione di vita impartita!

"gugo82":
...voi dite che il vostro diritto ad ascoltare una mia lezione vi è stato negato. Beh, allora fareste meglio a far valere le vostre ragioni con quei vostri quattro/cinque colleghi casinisti... Se non vi stanno a sentire, ripeteglielo più volte, al limite emarginateli o, come extrema ratio, organizzatevi e prendeteli a calci nel culo. Non mi importa come riusciate a farvi valere, ma voi, maggioranza seria e studiosa, dovete imporvi sulla minoranza cretina e pseudo-camorristica che non vi fa fare ciò che volete e per cui pagate.
E quest'ultima cosa vale non limitatamente alle questioni universitarie, ma vale in tutti gli aspetti della vita civile. Probabilmente, se imparate a comportarvi così, a farvi valere, sarete la generazione che riuscirà a salvare questa città dal degrado in cui è caduta. Ed allora io sarò molto contento di aver abbandonato l'aula la settimana scorsa, perchè senza fare lezione vi ho insegnato lo stesso qualcosa.
Aggiungo un'altra mia personale esperienza (più comica che lavorativa) come tutor presso una scuola media di Scampìa: alcuni ragazzini\e venivano lì giusto per imposizione dei docenti; a un certo momento anch'io mi misi a fare i fatti miei coi miei libri mentre loro guardavano le espressioni assegnate in attesa che io gliele svolgessi, mi hanno richiamato e io gli ho risposto con una risata in faccia dicendogli poi che io sto facendo i miei compiti, se loro avessero voluto fare i loro compiti bastava dirmelo e io li avrei seguiti passaggio per passaggio!
Scoppiò un litigio per tutto il tempo rimanente, non fecero i compiti, presero brutti voti, i genitori si arrabbiarono con me allo stesso modo dei figli (risi in faccia anche ai genitori prendendomi pure dello scostumato) e dissi che io non sono tenuto a fare i compiti dei figli ma (gli feci capire) che ero lì ad aiutarli a svolgere i compiti; poi aggiunsi che io non li costringevo a venire al tutoraggio né ad andare a scuola né ad altro!
Manco mi capirono, l'unica cosa che capirono è che i compiti dovevano comunque farli loro sotto mia supervisione... alla fine dell'anno furono tutti promossi anche in matematica, e qualche altro genitore mi ringraziò pure per la lezione di vita impartita!
D'accordo con gugo e Lussardi.
Sono ancora studente, ma ho avuto qualche esperienza di tutorato. In effetti, le situazioni che descrivono sono davvero disturbanti. Non ho abbandonato l'aula, ma una sclerata una volta l'ho avuta.
Sono ancora studente, ma ho avuto qualche esperienza di tutorato. In effetti, le situazioni che descrivono sono davvero disturbanti. Non ho abbandonato l'aula, ma una sclerata una volta l'ho avuta.

Concordo parola per parola gugo, deve partire dagli studenti la cosa, non dai professori, i professori fanno solo il loro lavoro e non devono portarsi il pennarello o il gesso da casa... io per fortuna lavoro in un'università privata ma ho lavorato per anni nella statale e so com'è.
"smaug":
Il fatto che non porta il pennarello non significa che non è serio ma resta il fatto che con quelli che di solito usa dalla terza fila in poi non si vede nulla, per cui se gli importasse qualcosa di noi se lo porterebbe, senza interrompere la lezione 40 minuti prima. Oppure è capitato che non ha potuto farci vedere un esercizio sempre per questi motivi e ce lo ha risolto a parole...Da un professore il minimo indispensabile lo pretendo visto che le tasse universitarie sono abbastanza elevate, che poi oltre a questo non è capace di spiegare non ci posso far nulla.
E di un'università che non fornisce ai propri docenti nemmeno i pennarelli per scrivere, non vi lamentate?
Io, dove faccio tutoraggio, ho un'aula in piano di 90/100 posti munita di una "lavagnetta formato A4" (come dico scherzando ai miei studenti) dotata di cassino sporco e di microfono che funziona a sprazzi. In tal modo, chi sta in fondo non vede una beneamata mazza di ciò che scrivo, nonostante scriva grande, e non riesco a tenere nulla sulla lavagna per più di dieci minuti.
Chi li mette i soldi per gli arredi delle aule?
I docenti o gli studenti?
E chi si dovrebbe lamentare maggiormente di questo fatto?
Come al solito, è facile prendersela con chi non riesce a lavorare con serenità, piuttosto che organizzare una protesta rivolta in forme decenti verso chi di dovere... Comportamento da mocciosi, non degno di persone adulte.
"gio73":
devo concludere che il prof serio si riconosce da pennerello e cancellino?
Proposta shock: perchè lunedì non provvedi tu a portare il materiale?
Credo che il prezzo di un pennarello sia di molto inferiore al denaro che vale una lezione di alto livello, quale quella di un prof universitario; non ricopre quel ruolo perchè si ricorda il gessetto ma perchè sa fare cose diverse, che forse riescono a fare meno persone.
Il fatto che non porta il pennarello non significa che non è serio ma resta il fatto che con quelli che di solito usa dalla terza fila in poi non si vede nulla, per cui se gli importasse qualcosa di noi se lo porterebbe, senza interrompere la lezione 40 minuti prima. Oppure è capitato che non ha potuto farci vedere un esercizio sempre per questi motivi e ce lo ha risolto a parole...Da un professore il minimo indispensabile lo pretendo visto che le tasse universitarie sono abbastanza elevate, che poi oltre a questo non è capace di spiegare non ci posso far nulla.

Altro discorso riguarda il metodo d'insegnamento ed il modo in cui la lezione viene fatta.
Cito sempre Krantz, perchè ce l'ho sotto mano (come al solito, la traduzione -mia- è in spoiler):
Ora, non so se il docente in questione fa lezione nel modo descritto inizialmente da Krantz. Probabilmente no (sono davvero pochi i docenti che ho visto in azione che fanno cose del genere; e per lo più non sono italiani).
Tuttavia, per molte ragioni ignote agli studenti, il docente potrebbe essere parecchio suscettibile al rumore od anche al minimo brusio.
Visto che ciò è stato fatto notare esplicitamente agli studenti, il minimo che essi possano fare, da persone adulte e civili (per non dire urbane) quali sono, è stare zitti in aula. Dopo un paio di lezioni, questo comportamento verrà certamente ripagato dal docente, che riuscirà a fare lezione in maniera più serena e probabilmente farà un corso molto migliore di quello cui gli studenti avranno assistito finora.
P.S.: Mi farebbe piacere che la citazione di Krantz fosse mandata a memoria da chi vuole insegnare qualcosa (non solo Matematica).
In particolar modo, mi farebbe piacere che la imparassero due utenti con cui, tempo fa, ho avuto degli scontri: killing_buddha e maurer.
Cito sempre Krantz, perchè ce l'ho sotto mano (come al solito, la traduzione -mia- è in spoiler):
"S. Krantz, in How to Teach Mathematics, § 3.7,":1c4ygfrr:
An instructor who stands in front of his class and drones on in an uninfected monotone, copying dry, discursive mathematical facts and theorems and proofs on the blackboard is not teaching. He is not doing his job. In fact he is simply hiding behind the mathematics. He does not have courage to face his students and to interact with his students. [...]
So my message is a simple one. Stop hiding behind mathematics. Don't treat the mathematics as a screen or a foil. Step around and get out in front of the mathematics, where the students are. Stand beside them and look at the mathematics with them. Point out the interesting features. Help them to appreciate what they see. Explain it. Talk to them about it.
Ora, non so se il docente in questione fa lezione nel modo descritto inizialmente da Krantz. Probabilmente no (sono davvero pochi i docenti che ho visto in azione che fanno cose del genere; e per lo più non sono italiani).
Tuttavia, per molte ragioni ignote agli studenti, il docente potrebbe essere parecchio suscettibile al rumore od anche al minimo brusio.
Visto che ciò è stato fatto notare esplicitamente agli studenti, il minimo che essi possano fare, da persone adulte e civili (per non dire urbane) quali sono, è stare zitti in aula. Dopo un paio di lezioni, questo comportamento verrà certamente ripagato dal docente, che riuscirà a fare lezione in maniera più serena e probabilmente farà un corso molto migliore di quello cui gli studenti avranno assistito finora.
P.S.: Mi farebbe piacere che la citazione di Krantz fosse mandata a memoria da chi vuole insegnare qualcosa (non solo Matematica).
In particolar modo, mi farebbe piacere che la imparassero due utenti con cui, tempo fa, ho avuto degli scontri: killing_buddha e maurer.
Ho comprato e sto leggendo un libro interessante: How to Teach Mathematics di S. Krantz (che alcuni conosceranno per un buon testo di Analisi Complessa, consigliato più volte in questo forum).
Il testo, pur focalizzandosi sull'insegnamento della Matematica, tratta molte questioni che non sono specifiche della materia, ma di carattere generale.
Riporto un brano di sicuro interesse (per chi non avesse voglia di leggersi il brano in inglese, riporto una traduzione con note -mia, quindi mi scuso per eventuali errori- nello spoiler che segue):
Se anche un "esperto" come Krantz scrive che la severità e la durezza sono il modo migliore di trattare degli pseudo-primati non scolarizzati, allora ci deve essere del vero (checché ne dica una matricola di un corso di ingegneria).
***
Inoltre, racconto un'esperienza personale.
L'anno passato (ed anche quest'anno) mi è capitato di svolgere le esercitazioni di Analisi I (con elementi di Algebra Lineare) agli informatici di una università napoletana.
Alcuni studenti, per quanto ce la mettessi tutta a coinvolgerli nella lezione, a spiegar loro dove dovevano metter mano quando cominciavano un esercizio, ad alleggerire le due ore di lezione con qualche battuta,* non mostravano il minimo interesse verso ciò che dicevo. Potremmo dire che mi trattavano come un rumore di fondo, alla stregua di un televisore acceso tanto per avere un sottofondo stordente (per i pensieri).
Inutile dire che la maggior parte di questi studenti furono silurati alla prima prova intercorso e che non si presentarono più alle mie esercitazioni (se non sporadicamente, venendo salutati da me come degli ottimi termosifoni quando, all'inizio della pausa, abbandonavano l'aula).
Il problema, a quanto mi è parso di capire, è che si inneschi questo meccanismo qui. Alcuni studenti sanno che le loro famiglie pagano un mucchio di soldi per mandarli a scuola, e sanno anche che da loro ci si aspetta che vadano a seguire le lezioni; quelli più impressionabili (o ligi) vanno anche a lezione... Però quello che non sanno è cosa fare quando stanno in aula. Perciò, appena sentono qualcosa che non li convince, invece di sforzarsi ad ascoltare, rientrano pigramente nel loro abituale modalità di stand-by con cui escludono il rumore della TV.
A parte ciò, è capitato, durante una di queste esercitazioni, di lasciare l'aula dopo 10 minuti di lezione (causa il solito deficiente che faceva casino).
La lezione dopo, alcuni ragazzi di quelli "bravi" si lamentarono del fatto che avevo interrotto la lezione nel mezzo di un esercizio (calcolo dei limiti coi limiti fondamentali, se non erro).
Mi incazzai di brutto e risposi più o meno così.
__________
* Che gli studenti abbiano mediamente apprezzato il mio lavoro me l'ha raccontato la docente che quest'anno li segue per Analisi II. Mi ha riferito che, tornata in aula dopo la pausa tra due ore di esercitazione, ha trovato sulla la scritta "Per le esercitazioni chiediamo Di Meglio"...
Il testo, pur focalizzandosi sull'insegnamento della Matematica, tratta molte questioni che non sono specifiche della materia, ma di carattere generale.
Riporto un brano di sicuro interesse (per chi non avesse voglia di leggersi il brano in inglese, riporto una traduzione con note -mia, quindi mi scuso per eventuali errori- nello spoiler che segue):
"S. Krantz, in How to Teach Mathematics - § 3.11,":38gq6q50:
I have frequently served as a teaching mentor, for faculty both young and old. [...] For example, when I visited Australia, the chairman of one mathematics department took me aside and told me of their special problem. The freshmen in their large lecture -especially the males- act like escapees from the Asylum of Charenton. They run through the aisles. They throw paper airplanes, and fruit, and books -both at the instructor and at each other. And they shout and scream and carry on at great length. I expressed some confusion and dismay at this description, and allowed that I knew of no American university with this problem. After some discussion, the chairman told me that freshmen all live at home with their parents and are therefore still extremely immature. This information certainly helped to explain the situation, but gave no clues as to how to deal with it (my only thought was massive and regular doses of thorazine).
In the end, we agreed that what they were already doing was probably the best that they could do. Instructors had to learn to be tough and harsh from day one, and to deal with miscreants both directly and severely. New instructors were given a crash course in this technique. Those who lasted the first year were survivors in the strong sense of the word.
Se anche un "esperto" come Krantz scrive che la severità e la durezza sono il modo migliore di trattare degli pseudo-primati non scolarizzati, allora ci deve essere del vero (checché ne dica una matricola di un corso di ingegneria).
***
Inoltre, racconto un'esperienza personale.
L'anno passato (ed anche quest'anno) mi è capitato di svolgere le esercitazioni di Analisi I (con elementi di Algebra Lineare) agli informatici di una università napoletana.
Alcuni studenti, per quanto ce la mettessi tutta a coinvolgerli nella lezione, a spiegar loro dove dovevano metter mano quando cominciavano un esercizio, ad alleggerire le due ore di lezione con qualche battuta,* non mostravano il minimo interesse verso ciò che dicevo. Potremmo dire che mi trattavano come un rumore di fondo, alla stregua di un televisore acceso tanto per avere un sottofondo stordente (per i pensieri).
Inutile dire che la maggior parte di questi studenti furono silurati alla prima prova intercorso e che non si presentarono più alle mie esercitazioni (se non sporadicamente, venendo salutati da me come degli ottimi termosifoni quando, all'inizio della pausa, abbandonavano l'aula).
Il problema, a quanto mi è parso di capire, è che si inneschi questo meccanismo qui. Alcuni studenti sanno che le loro famiglie pagano un mucchio di soldi per mandarli a scuola, e sanno anche che da loro ci si aspetta che vadano a seguire le lezioni; quelli più impressionabili (o ligi) vanno anche a lezione... Però quello che non sanno è cosa fare quando stanno in aula. Perciò, appena sentono qualcosa che non li convince, invece di sforzarsi ad ascoltare, rientrano pigramente nel loro abituale modalità di stand-by con cui escludono il rumore della TV.
A parte ciò, è capitato, durante una di queste esercitazioni, di lasciare l'aula dopo 10 minuti di lezione (causa il solito deficiente che faceva casino).
La lezione dopo, alcuni ragazzi di quelli "bravi" si lamentarono del fatto che avevo interrotto la lezione nel mezzo di un esercizio (calcolo dei limiti coi limiti fondamentali, se non erro).
Mi incazzai di brutto e risposi più o meno così.
Innanzitutto, mettiamo in chiaro che l'università non è una scuola dell'obbligo; chi la frequenta si assume la responsabilità di imparare qualcosa, nel modo migliore che può.
Un professore universitario non è tenuto a richiamare costantemente gli studenti casinisti all'attenzione, poiché non è quello il suo ruolo: la lezione in aula non è l'unico modo in cui potrei farvi da tutor.
Infine, voi dite che il vostro diritto ad ascoltare una mia lezione vi è stato negato. Beh, allora fareste meglio a far valere le vostre ragioni con quei vostri quattro/cinque colleghi casinisti, poiché invero sono loro a privarvi del vostro diritto, non certo io che sono sempre disposto ad accogliervi al ricevimento (nonostante voi vi ci presentiate così sporadicamente)... Se non vi stanno a sentire, ripeteglielo più volte, al limite emarginateli o, come extrema ratio, organizzatevi e prendeteli a calci nel sedere. Non mi importa come riusciate a farvi valere, ma voi, maggioranza seria e studiosa, dovete imporvi sulla minoranza cretina e pseudo-camorristica che non vi fa fare ciò che volete e per cui pagate.
E quest'ultima cosa vale non limitatamente alle questioni universitarie, ma vale in tutti gli aspetti della vita civile. Probabilmente, se imparate a comportarvi così, a farvi valere, sarete la generazione che riuscirà a salvare questa città dal degrado in cui è caduta. Ed allora io sarò molto contento di aver abbandonato l'aula la settimana scorsa, perchè senza fare lezione vi ho insegnato lo stesso qualcosa.
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* Che gli studenti abbiano mediamente apprezzato il mio lavoro me l'ha raccontato la docente che quest'anno li segue per Analisi II. Mi ha riferito che, tornata in aula dopo la pausa tra due ore di esercitazione, ha trovato sulla la scritta "Per le esercitazioni chiediamo Di Meglio"...
