Lo scoglio che non doveva esserci
Credo che solo un paese come il nostro riesca a partorire dei personaggi alla schettino.
In questa vicenda che sembra un film di Hollywood c'è il ritratto dell'Italia e di come sono fatti molti italiani.
Gente sbruffona e inaffidabile, insofferente alle regole e di ogni "moralità".
Tutto si riassume in una frase: "Quello scoglio non doveva esserci". Certo.
Ma certo, schettini di tutta italia, facciamo finta che quello scoglio non doveva esserci. E' stata una fatalità. E domani si ricomincia come se niente fosse stato. Tranquilli non è successo nulla. Qualche morto, anzi sono molti di più i vivi, una nave da 500 milioni inutilizzabile, un possibile disastro ecologico. I passeggeri ? Beh, hanno avuto anche l'avventura.
Noi siamo italiani, noi possiamo permettercelo.
Noi abbiamo dei comandanti che abbandonano la nave con l'Iphone e il PC portatile sottobraccio. I naufraghi del 3° millennio naufragano col PC sottobraccio.
"Schettino torni sulla nave, è un ordine". Ma no dai ! Lasciamo in pace schettino e tutti gli schettini d'Italia.
La sua insofferenza: "Capita', non c'ho voglia di tornare sulla nave, siamo in Italia, capita' ".
La sua sicurezza nel mentire la dice lunga. La dice lunga che lui si sente sicuro in un paese dove quasi tutti fanno come lui.
L'italia di ladri e ladruncoli di stato, degli evasori, della mafia, dei piccoli e grandi schettini.
In questa vicenda che sembra un film di Hollywood c'è il ritratto dell'Italia e di come sono fatti molti italiani.
Gente sbruffona e inaffidabile, insofferente alle regole e di ogni "moralità".
Tutto si riassume in una frase: "Quello scoglio non doveva esserci". Certo.
Ma certo, schettini di tutta italia, facciamo finta che quello scoglio non doveva esserci. E' stata una fatalità. E domani si ricomincia come se niente fosse stato. Tranquilli non è successo nulla. Qualche morto, anzi sono molti di più i vivi, una nave da 500 milioni inutilizzabile, un possibile disastro ecologico. I passeggeri ? Beh, hanno avuto anche l'avventura.
Noi siamo italiani, noi possiamo permettercelo.
Noi abbiamo dei comandanti che abbandonano la nave con l'Iphone e il PC portatile sottobraccio. I naufraghi del 3° millennio naufragano col PC sottobraccio.
"Schettino torni sulla nave, è un ordine". Ma no dai ! Lasciamo in pace schettino e tutti gli schettini d'Italia.
La sua insofferenza: "Capita', non c'ho voglia di tornare sulla nave, siamo in Italia, capita' ".
La sua sicurezza nel mentire la dice lunga. La dice lunga che lui si sente sicuro in un paese dove quasi tutti fanno come lui.
L'italia di ladri e ladruncoli di stato, degli evasori, della mafia, dei piccoli e grandi schettini.
Risposte
Salve Injuria,
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01 ... sa/186441/
http://www.gqitalia.it/viral-news/artic ... o-il-video
Cordiali saluti
"Injuria":
Scusate: perché questo episodio dovrebbe essere rappresentativo di cos'è l' Italia?
Ammesso e non concesso che il mostro sia il comandante e non una multinazionale del turismo di massa che per dare scorci di mediterraneo e distinguersi dalla concorrenza traccia rotte sempre più rischiose.
Perché dobbiamo prestare il fianco a chi ci vuole screditare, con punte di razzismo (come il video postato di letterman)?
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01 ... sa/186441/
http://www.gqitalia.it/viral-news/artic ... o-il-video
Cordiali saluti
Scusate: perché questo episodio dovrebbe essere rappresentativo di cos'è l' Italia?
Ammesso e non concesso che il mostro sia il comandante e non una multinazionale del turismo di massa che per dare scorci di mediterraneo e distinguersi dalla concorrenza traccia rotte sempre più rischiose.
Perché dobbiamo prestare il fianco a chi ci vuole screditare, con punte di razzismo (come il video postato di letterman)?
Ammesso e non concesso che il mostro sia il comandante e non una multinazionale del turismo di massa che per dare scorci di mediterraneo e distinguersi dalla concorrenza traccia rotte sempre più rischiose.
Perché dobbiamo prestare il fianco a chi ci vuole screditare, con punte di razzismo (come il video postato di letterman)?
Avremo posizioni diverse ma non mi hai ancora risposto su un punto: a chi o a cosa serve che io -uomo comune- conosca il significato di certi tecnicismi economici o le teorie di certi eminenti economisti? Per quanto possa studiare amatorialmente la materia nel mio tempo libero non arriverò mai ad avere le conoscenze sufficienti per poter esprimere un giudizio significativo sul valore di una certa teorica economica. Quello che succederà tutt'al più è che verrò convinto dalle teorie di un economista X che è in disaccordo con l'economista Y, ma non avrò mai neanche lontanamente le conoscenze per saperne più di Y. E allora su cosa si basa la mia preferenza per X se non su ragioni estetiche o idiosincrasie personali? Che valore ha, in tal caso, la mia opinione?
Il mio progetto informativo, in questo caso, deve essere necessariamente molto meno ambizioso.
Il mio progetto informativo, in questo caso, deve essere necessariamente molto meno ambizioso.
bè, ma non puoi minimamente pretendere né auspicarti che persone abbiano le stesse conoscenze e lo stesso interesse che hai tu per la materia. L'altra volta parlavo con un mio amico -tutt'altro che stupido- secondo cui le banche non avevano motivo di esistere, neanche la moneta contante, tutt'al più poteva esiste una sola unica banca controllata dallo stato, in questo modo si risolvevano un sacco di problemi. Avrei potuto rispondergli quel poco che so di economia e della funzione positiva che hanno le banche ma ho trovato più opportuno chiedergli come si confrontava con centinaia di anni di lettura economica. Le idee come le sue e del 99% delle persone che sentenziano verità insindacabili sono, a mio parere, generate da questa pressione a farsi un'opinione su argomenti che non si conoscono e che per conoscere adeguatamente necessitano più di un "... for dummies".
@ Zilpha: non avevo mai letto questo passo e non ho letto praticamente niente di Gamsci. Posso dirti brevemente che mi ritrovo parzialmente nella descrizione che lui fa degli indifferenti ma questo non mi dispiace per niente. Inoltre, per quanto mi riguarda, il massimo del giudizio "positivo" che possa dare di lui leggendo questa nota è che è un uomo di un'altra epoca e lo sento molto estraneo alla mia. Se per caso dovesse interessarti perché la penso così dimmelo e ti do una risposta più dettagliata. 
@Sergio: non credo affatto che la televisione sia il miglior modo per informarsi, ti cito una mia frase di un post precedente.
"Quello che posso fare è informarmi adeguatamente su questioni per cui la mia opinione posso credere che abbia un valore e nel mentre controllare con il buon senso di non essere preso completamente per il naso."

@Sergio: non credo affatto che la televisione sia il miglior modo per informarsi, ti cito una mia frase di un post precedente.
"Quello che posso fare è informarmi adeguatamente su questioni per cui la mia opinione posso credere che abbia un valore e nel mentre controllare con il buon senso di non essere preso completamente per il naso."
"Quinzio":
"Schettino torni sulla nave, è un ordine". Ma no dai ! Lasciamo in pace schettino e tutti gli schettini d'Italia.
La sua insofferenza: "Capita', non c'ho voglia di tornare sulla nave, siamo in Italia, capita' "
"Sergio":
Ad esempio, è in corso da tempo una discussione sugli squilibri che si registrano da anni nel TARGET2, il sistema dei regolamenti interbancari europei. Il più prestigioso economista tedesco, Hans-Werner Sinn, ne ragiona in modo da concludere che i paesi "deboli" dovrebbero uscire - essere espulsi - dall'eurozona [1].
Spero di poter fare qualcosa aiutando chi vuole a capire meglio.
Ad esempio, perdonami, credo se tu provassi a informarti leggendo Hans-Werner Sinn [2], ci capiresti ben poco. Non certo per tuoi limiti, ma perché si tratta di questioni piuttosto tecniche.
Stavo pensando di proporre anche qui una sorta di "TARGET2 for dummies", perché capire è fondamentale, ma informarsi è difficile.
Secondo te... perdo tempo?
In altri termini: fin dove arriva il tuo (e di altri) desiderio di informarti?
Secondo me non perdi tempo proprio per niente: sto ancora leggendo con interesse l'articolo che hai segnalato di Bagnai su Costituzionalismo.it.
Naturalmente parlo per me, forse perché l'intervista di Monti non mi ha soddisfatto per niente, forse perché non ho sentito in televione un dibattito sul perché le liberalizzazioni dovrebbero far ripartire l'economia (anche se questo potrebbe essere colpa mia, dato che non seguo molti programmi di approfondimento in televione), forse perché ancora non riesco a capire per quale incomprensibile (per me) ragione il Partito Democratico sostenga il governo Monti, dato che l'attuale governo mi sembra non stia facendo assolutamente niente a favore dei ceti medio-bassi.
Comunque, Sergio, spero veramente che tu ti stia sbagliando di brutto.
Volevo condividere questo testo breve di Gramsci, che probabilmente molti di voi avranno già letto, non so se sia off topic, in ogni caso ritengo sia bello da leggere.... a me piace molto, ogni tanto lo rileggo....
Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani" (1). Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.
L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.
I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.
Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'èin essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani" (1). Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.
L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.
I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.
Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'èin essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
"nato_pigro":
Sono felice che tu ne sappia più di me, puoi condividere con me e con tutti su cosa si basa questa tua certezza?
Ragione e sensibilità. Il campo delle tensioni sociali sta andando in risonanza...non senti le vibrazioni? Tra l'altro, se le stime del PIL per l'anno in corso sono corrette, nel periodo 2008-2012, 5 anni, avremo un decremento complessivo del PIL di circa l'8%, circa 130 miliardi di euro in termini assoluti. Per fare un esempio, durante la grande depressione, nel periodo 1929-1933, 5 anni, il crollo del PIL negli Stati Uniti fu di circa il 25%. Voglio dire, per quanto mi riguarda, il botto è già cominciato da qualche anno.
"speculor":
[quote="Sergio"]
E se quel botto non ci sarà...
Ci sarà, ci sarà...

Sono felice che tu ne sappia più di me, puoi condividere con me e con tutti su cosa si basa questa tua certezza?
Zilpha, cosa mi hai risposto a fare? Non hai detto niente.
Sergio, mi spiace che tu abbia intenso in questo modo quello che ho detto.
Sergio, mi spiace che tu abbia intenso in questo modo quello che ho detto.
"Sergio":
E se quel botto non ci sarà...
Ci sarà, ci sarà...

"nato_pigro":
A parte il fatto che non ho ben capito cosa ho fatto io per avere diritto a un paese che funziona bene

"nato_pigro":
NO: non credo che ognuno di noi debba un bel niente.

"nato_pigro":
Da "novello Yossarian"
ho una vaga idea, ma non ho letto Comma 22

"nato_pigro":
se scelgo di fare una certa azione "socialmente utile" è, e vorrei che fosse, una decisione mia, non ispirata da ideali appartenenti ad altri o costretta da pressioni esterne.
Certo.
[/quote]
"Zilpha":
[quote="nato_pigro"]Quello di cui ora sono certo è che se fossi posto davanti alla scelta di restare o andarmene, una volta considerati i pro e i contro, di sicuro tra i pro non figurerebbe "salvare il paese". Non me ne vogliano i padri costituenti, i vari garibaldini o il professore di storia del liceo ma se c'è una cosa che non ho sviluppato è un sentimento nazionale.
al di là della questione "salviamo il paese" che anche secondo me non dovrebbe essere il "motivo" per restare, considerato che il "sentimento nazionale" non ha portato buoni frutti, in generale, nella storia, ad anzi in alcuni casi alimenta il razzismo, non credi che avremmo comunque diritto a un paese in cui le piccole cose di tutti i giorni (ma anche le grandi) funzionassero come in un paese civile? non credi che, laddove si può, ognuno di noi debba dare un suo piccolissimo contributo? Non parlo di rivoluzioni, ma di ribellione alle tante sopraffazioni quotidiane e non per ideali nazionalistici, semplicemente perchè migliori la qualità della vita e perchè davvero sia una scelta libera andare a vivere in un altro paese e non una necessità, come sempre più spesso capita...purtroppo la situazione per chi vive al sud è molto molto critica e soprattutto nell'entroterra napoletano.[/quote]
A parte il fatto che non ho ben capito cosa ho fatto io per avere diritto a un paese che funziona bene, NO: non credo che ognuno di noi debba un bel niente. Io sono venuto al mondo (indipendentemente dalla mia volontà) in un certo periodo storico che prevede un divisione politica organizzata in stati e di uno di questi mi sono ritrovato cittadino. Accetto di averne assorbito la cultura, le leggi e la storia -non posso fare finta che non esistano- e con esse mi confronto. Da "novello Yossarian" ho la netta impressione che ci siano già le religioni, i partiti politici e una miriade di altre organizzazioni che vogliono i miei soldi e il mio tempo, se scelgo di fare una certa azione "socialmente utile" è, e vorrei che fosse, una decisione mia, non ispirata da ideali appartenenti ad altri o costretta da pressioni esterne. Non dico che la morale collettiva sia completamente superflua o irrealizzabile, credo sia possible e certamente auspicabile una certa convergenza, ma bisogna essere cauti nell'evocarla.
@Sergio: informarsi adeguatamente è difficile, è vero. Soprattutto quando per farsi un'idea in un certo campo che abbia un qualche valore è necessario avere delle conoscenze adeguate. Il problema è che ci sentiamo in dovere, ora, di farci un'opinione in fretta e furia su argomenti che prima non conoscevamo e che non ci interessavano. E' come se da un giorno all'altro ci fosse richiesto di esporci su chi ha effettivamente scritto l'Historia Augusta, come possiamo? Ci sono fior fior di filologi che ne discutono da secoli, se anche ora la teoria più di moda è quella del filologo X perchè dovrei dargli ragione? io ne so forse di più del filologo Y che la pensa diversamente? E non è neanche del tutto vero che l'esempio è sbagliato perché l'economia è più scientifica della filologia: io sono convinto che se entro in ufficio da un professore di matematica credendo -e avendo- ragione su una certa cosa lui è in grado di convincermi del contrario.
E allora? e allora è sbagliato pretendere che l'uomo comune esprima un'opinione a tutti i costi. Quello che posso auspicarmi io, uomo comune, è pretendere che chi mi governa abbia le carte in regola per quanto riguarda capacità e volontà di intenti.
Prendi me: ho visto l'intervista a Monti dell'Annunziata. Mi ha convinto e mi ha fatto in generale una buona impressione (tranne per il fatto che non ha risposto all'avvocato che gli chiedeva spiegazione sull'1% del prestito alle banche italiane). Ora tu puoi dirmi che il decreto X, no chiamiamolo W (X l'abbiamo già usata

PS: con questo non dico che non fai bene a rispondere a chi chiede informazioni, anzi, ti trovo una risorsa utilissima


"nato_pigro":
Quello di cui ora sono certo è che se fossi posto davanti alla scelta di restare o andarmene, una volta considerati i pro e i contro, di sicuro tra i pro non figurerebbe "salvare il paese". Non me ne vogliano i padri costituenti, i vari garibaldini o il professore di storia del liceo ma se c'è una cosa che non ho sviluppato è un sentimento nazionale.
al di là della questione "salviamo il paese" che anche secondo me non dovrebbe essere il "motivo" per restare, considerato che il "sentimento nazionale" non ha portato buoni frutti, in generale, nella storia, ad anzi in alcuni casi alimenta il razzismo, non credi che avremmo comunque diritto a un paese in cui le piccole cose di tutti i giorni (ma anche le grandi) funzionassero come in un paese civile? non credi che, laddove si può, ognuno di noi debba dare un suo piccolissimo contributo? Non parlo di rivoluzioni, ma di ribellione alle tante sopraffazioni quotidiane e non per ideali nazionalistici, semplicemente perchè migliori la qualità della vita e perchè davvero sia una scelta libera andare a vivere in un altro paese e non una necessità, come sempre più spesso capita...purtroppo la situazione per chi vive al sud è molto molto critica e soprattutto nell'entroterra napoletano.
"nato_pigro":
Quello di cui ora sono certo è che se fossi posto davanti alla scelta di restare o andarmene, una volta considerati i pro e i contro, di sicuro tra i pro non figurerebbe "salvare il paese". Non me ne vogliano i padri costituenti, i vari garibaldini o il professore di storia del liceo ma se c'è una cosa che non ho sviluppato è un sentimento nazionale.
Condivido.
Quello di cui ora sono certo è che se fossi posto davanti alla scelta di restare o andarmene, una volta considerati i pro e i contro, di sicuro tra i pro non figurerebbe "salvare il paese". Non me ne vogliano i padri costituenti, i vari garibaldini o il professore di storia del liceo ma se c'è una cosa che non ho sviluppato è un sentimento nazionale.
Credo che la fiducia dei "vvecchi" nei giovani sia mal risposta, non solo per quelli come me, ma soprattutto per quelli che si riempono la bocca di frasi quali "resto per cambiare", "facciamo la rivoluzione", "scendiamo tutti in piazza, intanto ci facciamo una birra e due risate". Non credo nelle rivoluzioni e credo che Il mondo sia dei vecchi e illudermi del contrario non è sufficiente per cambiare lo status quo. Tutta "l'azione sociale" che sono in grado di fare è concentrata esclusivamente nell'informarmi, crearmi un'idea ed esprimerla, non in piazza ma al mio vicino che la pensa diversamente da me o in modo simile a me ma non del tutto. Nessuno ha il diritto né di pretendere né di aspettarsi altro da me. Se avrò modo di cambiare idea in futuro ben venga.
Credo che la fiducia dei "vvecchi" nei giovani sia mal risposta, non solo per quelli come me, ma soprattutto per quelli che si riempono la bocca di frasi quali "resto per cambiare", "facciamo la rivoluzione", "scendiamo tutti in piazza, intanto ci facciamo una birra e due risate". Non credo nelle rivoluzioni e credo che Il mondo sia dei vecchi e illudermi del contrario non è sufficiente per cambiare lo status quo. Tutta "l'azione sociale" che sono in grado di fare è concentrata esclusivamente nell'informarmi, crearmi un'idea ed esprimerla, non in piazza ma al mio vicino che la pensa diversamente da me o in modo simile a me ma non del tutto. Nessuno ha il diritto né di pretendere né di aspettarsi altro da me. Se avrò modo di cambiare idea in futuro ben venga.
Una risposta rapida: io non istigo nessuno ad andarsene dall'Italia, anche io ci sto adesso e cerco di fare del mio meglio (nel mio lavoro purtroppo scegliere dove andare è molto più difficile rispetto ad un lavoro più comune). Apprezzo chi, come in fin dei conti anche io faccio, cerca di far qualcosa per migliorare la situazione. Quello che mi sta poco bene è sentire gente che si lamenta dalla mattina alla sera su tutto e che invece avrebbe la possibilità di andarsene. Sputare nel piatto dove mangi non è un bel comportamento.
Io sono "ggiovane", in salute e credo sufficientemente informato sui fatti. Quindi non ho scuse, ma ora come ora non ho intenzione di andare al lavorare all'esterno né mi sento minimamente "in dovere" di "cambiare questo paese". Allora?
Salve a tutti,
Ahi serva Italia, di dolore ostello
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!
(Purg., VI, 76-8)
Cordiali saluti
Ahi serva Italia, di dolore ostello
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!
(Purg., VI, 76-8)



Cordiali saluti