[Rassegna stampa] Collage di articoli sul servizio sociale

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Ci si chiede se esista un profilo ideale di assistente sociale: «molti ed eterogenei paiono essere i talenti importanti, cui sembra corrispondere un'aspirazione a saper fare tutto» (Trivellato P., Lorenz W., Una professione in movimento, in Tra impegno e professione, a cura di Facchini C., pp. 249-277, p. 261). Secondo gli autori la competenza è una dimensione che sintetizza i caratteri e le capacità quali ad es. «lavoro d'equipe, riflessività, considerare i costi delle soluzioni, etc» p. 268. In base a una ricerca compiuta su un migliaio di assistenti sociali iscritti agli albi regionali, risulta l'organizzazione quale la competenza più importante, intesa non solo come identità ma anche come «esame razionale di casi e procedure» p. 268. Gli autori continuano: «emerge un profilo versatile, non specializzato, tipico di persone orientate alla relazione, lontane da tentazioni di chiusura monopolistica professionale» (276). «La probabilità di trovare sia una collocazione occupazionale specifica, che una collocazione professionale complessiva, gioca più il contesto territoriale che la votazione riportata» (85) «i coordinatori più giovani si trovano prevalentemente nell'area del no profit, mentre i dirigenti giovani sono collocati negli enti locali (…) la maggior parte di dirigenti e coordinatori ha conseguito il titolo prima del '92» (205) «mentre nelle coorti di età più anziana e intermedia i dirigenti hanno una laurea precedente (…) tra i coordinatori prevale la seconda laurea conseguita dopo il titolo di assistente sociale» (207) «circa un terzo delle dirigenti hanno conseguito la laurea specialistica di servizio sociale (…) i maschi dirigenti, invece, conseguono un titolo successivo per metà in scienze della formazione e, per l'altra metà, con l'anno integrativo di servizio sociale» (207) «emerge, dunque, come i dirigenti e i coordinatori siano in prevalenza fedeli e coerenti con il titolo di studio di base» (208). «negli enti locali, non solo gli assistenti sociali, trovano maggiore collocazione, ma anche più possibilità di carriera anche fino alla dirigenza» (209). «la differenza tra dirigente e coordinatore non è tanto segnata dai contenuti del lavoro, ma dall'anzianità di servizio» (211) «i dirigenti o i responsabili di servizio sono prevalentemente donne» (217) «più soddisfatti gli assistenti sociali dirigenti rispetto ai coordinatori» (216) «nel caso del servizio sociale anche le competenze di base sono costruite e ricostituite piuttosto che acquisite una volta per tutte nella formazione universitaria» (250). «In alcune situazioni è possibile che le persone coinvolte abbiano la sensazione di sapere come si dovrebbe fare, diversamente da quella che vede il paziente del medico o il cliente dell'avvocato ricevere consigli o istruzioni riguardanti una materia di cui essi sono all'oscuro» (253) «le conoscenze teoriche e pratiche complessivamente intese hanno, nel caso degli operatori di servizio sociale, un carattere processuale, ma potremmo dire quasi idiosincratico, nel senso che le conoscenze sono misurate all'integrazione di diversi aree di sapere secondo la complessità delle situazioni d'aiuto. Questa caratteristica ha due conseguenze principali: a) le conoscenze di prestano difficilmente ad essere codificate e trasmesse dalle generazioni più anziane alle generazioni più giovani; b) gli assistenti sociali declinano le loro attività in forme differenziate, mettendo in campo risorse teoriche, pratiche e relazionali legate più ai contesti in cui lavorano che non a standard condivisi dai componenti della professione, come vi è motivo di credere che accada nelle professioni liberali consolidate» (256). Sorgono alcuni dubbi sull'impostazione metodologica: se tutte le interviste sono state condotte presso il laboratorio CATI di sociologia-Bicocca, quanti assistenti sociali hanno potuto pervenire da regioni diverse dalla Lombardia? E poi: se gli intervistati sono tutti iscritti agli albi regionali, in che misura la ricerca tiene conto della libera professione, cioè di persone che esercitano in studi di consulenza e che non sono iscritte?

Risposte
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http://www.bambinicoraggiosi.com/?q=node/1968Nel documento delle proposte sui profili professionali presentate dall'Ordine Nazionale degli assistenti sociali nel 2000 risulta come programma per l'esame di stato ai fini dell'accesso per la sezione B: “prova scritta: aspetti teorici e applicativi delle discipline dell'area di servizio sociale: teoria e metodi del servizio sociale con esplicito riferimento ai suoi principi, fondamenti, metodi, tecniche professionali, politica sociale, organizzazione; prova orale: discussione dell'elaborato scritto; argomenti teorico-pratici relativi all'attività svolta durante il tirocinio professionale nonché i relativi riferimenti istituzionali e legislativi; prova pratica: analisi, discussione e formulazione di proposte di soluzione di un caso prospettato dalla commissione”. Per la sezione A, invece, sta scritto: “Prova scritta: aspetti teorici e applicativi delle scienze di servizio sociale: teoria e metodi del servizio sociale con esplicito riferimento ai suoi principi, fondamenti, metodi, tecniche professionali, politica sociale, organizzazione. Particolare approfondimento sarà richiesto sulla capacità di elaborazione teorica e alla metodologia della ricerca di servizio sociale, della pianificazione e programmazione, della gestione manageriale, dei metodi di analisi valutativa e di supervisione e formazione professionale; prova orale: discussione dell'elaborato scritto; argomenti teorici-pratici relativi all'attività svolta durante il tirocinio professionale nonché i relativi riferimenti istituzionali e legislativi; prova pratica: analisi valutativa, discussione e formulazione di piani o programmi per il raggiungimento di obiettivi strategici definiti dalla Commissione”1. Nello stesso documento sono riportate le competenze di gestione, programmazione, coordinamento e direzione sia per la sezione B che quella A che si differenzia solo per l'attività di ricerca, docenza e supervisione.



1Zambotti A., Università del 2000, Professione assistente sociale, 3, 2000, p. 10, pp. 8-10

http://www.bambinicoraggiosi.com/?q=node/1968

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In seguito alla riforma 509 chi era in possesso di una qualsiasi laurea quadriennale poteva iscriversi alla specialistica, mentre chi aveva solo il DU deve ricominciare da capo, ottenendo, però, un abbuono dei primi due anni, in altre parole doveva terminare solo gli esami dell'ultimo anno accademico. (Folgheraiter F., Il servizio sociale nel nuovo sistema universitario, Professione assistente sociale, 1, 2001, p. 15, pp. 15-16).

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Il 28 luglio 2011 il TG5 diffonde la notizia degli assistenti sociali indagati dell'ASL di Milano-San Donato Milanese

La vittima è il piccolo Federico Shady ucciso dal padre Mohamed Barakat durante un incontro protetto con
Antonella Penati, madre del bambino mentre si trovavano all'ASL

Indagati gli assistenti sociali dell'ASL:

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Il Giorno 27 Luglio 2011
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Federico Barakat - A Federico






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http://www.ilmattino.it/Occorre evitare l'errore che gli atenei del nord siano stati quelli più vantaggiati o fortunati, così come sta scritto: “i concorsi pubblici e i recenti esami di stato istituiti presso le sedi del DU di Trento hanno messo in luce una preparazione tutto sommato modesta dei candidati”1. Un risultato simile fu raggiunto a Trieste dove fu introdotto il corso di laurea quadriennale nel 1999 (cfr. Decreto Rettorale 17 dicembre 1998 Modificazioni allo statuto dell'università), per completare il passaggio dal DU triennale al CdL introdotto con il DM 509.


Note:



1Zambotti A., Corso di laurea a Trento, Professione assistente sociale, 4, 1999, p. 5, pp. 4-5


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C'è una netta distinzione è tra gruppi professionali e ordini professionali, i primi nascono di propria iniziativa e “per assicurare al gruppo vasti privilegi”1, invece l'Ordine si sostituisce per legge, al fine di regolare le professioni di pubblica necessità, non basta classificarli come semplici enti: negli anni '30 erano stati aboliti gli ordini al fine di integrare tutti i gruppi nella Corporazione degli Artisti e Professionisti con la L. 25.10.1938 n. 897, in tal modo i gruppi professionali avrebbero comunque garantito la visibilità degli atti, senza però reclamare interessi particolaristici né ricercare terzi fini.
Gli Ordini professionali sono definiti come “enti autarchici corporativi”3, che permettono di compiere atti della “stessa natura e con gli stessi effetti”4 dell'amministrazione pubblica, tant'è che la pubblicità degli albi è demandata ai rispettivi collegi regionali (il DL 27.10.53 cita espressamente “sede nel comune capoluogo”5). Inoltre per il personale sanitario, oltre all'albo nazionale, è previsto un “registro comunale”6 come specificato dal TU leggi sanitarie art. 100 (RD 27.07.34 n. 1265).


Note:



1Piscione, P., Ordini e collegi professionali, Milano, Giuffrè, 1959, p. 1

2Angeloni Franco, s.v. Professioni intellettuali, in Dizionario enciclopedico del diritto, 1996, Cedam, Padova, p. 1191.

3Piscione, P., Ordini e collegi professionali, Milano, Giuffrè, 1959, p. 23

4Piscione, P., Ordini e collegi professionali, Milano, Giuffrè, 1959, p. 109

5Piscione, P., Ordini e collegi professionali, Milano, Giuffrè, 1959, p. 23

6Piscione, P., Ordini e collegi professionali, Milano, Giuffrè, 1959, p. 45

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Sta scritto dell'indicazione di 285 profili professionali nel DPR 29.12.84 n. 1219 “Individuazione dei profili professionali del personale dei Ministeri” in attuazione dell'art. 3 della L. 11 luglio 1980, n. 312 pubblicato nella Gazz. Uff. 30 ottobre 1985, n. 256, S.O. Il profilo professionale indica una qualifica e si caratterizza per tipo di prestazione, titolo di studio, responsabilità e autonomia. Precedentemente il DPR 10.01.57 n. 3 stabiliva ruoli e qualifiche. [Stancanelli A, s.v. Profilo professionale, in “Dizionario enciclopedico del diritto”, 1996, Cedam, Padova, p. 1192.]. I profili sono stati individuati grazie ad una Commissione speciale istituita dal Min Int il 09.05.82 alla quale partecipò anche Maria Dal Prà-Ponticelli. Nella legge 1219 risulta al n. 241 un Direttore di servizio sociale qualifica VIII, al n. 242 risulta un Assistente sociale coordinatore qualifica VII, al n. 243 risulta un Assistente sociale qualifica VI.

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Per quanto attiene la laurea specialistica, si delinea nella riforma l’utilizzo della professione in funzioni manageriali di programmazione, stadio e ricerca, di valutazione della qualità, di accreditamento. M. Ponticelli Dal Pra (in questa rivista 3, 1998, p. 17) ipotizza la costituzione di una figura a livello comunale di «tecnico del servizio sociale» che, con le sue competenze, possa essere in grado di elaborare progetti sulla base di una conoscenza della realtà territoriale, sia sul versante dei bisogni che delle risorse e di partecipare attivamente alla progettazione zonale sviluppando tutte quelle azioni di contatto, concertazione, empowerment per far collaborare alla stesura dei piani di zona le risorse sociali presenti sul territorio. Ma si può riconoscere anche un orientamento preciso che impegna l’assistente sociale verso interventi specialistici, nella logica di una valenza clinica o terapeutica del servizio sociale. La consulenza psicosociale è presente da sempre nel servizio sociale e, oggi più che mai, risponde alle necessità che derivano da nuovi e diffusi fenomeni di disagio e difficoltà relazionali. Si tratterebbe di far acquisire una formazione più specifica ed approfondita in questo campo ad alcuni assistenti sociali per poter affrontare bisogni particolari che sono presenti nell’ambito della comunità. Si pensi al trattamento delle famiglie abusanti, alla presa in carico di situazioni altamente conflittuali connesse alla separazione, al divorzio e all’affidamento dei figli ma anche ad interventi relazionali complessi che accompagnano una serie di problemi legati alle dipendenze, l’handicap, all’invecchiamento, alle malattie terminali, alla morte. La laurea specialistica potrebbe offrire una formazione relazionale che consenta - l’assistente sociale di raggiungere un livello di specializzazione qualifica: costruendo un ancoraggio teorico sicuro e funzionale all’acquisizione competenze approfondite e congruenti con la gestione di questa funzione del ruolo professionale. Se è pur vero che in Italia ci sono problemi relazione al ruolo svolto dalla figura dello psicologo, si deve tuttavia tenere presente che la definizione dell’ISWF (International Society of Social Workers) parla esplicitamente, oltre che consulenza psicosociale, di terapia familiare e che, con la nuova riforma universitaria, potranno essere forse ridefinite e rinegoziate specificati confini dei diversi ruoli, riferendosi in modo più esplicito al quadro europeo all’interno del quale si inserisce lo sviluppo del servizio sociale e ovviamente anche delle altre professioni. (Campanini A., Il ruolo del servizio sociale professionale alla luce della legge di riforma, Rassegna di servizio sociale, 2, 2002, p. 15, pp. 7-22)

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