Passaggio sotto il segno di integrale

Mrhaha
Salve ragazzi,
sto studiando per l'esame di analisi 2, e mi sono in battuto con il passaggio al limite sotto il segno di integrale, e ricordo che il prof disse che la condizione che la successione converga uniformente è una condizione troppo forte. Qual è la condizione più debole?

Grazie!
:D

Risposte
Seneca1
Prova a mandargli una e-mail. Io non saprei risponderti; sono curioso cionondimeno.

P.S.: Potrebbe essere che tu ti stia confondendo con l'ipotesi che tutte le $f_n$ siano continue (che è una condizione più forte rispetto a richiedere che siano integrabili)?
Oppure con il teorema di passaggio al limite sotto il segno di derivata...

ELWOOD1
se non ricordo male per poter fare il passaggio del limite sotto il segno di integrale è necessaria la proprietà di convergenza uniforme nell'intervallo di definizione. La più debole credo si riferisca alla convergenza puntuale

Paolo902
Che io sappia, una condizione più debole non c'è... C'è poco da fare, è una limitazione intrinseca dell'integrale di Riemann.

Anzi, dirò di più: è uno dei motivi - per così dire - più importanti che ha portato a una revisione dei concetti sull'integrazione, revisione sfociata nella nascita di un nuovo modello di integrazione, che ingloba quello secondo Riemann. Mi riferisco, ovviamente, all'integrale di Lebesgue.

Tra le altre sue notevoli proprietà, l'integrale di Lebesgue ha il pregio di "comportarsi bene", di essere compatibile con il passaggio al limite. E' decisamente più maneggevole rispetto a quello di Riemann in circostanze del genere.

Si vedano ad esempio, i teoremi della convergenza dominata o quello di Beppo- Levi.

Probabilmente, il tuo professore alludeva a questioni simili. :wink:

@ Elwood: :smt006

gugo82
Beh, ci sono diversi teoremi che assicurano la possibilità di passare al limite sotto il segno d'integrale in ipotesi più deboli della convergenza uniforme degli integrandi.
Ad esempio, un teorema di convergenza dominata vale anche per l'integrale di Riemann; tuttavia, per quest'ultimo integrale, si deve necessariamente assumere come ipotesi che la funzione limite sia integrabile secondo Riemann mentre tale ipotesi non è necessaria per l'integrale di Lebesgue...

Detto meglio, il teorema di convergenza dominata per l'integrale di Riemann è il seguente:
Siano \(f_n:[a,b]\to \mathbb{R}\) funzioni integrabili secondo Riemann.
Se:

(A) la successione \((f_n)\) converge puntualmente verso una funzione \(f\) integrabile secondo Riemann in \([a,b]\);

(B) esiste una costante \(M\geq 0\) tale che, per ogni \(n\in \mathbb{N}\), \(|f_n(x)|\leq M\) per ogni \(x\in [a,b]\);

allora risulta:

(C) \(\lim_n \int_a^b |f_n(x)-f(x)|\ \text{d} x =0\).

Inoltre, è lecito passare al limite sotto il segno d'integrale per la successione \((f_n)\), cioè vale l'uguaglianza:

(D) \(\lim_n \int_a^b f_n(x)\ \text{d} x=\int_a^b f(x)\ \text{d} x\).

Tale risultato è anche chiamato teorema di convergenza limitata di Arzelà.

Se si confronta il precedente enunciato con il corrispettivo relativo all'integrale di Lebesgue:
Siano \(f_n:[a,b]\to \mathbb{R}\) integrabili secondo Lebesgue.
Se:

(B) esiste una costante \(M\geq 0\) tale che, per ogni \(n\in \mathbb{N}\), \(|f_n(x)|\leq M\) per ogni \(x\in [a,b]\);

allora risulta:

(A) la successione \((f_n)\) converge puntualmente verso una funzione \(f\) integrabile secondo Lebesgue in \([a,b]\);

(C) \(\lim_n \int_a^b |f_n-f|\ \text{d} \mathcal{L}^1 =0\).

Inoltre, è lecito passare al limite sotto il segno d'integrale per la successione \((f_n)\), cioè vale l'uguaglianza:

(D) \(\lim_n \int_a^b f_n\ \text{d} \mathcal{L}^1 =\int_a^b f\ \text{d} \mathcal{L}^1\).

balza subito all'occhio che l'ipotesi d'integrabilità (A) nel primo teorema diventa una tesi del secondo; quindi il teorema di convergenza limitata "contiene" un criterio di integrabilità nel caso dell'integrale di Lebesgue, ma non nel caso dell'integrale di Riemann.

Questa, se vogliamo dirla tutta, è la fondamentale differenza tra i due tipi d'integrale: mentre l'integrabilità secondo Lebesgue si conserva (sotto condizioni deboli) nel passaggio al limite, ciò non avviene per l'integrabilità secondo Riemann.
Valga il seguente, classico controesempio.
Sia \((r_n)\) un'enumerazione dei razionali in \([0,1]\); per ogni indice \(N\) poniamo:
\[
D_N(x):=\begin{cases}
0 &\text{, se } x\in \{r_1,\ldots ,r_N\}\\
1 &\text{, se } x\in [0,1]\setminus \{r_1,\ldots ,r_N\}\; ;
\end{cases}
\]
è molto semplice constatare che ogni \(D_N\) è integrabile secondo Riemann in \([0,1]\) e che è soddisfatta l'ipotesi (B) del teorema di Arzelà (con \(M=1\)).
Tuttavia la successione \((D_N)\) converge puntualmente alla fetentissima funzione di Dirichlet:
\[
D(x):=\begin{cases}
0 &\text{, se } x\in [0,1]\cap \mathbb{Q}\\
1 &\text{, se } x\in [0,1]\setminus \mathbb{Q}\; ,
\end{cases}
\]
la quale non è integrabile secondo Riemann in \([0,1]\).

Mrhaha
Ragazzi penso che il prof si riferisse a quanto detto da Gugo!
Grazie a tutti!
:D

gugo82
Alcuni riferimenti bibliografici per chi fosse interessato alla questione, tratti da uno scambio di PM tra me e Mrhaha.

"gugo82":
Inoltre, di dimostrazioni del teorema di Arzelà ce ne sono diverse sul mercato; una più o meno semplice è questa qui:


Buona lettura. :wink:

Mrhaha
Gugo il teorema che intendi tu è questo:
http://it.wikipedia.org/wiki/Teorema_di_Vitali-Lebesgue ?

gugo82
Esatto.

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