La mappa di Veronese...

j18eos
...è la seguente:
\[
\nu_{n,d}:[x_0:...: x_n]\in\mathbb{P}^n\to\left[\mathbf{x}^I\right]\in\mathbb{P}^{N(n,d)}\equiv\mathbb{P}^N
\]
dove:
[list=a]
[*:1wl76mfs] gli spazi proiettivi sono su un campo algebricamente chiuso \(\displaystyle\mathbb{K}\) di caratteristica \(\displaystyle0\)[nota]Se avete problemi con questa ipotesi, pensate a \(\displaystyle\mathbb{C}\) senza troppe paranoie.[/nota];[/*:m:1wl76mfs]
[*:1wl76mfs]\(\displaystyle I\) è un multi-indice \(\displaystyle(i_0,...,i_n)\in\mathbb{N}^{n+1}_0\) tale che \(\displaystyle i_0+...+i_n=d\);[/*:m:1wl76mfs]
[*:1wl76mfs]\(\displaystyle\mathbf{x}^I=x_0^{i_0}\cdot...\cdot x_n^{i_n}\) e le coordinate variano su tutti i multi-indici secondo le ipotesi;[/*:m:1wl76mfs]
[*:1wl76mfs]\(\displaystyle N=\binom{n+d}{d}-1\).[/*:m:1wl76mfs][/list:o:1wl76mfs]
Ecco l'esercizio completo:
[list=1]
[*:1wl76mfs]dimostrare che le \(\displaystyle\nu_{n,d}\) sono funzioni ben definite e che sono mappe regolari;[/*:m:1wl76mfs]
[*:1wl76mfs]l'immagine delle \(\displaystyle\nu_{n,d}\) sono (euristicamente) varietà proiettive gobbe[nota]Praticamente sto chiedendo di dimostrare solo la "gobbezza".[/nota], ovvero non contenute in alcun sottospazio lineare proprio di \(\displaystyle\mathbb{P}^N\);[/*:m:1wl76mfs]
[*:1wl76mfs] dimostrare che le \(\displaystyle\nu_{n,d}\) sono mappe iniettive;[/*:m:1wl76mfs]
[*:1wl76mfs] dimostrare che la loro immagine è intersezione di ipersuperfici quadriche;[/*:m:1wl76mfs]
[*:1wl76mfs] calcolare \(\displaystyle\nu_{n,d}^{-1}\).[nota]Servono esplicitamente i precedenti due punti![/nota][/*:m:1wl76mfs][/list:o:1wl76mfs]

Risposte
Epimenide93
1. Che l'insieme dei monomi di grado \(d\) su \(n\) indeterminate abbia cardinalità \(N(n,d)\) è un conto che non ho alcuna voglia di fare, quindi partirò dall'ipotesi che sia vero :-D

In caso serva, suppongo che sui possibili valori di \(I\) sia stato stabilito una volta per tutte un'ordinamento, chiamo tale insieme ordinato \(\mathscr{I}\).

Sia \(P = [x_0, \ldots, x_n] = [\lambda x_0, \ldots, \lambda x_n] \ \forall \lambda \in \mathbb{K}\setminus \{0_{\mathbb{K}}\}\). Si ha allora che per ipotesi \(\sum i_j = \lvert I \rvert = d\) e \[ \begin{split}\nu (P) &= \nu [x_0, \ldots, x_n] =\\ &= [x_0^{i_0} \cdots x_n^{i_n}]_{I \in \mathscr{I}} =\\ &= [\lambda ^d x_0^{i_0} \cdots x_n^{i_n}]_{I \in \mathscr{I}} =\\ &= \nu [ \lambda x_0, \ldots, \lambda x_n] \end{split} \]ovvero la funzione è ben definita. Esaminando la funzione per componenti \(\nu_{n,d} = (\nu_{n,d}^1, \ldots , \nu_{n,d}^{N})\) ciascuna componente è un monomio (di grado \(d\)), ergo la mappa è regolare.

j18eos
"Epimenide93":
...Che l'insieme dei monomi di grado \(d\) su \(n\) indeterminate abbia cardinalità \(N(n,d)\) è un conto che non ho alcuna voglia di fare, quindi partirò dall'ipotesi che sia vero :-D...
Manco a me interessa calcolare quella dimensione, ci credo e basta; la cosa che serve (e che servirà più in là) è che tale insieme è uno spazio vettoriale, altrimenti non avrebbe senso considerare quel \(\displaystyle\mathbb{P}^N\).

Indizio per il punto 2:

Pappappero1
So dimostrare la seconda parte usando un po' di teoria delle rappresentazioni. Sia $V$ lo spazio vettoriale $(n+1)$-dimensionale generato dalle indeterminate $x_0, ... ,x_n$. Allora $S^d V$ e' una rappresentazione irriducibile di $G=GL(V)$ e l'azione passa banalmente al proiettivo.

Notiamo che la Veronese e' una $G$-varieta' (in realta' e' molto di piu': una $G$-orbita), nel senso che, se $p \in \nu_d(\mathbbP^n)$, allora $g\cdot p \in \nu_d(\mathbb{P}^n)$. Infatti, se $L \in V$ e' una forma lineare, si ha $\nu_d([L]) = [L^d]$, e quindi $g \cdot [L^d] = [(g\cdot L)^d]$.

Sia $E = span( \nu_d(\mathbb{P}^n))$ lo spazio lineare in $S^d V$ spannato dalle rette (nel senso di punti di $\mathbb{P}(S^d V)$) della Veronese. Visto che $\nu_d(\mathbb{P}^n)$ e' una $G$-varieta', $E$ e' stabile sotto l'azione di $G$. Ma visto che $S^d V$ e' irriducibile, non puo' ammettere sottospazi $G$-stabili non banali, e dunque $E=0$ o $E=S^d V$. Visto che non e' zero (altrimenti la Veronese sarebbe vuota), si conclude.

j18eos
Non ho capito questo:
"Pappappero":
...se $ L \in V $ e' una forma lineare, si ha $ \nu_d([L]) = [L^d] $...
Poi, questo sarebbe un punto di arrivo e non di partenza! :)

Pappappero1
Sono stato un po' frettoloso nell'identificare spazi e loro duali. Cambiamo leggermente la notazione rispetto al post precedente. Sia $V$ uno spazio vettoriale di dimensione $n+1$. Fissiamo una base $e_0,...,e_n$ e se $v \in V$ indichiamo con $x_0,...,x_n$ le sue coordinate nella base scelta.

Ora, diamo a $S^d V$ la base \(E_I = \binom{d}{I} e_I\) dove $I$ e' un multi-indice proprio come nel primo post, \(\binom{d}{I}\) e' il coefficiente multinomiale ed $e_I = e_0^{i_0}...e_n^{i_n}$.

A questo punto, se $v$ ha coordinate $(x_0,...,x_n)$, nelle $e_i$ allora $v^d$ ha coordinate $\mathbf{x}^I$ nelle $E_I$, e dunque $\nu_d([v]) = [v^d]$.

"j18eos":
Poi, questo sarebbe un punto di arrivo e non di partenza! :)


Questo che vuol dire?

j18eos
Mi sono espresso anch'io male: il dimostrare che l'immagine di \(\displaystyle\nu_{n,d}\) è una varietà algebrica proiettiva di \(\displaystyle\mathbb{P}\left(S^d\mathbb{V}_n\right)\), mediante l'azione ovvia di \(\displaystyle\mathrm{GL}(\mathbb{V}_n)\) su \(\displaystyle S^d\mathbb{V}_n\) è un punto di arrivo ma non di partenza per lo studio di tali varietà.

Sarebbe come introdurre le grassmanniane a partire dall'azione ovvia di \(\displaystyle\mathrm{GL}(\mathbb{V}_n)\) su \(\bigwedge^d\mathbb{V}_n\) con \(\displaystyle0
IMHO

Pappappero1
Mmm...no...ho saltato un punto. Io mi sono limitato a dimostrare la nondegenericita', cioe' il fatto che l'imagine dell'embedding non e' contenuta in un iperpiano. Volevo proporre questa dimostrazione perche' non usa praticamente nessun fatto teorico profondo e non rende necessario alcun conto con iperpiani, intersezioni e simili.

Comunque quello che ho mostrato io non dimostra che si tratta di una varieta' algebrica in $mathbb{P} (S^d V)$. In effetti questo e' un caso molto particolare in cui la varieta' e' essa stessa un'orbita per l'azione di $GL(V)$, o equivalentemente che l'orbita per l'azione di $GL(V)$ e' chiusa. Ma ci sono tonnellate di orbite che non sono chiuse.

Per dimostrare che l'immagine dell'embedding e' un'orbita, l'unico argomento completo che conosco e' attraverso i minori $2 \times 2$ della cataletticante. Ma per dimostrare che in effetti quelle equazioni definiscono la varieta', se ben ricordo bisogna fare un bel po' di conti e un po' di induzione.

Concludendo, trovo comunque che la definizione dell'embedding via $v \mapsto v^d$ sia molto piu' geometrica e molto piu' intuitiva rispetto alla definizione in coordinate. L'embedding di Veronese prene' quella mappa che prende polinomi omogenei di grado $1$ (che vivono nello spazio vettoriale dei polinomi omogenei di grado $1$) e ne fa la potenza $d$-esima, che vive nello spazio vettoriale dei polinomi omogenei di grado $d$.

Con questa definizione e' immediato osservare che l'immagine dell'embedding e' chiusa sotto l'azione di $GL(V)$ e con la prima settimana di un corso di teoria delle rappresentazioni si dimostra la nondegenericita' senza neanche un conto.

j18eos
"Pappappero":
...trovo comunque che la definizione dell'embedding via $v \mapsto v^d$ sia molto piu' geometrica e molto piu' intuitiva rispetto alla definizione in coordinate...
Mi riserverò del tempo per rifletterci; comunque ho scritto tutti i punti dell'esercizio! :)

maurer
Quanto tempo che non passavo più di qua! Mi è piaciuta molto l'idea proposta da Pappappero.

Voglio ricambiare proponendo una descrizione della mappa di Veronese con il linguaggio degli schemi e dei fasci. Notate che il contenuto dimostrativo degli esercizi di j18eos non viene in alcun modo semplificato, si tratta soltanto di un cambio di linguaggio, che pero' è comodo in quanto consente di estendere l'idea della mappa di Veronese a praticamente ogni varietà, dando un modo semplice di produrre mappe verso il proiettivo.

Ricordo innanzi tutto che dato uno schema $X$ (leggete varietà algebrica, se vi fa sentire più tranquilli), un line bundle $\mathcal L$ su $X$ (formalmente definito come un fascio localmente libero di rango 1) è ampio se è possibile scegliere sezioni globali $f \in H^0(X, \mathcal L)$ di modo che gli aperti $X_{f} := \{x \in X | f(x) \ne 0\}$ formino una base di aperti per $X$ (si ricordi che $f(x) = 0$ significa che $f_x \equiv 0 (\mod \mathfrak m_x)$, dove $f_x \in \mathcal L_{x}$ è il germe di $f$ nel punto $x$ e $\mathfrak m_x$ è l'ideale massimale dell'anello locale $\mathcal O_{X,x}$). Equivalentemente, il base locus di $\mathcal L$ è vuoto. E' semplice mostrare che i fibrati ampi sono stabili per prodotto tensore di fasci (in effetti, basta dimostrare l'identità $X_{f \otimes g} = X_{f} \cap X_{g}$).

Supponiamo ora che $X$ sia uno schema proprio su un campo $k$, e $\mathcal L$ un fibrato ampio su $X$. In tal caso, si sa che $H^0(X, \mathcal L)$ è uno spazio vettoriale di dimensione finita su $k$. Data una qualunque base $f_1, \ldots, f_m$ di questo spazio vettoriale, possiamo definire un'applicazione canonica $\varphi : X \to \mathbb P^m$ definita informalmente in coordinate da $x \mapsto [f_1(x) : \ldots : f_m(x)]$ (per gli interessati, ricordo che formalmente questa mappa si costruisce come segue: se $p : X \to \text{Spec}(k)$ è la mappa canonica sul punto, allora la scelta della base equivale ad una mappa $k^m \to p_\star \mathcal L$, che quindi induce una mappa di anelli graduati $\text{Sym}_k(k^m) \to \text{Sym}_k(p_\star \mathcal L)$ e quindi si conclude per proprietà universale della costruzione proj - vedere ad esempio Stack project, Tag 01O4). Se si cambia la base, le due applicazioni risultanti differiranno per un automorfismo lineare di $\mathbb P^m$.

Si prenda il duale del fascio tautologico su $\mathbb P^n$, $\mathcal O_{\mathbb P^n}(1)$. Segue dalla definizione che $\mathcal O_{\mathbb P^n}(1)$ è un fascio ampio. Siccome i fasci ampi sono stabili per prodotto tensore, segue che $\mathcal L := \mathcal O_{\mathbb P^n}(1)^{\otimes d} = \mathcal O_{\mathbb P^n}(d)$ è ancora ampio. Se ne deduce che l'applicazione canonica $\varphi_{\mathcal L} : \mathbb P^n \to \mathbb P^N$, è ben definita. Qui, ho posto $N = \dim_k H^0(\mathbb P^n, \mathcal L)$. E' molto semplice constatare che si tratta precisamente dell'embedding di Veronese.

Ricordo infine che un fibrato ampio si dice molto ampio se l'applicazione canonica indotta è un embedding. L'esercizio 2. proposto da j18eos si puo' allora riparafrasare dicendo che $\mathcal O_{\mathbb P^n}(d)$ è molto ampio.

Closing exercise. Se $X$ è uno schema, $\mathcal L$ e $\mathcal H$ sono due fibrati molto ampi su $X$, allora $\mathcal L \otimes \mathcal H$ è ancora molto ampio.

j18eos
"maurer":
...Voglio ricambiare proponendo una descrizione della mappa di Veronese con il linguaggio degli schemi e dei fasci. Notate che il contenuto dimostrativo degli esercizi di j18eos non viene in alcun modo semplificato, si tratta soltanto di un cambio di linguaggio...
Confermo!
"maurer":
...Si prenda il duale del fascio tautologico su $ \mathbb P^n $, $ \mathcal O_{\mathbb P^n}(1) $...
Odio quel fascio duale.

Un riferimento bibliografico alla versione di maurer: Bosch - Algebraic Geometry and Commutative Algebra, esercizio 9.4.6!

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