Esercizio Macroeconomia
Salve a tutti ragazzi!
Il prof oggi a lezione ci ha assegnato degli esercizi da svolgere. Premetto che ancora devo mettermi a svolgerli ma dato che ci tengo non solo ovviamente a svolgerli ma anche, soprattutto, sapere se sono stati svolti correttamente, volevo un vostro confronto. Sottolineo che guarderò le eventuali risposte solo dopo aver prima provato a svolgerli da solo, in quanto senza capire il meccanismo da soli è praticamente inutile(dalla serie: nel momento in cui mi trovassi con un esercizio simile ma con numeri diversi etc poi non saprei farlo, in quanto appunto non avrei capitato il meccanismo).
Dunque, l'esercizio da svolgere è:

Ecco qui sotto l'esercizio riscritto in formato testo:
w salario unitario dei lavoratori
N occupazione complessiva dei lavoratori
a quota del credito complessiva destinata alle imprese di beni capitali/produzione di beni capitali
b propensione al consumo dei lavoratori
$pi$ produttività media del lavoro
Rispondere ai seguenti quesiti:
Hp:
w =100
N=20
a =0.40
b =0.90
$pi$ =10
Quesiti:
1) si calcoli il PIL di equilibrio e il potere di acquisto di un singolo lavoratore in termini di beni di consumo;
2) si valuti l'effetto sul PIL di un aumento dell quota del credito totale destinata alla produzione di beni capitali da 0.40 a 0.50;
3) si valuti il potere di acquisto di un singolo lavoratore in termini di beni di consumo nella nuova situazione.
Voi come lo svolgereste?
Grazie mille!
Il prof oggi a lezione ci ha assegnato degli esercizi da svolgere. Premetto che ancora devo mettermi a svolgerli ma dato che ci tengo non solo ovviamente a svolgerli ma anche, soprattutto, sapere se sono stati svolti correttamente, volevo un vostro confronto. Sottolineo che guarderò le eventuali risposte solo dopo aver prima provato a svolgerli da solo, in quanto senza capire il meccanismo da soli è praticamente inutile(dalla serie: nel momento in cui mi trovassi con un esercizio simile ma con numeri diversi etc poi non saprei farlo, in quanto appunto non avrei capitato il meccanismo).
Dunque, l'esercizio da svolgere è:

Ecco qui sotto l'esercizio riscritto in formato testo:
w salario unitario dei lavoratori
N occupazione complessiva dei lavoratori
a quota del credito complessiva destinata alle imprese di beni capitali/produzione di beni capitali
b propensione al consumo dei lavoratori
$pi$ produttività media del lavoro
Rispondere ai seguenti quesiti:
Hp:
w =100
N=20
a =0.40
b =0.90
$pi$ =10
Quesiti:
1) si calcoli il PIL di equilibrio e il potere di acquisto di un singolo lavoratore in termini di beni di consumo;
2) si valuti l'effetto sul PIL di un aumento dell quota del credito totale destinata alla produzione di beni capitali da 0.40 a 0.50;
3) si valuti il potere di acquisto di un singolo lavoratore in termini di beni di consumo nella nuova situazione.
Voi come lo svolgereste?
Grazie mille!
Risposte
Cmq ho effettuato poco fa un altro esercizio, che ha valori diversi(in realtà solo il valore di "a" ma comunque è già un cambiamento) e alla fine mi ritrovo sempre che pc e pk sono uguali e questo poi è "funzionale" al "sistema" diciamo così, perché tali valore dei prezzi uguali poi mi portano appunto ad avere sia una domanda che un'offerta eguali tra loro e quindi, appunto, poi l'esatto valore del PIL.
Esempio nell'ultimo esercizio(con "a" pari a 0.40 anziché 0.50) mi trovo con
Y= 3000
Dopodiché pc= 15 e pk= 15
E tali valori poi mi portano ad avere Cd=Co ed infatti ho 1800=1800 e Id=Io ovvero 1200=1200
Sommando poi il lato della domanda ho quindi Cd+Id=1800+1200=3000
Mentre il lato dell'offerta ho appunto Co+Io=1800+1200=3000
E dunque in conclusione D=O
Esempio nell'ultimo esercizio(con "a" pari a 0.40 anziché 0.50) mi trovo con
Y= 3000
Dopodiché pc= 15 e pk= 15
E tali valori poi mi portano ad avere Cd=Co ed infatti ho 1800=1800 e Id=Io ovvero 1200=1200
Sommando poi il lato della domanda ho quindi Cd+Id=1800+1200=3000
Mentre il lato dell'offerta ho appunto Co+Io=1800+1200=3000
E dunque in conclusione D=O
"Dragonfirez":
Tuttavia, leggendo il tuo ultimo messaggio allora forse sì, cioè in base a questo modello del professore è giusto che i prezzi uguaglino domande e offerta in entrambi i casi?(cioè intendo pc e pk).
Non ho capito tanto la domanda. Cioè vuoi dire se i prezzi uguagliano domanda e offerta?
Certo, quelle equazioni sono costruite proprio per ricavare i prezzi che uguaglIano domanda e offerta, in entrambi i mercati.
In economia un meccanismo di formazione dei prezzi (proprio della concorrenza perfetta) è la 'legge della domanda e dell'offerta'. Se hai fatto microeconomia dovresti averla fatta.
Che vengano $p_k$ e $p_c$ sempre uguali è strano, caso mai provo a fare pure io i calcoli con dei numeri.
Comunque, anche se capita, è un caso, o c'è un errore nelle formule, non ha prorio senso che i prezzi di equlibrio di due beni debbano essere uguali, non ha proprio senso economico, è come dire che il prezzo delle patate e il prezzo dei trattori sono sempre uguali.
E poi le domande e offerte nei due mercati, quindi le formule per ricavarli, sono diverse.
"gabriella127":
[quote="Dragonfirez"]
Tuttavia, leggendo il tuo ultimo messaggio allora forse sì, cioè in base a questo modello del professore è giusto che i prezzi uguaglino domande e offerta in entrambi i casi?(cioè intendo pc e pk).
Non ho capito tanto la domanda. Cioè vuoi dire se i prezzi uguagliano domanda e offerta?
Certo, quelle equazioni sono costruite proprio per ricavare i prezzi che uguaglIano domanda e offerta, in entrambi i mercati.
In economia un meccanismo di formazione dei prezzi (proprio della concorrenza perfetta) è la 'legge della domanda e dell'offerta'. Se hai fatto microeconomia dovresti averla fatta.
Che vengano $p_k$ e $p_c$ sempre uguali è strano, caso mai provo a fare pure io i calcoli con dei numeri.
Comunque, anche se capita, è un caso, o c'è un errore nelle formule, non ha prorio senso che i prezzi di equlibrio di due beni debbano essere uguali, non ha proprio senso economico, è come dire che il prezzo delle patate e il prezzo dei trattori sono sempre uguali.
E poi le domande e offerte nei due mercati, quindi le formule per ricavarli, sono diverse.[/quote]
Sisi, anche se l'esame di Microeconomia l'ho fatto anni fa(io ho ripreso gli studi a Settembre scorso in quanto per alcuni anni li ho interrotti per motivi di lavoro) tuttavia ricordo ancora alcuni concetti etc. Per il resto sì, è proprio quello la cosa che non mi spiego, cioè com'è che il prezzo dei beni di consumo(appunto patate, pomodori o quello che sia) è lo stesso dei beni capitali e cioè di trattori, impianti industriali e così via.
Tuttavia, dal punto di vista poi dell'esercizio generale quei risultati sono funzionali, nel senso che mi restituiscono esattamente una domanda ed un'offerta di pari valore e quindi appunto una situazione di equilibrio(e di rimando quel valore di equilibrio coincide poi con il valore del PIL di equilibrio). La cosa strana non è che ovviamente poi mi viene domanda ed offere uguali ma il fatto che il prezzo dei beni sia proprio uguale, nel senso che potevano benissimamente essere diversi ma poi calcolati nelle varie formule ok, mi uscivano domande ed offerta uguali(perché cmq nelle due formule variano alcuni parametri, esempio in pc si moltiplica per Nc, nel caso di pk io moltiplico per Nk), quindi proprio strano.
Oggi purtroppo non ho avuto modo di far vedere l'esercizio svolto e questo fatto del prezzo dei beni capitali al prof(sono arrivato proprio nel momento in cui stava lasciando l'ufficio dove fa ricevimento)ma vabbè, prossima settimana non mancherà. Sono molto curioso di capire il perché si verifichi questa eguaglianza in prezzi di settori e quindi anche di beni totalmente diversi tra loro
Guarda, o è una cosa che avviene per caso o per motivi particolari in questo modello o ci sono errori, non esiste nella teoria economica ragione alcuna ne' modello alcuno che uguagli i prezzi di patate, pomodori e autocarri.
Quando ho il tempo cerco di rivedre le equazioni e fare qualche calcolo.
Quando ho il tempo cerco di rivedre le equazioni e fare qualche calcolo.
Non vedo anche io queste cose da tantissimo tempo ma immagino che in qualche modello super-semplificato si possa avere che due beni completamente sostituibili (e di uguale utilità) convergano verso lo stesso prezzo. Ma nella pratica è un modello troppo semplificato per essere realizzato, basti pensare che due benzinai di una stessa città possono avere prezzi diversi.
Certo, sono possibili modelli di concorrenza perfetta in cui non esistono certe rigidità, come il fatto stesso che due benzinai stanno in luoghi diversi e quindi non sono sostituibili (qui siamo già fuori della concorrenza perfetta) , ma poi alla fine beni perfettamente sostituibili e con uguale utilità sono in effetti lo stesso bene. Cioè avremmo un modello di più mercati, di cui due sono tali e quali, quindi non si vede perché non aggregarli in un unico mercato.
Per la verità un modello del genere non l'ho mai visto, ma può essere mia lacuna.
Qui stiamo parlando comunque di un modello di beni di consumo e beni di investimento, non è che possiamo sostituire altoforni e pizze, quindi escludo, se non per qualche motivo particolare che non so, anche perché non ho visto che dice il professore sulle slide, che possa esistere un meccanismo di uguaglianza dei prezzi dei due beni.
L'idea che mi sono fatta di questo modello del professore, che non è un modello standard macroeconomico, è che sia un modello introduttivo alla macroeonomia, che ha delle caratteristiche insolite come la perfetta flessibilità dei prezzi, e che forse il professore ha voluto cominciare con un modello aggregato, ma più simile ai modelli microeconomici, per colmare il gap che si ha quando dallo studiare micro si passa a macro.
Ma poi non so, perché non so nemmeno se è all'inizio di un corso o no, e che hanno fatto prima.
Per la verità un modello del genere non l'ho mai visto, ma può essere mia lacuna.
Qui stiamo parlando comunque di un modello di beni di consumo e beni di investimento, non è che possiamo sostituire altoforni e pizze, quindi escludo, se non per qualche motivo particolare che non so, anche perché non ho visto che dice il professore sulle slide, che possa esistere un meccanismo di uguaglianza dei prezzi dei due beni.
L'idea che mi sono fatta di questo modello del professore, che non è un modello standard macroeconomico, è che sia un modello introduttivo alla macroeonomia, che ha delle caratteristiche insolite come la perfetta flessibilità dei prezzi, e che forse il professore ha voluto cominciare con un modello aggregato, ma più simile ai modelli microeconomici, per colmare il gap che si ha quando dallo studiare micro si passa a macro.
Ma poi non so, perché non so nemmeno se è all'inizio di un corso o no, e che hanno fatto prima.
Comunque sì, posso confermare che il prof sta seguendo un percorso molto diverso da quelli standard che (penso) si facciano quando si studia un corso di Macro. Tant'è che prima dell'inizio del corso volevo già iniziare l'approccio alla materia(tanto, come dicevo, oramai era l'ultmo esame che mi rimaneva da fare quindi avevo il tempo per dedicarmici anche prima ancora che iniziasse il corso). Il prof sulla sua pagina ha indicato un libro(ora non ricordo quale, ma comunque uno dei tanti manuali sulla materia insomma) quindi gli chiesi se il libro da comprare per il corso era quello, di modo da iniziare già a studiare la materia. Alla fine mi rispose che se avevo intenzione di seguire il corso potevo anche non comprarlo, soprattutto perché avremmo seguito un percorso molto differente e soprattutto più semplice. Ora, non so il percorso che seguono i manuali di Macro, ma devo dire che almeno finora il prof sta spiegando veramente bene, in maniera che fa appassionare e soprattutto, appunto, con concetti molto semplici(o almeno per me così stanno risultando e considerate che non adoro particolarmente le materie scientifiche).
Relativamente alla durata del percorso finora svolto col prof: siamo agli inizi, finora abbiamo fatto 8 lezioni.
Relativamente alla durata del percorso finora svolto col prof: siamo agli inizi, finora abbiamo fatto 8 lezioni.
Buon pomeriggio a tutti!
Ho un piccolo quesito(scrivo "piccolo" perché penso sia veramente molto banale la risoluzione, per chi ovviamente già sa come approcciarsi subito al problema) da porvi.
Come dicevo, la risoluzione è sicuramente molto semplice e, sostanzialmente, fa parte del bagaglio della preparazione di Microeconomia. Purtroppo, come dicevo in qualche post precedente, è un esame che ho fatto svariati anni fa, quindi anche una cosa semplice come questa, ovvero trovare il prezzo di equilibrio, mi risulta al momento un po' ostica.
Riepilogando: praticamente nell'ultima lezione, con il prof abbiamo analizzato il funzionamento dei mercati finanziari. Ora, in sostanza, abbiamo analizzato il funzionamento della domanda ed offerta delle azioni(prezzo e fondi offerti su tali mercati) equiparando tale funzionamento a quello del mercato dei beni di consumo(dove quindi si verifica l'incontro tra domanda ed offerta e quindi anche del relativo prezzo). Nella nostra analisi, abbiamo ipotizzato che, in un primo momento, tutto il risparmio aggregato(quindi sia dei lavoratori che dei proprietari/capitalisti) finisca per essere "drenato" dai mercati finanziari e quindi acquisito poi dalle imprese prod. di beni di consumo(per finanziare l'acquisto dei beni capitali). In una seconda analisi, però, ho ipotizzato che invece non tutto il risparmio finisse nell'essere investito nell'acquisto di azioni/attività produttive, bensì venga trattenuta, una parte, in forma di liquidità.
Ho quindi simulato che il 20% di quei 720€ finisca per essere appunto trattenuto in forma di moneta e quindi 144€ vengono trattenuti dai risparmiatori e solo 576€ finiscono nei mercati finanziari, come fondi disponibili, insomma, che le imprese possono "drenare" per finanziarsi.
Ora, nella prima analisi avevo ipotizzato che il prezzo di ogni azione fosse di 12€ e che quindi venissero rilasciate, nel mercato finanziario, 60 azioni(ognuna appunto del valore di 12€ e quindi 60x12=720 appunto) ma, nella seconda analisi, invece, siccome il risparmio che finisce nel mercato finanziario non è, a questo punto, pari ad un valore di 720 bensì di 576€, volevo quindi capire quale fosse il nuovo prezzo delle azioni da fissare, considerando che, come dicevo, abbiamo considerato il funzionamento del mercato finanziario in base alla legge della domanda e dell'offerta. Quindi, insomma, a quale nuovo p* le imprese dovrebbero fissare le proprie azioni di modo che vi sia un valore che incontri la domanda e l'offerta.
Ovviamente da un punto di vista grafico è facilmente comprensibile ed infatti graficamente riesco a trovarlo, ma il punto è capire appunto come trovare i valori numerici. Ho provato a riguardare un po' di appunti/consigli in rete ma non trovo ciò che fa al mio caso, specie perché spesso ho trovato esercizi svolti ma (e qua sta il problema) partendo da equazioni della domanda e dell'offerta già specificate. Nel mio caso, ipotizzo, invece devo trovare proprio appunto le equazioni della curva della domanda e quella dell'offerta e poi da lì appunto posso calcolare il punto di equilibrio o, ripeto, almeno credo.
Non so se mi sono spiegato bene e nel caso mi scuso per la spiegazione non proprio chiarissima, quindi nel caso chiedetemi qualsiasi precisazione/aggiunta di informazioni e cercherò di essere più chiaro!
Grazie in anticipo!
Ho un piccolo quesito(scrivo "piccolo" perché penso sia veramente molto banale la risoluzione, per chi ovviamente già sa come approcciarsi subito al problema) da porvi.
Come dicevo, la risoluzione è sicuramente molto semplice e, sostanzialmente, fa parte del bagaglio della preparazione di Microeconomia. Purtroppo, come dicevo in qualche post precedente, è un esame che ho fatto svariati anni fa, quindi anche una cosa semplice come questa, ovvero trovare il prezzo di equilibrio, mi risulta al momento un po' ostica.
Riepilogando: praticamente nell'ultima lezione, con il prof abbiamo analizzato il funzionamento dei mercati finanziari. Ora, in sostanza, abbiamo analizzato il funzionamento della domanda ed offerta delle azioni(prezzo e fondi offerti su tali mercati) equiparando tale funzionamento a quello del mercato dei beni di consumo(dove quindi si verifica l'incontro tra domanda ed offerta e quindi anche del relativo prezzo). Nella nostra analisi, abbiamo ipotizzato che, in un primo momento, tutto il risparmio aggregato(quindi sia dei lavoratori che dei proprietari/capitalisti) finisca per essere "drenato" dai mercati finanziari e quindi acquisito poi dalle imprese prod. di beni di consumo(per finanziare l'acquisto dei beni capitali). In una seconda analisi, però, ho ipotizzato che invece non tutto il risparmio finisse nell'essere investito nell'acquisto di azioni/attività produttive, bensì venga trattenuta, una parte, in forma di liquidità.
Ho quindi simulato che il 20% di quei 720€ finisca per essere appunto trattenuto in forma di moneta e quindi 144€ vengono trattenuti dai risparmiatori e solo 576€ finiscono nei mercati finanziari, come fondi disponibili, insomma, che le imprese possono "drenare" per finanziarsi.
Ora, nella prima analisi avevo ipotizzato che il prezzo di ogni azione fosse di 12€ e che quindi venissero rilasciate, nel mercato finanziario, 60 azioni(ognuna appunto del valore di 12€ e quindi 60x12=720 appunto) ma, nella seconda analisi, invece, siccome il risparmio che finisce nel mercato finanziario non è, a questo punto, pari ad un valore di 720 bensì di 576€, volevo quindi capire quale fosse il nuovo prezzo delle azioni da fissare, considerando che, come dicevo, abbiamo considerato il funzionamento del mercato finanziario in base alla legge della domanda e dell'offerta. Quindi, insomma, a quale nuovo p* le imprese dovrebbero fissare le proprie azioni di modo che vi sia un valore che incontri la domanda e l'offerta.
Ovviamente da un punto di vista grafico è facilmente comprensibile ed infatti graficamente riesco a trovarlo, ma il punto è capire appunto come trovare i valori numerici. Ho provato a riguardare un po' di appunti/consigli in rete ma non trovo ciò che fa al mio caso, specie perché spesso ho trovato esercizi svolti ma (e qua sta il problema) partendo da equazioni della domanda e dell'offerta già specificate. Nel mio caso, ipotizzo, invece devo trovare proprio appunto le equazioni della curva della domanda e quella dell'offerta e poi da lì appunto posso calcolare il punto di equilibrio o, ripeto, almeno credo.
Non so se mi sono spiegato bene e nel caso mi scuso per la spiegazione non proprio chiarissima, quindi nel caso chiedetemi qualsiasi precisazione/aggiunta di informazioni e cercherò di essere più chiaro!
Grazie in anticipo!
Ti rispondo leggendo rapidamente il tuo post, poi ci torno sopra quando ho tempo.
In effetti bisogna avere le funzioni di domanda e offerta.
Quali sono nel primo caso? Quando cioè tutto il risparmio va in attività finanziarie.
Se conosci quelle puoi ricavare le nuove equazioni, sottraendo la moneta domandata.
Ci devono essere delle equazioni in funzione del prezzo, cioè in cui c'è il prezzo come variabile indipendente, in almeno una delle due tra domanda e offerta.
Poi le uguagli e trovi il prezzo di equilibrio.
Qual è l'offerta di attività finanziarie nel primo caso? Da quali variabili dipende? Dici che è uguale a tutto il risparmio, quindi dovrebbe essere pari a $s*Y$, dove $s=1-b$ è la propensione al risparmio (che è uguale a $1$ meno la propensione al consumo $b$) e $Y$ il reddito.
Quindi non mi pare che dipenda dal prezzo delle azioni.
Qual è l'equazione della domanda di fondi da parte delle imprese per investimento? Da quali variabili dipende? Immagino che la metta pari agli investimenti. Questa, immagino, può dipendere dal prezzo delle attività finanziarie.
Insomma, dovresti avere un modello, caso mai dato dal professore, da cui partire, altrimenti tocca inventarselo, in effetti in genere si danno le funzioni di domanda e offerta per ricavare il prezzo di equilibrio, dati certi numeri, per il semplice motivo che possono assumere varie forme e uno non è che può tirare a indovinare.
Non è che da numeri si può risalire alla forma funzionale delle funzioni di domanda e offerta, che ne sa ad esempio uno se c'è una forma lineare o no, o quali variabili ci sono come variabili indipendenti?
Certo, si può fare un proprio modello, creandolo, e poi metterci i numeri che si hanno o altri per fare esperimenti concettuali. Può anche essere un ottimo esercizio, come no, ma bisogna comunque partire da una teoria per decidere come costruire le funzioni.
In effetti bisogna avere le funzioni di domanda e offerta.
Quali sono nel primo caso? Quando cioè tutto il risparmio va in attività finanziarie.
Se conosci quelle puoi ricavare le nuove equazioni, sottraendo la moneta domandata.
Ci devono essere delle equazioni in funzione del prezzo, cioè in cui c'è il prezzo come variabile indipendente, in almeno una delle due tra domanda e offerta.
Poi le uguagli e trovi il prezzo di equilibrio.
Qual è l'offerta di attività finanziarie nel primo caso? Da quali variabili dipende? Dici che è uguale a tutto il risparmio, quindi dovrebbe essere pari a $s*Y$, dove $s=1-b$ è la propensione al risparmio (che è uguale a $1$ meno la propensione al consumo $b$) e $Y$ il reddito.
Quindi non mi pare che dipenda dal prezzo delle azioni.
Qual è l'equazione della domanda di fondi da parte delle imprese per investimento? Da quali variabili dipende? Immagino che la metta pari agli investimenti. Questa, immagino, può dipendere dal prezzo delle attività finanziarie.
Insomma, dovresti avere un modello, caso mai dato dal professore, da cui partire, altrimenti tocca inventarselo, in effetti in genere si danno le funzioni di domanda e offerta per ricavare il prezzo di equilibrio, dati certi numeri, per il semplice motivo che possono assumere varie forme e uno non è che può tirare a indovinare.
Non è che da numeri si può risalire alla forma funzionale delle funzioni di domanda e offerta, che ne sa ad esempio uno se c'è una forma lineare o no, o quali variabili ci sono come variabili indipendenti?
Certo, si può fare un proprio modello, creandolo, e poi metterci i numeri che si hanno o altri per fare esperimenti concettuali. Può anche essere un ottimo esercizio, come no, ma bisogna comunque partire da una teoria per decidere come costruire le funzioni.
Ciao Gabriella, grazie mille per la risposta! Sempre gentilissima ed esaustiva
Allora sì, ho provato e riprovato ma alla fine mi sono reso conto che appunto è praticamente impossibile risolvere la cosa senza avere delle funzioni per la domanda e per l'offerta.
Le uniche cose che so, relativamente al risparmio e stando alle formule del prof è che noi il risparmio(indicato con S), lo calcoliamo con la formula:
$S = wN * (ab)/(1-a)$
e quindi ovviamente la parte non destinata al risparmio e trattenuta come moneta possiamo ipotizzarla come pari ad un valore
$M = c*S$,
dove per "c" diciamo indico la percentuale di S trattenuta in forma di moneta/liquidità e quindi non investita(che nel mio caso avevo impostato pari al 20%).
Per quanto riguarda l'investimento, stando sempre alle formule del prof è pari a
$I= wN*(ab)/(1-a)$
Esattamente, appunto, la stessa formula per il risparmio aggregato e questo perché, nella nostra analisi, stiamo ipotizzando che il risparmio aggregato abbia esattamente lo stesso valore che serve poi alle imprese per finanziare l'acquisto dei beni capitali.
Ma, per il resto e come dicevo, non ho le funzioni della domanda e offerta e quindi penso sia appunto impossibile risalire al prezzo e quantità di equilibrio. Diciamo che avevo pensato potesse essere una cosa fattibile ma a quanto pare mi sbagliavo

Allora sì, ho provato e riprovato ma alla fine mi sono reso conto che appunto è praticamente impossibile risolvere la cosa senza avere delle funzioni per la domanda e per l'offerta.
Le uniche cose che so, relativamente al risparmio e stando alle formule del prof è che noi il risparmio(indicato con S), lo calcoliamo con la formula:
$S = wN * (ab)/(1-a)$
e quindi ovviamente la parte non destinata al risparmio e trattenuta come moneta possiamo ipotizzarla come pari ad un valore
$M = c*S$,
dove per "c" diciamo indico la percentuale di S trattenuta in forma di moneta/liquidità e quindi non investita(che nel mio caso avevo impostato pari al 20%).
Per quanto riguarda l'investimento, stando sempre alle formule del prof è pari a
$I= wN*(ab)/(1-a)$
Esattamente, appunto, la stessa formula per il risparmio aggregato e questo perché, nella nostra analisi, stiamo ipotizzando che il risparmio aggregato abbia esattamente lo stesso valore che serve poi alle imprese per finanziare l'acquisto dei beni capitali.
Ma, per il resto e come dicevo, non ho le funzioni della domanda e offerta e quindi penso sia appunto impossibile risalire al prezzo e quantità di equilibrio. Diciamo che avevo pensato potesse essere una cosa fattibile ma a quanto pare mi sbagliavo

Fugurati!
Appunto, o hai funzioni date dal professore e le modifichi, o te ne inventi di tue, ottimo esercizio, però devi partire da nozioni precedenti di economia, ad esempio: da cosa dipende l'investimento? E devi scegliere tra le possibilità offerte dalla teoria economica.
Da che dipende la domanda di moneta? Idem.
Voglio funzioni lineari così posso fare i calcoli facilmente, allora le devi specificare, o uso altre funzioni?
Perché, ad esempio, anche solo per una cosa base come la domanda di beni di consumo ci possono essere un miliardo di varianti.

Appunto, o hai funzioni date dal professore e le modifichi, o te ne inventi di tue, ottimo esercizio, però devi partire da nozioni precedenti di economia, ad esempio: da cosa dipende l'investimento? E devi scegliere tra le possibilità offerte dalla teoria economica.
Da che dipende la domanda di moneta? Idem.
Voglio funzioni lineari così posso fare i calcoli facilmente, allora le devi specificare, o uso altre funzioni?
Perché, ad esempio, anche solo per una cosa base come la domanda di beni di consumo ci possono essere un miliardo di varianti.
Capito! In effetti sembrava strano che trovassi solo esercizi con appunto le funzioni di domanda ed offerta, altrimenti avrei sicuramente risolto la cosa facilmente(se appunto era possibile trovare p* e q* senza tali funzioni) seguendo qualche spiegazione in rete/appunti in rete.
Salve a tutti! Torno a scrivere dopo un po'!
In primis un'ottima notizia: qualche giorno fa abbiamo svolto una prova intercorso sulla prima parte del programma (sugli argomenti che più o meno ho accennato nei mex in precedenza) con la votazione di 30 e lode! (il voto più alto tra chi ha sostenuto la prova). Devo dire, infatti, che già semplicemente leggendo varie volte gli appunti ed esercitandomi con gli esercizi ho man mano acquistato sempre più padronanza con le formule e i concetti del prof.
Bene, detto ciò, ora col prof stiamo proseguendo il programma con l'analisi del modello di Keynes (dapprima quello presente nella sua opera "Trattato sulla Moneta" e poi quello della "Teoria Generale..."). Uno degli ultimi argomenti che abbiamo affrontato è stato quello del principio della domanda effettiva e infine abbiamo ipotizzato una situazione nella quale, a causa del mancato "drenaggio" delle risorse per l'acquisto dei beni capitali sui mercati finanziari, le imprese prod. di beni di consumo si ritrovino con un debito nei confronti delle banche (in quanto non riescono a restituire l'importo iniziale del credito che le banche avevano concesso).
A questo punto, sempre stanco a questa "simulazione", abbiamo ipotizzato che le banche, di fronte a questo mancato pagamento del debito da parte delle imprese, attuano un taglio dei finanziamenti (inizialmente erano pari a 800€ mentre ora scendono a 746€). A questo punto, le imprese del settore dei beni di consumo, dato il finanziamento ridotto ricevuto dalle banche, decidono di economizzare sugli investimenti (rimandando, ad esempio, l'acquisto di beni capitali ad un momento migliore, ovvero quando avranno completato il risanamento finanziario). Tale decisione, però, si ripercuote anche sulle imprese produttrici di beni capitali, dato che a questo punto produrranno dei beni capitali appunto di un valore ridotto(visto che "l'ordine" da parte delle imprese del settore dei beni di consumo sarà ridotto, come dicevamo) e quindi, in sostanza, si riducono gli introiti e i profitti per anche il settore dei beni capitali. Anch'esse, dunque, decidono di tagliare sui salari.
Tutto ciò, porta quindi ad una riduzione dei salari gudagnati dai lavoratori e quindi sul mercato dei beni di consumo a questo punto arriveranno dei salari(intesi come la spesa che i lavoratori potranno sostenere per i beni di consumo) inferiore.
L'ultima lezione col prof si è fermata, dunque, a questa ipotesi e nella prossima vedremo quindi ora cosa succederà per le imprese del settore dei beni di consumo, ovvero come esse reagiranno dato che tale situazione avrà ovviamente un impatto sul bilancio delle imprese di questo settore. Ora, leggendo e rileggendo gli appunti e anche spulciando un po' in rete relativamente all'analisi di Keynes, stavo cercando di capire appunto quale sarebbe il prossimo "passo", nel senso: a questo punto cosa avviene? Come si comportano le imprese del settore dei beni di consumo al fine di far "quadrare i conti"?
Probabilmente è più semplice di quello che si pensi e non ci sono ancora arrivato (ma magari alla fine finisce come per l'altra volta, quando chiesi relativamente al PIL di equilibrio etc e poi alla fine ci arrivai tranquillamente e anzi "sviscerai" la cosa anche ben oltre ciò che era previsto dal programma del prof) ma ho voluto cmq chiedervi delle info a riguardo.
Ovviamente domani il prof lo spiegherà ma, data oramai la mia curiosità e passione per questo esame, cerco sempre, per quanto possibile, di portarmi avanti da solo (e in effetti questo mi ha portato poi a comprendere tante cose che, seppur non spiegate dal prof ma comprese da solo, mi hanno permesso di ottenere quel brillante voto nella prima prova intercorso).
Grazie mille!
In primis un'ottima notizia: qualche giorno fa abbiamo svolto una prova intercorso sulla prima parte del programma (sugli argomenti che più o meno ho accennato nei mex in precedenza) con la votazione di 30 e lode! (il voto più alto tra chi ha sostenuto la prova). Devo dire, infatti, che già semplicemente leggendo varie volte gli appunti ed esercitandomi con gli esercizi ho man mano acquistato sempre più padronanza con le formule e i concetti del prof.
Bene, detto ciò, ora col prof stiamo proseguendo il programma con l'analisi del modello di Keynes (dapprima quello presente nella sua opera "Trattato sulla Moneta" e poi quello della "Teoria Generale..."). Uno degli ultimi argomenti che abbiamo affrontato è stato quello del principio della domanda effettiva e infine abbiamo ipotizzato una situazione nella quale, a causa del mancato "drenaggio" delle risorse per l'acquisto dei beni capitali sui mercati finanziari, le imprese prod. di beni di consumo si ritrovino con un debito nei confronti delle banche (in quanto non riescono a restituire l'importo iniziale del credito che le banche avevano concesso).
A questo punto, sempre stanco a questa "simulazione", abbiamo ipotizzato che le banche, di fronte a questo mancato pagamento del debito da parte delle imprese, attuano un taglio dei finanziamenti (inizialmente erano pari a 800€ mentre ora scendono a 746€). A questo punto, le imprese del settore dei beni di consumo, dato il finanziamento ridotto ricevuto dalle banche, decidono di economizzare sugli investimenti (rimandando, ad esempio, l'acquisto di beni capitali ad un momento migliore, ovvero quando avranno completato il risanamento finanziario). Tale decisione, però, si ripercuote anche sulle imprese produttrici di beni capitali, dato che a questo punto produrranno dei beni capitali appunto di un valore ridotto(visto che "l'ordine" da parte delle imprese del settore dei beni di consumo sarà ridotto, come dicevamo) e quindi, in sostanza, si riducono gli introiti e i profitti per anche il settore dei beni capitali. Anch'esse, dunque, decidono di tagliare sui salari.
Tutto ciò, porta quindi ad una riduzione dei salari gudagnati dai lavoratori e quindi sul mercato dei beni di consumo a questo punto arriveranno dei salari(intesi come la spesa che i lavoratori potranno sostenere per i beni di consumo) inferiore.
L'ultima lezione col prof si è fermata, dunque, a questa ipotesi e nella prossima vedremo quindi ora cosa succederà per le imprese del settore dei beni di consumo, ovvero come esse reagiranno dato che tale situazione avrà ovviamente un impatto sul bilancio delle imprese di questo settore. Ora, leggendo e rileggendo gli appunti e anche spulciando un po' in rete relativamente all'analisi di Keynes, stavo cercando di capire appunto quale sarebbe il prossimo "passo", nel senso: a questo punto cosa avviene? Come si comportano le imprese del settore dei beni di consumo al fine di far "quadrare i conti"?

Probabilmente è più semplice di quello che si pensi e non ci sono ancora arrivato (ma magari alla fine finisce come per l'altra volta, quando chiesi relativamente al PIL di equilibrio etc e poi alla fine ci arrivai tranquillamente e anzi "sviscerai" la cosa anche ben oltre ciò che era previsto dal programma del prof) ma ho voluto cmq chiedervi delle info a riguardo.
Ovviamente domani il prof lo spiegherà ma, data oramai la mia curiosità e passione per questo esame, cerco sempre, per quanto possibile, di portarmi avanti da solo (e in effetti questo mi ha portato poi a comprendere tante cose che, seppur non spiegate dal prof ma comprese da solo, mi hanno permesso di ottenere quel brillante voto nella prima prova intercorso).
Grazie mille!
Innanzitutto complimenti per il 30 e lode!!
Per quanto riguarda le cose che state studiando, Trattato della Moneta, e poi Teoria generale, il primo commento che mi viene in mente è: Mamma Santa!
. Dove vi siete avventurati!
Il Trattato della moneta e la Teoria generale sono considerate opere molto diverse, in particolare la seconda è stata segnata dalla esperienza della grande depressione, mentre il Trattato della moneta è precedente.
Anche se si ritiene che vi sia una continuità tra le due opere, che riguarda la determinazione del ivello della produzione e dell'occupazione, studiato più marginalmente nel Trattato, al centro dell'attenzione nella Teoria Generale. E il connesso concetto di 'domanda effettiva', al centro dell'analisi di Keynes.
Il Trattato della Moneta è un opera importante nella storia della teoria economica, che però non viene quasi mai studiata all'università, e anche di difficile interpretazione.
La Teoria Generale è forse la più importante opera di teoria economica del XX secolo, su cui sono stati versati fiumi di inchiostro, a proposito di 'cosa ha detto veramente Keynes'. A distanza quasi novanta anni e tanti di studi e controversie la risposta sostanzialmente è : Boh?
Quello che si studia come 'modello keynesiano' all'università è in realtà una elaborazione successiva, dovuta principalmente a un lavoro di Hicks, del 1937, Mr Keynes and the classics, che ha informato l'interpretazione e lo sviluppo dei modelli keynesiani successivi, a cominciare dal famoso schema IS-LM. Che in Keynes non c'è! Quando lo scoprii all'università feci un salto sulla sedia.
Questo pistolotto per dirti che è davvero meritorio e interessante che il professore faccia queste cose molto poco standard, ma importanti culturalmente.
Però siamo sempre lì: in proposito non è che puoi andarti a cercare un modello standard su internet, ci deve essere un modello, uno schema, anche se non a formule, almeno a parole, per indicare i nessi tra le variabili e le dinamiche immaginate del sistema economico. Che sono diverse tra Trattato e Teoria generale.
Insomma, il professore starà senz'altro proponendo una sua interpretazione e un suo schema, e va chiarito qual è.
Ti chiedi 'come va a finire'.
Quella dinamica che descrivi nel tuo post è una spirale recessiva, che parte da una diminuzione di investimenti.
Si fermerà, in una situazione di produzione e occupazione a livelli più bassi? Continuerà indefinitamente? Ci saranno al contrario meccanismi che poi portano a riequilibrare la situazione e tornare al livello precedente?
Ecco, queste sono domande chiave della teoria keynesiana e della teoria economica in genere, a cui bisogna rispondere con un modelli-teoria specifici.
Non so se qui ci stia riferendo al Trattato o alla Teoria generale, mi sembra più il Trattato, ma non so. Potrebbe anche essere una illustrazione del cosiddetto 'moltiplicatore keynesiano'.
In ogni caso il problema se il sistema economico si possa stabilizzare in una situazione (equilibrio) di sottoccupazione, e il connesso problema della domanda effettiva, è il cuore della teoria keynesiana, che a differenza di quella classica, sottolinea come sia possibile una situazione di sottoccupazione persistente.
La causa è vista nella carenza di domanda effettiva, e infatti le poilitiche keynesiane sono tradizionalmente quelle che si basano sulla spesa pubblica, come arma per contrastare la carenza di domanda effettiva.
A contrario la teoria classica/neoclassica prevede dei meccanismi, sostanzialmente la flessibilita dei prezzi, che, almeno nel lungo periodo, riportino l'economia, spontaneamente, in equlibrio e eliminino la disoccupazione (quella 'involontaria').
Diciamo questo è un quadro in cui si inserisce il mare della teoria economica.


Per quanto riguarda le cose che state studiando, Trattato della Moneta, e poi Teoria generale, il primo commento che mi viene in mente è: Mamma Santa!

Il Trattato della moneta e la Teoria generale sono considerate opere molto diverse, in particolare la seconda è stata segnata dalla esperienza della grande depressione, mentre il Trattato della moneta è precedente.
Anche se si ritiene che vi sia una continuità tra le due opere, che riguarda la determinazione del ivello della produzione e dell'occupazione, studiato più marginalmente nel Trattato, al centro dell'attenzione nella Teoria Generale. E il connesso concetto di 'domanda effettiva', al centro dell'analisi di Keynes.
Il Trattato della Moneta è un opera importante nella storia della teoria economica, che però non viene quasi mai studiata all'università, e anche di difficile interpretazione.
La Teoria Generale è forse la più importante opera di teoria economica del XX secolo, su cui sono stati versati fiumi di inchiostro, a proposito di 'cosa ha detto veramente Keynes'. A distanza quasi novanta anni e tanti di studi e controversie la risposta sostanzialmente è : Boh?

Quello che si studia come 'modello keynesiano' all'università è in realtà una elaborazione successiva, dovuta principalmente a un lavoro di Hicks, del 1937, Mr Keynes and the classics, che ha informato l'interpretazione e lo sviluppo dei modelli keynesiani successivi, a cominciare dal famoso schema IS-LM. Che in Keynes non c'è! Quando lo scoprii all'università feci un salto sulla sedia.
Questo pistolotto per dirti che è davvero meritorio e interessante che il professore faccia queste cose molto poco standard, ma importanti culturalmente.
Però siamo sempre lì: in proposito non è che puoi andarti a cercare un modello standard su internet, ci deve essere un modello, uno schema, anche se non a formule, almeno a parole, per indicare i nessi tra le variabili e le dinamiche immaginate del sistema economico. Che sono diverse tra Trattato e Teoria generale.
Insomma, il professore starà senz'altro proponendo una sua interpretazione e un suo schema, e va chiarito qual è.
"Dragonfirez":
L'ultima lezione col prof si è fermata, dunque, a questa ipotesi e nella prossima vedremo quindi ora cosa succederà per le imprese del settore dei beni di consumo, ovvero come esse reagiranno dato che tale situazione avrà ovviamente un impatto sul bilancio delle imprese di questo settore. Ora, leggendo e rileggendo gli appunti e anche spulciando un po' in rete relativamente all'analisi di Keynes, stavo cercando di capire appunto quale sarebbe il prossimo "passo", nel senso: a questo punto cosa avviene? Come si comportano le imprese del settore dei beni di consumo al fine di far "quadrare i conti"?![]()
Ti chiedi 'come va a finire'.
Quella dinamica che descrivi nel tuo post è una spirale recessiva, che parte da una diminuzione di investimenti.
Si fermerà, in una situazione di produzione e occupazione a livelli più bassi? Continuerà indefinitamente? Ci saranno al contrario meccanismi che poi portano a riequilibrare la situazione e tornare al livello precedente?
Ecco, queste sono domande chiave della teoria keynesiana e della teoria economica in genere, a cui bisogna rispondere con un modelli-teoria specifici.
Non so se qui ci stia riferendo al Trattato o alla Teoria generale, mi sembra più il Trattato, ma non so. Potrebbe anche essere una illustrazione del cosiddetto 'moltiplicatore keynesiano'.
In ogni caso il problema se il sistema economico si possa stabilizzare in una situazione (equilibrio) di sottoccupazione, e il connesso problema della domanda effettiva, è il cuore della teoria keynesiana, che a differenza di quella classica, sottolinea come sia possibile una situazione di sottoccupazione persistente.
La causa è vista nella carenza di domanda effettiva, e infatti le poilitiche keynesiane sono tradizionalmente quelle che si basano sulla spesa pubblica, come arma per contrastare la carenza di domanda effettiva.
A contrario la teoria classica/neoclassica prevede dei meccanismi, sostanzialmente la flessibilita dei prezzi, che, almeno nel lungo periodo, riportino l'economia, spontaneamente, in equlibrio e eliminino la disoccupazione (quella 'involontaria').
Diciamo questo è un quadro in cui si inserisce il mare della teoria economica.
Grazie mille per la risposta Gabriella!
Allora sì, relativamente alla spirale recessiva, ho effettuato un po' i calcoli (sempre in base alle formule del prof) e in effetti tutto appunto si riduce (profitti del settore beni di consumo, quello dei beni capitali, il risparmio aggreggato, l'occupazione complessiva e così via). Tuttavia, per quanto riguarda l'equilibrio del sistema, diciamo a che livello numerico tutto "torna", nel senso che con questa riduzione, alla fine mi ritrovo che ora le imprese (rispetto alla situazione precedente, dove, come dicevo, avevamo ipotizzato che non riuscissero a restituire il prestito ricevuto dalle banche) ora invece ci riescono. In particolare perché (ragiono unicamente in base ai valori numerici, poi ovviamente non so se a livello teorico/concettuale le cose siano giuste), nonostante tutta questa riduzione nei vari parametri/valori, ora le imprese produttrici dei beni di consumo riescono ad avere accantonamenti superiori rispetto alla situazione precedente (di preciso, in base ai calcoli, a momenti mi ritrovo accantonamenti quasi di pari valore: da 260 nella situazione di prima a 267 in questa nuova situazione "recessiva", diciamo così).
Ovviamente, anche se c'è questo equilibrio, il problema è, come dicevi anche tu, che ora il sistema è passato da una situazione "A" dove tutto era di valore aumentato (occupazione, salari, produzione et) ad una situazione "B" dove sì, c'è un equilibrio (con equilibrio sto intendo sempre il fatto che le imprese non si ritrovino ora indebitate verso le banche) ma tutti i valori si sono ridotti.
In ciò, ovviamente, si è ridotto anche ciò che è appunto definito da Keynes come "domanda effettiva", che nel caso del corso con il prof ci ha illustrato come il rapporto tra E/wN, ovvero tra gli introiti imprese e il monte salari (o costi salariali).
Nella situazione A era infatti pari a 1,35, mentre nella B pari a 1,33.
Ora, giusto per curiosità e per fare "congetture" su ciò che il prof ci svelerà domani: in tutto ciò, c'entra qualcosa l'idea di Keynes relativa all'intervento dello Stato che, attraverso la spesa pubblica, può determinare un aumento del livello di occupazione e quindi, conseguentemente, anche dei redditi, dei consumi e così via, oppure non c'entra nulla con questi aspetti?
Cioè magari sto dicendo na cavolata e considerando che non ho letto nel dettaglio le opere di Keynes o altro ma sto appunto facendo mie "congetture" basate sui calcoli etc. e unendo appunto un po' di teoria della storia economica anche soprattutto a questo esercizio che poco fa ho fatto. Cioè in sostanza: se fossi uno Stato e volessi portare la situazione B che ho ottenuto ora(come dicevamo con tutto diminuito) a causa del taglio dei finanziamenti etc, nuovamente alla stato che c'era nella situazione A (quindi prima che tutto andasse in "riduzione" a causa del taglio dei finanziamenti), come potrei agire? Attraverso appunto l'intervento statale della spesa pubblica come suggerito da Keynes?
Vabbè, come dicevo è giusto per curiosità e "divertirmi" facendo previsioni da solo, di modo, a volte, da sviscerare la materia anche attraverso ragionamenti e non unicamente seguendo un testo di riferimento.

Allora sì, relativamente alla spirale recessiva, ho effettuato un po' i calcoli (sempre in base alle formule del prof) e in effetti tutto appunto si riduce (profitti del settore beni di consumo, quello dei beni capitali, il risparmio aggreggato, l'occupazione complessiva e così via). Tuttavia, per quanto riguarda l'equilibrio del sistema, diciamo a che livello numerico tutto "torna", nel senso che con questa riduzione, alla fine mi ritrovo che ora le imprese (rispetto alla situazione precedente, dove, come dicevo, avevamo ipotizzato che non riuscissero a restituire il prestito ricevuto dalle banche) ora invece ci riescono. In particolare perché (ragiono unicamente in base ai valori numerici, poi ovviamente non so se a livello teorico/concettuale le cose siano giuste), nonostante tutta questa riduzione nei vari parametri/valori, ora le imprese produttrici dei beni di consumo riescono ad avere accantonamenti superiori rispetto alla situazione precedente (di preciso, in base ai calcoli, a momenti mi ritrovo accantonamenti quasi di pari valore: da 260 nella situazione di prima a 267 in questa nuova situazione "recessiva", diciamo così).
Ovviamente, anche se c'è questo equilibrio, il problema è, come dicevi anche tu, che ora il sistema è passato da una situazione "A" dove tutto era di valore aumentato (occupazione, salari, produzione et) ad una situazione "B" dove sì, c'è un equilibrio (con equilibrio sto intendo sempre il fatto che le imprese non si ritrovino ora indebitate verso le banche) ma tutti i valori si sono ridotti.
In ciò, ovviamente, si è ridotto anche ciò che è appunto definito da Keynes come "domanda effettiva", che nel caso del corso con il prof ci ha illustrato come il rapporto tra E/wN, ovvero tra gli introiti imprese e il monte salari (o costi salariali).
Nella situazione A era infatti pari a 1,35, mentre nella B pari a 1,33.
Ora, giusto per curiosità e per fare "congetture" su ciò che il prof ci svelerà domani: in tutto ciò, c'entra qualcosa l'idea di Keynes relativa all'intervento dello Stato che, attraverso la spesa pubblica, può determinare un aumento del livello di occupazione e quindi, conseguentemente, anche dei redditi, dei consumi e così via, oppure non c'entra nulla con questi aspetti?
Cioè magari sto dicendo na cavolata e considerando che non ho letto nel dettaglio le opere di Keynes o altro ma sto appunto facendo mie "congetture" basate sui calcoli etc. e unendo appunto un po' di teoria della storia economica anche soprattutto a questo esercizio che poco fa ho fatto. Cioè in sostanza: se fossi uno Stato e volessi portare la situazione B che ho ottenuto ora(come dicevamo con tutto diminuito) a causa del taglio dei finanziamenti etc, nuovamente alla stato che c'era nella situazione A (quindi prima che tutto andasse in "riduzione" a causa del taglio dei finanziamenti), come potrei agire? Attraverso appunto l'intervento statale della spesa pubblica come suggerito da Keynes?
Vabbè, come dicevo è giusto per curiosità e "divertirmi" facendo previsioni da solo, di modo, a volte, da sviscerare la materia anche attraverso ragionamenti e non unicamente seguendo un testo di riferimento.

Be' allora perfetto.
Hai quindi fatto i calcoli in base alle formule del professore e ti ritrovi che il sistema economico passa da un equilibrio a un altro, con minore occupazione.
Qualunque cosa voglia dire 'equilibrio', va sempre definito, può variare da modello a modello, ma in genere si intende uno 'stato di quiete', una certa configurazione di variabili rilevanti in cui il sistema tende a persistere.
Quello che dici è giustissimo, l'intervento dello Stato tramite la spesa pubblica c'entra moltissimo. Poiché Keynes individua nella carenza di domanda effettiva la causa della sottocupazione, lo stato aumentando la spesa pubblica (politica fiscale), che è una componente della domanda, può portare il sistema a livelli di occupazione e reddito più alti. Cioè poché la domanda privata è troppo bassa lo Stato aumenta la domanda pubblica.
E' al cuore della teoria keynesiana.
Non esiste solo l'aumento della spesa pubblica per far salire reddito e occupazione, c'è anche la politica monetaria, ma per Keynes questa, in alcuni casi, specie nelle situazioni di grave recessione, è poco efficace, quindi bisogna affidarsi alla spesa pubblica.
Hai quindi fatto i calcoli in base alle formule del professore e ti ritrovi che il sistema economico passa da un equilibrio a un altro, con minore occupazione.
Qualunque cosa voglia dire 'equilibrio', va sempre definito, può variare da modello a modello, ma in genere si intende uno 'stato di quiete', una certa configurazione di variabili rilevanti in cui il sistema tende a persistere.
"Dragonfirez":
Ora, giusto per curiosità e per fare "congetture" su ciò che il prof ci svelerà domani: in tutto ciò, c'entra qualcosa l'idea di Keynes relativa all'intervento dello Stato che, attraverso la spesa pubblica, può determinare un aumento del livello di occupazione e quindi, conseguentemente, anche dei redditi, dei consumi e così via, oppure non c'entra nulla con questi aspetti?
Cioè magari sto dicendo na cavolata e considerando che non ho letto nel dettaglio le opere di Keynes o altro ma sto appunto facendo mie "congetture" basate sui calcoli etc. e unendo appunto un po' di teoria della storia economica anche soprattutto a questo esercizio che poco fa ho fatto. Cioè in sostanza: se fossi uno Stato e volessi portare la situazione B che ho ottenuto ora(come dicevamo con tutto diminuito) a causa del taglio dei finanziamenti etc, nuovamente alla stato che c'era nella situazione A (quindi prima che tutto andasse in "riduzione" a causa del taglio dei finanziamenti), come potrei agire? Attraverso appunto l'intervento statale della spesa pubblica come suggerito da Keynes?
Quello che dici è giustissimo, l'intervento dello Stato tramite la spesa pubblica c'entra moltissimo. Poiché Keynes individua nella carenza di domanda effettiva la causa della sottocupazione, lo stato aumentando la spesa pubblica (politica fiscale), che è una componente della domanda, può portare il sistema a livelli di occupazione e reddito più alti. Cioè poché la domanda privata è troppo bassa lo Stato aumenta la domanda pubblica.
E' al cuore della teoria keynesiana.
Non esiste solo l'aumento della spesa pubblica per far salire reddito e occupazione, c'è anche la politica monetaria, ma per Keynes questa, in alcuni casi, specie nelle situazioni di grave recessione, è poco efficace, quindi bisogna affidarsi alla spesa pubblica.
Perfetto! Allora ora che ci penso, tutto torna!
Cioè stavo pensando al fatto che noi finora abbiamo sempre considerato (e ciò tra l'altro mi porta a pensare a come il prof ci stia facendo approcciare alle varie "problematiche" del mondo macroeconomico in maniera graduale e ciò è veramente ottimo perché appunto permette, prima di arrivare alle varie formule etc, di capire appunto cosa c'è dietro ad ogni formula, tant'è che appunto io ora sono risalito, tramite un mio semplice ragionamento alla formula "completa") la formula Y= C+I.
Con C indichiamo, stando alle formule del prof, il valore monetario dei beni di consumo e che, ora ragionando appunto nella nuova ottica nata in seguito a questo ragionamento, sono appunto i consumi privati. Con "I", invece, indicavamo gli investimenti e fin qui tutto ok fino a quando, appunto, non abbiamo incontrato la nuova "problematica",cioè appunto il fatto che ora stiamo ipotizzando che le imprese non riescono a restituire il debito inizialmente ottenuto dalle banche(o comunque non interamente).
Nella formula però che generalmente ho sempre visto in vari appunti in rete etc, vi era un terzo elemento, cioè la G, che rappresenta appunto, se ben ricordo, proprio la spesa pubblica e quindi C+I+G alla fine portano a completare il "puzzle" e ad ottenere la "domanda globale".
Infatti secondo Keynes il livello del reddito nazionale e dell'occupazione erano appunto determinati da tale domanda globale. Ovviamente è sempre un ragionamento fatto "al momento" quindi magari sto mancando cose importanti etc ma diciamo che ho (credo) raggiunto il punto
Cioè stavo pensando al fatto che noi finora abbiamo sempre considerato (e ciò tra l'altro mi porta a pensare a come il prof ci stia facendo approcciare alle varie "problematiche" del mondo macroeconomico in maniera graduale e ciò è veramente ottimo perché appunto permette, prima di arrivare alle varie formule etc, di capire appunto cosa c'è dietro ad ogni formula, tant'è che appunto io ora sono risalito, tramite un mio semplice ragionamento alla formula "completa") la formula Y= C+I.
Con C indichiamo, stando alle formule del prof, il valore monetario dei beni di consumo e che, ora ragionando appunto nella nuova ottica nata in seguito a questo ragionamento, sono appunto i consumi privati. Con "I", invece, indicavamo gli investimenti e fin qui tutto ok fino a quando, appunto, non abbiamo incontrato la nuova "problematica",cioè appunto il fatto che ora stiamo ipotizzando che le imprese non riescono a restituire il debito inizialmente ottenuto dalle banche(o comunque non interamente).
Nella formula però che generalmente ho sempre visto in vari appunti in rete etc, vi era un terzo elemento, cioè la G, che rappresenta appunto, se ben ricordo, proprio la spesa pubblica e quindi C+I+G alla fine portano a completare il "puzzle" e ad ottenere la "domanda globale".
Infatti secondo Keynes il livello del reddito nazionale e dell'occupazione erano appunto determinati da tale domanda globale. Ovviamente è sempre un ragionamento fatto "al momento" quindi magari sto mancando cose importanti etc ma diciamo che ho (credo) raggiunto il punto

Giustissimo, nella domanda globale, che è quella che nel modello keynesiano determina il reddito, alle componemti consumo e investimento va aggiunta la spesa pubblica.
E forse vedrai, se farai modelli in cui c'è il settore estero (fin'ora siamo in una economia chiusa agli scambi con l'estero) che bisognerà aggiungere alla domanda anche le esportazioni meno le importazioni.
E forse vedrai, se farai modelli in cui c'è il settore estero (fin'ora siamo in una economia chiusa agli scambi con l'estero) che bisognerà aggiungere alla domanda anche le esportazioni meno le importazioni.
"gabriella127":
Giustissimo, nella domanda globale, che è quella che nel modello keynesiano determina il reddito, alle componemti consumo e investimento va aggiunta la spesa pubblica.
E forse vedrai, se farai modelli in cui c'è il settore estero (fin'ora siamo in una economia chiusa agli scambi con l'estero) che bisognerà aggiungere alla domanda anche le esportazioni meno le importazioni.
Perfetto, grazie ancora!

Ciao Gabriella, buonasera! Ogni tanto passo a porre domande
Comunque, nell'ultima lezione col prof, abbiamo appunto visto il processo della spirale recessiva, cioè appunto il fatto che, una volta verificatosi lo shock iniziale(nel nostro caso relativo alla caduta degli investimenti) si verificava poi un calo progressivo del PIL, salari, profitti e così via. Non siamo ancora arrivati, però, al fatto della spesa pubblica. Per il momento ci siamo fermati appunto semplicemente al verificarsi della caduta del PIL e, sempre trattando Keynes, ci siamo fermati alla sua domanda relativamente a se esistesse o meno un meccanismo "naturale" in grado di arrestare la caduta cumulativa del PIL. Come ci diceva il prof, per Keynes era chiaro che esistesse una sorta di "pavimento" che impedisce la caduta del PIL oltre certi livelli e che, al momento della stesura del Trattato, ad egli non era ancora chiaro a che "livello" fosse situato questo pavimento. La cosa, poi, viene appunto da egli scoperta nella successiva opera (appunto la Teoria Generale).
Dunque, la lezione si è conclusa su questo punto e ora stavo cercando un po' di capire appunto quale fosse questo meccanismo che arresta la caduta del PIL. Si tratta, come dicevamo, dell'agire dello Stato tramite la spesa pubblica che, quindi, porta poi di conseguenza ad un aumento dell'occupazione e dunque anche del reddito? Se sì, relativamente poi al concetto del "pavimento",oltre il quale il reddito non diminuisce, che cosa si intende di preciso?
Cioè esiste anche un qualcosa a livello di formule etc che indica questo passaggio? Cioè in sostanza mi chiedo: da cosa è rappresentato questo "muro" che blocca la caduta progressiva del PIL e quindi blocca la crisi in corso?
Grazie mille!
P.S: ho intenzione, appena possibile, di prendere in prestito dalla biblioteca dell'uni uno dei libri di Keynes. Pensavo di iniziare direttamente dalla Teoria Generale ma non se faccio bene o meno, nel senso: mi converebbe prima leggere il Trattato oppure è fattibile il leggere la Teoria Generale senza aver letto il Trattato?

Comunque, nell'ultima lezione col prof, abbiamo appunto visto il processo della spirale recessiva, cioè appunto il fatto che, una volta verificatosi lo shock iniziale(nel nostro caso relativo alla caduta degli investimenti) si verificava poi un calo progressivo del PIL, salari, profitti e così via. Non siamo ancora arrivati, però, al fatto della spesa pubblica. Per il momento ci siamo fermati appunto semplicemente al verificarsi della caduta del PIL e, sempre trattando Keynes, ci siamo fermati alla sua domanda relativamente a se esistesse o meno un meccanismo "naturale" in grado di arrestare la caduta cumulativa del PIL. Come ci diceva il prof, per Keynes era chiaro che esistesse una sorta di "pavimento" che impedisce la caduta del PIL oltre certi livelli e che, al momento della stesura del Trattato, ad egli non era ancora chiaro a che "livello" fosse situato questo pavimento. La cosa, poi, viene appunto da egli scoperta nella successiva opera (appunto la Teoria Generale).
Dunque, la lezione si è conclusa su questo punto e ora stavo cercando un po' di capire appunto quale fosse questo meccanismo che arresta la caduta del PIL. Si tratta, come dicevamo, dell'agire dello Stato tramite la spesa pubblica che, quindi, porta poi di conseguenza ad un aumento dell'occupazione e dunque anche del reddito? Se sì, relativamente poi al concetto del "pavimento",oltre il quale il reddito non diminuisce, che cosa si intende di preciso?
Cioè esiste anche un qualcosa a livello di formule etc che indica questo passaggio? Cioè in sostanza mi chiedo: da cosa è rappresentato questo "muro" che blocca la caduta progressiva del PIL e quindi blocca la crisi in corso?
Grazie mille!
P.S: ho intenzione, appena possibile, di prendere in prestito dalla biblioteca dell'uni uno dei libri di Keynes. Pensavo di iniziare direttamente dalla Teoria Generale ma non se faccio bene o meno, nel senso: mi converebbe prima leggere il Trattato oppure è fattibile il leggere la Teoria Generale senza aver letto il Trattato?