Tentativo per riabilitare il caro tempo Newtoniano
Un saluto a Navigatore con l'augurio che tutto sia andato per il meglio....
Riprendo un argomento, anche se in parte gia' trattato, che ritengo importante e che immagino possa fare rabbrividire
chi ha a cuore la relativita'.
Mi sono chiesto quale poteva essere stato il primo pensiero di Einstein in merito alla constatazione della costanza di c.
Probabilmente avrebbe immaginato un treno in corsa con velocita' c dal quale in direzione e verso del moto sarebbe partito un fotone.
Come interpretare la velocita' c di quel fotone visto da un sistema inerziale B.
In effetti ,con i canoni della fisica classica,la sua velocita' dovrebbe essere c+v.
Avrebbe preso atto di cio' giungendo alla conclusione, apparentemente unica, che quel fotone rispetto a B, esempio in un secondo misurato da B,
se non percorreva c + v ma un tratto inferiore, la sua traiettoria vista da B si sarebbe quindi dovuta accorciare inspiegabilmente.
Gia' ma se e' cosi' allora anche il tempo di percorrenza si sarebbe dovuto accorciare in quanto il tragitto e' inferiore.
Ma se si accorcia il tempo che fine fa il mio secondo? Non e' cosi' semplice la soluzione.
Cioe' ci troviamo di fronte a due sistemi di riferimento, B e A fotone, che sono differenti.
B vede A che percorre una traiettoria piu' breve in un tempo che dovrebbe essere quindi inferiore al secondo di B ma nel contempo dovrebbe durare un secondo lo stesso
per rispettare il valore di c.
E qui la soluzione drastica: Al secondo di B corrisponde il secondo di A (drogato) cioe' piu' corto.
Non so se questo sia stato effettivamente il pensiero di Einstein ma le conclusioni dovrebbero coincidere.
Ammettendo la relativita' del tempo indubbiamente ha rivoluzionato parte della fisica classica.
Le conclusioni e cioe' relativita' delle distanze e del tempo sono legate ad una interpretazione della costanza di c con una valutazione "interna" al sistema considerato.
Mi chiedevo se non ci fossero altre interpretazioni in merito magari meno drastiche.
Ho preso in considerazione una valutazione "esterna" al sistema considerato e cioe' la possibilita' che (in questo caso il fotone dell'esperienza precedente)
possa in qualche modo interagire con lo spazio che attraversa provocando forse a livello quantistico una alterazione della sua geometria.
In R.G. le masse incurvano lo spazio (spazio tempo) e mi sono chiesto se a velocita' prossime a c di una massa o del fotone stesso non avvenisse proprio
la stessa geometrizzazione spaziale.
In questo caso l'interpretazione dell'esperienza precedente dovrebbe dare come primo risultato la conservazione del tempo assoluto.
Infatti il fotone o una massa a v relativistica si troverebbe a percorrere uno spazio curvo dove due punti immaginari X e Y per effetto di questa curvatura
sarebbero piu' vicini (ricorda vagamente il ponte Einstein Rosen) e quindi il percorso piu' breve attraversato quindi in un tempo inferiore con l'orologio
pero' che non subisce rallentamenti ma che rimane indietro solo per questo motivo.
Esempio pratico. Il gemello che ritorna a terra sarebbe piu' giovane perche' il percorso che ha fatto risulterebbe piu' breve rispetto al percorso calcolato da terra
per la curvatura dello spazio che a v relativistica ha innescato.Percorso piu' breve e tempi piu' brevi.
Bhe' in effetti al ritorno non si e' ne' accorciato ne' la sua massa e' aumentata per cui questi effetti sono molto legati solo a interpretazioni relativistiche che
si fanno quando esiste una differenza di velocita' tra i due sistemi che si confrontano.
Sono stato molto sintetico ma spero chiaro.
Saluti
Riprendo un argomento, anche se in parte gia' trattato, che ritengo importante e che immagino possa fare rabbrividire
chi ha a cuore la relativita'.
Mi sono chiesto quale poteva essere stato il primo pensiero di Einstein in merito alla constatazione della costanza di c.
Probabilmente avrebbe immaginato un treno in corsa con velocita' c dal quale in direzione e verso del moto sarebbe partito un fotone.
Come interpretare la velocita' c di quel fotone visto da un sistema inerziale B.
In effetti ,con i canoni della fisica classica,la sua velocita' dovrebbe essere c+v.
Avrebbe preso atto di cio' giungendo alla conclusione, apparentemente unica, che quel fotone rispetto a B, esempio in un secondo misurato da B,
se non percorreva c + v ma un tratto inferiore, la sua traiettoria vista da B si sarebbe quindi dovuta accorciare inspiegabilmente.
Gia' ma se e' cosi' allora anche il tempo di percorrenza si sarebbe dovuto accorciare in quanto il tragitto e' inferiore.
Ma se si accorcia il tempo che fine fa il mio secondo? Non e' cosi' semplice la soluzione.
Cioe' ci troviamo di fronte a due sistemi di riferimento, B e A fotone, che sono differenti.
B vede A che percorre una traiettoria piu' breve in un tempo che dovrebbe essere quindi inferiore al secondo di B ma nel contempo dovrebbe durare un secondo lo stesso
per rispettare il valore di c.
E qui la soluzione drastica: Al secondo di B corrisponde il secondo di A (drogato) cioe' piu' corto.
Non so se questo sia stato effettivamente il pensiero di Einstein ma le conclusioni dovrebbero coincidere.
Ammettendo la relativita' del tempo indubbiamente ha rivoluzionato parte della fisica classica.
Le conclusioni e cioe' relativita' delle distanze e del tempo sono legate ad una interpretazione della costanza di c con una valutazione "interna" al sistema considerato.
Mi chiedevo se non ci fossero altre interpretazioni in merito magari meno drastiche.
Ho preso in considerazione una valutazione "esterna" al sistema considerato e cioe' la possibilita' che (in questo caso il fotone dell'esperienza precedente)
possa in qualche modo interagire con lo spazio che attraversa provocando forse a livello quantistico una alterazione della sua geometria.
In R.G. le masse incurvano lo spazio (spazio tempo) e mi sono chiesto se a velocita' prossime a c di una massa o del fotone stesso non avvenisse proprio
la stessa geometrizzazione spaziale.
In questo caso l'interpretazione dell'esperienza precedente dovrebbe dare come primo risultato la conservazione del tempo assoluto.
Infatti il fotone o una massa a v relativistica si troverebbe a percorrere uno spazio curvo dove due punti immaginari X e Y per effetto di questa curvatura
sarebbero piu' vicini (ricorda vagamente il ponte Einstein Rosen) e quindi il percorso piu' breve attraversato quindi in un tempo inferiore con l'orologio
pero' che non subisce rallentamenti ma che rimane indietro solo per questo motivo.
Esempio pratico. Il gemello che ritorna a terra sarebbe piu' giovane perche' il percorso che ha fatto risulterebbe piu' breve rispetto al percorso calcolato da terra
per la curvatura dello spazio che a v relativistica ha innescato.Percorso piu' breve e tempi piu' brevi.
Bhe' in effetti al ritorno non si e' ne' accorciato ne' la sua massa e' aumentata per cui questi effetti sono molto legati solo a interpretazioni relativistiche che
si fanno quando esiste una differenza di velocita' tra i due sistemi che si confrontano.
Sono stato molto sintetico ma spero chiaro.
Saluti
Risposte
"EMIT":
Un saluto a Navigatore con l'augurio che tutto sia andato per il meglio....
Si, grazie molte, è andato tutto bene....fino all'arrivo di questo post! Rischio di ammalarmi di nuovo


Non l'ho letto, abbi un po' di pazienza ora....
............
Sono stato molto sintetico ma spero chiaro.
Saluti
Sulla sinteticità, sono leggermente dubbioso....

