Laurea in Matematica o Ingegneria?
Sono uno studente all'ultimo anno di superiori. L'anno scorso ho passato il test del Politecnico e quest'anno ho fatto quello per le Lauree Scientifiche. Solo che non so decidermi su cosa fare. All'Open Day in Bicocca era stata accennata la possibilità di laurearsi in Matematica e poi, con pochi esami integrativi (~un annetto) di potersi laureare in Ingegneria Matematica. Sapreste dirmi di più?
Risposte
"dzcosimo":
Allora che tale competenza non sia degli ingegneria a priori io non sarei in grado di dirlo ma lasciamo stare questo discorso.
Io sì. Un ingegnere non ha la stessa conoscenza della Matematica di un matematico. Mi sembra una cosa ovvia.
Una larghissima parte di quel 90% (imho come minimo la metà almeno, ma si dovrebbe fare dei conti un poco più seri) insegna alle scuole medie superiori ed inferiori.
No, se ricordo bene era attorno al 10%; quasi la metà lavorano in un'industria o simile. Cerca i dati su almalaurea, li trovi, io tra poco devo partire e non ho tempo di sfogliare pagine su pagine.
Dunque se escludiamo quello che per ripiego si sono inseriti nella grande macchina dell'istruzione pubblica facendo un lavoro che molto spesso non li soddisfa la percentuale scende, e di molto!
Non direi, dato che il dato è estremamente diverso da quello che pensi. Poi, negli istituti tecnici industriali si è pieni di ingegneri che fanno gli insegnanti (come è giusto che sia: elettronica, elettrotecnica...), ma questo mica vuol dire niente.
"giuliofis":
[quote="dzcosimo"]meno significativa dei dati statistici.
I dati statistici parlano anche di un'occupazione superiore al 90% tra i fisici (almalaurea), essendovi anche dei lavori esclusivi dei fisici e necessari per far andare avanti delle attività. Non conosco quelli per i matematici, ma sono sicuro che sono molto alti, poiché vi sono settori dove è necessaria una grande competenza matematica, competenza che gli ingegneri non hanno.[/quote]
Allora che tale competenza non sia degli ingegneria a priori io non sarei in grado di dirlo ma lasciamo stare questo discorso.
Comunque stai dicendo quello che già avevo detto io: al giorno d'oggi i matematici e i fisici trovano lavoro piuttosot bene se brillanti.
Infatti su quel 90% vanno fatte due considerazioni
1- 1 laureato su 10 disoccupato è di per se una percentuale per niente confortante per una formazione scientifica! Medicina ed ingegneria mediamente hanno percentuali di inserimento sul lavoro molto più prossime al 100%
2- Una larghissima parte di quel 90% (imho come minimo la metà almeno, ma si dovrebbe fare dei conti un poco più seri) insegna alle scuole medie superiori ed inferiori. Lavoro onorabilissimo (mia madre era un'insegnante di scuole medie quindi figuriamoci), ma troppo spesso un lavoro di ripiego, che invece dovrebbe essere scelto per passione (ma anche questa è un'altra storia

"dzcosimo":
meno significativa dei dati statistici.
I dati statistici parlano anche di un'occupazione superiore al 90% tra i fisici (almalaurea), essendovi anche dei lavori esclusivi dei fisici e necessari per far andare avanti delle attività. Non conosco quelli per i matematici, ma sono sicuro che sono molto alti, poiché vi sono settori dove è necessaria una grande competenza matematica, competenza che gli ingegneri non hanno.
@Federico777 Completamente d'accordo sulla seconda parte, mentre trovo piuttosto opinabile che ingegneria matematica sia il modo giusto di imparare a pensare astratto razionale e fuori dagli schemi, o che comunque abbia questa prerogativa rispetto alle altre ingegneria
@Giuliofis quella che riporti è una esperienza personale, come tale interessante, ma meno significativa dei dati statistici. Per quanto riguarda il sapersi adattare in realtà non è una caratteristica dell'oggi. C'è sempre stata, solo che era meno percepita. L'ingegnere infatti si è lentamente evoluto in Italia, dal Mc Gyver tutto fare degli inizi del 900, al superspecializzato in una branca iperprecisa di una data disciplina moderno. Un tempo non si percepiva quindi il fatto di fare altro rispetto a quanto studiato, perchè semplicemente all'università si faceva tutto XD
@Aniscoro stai parlando di due cose differenti. La parte sulla depressione la lequiderei con la considerazione che all'estero ci deve andare chi se la sente, e lo deve fare per passione (io ad esempio, nonostante probabilmente ne abbia le possibilità, vorrei evitare di andarmene in america poichè troppo lontano da casa, quindi capisco benissimo il ragionamento non lo sto criticando!)
Per quanto riguarda invece la parte sostanziosa ti posso dire con una certa sicurezza che sei in completo errore. Questo è il classico ragionamento che si basa sulla modellazione del mercato del lavoro tramite modello iperstatico, ovvero che il bene lavoro sia una torta da spartirsi. Questa è notoriamente una boiata accreditata, che ormai ha il solo scopo di permettere l'esistenza di forze politiche come la lega nord da una parte e protizionistiche posizioni sindacali dall'altra. Ma questa è un'altra storia
Non solo nessun stato che si possa definire evoluto vuole chiudere l'accesso a capitale intellettuale proveniente dall'estero (che porta innovazione, brevetti, know-how,ricirco di idee, e dunque lavoro e capitale!), ma notoriamente gli stati più potenti sono stati quelli che hanno aperto di più all'affluenza esterna.
L'america ha fatto la sua fortuna dando la cittadinanza a chiunque si dimostrasse un buon lavoratore, tanto più se di alto livello intellettuale. Tutt'ora è così (e parlo per esperienza personale), ma adesso l'acquisizione della green card (una sorta di "cittadinanza per stranieri") è un po' più arduo a causa della paura post-11settembre. Ma fai conto che molti analisti individuano nel declino della potenza industriale e universitaria americana (sempre ai primi posti eh, ma meno!) proprio questa svolta LABILMENTE protezionista, ripeto dovuta alla paura post-11settembre e non a strane teorie leghiste.
Di questa nuova politica americana stanno beneficiando agli altri stati che non a acaso sono considerati i più economicamente all'avenguardia.
La svizzera ha avviato delle vere e proprie campagne di pubblicizzazione in territorio italiano delle condizioni di lavoro e di sviluppo aziendale sul proprio suolo, proponendo ulteriori sgravi fiscali a chi si trasferisce da loro (anche questo lo so per esperienza personale).
La germania ha avviato politiche per favorire l'immigrazione di cervelli, sempre più ingente negli ultimi anni, e il ministro dell'economia e finanze tedesco proprio qualche settimana fa ha fatto un discorso in parlamento in cui esaltava il risultato ottinuto in termini di afflusso di know-how dall'estero.
E questo per rimanere in europa!
I paesi in via di forte sviluppo come la cina e l'india applicano politiche ancora più aggressive!
Si pensi solo al fatto che lo STATO, non l'azienda che ti assume, cinese da un compenso di diverse migliaia di euro(non mi ricordo quanto, ma mi ero informato perchè l'avevo valutata come ipotesi) a chi firmi con un'azienda cinese un contratto considerato vantaggioso intermini di aumento di capitale umano per la Cina, con grosse facilitazioni per l'acquisizione della cittadinanza.
@Giuliofis quella che riporti è una esperienza personale, come tale interessante, ma meno significativa dei dati statistici. Per quanto riguarda il sapersi adattare in realtà non è una caratteristica dell'oggi. C'è sempre stata, solo che era meno percepita. L'ingegnere infatti si è lentamente evoluto in Italia, dal Mc Gyver tutto fare degli inizi del 900, al superspecializzato in una branca iperprecisa di una data disciplina moderno. Un tempo non si percepiva quindi il fatto di fare altro rispetto a quanto studiato, perchè semplicemente all'università si faceva tutto XD
@Aniscoro stai parlando di due cose differenti. La parte sulla depressione la lequiderei con la considerazione che all'estero ci deve andare chi se la sente, e lo deve fare per passione (io ad esempio, nonostante probabilmente ne abbia le possibilità, vorrei evitare di andarmene in america poichè troppo lontano da casa, quindi capisco benissimo il ragionamento non lo sto criticando!)
Per quanto riguarda invece la parte sostanziosa ti posso dire con una certa sicurezza che sei in completo errore. Questo è il classico ragionamento che si basa sulla modellazione del mercato del lavoro tramite modello iperstatico, ovvero che il bene lavoro sia una torta da spartirsi. Questa è notoriamente una boiata accreditata, che ormai ha il solo scopo di permettere l'esistenza di forze politiche come la lega nord da una parte e protizionistiche posizioni sindacali dall'altra. Ma questa è un'altra storia

Non solo nessun stato che si possa definire evoluto vuole chiudere l'accesso a capitale intellettuale proveniente dall'estero (che porta innovazione, brevetti, know-how,ricirco di idee, e dunque lavoro e capitale!), ma notoriamente gli stati più potenti sono stati quelli che hanno aperto di più all'affluenza esterna.
L'america ha fatto la sua fortuna dando la cittadinanza a chiunque si dimostrasse un buon lavoratore, tanto più se di alto livello intellettuale. Tutt'ora è così (e parlo per esperienza personale), ma adesso l'acquisizione della green card (una sorta di "cittadinanza per stranieri") è un po' più arduo a causa della paura post-11settembre. Ma fai conto che molti analisti individuano nel declino della potenza industriale e universitaria americana (sempre ai primi posti eh, ma meno!) proprio questa svolta LABILMENTE protezionista, ripeto dovuta alla paura post-11settembre e non a strane teorie leghiste.
Di questa nuova politica americana stanno beneficiando agli altri stati che non a acaso sono considerati i più economicamente all'avenguardia.
La svizzera ha avviato delle vere e proprie campagne di pubblicizzazione in territorio italiano delle condizioni di lavoro e di sviluppo aziendale sul proprio suolo, proponendo ulteriori sgravi fiscali a chi si trasferisce da loro (anche questo lo so per esperienza personale).
La germania ha avviato politiche per favorire l'immigrazione di cervelli, sempre più ingente negli ultimi anni, e il ministro dell'economia e finanze tedesco proprio qualche settimana fa ha fatto un discorso in parlamento in cui esaltava il risultato ottinuto in termini di afflusso di know-how dall'estero.
E questo per rimanere in europa!
I paesi in via di forte sviluppo come la cina e l'india applicano politiche ancora più aggressive!
Si pensi solo al fatto che lo STATO, non l'azienda che ti assume, cinese da un compenso di diverse migliaia di euro(non mi ricordo quanto, ma mi ero informato perchè l'avevo valutata come ipotesi) a chi firmi con un'azienda cinese un contratto considerato vantaggioso intermini di aumento di capitale umano per la Cina, con grosse facilitazioni per l'acquisizione della cittadinanza.
Nemmeno io voglio creare delusione,ma negli altri Paesi dell'Unione comincia a farsi strada l'idea, più che giusta, secondo me, di fermare l'immigrazione di laureati dai Paesi in crisi economica,per tutelre i LORO giovani e meno giovani.
L'emigrazione dall'Italia non può durare all'infinito,prima o poi tutti i trasferimenti di materia od energia raggiungono un equilibrio che,secondo me, sarà ben lontano dal garantire un lavoro per noi.
In più trasferirsi in un altro Pase non è facile, giocoforza si rompono i legami famigliari-a meno di non far partire tutti- e, dopo alcuni anni, i nodi vengono al pettine. Fra gli emigrati la depressione è davvero frequente
L'emigrazione dall'Italia non può durare all'infinito,prima o poi tutti i trasferimenti di materia od energia raggiungono un equilibrio che,secondo me, sarà ben lontano dal garantire un lavoro per noi.
In più trasferirsi in un altro Pase non è facile, giocoforza si rompono i legami famigliari-a meno di non far partire tutti- e, dopo alcuni anni, i nodi vengono al pettine. Fra gli emigrati la depressione è davvero frequente
Beh per quanto riguarda il mondo del lavoro un ingegnere "teorico" come un ingegnere matematico (mi riferisco a quello del PoliTo) penso che sia il giusto compromesso tra mente elastica e conoscenza del mondo ingegneristico... Le conoscenze tecniche cambiano nel tempo... La capacità di ragionare fuori dagli schemi invece non diventa mai obsoleta... Questa però è l'opinione di una matricola e in quanto tale può essere tranquillamente errata... Comunque tornando al discorso originario fai quello che ti piace e fuggi dal paese appena puoi.
"Paolo90":
[quote="dzcosimo"]Sì vabbè dai, ora viemmi a dire che un matematico trova lavoro con agilità comparabile con un ingegnere e siamo apposto.
Domando perché sono ignorante in materia. Non c'è un po' il rischio che il mercato si saturi con tutti questi ingegneri? Mi spiego meglio: come hai detto tu poco sopra, un ingegnere mediocre trova un lavoro, un matematico mediocre no. Aggiungi il fatto che i laureati in ingegneria sono molti, moltissimi in più di quelli in Matematica. Ma... dove li mettiamo tutti questi ingegneri?
Non voglio "gufare" contro nessuno e contro nessuna categoria, sia chiaro; però sono dell'idea che l'implicazione ingegneria $=>$ lavoro stia diventando sempre più debole e un giorno cesserà di essere vera. Ma ripeto, sono poco informato e non ho dati concreti alla mano; da qui la mia domanda.[/quote]
Ho un parente ingegnere elettronico che è direttore (o simile, non ho ben capito) di un'azienda che opera anche all'estero. Dice che ai suoi tempi gli ingegneri erano meno e non c'era alcun problema nel trovare lavoro. Oggi, di aspiranti lavoratori laureati in ingegneria ne deve mandare tanti a casa, delusi. Insomma, l'implicazione da te riportata si è molto indebolita, ma resta ancora valida se l'ingegnere è disposto a riciclarsi (ad esempio: un elettronico che finisce a dirigere la manutenzione di un acquedotto).
Di contro, due anni fa dovette fare un lavoro per cui cercava dei fisici specializzati in Ottica: ebbene, ha avuto grandi difficoltà a trovarne di disoccupati a cui assegnare il lavoro.
Secondo me, percentuali alla mano, i matematici trovano lavoro più facilmente: un matematico si adatta molto bene a tantissime situazioni, l'ingegnere è generalmente parlando più rigido. Si crede, erronamente, che un matematico trovi difficilmente lavoro solo perché è bassissimo il numero dei laureati. E comunque io ho sentito svariati imprenditori affermare che c'è ultimamente la tendenza ad assumere fisici e matematici per occupazioni che per tradizione erano assegnate a ingegneri: in particolare viene apprezzata l'elasticità mentale che caratterizza la mente di un matematico.
"Paolo90":
[quote="dzcosimo"]Sì vabbè dai, ora viemmi a dire che un matematico trova lavoro con agilità comparabile con un ingegnere e siamo apposto.
Domando perché sono ignorante in materia. Non c'è un po' il rischio che il mercato si saturi con tutti questi ingegneri? Mi spiego meglio: come hai detto tu poco sopra, un ingegnere mediocre trova un lavoro, un matematico mediocre no. Aggiungi il fatto che i laureati in ingegneria sono molti, moltissimi in più di quelli in Matematica. Ma... dove li mettiamo tutti questi ingegneri?
Non voglio "gufare" contro nessuno e contro nessuna categoria, sia chiaro; però sono dell'idea che l'implicazione ingegneria $=>$ lavoro stia diventando sempre più debole e un giorno cesserà di essere vera. Ma ripeto, sono poco informato e non ho dati concreti alla mano; da qui la mia domanda.[/quote]
Allora, il tuo ragionamento ha senso, ma prima di continuare vorrei mettere un punto fisso dicendo che le considerazioni che ho fatto si basano su dati sperimentali certi, derivanti da statische ministeriali.
Ne risulta ad esempio che di tutti i laureati in ingegneria robotica e dell'automazione a Pisa da quando esiste, solo uno in questo momento non ha lavoro, e non lo cerca, ma a quanto pare è uno che si è laureato in infinito anni con tipo 80, quindi non so se possa far testo XD.
Per quanto riguarda la tua domanda il discorso è un po' più complesso di quello che dici. Vorrei buttar lì 2 difetti del tuo ragionamento.
1- Gli ingegneri sono soliti creare lavoro oltre che cercalo. Una percentuale degli ingegneri laureati piuttosto ampia fonda il proprio studio o la propria azienda, e quasta a sua volta crea lavoro.
2- La gente muore e/o va in pensione
Di fatto quindi l'equilibrio sul mercato di lavoro di questo tipo di professionisti risulta abbastanza elastico, variando in maniera abbastanza robusta rispetto al numero dei laureati.
"dzcosimo":
Sì vabbè dai, ora viemmi a dire che un matematico trova lavoro con agilità comparabile con un ingegnere e siamo apposto.
Domando perché sono ignorante in materia. Non c'è un po' il rischio che il mercato si saturi con tutti questi ingegneri? Mi spiego meglio: come hai detto tu poco sopra, un ingegnere mediocre trova un lavoro, un matematico mediocre no. Aggiungi il fatto che i laureati in ingegneria sono molti, moltissimi in più di quelli in Matematica. Ma... dove li mettiamo tutti questi ingegneri?
Non voglio "gufare" contro nessuno e contro nessuna categoria, sia chiaro; però sono dell'idea che l'implicazione ingegneria $=>$ lavoro stia diventando sempre più debole e un giorno cesserà di essere vera. Ma ripeto, sono poco informato e non ho dati concreti alla mano; da qui la mia domanda.
"pquadri":
Io con la laurea ci vorrei anche lavorare ehSono dispostissimo a andare all'estero...Sinceramente io vorrei fare matematica, ma molta gente (tra cui i miei genitori) è convinta che non ci combinerei mai niente...
Se ti piace matematica fai matematica. Fuori troverai lavoro.
Opppure matematica per l‘ingegneria più ingegneria matematica.
Ripeto, dipende molto dallo scopo.
Se hai una passione, seguila, punto.
Se invece ti interessa soprattutto trovare lavoro ci sono cdl più semplici come economia ed ingegneria gestionale che permettono un larghissimo ingresso nel mondo del lavoro
Se hai una passione, seguila, punto.
Se invece ti interessa soprattutto trovare lavoro ci sono cdl più semplici come economia ed ingegneria gestionale che permettono un larghissimo ingresso nel mondo del lavoro
"dzcosimo":
Sì vabbè dai, ora viemmi a dire che un matematico trova lavoro con agilità comparabile con un ingegnere e siamo apposto.
Sicuramente non è vero che non ci si combina niente (come detto dai genitori dell'utente), soprattutto se disposti ad andare all'estero (come è "dispostissimo" a fare l'utente).
Se una persona vuole fare matematica consigliargli ingegneria è, secondo me, sbagliato. Ci sono molte specializzazioni matematiche che portano un sacco di lavoro (su tutte: economica e statistica), dunque io prima di ingegneria consiglierei statistica o matematica economica.
Sì vabbè dai, ora viemmi a dire che un matematico trova lavoro con agilità comparabile con un ingegnere e siamo apposto.
Il mio punto di vista l'ho detto prima e lo ripero: Se vuoi fare l'università principalmente per trovare un lavoro (cosa stra mega comprensibile e corretta) allora ti consiglio di virare su ingegneria, magari qualcosa di non troppo impegnativo ma con grande percentuale di impiego come ingegneria gestionale. Se invece il tuo scopo è seguire una passione, che magari ti dia anche un lavoro, allora scegli senza remore ciò che vuoi, sia essa matematica, ingegneria, fisica. Al giorno d'oggi, in italia(mantenendosi nel campo dei non raccomandati) e all'estero se uno è parecchio sveglio e avendo passione in quello che fa è stato un laureato brillante, a trovare lavoro non ha difficoltà, o almeno la discriminante fra matematica ingegneria fisica non è così forte.
Certo ovviamente questo se uno vuole lavorare. Ovvero un fisico che vuole fare particelle e solo quello, di certo avrà problemi maggiori a trovare lavoro visto che si parla di ricerca pura.
Il mio punto di vista l'ho detto prima e lo ripero: Se vuoi fare l'università principalmente per trovare un lavoro (cosa stra mega comprensibile e corretta) allora ti consiglio di virare su ingegneria, magari qualcosa di non troppo impegnativo ma con grande percentuale di impiego come ingegneria gestionale. Se invece il tuo scopo è seguire una passione, che magari ti dia anche un lavoro, allora scegli senza remore ciò che vuoi, sia essa matematica, ingegneria, fisica. Al giorno d'oggi, in italia(mantenendosi nel campo dei non raccomandati) e all'estero se uno è parecchio sveglio e avendo passione in quello che fa è stato un laureato brillante, a trovare lavoro non ha difficoltà, o almeno la discriminante fra matematica ingegneria fisica non è così forte.
Certo ovviamente questo se uno vuole lavorare. Ovvero un fisico che vuole fare particelle e solo quello, di certo avrà problemi maggiori a trovare lavoro visto che si parla di ricerca pura.
"pquadri":
Io con la laurea ci vorrei anche lavorare ehSono dispostissimo a andare all'estero...Sinceramente io vorrei fare matematica, ma molta gente (tra cui i miei genitori) è convinta che non ci combinerei mai niente...
Evviva i luoghi comuni! Non è così.
Io con la laurea ci vorrei anche lavorare eh
Sono dispostissimo a andare all'estero...Sinceramente io vorrei fare matematica, ma molta gente (tra cui i miei genitori) è convinta che non ci combinerei mai niente...

"tecnos":
Beh lo scopo è quello di formare persone in grado di contribuire allo sviluppo scientifico ed economico. Se inizi a formare delle figure che diventano un "peso" credo l'obbiettivo non sia stato centrato. In questo periodo, come ripeto, bisogna essere consapevoli che laurearsi e rimanere in Italia è una scelta rischiosa dal punto di vista economico.
Contribuire allo sviluppo scientifico, economico ed artistico non significa lavoratori. Significa esperti che, pagati o non pagati, per hobby o per lavoro, contribuiscono a ciò. La differenza c'è, è sottile ma c'è.
In più, l'istruzione superiore si può scegliere anche per cultura personale (chi c'ha i soldi...).
Beh lo scopo è quello di formare persone in grado di contribuire allo sviluppo scientifico ed economico. Se inizi a formare delle figure che diventano un "peso" credo l'obbiettivo non sia stato centrato. In questo periodo, come ripeto, bisogna essere consapevoli che laurearsi e rimanere in Italia è una scelta rischiosa dal punto di vista economico.
"tecnos":
anche se in questo momento bisogna valutare bene non solo quale laurea scegliere, ma se iniziare un corso di laurea!
È pur vero che non si studia solo per far carriera; dopotutto, lo scopo dell'università è formare esperti, non lavoratori.