Quelli meno bravi
Privo di qualsiasi plausibile giustificazione, mi ritrovo dopo ben sette anni a concludere una laurea triennale in ingegneria aerospaziale. Mi rendo conto di quanto un percorso del genere sia indice di poca maturità, o comunque di poca lucidità nel riconoscere i propri limiti ed errori. Ho gravato economicamente sulle spalle della mia famiglia e ho perso tempo che avrei potuto e dovuto investire meglio. Non è che non volessi studiare il tempo necessario, non ci riuscivo. Ho sempre avuto difficoltà a mantenere la concentrazione per lunghi periodi. Ma non ho rubato nulla, e ho sempre avuto l'onestà di presentarmi agli esami opportunamente preparato.
Ciò che ho notato in questi anni è una forte intolleranza del mondo accademico nei confronti dei fuoricorso. Voi cosa ne pensate? Precludereste agli studenti meno bravi di laurearsi? Ritenete sia necessario porre un limite al tempo impiegato a conseguire il titolo? Ma soprattutto cosa ne pensate di uno come me? Se foste recruiters, riuscireste a valutare la mia preparazione asetticamente senza farvi condizionare dal percorso? Insomma, esistono motivazioni valide che giustifichino lo scetticismo nei confronti di un percorso tortuoso? Non trattenetevi con le risposte, spero nasca una discussione fruttuosa.
Ciò che ho notato in questi anni è una forte intolleranza del mondo accademico nei confronti dei fuoricorso. Voi cosa ne pensate? Precludereste agli studenti meno bravi di laurearsi? Ritenete sia necessario porre un limite al tempo impiegato a conseguire il titolo? Ma soprattutto cosa ne pensate di uno come me? Se foste recruiters, riuscireste a valutare la mia preparazione asetticamente senza farvi condizionare dal percorso? Insomma, esistono motivazioni valide che giustifichino lo scetticismo nei confronti di un percorso tortuoso? Non trattenetevi con le risposte, spero nasca una discussione fruttuosa.
Risposte
"emiglio":
Voi cosa ne pensate? Precludereste agli studenti meno bravi di laurearsi? Ritenete sia necessario porre un limite al tempo impiegato a conseguire il titolo? Ma soprattutto cosa ne pensate di uno come me? Se foste recruiters, riuscireste a valutare la mia preparazione asetticamente senza farvi condizionare dal percorso? Insomma, esistono motivazioni valide che giustifichino lo scetticismo nei confronti di un percorso tortuoso? Non trattenetevi con le risposte, spero nasca una discussione fruttuosa.
Mi soffermo sulla questione del lavoro. Anzitutto devi sapere che i recruiters non valutano la tua preparazione, ma l'eventuale idoneità al ruolo sulla base di informazioni non solo "accademiche", anche perché spesso loro non sarebbero in grado di valutare le tue conoscenze teniche (queste semmai verranno valutate nei successivi steps). Detto questo, devi essere consapevole che durante il colloquio, la domanda sulla durata del percorso accademico sicuramente ti verrà fatta, non per giudicarti ma solo per capire. Uno potrebbe avere mille mila motivi per non essersi laureato in tempo, basta rispondere in maniera sincera. Su quanto poi il fattore "durata degli studi" possa pesare, dipende molto dal tipo di ruolo a cui ambisci e dall'azienda. Ti faccio un esempio per spiegarmi meglio: sono laureato triennale con molto ritardo (più del tuo per capirci) in Ing. Civile. È chiaro che un colloquio con We Build (o con una qualunque altra società di Ingegneria di alto livello) me lo sogno, mentre è del tutto fattibile trovare impiego presso uno studio tecnico ed infatti io l'ho trovato dopo la laurea. Quindi, al netto degli inevitabili rimorsi e sensi di colpa (che anche io ho avuto e che hanno inficiato parecchio sulla mia stabilità psicologica), bisogna essere fiduciosi che uno spazio si può trovare anche se si rientra nella categoria dei "meno bravi", soprattutto se si continuano ad aggiungere competenze richieste nel tuo settore.
"matos":È rincuorante sentirlo dire da uno indubbiamente (più) bravo e assoluta preparazione come te
[quote="gugo82"]Quelli meno bravi possono: fare il dottorato, pubblicare articoli di ricerca, collaborare all'andamento di forum online, fare concorsi pubblici, passarli con punteggi molto alti ed andare ad insegnare, insegnare all'università con contratti annuali... Insomma, non credo ci siano problemi se uno è davvero bravo, non solo veloce.

E non è ironico il mio commento, sono serio![/quote]
Ma infatti purtroppo spesso è così, non a caso parlavo di intolleranza del mondo accademico nei confronti dei fuoricorso. Concedere il beneficio del dubbio non è da tutti. L'impressione che ho avuto in questi anni è che buona parte dei docenti vorrebbero che l'università sia frequentata soltanto dai migliori.
"gugo82":È rincuorante sentirlo dire da uno indubbiamente (più) bravo e assoluta preparazione come te[nota]Sinceramente penso tu sia un libro di analisi vivente! Ho imparato tanto da tuo vecchi e nuovi post, sempre.[/nota]
Quelli meno bravi possono: fare il dottorato, pubblicare articoli di ricerca, collaborare all'andamento di forum online, fare concorsi pubblici, passarli con punteggi molto alti ed andare ad insegnare, insegnare all'università con contratti annuali... Insomma, non credo ci siano problemi se uno è davvero bravo, non solo veloce.

E non è ironico il mio commento, sono serio!
Quelli meno bravi possono: fare il dottorato, pubblicare articoli di ricerca, collaborare all'andamento di forum online, fare concorsi pubblici, passarli con punteggi molto alti ed andare ad insegnare, insegnare all'università con contratti annuali... Insomma, non credo ci siano problemi se uno è davvero bravo, non solo veloce.
"dan95":
Ciò detto, sono sicuro della mia preprazione e cosapevole dei miei errori, ma anche del fatto che, come faceva notare Luca.Lussardi, questi inficeranno (a parer mio ingiustamente) la mia carriera lavorativa.
Inficeranno l'immissione nel mondo del lavoro; la carriera dipenderà solo da te, se ci hai messo sette anni ma hai imparato seriamente farai carriera senza problemi.
A volte non bisogna avere rimorsi o sensi di colpa, probabilmente nel tuo percorso (di studi) ci sono state delle circostanze interne ed esterne che ti hanno portato a laurearti dopo sette anni.
Una difficoltà che hai incontrato lungo questo percorso l’ hai citata tu stesso: “la difficoltà a concentrarmi per lungo tempo”
Hai mai provato a mettere in discussione interamente il tuo metodo di studio? Studio in un ambiente silenzioso e sereno, lontano da distrazioni? Mi concentro meglio la mattina o la sera? Bevo abbastanza acqua mentre studio (fidati è importante)? E cosa più importante… mi piace quello che studio? E perché?
Una difficoltà che hai incontrato lungo questo percorso l’ hai citata tu stesso: “la difficoltà a concentrarmi per lungo tempo”
Hai mai provato a mettere in discussione interamente il tuo metodo di studio? Studio in un ambiente silenzioso e sereno, lontano da distrazioni? Mi concentro meglio la mattina o la sera? Bevo abbastanza acqua mentre studio (fidati è importante)? E cosa più importante… mi piace quello che studio? E perché?
E' vero che ognuno ha i suoi tempi, ma sarebbe ipocrita dire che non deve incidere affatto sulla ricerca del posto di lavoro. Va da sè che chi deve reclutare ha dei parametri di valutazione, e il cv, che piaccia o no, parla chiaro. Se poi si passa ad un colloquio e si capisce che la persona ha valore allora il discorso è diverso. Restare in corso non è facile, ma non è impossibile e nemmeno particolarmente difficile, bisogna impegnarsi, seriamente.
Ognuno ha i suoi tempi! 
P.S.: io non sono mai stato "nei tempi", neanche durante il dottorato
(quasi) concluso)!

P.S.: io non sono mai stato "nei tempi", neanche durante il dottorato

C'è anche un fatto culturale, voglio dire: io mi sono laureata tanti anni fa quando c'era ancora la quadriennale, non ricordo nessun biasimo dei fuoricorso da parte dei professori, né tanto meno da parte degli studenti,
C'era diffuso un modo di vedere che guardava sì alla preparazione, ma non si dava grande peso alla fretta di laurearsi e al numero di esami fatti dell'unità di tempo.
Anche perché sono cose che possono essere legate ai percorsi esistenziali delle persone, non alla capacità.
Poi dopo la riforma triennale, ho visto che c'era una atmosfera diversa, bisogna fare in fretta, anche a costo di voti più bassi, e la velocità è diventata un valore in sé, non è che capisca bene il motivo, tranne che proprio la riforma ha messo l'accento sul numero di laureati nell'unità di tempo, e tendeva a scoraggiare il fuoricorso.
Certo, le aziende private possono guardare anche al tempo impiegato per laurearsi, ma loro sono privati, l'università è un'altra cosa.
Ci possono essere anche differenze da luogo a luogo, mi diceva a proposito alcuni anni fa una persona a me vicina che ha fatto ricerca per diversi anni in università tedesche, che lì la figura dello studente avanti negli anni è considerata normale, e non crea pregiudizi e non fa scalpore come alle volte qui in Italia.
Insomma, io me ne fregherei dei rumours vari, e eviterei di darsi colpe, probabilmente inesistenti.
E ascolterei l'esperienza di sellacollesella.
C'era diffuso un modo di vedere che guardava sì alla preparazione, ma non si dava grande peso alla fretta di laurearsi e al numero di esami fatti dell'unità di tempo.
Anche perché sono cose che possono essere legate ai percorsi esistenziali delle persone, non alla capacità.
Poi dopo la riforma triennale, ho visto che c'era una atmosfera diversa, bisogna fare in fretta, anche a costo di voti più bassi, e la velocità è diventata un valore in sé, non è che capisca bene il motivo, tranne che proprio la riforma ha messo l'accento sul numero di laureati nell'unità di tempo, e tendeva a scoraggiare il fuoricorso.
Certo, le aziende private possono guardare anche al tempo impiegato per laurearsi, ma loro sono privati, l'università è un'altra cosa.
Ci possono essere anche differenze da luogo a luogo, mi diceva a proposito alcuni anni fa una persona a me vicina che ha fatto ricerca per diversi anni in università tedesche, che lì la figura dello studente avanti negli anni è considerata normale, e non crea pregiudizi e non fa scalpore come alle volte qui in Italia.
Insomma, io me ne fregherei dei rumours vari, e eviterei di darsi colpe, probabilmente inesistenti.
E ascolterei l'esperienza di sellacollesella.
.
Ma il cardine della questione è proprio quello, la scarsa maturità di alcune matricole. Tendenzialmente chi si iscrive ad un corso di laurea come il mio, è consapevole del percorso che intraprende ed ha la stoffa per portarlo a termine senza grossi problemi. Io, come chi si ritrova nelle mie condizioni, ho peccato di presunzione, di scarsa maturità. Ergo, per prevenire queste situazioni, bisognerebbe fare una selezione come accade a medicina. Probabilmente neanche ci avrei provato, ed avrei virato su altro. Ed è su questo che bisogna dibattere. Ma non funziona così e adesso mi ritrovo con una laurea che mi sono in ogni caso guadagnato. E allora ritengo che guardare indietro sia insensato, piuttosto bisognerebbe assicurarsi che la persona che si ha davanti abbia le qualità richieste. Capisco l'esaltazione del percorso brillante, ma non la critica di quello mediocre. Finché ci saranno corsi a numero aperto, si avranno sempre situazioni come le mie. Perché non tutti vogliono o sono in grado di ponderare opportunamente la scelta.
Per riassumere il mio pensiero, ritengo che o si mettono dei limiti, oppure si accetano le conseguenze della loro mancanza. Ad esempio il mio ateneo ha risolto il problema di analisi 1 lasciato come ultimo esame con le propedeuticità. Se è previsto dal regolamento laurearsi fuoricorso, allora non puoi biasimare chi lo fa. Chiaramente mi riferisco al corpo docente, discorso diverso per il recruiter.
Per riassumere il mio pensiero, ritengo che o si mettono dei limiti, oppure si accetano le conseguenze della loro mancanza. Ad esempio il mio ateneo ha risolto il problema di analisi 1 lasciato come ultimo esame con le propedeuticità. Se è previsto dal regolamento laurearsi fuoricorso, allora non puoi biasimare chi lo fa. Chiaramente mi riferisco al corpo docente, discorso diverso per il recruiter.
A mio modo di vedere è quasi certo che la cosa avrà un suo peso quando cercherai lavoro, è inevitabile penso. Se però hai imparato e lo saprai dimostrare coi fatti le cose si aggiusteranno da sole col tempo. Personalmente, io non guardo mai, quando correggo scritti e/o faccio esami orali, la carriera dello studente. Le mie perplessità sono forse nei confronti di tutti quelli che lasciano per ultimi esami fondamentali, mi capita di vedere studenti che si lasciano analisi 1 come ultimo esame. Quest'ultima cosa, a mio parere, denota una scarsa maturità di un aspirante ingegnere.