Legge 133, ADDIO UNIVERSITA' PUBBLICA
Salve a tutti,
approfitto di questo forum per diffondere un argomento che riguarda sicuramente quasi tutti i suoi frequentatori.
La situazione dell'università italiana in seguito ai tagli previsti dell'ultima finanziaria sta per diventare insostenibile... per farla breve faccio copia-incolla da uno dei volantini che girano a Pisa,
ABBIAMO CULTURA DA VENEDERE
Avete presente l’Università Statale di Milano? Bene, fate conto di non vederla più: il TAGLIO DI 456 MILIONI DI EURO al finanziamento dell’Università deciso dalla LEGGE 133 è equivalente alla completa scomparsa di una delle più grandi Università italiane.
Il tutto nell’assordante silenzio della stampa e della televisione.
Il Blocco del TURN OVER al 20% per cinque anni, ovvero un solo neoassunto ogni 5 pensionamenti, impedirà la possibilità di mantenere una didattica di qualità, con la chiusura di corsi di insegnamento. Per l’Ateneo di Pisa si prevedono circa 300 pensionamenti.
L’impossibilità di rinnovare la classe docente impedirà inoltre il ricambio generazionale, precludendo a un’intera generazione la carriera universitaria, mentre la folla dei precari senza speranza si ingrandirà sempre più.
Quale la soluzione prospettata dal governo per sopravvivere?
La trasformazione in FONDAZIONI PRIVATE.
Avete capito bene, ciò significa l’ADDIO, IN ITALIA, ALL’UNIVERSITA’ PUBBLICA e la privatizzazione limiterà la libertà di ricerca che sarà prevalentemente indirizzata dalle grandi aziende.
Il contributo da parte degli studenti potrà essere aumentato liberamente dalle fondazioni private (avete presente quanto costa iscriversi a un college americano?), e l’Università di qualità per tutti resterà solo un ricordo.
Gli studenti torneranno ad essere divisi in classi.
TUTTO QUESTO NON ACCADRA' TRA ANNI MA TRA GIORNI SE NON FACCIAMO QUALCOSA.
Difendiamo la nostra Università.
Il silenzio che viene mantenuto dai media sulla questione è scandaloso, dobbiamo diffondere come stanno relamente le cose per fare qualcosa prima che sia troppo tardi.
Per consultare il testo integrale della legge: http://www.camera.it/parlam/leggi/08133l.htm
per aderire all'appello degli atenei: http://www.repubblica.it/scuola_e_unive ... ref=hphead
http://www.petitiononline.com/ricerca1/petition.html
approfitto di questo forum per diffondere un argomento che riguarda sicuramente quasi tutti i suoi frequentatori.
La situazione dell'università italiana in seguito ai tagli previsti dell'ultima finanziaria sta per diventare insostenibile... per farla breve faccio copia-incolla da uno dei volantini che girano a Pisa,
ABBIAMO CULTURA DA VENEDERE
Avete presente l’Università Statale di Milano? Bene, fate conto di non vederla più: il TAGLIO DI 456 MILIONI DI EURO al finanziamento dell’Università deciso dalla LEGGE 133 è equivalente alla completa scomparsa di una delle più grandi Università italiane.
Il tutto nell’assordante silenzio della stampa e della televisione.
Il Blocco del TURN OVER al 20% per cinque anni, ovvero un solo neoassunto ogni 5 pensionamenti, impedirà la possibilità di mantenere una didattica di qualità, con la chiusura di corsi di insegnamento. Per l’Ateneo di Pisa si prevedono circa 300 pensionamenti.
L’impossibilità di rinnovare la classe docente impedirà inoltre il ricambio generazionale, precludendo a un’intera generazione la carriera universitaria, mentre la folla dei precari senza speranza si ingrandirà sempre più.
Quale la soluzione prospettata dal governo per sopravvivere?
La trasformazione in FONDAZIONI PRIVATE.
Avete capito bene, ciò significa l’ADDIO, IN ITALIA, ALL’UNIVERSITA’ PUBBLICA e la privatizzazione limiterà la libertà di ricerca che sarà prevalentemente indirizzata dalle grandi aziende.
Il contributo da parte degli studenti potrà essere aumentato liberamente dalle fondazioni private (avete presente quanto costa iscriversi a un college americano?), e l’Università di qualità per tutti resterà solo un ricordo.
Gli studenti torneranno ad essere divisi in classi.
TUTTO QUESTO NON ACCADRA' TRA ANNI MA TRA GIORNI SE NON FACCIAMO QUALCOSA.
Difendiamo la nostra Università.
Il silenzio che viene mantenuto dai media sulla questione è scandaloso, dobbiamo diffondere come stanno relamente le cose per fare qualcosa prima che sia troppo tardi.
Per consultare il testo integrale della legge: http://www.camera.it/parlam/leggi/08133l.htm
per aderire all'appello degli atenei: http://www.repubblica.it/scuola_e_unive ... ref=hphead
http://www.petitiononline.com/ricerca1/petition.html
Risposte
"alvinlee88":
[ultimo post troppo lungo per essere quotato...]
Alvin, non volevo assolutamente appoggiare una politica di "tagli indiscriminati" (e credo che nemmeno fields volesse).
Sto solo dicendo che si dovrebbe essere più matematici nelle scelte (la Ricerca Operativa e la Teoria dell'Ottimizzazione sono nate per questo): attuando una politica di razionalizzazione a livello nazionale si potrebbero risolvere gran parte dei problemi dovuti a carenza di fondi. Il problema grosso è che nessun "magnifico" vuole rinunciare al proprio tornaconto. Come al solito le beghe di parte impediscono alle istituzioni di progredire: questo è un difetto (quasi del) tutto italiano.*
Il fatto è che i tagli vanno necessariamente fatti. Lo stato non può più permettersi buttare soldi in un marchingegno che non produce nemmeno la proverbiale "ceppa" (ovviamente è un dato medio: ci sono centri all'avanguardia che fanno belle ricerche, ma sono pochini rispetto al totale).
Qui entra in gioco, di nuovo, il comportamento della classe dirigente degli atenei: lo sappiamo tutti che vige una sorta di nepotismo, è inutile negarlo; tanti buoni elementi emigrano anche perchè i posti nell'uni sono blindati e riservati a "figli di/parenti di/amici di...".
Non fraintendermi, non ne faccio una questione etica: dico apertamente che questo del nepotismo, di per sé, non è un problema grave; purtroppo lo diventa quando accade, come qui da noi, che il livello medio dei "figli di/parenti di/amici di..." è inferiore a quello dei "figli di un dio minore" costretti ad emigrare. Qualcuno potrebbe dirmi che sono troppo pragmatico... ed avrebbe pienamente ragione!

Poi, sulla fine dell'università pubblica... Il nocciolo della questione, secondo me, è sapere cosa intendi tu per "università pubblica", il ruolo che secondo te questa istituzione ha all'interno del (ed uso un'espressione che mi fa quasi schifo) "sistema paese" e che formazione deve fornire ai suoi studenti.
Ormai, da quello che vedo, l'università si è ridotta ad un asilo nido per giovani uomini che credono ancora di essere adolescenti. Sembra che gli studenti non sentano il "peso" di essere nell'Università: si lamentano di quelle quattro cazzatelle che gli propinano i prof. a lezione; devastano le aule; fanno un bordello immane nei corridoi; agli esami sono costantemente sottopreparati... Se questo secondo te è università pubblica, allora non mi rimane che augurare la subitanea abolizione di tale istituzione che è diventata una succursale dei licei e delle curve degli stadi.
Gli studenti dovrebbero capire che quella universitaria è l'istruzione più elevata che gli verrà impartita e portare rispetto per questo fatto; anzi, dovrebbero provare sano orgoglio per essere entrati a far parte d'una cosa che è immensamente più grande di loro: la Cultura. Il problema è che tutto ciò è questione di educazione e rispetto e, come noto, queste cose non dipendono dallo Stato ma dalle famiglie; purtroppo nessun decreto legge potrà formare genitori che educhino i propri figli ai valori del rispetto, della cultura e del sapere.
Qualcuno potrebbe dire che sono eccessivamente aristocratico, e di nuovo avrebbe pienamente ragione!

P.S.: Ci tengo a precisare una cosa: non sono un fan del Berluska.
__________
* Si vedano i casi delle privatizzazioni delle grosse aziende di stato, tipo Alitalia o RAI. Per la prima si sono dovuti far intervenire i soliti "amici" perchè la compagnia potesse continuare ad aver legami con la politica (a cos'è servita Alitalia in questi decenni se non a creare consenso tramite posti di lavoro?); per la seconda, la privatizzazione non parte per lo stesso motivo (a cos'è servita la RAI in questi decenni se non a creare consenso tramite posti di lavoro?). Eppure la privatizzazione, semmai con cessione delle aziende a stranieri, avrebbe importato un miglioramento dei servizi per tutti gli utenti...
In Italia, ognuno sembra Candido (intento a coltivare il proprio "orticello").
Ho qualche dubbio sulle università private esistenti.
Mi sa che non è noto il loro comportamento parassitario nei confronti delle università statali. Se fosse (stato (giustamente)) proibito a un docente di università statale di fare delle supplenze in una università privata (per ovvio conflitto di interessi), non so se atenei come la Bocconi se la sarebbero cavata.
Mi sa che non è noto il loro comportamento parassitario nei confronti delle università statali. Se fosse (stato (giustamente)) proibito a un docente di università statale di fare delle supplenze in una università privata (per ovvio conflitto di interessi), non so se atenei come la Bocconi se la sarebbero cavata.
Guarda che io sono d'accordo con te il linea di principio, alvinlee. Il valore della cultura, la libera ricerca, l'istruzione gratuita, etc.
Il problema e' che non sono convinto che tutte le cose catastrofiche che annunci accadrebbero realmente.
Mi limito ad osservare che, ad esempio, non dovendo mantenere piu' un macchinario gigantesco come quello attuale, lo Stato avrebbe i soldi necessari per finanziare gli studenti meritevoli con borse di studio e quant'altro. Alla lunga, inoltre, le tasse diminuirebbero per tutti, e quindi ciascun cittadino spenderebbe i propri soldi come meglio crede, e in particolare nella propria istruzione.
Inoltre, una buona parte della cultura degna di questo nome viene prodotta dalle grandi istituzioni universitarie private anglosassoni. Non mi risulta che in tali istituzioni sia sparita la matematica pura, o la letteratura o la filosofia.
I vantaggi della privatizzazione delle universita' sono invece evidenti, dunque e' inutile che ne parli.
Per ora, inoltre, non credo che ci siano soluzioni praticabili alternative per ristrutturare completamente l'universita' italiana e che funzionerebbero in Italia; come al solito, ci sono soltanto belle irrealistiche parole.
Il problema e' che non sono convinto che tutte le cose catastrofiche che annunci accadrebbero realmente.
Mi limito ad osservare che, ad esempio, non dovendo mantenere piu' un macchinario gigantesco come quello attuale, lo Stato avrebbe i soldi necessari per finanziare gli studenti meritevoli con borse di studio e quant'altro. Alla lunga, inoltre, le tasse diminuirebbero per tutti, e quindi ciascun cittadino spenderebbe i propri soldi come meglio crede, e in particolare nella propria istruzione.
Inoltre, una buona parte della cultura degna di questo nome viene prodotta dalle grandi istituzioni universitarie private anglosassoni. Non mi risulta che in tali istituzioni sia sparita la matematica pura, o la letteratura o la filosofia.
I vantaggi della privatizzazione delle universita' sono invece evidenti, dunque e' inutile che ne parli.
Per ora, inoltre, non credo che ci siano soluzioni praticabili alternative per ristrutturare completamente l'universita' italiana e che funzionerebbero in Italia; come al solito, ci sono soltanto belle irrealistiche parole.
"fields":
Qui stiamo tutti a finanziare un inefficiente carrozzone di mediocri e di mangiasoldi.
Si, ma certo. Aggiungerei che non ci sono più le mezze stagioni e che si stava meglio quando si stava peggio.
"fields":
W i tagli, dunque, W il blocco delle assunzioni e W le universita' private.
Bene, dunque W la chiusura delle facoltà non direttamente produttive (saluta pure lettere, filosofia, psicologia...e perchè no la matematica pura, che cavolo di interesse ha un banchiere a finanziarie ricerche di matematica pura, che (per ora) sembrerebbero non produrre sufficienti applicazioni e quindi profitti?), W la possibilità dei privati di indirizzare a loro piacimento la didattica e la ricerca, W i parametri di valutazione aziendali ( rende di più $=>$ è migliore), W le rette studentesche attorno ai 10000 euro l'anno stile Bocconi. Se fai di questi discorsi segnifica come minimo che ti puoi permettere una tale rata, ma la maggior parte della gente no. Assisteremmo a una suddivisione della società in classi bella e buona: chi ha soldi (tanti) può permettersi un'istruzione, chi non ne ha(salvo borsisti, che sono una infinitesima parte degli studenti) si accomodi pure in fabbrica.
"fields":
E non fatevi ingannare dal volantinaggio e dai piagnistei generali. Cosa vi aspettate, che i membri del carazzone rinuncino all'improvviso ai privilegi e gridino: "viva la fine della pacchia!"???
Non è la fine della pacchia, è la fine dell'Università pubblica in tutti i sensi. Io sono il primo a dire che l'Università pubblica allo stato attuale è corrotta, infestata dai baroni e dal nepotismo. Per esempio a Pisa so di alcuni meccanismi di concessioni di posti di ordinari a dir poco rivoltanti.
Ma non è distruggendola con tagli indiscriminati che si risolve il problema: in questo modo semplicemente si elimina del tutto il concetto di "università pubblica". Ripeto, chi è pronto ad accettare una cosa del genere significa che si può permettere di fare lo snob, perchè magari non è per lui un peso (e questo è solo uno dei problemi) pagare rette esorbitanti. Ma questa cosa danneggia tutti, dallo studente che si vede aumentare le tasse al dottorando che si vede affossato il suo futuro accademico, agli stessi baroni che si vedono tagliare i fondi.
L'avvento su buona parte del territorio nazionale delle Fondazioni private causerà un devastante cambiamente dello stesso concetto di cultura. Essa non sarà più legata al sapere, alla libera ricerca (e qui si ripresenta il problema di migliorare, e di molto, l'apparato attuale), ma ad una mentalità puramente aziendale.
La sola idea dell'equivalenza fra cultura e profitto è per me ripugnante. E non riesco a comprendere come ad esempio tu, fields (che hai certo interesse a vivere in un paese che riconosca l'importanza della libera ricerca e del valore della cultura come bene slegato dall'interesse economico, almeno credo) non lo capisci, e ignori (e non condividi) la protesta ritenendola una semplice "ripicca del bambini a cui tolgono il giochino".
Per me o non ti rendi conto della gravità del problema (e quindi sbagli) e te ne rendi conto e ti va bene, facendoti complice, che dal mio punto di vista è ancora peggio.
Ribadisco che ora come ora le cose non vanno bene, ma la soluzione non è eliminare l'Istruzione pubblica ( e lo si sta facendo a tutti i livelli). questa è la soluzione di chi ha tutto l'interesse ad avere una suddivisione della cittadinanza in classi, dove solo chi è ricco (con pochissime eccezioni) potrà studiare (che so, magari tu questo interesse potresti anche averlo) e sopratutto ha interesse a una completa reinterpretazione del concetto di cultura, che diverrà qualcosa di legato unicamente all'interesse di mercato e al "quanto rende" un determinato settore culturale, e non posso credere che tu condivida una cosa del genere.
Adesso è di primaria importanza fare capire l'essenza di condanna a morte dell'Istruzione pubblica che è questa legge, e cercare in tutti i modi (non concepisco come chi vive proprio in questo mondo non se ne renda conto) di evitarne la messa in pratica. Quello che serve è una riforma seria dell'apparto di istruzione pubblico italiano, per combattere schifosi meccanismi fin troppo presenti, valorizzando il merito ed eliminando gli sprechi. Sono totalmente d'accordo. Ma una tale riforama deve avere come punto focale una politica di valorizzazione della cultura, di "fiducia" nella cultura, di comprensione di quanto sia necessario per un paese avere un sistema di istruzione PUBBLICO efficiente e di alta qualità.
La proposta di Tremonti semplicemente elimina l'aggettivo "pubblico" nelle vicinanze del sostantivo "istruzione di un certo livello" (ed è tutto da dimostrare che, per esempio, la Bocconi sia migliore di un'università statale, solo perchè ha rette esorbitanti) con tagli indiscriminati (infatti si taglia a prescindere dal fatto che un ateneo sia più o meno virtuoso) che dimostrano solo la miopia della classe politica riguardo al problema dell'istruzione e la totale assenza di comprensione di quanto un buon livello di Istruzione pubblica sia invece un tratto altamente qualificante di una nazione.
Spero di aver esposto le mie ragioni, e convinto che non sono contrario perchè "mi tagliano i privilegi".
Finché non cambiano le regole del gioco (per esempio con la possibilità di offrire uno stipendio più alto ad un ricercatore affermato per "assicurarselo") non credo che l'Italia possa essere una meta appetibile per i cervelli.
Tanto per fare un esempio, se a Zurigo un ordinario prende 3 volte lo stipendio che si prende in Italia (per giunta con molte meno tasse) dove credete che andrà uno che ha la possibilità di scegliere?
È chiaro che anche la carenza di strutture e quant'altro gioca un ruolo nell'emigrazione, ma non c'è solo quello... Non ci tappiamo occhi e orecchie continuando a ripetere slogan. Per tenere i cervelli in Italia bisogna pensare ad una strategia di più ampio respiro che non continuare a buttare i soldi per creare nuove segreterie a Lettere...
Tanto per fare un esempio, se a Zurigo un ordinario prende 3 volte lo stipendio che si prende in Italia (per giunta con molte meno tasse) dove credete che andrà uno che ha la possibilità di scegliere?
È chiaro che anche la carenza di strutture e quant'altro gioca un ruolo nell'emigrazione, ma non c'è solo quello... Non ci tappiamo occhi e orecchie continuando a ripetere slogan. Per tenere i cervelli in Italia bisogna pensare ad una strategia di più ampio respiro che non continuare a buttare i soldi per creare nuove segreterie a Lettere...
Che i cervelli italiani se ne vanno lo sappiamo tutti, ma non mi sembra logico che la loro scelta diventi obbligata visto che oltretutto lo stato ha pagato per la loro formazione. Ogni cervello che lascia l'Italia è un investimento i cui guadagni andranno a qualcun altro. Ritengo quindi che lo stato non debba tagliare, ma anzi aumentare, per quanto possibile, i fondi per la ricerca in modo da rendere più appetibile l'ambiente per i nostri geni.
Io sono assolutamente d'accordo con il governo e con molte delle cose dette da gugo82 e desko.
La maggioranza dei migliori cervelli italiani se ne va da un pezzo. Qui stiamo tutti a finanziare un inefficiente carrozzone di mediocri e di mangiasoldi. Le eccezioni ci sono, naturalmente, ma purtroppo la realta' media e' triste. W i tagli, dunque, W il blocco delle assunzioni e W le universita' private.
E non fatevi ingannare dal volantinaggio e dai piagnistei generali. Cosa vi aspettate, che i membri del carazzone rinuncino all'improvviso ai privilegi e gridino: "viva la fine della pacchia!"???
La maggioranza dei migliori cervelli italiani se ne va da un pezzo. Qui stiamo tutti a finanziare un inefficiente carrozzone di mediocri e di mangiasoldi. Le eccezioni ci sono, naturalmente, ma purtroppo la realta' media e' triste. W i tagli, dunque, W il blocco delle assunzioni e W le universita' private.
E non fatevi ingannare dal volantinaggio e dai piagnistei generali. Cosa vi aspettate, che i membri del carazzone rinuncino all'improvviso ai privilegi e gridino: "viva la fine della pacchia!"???
Gugo82, hai dato una fotografia abbastanza realistica dell’Università, una riforma può essere realizzata solo dall’esterno. Le proteste di questi giorni (e di quelli che verranno) sono alimentate principalmente dalle persone che hanno contribuito al fallimento 3+2 e che, sfruttando l’ingenuità degli studenti, cercano di conservare i loro miseri privilegi.
Com’è ora strutturata l’Università l’uguaglianza: più risorse = più qualità, non corrisponde al vero, anzi è certo il contrario.
Com’è ora strutturata l’Università l’uguaglianza: più risorse = più qualità, non corrisponde al vero, anzi è certo il contrario.
Conosco poco la situazione per esprimere giudizi netti, tutt'al più riesco a pormi delle domande.
In Italia esistono già delle università non statali, alcune sono nettamente orientate al mondo aziendale, ma altre meno; penso alla Cattolica o al San Raffaele di Milano.
E anche la Bocconi, cura un progetto come il suo sito di Matematica (e tutte le iniziative ad esso connesse) che mi sembra lodevole.
E per quel che riguarda il concetto di fondazioni a me vengono in mente le fondazioni bancarie, che finanziano di tutto, a fondo perduto.
Non è la stessa cosa delle ipotetiche fondazioni universitarie, ma credo che qualcosa si potrebbe fare in tal senso.
Sicuramente c'è da star all'erta, perché la situazione non è facile.
In Italia esistono già delle università non statali, alcune sono nettamente orientate al mondo aziendale, ma altre meno; penso alla Cattolica o al San Raffaele di Milano.
E anche la Bocconi, cura un progetto come il suo sito di Matematica (e tutte le iniziative ad esso connesse) che mi sembra lodevole.
E per quel che riguarda il concetto di fondazioni a me vengono in mente le fondazioni bancarie, che finanziano di tutto, a fondo perduto.
Non è la stessa cosa delle ipotetiche fondazioni universitarie, ma credo che qualcosa si potrebbe fare in tal senso.
Sicuramente c'è da star all'erta, perché la situazione non è facile.
"alice88":
Il Blocco del TURN OVER al 20% per cinque anni, ovvero un solo neoassunto ogni 5 pensionamenti, impedirà la possibilità di mantenere una didattica di qualità, con la chiusura di corsi di insegnamento. Per l’Ateneo di Pisa si prevedono circa 300 pensionamenti.
L’impossibilità di rinnovare la classe docente impedirà inoltre il ricambio generazionale, precludendo a un’intera generazione la carriera universitaria, mentre la folla dei precari senza speranza si ingrandirà sempre più.
Non so se qualcuno di voi se n'è già accorto, ma qui in Italia la carriera accademica per i giovani è già preclusa. Se non si è figli di/parenti di/amici di... è davvero molto difficile entrare da qualche parte (e non mi riferisco ai concorsi per dottorato, ma a quelli per ricercatore o posizioni accademiche più elevate)*.
Non credete a tutto quello che c'è scritto sui volantini; domandatevi sempre il perchè delle cose.
Ad esempio, "Per l’Ateneo di Pisa si prevedono circa 300 pensionamenti" in 5 anni: questo vuol dire che 300 docenti hanno, oggi, più di 70 anni; domanda: se c'è un numero di docenti anziani così elevato, quale ricambio generazionale c'è stato negli anni precedenti? NESSUNO. Domanda: perchè vi vogliono far credere che adesso, come d'incanto, questi anziani abbandonino i loro troni per cederli proprio a voi? Perchè è l'unico modo che hanno per sobillarvi ed avere di nuovo tanti soldi per le mani.
Ovviamente, le associazioni studentesche si sentono toccate nel vivo: l'università dà un sacco di soldi alle associazioni per progetti quanto meno discutibili (se non ci credete provate a spulciare i bilanci dell'università). Se non arrivano più soldi dall'alto, le associazioni non vedranno nemmeno più un euro quindi... Volantinaggio.
Per quanto riguarda la chiusura di corsi di laurea: ben venga! Sinceramente, in questi ultimi anni, si è assistito ad un proliferare di corsi di laurea assolutamenti inutili e/o pensati in maniera assurda.
Sono dell'idea che ogni università debba puntare sulle proprie eccellenze e su pochi altri corsi di laurea; è inutile disperdere gli sforzi nel formare gente in ambiti in cui, all'interno dell'università, non ci sono grosse competenze (anche perchè queste persone saranno sempre considerate "laureati di serie B" rispetto a chi esce da università più rinomate; e.g. un laureato in ing. elettronica a Napoli sarà sempre preferito ad uno laureato a Cosenza).
Se si volesse seguire seriamente questa strada, cioè quella della razionalizzazione dell'offerta didattica a livello nazionale, ho idea che lo stato (ossia noi) risparmierebbe un mucchio di quattrini che potrebbe investire nelle stesse università.
L'ostacolo sono le persone: in altre parole, gestire soldi è molto piacevole ed i membri della CRUI difficilmente rinunceranno a finanziamenti elargiti proporzionalmente agli iscritti per singolo corso di laurea.
Intanto, quello che mi rode di più, è che grazie al ministro Brunetta è molto probabile che i corsi di dottorato quest'anno non partano. Proprio adesso che ho fatto le corse per laurearmi!



P.S.: Ritengo che lo sfascio in cui versa, ormai, l'università italiana (mi riferisco al livello di qualità dell'insegnamento) sia dovuto al fatto che non si è saputo far fronte all'aumento delle iscrizioni. L'introduzione della laurea 3+2 avrebbe potuto essere una buona idea, ma in pratica si è rivelata un fallimento: ciò sia perchè i docenti, per preparare gli studenti in 3 anni, avrebbero dovuto attuare un insegnamento molto mirato a cui non erano abituati (per ragioni storiche), sia perchè gli studenti prendono l'università come un liceo. Il 3+2 è servito solo a ridurre, in maniera abbastanza vistosa e relativamente squallida, i programmi dei corsi.
La forza dell'universtà italiana era formare pochi studenti con una preparazione teorica notevole ed una scarsa (o quasi nulla) preparazione pratica: questi studenti trovavano subito lavoro (se non in Italia all'estero) perchè erano talmente abituati a studiare che l'imparare "il mestiere" era una bazzecola.
Oggi, invece, si punta a formare molti studenti con una debole preparazione teorica non adeguatamente compensata da una preparazione "pratica": questi ragazzi non sono abituati né a studiare né a lavorare... Insomma sono pressoché inutili e come tale vengono retribuiti dalle aziende.
Detto senza mezze parole, un ingegnere che usciva dopo 5-7 anni del vecchio ordinamento aveva delle "palle" che oggi chi esce dal 3+2, anche con due anni fuori corso, se le sogna.
__________
* Non penso sia un mistero: due parenti stretti del "magnifico" sono nel dipartimento di Matematica di Napoli; la moglie di un mio prof. fa la ricercatrice; ad ingegneria, ci sono figli di professori che fanno il dottorato o sono ricercatori (ed alcuni sono anche abbastanza ignoranti)... Questo si chiama nepotismo ed è stato dimostrato che, alla lunga, è economicamente svantaggioso.
Vorrei che sia chiaro che non ho mai detto che le manifestazioni non servono, sarebbe contraddittorio avendone organizzate direttamente molte. L'importante è che non si pensi che qualche striscione stimoli le sisnapsi del tvemonti.
Per quanto riguarda il sit in alla torre preparo i pennarelli per gli striscioni.
Per quanto riguarda il sit in alla torre preparo i pennarelli per gli striscioni.

concordo pienamente con alivinlee... so che quello che faccio sarà ben poca cosa, ma di sicuro è meglio di non fare niente.
detto ciò per quanto riguarda ingegneria a pisa c'è stata assemblea degli studenti, dei ricercatori e dei docenti, ma apparte questo e un paio di striscioni niente altro. I più attivi al momento sono i ricercatori e i professori-ricercatori che hanno smesso di tenere lezione e dovrebbero saltare anche degli appelli d'esame.
Il punto è che almeno per quanto riguarda la mia facoltà, sono gli stessi studenti che ancora non hanno afferrato cosa sta succedendo (e a questo punto mi domando se ne siano in grado.... ma è noto che gli ingegneri sono un pò ottusi), per questo i professori stanno cercando di "punzecchiarci" con questi mezzi, per farci svegliare....
Di sicuro la cosa migliore che possiamo fare è coordinarci a livello regionale o possiilmente nazionale, una sospensione della didattica in contemporanea e relative manifestazioni che ovviamente non risolvono il problema, ma per ora dobbiamo puntare a diffondere la voce sulla nostra situazione e per questo obiettivo mi sembrano adatte.... i giornali non potranno continuare ad ignorarci. Quindi sit in alla torre di pisa , lezioni all'aperto in piazza dei cavalieri, e quant'altro mi sembrano un modo giusto di cominciare a muoversi...se saprò di manifestazioni varie organizzate da ingegneria vi farò sapere.
detto ciò per quanto riguarda ingegneria a pisa c'è stata assemblea degli studenti, dei ricercatori e dei docenti, ma apparte questo e un paio di striscioni niente altro. I più attivi al momento sono i ricercatori e i professori-ricercatori che hanno smesso di tenere lezione e dovrebbero saltare anche degli appelli d'esame.
Il punto è che almeno per quanto riguarda la mia facoltà, sono gli stessi studenti che ancora non hanno afferrato cosa sta succedendo (e a questo punto mi domando se ne siano in grado.... ma è noto che gli ingegneri sono un pò ottusi), per questo i professori stanno cercando di "punzecchiarci" con questi mezzi, per farci svegliare....
Di sicuro la cosa migliore che possiamo fare è coordinarci a livello regionale o possiilmente nazionale, una sospensione della didattica in contemporanea e relative manifestazioni che ovviamente non risolvono il problema, ma per ora dobbiamo puntare a diffondere la voce sulla nostra situazione e per questo obiettivo mi sembrano adatte.... i giornali non potranno continuare ad ignorarci. Quindi sit in alla torre di pisa , lezioni all'aperto in piazza dei cavalieri, e quant'altro mi sembrano un modo giusto di cominciare a muoversi...se saprò di manifestazioni varie organizzate da ingegneria vi farò sapere.
"Megan00b":
[quote="alvinlee88"]
Per quanto mi riguarda parteciperò, per quanto possibile, a tutte le manifestazioni, compresa quella prevista per la visita della Gelmini alla Normale (Acquistapace ha proposto di vestirci in nero in occasione di questa visita, andando tutti a dirle cosa pensiamo con cartelli "in lutto per l'Università").
Chi acquistapablo o acquistacesca. Se è il primo si conferma ancora una volta il mio idolo. Acquistapablo rettore!!!!!
[/quote]
Acquistacesca! Aquistapablo per mia sfortuna nn l'ho mai conosciuto, ma mi sembra veramente in gamba. La sua omonima mi ha fatto un'ottima impressione alla discussione!
Resterà da studiare solo ingegneria, chi finanzierà mai ricerche di filosofia, storia, ...
"alvinlee88":
Per quanto mi riguarda parteciperò, per quanto possibile, a tutte le manifestazioni, compresa quella prevista per la visita della Gelmini alla Normale (Acquistapace ha proposto di vestirci in nero in occasione di questa visita, andando tutti a dirle cosa pensiamo con cartelli "in lutto per l'Università").
Chi acquistapablo o acquistacesca. Se è il primo si conferma ancora una volta il mio idolo. Acquistapablo rettore!!!!!
In ogni caso credo anch'io che non bisogna cedere ai compromessi, il mio discorso si riferiva al caso (molto probabile) in cui nessuna manifestazione abbia effetto, era un pensare al "piano B".
Ps. Quand'è questa manifestazione alla Normale?
Anche all'Università di Torino abbiamo fatto diverse assemblee a riguardo e stiamo organizzando delle attività per rendere pubblico il problema (anche noi abbiamo notato il silenzio della stampa): volantinaggio, comunicazioni agli studenti delle superiori, lezioni all'aperto, manifestazioni e in casi estremi anche occupazioni.
Sarebbe fantastico se si riuscisse a coordinare una protesta unica in contemporanea tra molti atenei in tutta Italia. Sicuramente farebbe molto più effetto che singole proteste autonome.
E' stato creato un blog per chi volesse tenersi aggiornato sulle attività degli studenti torinesi: http://assembleanogelmini.blogspot.com .
Spero che qualcuno di altre università raccolga il mio invito, in fondo è un problema comune e che riguarda soprattutto chi studia o studierà presso Scienze M.F.N. Se non ci muoviamo noi non lo farà nessun altro!
Per informazioni: assembleanogelmini(et)gmail(dot)com
Grazie a tutti.
Un saluto
Sarebbe fantastico se si riuscisse a coordinare una protesta unica in contemporanea tra molti atenei in tutta Italia. Sicuramente farebbe molto più effetto che singole proteste autonome.
E' stato creato un blog per chi volesse tenersi aggiornato sulle attività degli studenti torinesi: http://assembleanogelmini.blogspot.com .
Spero che qualcuno di altre università raccolga il mio invito, in fondo è un problema comune e che riguarda soprattutto chi studia o studierà presso Scienze M.F.N. Se non ci muoviamo noi non lo farà nessun altro!
Per informazioni: assembleanogelmini(et)gmail(dot)com
Grazie a tutti.
Un saluto
ma che schifo di governo quello italiano
mi viene vogli di picchiarlo
visto che la situazione "lavoratori laureati" ormai sta andando a picchio (in Italia solo il 20-25% dei lavoratori è laureato) tanto vale chiudere una delle scuole
più importanti del paese per di più senza avvertire nessuno!
La sinistra avrà pure deluso, ma la destra non mi sembra che stia facendo grandi cose


visto che la situazione "lavoratori laureati" ormai sta andando a picchio (in Italia solo il 20-25% dei lavoratori è laureato) tanto vale chiudere una delle scuole
più importanti del paese per di più senza avvertire nessuno!
La sinistra avrà pure deluso, ma la destra non mi sembra che stia facendo grandi cose

L'assemblea di ieri è stata secondo me molto interessante, anche se poco pubblicizzata: per esempio nella mia "classe" non lo sapeva nessuno, io l'ho saputo per caso da un mio amico fisico, e ci sono andato a fine lezioni. A quella dell'8 credo proprio di andare.
Capisco cosa intendi, Megan, anche secondo me delle semplici manifestazioni possono fare poco. Però intanto sensibilizzare l'opinione pubblica, e informare sull'argomento, è molto importante. E serve, ripeto, un fronte comune dalle Università. La tua proposta di una sorta di "compromesso" può sembrare in effetti l'unica forma "pratica" di salvezza, ma ci sono 2 punti che non mi sconfinferano di questa tua proposta:
1) Se Tvemonti ha deciso così, chi glielo fa fare di "limitarsi"? Non dando potere agli enti privati? E gli enti privati, chi glielo fa fare, a loro volta, di non poter dettare legge e indirizzare la didattica e la ricerca? Hai detto bene, dei possibili incentivi statali, o riduzione di tasse, potrebbero servire. Ma nutro scarisissima fiducia nella possiblità che lo stato conferisca tali incentivi ai privati, dal momento che lo stato vuole proprio scrollarsela di dosso l'Università Pubblica. Questa è la mia impressione.
2) Più grave: iniziare ad accettare dei compromessi, anche se sembrano l'unica alternativa, è il primo passo per cedere sempre più terreno: è il problema dei compromessi tutti. Si deve far capire che l'Università è un bene prezioso, e non si può "trattare" sulla sua qualità e sulla sua fruibilità da parte di tutti. Difficilmente un'azienda privata accetterà una proposta di compromesso che non le riservi grosse autonomie decisionali. E l'Università pubblica, noi tutti, abbiamo solo da perdere con un compromesso di questo genere. E il meccanismo sarà iniziato, irreversibile. Diventerà normale fare "mezzo e mezzo" fra pubblico e privato. Questa è la mia paura.
E' veramente importante che venga ampiamente rivisto il decreto Legge, e bisogna intervenire subito il tacito dissenso è un fortissimo consenso. Il problema è proprio come intervenire.
Qualche proposta di campagna informativa è stata fatta, un professore ieri ha proposto di fare un sit-in alla torre di Pisa, appenderci striscioni e quant'altro, enfatizzando la prevedibile risuonanza mediatica (almeno si spera) che avrebbe una tale iniziativa, dato che la torre di Pisa è un simbolo a livello direi mondiale. E il preside si è detto "solleticato dall'idea". A parte questo, sono piuttosto pessimista: non so cosa si potrà in realtà fare, da qualche tempo sono sempre più assalito da un disgustoso senso di impotenza civile e sociale.
Per quanto mi riguarda parteciperò, per quanto possibile, a tutte le manifestazioni, compresa quella prevista per la visita della Gelmini alla Normale (Acquistapace ha proposto di vestirci in nero in occasione di questa visita, andando tutti a dirle cosa pensiamo con cartelli "in lutto per l'Università").
Credo però, in tutta onestà, che tali iniziative possano servire solo a farmi stare meglio, ma che non possano fare tanto per questo problema .
Ma c'è una cosa da dire: di sicuro non fare niente è peggio.
Cercherò quindi di tenermi informato e partecipare alla lotta dando tutto il mio contributo possibile, perchè non sopporto l'idea di stare fermo mentre il mondo in cui vivrò per altri anni viene sgretolato.
Capisco cosa intendi, Megan, anche secondo me delle semplici manifestazioni possono fare poco. Però intanto sensibilizzare l'opinione pubblica, e informare sull'argomento, è molto importante. E serve, ripeto, un fronte comune dalle Università. La tua proposta di una sorta di "compromesso" può sembrare in effetti l'unica forma "pratica" di salvezza, ma ci sono 2 punti che non mi sconfinferano di questa tua proposta:
1) Se Tvemonti ha deciso così, chi glielo fa fare di "limitarsi"? Non dando potere agli enti privati? E gli enti privati, chi glielo fa fare, a loro volta, di non poter dettare legge e indirizzare la didattica e la ricerca? Hai detto bene, dei possibili incentivi statali, o riduzione di tasse, potrebbero servire. Ma nutro scarisissima fiducia nella possiblità che lo stato conferisca tali incentivi ai privati, dal momento che lo stato vuole proprio scrollarsela di dosso l'Università Pubblica. Questa è la mia impressione.
2) Più grave: iniziare ad accettare dei compromessi, anche se sembrano l'unica alternativa, è il primo passo per cedere sempre più terreno: è il problema dei compromessi tutti. Si deve far capire che l'Università è un bene prezioso, e non si può "trattare" sulla sua qualità e sulla sua fruibilità da parte di tutti. Difficilmente un'azienda privata accetterà una proposta di compromesso che non le riservi grosse autonomie decisionali. E l'Università pubblica, noi tutti, abbiamo solo da perdere con un compromesso di questo genere. E il meccanismo sarà iniziato, irreversibile. Diventerà normale fare "mezzo e mezzo" fra pubblico e privato. Questa è la mia paura.
E' veramente importante che venga ampiamente rivisto il decreto Legge, e bisogna intervenire subito il tacito dissenso è un fortissimo consenso. Il problema è proprio come intervenire.
Qualche proposta di campagna informativa è stata fatta, un professore ieri ha proposto di fare un sit-in alla torre di Pisa, appenderci striscioni e quant'altro, enfatizzando la prevedibile risuonanza mediatica (almeno si spera) che avrebbe una tale iniziativa, dato che la torre di Pisa è un simbolo a livello direi mondiale. E il preside si è detto "solleticato dall'idea". A parte questo, sono piuttosto pessimista: non so cosa si potrà in realtà fare, da qualche tempo sono sempre più assalito da un disgustoso senso di impotenza civile e sociale.
Per quanto mi riguarda parteciperò, per quanto possibile, a tutte le manifestazioni, compresa quella prevista per la visita della Gelmini alla Normale (Acquistapace ha proposto di vestirci in nero in occasione di questa visita, andando tutti a dirle cosa pensiamo con cartelli "in lutto per l'Università").
Credo però, in tutta onestà, che tali iniziative possano servire solo a farmi stare meglio, ma che non possano fare tanto per questo problema .
Ma c'è una cosa da dire: di sicuro non fare niente è peggio.
Cercherò quindi di tenermi informato e partecipare alla lotta dando tutto il mio contributo possibile, perchè non sopporto l'idea di stare fermo mentre il mondo in cui vivrò per altri anni viene sgretolato.
Alvin l'8 vai all'assemblea al Carmignani? Io ci volevo andare, ieri non ho potuto partecipare perchè ero impegnatissimo.
Per la questione in oggetto io mi chiedo una cosa che so probabilmente essere una fesseria.
Si parla di università, si parla dei posti in Italia che dovrebbero contenere le menti più brillanti, gli esperti più esperti, ad esempio ci sono tanti bravi economisti.
Fermorestando che questa legge è l'ennesima porcata del governo forse può esserci una terza via. E mi spiego: non penso che con una manifestazione o con 10 o con 100 manifestazioni faremo cambiare idea a tvemonti, dunque oltre ad esprimere il dissenso non possiamo fare molto. Può esistere una forma intermedia tra l'università pubblica e la privatizzazione, ad esempio un sistema di finanziamento parziale da parte delle imprese? Qualcuna di queste menti elette che abbiano a disposizione non ha un'idea a riguardo? Penso ad un sistema del tipo: l'università è statale, autonoma, accetta finanziamenti privati e in cambio dà giovani menti che incominciano a lavorare in queste aziende, nel frattempo l'azienda che sovvenziona ha degli incentivi sulle tasse o roba simile.
Io non ne capisco molto e quindi mi rivolgo a qualcuno più esperto. Si può fare qualcosa in questo senso? E se si può fare ci sono delle controindicazioni?
Nel caso si potrebbe pensarci a livello di università e trovare un modo per trasformare il tutto in legge, proponendo a qualche partito di opposizione o con un referendum o che ne so io...
Per la questione in oggetto io mi chiedo una cosa che so probabilmente essere una fesseria.
Si parla di università, si parla dei posti in Italia che dovrebbero contenere le menti più brillanti, gli esperti più esperti, ad esempio ci sono tanti bravi economisti.
Fermorestando che questa legge è l'ennesima porcata del governo forse può esserci una terza via. E mi spiego: non penso che con una manifestazione o con 10 o con 100 manifestazioni faremo cambiare idea a tvemonti, dunque oltre ad esprimere il dissenso non possiamo fare molto. Può esistere una forma intermedia tra l'università pubblica e la privatizzazione, ad esempio un sistema di finanziamento parziale da parte delle imprese? Qualcuna di queste menti elette che abbiano a disposizione non ha un'idea a riguardo? Penso ad un sistema del tipo: l'università è statale, autonoma, accetta finanziamenti privati e in cambio dà giovani menti che incominciano a lavorare in queste aziende, nel frattempo l'azienda che sovvenziona ha degli incentivi sulle tasse o roba simile.
Io non ne capisco molto e quindi mi rivolgo a qualcuno più esperto. Si può fare qualcosa in questo senso? E se si può fare ci sono delle controindicazioni?
Nel caso si potrebbe pensarci a livello di università e trovare un modo per trasformare il tutto in legge, proponendo a qualche partito di opposizione o con un referendum o che ne so io...
Questo argomento è molto sentito a Pisa, a giudicare ad esempio dall'assemblea che si è tenuta ieri per tutta la facoltà di SMFN. In effetti mi sono stupito che nessuno ne avesse ancora parlato sul forum. Nell'assemblea di ieri, in accordo con il preside e molti docenti, è stato deciso di promuovere una campagna informativa per sensibilizzare l'opinione pubblica, che notoriamente è contro l'università, su questi problemi. Fra le iniziative molti docenti hanno proposto di sostituire il logo dell'Università di Pisa, ovunque presente, con una lettera scritta che esponga le problematiche derivanti dalla legge e il nostro dissenso. Si è anche proposto di mettere questa lettera come HomePage del sito dell'Univerità di Pisa, garantendole quindi una certa visibilità.
Questa legge, che per altro è un'aggiunta alla finanziaria, ed ha quindi firma Tremonti e non Gelmini (e solo questo dovrebbe far riflettere) è secondo me e molti altri la condanna a morte dell'Università così come la conosciamo ora. Il tutto ha una logicità agghiacciante: si tagliano moltissimi fondi alle Università (già ora dalle finanze non floride), destinandole al fallimento. Ma c'è un appiglio, previsto dal decreto: la possibilità delgi Atenei di trasformarsi in Fondazioni Private. Notare che tale appiglio è presentato come "possibilità", per cercare di non fargli assumere la forma di "imposizione", come in realtà di fatto è, dal momento che la maggior parte delle universitò statali non avrà altro modo di sopravvivere. Una volta compiuta la trasformazione, è facile prevedere che la didattica e la ricerca saranno indirizzate secondo parametri totalmente aziendali. E non è difficile immaginare le conseguenze per le facoltà non meramente applicative (lettere, filosofia..), ma più in generale per l'intero concetto di cultura.
Inoltre i privati che "acquisteranno" le Università potranno fissare a loro piacimento la quota di contribuzione studentesca annuale, ovvero la retta. Il tutto perfettamente inserito nel progetto di distruzione dell'intero apparato scolastico pubblico perseguito dall'attuale governo.
La situazione, non solo a mio parere, è gravissima: sono dell'idea che le Univeristà debbano fare fronte comune, e il prima possibile. La gente non ne sa nulla, e se anche lo sapesse non avrebbe nulla da ridire. Si sa, l'Italia non punta di certo sull'Università, è considerata a tutti gli effetti un affare in perdita.
E con questa legge, ci ritroveremo molto presto SENZA l'Università pubblica.
Spero vivamente che almeno in questo forum non ci sia indifferenza per questo tema che ci tocca tutti, ma proprio tutti.
Questa legge, che per altro è un'aggiunta alla finanziaria, ed ha quindi firma Tremonti e non Gelmini (e solo questo dovrebbe far riflettere) è secondo me e molti altri la condanna a morte dell'Università così come la conosciamo ora. Il tutto ha una logicità agghiacciante: si tagliano moltissimi fondi alle Università (già ora dalle finanze non floride), destinandole al fallimento. Ma c'è un appiglio, previsto dal decreto: la possibilità delgi Atenei di trasformarsi in Fondazioni Private. Notare che tale appiglio è presentato come "possibilità", per cercare di non fargli assumere la forma di "imposizione", come in realtà di fatto è, dal momento che la maggior parte delle universitò statali non avrà altro modo di sopravvivere. Una volta compiuta la trasformazione, è facile prevedere che la didattica e la ricerca saranno indirizzate secondo parametri totalmente aziendali. E non è difficile immaginare le conseguenze per le facoltà non meramente applicative (lettere, filosofia..), ma più in generale per l'intero concetto di cultura.
Inoltre i privati che "acquisteranno" le Università potranno fissare a loro piacimento la quota di contribuzione studentesca annuale, ovvero la retta. Il tutto perfettamente inserito nel progetto di distruzione dell'intero apparato scolastico pubblico perseguito dall'attuale governo.
La situazione, non solo a mio parere, è gravissima: sono dell'idea che le Univeristà debbano fare fronte comune, e il prima possibile. La gente non ne sa nulla, e se anche lo sapesse non avrebbe nulla da ridire. Si sa, l'Italia non punta di certo sull'Università, è considerata a tutti gli effetti un affare in perdita.
E con questa legge, ci ritroveremo molto presto SENZA l'Università pubblica.
Spero vivamente che almeno in questo forum non ci sia indifferenza per questo tema che ci tocca tutti, ma proprio tutti.