Non frequentante si può?
ciao!
avrei bisogno di un consiglio. Vorrei iscrivermi a Matematica a Pavia. Vorrei sapere se secondo voi da non frequentante è ugualmente fattibile. Premesso che non sono né un genio né un'imbecille Smile
Vi ringrazio già per l'eventuale aiuto!
avrei bisogno di un consiglio. Vorrei iscrivermi a Matematica a Pavia. Vorrei sapere se secondo voi da non frequentante è ugualmente fattibile. Premesso che non sono né un genio né un'imbecille Smile
Vi ringrazio già per l'eventuale aiuto!
Risposte
Piu' che portare alla follia, io credo che il lavoro del matematico, se praticato a livelli molto alti, puo' dare sensazioni di ebbrezza simili a quella vertigine dell'infinito di cui parla Baudelaire. Si sente, a un certo punto, nostalgia del mondo iperuranio nel quale vivono gli enti astratti della matematica, e nel quale pure noi abitavamo prima di incarnarci in un corpo mortale...
Come spiegare, altrimenti, gesti come quello di Taniyama (vedi http://www-history.mcs.st-and.ac.uk/history/Biographies/Taniyama.html), che al culmine della carriera e della sua parabola terrena decide di togliersi la vita, lasciando scritto Until yesterday I had no definite intention of killing myself. ... I don't quite understand it myself, but it is not the result of a particular incident, nor of a specific matter.
La sua ragazza lo amava tanto che un mese piu' tardi si uccise anche lei; in un biglietto scrisse: Ci siamo promessi di non separarci mai... Ora che lui se ne e' andato, devo andare anch'io, se voglio unirmi di nuovo a lui.
Come spiegare, altrimenti, gesti come quello di Taniyama (vedi http://www-history.mcs.st-and.ac.uk/history/Biographies/Taniyama.html), che al culmine della carriera e della sua parabola terrena decide di togliersi la vita, lasciando scritto Until yesterday I had no definite intention of killing myself. ... I don't quite understand it myself, but it is not the result of a particular incident, nor of a specific matter.
La sua ragazza lo amava tanto che un mese piu' tardi si uccise anche lei; in un biglietto scrisse: Ci siamo promessi di non separarci mai... Ora che lui se ne e' andato, devo andare anch'io, se voglio unirmi di nuovo a lui.
"zorn":
I matematici (attualmente quasi gli unici che attualmente si nutrono, quando non ne creano, di dimostrazioni) non sanno pensare con la loro testa? Mi spiace Fioravante, continuo a dissentire. Non volevo comunque dire che un intellettuale è necessariamente un matematico ma che è più alta la densità di intellettuali a matematica che non a ingegneria (come giustamente tu dici) o a scienze della comunicazione (se permetti l'ambiente dei De Giorgi e dei Bombieri è un po' più elevato intellettualmente di quello dei Corona e dei vip di Portocervo...)
Sono pienamente d'accordo con te.
Un matematico è un intellettuale, statisticamente parlando.. poi ci sono le dovute eccezioni, i casi particolari, etc.
Non si può dire che un tecnico è più intellettuale di uno che si occupa di matematica, suvvia!
Francesco Daddi
"zorn":
A ogni modo pare che Cantor fosse malato di suo (non impazzì per la matematica)...
Credo che lo stesso si possa dire di Godel e Nash. Tra i personaggi strampalati ci aggiungerei senza dubbio Erdos, non è mai stato dichiarato pazzo, ma a leggere le testimonianze di chi l'ha conosciuto tanto sano di mente non era...
Sinceramente ho sempre creduto che nessuno sia mai impazzito a causa della matematica, avere notizia del contrario mi farebbe preoccupare...

P.S.: ai personaggi dei bei film citati da Lorenzo aggiungerei il matematico di "$pi$, il teorema del delirio" (titolo abbastanza significativo).
Certo, anche perché la matematica non è realtà... e dopo che esci dalla facoltà di matematica devi proprio tornare alla realtà per guadagnarti il pane... e il campo dell'insegnamento è tutt'altro che ideale e perfetto...
A ogni modo pare che Cantor fosse malato di suo (non impazzì per la matematica)...
A ogni modo pare che Cantor fosse malato di suo (non impazzì per la matematica)...
"zorn":
Lo stereotipo nasce principalmente dalla cultura scolastica della matematica, dove viene ridotta a mero ricettario per eseguire contacci ed applicare artificiose e incomprensibili regole per risolvere esercizi di fatto inutili (tipo espressioni coi radicali a due piani e cose simili)...
E' dura, presentando la matematica così, convincere la gente del suo fascino e della sua utilità, e chi se ne occupa viene visto come uno con qualche rotella fuori posto...
Non credo che la storia sia tutta qui. Goedel, Cantor, Nash (ma l'elenco potrebbe continuare) hanno passato la loro vita entrando e uscendo da case di cura per malattie mentali: qui le espressioni con i radicali della scuola non c'entrano.
In generale, un matematico è uno che si pone problemi astratti, e astratto è l'antitesi di concreto. Ribadisco: lo studio della matematica non dà più strumenti per capire la "realtà" di quanti non ne dia un'altra materia.
Lo stereotipo nasce principalmente dalla cultura scolastica della matematica, dove viene ridotta a mero ricettario per eseguire contacci ed applicare artificiose e incomprensibili regole per risolvere esercizi di fatto inutili (tipo espressioni coi radicali a due piani e cose simili)...
E' dura, presentando la matematica così, convincere la gente del suo fascino e della sua utilità, e chi se ne occupa viene visto come uno con qualche rotella fuori posto...
E' dura, presentando la matematica così, convincere la gente del suo fascino e della sua utilità, e chi se ne occupa viene visto come uno con qualche rotella fuori posto...
"zorn":
No, mi spiace, è solo spettacolarizzazione questa! Fanno leva su degli stereotipi popolari... Gauss in fondo divenne ministro, il nostro rettore Trombetti (Federico II) è anche presidente del CRUI e sta modernizzando e rendendo efficiente quest'Ateneo che prima era davvero rimasto indietro, ed è un matematico... non è sempre così!
Ovvio, ci sono eccezioni (anche notevoli), ma secondo te da dove nasce lo "stereotipo popolare"? Se lo stereotipo è quello (ed è quello), un motivo ci sarà pure, non ti sembra?
X Lorenzo Pantieri:
Concordo pienamente. Aggiungo che aver studiato matematica non dà più strumenti per capire la "realtà" di quanti non ne dia un'altra materia. Anzi: forse è il contrario. Matematica e vita sono molto diverse, anzi forse sono agli antipodi. In matematica è tutto rigoroso, tutto controllabile, logico, verificabile, analizzabile (ed è il suo bello). La vita, invece, è in gran parte indefinibile, a volte incomprensibile, spesso "illogica" e fuori controllo (ed è il suo bello).
---
Non c'è dubbio è proprio così!
---
Matematica e cinema: avete fatto caso che nei film i matematici sono spessimo dei disadattati e delle persone mentalmente disturbate? A beutiful mind, Genio Ribelle, Morte di un matematico napoletano, The Cube... Persino Moriarty era un professore di matematica!
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No, mi spiace, è solo spettacolarizzazione questa! Fanno leva su degli stereotipi popolari... Gauss in fondo divenne ministro, il nostro rettore Trombetti (Federico II) è anche presidente del CRUI e sta modernizzando e rendendo efficiente quest'Ateneo che prima era davvero rimasto indietro, ed è un matematico... non è sempre così!
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P.S. X Cozza Taddeo: è vero, e molti ingegneri hanno sprezzo per la cultura, per loro è solo uno strumento per guadagnare...
Concordo pienamente. Aggiungo che aver studiato matematica non dà più strumenti per capire la "realtà" di quanti non ne dia un'altra materia. Anzi: forse è il contrario. Matematica e vita sono molto diverse, anzi forse sono agli antipodi. In matematica è tutto rigoroso, tutto controllabile, logico, verificabile, analizzabile (ed è il suo bello). La vita, invece, è in gran parte indefinibile, a volte incomprensibile, spesso "illogica" e fuori controllo (ed è il suo bello).
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Non c'è dubbio è proprio così!
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Matematica e cinema: avete fatto caso che nei film i matematici sono spessimo dei disadattati e delle persone mentalmente disturbate? A beutiful mind, Genio Ribelle, Morte di un matematico napoletano, The Cube... Persino Moriarty era un professore di matematica!
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No, mi spiace, è solo spettacolarizzazione questa! Fanno leva su degli stereotipi popolari... Gauss in fondo divenne ministro, il nostro rettore Trombetti (Federico II) è anche presidente del CRUI e sta modernizzando e rendendo efficiente quest'Ateneo che prima era davvero rimasto indietro, ed è un matematico... non è sempre così!
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P.S. X Cozza Taddeo: è vero, e molti ingegneri hanno sprezzo per la cultura, per loro è solo uno strumento per guadagnare...
X Cozza Taddeo: Anche a me piace fare altre cose certo: mi piacciono le materie umanistiche, specie filosofia perché secondo me è ben più legata alla matematica della fisica, la lingua italiana (le regole sintattiche corrette si stanno dimenticando con l'avvento di sms e compagnia), mi piace poi molto scoprire l'etimologia dei vari verba che si incontrano in matematica (per esempio numero deriva da nemesi, che originariamente voleva dire divisione della terra).
Di scienze mi piace anche molto l'astronomia nonché cercare di capire qualcosa a livello divulgativo della stessa struttura dell'universo...
E soprattutto mi piace pensare perché ritengo che la mia formazione matematica mi abbia fatto bene la testa...
Per quanto riguarda il corpo mi piace molto fare jogging e nuotare, per lo spirito stare all'aria aperta al verde...
beh non penso in fondo di limitarmi solo a uno specifico settore..
Di scienze mi piace anche molto l'astronomia nonché cercare di capire qualcosa a livello divulgativo della stessa struttura dell'universo...
E soprattutto mi piace pensare perché ritengo che la mia formazione matematica mi abbia fatto bene la testa...
Per quanto riguarda il corpo mi piace molto fare jogging e nuotare, per lo spirito stare all'aria aperta al verde...
beh non penso in fondo di limitarmi solo a uno specifico settore..

"Cozza Taddeo":
Non credo che il possesso di una laurea di un certo settore conferisca maggiore "intellettualità" (nel significato esclusivo della definizione data da Fioravante) rispetto ad altre. Ritengo anzi che qualunque corso universitario, essendo per sua natura limitato ad un settore specifico della cultura umana, comporti un allontanamento da uno status "intellettuale" ideale, a meno che non sia accompaganto da una formazione culturale piú ampia da praticarsi nei momenti liberi dallo studio "ufficiale" universitario.
Concordo pienamente. Aggiungo che aver studiato matematica non dà più strumenti per capire la "realtà" di quanti non ne dia un'altra materia. Anzi: forse è il contrario. Matematica e vita sono molto diverse, anzi forse sono agli antipodi. In matematica è tutto rigoroso, tutto controllabile, logico, verificabile, analizzabile (ed è il suo bello). La vita, invece, è in gran parte indefinibile, a volte incomprensibile, spesso "illogica" e fuori controllo (ed è il suo bello).
Matematica e cinema: avete fatto caso che nei film i matematici sono spessimo dei disadattati e delle persone mentalmente disturbate? A beutiful mind, Genio Ribelle, Morte di un matematico napoletano, The Cube... Persino Moriarty era un professore di matematica!
Quello che sceneggiatori e registi hanno intuito è che la matematica (in primis quella ad altissimo livello, iper-astratta e studiata intensamente, per raggiungere scoperte di rilievo) se "spinta al limite" conduce alla follia. Proprio per il motivo che dicevo prima: la matematica è in un certo senso l'opposto della vita.
Altro che matematici = intellettuali!
Ad ogni modo, è così che ci vedono "dall'esterno"!
"Cozza Taddeo":
naive
In italiano si usa di più l'originale francese, "naif" o, se si vuole essere pedanti, "naïf".
"Cozza Taddeo":
la tristezza mi avvolgeva come miele (per parafrasare Guccini)
Ehi, questa non è una parafrasi: è una citazione!
A presto,
L.
"zorn":
Beh, purtroppo Corona a suo modo ha saputo essere comunicativo...
A ogni modo io credo che il pensare da matematico ti aiuti in ogni discorso o situazione anche al di fuori del produrre matematica per sé stessa. Vedi Odifreddi per esempio su quanti temi sa barcamenarsi con la sua logica (nonché un po' d'astuzia...)![]()
E' ovvio che se uno sa occuparsi solo strettamente della sua disciplina è piuttosto limitato...
concordo!...la matematica apre la mente!
Concordo a grandi linee con la posizione di Fioravante.
Non credo che il possesso di una laurea di un certo settore conferisca maggiore "intellettualità" (nel significato esclusivo della definizione data da Fioravante) rispetto ad altre. Ritengo anzi che qualunque corso universitario, essendo per sua natura limitato ad un settore specifico della cultura umana, comporti un allontanamento da uno status "intellettuale" ideale, a meno che non sia accompaganto da una formazione culturale piú ampia da praticarsi nei momenti liberi dallo studio "ufficiale" universitario.
Intendo dire che ci si dovrebbe in qualche modo "vaccinare" nei confronti del corso di laurea che si frequenta in modo da non restarne troppo contaminati.
Chi studia matematica, nel tempo libero dovrebbe, che so, fare il contadino, il falegname o il cameriere, leggersi Bukowski o Lansdale, suonare in un gruppo hard rock, insomma, sporcarsi le mani e la testa per evitare che si cristallizzino troppo.
Viceversa chi studia lettere o filosofia si dovrebbe dedicare alla programmazione ad oggetti o alla realizzazione di un dispositivo elettronico di tipo "fai-da-te" o leggersi qualche saggio divulgativo di Hawking e compagni.
Io, tra una lezione e l'altra di ingegneria, mi leggevo Nietzsche e i classici latini: li ho sempre trovati un buon vaccino contro l'omologazione al pensiero tecnico-scientifico.
Mi rendo conto che queste esemplificazioni sono naif, spero però che abbiate compreso il mio intento e la sostanza del mio discorso.
Non so se tra i matematici ci siano molti o pochi "intellettuali" o se ce ne siano di piú rispetto agli ingegneri o ai fisici o agli astronomi. Quello che è certo è che le facoltà umanistiche non ne sono strapiene cosí come spesso vorrebbero far credere.
Ai tempi degli studi di ingegneria elettronica non mi trovavo tanto a colloquiare con buona parte dei miei compagni di corso (con alcuni ovviamente sí e infatti siamo diventati buoni amici e ci teniamo ancora in contatto attraverso il nord Italia) perché spesso i discorsi erano incentrati su velocità dei processori, aggiornamento hardware del PC di casa, sull'eterna diatriba tra sostenitori degli amplificatori valvolari e sostenitori di quelli a transistor, ecc.
Appena mi capitava a tiro uno studente (o una studentessa
) di qualche facoltà umanistica non perdevo occasione per parlare delle loro materie di studio, per chiedere cosa ne pensavano di questo e di quello, per confrontarmi e approfondire alcuni aspetti dell'opera di uno scrittore o filosofo e cosí via. Purtroppo, dopo qualche minuto, la tristezza mi avvolgeva come miele (per parafrasare Guccini) poiché mi rendevo conto che erano spiazzati da questo approccio alle loro materie. Sapevano ripetere la lezioncina o i due-tre discorsi del prof di turno, ma non avevano elaborato una sintesi personale di quanto (presumibilmente) acquisito, non erano abituati ad armonizzare quanto imparavano con i loro gusti, i loro pensieri e le loro opinioni. Insomma, non avevano integrato quei contenuti nella loro personalità e quindi tutto quel ben di Dio che avevano studiato non si era trasformato in vera cultura ma era rimasto nozionismo tanto sterile (per loro) quanto irritante (per chi ci parlava assieme).
In conclusione, penso che lo sviluppo armonico di una persona nasca necessariamente dall'elaborazione critica personale di stimoli che vanno ricercati nei campi piú disparati dell'attività umana.
La verità (saggezza, "intellettualità alla Fioravante", chiamatela come volete...) è una specie di puzzle di cui è stata persa l'immagine sulla scatola ed i cui pezzi sono sparsi un po' ovunque. Non basta avere la pazienza di raccoglierli alla rinfusa bisogna anche prendersi la briga di comporli nel modo migliore. Di certo non ha senso abbandonare l'impresa perché due frammenti non combaciano tra di loro: anche se apparentemente del tutto diversi potrebbero appartenere alla stesso insieme ed essere collegati da un sentiero irregolare di tante altre tessere che ancora ci sfuggono...
EDIT: introdotta la correzione indicata da Lorenzo.
Non credo che il possesso di una laurea di un certo settore conferisca maggiore "intellettualità" (nel significato esclusivo della definizione data da Fioravante) rispetto ad altre. Ritengo anzi che qualunque corso universitario, essendo per sua natura limitato ad un settore specifico della cultura umana, comporti un allontanamento da uno status "intellettuale" ideale, a meno che non sia accompaganto da una formazione culturale piú ampia da praticarsi nei momenti liberi dallo studio "ufficiale" universitario.
Intendo dire che ci si dovrebbe in qualche modo "vaccinare" nei confronti del corso di laurea che si frequenta in modo da non restarne troppo contaminati.
Chi studia matematica, nel tempo libero dovrebbe, che so, fare il contadino, il falegname o il cameriere, leggersi Bukowski o Lansdale, suonare in un gruppo hard rock, insomma, sporcarsi le mani e la testa per evitare che si cristallizzino troppo.
Viceversa chi studia lettere o filosofia si dovrebbe dedicare alla programmazione ad oggetti o alla realizzazione di un dispositivo elettronico di tipo "fai-da-te" o leggersi qualche saggio divulgativo di Hawking e compagni.
Io, tra una lezione e l'altra di ingegneria, mi leggevo Nietzsche e i classici latini: li ho sempre trovati un buon vaccino contro l'omologazione al pensiero tecnico-scientifico.
Mi rendo conto che queste esemplificazioni sono naif, spero però che abbiate compreso il mio intento e la sostanza del mio discorso.
Non so se tra i matematici ci siano molti o pochi "intellettuali" o se ce ne siano di piú rispetto agli ingegneri o ai fisici o agli astronomi. Quello che è certo è che le facoltà umanistiche non ne sono strapiene cosí come spesso vorrebbero far credere.
Ai tempi degli studi di ingegneria elettronica non mi trovavo tanto a colloquiare con buona parte dei miei compagni di corso (con alcuni ovviamente sí e infatti siamo diventati buoni amici e ci teniamo ancora in contatto attraverso il nord Italia) perché spesso i discorsi erano incentrati su velocità dei processori, aggiornamento hardware del PC di casa, sull'eterna diatriba tra sostenitori degli amplificatori valvolari e sostenitori di quelli a transistor, ecc.
Appena mi capitava a tiro uno studente (o una studentessa

In conclusione, penso che lo sviluppo armonico di una persona nasca necessariamente dall'elaborazione critica personale di stimoli che vanno ricercati nei campi piú disparati dell'attività umana.
La verità (saggezza, "intellettualità alla Fioravante", chiamatela come volete...) è una specie di puzzle di cui è stata persa l'immagine sulla scatola ed i cui pezzi sono sparsi un po' ovunque. Non basta avere la pazienza di raccoglierli alla rinfusa bisogna anche prendersi la briga di comporli nel modo migliore. Di certo non ha senso abbandonare l'impresa perché due frammenti non combaciano tra di loro: anche se apparentemente del tutto diversi potrebbero appartenere alla stesso insieme ed essere collegati da un sentiero irregolare di tante altre tessere che ancora ci sfuggono...
EDIT: introdotta la correzione indicata da Lorenzo.

Beh, purtroppo Corona a suo modo ha saputo essere comunicativo...
A ogni modo io credo che il pensare da matematico ti aiuti in ogni discorso o situazione anche al di fuori del produrre matematica per sé stessa. Vedi Odifreddi per esempio su quanti temi sa barcamenarsi con la sua logica (nonché un po' d'astuzia...)
E' ovvio che se uno sa occuparsi solo strettamente della sua disciplina è piuttosto limitato...
A ogni modo io credo che il pensare da matematico ti aiuti in ogni discorso o situazione anche al di fuori del produrre matematica per sé stessa. Vedi Odifreddi per esempio su quanti temi sa barcamenarsi con la sua logica (nonché un po' d'astuzia...)

E' ovvio che se uno sa occuparsi solo strettamente della sua disciplina è piuttosto limitato...
"zorn":
I matematici (attualmente quasi gli unici che attualmente si nutrono, quando non ne creano, di dimostrazioni) non sanno pensare con la loro testa? Mi spiace Fioravante, continuo a dissentire. Non volevo comunque dire che un intellettuale è necessariamente un matematico ma che è più alta la densità di intellettuali a matematica che non a ingegneria (come giustamente tu dici) o a scienze della comunicazione (se permetti l'ambiente dei De Giorgi e dei Bombieri è un po' più elevato intellettualmente di quello dei Corona e dei vip di Portocervo...)
2 mini commenti:
- "I matematici ... non sanno pensare con la loro testa?" Sì, proprio questo voglio dire. Pensare a cose fuori della loro disciplina: non mi sembrano molto attrezzati, in genere. Non certo tanto da essere messi al "top" (o "sup", per dirla con Camillo). Non mi sembra trascurabile il fatto che "professionalmente" uno sia portato a porsi in una condizione di estraneità rispetto alla società che lo circonda. Perché uno dovrebbe essere più "attrezzato", in quanto matematico, per discutere di etica, ad esempio? O per porsi il problema di come trattare i cosiddetti malati di mente? Come avviene questo miracolo?
- beh, parlare di Corona e di Portocervo a proposito di scienze della comunicazione e di De Giorgi e Bombieri per matematica non è un grande argomento. E questo per molteplici dimensioni dell'argomentare. E' anche offensivo nei confronti di scienze della comunicazione.
I matematici (attualmente quasi gli unici che attualmente si nutrono, quando non ne creano, di dimostrazioni) non sanno pensare con la loro testa? Mi spiace Fioravante, continuo a dissentire. Non volevo comunque dire che un intellettuale è necessariamente un matematico ma che è più alta la densità di intellettuali a matematica che non a ingegneria (come giustamente tu dici) o a scienze della comunicazione (se permetti l'ambiente dei De Giorgi e dei Bombieri è un po' più elevato intellettualmente di quello dei Corona e dei vip di Portocervo...)
"Fioravante Patrone":
visto che a questo punto i bigliettini saranno esauriti, dico anche che penso che gli ingegneri (leggeranno questo i miei colleghi di Facoltà? Dovevo usare un nickname...) siano meno "intellettuali" dei matematici. Ovviamente in media, e con una varianza non piccola
Su questo non avevo dubbi ! Ma io ero e sono interessato a conoscere la tua opinione su chi sia + intellettuale , diciamo il sup

matematici $ne $ intellettuali?
risposta breve: sì
risposta lunga:
comincio con un rewind e proseguo...
dunque, tutto inizia perché zorn fa una equiparazione fra matematici ed intellettuali
che contesto, non vedendo ragioni per questa affermazione
non volevo, né voglio, dire che i matematici siano particolarmente scadenti, come "intellettuali"
ma non ci vedo neanche una correlazione diretta
perché, ribadisco, una laurea mira a dare una formazione "tecnica" (mi passate il termine, di certo infelice? Diciamo "disciplinare"?)
e questo vale per ogni laurea. Insomma, esattamente come imparare ad aggiustare rubinetti, solo che si fa un uso più sistematico, più coordinato, più profondo della "testa" rispetto alle "braccia"
credo che esista una correlazione non molto accentuata (ri-ribadisco: non ho statistiche!) fra "formazione di un intellettuale" e due componenti:
- la componente umanistica degli studi (per fucilarmi si prega di pendere il bigliettino ed attendere pazientemente in coda)
- la componente scientifica rispetto a quella tecnica
se questo è vero, i matematici si collocano più o meno a metà
visto che a questo punto i bigliettini saranno esauriti, dico anche che penso che gli ingegneri (leggeranno questo i miei colleghi di Facoltà? Dovevo usare un nickname...) siano meno "intellettuali" dei matematici. Ovviamente in media, e con una varianza non piccola
risposta breve: sì
risposta lunga:
comincio con un rewind e proseguo...
dunque, tutto inizia perché zorn fa una equiparazione fra matematici ed intellettuali
che contesto, non vedendo ragioni per questa affermazione
non volevo, né voglio, dire che i matematici siano particolarmente scadenti, come "intellettuali"
ma non ci vedo neanche una correlazione diretta
perché, ribadisco, una laurea mira a dare una formazione "tecnica" (mi passate il termine, di certo infelice? Diciamo "disciplinare"?)
e questo vale per ogni laurea. Insomma, esattamente come imparare ad aggiustare rubinetti, solo che si fa un uso più sistematico, più coordinato, più profondo della "testa" rispetto alle "braccia"
credo che esista una correlazione non molto accentuata (ri-ribadisco: non ho statistiche!) fra "formazione di un intellettuale" e due componenti:
- la componente umanistica degli studi (per fucilarmi si prega di pendere il bigliettino ed attendere pazientemente in coda)
- la componente scientifica rispetto a quella tecnica
se questo è vero, i matematici si collocano più o meno a metà
visto che a questo punto i bigliettini saranno esauriti, dico anche che penso che gli ingegneri (leggeranno questo i miei colleghi di Facoltà? Dovevo usare un nickname...) siano meno "intellettuali" dei matematici. Ovviamente in media, e con una varianza non piccola
Anch'io sono rimasto sorpreso dall'affermazione di Fioravante : matematici $ne $ intellettuali ; estremizzo il concetto naturalmente.
E allora chiedo a Fioravante chi ( insieme , spazio, sottospazio del genere umano ), secondo lui è invece più vicino ?
E allora chiedo a Fioravante chi ( insieme , spazio, sottospazio del genere umano ), secondo lui è invece più vicino ?
@zorn:
beh, dissenti pure, naturalmente!
una laurea dà una conoscenza tecnica, che il matematico, come lo scienziato politico o il medico, hanno
"intellettuale" vuol dire qualcosa di diverso, usare per la comprensione del mondo e per le proprie azioni nel mondo la propria cultura complessiva, e fare questo in modo non episodico o raccogliticcio
la mia impressione (non ho statistiche, certo non ne ho fatte) è appunto quella che dicevo
anzi, trovo che vi è una fetta non trascurabile di matematici che sono piuttosto refrattari rispetto alle attività tipiche di un intellettuale (incluso il pensare con la propria testa)
@roby83:
in bocca al lupo!
E' fattibile. Non è facile e penso sia importante chiedersi se il gioco vale la candela.
Credo che la componente più importante per farcela è essere determinati (determinate magari va meglio ancora).
beh, dissenti pure, naturalmente!
una laurea dà una conoscenza tecnica, che il matematico, come lo scienziato politico o il medico, hanno
"intellettuale" vuol dire qualcosa di diverso, usare per la comprensione del mondo e per le proprie azioni nel mondo la propria cultura complessiva, e fare questo in modo non episodico o raccogliticcio
la mia impressione (non ho statistiche, certo non ne ho fatte) è appunto quella che dicevo
anzi, trovo che vi è una fetta non trascurabile di matematici che sono piuttosto refrattari rispetto alle attività tipiche di un intellettuale (incluso il pensare con la propria testa)
@roby83:
in bocca al lupo!
E' fattibile. Non è facile e penso sia importante chiedersi se il gioco vale la candela.
Credo che la componente più importante per farcela è essere determinati (determinate magari va meglio ancora).
Sì ma sono campi talmente diversi...
Perché Fioravante dici così? Mi permetto di dissentire...
Perché Fioravante dici così? Mi permetto di dissentire...