Sull'insegnamento della Fisica a Matematica
Mi domandavo cosa pensate del fatto che studiando Matematica, si devono sostenere quei 2-3 esami di Fisica.
Da alcuni sento dire che è ottima cosa, che è fondamentale e che un matematico che si rispetti deve almeno masticare l'abc della Fisica.
Altre volte, da matematici, ho sentito pareri discordi, secondo cui se ne potrebbe benissimo fare a meno e magari usare quel tempo per approfondire altra Matematica.
Da alcuni sento dire che è ottima cosa, che è fondamentale e che un matematico che si rispetti deve almeno masticare l'abc della Fisica.
Altre volte, da matematici, ho sentito pareri discordi, secondo cui se ne potrebbe benissimo fare a meno e magari usare quel tempo per approfondire altra Matematica.
Risposte
"fireball":
E' così, e con la nuova triennale in Ingegneria Matematica le cose non cambieranno...
Comunque ho notato che anche nelle altre ingegnerie, i laboratori non sono obbligatori a Tor Vergata.
Forse giusto Edile-Architettura, Elettronica, Automazione, Informatica, Meccanica e Telecomunicazioni fanno qualcosa,
ma le altre non hanno laboratori obbligatori nel piano di studi.
Se c'è una cosa che va male e da denunciare, io lo faccio.
Immagino che a Milano invece di Laboratori ne facciano molti. E' per questo che temo che la mia laurea
non valga un fico secco e che un laureato del Polimi mi pisci addosso.
Comunque restiamo in topic...
Io mi sono laureato alla triennale di ingegneria del cinema e dei mezzi di comunicazione al Politecnico di Torino e avevo laboratori in quasi tutti i corsi in cui avesse senso farli. Mi sembra in effetti strano fare ingegneria senza neanche un laboratorio. Gli aspetti pratici in ingegneria sono molto importanti.
Beh, il "cosa" ed il "come" non possono essere separati ...
La fisica (da Galileo ad oggi, domani non si sa ...) è fare modelli matemati che spiegano il funzionamento del cosmo.
Quindi, fisica e matematica sono indissolubilmente legate, direi le due facce di una stessa medaglia (scusate se mi ripeto).
La fisica (da Galileo ad oggi, domani non si sa ...) è fare modelli matemati che spiegano il funzionamento del cosmo.
Quindi, fisica e matematica sono indissolubilmente legate, direi le due facce di una stessa medaglia (scusate se mi ripeto).
"anonymous_af8479":
Scusate, lo so che sono di parte, ma l'idea che un fisico sia una persona che controlla ed osserva strumenti di misura è vetusta, direi un'immagine ottocentesa. Oggi, un fisico è soprattutto un matematico che cerca di spiegare come funziona il cosmo.
Non mi è chiaro che cosa intendi dire. A me non risulta che i fisici abbiano abiurato Galileo per tornare a Pitagora.
Comunque, qui non stiamo discutendo di che cosa sia la fisica oggi, ma di come essa viene insegnata ai matematici, e se valga ancora la pena di farlo (io ho risposto di sì).
Quanto agli infinitesimi, non avrai migliore alleato di me

Scusate, lo so che sono di parte, ma l'idea che un fisico sia una persona che controlla ed osserva strumenti di misura è vetusta, direi un'immagine ottocentesa. Oggi, un fisico è soprattutto un matematico che cerca di spiegare come funziona il cosmo.
Da qualche decennio si verifica che prima si fanno le teorie e poi si cercano le conferme ... Precedentemente, prima si facevano gli esperimenti e poi si cercavano le teorie che li spiegassero ...
Ribadisco che la figura "moderna " del fisico non si discosta da quella del matematico e viceversa.
Infine, perchè ce l'avete tanto con gli infinitesimi ? Il concetto di infinitesimo e di infinito sono ben definiti in matematica e questo è stupendo !!! Direi che la matematica senza tali concetti è come un'aquila cieca ...
Da qualche decennio si verifica che prima si fanno le teorie e poi si cercano le conferme ... Precedentemente, prima si facevano gli esperimenti e poi si cercavano le teorie che li spiegassero ...
Ribadisco che la figura "moderna " del fisico non si discosta da quella del matematico e viceversa.
Infine, perchè ce l'avete tanto con gli infinitesimi ? Il concetto di infinitesimo e di infinito sono ben definiti in matematica e questo è stupendo !!! Direi che la matematica senza tali concetti è come un'aquila cieca ...
"enomis":
Esatto, è il problema del concetto di definizione operativa di una grandezza fisica, scontato per i fisici ma di difficile assimilazione per il matematico.
Beh, per la verità mi riferivo a cose un po' più complesse. La definizione operativa delle grandezze fisiche è un concetto che si impara al liceo, non c'è bisogno di andare all'università per questo

Si tratta proprio di una forma mentis con cui i matematici di un tempo convivevano senza problemi, e che sembra oggi irrimediabilmente perduta.
Quando un fisico si trova davanti un'equazione come questa $pV=nRT$, non gli vengono in mente le funzioni implicite (magari ci penserà solo in seconda battuta). Un fisico pensa a p e a T come numeri che si leggono rispettivamente sul quadrante di un manometro e sulla scala di un termometro, non come numeri reali astratti.
Il parametro R viene chiamato dai fisici (e dai chimici) la "costante di Rydberg". Beh, non è affatto costante. Dipende infatti dalle unità di misura che usi per valutare i volumi, le pressioni e le temperature. Tuttavia per essi è una "costante", perché è sottinteso che si possono usare unità diverse e ottenere diversi valori per R, ma il significato fisico di R resta invariato.
Queste cose non sono altrettanto ovvie per un matematico (come pure per un letterato o un giurista). Pertanto bisognerebbe
esplicitarle in tutti i dettagli, quando si spiega la fisica ai matematici.
"Sidereus":
[quote="dissonance"]Il problema è che, specialmente ai primi anni, uno studente sbatte contro due linguaggi (quello della Fisica e quello della Matematica) profondamente diversi, senza che nessuno si preoccupi di fornirgli un dizionario. Il risultato è una confusione bestiale e l'impressione che "si usano strumenti matematici in modo animalesco", come dice Wizard.
Mi pare che il problema sia proprio questo. Ricordo di avere avuto la stessa impressione quando ero studente (ahimé, quasi tre decenni fa).
Credo che molti equivoci dipendano dal fatto che i fisici non sentono il bisogno di esplicitare alcune ipotesi importanti, perché le considerano scontate, mentre per un matematico non lo sono affatto.
Faccio un esempio banale. Quando un fisico scrive il secondo principio della dinamica $\vec F = m \vec a$, sta dicendo contemporaneamente due cose diverse:
1. definisce un vettore chiamato forza, supponendo che sia nota una varietà differenziabile $\vec r=(x(t), y(t),z(t))$ (la traiettoria), che derivata due volte e moltiplicata per la costante m fornisce appunto la forza che agisce su un punto materiale di massa m.
Fin qui nulla di strano, nemmeno per un matematico.
2. definisce un'equazione differenziale in cui è ignota la traiettoria, che deve esser trovata attraverso la conoscenza di $\vec F$, ottenuta da misure sperimentali (e non da deduzioni logiche).
Durante un ragionamento fisico, un matematico prova disagio non tanto per l'uso degli infinitesimi (che a me personalmente non infastidiscono), quanto piuttosto per l'ingresso inaspettato nella catena deduttiva di conoscenze che non sono di tipo matematico, ma di origine sperimentale. Queste conoscenze sperimentali di base sono per i fisici cose di ordinaria amministrazione, ma non è così per i matematici.
Penso che i docenti di fisica dovrebbero tener conto di queste cose quando insegnano la loro disciplina ai matematici. Magari elencando tra le ipotesi anche i risultati sperimentali di cui si farà uso.[/quote]
Esatto, è il problema del concetto di definizione operativa di una grandezza fisica, scontato per i fisici ma di difficile assimilazione per il matematico.
"dissonance":
Il problema è che, specialmente ai primi anni, uno studente sbatte contro due linguaggi (quello della Fisica e quello della Matematica) profondamente diversi, senza che nessuno si preoccupi di fornirgli un dizionario. Il risultato è una confusione bestiale e l'impressione che "si usano strumenti matematici in modo animalesco", come dice Wizard.
Mi pare che il problema sia proprio questo. Ricordo di avere avuto la stessa impressione quando ero studente (ahimé, quasi tre decenni fa).
Credo che molti equivoci dipendano dal fatto che i fisici non sentono il bisogno di esplicitare alcune ipotesi importanti, perché le considerano scontate, mentre per un matematico non lo sono affatto.
Faccio un esempio banale. Quando un fisico scrive il secondo principio della dinamica $\vec F = m \vec a$, sta dicendo contemporaneamente due cose diverse:
1. definisce un vettore chiamato forza, supponendo che sia nota una varietà differenziabile $\vec r=(x(t), y(t),z(t))$ (la traiettoria), che derivata due volte e moltiplicata per la costante m fornisce appunto la forza che agisce su un punto materiale di massa m.
Fin qui nulla di strano, nemmeno per un matematico.
2. definisce un'equazione differenziale in cui è ignota la traiettoria, che deve esser trovata attraverso la conoscenza di $\vec F$, ottenuta da misure sperimentali (e non da deduzioni logiche).
Durante un ragionamento fisico, un matematico prova disagio non tanto per l'uso degli infinitesimi (che a me personalmente non infastidiscono), quanto piuttosto per l'ingresso inaspettato nella catena deduttiva di conoscenze che non sono di tipo matematico, ma di origine sperimentale. Queste conoscenze sperimentali di base sono per i fisici cose di ordinaria amministrazione, ma non è così per i matematici.
Penso che i docenti di fisica dovrebbero tener conto di queste cose quando insegnano la loro disciplina ai matematici. Magari elencando tra le ipotesi anche i risultati sperimentali di cui si farà uso.
"WiZaRd":
In Matematica si lavora con cose che nella realtà non esistono: chi ha mai visto una funzione entrare in un supermercato?
Non sono d'accordo. Le cose di cui si occupa la matematica sono pensieri oggettivi che esistono eccome, ma nella nostra testa (a meno che non si voglia negare che i nostri pensieri esistano davvero). Non sono pensieri qualsiasi. Nè fantasie soggettive o esperienze personali irripetibili. I concetti della matematica sono idee che si corrispondono tali e quali nelle nostre menti, nella mia come nella tua, e come in quella di chiunque altro abbia la pazienza di studiarle. Proprio come i risultati di laboratorio.
"Gugo82":
Che tu ci creda o no, questo è quello che ci mettono a fare al dottorato...
Anzi, il "mio" studio è anche più piccolo di 10x10.
Sì, ci credo... e ricordo anche il "tuo" studio: effettivamente un poco strettino

"Gugo82":
Perchè lo studente volenteroso ha tutta l'autonomia per studiare le cose che gli interessano anche da solo; giunti all'università non siete più bambini, ma persone adulte.
Sui vecchi libri di Analisi di Cafiero o di Greco c'erano parecchie proposizioni della teoria non dimostrate; premesso agli enunciati c'è una frase che ritengo significativa:
Sarà cura dello studioso lettore verificare la validità della seguente proposizione...
Su questo sono pienamente d'accordo: lo proponevo giusto come alternativa alla Fisica, verso la quale sia ormai evidente quanta simpatia nutro

"Gugo82":
Qui sbagli, perchè non tieni conto delle specificità diverse di Fisici e Matematici; insomma i Fisici possono anche pensare che sia cosa buona e giusta procedere così, mentre i Matematici sanno che ciò non è vero.
Ai fini dei Fisici, poco importa il metodo, quel che conta è il risultato; ai fini dei Matematici, è quasi il contrario.
Ed è proprio questa differenza radicale delle specificità che mi spinge a ripudiare la Fisica

[OT]
Che tu ci creda o no, questo è quello che ci mettono a fare al dottorato...
Anzi, il "mio" studio è anche più piccolo di 10x10.
[/OT]
E allora perché non piazzare un bel corso di storia della Matematica?[/quote]
Perchè lo studente volenteroso ha tutta l'autonomia per studiare le cose che gli interessano anche da solo; giunti all'università non siete più bambini, ma persone adulte.
Sui vecchi libri di Analisi di Cafiero o di Greco c'erano parecchie proposizioni della teoria non dimostrate; premesso agli enunciati c'è una frase che ritengo significativa:
Sarà cura dello studioso lettore verificare la validità della seguente proposizione...
Qui sbagli, perchè non tieni conto delle specificità diverse di Fisici e Matematici; insomma i Fisici possono anche pensare che sia cosa buona e giusta procedere così, mentre i Matematici sanno che ciò non è vero.
Ai fini dei Fisici, poco importa il metodo, quel che conta è il risultato; ai fini dei Matematici, è quasi il contrario.
"WiZaRd":
perché non stimolare la creatività del matematico dicendogli:
"Mo prendi tutto quello che hai imparato. Fatto? Prendi un quaderno e na penna. Fatto? Bene. Mo ti chiudo a chiave in questa stanza 10 metri x 10 metri e vediamo un poco come applichi quello che hai imparato a sto problema pratico. Esci quando lo hai risolto!"
Che tu ci creda o no, questo è quello che ci mettono a fare al dottorato...

Anzi, il "mio" studio è anche più piccolo di 10x10.
[/OT]
"WiZaRd":
[quote="enomis"]
Insomma, possiamo anche dire che la matematica è totalmente slegata dalla realtà. E da un punto di vista formale la cosa è anche vera.
Ma ciò significa negare o fraintendere la storia della matematica, passata e presente.
E allora perché non piazzare un bel corso di storia della Matematica?[/quote]
Perchè lo studente volenteroso ha tutta l'autonomia per studiare le cose che gli interessano anche da solo; giunti all'università non siete più bambini, ma persone adulte.
Sui vecchi libri di Analisi di Cafiero o di Greco c'erano parecchie proposizioni della teoria non dimostrate; premesso agli enunciati c'è una frase che ritengo significativa:
Sarà cura dello studioso lettore verificare la validità della seguente proposizione...
"WiZaRd":
Se proprio si deve applicare... perché non ci vedo niente di applicativo nel farsi il "sedere a taralluccio" sulle equazioni differenziali, per poi scoprire che secondo i fisici basta moltiplicare e dividere per il "differenziale delle incognite".
Qui sbagli, perchè non tieni conto delle specificità diverse di Fisici e Matematici; insomma i Fisici possono anche pensare che sia cosa buona e giusta procedere così, mentre i Matematici sanno che ciò non è vero.
Ai fini dei Fisici, poco importa il metodo, quel che conta è il risultato; ai fini dei Matematici, è quasi il contrario.
"enomis":
Insomma, possiamo anche dire che la matematica è totalmente slegata dalla realtà. E da un punto di vista formale la cosa è anche vera.
Ma ciò significa negare o fraintendere la storia della matematica, passata e presente.
E allora perché non piazzare un bel corso di storia della Matematica? Oppure perché non stimolare la creatività del matematico dicendogli
"Mo prendi tutto quello che hai imparato. Fatto? Prendi un quaderno e na penna. Fatto? Bene. Mo ti chiudo a chiave in questa stanza 10 metri x 10 metri e vediamo un poco come applichi quello che hai imparato a sto problema pratico. Esci quando lo hai risolto!"
Se proprio si deve applicare... perché non ci vedo niente di applicativo nel farsi il "sedere a taralluccio" sulle equazioni differenziali, per poi scoprire che secondo i fisici basta moltiplicare e dividere per il "differenziale delle incognite".
Enomis concordo con il tuo ultimo post ma continua a sembrarmi esagerato il laboratorio obbligatorio per i tutti i matematici come ho già spiegato in post precedenti.
Scusate, ma siete davvero convinti che la fisica non abbia ispirato o non ispiri mai le teorie matematiche ?
Non facciamo confusione fra come una teoria matematica viene presentata nei libri e nei corsi universitari e come essa è nata.
Evitiamo di ragionare per compartimenti stagni, lasciandoci guidare dall'elegante formalismo delle teorie, perchè si rischia di cadere in clamorosi equivoci.
Potremo dire ad esempio uno spazio affine reale A con associato uno spazio vettoriale V si dice spazio euclideo se in V è assegnata una forma bilineare simmetrica definita positiva.
Definizione ineccepibile, ma chiaramente tutti sappiamo che prima di arrivare a questa definizione formale di spazio euclideo c'è un'idea di spazio euclideo ben concreta, quella che sperimentiamo nella vita quotidiana.
Insomma, possiamo anche dire che la matematica è totalmente slegata dalla realtà. E da un punto di vista formale la cosa è anche vera.
Ma ciò significa negare o fraintendere la storia della matematica, passata e presente.
Il mio invito quindi è quello di non essere fondamentalisti.
La matematica va avanti indipendentemente dalle sue applicazioni, ma il suo cammino è comunque influenzato, anche se parzialmente, dalla realtà concreta.
Non facciamo confusione fra come una teoria matematica viene presentata nei libri e nei corsi universitari e come essa è nata.
Evitiamo di ragionare per compartimenti stagni, lasciandoci guidare dall'elegante formalismo delle teorie, perchè si rischia di cadere in clamorosi equivoci.
Potremo dire ad esempio uno spazio affine reale A con associato uno spazio vettoriale V si dice spazio euclideo se in V è assegnata una forma bilineare simmetrica definita positiva.
Definizione ineccepibile, ma chiaramente tutti sappiamo che prima di arrivare a questa definizione formale di spazio euclideo c'è un'idea di spazio euclideo ben concreta, quella che sperimentiamo nella vita quotidiana.
Insomma, possiamo anche dire che la matematica è totalmente slegata dalla realtà. E da un punto di vista formale la cosa è anche vera.
Ma ciò significa negare o fraintendere la storia della matematica, passata e presente.
Il mio invito quindi è quello di non essere fondamentalisti.
La matematica va avanti indipendentemente dalle sue applicazioni, ma il suo cammino è comunque influenzato, anche se parzialmente, dalla realtà concreta.
Il mio pensiero riguardo la fisica universitaria è nella firma di Gugo82, basta sostituire analisi con fisica... (con la differenza che, mentre analisi è indispensabile per un matematico, i pesanti corsi di fisica potrebbero far spazio ad altre applicazioni matematiche più utili o altri corsi più interessanti di matematica che sicuramente gioverebbero di più).
Come già proposto, sarebbe meglio che il ramo fisico fosse una specializzazione facoltativa.
Come già proposto, sarebbe meglio che il ramo fisico fosse una specializzazione facoltativa.
"Leonardo89":
Scusate ma comincio a pensare...
Perché un fisico dovrebbe insegnare matematica?
Perché un matematico dovrebbe insegnare fisica?
Perché un ingegnere-chimico-biologo o altro dovrebbe insegnare matematica o fisica?
Ad ognuno il suo, è vero che le materie sono collegate tra loro, ma fondamentalmente sono diverse. Un fisico non comunicherà mai ai suoi alunni l'amore per la matematica.
Piuttosto in un topic su questo forum è venuto fuori che dei ricercatori in matematica analisti hanno sostenuto un solo esame di algebra. Spero che la cosa non sia vera, perché questo mi sembra veramente inaccettabile, non la mancanza dei laboratori per i matematici.
Comunque, ripeto, perché non impostare i primi 2 anni di matematica con gli esami fondamentali per ogni matematico e dopo, dal 3° in poi, permettere tantissimi esami a scelta così tutti sceglieranno quello che vorranno, se fare più laboratorio, più teoria o mescolare le due cose?
Il mio discorso era per lo più rivolto a sottolineare l'importanza che il matematico acquisisca anche una formazione di base nelle scienze affini, a prescindere dal fatto che vada a insegnare fisica o informatica (cosa che comunque è assai frequente).
Il discorso legato all'insegnamento è più complesso.
Tu ti chiedi perchè un matematico dovrebbe insegnare fisica o un fisico matematica.
A parte il fatto che non sarebbe possibile coprire le cattedre di matematica col solo utilizzo di laureati in matematica o quelle di fisica col solo ricorso a laureati in fisica, c'è da dire che l'attuale ordinamento prevede che nel triennio dello scientifico, nel ginnasio, nel liceo classico, nell'Istituto Tecnico Agrario, nel liceo pedagogico e nell'istituto d'Arte gli insegnamenti della matematica e della fisica siano abbinati.
E nel futuro ci aspattano cose folli.
Nel sito del ministero della Pubblica Istruzione è reperibile lo schema del progetto di riforma degli istituti tecnici e professionali. Fra le altre cose si legge:
"Insegnamento di scienze integrate
E' previsto l'insegnamento di scienze integrate, al quale concorrono, nella loro autonomia, le discipline di "Scienze della terra e biologia", di "Fisica" e di "Chimica", con l'obiettivo di potenziare la cultura scientifica secondo una visione sistemica."
In altre parole, accorpamento degli insegnamenti di chimica, fisica, biologia e scienze della terra.
Inutile spiegare alla Gelmini la follia di un tale progetto. Anche volendo non potrebbe capire. E' il ministro più ignorante della storia repubblicana. Non c'è da stupirsi se abbia cambiato residenza per superare l'esame di stato per avvocato...
Scusate ma comincio a pensare...
Perché un fisico dovrebbe insegnare matematica?
Perché un matematico dovrebbe insegnare fisica?
Perché un ingegnere-chimico-biologo o altro dovrebbe insegnare matematica o fisica?
Ad ognuno il suo, è vero che le materie sono collegate tra loro, ma fondamentalmente sono diverse. Un fisico non comunicherà mai ai suoi alunni l'amore per la matematica.
Piuttosto in un topic su questo forum è venuto fuori che dei ricercatori in matematica analisti hanno sostenuto un solo esame di algebra. Spero che la cosa non sia vera, perché questo mi sembra veramente inaccettabile, non la mancanza dei laboratori per i matematici.
Comunque, ripeto, perché non impostare i primi 2 anni di matematica con gli esami fondamentali per ogni matematico e dopo, dal 3° in poi, permettere tantissimi esami a scelta così tutti sceglieranno quello che vorranno, se fare più laboratorio, più teoria o mescolare le due cose?
Perché un fisico dovrebbe insegnare matematica?
Perché un matematico dovrebbe insegnare fisica?
Perché un ingegnere-chimico-biologo o altro dovrebbe insegnare matematica o fisica?
Ad ognuno il suo, è vero che le materie sono collegate tra loro, ma fondamentalmente sono diverse. Un fisico non comunicherà mai ai suoi alunni l'amore per la matematica.
Piuttosto in un topic su questo forum è venuto fuori che dei ricercatori in matematica analisti hanno sostenuto un solo esame di algebra. Spero che la cosa non sia vera, perché questo mi sembra veramente inaccettabile, non la mancanza dei laboratori per i matematici.
Comunque, ripeto, perché non impostare i primi 2 anni di matematica con gli esami fondamentali per ogni matematico e dopo, dal 3° in poi, permettere tantissimi esami a scelta così tutti sceglieranno quello che vorranno, se fare più laboratorio, più teoria o mescolare le due cose?
"WiZaRd":
[quote="enomis"]
Detto chiaro è tondo, questo è il motivo per cui in certe selezioni gli ingegneri vengono preferiti. E non certo perchè le lauree in ingegneria siano più difficili, ma solo perchè riescono a coniugare maggiormente la specializzazione con una formazione scientifica di base ad ampio raggio.
Ed infatti 7 ingegneri su 10 non sanno nemmeno cosa sia la vera Matematica.
Tu dici di impostare dei corsi basilari per avere una cultura scientifica di ampio spettro: sono d'accordo, infatti ho detto che un uomo di scienza deve avere una cultura polivalente, ma il problema è che dopo un laureato in Matematica per mezzo di quei tre esami obbligatori di Fisica fatti alla meno peggio, se capita in un liceo insegna pure Fisica

Cioè, se mi viene buona e riesco a laurearmi e dopo gira che ti rigira finisco a insegnare in un liceo mi ritroverò a dire ai miei alunni che la legge isoterma di Boyle-Mariotte è un risultato che si verifica in laboratorio e di queste parole avrò coscienza e conoscenza perché ho fatto un esperimento su questa legge durato 1 ora e 15 minuti in cui, per inciso, l'esperimento non è riuscito

Io credo che per essere investiti dell'autorità di istruire qualcuno occorra essere istruiti, io non credo di potere insegnare ai miei eventuali studenti perché valgono le leggi ficihe sperimentali solo per sentito dire, dal momento che la Fisica del CDL di Matematica prevede due ore di laboratorio a settimana, con il più degli esperimenti non riusciti, quando per condurre seriamente un esperimento occorrerebbero molte più ore e molte più ripetizioni.
Io direi "a ognuno il suo" e che chi lo fa lo faccia bene, altrimenti sono mazzate

Sei stato fortunato, almeno hai visto un laboratorio...
Questi esperimenti di un'ora e un quarto, anche se non riusciti, ti danno un'idea di quello che accade e possono essere il punto di innesto per una formazione post lauream volta a colmare certe lacune.
Occorre però porre fine all'andazzo dei matematici che concepiscono la fisica come un'immensa teoria matematica. E ti assicuro che non sono pochi.
Esempio: concetto elementarissimo - definizione di forza. In tanti non hanno capito che si tratta di una definizione di carattere operativo, e che quindi non si può pensare ad una definizione esclusivamente di tipo matematico.
Poi ribadisco, questi corsi non devono formare uno specialista. Per questo c'è il corso di laurea in fisica.
Si tratta solo di ampliare la cultura scientifica di base.
Riguardo agli ingegneri con la matematica, è vero, 7 ingegneri su 10 fraintendono il senso della matematica.
Ma quello è un problema di presunzione culturale, che a volte raggiunge livelli irritanti (ci sono alcuni che non concepiscono la differenza fra un corso di Geometria 1 sostenuto in Matematica e un corso di uguale denominazione sostenuto in Ingegneria. La differenza c'è e c'è sempre stata, ANCHE QUANDO ERA IN VIGORE IL VECCHIO ORDINAMENTO).
Ad ogni modo, il fatto che molti ingegneri (non tutti per fortuna) abbiano la presunzione di conoscere la matematica quasi quanto un laureato in matematica, non cambia una realtà di fondo, ossia che la laurea in ingegneria fornisce una formazione scientifica di base più completa di quella in matematica.
E' così, e con la nuova triennale in Ingegneria Matematica le cose non cambieranno...
Comunque ho notato che anche nelle altre ingegnerie, i laboratori non sono obbligatori a Tor Vergata.
Forse giusto Edile-Architettura, Elettronica, Automazione, Informatica, Meccanica e Telecomunicazioni fanno qualcosa,
ma le altre non hanno laboratori obbligatori nel piano di studi.
Se c'è una cosa che va male e da denunciare, io lo faccio.
Immagino che a Milano invece di Laboratori ne facciano molti. E' per questo che temo che la mia laurea
non valga un fico secco e che un laureato del Polimi mi pisci addosso.
Comunque restiamo in topic...
Comunque ho notato che anche nelle altre ingegnerie, i laboratori non sono obbligatori a Tor Vergata.
Forse giusto Edile-Architettura, Elettronica, Automazione, Informatica, Meccanica e Telecomunicazioni fanno qualcosa,
ma le altre non hanno laboratori obbligatori nel piano di studi.
Se c'è una cosa che va male e da denunciare, io lo faccio.
Immagino che a Milano invece di Laboratori ne facciano molti. E' per questo che temo che la mia laurea
non valga un fico secco e che un laureato del Polimi mi pisci addosso.
Comunque restiamo in topic...
E questo è male, molto male non dovrebbe essere possibile !
"WiZaRd":
la Fisica del CDL di Matematica prevede due ore di laboratorio a settimana
Pensa che io, laureato da un mese in Ingegneria, non sono mai entrato in nessun laboratorio!!!
