Sottospazi vettoriali

pietro1231
è vero che i due sottospazi $W={A\in M_(2,2)(R):3a_(11)-a_(12)=0}$ e $U={p(t)\in R_3[t]:p(0)=0,p'(0)=p''(0)}$
hanno la stessa dimensione?

Vediamo di trovare $W$ e $U$
$W=((a_(11),a_(21)),(3a_(11),a_(22)))$
La dimensione di $W$ è data dal calcolo del rango.
Se il $Rg(W)=2->dim(W)=0$
Il determinante di $W$ è: $det(W)=a_(11)a_(22)-3a_(11)a_(21)$
Se tale determinante è uguale a zero allora il ranfo è 1 altrimenti è 2.

$p(t)=at^3+bt^2+ct+d$
$p(0)=d=0$
$p'(0)=c$
$p''(0)=2b$
quindi $c=2b$

Qui mi blocco e non riesco ad andare avanti... sempre se stia facendo bene il resto

Risposte
cooper1
prendi quello che ti dico con cognizione di causa perchè non ne sono certissimo. io farei così:
uso l'isomorfismo matrici e vettori per cui il primo sottospazio si traduce in $ W={(x,y,z,t) in RR^4 : 3x-y=0} $
a questo punto estraggo la base da un sistema di equazioni omogenee lineari e trovo che ha dimensione 3.
per $U$ uso invece l'isomorfismo tra lo spazio dei polinomi e i vettori così che $U$ diventa: $ U={(x,y,z,t) in RR^4 : d=0, c=2b} $
estraendone una base trovo che ha dimensione 2.

pietro1231
"cooper":
prendi quello che ti dico con cognizione di causa perchè non ne sono certissimo. io farei così:
uso l'isomorfismo matrici e vettori per cui il primo sottospazio si traduce in $ W={(x,y,z,t) in RR^4 : 3x-y=0} $
a questo punto estraggo la base da un sistema di equazioni omogenee lineari e trovo che ha dimensione 3.
per $U$ uso invece l'isomorfismo tra lo spazio dei polinomi e i vettori così che $U$ diventa: $ U={(x,y,z,t) in RR^4 : d=0, c=2b} $
estraendone una base trovo che ha dimensione 2.


Non sono sicurissimo ma penso che anzichè scrivere $3x-y=0$ bisognerebbe scrivere $3x-z=0$ non ne ho certezza, ma se dovessimo portare in forma matriciale, così come ho fatto io, $a_(12)$ corrisponderebbe a $z$... almeno credo.
Come hai calcolato la dimensione di $W$? potresti scrivermi i passaggi please?
Stessa cosa per $U$ :D

cooper1
$a_(12)$ rappresenta prima riga seconda colonna. per cui la matrice è: $ ( ( a_(11) , a_(12) ),( a_(21) , a_(22) ) ) $
per trovare le dimensioni ho estratto una base dal sistema di equazioni. ti faccio l'esempio su $U$. un vettore di $U$ ha la forma $ ( ( a ),( b ),( 2b ),( 0 ) ) $ per cui una base è data dai vettori: $ ( ( 1 ),( 0 ),( 0 ),( 0 ) ) ^^ ( ( 0 ),( 1 ),( 2 ),( 0 ) ) $ da cui dimensione 2.

Shocker1
"pietro123":
è vero che i due sottospazi $W={A\in M_(2,2)(R):3a_(11)-a_(12)=0}$ e $U={p(t)\in R_3[t]:p(0)=0,p'(0)=p''(0)}$
hanno la stessa dimensione?

Vediamo di trovare $W$ e $U$
$W=((a_(11),a_(21)),(3a_(11),a_(22)))$
La dimensione di $W$ è data dal calcolo del rango.
Se il $Rg(W)=2->dim(W)=0$
Il determinante di $W$ è: $det(W)=a_(11)a_(22)-3a_(11)a_(21)$
Se tale determinante è uguale a zero allora il ranfo è 1 altrimenti è 2.

Occhio che quello che hai scritto non ha alcun senso, stai ponendo un sottospazio vettoriale uguale a una matrice, non puoi farlo, sono due oggetti diversi. La dimensione di $W$ NON è data dal rango[nota]o almeno NON in questo caso: il rango di una matrice non solo rappresenta il numero di vettori riga/colonna linearmente indipendenti ma fornisce anche la dimensione del sottospazio generato dalle righe o dalle colonne della matrice.[/nota] di un suo elemento, ma dalla cardinalità di una sua base: in pratica il metodo standard per calcolare la dimensione di un sottospazio è quello di dedurre, da un sistema di generatori, una sua base.


"cooper":
prendi quello che ti dico con cognizione di causa perchè non ne sono certissimo. io farei così:
uso l'isomorfismo matrici e vettori per cui il primo sottospazio si traduce in $ W={(x,y,z,t) in RR^4 : 3x-y=0} $
a questo punto estraggo la base da un sistema di equazioni omogenee lineari e trovo che ha dimensione 3.
per $ U $ uso invece l'isomorfismo tra lo spazio dei polinomi e i vettori così che $ U $ diventa: $ U={(x,y,z,t) in RR^4 : d=0, c=2b} $
estraendone una base trovo che ha dimensione 2.

Quello che scrivi è corretto, ma andrebbe specificato che quest'isomorfismo è indotto dalla base che fissi sullo spazio. Sostanzialmente mandi un vettore dello spazio nelle sue coordinate rispetto alla base fissata. In questo caso quello che hai fatto è stato fissare la base standard dello spazio delle matrici di ordine $2$ e poi usare l'isomorfismo che tale base induce e quindi identificare i vettori di $W$ con le loro coordinate rispetto alla base fissata.

In generale dati uno spazio vettoriale $V$ di dimensione $n$ su un campo $\mathbb{K}$ e una sua base $B = {v_1, ... ,v_n}$ allora l'applicazione $[ ]_B : V \to \mathbb{K}^n$ che associa ad ogni vettore $v$ di $V$ il vettore $[v]_B = (a_1, ..., a_n) \in \mathbb{K^n}$ delle sue coordinate rispetto a $B$ è lineare ed è bigettiva.

Per esempio, prendiamo $\mathbb{R_2[x]}$, una sua base è $B = {x^2, x, 1}$, quindi l'isomorfismo manda un generico vettore $ax^2 + bx + c$ in $(a, b, c) \in \mathbb{R^3}$, invece la base $B' = {(1+x^2), x, 1}$ induce un isomorfismo che manda un generico vettore $p(x) = a(1 + x^2) + bx + c$ in $(a, b, c)$, ma c'è una differenza: nel primo caso, ad esempio, il polinomio $x^2 + x + 1$ viene mandato in $(1, 1, 1)$, nel secondo caso no: $x^2 + x + 1$ nella base $B'$ si scrive come $1*(1+x^2) + 1*x + 0*1$ e quindi verrà mandato in $(1, 1, 0)$.

La comodità delle basi canoniche e standard sta nel fatto che le coordinate dei vettori sono molto semplici da calcolare e quindi è possibile tornare indietro facilmente(per esempio nella base canonica di $\mathbb{R^n}$ le coordinate di un vettore $v = (a_1, ..., a_n)$ coincidono con le sue componenti, cioè con $(a_1, ..., a_n)$.

cooper1
"Shocker":
Quello che scrivi è corretto, ma andrebbe specificato che quest'isomorfismo è indotto dalla base che fissi sullo spazio. Sostanzialmente mandi un vettore dello spazio nelle sue coordinate rispetto alla base fissata. In questo caso quello che hai fatto è stato fissare la base standard dello spazio delle matrici di ordine $ 2 $ e poi usare l'isomorfismo che tale base induce e quindi identificare i vettori di $ W $ con le loro coordinate rispetto alla base fissata.

In generale dati uno spazio vettoriale $ V $ di dimensione $ n $ su un campo $ \mathbb{K} $ e una sua base $ B = {v_1, ... ,v_n} $ allora l'applicazione $ [ ]_B : V \to \mathbb{K}^n $ che associa ad ogni vettore $ v $ di $ V $ il vettore $ [v]_B = (a_1, ..., a_n) \in \mathbb{K^n} $ delle sue coordinate rispetto a $ B $ è lineare ed è bigettiva.

Per esempio, prendiamo $ \mathbb{R_2[x]} $, una sua base è $ B = {x^2, x, 1} $, quindi l'isomorfismo manda un generico vettore $ ax^2 + bx + c $ in $ (a, b, c) \in \mathbb{R^3} $, invece la base $ B' = {(1+x^2), x, 1} $ induce un isomorfismo che manda un generico vettore $ p(x) = a(1 + x^2) + bx + c $ in $ (a, b, c) $, ma c'è una differenza: nel primo caso, ad esempio, il polinomio $ x^2 + x + 1 $ viene mandato in $ (1, 1, 1) $, nel secondo caso no: $ x^2 + x + 1 $ nella base $ B' $ si scrive come $ 1*(1+x^2) + 1*x + 0*1 $ e quindi verrà mandato in $ (1, 1, 0) $.

La comodità delle basi canoniche e standard sta nel fatto che le coordinate dei vettori sono molto semplici da calcolare e quindi è possibile tornare indietro facilmente(per esempio nella base canonica di $ \mathbb{R^n} $ le coordinate di un vettore $ v = (a_1, ..., a_n) $ coincidono con le sue componenti, cioè con $ (a_1, ..., a_n) $.

ti ringrazio per la precisazione non ne ero a conoscenza e non ci avevo mai riflettuto. per cui in generale quello che ho fatto è sempre corretto a meno di specificare la parte evidenziata?

Shocker1
Sì, quando identifichi un vettore con le sue coordinate è sempre meglio specificare rispetto a quale base stai considerando il vettore.

cooper1
grazie :)

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