PhD in importante università estera. Sì o no?

SheldonLeeCooper1
Buonasera a tutti, dopo qualche annetto mi trovo ancora a scrivere su questo forum in cerca di consigli :-D
In particolare, sarei interessato al parere di dottorandi, post-doc e via di seguito, ... ma anche di persone che hanno avuto esperienze dirette o indirette riguardo questo tema. Sentitevi liberi di dire la vostra senza timore di "ferire". Sono aperto a qualsiasi tipo di critica ed obiezione.

Prima di esporvi il problema, vi faccio un breve resoconto della mia formazione.

Dopo aver conseguito il diploma di Geometra, mi sono iscritto alla facoltà di Ingegneria Edile nell'anno accademico 2010/2011. Ho conseguito il titolo triennale nell'anno 2016/2017 con votazione 102. Nello stesso anno ho intrapreso la laurea magistrale, sempre in Ingegneria Edile. Mi sono laureato nell'anno accademico 2018/2019, con la votazione di 110 e lode.

Ho vissuto il mio percorso universitario molto male, sopratutto i primi anni della triennale, a causa di problemi di salute, background formativo veramente scadente e lavoro stagionale estivo, che mi ha impedito di poter sostenere esami sia nella sessione estiva che in quella pre-invernale, per 2 anni.

Nonostante tutto, all'età di 28 anni (29 attuali) ho concluso il mio percorso universitario. Per la tesi magistrale, ho scelto un tema d'attualità riguardante un approccio probabilistico al problema sismico delle infrastrutture esistenti. Diciamo che non mi sono semplificato la vita, nonostante avessi potuto farlo.

Proprio grazie a questa tesi, sono riuscito a farmi "notare" dal mio relatore. Dopo aver palesato il mio interesse a proseguire gli studi, il mio relatore mi ha messo in contatto con un professore di un'importante università estera, con l'intenzione di accordarci per un dottorato sempre riguardante lo stesso tema.

Morale della favola, mi è stato proposto di stilare un progetto di ricerca (con il loro aiuto) al fine di potermi candidare per una borsa di studio per il finanziamento di un dottorato di 3/4 anni lì.

Le condizioni da accettare sono:
- incertezza sulle tempistiche riguardo l'accesso alla borsa di studio, dovrò applicare per più di una borsa, sperando di ottenerne una in tempi brevi (candidature circa ottobre 2020 - gennaio 2021);
- ottenere un certificato di lingua inglese di livello compreso tra lo B2 e lo C1;
- fare l'esame di abilitazione per ingegnere nella prossima sessione.

Premetto che adoro il campo della Ricerca e che non riesco proprio a vedermi in uno studio professionale, vi sollevo i miei personali dubbi e le mie preoccupazioni:
- Dopo 9 sfiancanti anni di università, posso dirmi sicuro di sopportare altri 3/4 anni di dottorato?
- Nel caso riuscissi nell'opera, alla fine del dottorato avrei circa 34-35 anni. Che prospettive avrei a quell'età, nonostante un PhD in un'università prestigiosa?
- Posso davvero sperare di vincere la concorrenza viste le credenziali con cui mi presento? (Ritardo negli studi, voto "basso" alla triennale, ....)

Ripeto, sentitevi liberi di "blastarmi" come meglio ritenete opportuno, non abbiate peli sulla lingua (dita). Non sto cercando qualcuno che mi dia false speranza, ma opinioni concrete in quanto, attualmente, non riesco a leggere questo problema a mente lucida. Ci sto troppo dentro :oops:

Risposte
xXStephXx
A me non sembra amara né l'una né l'altra. Ci sta. Durante la tesi magistrale, pur essendomi andato tutto bene sia prima che dopo (non potevo chiedere di più, ho avuto anche dei soldi) ho avuto parecchi dubbi fino a 3 giorni prima della discussione e ho dovuto mettere toppe quasi di mia totale iniziativa.
Non fatico ad immaginare che esistano dipartimenti in Italia dove oltre a come si viene seguiti subentrano pure dubbi di altro tipo...

gugo82
Non amarezza... Schifo.
Sì, schifo rende meglio l'idea.

Prova ad andare avanti nella lettura di quel thread: due pagine su 12 sono una percentuale poco significativa.

SheldonLeeCooper1
Ciao gugo, ammetto di non aver letto a fondo tutta la vicenda, mi sono solo fermato alle prime pagine di messaggi, dove lei palesò una situazione simile alla mia. Posso sapere il motivo di questa amarezza?

gugo82
Toh, qualcuno che ricorda Monade91... Una delle pagine più tristi di tutto il forum.

Mi auguro che tu non condivida con lei altro.

SheldonLeeCooper1
Grazie delle vostre risposte!

"Intermat":

Sei fortunato che ti chiedano l'IELTS. E' un test (non banale) ma molto molto standard. Se il tuo livello di inglese è buono ti basteranno un paio di mesi sui libri per preparare l'esame (fondamentale anche se fossi nato a Londra da genitori di Oxford e Cambridge) e prendere molto più di un 6.5. Io lo feci verso la fine della magistrale in vista di una possibile esperienza all'estero (poi ho fatto l'Erasmus Traineeship) seguendo un corso offerto dall'università e studiando un mesetto (ma tipo 2h al giorno in giardino prendendo il - poco - fresco che può offrire un Agosto vicino Roma!). Alla fine presi 7.5 con 9/9 al reading, 7.5/9 al listening (sono le due cose più semplici), 6/9 allo speaking e 6.5/9 al writing (decisamente le cose più complicate). Insomma studia bene listening e reading (cosa molto facile da fare sui libri) e vedrai che 6.5 lo prendi senza problemi!


Mi conforta sapere che non è così impossibile raggiungere quell'obiettivo. Avevo comunque intenzione di prendere una certificazione di lingua, indipendentemente dalla questione dottorato. Prima della Call pensavo al First, ma non mi crea problemi orientarmi sullo IELTS, se ci riuscissi prenderei due piccioni con una fava.

"claudio86":
Quando inizierete a pianificare una famiglia? Cosa faresti se ci fossero possibilità di carriera nel Regno Unito (ad esempio con una cattedra da professore)?


"Intermat":
Onestamente il tuo dottorato (come ti evidenziava anche Luca Lussardi) ti potrebbe portare ad avere delle possibilità più all'estero che in Italia, cosa faresti/e in questo caso?


Questo è un punto su cui dobbiamo ancora confrontarci. Lei sa che per me è l'occasione tanto attesa di voltare pagina, d'altro canto è una persona profondamente radicata qui. Non ho la certezza di dire che mi seguirebbe lassù, d'altronde si sta rendendo conto che la situazione per i liberi professionisti qu non è proprio rosea.

Lei ha delle carte molto buone da giocarsi. Si è laureata in tempo, tutte e 2 le volte con il massimo (magistrale in Inglese), ha già l'abilitazione, ha il First, ha acquisito una rete di conoscenze veramente forti all'Università, che hanno spesso spinto per inserirla in contesti di dottorato o di ricerca. Nonostante abbia declinato le offerte, ha comunque accettato di portare avanti una pubblicazione e si è creata conoscenze all'interno di un'importante azienda di consultazione ingegneristica, che non le avrebbe negato di certo una collaborazione.

Nonostante ciò, ha accettato di fare dei tirocini in piccoli studi di zona. Non è molto interessata a osare di più, nonostante sia perfettamente a conoscenza della miseria che prenderebbe lavorando come tirocinante (e poi come libero professionista, ha già la P. Iva). Ha fatto anche i 24 CFU per l'insegnamento, in quanto vorrebbe tentare il concorso. Affronteremo l'argomento appena avremo opportunità di vederci faccia a faccia.

Volevo fare un piccolo aggiornamento. In questi giorni mi sono guardato un po' in giro anche riguardo il lavoro:
- 3/4 studi della zona mi hanno proposto un tirocinio, proponendo il solito rimborso di 500 Euro per 6/8 mesi, qualcuno vuole che poi apra la P.IVA mentre qualcun altro offre piccoli incrementi (fino ad arrivare a 1300 Euro dopo 3 anni);
- essendo l'ultimo anno disponibile, ho aderito alla Garanzia Giovani nella misura 4c, cioè mi sono reso disponibile a sottoscrivere un contratto di "apprendistato di alta formazione o ricerca" con qualche ente disposto a formarmi in maniera mirata per essere più appetibile alle aziende; tutto ciò non partirebbe comunque prima di 6/8 mesi;
- ho mandato diversi curriculum a grosse aziende di costruzioni, attualmente senza risposta.

Mentre il riscontro con gli studi privati è quasi immediato, mi sembra di capire che le grosse aziende, quelle alle quali potrei strappare un contratto iniziale d'apprendistato di giusto un migliaio d'euro, non mi si filano proprio.

La prospettiva dello sfruttamento in studio sembrerebbe la via più ovvia.

Prescindendo dall'inclinazione personale, volendosi fermare ad una mera valutazione opportunistica, mi sembra che si tratti di scegliere solamente di che morte morire. Il dottorato è duro, questo è un dato acclarato, ma davvero la vita nello studio tecnico rappresenta un'alternativa sensibilmente migliore?

Volevo infine raccontarvi un aneddoto, a parziale giustificazione del mio scetticismo circa l'altra ragazza che si trova già in quell'università.
Verso Marzo dell'anno scorso ad una mia cara amica, in procinto di laurearsi, fu proposto (diciamo promesso) un dottorato nella sua Università. Poco prima di sostenere il colloquio per l'ammissione, a Luglio, venne a sapere che il professore che le fece la proposta promise la stessa posizione anche ad un suo collega dei tesi. Lo scopo, scoprirono (?) successivamente, era quello di avere una probabilità più alta di far entrare almeno una persona. Per fare ciò, lo stesso professore dovette stabilire una "vittima sacrificale" cioè stabilire, a priori, chi dei due sarebbe dovuto rimanere fuori per garantire il posto all'altro. Nessuno dei due, ovviamente, sapeva di non essere il solo candidato, ma ad entrambi fu chiesto di mantenere riserbo.
Capisco che questa faccenda non sia minimamente paragonabile alla mia e non sapevo che il progetto di ricerca fosse una cosa così semplice (grazie di avermelo specificato), comunque questi fatti ti spingono ad essere quantomeno diffidente...

Intermat
"SheldonLeeCooper":

Sì, per l'ammissione è necessario avere una certificazione Ielts con una media globale di 6.5. Considera che non me la cavo male in inglese ma non ho certificazioni precedenti. Dovrei riuscire ad ottenerla con questa media (a mio avviso abbastanza alta) entro il termine di scadenza per l'applicazione. È una parte importante perchè dovrei studiare mentre mi abilito e mentre preparo il Research Proposal...

Sei fortunato che ti chiedano l'IELTS. E' un test (non banale) ma molto molto standard. Se il tuo livello di inglese è buono ti basteranno un paio di mesi sui libri per preparare l'esame (fondamentale anche se fossi nato a Londra da genitori di Oxford e Cambridge) e prendere molto più di un 6.5. Io lo feci verso la fine della magistrale in vista di una possibile esperienza all'estero (poi ho fatto l'Erasmus Traineeship) seguendo un corso offerto dall'università e studiando un mesetto (ma tipo 2h al giorno in giardino prendendo il - poco - fresco che può offrire un Agosto vicino Roma!). Alla fine presi 7.5 con 9/9 al reading, 7.5/9 al listening (sono le due cose più semplici), 6/9 allo speaking e 6.5/9 al writing (decisamente le cose più complicate). Insomma studia bene listening e reading (cosa molto facile da fare sui libri) e vedrai che 6.5 lo prendi senza problemi!

"SheldonLeeCooper":

Qui mi sono espresso male io, ma comunque anche queste informazioni sono molto preziose per me. Nella domanda facevo riferimento alla concorrenza per l'accesso al dottorato (e anche per vincere le borse di studio...). In particolare, il ritardo negli studi da quello che so è sintomatico di scarsa efficienza. Come Monade91, sento molto il peso del tempo aggiuntivo.

Puoi avere ragione sul discorso dell'efficienza ma se il tuo professore parla col suo collega in UK e gli dice che sei bravo il discorso finisce lì.

"SheldonLeeCooper":


Ti ringrazio della tua preziosa esperienza Intermat.
La mia ragazza è laureata in geologia, attualmente sta facendo vari tirocini ed ha aperto la p.iva. Inoltre a brevissimo pubblicherà il suo primo articolo, ma non è interessata al mondo della ricerca. Siamo proprio opposti :-D Lei non ha intenzione di spostarsi dal nostro paese ma, come giustamente dici, si potrebbe trovare una soluzione per vedersi con regolarità.
Al contrario, posso dirti con estrema sincerità che sono più emozionato che dispiaciuto al pensiero di dover lasciare le mie "sicurezze" in termini di abitudini. Dentro di me ho sempre sognato di avere la possibilità di vivere in realtà più ampie, complesse e stimolanti. Sento che questa è l'ultima vera occasione che ho per allargare i miei orizzonti...


Su questo ti ha già risposto perfettamente Claudio. Mi ritrovo alla perfezione in quello che ti ha detto, il legame coi genitori può essere (più o meno) facilmente gestito, quello con gli amici cambierà ma oggi grazie a Whatsapp, Skype e via dicendo è molto semplificato (considera che in questi giorni di quarantena io sto giocando online a dei giochi da tavolo con 3 miei amici, ci connettiamo al sito e ci chiamiamo su Hangouts). Il vero problema è la gestione del rapporto con la tua ragazza. Ovviamente, come ti ho detto prima è una questione molto soggettiva e magari tu/voi la riesci/riuscite a gestire mentre altri potrebbero non riuscirci. La questione che però ti ha messo in risalto Claudio è quella fondamentale. Cosa farete dopo il dottorato? 3/4 anni sono lunghi (io e la mia ragazza dopo 4 mesi cominciavamo ad avere problemi nel gestire alcune dinamiche di un rapporto a distanza, niente di tragico ma nel lungo periodo è complesso) e soprattutto tu arriverai ad una età in cui (direi necessariamente) il rapporto con un'altra persona deve essere maturo (tra l'altro starete insieme da 12/13 anni). Onestamente il tuo dottorato (come ti evidenziava anche Luca Lussardi) ti potrebbe portare ad avere delle possibilità più all'estero che in Italia, cosa faresti/e in questo caso? La risposta a questa domanda ve la dovreste dare prima che tu inizi la tua nuova esperienza. Ha senso affaticarsi/stressarsi in un rapporto a distanza per 3/4 anni per poi concludere che al termine di questo periodo tu dovrai rinunciare ad eventuali opportunità all'estero per non perdere la tua ragazza (che vuole rimanere in Italia) oppure perdere la tua ragazza per accettare delle opportunità professionali. Insomma tanto vale avere una idea già al momento della tua partenza, se la tua ragazza chiaramente non ha intenzione in futuro di seguirti all'estero non vedo come tu possa conciliare le due cose (ti parlo proprio onestamente). Ti consiglio caldamente di affrontare questo discorso con lei. Da notare che anche la sua professione è "debole" in Italia mentre all'estero avrebbe quantomeno le stesse possibilità. Sono ovviamente tutte analisi che dovrete fare voi (o comunque tu). Ti invito però a ragionarci molto bene perché 4 anni a distanza hanno senso solo se c'è una prospettiva comune e condivisa dopo (magari fallisce lo stesso, non te lo auguro, però almeno all'inizio ci deve essere una prospettiva) altrimenti è solo un tirare avanti una cosa che è destinata a non andare da nessuna parte.

"SheldonLeeCooper":

Come dicevo sopra, se per lavoro da ingegnere edile intendi il classico libero professionista, posso dire con certezza che è l'ultima cosa che - al momento - vorrei fare :(

Ti invito a considerare questa tua idea nell'ottica di "cosa voglio fare dopo e come gestirò il rapporto con la mia partner".

"SheldonLeeCooper":

- Riguardo la borsa di studio, so che finanziano la durata del progetto. Cosa succederebbe nel caso in cui ci mettessi più tempo del previsto (ipotesi non troppo improbabile, da quello che mi hanno raccontato)? Con la Brexit le tasse universitarie per gli studenti stranieri sono circa 7 volte l'importo dei britannici;

Credo che anche in UK ci sia una durata più o meno standard per il PhD (non rigida come in Italia ma c'è) quindi se hai la copertura finanziaria certa per 3/4 anni sei tranquillo. Per quanto ho visto io comunque, i tutor cercano sempre di venire incontro ai proprio dottorandi (se li stimano e li rispettano) e dunque anche nel caso ti dovesse finire la borsa potreste trovare qualche accordo. Uno potrebbe essere un nuovo contratto (magari come lecturer, se l'università ne ha la possibilità) un altro potrebbe essere che torni in Italia e risparmi i soldi dell'affitto lì per poter scriverti la tesi con calma da qui. Solitamente una soluzione si trova.

"SheldonLeeCooper":

- Durante la nostra SkypeCall, il professore estero mi ha informato che il mio relatore (anche lui presente alla videochiamata) a Gennaio ha mandato una sua (brillante) studentessa d'ingegneria civile (sempre del nostro ateneo) a fare un periodo studio con lui, nella medesima università, chiedendomi se la conoscessi. Non ho capito perché lui abbia voluto mettermi al corrente di questo. Per conto mio, ho scoperto che questa ragazza è più giovane di circa 2 anni, si dovrebbe laureare a Giugno (110L) ed anche alla triennale ha fatto la tesi con il mio relatore. La cosa mi ha molto destabilizzato, sopratutto perchè si presenta con un CV di qualità nettamente superiore al mio.
Esiste, secondo voi, la possibilità che questi due professori vogliano far lavorare me alla stesura del progetto di ricerca, in modo da farglielo trovare già pronto a lei, lasciando me con un pugno di mosche?
Capisco il pessimismo insito in questa seconda ipotesi però, capitemi, c'è una differenza tra scetticismo e cautela (cit. iSte)...

Questa mi sembra una c*****a (stupidaggine). Il progetto per l'ammissione al PhD solitamente è un documento di 2/3 pagine, un professore potrebbe scriverlo tranquillamente in un pomeriggio. Non vedo perché tirare in mezzo un'altra persona per truffarla solo per riciclare un documento che magari fra alcuni mesi sarà già vecchio e da aggiornare. Qui non si tratta neppure di scetticismo ma di complottismo. Occhio alle scie chimiche!

Intermat
"Luca.Lussardi":
Non condivido, all'estero (in Italia no, è vero) il titolo di PhD è considerato davvero come titolo superiore alla laurea, specie negli Stati Uniti dove uno fa la "triennale" e poi sceglie se fare il master o il phd. In molti stati europei avere il PhD già conta parecchio per la futura carriera al di fuori dell'accademia. Poi è vero che è un programma di studio nato allo scopo di formare giovani ricercatori ma è in ogni caso un titolo di studio, un dottorando tecnicamente è ancora uno studente.

Continuo ad essere, in parte, d'accordo. Sicuramente all'estero è più ben visto ma spesso e volentieri 3/4 anni di esperienza nel settore in cui poi si cercherà di lavorare sono più apprezzati del dottorato. Ovviamente se si pensa ad una carriera "normale" all'interno di qualche grande multinazionale. Se si mira magari a qualche ruolo più specifico (se si ha la fortuna di aver fatto un PhD in una disciplina molto richiesta dalle aziende) forse allora il dottorato ti da qualche vantaggio ma per il resto non credo ne valga troppo la pena.

claudio862
"SheldonLeeCooper":

Sì, per l'ammissione è necessario avere una certificazione Ielts con una media globale di 6.5. Considera che non me la cavo male in inglese ma non ho certificazioni precedenti. Dovrei riuscire ad ottenerla con questa media (a mio avviso abbastanza alta) entro il termine di scadenza per l'applicazione. È una parte importante perchè dovrei studiare mentre mi abilito e mentre preparo il Research Proposal...

Allora c'è poco da fare. Mettiti di buona lena e inizia a prepararti.

"SheldonLeeCooper":

Ti ringrazio della tua preziosa esperienza Intermat.
La mia ragazza è laureata in geologia, attualmente sta facendo vari tirocini ed ha aperto la p.iva. Inoltre a brevissimo pubblicherà il suo primo articolo, ma non è interessata al mondo della ricerca. Siamo proprio opposti :-D Lei non ha intenzione di spostarsi dal nostro paese ma, come giustamente dici, si potrebbe trovare una soluzione per vedersi con regolarità.
Al contrario, posso dirti con estrema sincerità che sono più emozionato che dispiaciuto al pensiero di dover lasciare le mie "sicurezze" in termini di abitudini. Dentro di me ho sempre sognato di avere la possibilità di vivere in realtà più ampie, complesse e stimolanti. Sento che questa è l'ultima vera occasione che ho per allargare i miei orizzonti...

Ovviamente lasciare la propria famiglia, amici, cultura e costumi non è mai semplice. Io per molti anni ho frequentato associazioni di studenti internazionali e ho incontrato molte persone che hanno passato da qualche mese a diversi anni in paesi diversi, e ognuno affronta questa esperienza in modo diverso. C'è chi si trova bene nella sua nuova vita e decide di rimanere a lungo termine conclusi gli studi, c'è chi apprezza l'esperienza e ne fa tesoro ma poi preferisce tornare dalle sue parti, c'è chi vive questo periodo molto male e magari anticipa addirittura il rientro.

La lontananza dai genitori è forse la cosa più semplice da gestire. È una cosa che prima o poi capita quasi a tutti e fa parte del diventare adulto (anche se conosco delle persone che si sono sposate e sono andate a vivere di fronte ai loro genitori, per loro credo sarebbe molto più difficile). Ovviamente non stai scomparendo, tornerai a casa tre o quattro volte l'anno, o magari verranno loro a trovarti.
La lontananza dagli amici un po' meno. Ne perderai qualcuno, ma probabilmente succederebbe anche se rimanessi dove sei, e il rapporto con gli altri cambierà necessariamente dato che li vedrai poche volte l'anno. D'altro canto ne conoscerai di nuovi nella tua nuova città.
La lontananza dalla tua ragazza è invece quello di cui dovresti essere più preoccupato. Da quello che dici, lei resterà in Italia, quindi sarete a distanza per diversi anni. Ho visto persone che sono riuscite a gestire questo tipo di rapporto e persone che non ci sono riuscite, ma in ogni caso diventa una relazione è molto complessa, come già detto da Intermat. Vedersi solamente un weekend al mese diventa pesante abbastanza in fretta. È bene mettere in chiaro quali sono le aspettative per questi quattro anni, e anche per quello che verrà dopo. Quando inizierete a pianificare una famiglia? Cosa faresti se ci fossero possibilità di carriera nel Regno Unito (ad esempio con una cattedra da professore)?

"SheldonLeeCooper":
- Durante la nostra SkypeCall, il professore estero mi ha informato che il mio relatore (anche lui presente alla videochiamata) a Gennaio ha mandato una sua (brillante) studentessa d'ingegneria civile (sempre del nostro ateneo) a fare un periodo studio con lui, nella medesima università, chiedendomi se la conoscessi. Non ho capito perché lui abbia voluto mettermi al corrente di questo. Per conto mio, ho scoperto che questa ragazza è più giovane di circa 2 anni, si dovrebbe laureare a Giugno (110L) ed anche alla triennale ha fatto la tesi con il mio relatore. La cosa mi ha molto destabilizzato, sopratutto perchè si presenta con un CV di qualità nettamente superiore al mio.
Esiste, secondo voi, la possibilità che questi due professori vogliano far lavorare me alla stesura del progetto di ricerca, in modo da farglielo trovare già pronto a lei, lasciando me con un pugno di mosche?
Capisco il pessimismo insito in questa seconda ipotesi però, capitemi, c'è una differenza tra scetticismo e cautela (cit. iSte)...

Questa è decisamente paranoia. A parte che il suo curriculum sembra identico al tuo, non nettamente superiore, probabilmente ti ha menzionato questo fatto perché potessi confrontarti con lei, chiedendole della sua esperienza e di come si sia trovata nel gruppo di ricerca. Cosa che dovresti fare, magari scopri che è prassi comune lavorare tutti i giorni fino a tarda sera, o che il relatore non interagisce mai con i suoi studenti e li lascia senza guida, o che tre quarti dei dottorandi abbandona al secondo anno. Io ti auguro che sia un ambiente lavorativo piacevole, ma se così non fosse valuterei bene se iniziare un progetto di diversi anni.
Magari vogliono offrire una posizione anche a lei e te la ritroverai come collega.

Luca.Lussardi
Buona fortuna.

SheldonLeeCooper1
Claudio86, gugo82, Intermat, j18eos e Luca.Lussardi, vi ringrazio di aver preso parte a questa discussione :-)

Prima di rispondere ad ognuno di voi, vorrei sottolineare un aspetto sul quale, forse, mi sono soffermato troppo poco e che risulta invece determinante per cogliere il moto delle mie intenzioni. Per fare ciò, piuttosto che annoiarvi con il resoconto scritto dei miei flussi di coscienza, mi limito a dirvi che la mia situazione è molto simile a quella illustrata dall'utente Monade91 qualche anno fa (qui: https://www.matematicamente.it/forum/vi ... ?p=8244330).

Ho visto che la maggior parte di voi ha avuto parte attiva nelle sue discussioni (in particolare questa dell'anno scorso: https://www.matematicamente.it/forum/vi ... 3&t=198451).
Oltre a condividere con lei l'età, la classe di laurea, un forte idealismo, l'autostima calpestata da professori che mi hanno giudicato solo per il titolo di studio che stavo prendendo, entrambi abbiamo cominciato a sentire, ad un certo punto della nostra carriera universitaria, la necessità di virare la rotta verso ambiti più "teorici" (passatemi il termine) e meno legati alla professione. Il PhD vorrebbe essere la nostra seconda opportunità ma, anch'io come lei, non mi sento meritevole di nessuna posizione. Ci sto provando solo perchè qualcuno ci crede al posto mio (il mio relatore...).

Come ben saprete, l'ingegneria delle costruzioni offre davvero poco margine d'azione in questo senso. Anche io vorrei sfruttare il PhD per addentrarmi nei temi dell'ingegneria strutturale, oggettivamente più gratificante dal punto di vista "teorico" rispetto a quello architettonico. Come optimum, il mio traguardo sarebbe l'ambito sismico, nel senso più scientifico del termine. Per intenderci, non dico di volermi occupare di Sismologia (propria dei geologi), ma quantomeno formarmi adeguatamente per inserirmi tra questa disciplina e l'ingegneria sismica.

Il professore che mi ha contattato dall'estero si occupa proprio di questo, inoltre fa parte di numerosi gruppi italiani che trattano il tema.

Penso che questo noioso incipit possa rispondere parzialmente ad alcune delle domande che giustamente mi avete posto.

"claudio86":

[quote="SheldonLeeCooper"]- ottenere un certificato di lingua inglese di livello compreso tra lo B2 e lo C1;

Questo è un prerequisito per accedere al dottorato? Onestamente, se non hai un livello di inglese minimo non riuscirai a leggere la letteratura e contribuire alla ricerca a livello internazionale. Se invece il problema è solamente la certificazione, allora o cerchi di negoziare un'autocertificazione, oppure ti tocca prenderla.[/quote]

Sì, per l'ammissione è necessario avere una certificazione Ielts con una media globale di 6.5. Considera che non me la cavo male in inglese ma non ho certificazioni precedenti. Dovrei riuscire ad ottenerla con questa media (a mio avviso abbastanza alta) entro il termine di scadenza per l'applicazione. È una parte importante perchè dovrei studiare mentre mi abilito e mentre preparo il Research Proposal...

"claudio86":

[quote="SheldonLeeCooper"]- fare l'esame di abilitazione per ingegnere nella prossima sessione.

Anche questo è un prerequisito? L'iscrizione all'albo degli ingegneri in Italia è completamente irrilevante all'estero, mi sembra strano che sia richiesta.[/quote]

Grazie della tua importante esperienza Claudio. No, l'abilitazione non rientra tra i prerequisiti ma viene valutato positivamente. Inoltre, nel caso in cui venissi preso, non penso riuscirei a trovare altre occasioni per prepararlo nei 5 anni a venire

"claudio8":
[quote="SheldonLeeCooper"]- Posso davvero sperare di vincere la concorrenza viste le credenziali con cui mi presento? (Ritardo negli studi, voto "basso" alla triennale, ....)

Il ritardo negli studi probabilmente è uno svantaggio significativo, ma in generale conta il tuo passato recente. Se riesci a concludere un buon dottorato nei tempi giusti, dovrebbe "cancellare" il ritardo nella triennale. Ovviamente avrai meno anni di esperienza, quindi inizierai da posizioni junior. Il voto di triennale è assolutamente irrilevante già adesso che hai una magistrale (e comunque non è che 102 sia davvero basso).
[/quote]

Qui mi sono espresso male io, ma comunque anche queste informazioni sono molto preziose per me. Nella domanda facevo riferimento alla concorrenza per l'accesso al dottorato (e anche per vincere le borse di studio...). In particolare, il ritardo negli studi da quello che so è sintomatico di scarsa efficienza. Come Monade91, sento molto il peso del tempo aggiuntivo.

"claudio86":
P.S.
Perché non nomini l'università? Puoi dire almeno il paese?


Nulla contro di voi, vorrei solo avere prima qualche certezza in più da parte dei miei futuri tutors, mi sembra di parlare ancora dell'aria fritta :( L'università si trova negli UK.

"gugo82":
Sì.

"j18eos":
Assolutamente sì!


Gugo82 e j18eos, grazie, i vostri Sì sono molto confortanti, volevo accertarmi che fossero auspicabili anche nella mia condizione :roll:

"Intermat":

[quote="SheldonLeeCooper"]
- impossibilità di fare un passo importante con la mia ragazza (ormai siamo insieme da 9 anni);

Questa è una tua scelta, concepibile (e direi anche condivisibile) ma comunque soggettiva. Io ti posso dire che ho conosciuto un professore (all'estero) che ha finito il dottorato alla tua età attuale (o poco più giovane), ha iniziato a fare dei post-doc e verso i 30 anni era ancora un precario con contratti rinnovati alla scadenza. Bene, prima dei 30 anni aveva già due figli (se non ricordo male). Oggi è professore ed è contento delle sue scelte. Insomma, lui ha rischiato e oggi ne è contento. Tu dovrai fare le tue scelte. Detto questo, la tua ragazza cosa fa? Nel caso lei lavorasse quale sarebbe il tuo problema?

"SheldonLeeCooper":
- distanza fisica dai soggetti elencati sopra.


Qui la domanda è: "perchè?"
3/4 anni di dottorato sono un periodo lungo. La tua ragazza potrebbe seguirti, non so cosa faccia lei ma una soluzione si potrebbe trovare. I tuoi genitori potrebbero venire a trovarti (o tu potresti tornare). Insomma non sarai agli arresti domiciliari. Ovviamente vivrai lontano dai tuoi amici e dalle tue abitudini però è una cosa che devi accettare stando all'estero. Io, durante il periodo all'estero del dottorato, sono riuscito a pagarmi un piccolo appartamento e quindi ho potuto invitare i miei (hanno trascorso da me circa 1 mesetto) e ho diviso le spese con la mia ragazza per farla venire da me in aereo ogni 2/3 weekend. E' stato un periodo oggettivamente complesso da gestire con lei ma ci siamo riusciti (non penso però che così possa funzionare per 3/4 anni). Il mio consiglio è ovviamente di parlarne per bene con lei e capire se sia possibile (per lei) iniziare una convivenza nel paese dove andrai tu per il tuo dottorato. Però sono valutazioni e domande a cui solo tu potrai dare una risposta.[/quote]

Ti ringrazio della tua preziosa esperienza Intermat.
La mia ragazza è laureata in geologia, attualmente sta facendo vari tirocini ed ha aperto la p.iva. Inoltre a brevissimo pubblicherà il suo primo articolo, ma non è interessata al mondo della ricerca. Siamo proprio opposti :-D Lei non ha intenzione di spostarsi dal nostro paese ma, come giustamente dici, si potrebbe trovare una soluzione per vedersi con regolarità.
Al contrario, posso dirti con estrema sincerità che sono più emozionato che dispiaciuto al pensiero di dover lasciare le mie "sicurezze" in termini di abitudini. Dentro di me ho sempre sognato di avere la possibilità di vivere in realtà più ampie, complesse e stimolanti. Sento che questa è l'ultima vera occasione che ho per allargare i miei orizzonti...

"Luca.Lussardi":
Il problema vero non è fare il dottorato o non farlo, ormai praticamente chiunque desidera farlo trova un posto... il vero problema è cosa fare dopo il dottorato. Se punti alla ricerca e alla carriera accademica pensaci due volte, o anche tre. Se invece vuoi avere un titolo di studio da spendere al di fuori dell'accademia allora ne vale la pena anche secondo me.


Grazie Luca, come avrai intuito dalle righe che ho scritto, la mia idea per il futuro è ancora in fase embrionale. Diciamo che l'ideale per me sarebbe rimanere nell'ambito accademico, ma non disdegnerei assolutamente anche altre strade. Il lavoro con enti pubblici o privati (grossi), reparti R&D di aziende importanti, impiego nella scuola primaria e secondaria, ... Al momento, l'unico posto in cui non vorrei stare è dentro la realtà limitata di un piccolo studio tecnico privato, a combattere più con fatture e clienti piuttosto che di strutture :cry:
Non so bene dove vorrei stare, ma so bene dove non vorrei

"Intermat":

Se l'obiettivo in questo caso è fare un lavoro da ing. edile in ambito quindi edilizio il dottorato è inutile, soprattutto volendo poi tornare in Italia. All'estero il dottorato almeno è visto come qualificante per avere uno stipendio iniziale migliore (ma bisogna comunque considerare che per 3/4 anni si avrà avuto uno stipendio mediamente inferiore rispetto ai colleghi assunti al termine della laurea).


Come dicevo sopra, se per lavoro da ingegnere edile intendi il classico libero professionista, posso dire con certezza che è l'ultima cosa che - al momento - vorrei fare :(

"Luca.Lussardi":
In molti stati europei avere il PhD già conta parecchio per la futura carriera al di fuori dell'accademia.


La possibilità di spendere il PhD fuori dall'accademia rappresenta il mio piano B, dato che il piano A si posiziona tra l'impossibile e l'improbabile, come giustamente dici...

Aggiungo altre due pensieri sorti nel leggere le vostre risposte:

- Riguardo la borsa di studio, so che finanziano la durata del progetto. Cosa succederebbe nel caso in cui ci mettessi più tempo del previsto (ipotesi non troppo improbabile, da quello che mi hanno raccontato)? Con la Brexit le tasse universitarie per gli studenti stranieri sono circa 7 volte l'importo dei britannici;

- Durante la nostra SkypeCall, il professore estero mi ha informato che il mio relatore (anche lui presente alla videochiamata) a Gennaio ha mandato una sua (brillante) studentessa d'ingegneria civile (sempre del nostro ateneo) a fare un periodo studio con lui, nella medesima università, chiedendomi se la conoscessi. Non ho capito perché lui abbia voluto mettermi al corrente di questo. Per conto mio, ho scoperto che questa ragazza è più giovane di circa 2 anni, si dovrebbe laureare a Giugno (110L) ed anche alla triennale ha fatto la tesi con il mio relatore. La cosa mi ha molto destabilizzato, sopratutto perchè si presenta con un CV di qualità nettamente superiore al mio.
Esiste, secondo voi, la possibilità che questi due professori vogliano far lavorare me alla stesura del progetto di ricerca, in modo da farglielo trovare già pronto a lei, lasciando me con un pugno di mosche?
Capisco il pessimismo insito in questa seconda ipotesi però, capitemi, c'è una differenza tra scetticismo e cautela (cit. iSte)...

Luca.Lussardi
Non condivido, all'estero (in Italia no, è vero) il titolo di PhD è considerato davvero come titolo superiore alla laurea, specie negli Stati Uniti dove uno fa la "triennale" e poi sceglie se fare il master o il phd. In molti stati europei avere il PhD già conta parecchio per la futura carriera al di fuori dell'accademia. Poi è vero che è un programma di studio nato allo scopo di formare giovani ricercatori ma è in ogni caso un titolo di studio, un dottorando tecnicamente è ancora uno studente.

Intermat
"Luca.Lussardi":
Il problema vero non è fare il dottorato o non farlo, ormai praticamente chiunque desidera farlo trova un posto... il vero problema è cosa fare dopo il dottorato. Se punti alla ricerca e alla carriera accademica pensaci due volte, o anche tre. Se invece vuoi avere un titolo di studio da spendere al di fuori dell'accademia allora ne vale la pena anche secondo me.

Sono pienamente d'accordo con la prima parte ma non con la seconda. Dal mio punto di vista se una persona non ha interesse (almeno all'inizio) a continuare con la ricerca (non necessariamente in ambito accademico) allora il dottorato è sostanzialmente inutile. Sicuramente alla fine del dottorato si avranno delle soft skills in più rispetto a quando si era neolaureati ma i contenuti appresi sono molto settoriali e dunque spesso si finisce per essere iperqualificato per qualsiasi lavoro con la conseguenza che o si viene scartati o si viene assunti ma poi ci si ritrova a fare cose che si sarebbero potute fare anche prima senza il dottorato. Questo non vuol dire che il mio suggerimento sia "fai il dottorato solamente se vuoi diventare professore" ma è un invito a riflettere bene a cosa si vuole fare dopo. Se l'obiettivo in questo caso è fare un lavoro da ing. edile in ambito quindi edilizio il dottorato è inutile, soprattutto volendo poi tornare in Italia. All'estero il dottorato almeno è visto come qualificante per avere uno stipendio iniziale migliore (ma bisogna comunque considerare che per 3/4 anni si avrà avuto uno stipendio mediamente inferiore rispetto ai colleghi assunti al termine della laurea).

Luca.Lussardi
Il problema vero non è fare il dottorato o non farlo, ormai praticamente chiunque desidera farlo trova un posto... il vero problema è cosa fare dopo il dottorato. Se punti alla ricerca e alla carriera accademica pensaci due volte, o anche tre. Se invece vuoi avere un titolo di studio da spendere al di fuori dell'accademia allora ne vale la pena anche secondo me.

j18eos
Assolutamente sì!

Intermat
Io a Novembre dovrei consegnare la mia tesi di dottorato qui in Italia.

"SheldonLeeCooper":

Le condizioni da accettare sono:
- incertezza sulle tempistiche riguardo l'accesso alla borsa di studio, dovrò applicare per più di una borsa, sperando di ottenerne una in tempi brevi (candidature circa ottobre 2020 - gennaio 2021);

Solitamente, se hai un contatto le probabilità sono molto buone.
"SheldonLeeCooper":

- ottenere un certificato di lingua inglese di livello compreso tra lo B2 e lo C1;

Un B2 mi sembra il minimo per poter fare un dottorato (specialmente all'estero). Dovrai leggere papers in inglese, discutere col tuo relatore e/o coautori in inglese (dato che sarai fuori) e andare a conferenze in giro per l'Europa (come minimo). Direi che se non hai questa skill o la recuperi o lascia stare.
"SheldonLeeCooper":

- fare l'esame di abilitazione per ingegnere nella prossima sessione.

All'estero solitamente non vale assolutamente nulla. In Italia interessa, forse, solo alcune aziende nel tuo settore. Detto ciò, se non è fra i prerequisiti formali, potrai farlo anche più avanti. Io penso di farlo al termine del dottorato.
"SheldonLeeCooper":

Premetto che adoro il campo della Ricerca e che non riesco proprio a vedermi in uno studio professionale, vi sollevo i miei personali dubbi e le mie preoccupazioni:
- Dopo 9 sfiancanti anni di università, posso dirmi sicuro di sopportare altri 3/4 anni di dottorato?

Lo puoi sapere solo tu, l'approccio è comprensibile ma sbagliato.
"SheldonLeeCooper":

- Nel caso riuscissi nell'opera, alla fine del dottorato avrei circa 34-35 anni. Che prospettive avrei a quell'età, nonostante un PhD in un'università prestigiosa?

In ambito accademico direi che è irrilevante. Nel senso che se sarai bravo e avrai il tuo network potrai trovare dei post-doc e così via. Ovviamente la stabilità arriverà dopo molti anni (questo è il vero problema).
"SheldonLeeCooper":

- Posso davvero sperare di vincere la concorrenza viste le credenziali con cui mi presento? (Ritardo negli studi, voto "basso" alla triennale, ....)

Si, dipenderà molto di più dal tuo contatto (se lui ti vuole sei dentro) e dal progetto di ricerca. I titoli contano relativamente poco. Non mi sembra che i tuoi titoli siano particolarmente scarsi, 102 alla triennale è un voto discreto (che solitamente nei concorsi in Italia non conta) e 110 e lode è la perfezione. Averci messo più anni secondo me può essere uno svantaggio ma è controbilanciato dal progetto di ricerca ed, eventualmente, dalla conoscenza col professore.

"SheldonLeeCooper":

altri 4 anni di dipendenza economica (seppur parziale) dai miei;

Questo dipende dalla proposta che ti verrà fatta (conosco ragazzi stranieri che fanno il PhD in Italia dentro progetti europei che prendono tranquillamente più di 2000€/mese). In Italia le borse ministeriali sono abbastanza misere (1132 €/mese netti) ma comunque più che sufficienti per sopravvivere in affitto. Nel tuo caso lo stipendio dovrebbe essere decisamente migliore dato che all'estero solitamente sono più elevate (in Austria come minimo 1600€, in Germania idem etc...). In ogni caso direi che potrai essere indipendente dai tuoi genitori (qualora tu lo voglia). Non potrai fare una vita da signore ma, in ogni caso, una stanza e la spesa quotidiana potrai pagartela da solo. Le vacanze le farai a spese dei tuoi o se sarai bravo a mettere via qualcosa. Questo nel caso peggiore, in altri casi farai una vita normale come la maggior parte delle persone neoassunte.

"SheldonLeeCooper":

- impossibilità di fare un passo importante con la mia ragazza (ormai siamo insieme da 9 anni);

Questa è una tua scelta, concepibile (e direi anche condivisibile) ma comunque soggettiva. Io ti posso dire che ho conosciuto un professore (all'estero) che ha finito il dottorato alla tua età attuale (o poco più giovane), ha iniziato a fare dei post-doc e verso i 30 anni era ancora un precario con contratti rinnovati alla scadenza. Bene, prima dei 30 anni aveva già due figli (se non ricordo male). Oggi è professore ed è contento delle sue scelte. Insomma, lui ha rischiato e oggi ne è contento. Tu dovrai fare le tue scelte. Detto questo, la tua ragazza cosa fa? Nel caso lei lavorasse quale sarebbe il tuo problema?

"SheldonLeeCooper":

- distanza fisica dai soggetti elencati sopra.

Qui la domanda è: "perchè?"
3/4 anni di dottorato sono un periodo lungo. La tua ragazza potrebbe seguirti, non so cosa faccia lei ma una soluzione si potrebbe trovare. I tuoi genitori potrebbero venire a trovarti (o tu potresti tornare). Insomma non sarai agli arresti domiciliari. Ovviamente vivrai lontano dai tuoi amici e dalle tue abitudini però è una cosa che devi accettare stando all'estero. Io, durante il periodo all'estero del dottorato, sono riuscito a pagarmi un piccolo appartamento e quindi ho potuto invitare i miei (hanno trascorso da me circa 1 mesetto) e ho diviso le spese con la mia ragazza per farla venire da me in aereo ogni 2/3 weekend. E' stato un periodo oggettivamente complesso da gestire con lei ma ci siamo riusciti (non penso però che così possa funzionare per 3/4 anni). Il mio consiglio è ovviamente di parlarne per bene con lei e capire se sia possibile (per lei) iniziare una convivenza nel paese dove andrai tu per il tuo dottorato. Però sono valutazioni e domande a cui solo tu potrai dare una risposta.

gugo82
Sì.

claudio862
Io ho iniziato un dottorato a 29 anni, però la mia situazione era un po' diversa. Ho lavorato un paio di anni prima del dottorato, inoltre ho due lauree specialistiche, quindi non ho "buchi" significativi nella mia carriera.
Ho sempre voluto lavorare nella ricerca, ma tutte le offerte che trovavo nell'industria richiedevano un dottorato, quindi ho deciso di iniziarne uno.
Cercando tra i bandi disponibili avevo tre condizioni:

1. In un paese europeo. Non volevo allontanarmi troppo (sia in senso fisico che in senso culturale) e volevo evitare sbattimenti tra visti e permessi di soggiorno.
2. Durata al massimo tre anni. Ero già abbastanza "avanti con gli anni" per passarne troppi altri da studente. In alcuni paesi, come la Svezia, un dottorato arriva a durare cinque anni o più.
3. Stipendio adeguato. Alla mia età non potevo permettermi di farmi mantenere, né avevo abbastanza risparmi.

Alla fine ho trovato una posizione in Danimarca, che ho concluso l'anno scorso. Tutto sommato sono soddisfatto del percorso, però non ti so dire se la mia tarda età ha reso più difficile continuare la mia carriera. Al momento non sono interessato a continuare in accademia e ho cercato solo nell'industria. Mi sembra che la mia figura sia abbastanza apprezzata dalle aziende, anche se spesso sono stato rimbalzato perché troppo qualificato (ma questo è un problema generico di chi ha un dottorato).


Le condizioni da accettare sono:
- incertezza sulle tempistiche riguardo l'accesso alla borsa di studio, dovrò applicare per più di una borsa, sperando di ottenerne una in tempi brevi (candidature circa ottobre 2020 - gennaio 2021);

Questa per me è stata una condizione imprescindibile. Ho avuto delle buone offerte senza borsa e le ho rifiutate perché semplicemente non me le potevo permettere.

- ottenere un certificato di lingua inglese di livello compreso tra lo B2 e lo C1;

Questo è un prerequisito per accedere al dottorato? Onestamente, se non hai un livello di inglese minimo non riuscirai a leggere la letteratura e contribuire alla ricerca a livello internazionale. Se invece il problema è solamente la certificazione, allora o cerchi di negoziare un'autocertificazione, oppure ti tocca prenderla.

- fare l'esame di abilitazione per ingegnere nella prossima sessione.

Anche questo è un prerequisito? L'iscrizione all'albo degli ingegneri in Italia è completamente irrilevante all'estero, mi sembra strano che sia richiesta.

- Nel caso riuscissi nell'opera, alla fine del dottorato avrei circa 34-35 anni. Che prospettive avrei a quell'età, nonostante un PhD in un'università prestigiosa?

Nell'industria il prestigio dell'università conta davvero poco. È importante per avere contatti e networking, ma una volta arrivato a un colloquio non importa più a nessuno.
In accademia uguale, conta soprattutto il networking. Che poi è come hai avuto questa offerta: il tuo relatore ti ha messo in contatto con un altro professore.

- Posso davvero sperare di vincere la concorrenza viste le credenziali con cui mi presento? (Ritardo negli studi, voto "basso" alla triennale, ....)

Il ritardo negli studi probabilmente è uno svantaggio significativo, ma in generale conta il tuo passato recente. Se riesci a concludere un buon dottorato nei tempi giusti, dovrebbe "cancellare" il ritardo nella triennale. Ovviamente avrai meno anni di esperienza, quindi inizierai da posizioni junior. Il voto di triennale è assolutamente irrilevante già adesso che hai una magistrale (e comunque non è che 102 sia davvero basso).



In ogni caso concordo con Meringolo, il dottorato è pesante. Quasi tutti attraversano periodi in cui si pentono di aver iniziato. C'è chi non ce la fa più e abbandona, chi tiene duro fino alla fine e poi si sposta nell'industria senza guardarsi indietro, e chi tutto sommato apprezza l'ambito accademico e continua lì la sua carriera (a sentire i miei colleghi l'esperienza di postdoc è molto meno stressante).
Se non hai davvero il pallino della ricerca non lo consiglierei nemmeno io.

Nel mio caso, il fatto di aver lavorato ad un progetto molto applicato ha aiutato molto. Posso far valere i miei tre anni come esperienza professionale (almeno in parte), quindi se anche avessi abbandonato non sarebbero stati completamente sprecati. Per progetti più "accademici" invece questo magari non succede.


P.S.
Perché non nomini l'università? Puoi dire almeno il paese?

SheldonLeeCooper1
Ciao Meringolo, ti ringrazio della risposta.

Ho scritto queste righe di getto, hai ragione, mi sono espresso male. Ciò che non "sopporterei" non è il dottorato in se, ma tutto quello che comporta:
- altri 4 anni di dipendenza economica (seppur parziale) dai miei;
- impossibilità di fare un passo importante con la mia ragazza (ormai siamo insieme da 9 anni);
- distanza fisica dai soggetti elencati sopra.

Non è la paura di studiare ancora o di ammattirmi sopra articoli scientifici e programmi che mi frena.

Meringolo1
"SheldonLeeCooper":

- Dopo 9 sfiancanti anni di università, posso dirmi sicuro di sopportare altri 3/4 anni di dottorato?


Questo tuo dubbio è emblematico. Un dottorato non si comincia pensando di dover sopportare 3 o 4 anni di studio o di lavoro. Se lo vedi così il dottorato, il mio consiglio è di non cominciarlo proprio. :wink:

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