Referendum sulle trivelle

francicko
Secondo la mia opinione sara' un vero e proprio flop per i SÌ, ed anzi difficilmente si raggiungera' il quorum, che ne pensate?

Risposte
marco.ceccarelli
@Wanderer, già al 2° post di questo thread parti con "grullini"? Tipicamente quando su questo Forum si parla di politica (che poi qui si parla di altro) si arriva a "pidioti, grullini, ..." dopo qualche pagina, non così presto. Forse i tuoi soli 20 messaggi non ti hanno consentito di avere l'esperienza necessaria per poterlo capire in anticipo. Comunque io la penso così.

6 buoni motivi per votare <> al referendum

1. Motivo economico

Gas e petrolio sotto la parte italiana del mar Adriatico sono di proprietà esclusiva italiana; gas e petrolio estratti da sotto la parte italiana del mar Adriatico non sono di proprietà esclusiva italiana. Nel medioevo, il proprietario terriero dava la concessione al contadino di lavorare la sua terra. Quanto estratto sarebbe stato diviso con percentuali del tipo: 90 % al proprietario terriero, 10 % al contadino. In questo caso, l’Italia (proprietario terriero) dà la concessione ai petrolieri (contadino) di estrarre dal proprio mare. E’ ovvio che i petrolieri non ci stiano facendo un favore, per cui analogamente a prima ci si dividerà quanto estratto. Il problema sono le percentuali. Ad esempio, nel caso del petrolio: 7 % all’Italia, 93 % ai petrolieri. Queste percentuali si chiamano “royalty” perché in realtà non sono percentuali di gas e petrolio, bensì percentuali di controvalore (quanto vale in moneta il tot percento di quanto estratto). Naturalmente i petrolieri possono venderci quanto estratto dal nostro mare, ma a quel punto dobbiamo pure pagarlo. Negli altri Paesi europei le royalty non sono certo del 7 %, bensì del 77 – 82 % (Danimarca, Norvegia, UK). Negli altri Paesi europei se si trivella, ci si guadagna (economicamente parlando). In Italia, no. Inoltre nel nostro caso le percentuali non si applicano subito, bensì dopo un tot di estratto: i primi tot metri cubi standard di gas e le prime tot tonnellate di petrolio sono esenti da aliquote, quindi le royalty sono ancora di meno. Da menzionare pure i sussidi, gli sconti e le agevolazioni fiscali di cui godono i petrolieri, che possono dedurre dalle tasse quanto versato come royalty.

Fonte: Legambiente

2. Motivo energetico

Tutto il petrolio presente nei fondali del mare italiano basterebbe a coprire solo 7 settimane di fabbisogno energetico ed il gas appena 6 mesi. Dati alla mano, il petrolio nei mari italiani è pochissimo. Estraendolo tutto, continueremo ad essere dipendenti dalle importazioni per il 90 % (ora lo siamo per il 91 %). Anche estraendo tutto il gas presente nei sottofondi marini dipenderemmo dalle importazioni straniere (per l’85 %, invece che per l’89 %).

Fonti: Legambiente ed altre

3. Motivo occupazionale

La vittoria del <> non farebbe perdere alcun posto di lavoro, neppure uno. Un esito positivo del referendum farebbe cessare le attività petrolifere progressivamente secondo la naturale scadenza contratta al momento del rilascio della concessione. La norma è stata approvata successivamente al permesso di estrazione, quindi tutti sapevano che la durata sarebbe stata di 30 anni con la possibilità di un’ulteriore proroga per un massimo di 20 anni. Possiamo essere indipendenti energeticamente, ma solo investendo in efficienza e fonti rinnovabili: un miliardo di euro investito in energie fossili crea 700 posti di lavoro; lo stesso miliardo investito in fonti rinnovabili ed efficientamento energetico ne crea 17 mila.

Fonti: Legambiente ed altre

4. Motivo ambientale

La ricerca degli idrocarburi è pericolosa. L’airgun è il metodo di ricerca più utilizzato nel settore delle attività estrattive, per la sua capacità di fornire un rilievo dettagliato e affidabile della stratigrafia dei fondali marini. Il meccanismo prevede il rapido rilascio di aria compressa che, producendo una bolla che si propaga nell’acqua, genera onde a bassa frequenza. Il rumore prodotto da un airgun è pari a 100 mila volte quello di un motore di un jet. Negli ultimi anni la comunità scientifica internazionale ha iniziato a porre attenzione al fenomeno dell’inquinamento acustico in ambiente acquatico, arrivando alla conclusione che quest’attività ha effetti negativi sulla fauna marina (in particolare, sui cetacei). Gli impatti possono essere di tipo fisiologico, comportamentale, percettivo, cronico ed indiretto. Ci sono casi in cui rumori molto forti, come le esplosioni a breve distanza, hanno prodotto danni fisici permanenti anche ad organi diversi da quelli specificamente uditivi (portando, in alcuni casi, al decesso dell’esemplare colpito). Gli effetti negativi sono visibili anche sulle attività di pesca. Uno studio del Norvegian Institute of Marine Research riporta come si sia registrata una diminuzione del pescato anche del 50 % intorno ad una sorgente sonora che utilizza airgun, con evidenti impatti economici nelle realtà territoriali direttamente interessate e limitrofe. Inoltre il Ministero dell’Ambiente non ha fornito i dati relativi all’inquinamento del 75 % delle trivelle, forse perché i dati ufficiosi ci rivelano che la stragrande maggioranza supera il limite di tolleranza per 1 o 2 inquinanti.

Fonti: Greenpeace, Legambiente

5. Motivo comunitario

Alla conferenza ONU sul clima tenutasi a Parigi lo scorso dicembre l’Italia (insieme ad altri 194 paesi) ha sottoscritto uno storico impegno a contenere la febbre della Terra entro 1,5°C, perseguendo con chiarezza e decisione l’abbandono dell’utilizzo delle fonti fossili. Fermare le trivelle vuol dire essere coerenti con quest’impegno.

Fonte: Legambiente

6. Motivo preventivo

In un sistema chiuso come il mar Mediterraneo, un eventuale incidente sarebbe disastroso e l’intervento umano è pressoché inutile (come dimostra l’incidente avvenuto nel 2010 nel Golfo del Messico alla piattaforma Deepwater Horizon, che ha provocato il più grave inquinamento da petrolio mai registrato nelle acque degli USA).

Fonte: Legambiente

Bubbino1993, iscritto Legambiente

donald_zeka
Già pure secondo me non si arriverà a nulla di fatto.

wanderer1
Anche secondo me sarà un flop (e lo spero).
Del resto è prevedibile, già a luglio del 2015 non riuscirono a raccogliere le firme necessarie, per poi farsi aiutare dalle regioni, aventi il potere d'iniziativa (bypassando la raccolta firme), le quali, sentendosi sempre più minacciate dall'incombente ddl Boschi, colsero subito l'occasione per indire questo (a mio avviso) pretestuoso referendum, che consiste solo in un costoso braccio di ferro con il governo ( supportate naturalmente da grullini, salvini & co. )...

Rispondi
Per rispondere a questa discussione devi prima effettuare il login.