Esperimento Morley-Michelson
Salve, rispetto alla parte in cui si determina la velocità della luce per la onda parallela al moto della Terra, i valori $ c-v $ e $ c+v $ sono intesi dal punto di vista dell'osservatore solidale con l'interferometro, cioè con il pianeta?
Inoltre mi si potrebbe specificare meglio la logica di tale 'vento d'etere'? Da quanto appreso da diverse fonti esso dovrebbe avere natura solida, essere immobile (unico riferimento per misurare la velocità della luce come $ c $), eppure mobile
, visto che genera una corrente (il 'vento') - e del resto pare debba esserlo (mobile), visto che un corpo in moto, occupando un volume successivo e lasciandone libero o vuoto uno precedente, dovrà pur implicare un trasferimento di etere.. o forse questa apparente contraddizione che ho evidenziato è errata, cioè in realtà non è a tutti gli effetti mobile, ma solo dotato di moto relativo rispetto a quello effettivo del pianeta, essendo l'etere inteso come pervadente tutto lo spazio fisico - quindi anche internamente ad ogni corpo? (in un caso siffatto tuttavia sembrerebbe ingenerarsi qualche problemino di natura logico-concettuale..)
Inoltre mi si potrebbe specificare meglio la logica di tale 'vento d'etere'? Da quanto appreso da diverse fonti esso dovrebbe avere natura solida, essere immobile (unico riferimento per misurare la velocità della luce come $ c $), eppure mobile

Risposte
Le velocità (c-v) e (c+v) sono riferite all’osservatore solidale all’apparato, la terra doveva avere velocità v rispetto all'etere; v funziona da velocità di "trascinamento" , in una ingenua composizione galileiana .
Tra le tante caratteristiche strane che l’etere avrebbe dovuto avere, ci sono l’estrema rigidità, poiché $c$ è molto grande, e l’estrema morbidezza nel farsi attraversare dai corpi celesti. Questi , e altri , furono motivi per far abbandonare l’idea dell’etere.
Ho trovato nel forum questa discussione, nella quale ci sono molti link a siti e dispense dove si parla di etere, dacci un'occhiata se ti va :
viewtopic.php?f=19&t=128051&hilit=ETERE#p823647
Tra le tante caratteristiche strane che l’etere avrebbe dovuto avere, ci sono l’estrema rigidità, poiché $c$ è molto grande, e l’estrema morbidezza nel farsi attraversare dai corpi celesti. Questi , e altri , furono motivi per far abbandonare l’idea dell’etere.
Ho trovato nel forum questa discussione, nella quale ci sono molti link a siti e dispense dove si parla di etere, dacci un'occhiata se ti va :
viewtopic.php?f=19&t=128051&hilit=ETERE#p823647
Ti ringrazio. L'assumere attraversamento (quindi era vera la mia osservazione finale) fa pensare questo: se l'ente etere è dotato (come pare) di estensione, allora le parti che lo costituiscono devono impedire localizzazioni degli altri enti (corpi ecc.) in corrispondenza delle coordinate che le individuano, pena una sovrapposizione di enti (sarebbe come dire che dove sta tizio sta contemporaneamente caio). Vabbè che simili bizzarrie la fisica moderna le ammette pure, però!
Infine una nota rispetto alla discussione linkata.
L'esperimento venne svolto nell'ipotesi di immobilità dell'etere rispetto al Sole, come qualcuno pose in rilievo con precisa citazione.
Il moto normale alla corrente è considerato, per contro, dal punto di vista di osservatore solidale all'etere.
Vi è un primo sfasamento teorico nei tempi, per via delle ipotesi (validità equaz. Maxwell e trasf. gilileiane, esistenza sistema di rifer. privilegiato) e configurazione dell'apparato sperimentale, ma il nocciolo della questione risiede nella rotazione operata successivamente sul sistema interferometro, poiché è essa che dovrebbe determinare le conferme attese o le smentite del caso. Si ha infatti una certa differenza fra le differenze dei tempi nei due casi considerati (esperimenti ante/post rotazione), $Delta t'$ $-$ $Delta t$. Poiché il cammino percorso da un'onda in un periodo $T$ è uguale a una lunghezza d'onda, e a una differenza di cammino pari a tale lunghezza corrisponde lo spostamento di una frangia d'interferenza, l'esperimento avrebbe dovuto evidenziare, se le ipotesi iniziali fossero state corrette, uno spostamento di un numero di frange $(Delta t' - \Delta t)$ $/ T$ positivo. Tuttavia il risultato fu zero. Ciò implicava una velocità Terra-etere nulla.
Questo esperimento fu importante e a mio parere è propedeutico alla Relatività ristretta, perché mette in evidenza la crisi in cui versava la fisica classica: da una parte si credeva nell'esistenza dell'etere, dall'altra non solo i tentativi per confermarlo fallivano, ma i motivi immaginati per giustificare le smentite empiriche apparivano incerti, artificiosi e contraddittori. Da qui trassero linfa vitale le trasformazioni di Lorentz (per interpretare il risultato inatteso dell'esperimento e per far sì che le equazioni di Maxwell avessero la stessa forma in ogni sistema di riferimento inerziale), preludio alla Teoria della RR, anche se Einstein pare fosse all'oscuro di tale esperimento.
Infine una nota rispetto alla discussione linkata.
L'esperimento venne svolto nell'ipotesi di immobilità dell'etere rispetto al Sole, come qualcuno pose in rilievo con precisa citazione.
Il moto normale alla corrente è considerato, per contro, dal punto di vista di osservatore solidale all'etere.
Vi è un primo sfasamento teorico nei tempi, per via delle ipotesi (validità equaz. Maxwell e trasf. gilileiane, esistenza sistema di rifer. privilegiato) e configurazione dell'apparato sperimentale, ma il nocciolo della questione risiede nella rotazione operata successivamente sul sistema interferometro, poiché è essa che dovrebbe determinare le conferme attese o le smentite del caso. Si ha infatti una certa differenza fra le differenze dei tempi nei due casi considerati (esperimenti ante/post rotazione), $Delta t'$ $-$ $Delta t$. Poiché il cammino percorso da un'onda in un periodo $T$ è uguale a una lunghezza d'onda, e a una differenza di cammino pari a tale lunghezza corrisponde lo spostamento di una frangia d'interferenza, l'esperimento avrebbe dovuto evidenziare, se le ipotesi iniziali fossero state corrette, uno spostamento di un numero di frange $(Delta t' - \Delta t)$ $/ T$ positivo. Tuttavia il risultato fu zero. Ciò implicava una velocità Terra-etere nulla.
Questo esperimento fu importante e a mio parere è propedeutico alla Relatività ristretta, perché mette in evidenza la crisi in cui versava la fisica classica: da una parte si credeva nell'esistenza dell'etere, dall'altra non solo i tentativi per confermarlo fallivano, ma i motivi immaginati per giustificare le smentite empiriche apparivano incerti, artificiosi e contraddittori. Da qui trassero linfa vitale le trasformazioni di Lorentz (per interpretare il risultato inatteso dell'esperimento e per far sì che le equazioni di Maxwell avessero la stessa forma in ogni sistema di riferimento inerziale), preludio alla Teoria della RR, anche se Einstein pare fosse all'oscuro di tale esperimento.