Rifiutare il voto all'esame
Avete mai rifiutato il voto ad un orale o ad uno scritto?
P.s. prego astenersi a rispondere chi rifiuterebbe voti non inferiori al 28 per evitare di essere insultato dal sottoscritto.
Grazie.
P.s. prego astenersi a rispondere chi rifiuterebbe voti non inferiori al 28 per evitare di essere insultato dal sottoscritto.
Grazie.
Risposte
"raffamaiden":
[quote="Ryukushi"]
Cmq sfatiamo il mito della importanza del voto di laurea. Per esempio all'estero conta 0 o pochissimo. In Italia conta ancora qualcosa, ma solo all'inizio. Appena hai accumulato un paio d'anni di esperienza lavorativa, già il voto di laurea le aziende non lo guardano più. E ad ogni modo il voto di laurea viene guardato solo dalle aziende grosse grosse. Se hai un titolo che a loro serve e dimostri di essere abbastanza smart ai colloqui, ti possono prendere anche con un 85.
Fesserie.
Negli States ti guardano se l'università è pubblica o privata, se è nelle Ivy League o no, e poi il voto.
Da noi è venuto il recruiter di una grossa società di consulenza (quello che legge il curriculum e decide se passi alla fase successiva oppure no), e se non hai almeno 105/106 (e università "buona") il curriculum non lo guardano nemmeno.
[...].
EDIT2: con 85 non ti prendono manco alla fase scritta prima del colloquio, prendono il CV e lo buttano nel cestino, perchè sicuramente c'è qualcuno con il titolo che a loro "serve" e con un voto molto più alto. Per questo ho detto "fesserie".[/quote]
Secondo me esagerate ambedue, almeno per quello che è la mia esperienza (certo che dei dati quantitativi dissiperebbero ogni dubbio). Il voto di laurea conta come prima scrematura di massa nelle aziende che ricevono centinaia di c.v. al giorno. Tipicamente sono le aziende del MIB 30 o le maggiori aziende di consulenza. Penso che non esista neo ingegnere che non abbia mandato il c.v. all'ENI o neo economista che non abbia fatto lo stesso con Intesa ed Unicredit.
Valutare un c.v. è un costo, dunque, non avendo nessun altro criterio a disposizione per i neolaureati, scelgono quello facile e meno costoso del voto di laurea. Qualche 85/110 potrebbe anche essere un fenomeno, magari uno studente lavoratore, il problema è che sarebbe troppo costoso "scovarlo" nel mucchio, se un fenomeno sarà sicuramente verrà fuori in qualche altro modo in altre realtà. Infatti non sono pochi i quali, anche da diplomati, hanno accumulato esperienze in piccole aziende per poi passare alle aziende di cui sopra.
Poi ricordiamoci un'altra cosa: le aziende assumono secondo il periodo storico e le condizioni di mercato esistenti. Oggi sono ricercatissimi i programmatori di qualsiasi linguaggio dei più diffusi. Immagino che le aziende se ne freghino del voto e dell'università in quel caso (in effetti non è un mestiere strettamente da laureato).
In quanto al rifiuto dei voti, anche io feci l'errore di rifiutarne molti all'inizio o di incaponirmi su un singolo esame quasi fosse una questione di principio. Alla fine si perde solo del gran tempo e gli esami si accumulano, inoltre per guadagnare qualche punto sull'esame x, se ne perdono altrettanti nell'esame y perché il primo ruba tempo al secondo. Poi dipende, in alcune facoltà ci sono esami con molti crediti, magari quelli che pesano molto sulla media conviene rifarli, ma al massimo una volta.
Da me diventò un problema in quanto i professori si ritrovavano esami sovraffollati per il fatto che molti si accanivano a voler prendere 30. Alla fine hanno deciso di essere larghi di maniche, ma allo stesso tempo limitare la pratica dei rifiuti.
"Meringolo":
quanto ottimismo
L'ottimismo va bene, però quando si parla di selezioni per un lavoro [ot]e, per giunta, in Italia,[/ot] il confine tra l'ottimismo e l'illusione è assai sottile purtroppo.
"Ryukushi":
Cmq sfatiamo il mito della importanza del voto di laurea. Per esempio all'estero conta 0 o pochissimo. In Italia conta ancora qualcosa, ma solo all'inizio. Appena hai accumulato un paio d'anni di esperienza lavorativa, già il voto di laurea le aziende non lo guardano più. E ad ogni modo il voto di laurea viene guardato solo dalle aziende grosse grosse. Se hai un titolo che a loro serve e dimostri di essere abbastanza smart ai colloqui, ti possono prendere anche con un 85.
Fesserie.
Negli States ti guardano se l'università è pubblica o privata, se è nelle Ivy League o no, e poi il voto.
Da noi è venuto il recruiter di una grossa società di consulenza (quello che legge il curriculum e decide se passi alla fase successiva oppure no), e se non hai almeno 105/106 (e università "buona") il curriculum non lo guardano nemmeno.
Per conoscenze ti posso dire che quelli che sono entrati avevano il 110.
E questo non perchè sono brutti e cattivi, ma perchè primo gli serve gente molto preparata (che è il motivo per cui ti rivolgi a una società di consulenza), secondo perchè la domanda è molto superiore all'offerta e devono selezionare
Poi un lavoro magari lo trovi, ma le possibilità di carriera sono ben diverse da una società che ti paga l'MBA dopo 2 anni.
EDIT: lo dico perchè non vorrei che un giovane che passi di qui si faccia influenzare troppo. Poi ognuno fa qullo che vuole ovviamente.
EDIT2: con 85 non ti prendono manco alla fase scritta prima del colloquio, prendono il CV e lo buttano nel cestino, perchè sicuramente c'è qualcuno con il titolo che a loro "serve" e con un voto molto più alto. Per questo ho detto "fesserie".
"Ryukushi":
[...] Per esempio all'estero conta 0 o pochissimo. [...]
E' un po' la sensazione che ho avuto anche io, suffragata soprattutto dalle opinioni di conoscenti.
Io ho passato lo scorso semestre in Norvegia e se non ho capito male lì non esiste nemmeno un voto di laurea; il titolo viene accompagnato da una lista degli esami sostenuti (forse - anche qui sarebbe da verificare - a loro volta accompagnati dalla relativa votazione, che comunque non è in trentesimi ma in lettere, dalla E alla A). In ogni caso la società norvegese ha un'impostazione diversa dalla nostra (di certo non si basa sui voti o sull'arrivismo), quindi forse anche i paragoni lasciano il tempo che trovano.
Per quanto riguarda l'OP, io alla triennale ho rifiutato (solo) in due casi: un 19 divenuto 24, ed un 23 divenuto 27. Mi ero imposto di non registrare voti al di sotto della decenza (i.e. < 24), ma in alcuni casi ho contravvenuto, sia per il disgusto nei confronti di certe discipline, sia per l'estrema difficoltà di altre.
In Norvegia si tende a rifiutare solo voti < C, dal momento che c'è solo un appello all'anno per ogni corso; comunque avendo preso voti alti, non mi è nemmeno passato per la testa.
"dan95":
Certo io parlo dal basso della mia breve esperienza universitaria voi da quello che ho capito già siete proiettati nel mondo post laurea, dove le aziende preferiscono prendere in base a quello che è scritto sulla carta, ecco perché finirò a servire al bancone o alla cassa del supermarket sotto casa, a meno che non continui con magistrale e dottorato...ma anche lì...
Cmq sfatiamo il mito della importanza del voto di laurea. Per esempio all'estero conta 0 o pochissimo. In Italia conta ancora qualcosa, ma solo all'inizio. Appena hai accumulato un paio d'anni di esperienza lavorativa, già il voto di laurea le aziende non lo guardano più. E ad ogni modo il voto di laurea viene guardato solo dalle aziende grosse grosse. Se hai un titolo che a loro serve e dimostri di essere abbastanza smart ai colloqui, ti possono prendere anche con un 85.
"dan95":
...ecco perché finirò a servire al bancone o alla cassa del supermarket sotto casa, a meno che non continui con magistrale e dottorato...ma anche lì...
quanto ottimismo

Certo io parlo dal basso della mia breve esperienza universitaria voi da quello che ho capito già siete proiettati nel mondo post laurea, dove le aziende preferiscono prendere in base a quello che è scritto sulla carta, ecco perché finirò a servire al bancone o alla cassa del supermarket sotto casa, a meno che non continui con magistrale e dottorato...ma anche lì...
@intermat
Mi riferivo più che altro al senso opposto, cioè uno che non ha veramente capito quello che ha studiato ma prende 30 per la buona memoria, infatti qualsiasi esame può essere passato anche con un ottimi voto solo avendo una buona dose di fortuna e memoria, valutare le effettive capacità di comprensione dipende da docente a docente, per esempio andando fuori dagli standard con domande ed esercizi (in questo caso solo 2 o 3 sarebbero in grado di prendere sopra il 25). Talvolta uno prende un voto discreto (tipo 21/22) solo perché si è impappinato ma le cose l'ha capite, la valutazione dell'esame è solo occasionale.
Mi riferivo più che altro al senso opposto, cioè uno che non ha veramente capito quello che ha studiato ma prende 30 per la buona memoria, infatti qualsiasi esame può essere passato anche con un ottimi voto solo avendo una buona dose di fortuna e memoria, valutare le effettive capacità di comprensione dipende da docente a docente, per esempio andando fuori dagli standard con domande ed esercizi (in questo caso solo 2 o 3 sarebbero in grado di prendere sopra il 25). Talvolta uno prende un voto discreto (tipo 21/22) solo perché si è impappinato ma le cose l'ha capite, la valutazione dell'esame è solo occasionale.
Intermat, che ti posso dire, non so se le aziende (e le università) chiedano un po' troppo o il giusto. Però conosco moltissima gente (me compreso) che ci crede, è convinta della scelta, si impegna, ma non fa altro che incontrare ostacoli e con difficoltà veder riconosciuto il proprio valore (e io ti dico che succede, soprattutto se non segui le lezioni e studi da solo con l'unico ausilio di libri, programma e in alcuni casi gli appunti di ex compagni clementi che ancora credono che tu possa farcela). Sarà per il metodo di studio sbagliato, sarà per il non essere portati, ma ci si impegna, quasi tutto va male e uno a quel punto si chiede sempre più spesso "ma che mi impegno a fare" e qualcuno rinuncia, altri continuano la Maratona (ricordiamoci che la distanza della Maratona è stata originariamente percorsa da una sola persona, e solo dopo divenne una competizione a chi arriva per primo) camminando e arrivano al traguardo che s'è fatta notte pur di arrivare. Se far passare troppo tempo per prendere qualche voto ottimo che alzi una media altrimenti disastrata rifiutandone sistematicamente i mediocri, o sostenere esami con preparazioni che ogni volta si rivelano inevitabilmente approssimative di fronte al professore e accettare voti mediocri (se gli stessi vengono proposti e non inizia il classico muro di gomma del 15-16-17-17,5-17,6-17,99995 e così via) sono entrambi comportamenti condannati, ricordiamoci per colpa della Crisi che toglie posti (riservandone i rimanenti a una fantomatica "eccellenza", come se solo gli eccellenti fossero degni di vivere), speranze e voglia di fare, a questo punto io mi laureo solo per cultura personale, per dire "almeno ho creduto fino in fondo a un progetto, anche se mi è andata male".
"Intermat":
[quote="dan95"]Sono dell'idea che i voti $24 \leq v \leq 27$ non si rifiutano mai, l'importante non è quanto si prende ma quanto si comprende e non sempre il voto corrisponde a quanto effettivamente abbiamo capito di quella materia.
Se sei del 1995 dovresti avere 20/21 anni, quindi al massimo fai il secondo anno di università, non so quanto la hai sperimentata e quanti esami hai provato ma da questa frase (fatta) mi sembri una tipica matricola. Non ha molto senso quella frase perché al 90% il voto rispecchia la preparazione. Sicuramente capitano esami in cui potevi prendere 30 e ti bocciano (perché magari ti blocchi) oppure vai male, ma sono le eccezioni. In media se prendi 21 vali 21 (a livello di preparazione) e c'è poco da dire "eh si ma le cose le ho capite". Sicuramente il 21 è sufficiente per andare avanti con la carriera universitaria (anche perché altrimenti ti avrebbero dovuto bocciare) ma di certo non vuol dire che eri ben preparato.
Inoltre, nei casi in cui magari il voto basso è dovuto al professore severo nel correggere dei meri conti, è ancora più stupida perché rifacendo l'esame si migliorerebbe il voto senza troppi sforzi (stiamo supponendo che la preparazione fosse molto buona da poter dire "la materia l'ho capita").
Vorrei far notare che questa è una cosa ben diversa dal dire "ho dato tutto, mi hanno dato 20 e me lo tengo", quest'ultima è giusta perché sottolinea come si accetti il verdetto come equo (più o meno) e si decida di andare avanti.
PS: Vorrei comunque ricordare che le aziende, la maggior parte, prima di ammettere al colloquio guardano i tempi di laurea e il voto. Spesso guardano prima il tempo e solo dopo il voto. Quindi tutto questo desiderio di accumulare 20/21/22 non lo capisco, insomma nessuno valuterà la vostra preparazione nel saper fare gli integrali multipli o curvilinei oppure nel saper calcolare il rango di una matrice ma vi valuteranno, anche e all'inizio principalmente, in base al voto di laurea.
PPS: Due citazioni di due professori che ho avuto in questi anni: "Se ad ingegneria vi laureate con meno di 110 e lode siete già nel 50% sbagliato dei neolaureati"[nota]Ovviamente lui disse 50% ma è evidentemente una esagerazione, la quale però rende bene l'idea.[/nota] e "Studiate per prendere 30 così almeno a 18 ci arrivate".[/quote]
Bé, oddio, da me con 110 e lode si laurea credo al massimo il 2-3% degli studenti.
Io comunque mai rifutato niente in triennale, mentre ora sto rifiutando relativamente spesso.
Diritto commerciale: 21 rifiutato, 23 rifiutato poi 27 accettato.
Economics (economia politica): 18 rifiutato, 19 rifiutato, ora l'ho rifatto e dovrebbe essere andato bene.
Accounting and corporate finance: 20 rifiutato poi 21 accettato.
Ora ho preso un 25 di quality engineering e penso che lo rifiuterò e lo darò a settembre perché credo di poterlo fare molto meglio.
"dan95":
Sono dell'idea che i voti $24 \leq v \leq 27$ non si rifiutano mai, l'importante non è quanto si prende ma quanto si comprende e non sempre il voto corrisponde a quanto effettivamente abbiamo capito di quella materia.
Se sei del 1995 dovresti avere 20/21 anni, quindi al massimo fai il secondo anno di università, non so quanto la hai sperimentata e quanti esami hai provato ma da questa frase (fatta) mi sembri una tipica matricola. Non ha molto senso quella frase perché al 90% il voto rispecchia la preparazione. Sicuramente capitano esami in cui potevi prendere 30 e ti bocciano (perché magari ti blocchi) oppure vai male, ma sono le eccezioni. In media se prendi 21 vali 21 (a livello di preparazione) e c'è poco da dire "eh si ma le cose le ho capite". Sicuramente il 21 è sufficiente per andare avanti con la carriera universitaria (anche perché altrimenti ti avrebbero dovuto bocciare) ma di certo non vuol dire che eri ben preparato.
Inoltre, nei casi in cui magari il voto basso è dovuto al professore severo nel correggere dei meri conti, è ancora più stupida perché rifacendo l'esame si migliorerebbe il voto senza troppi sforzi (stiamo supponendo che la preparazione fosse molto buona da poter dire "la materia l'ho capita").
Vorrei far notare che questa è una cosa ben diversa dal dire "ho dato tutto, mi hanno dato 20 e me lo tengo", quest'ultima è giusta perché sottolinea come si accetti il verdetto come equo (più o meno) e si decida di andare avanti.
PS: Vorrei comunque ricordare che le aziende, la maggior parte, prima di ammettere al colloquio guardano i tempi di laurea e il voto. Spesso guardano prima il tempo e solo dopo il voto. Quindi tutto questo desiderio di accumulare 20/21/22 non lo capisco, insomma nessuno valuterà la vostra preparazione nel saper fare gli integrali multipli o curvilinei oppure nel saper calcolare il rango di una matrice ma vi valuteranno, anche e all'inizio principalmente, in base al voto di laurea.
PPS: Due citazioni di due professori che ho avuto in questi anni: "Se ad ingegneria vi laureate con meno di 110 e lode siete già nel 50% sbagliato dei neolaureati"[nota]Ovviamente lui disse 50% ma è evidentemente una esagerazione, la quale però rende bene l'idea.[/nota] e "Studiate per prendere 30 così almeno a 18 ci arrivate".
Ho rifiutato un 20 e due 18. Per me dipende dalla complessità della materia e dalla difficoltà che si incontra nello studiarla: soprattutto quando i due fattori capitano contemporaneamente.
"Vikhr":
Studio Chimica Industriale. Diciamo che la chimica mi ha costantemente affascinato e attratto nel corso degli studi primari e secondari.

@Vikhr
Prima di cominciare l'univerità, studiavi per conto tuo chimica? Se sì dove? Su libri di divulgazione?
Prima di cominciare l'univerità, studiavi per conto tuo chimica? Se sì dove? Su libri di divulgazione?
Studio Chimica Industriale. Diciamo che la chimica mi ha costantemente affascinato e attratto nel corso degli studi primari e secondari. [ot]Purtroppo le esperienze pratiche (nonché le possibilità materiali di farne) sono (sono state dato che le ho fatte tutte, anche quelle della triennale) quelle che sono e le mie aspettative sono state un po' deluse. Pensavo di studiare Chimica, invece mi sono ritrovato a studiare integrali, equazioni differenziali, vettori, gradienti e ritengo che gli stessi abbiano finito per "estinguere" il mio interesse alché adesso leggo libri di chimica, ecologia e biochimica, capisco tutto quello che leggo ma non memorizzo più niente[/ot]
Vikhr, posso chiederti cosa studi?
"Intermat":
PS: tra l'altro se non ho letto male Vikhr ha sostanzialmente detto l'opposto. Lui diceva che se anche pensava di poter prendere 30 ma il voto ricevuto era un 22/23 lo avrebbe accettato. Io, a meno di motivi particolari, se penso di prendere 30 e mi arriva un voto più basso di 26 cerco di rifarlo l'esame. Poi se non ho tempo, se mi accorgo che, per come mette i voti il docente, prendere di più è difficile allora lascio stare. Però in generale in quel caso la prima idea è rifarlo.
Per quanto riguarda il 19 da me accettato ricordo distintamente che anche molti dei miei allora (adesso ex


Sono dell'idea che i voti $24 \leq v \leq 27$ non si rifiutano mai, l'importante non è quanto si prende ma quanto si comprende e non sempre il voto corrisponde a quanto effettivamente abbiamo capito di quella materia.
Svariate volte. In generale ho rifiutato tutte le volte nelle quali credevo di poter fare molto meglio.
La prima volta ho rifiutato un 18, preso ad un esame fatto dopo una settimana di malattia, per poi prendere 27. Un'altra volta ho rifiutato un 23 causato da qualche distrazione all'esame per poi prendere 30 e lode. Poi ancora ho rifiutato un 28, per prendere 30 (in questi casi sono riuscito a ridare l'esame nella stessa sessione, quindi nel giro di un paio di settimane). Poi ho rifiutato un 21, per prendere 24 e rifiutarlo ancora, per poi prendere 28.
Sapevo di meritare un voto più alto e ho rifiutato, senza troppe preoccupazioni (ok, per il 28 qualche preoccupazione l'ho avuta
).
Però non va sempre bene... Ho rifiutato un 21 per prendere 22, rifiutato ancora e preso 23. A quel punto ho preferito usare tempo ed energie per altri esami.
Invece altre volte mi sono accontentato. Un corso non mi interessava, non mi stimolava, volevo solamente lasciarmelo alle spalle per proseguire con la mia carriera. Non mi sono fatto problemi ad accettare voti come 19 e 20 (a memoria, 18 non l'ho mai preso
).
La prima volta ho rifiutato un 18, preso ad un esame fatto dopo una settimana di malattia, per poi prendere 27. Un'altra volta ho rifiutato un 23 causato da qualche distrazione all'esame per poi prendere 30 e lode. Poi ancora ho rifiutato un 28, per prendere 30 (in questi casi sono riuscito a ridare l'esame nella stessa sessione, quindi nel giro di un paio di settimane). Poi ho rifiutato un 21, per prendere 24 e rifiutarlo ancora, per poi prendere 28.
Sapevo di meritare un voto più alto e ho rifiutato, senza troppe preoccupazioni (ok, per il 28 qualche preoccupazione l'ho avuta

Però non va sempre bene... Ho rifiutato un 21 per prendere 22, rifiutato ancora e preso 23. A quel punto ho preferito usare tempo ed energie per altri esami.
Invece altre volte mi sono accontentato. Un corso non mi interessava, non mi stimolava, volevo solamente lasciarmelo alle spalle per proseguire con la mia carriera. Non mi sono fatto problemi ad accettare voti come 19 e 20 (a memoria, 18 non l'ho mai preso

"Intermat":
Chi ha fretta di laurearsi, chi ha una media alta e può scartare alcuni tra i voti peggiori nel calcolo della media, chi è in ritardo suo tempi di laurea. Potrei anche continuare.
Beh certo, in situazioni "estreme" sono d'accordo, ma dicevo in una situazione di tranquillità.