Matematica vs Costituzione
Di solito gli enunciati matematici devono essere precisi ma semplici, e così a volte le loro dimostrazioni.
Si può allora fare un confronto fra gli enunciati matematici e gli articoli della Costituzione?
Voi che ne pensate?
Si può allora fare un confronto fra gli enunciati matematici e gli articoli della Costituzione?
Voi che ne pensate?
Risposte
Nuovi appuntamenti per "La matematica della Costituzione". NB: stavolta sarò solo, Fernanda Contri di solito ha un bel po' di impegni in questo periodo...
Valdagno, 11 marzo ore 14. Presso ITI Marzotto.
Novi Ligure, 18 aprile, un po' di dettagli ancora da definire.
Mogliano Veneto, data ancora da fissare definitivamente (era prevista per 11 marzo, dopo una precedente ristrutturazione del calendario, ma mi hanno chiesto di "spostarmi" ancora per sistemare un relatore che aveva avuto dei problemi. La conferenza è inserita nell'interessante iniziativa "La matematica non da mai i numeri": http://circologalilei.somsmogliano.it/2 ... -i-numeri/).
Valdagno, 11 marzo ore 14. Presso ITI Marzotto.
Novi Ligure, 18 aprile, un po' di dettagli ancora da definire.
Mogliano Veneto, data ancora da fissare definitivamente (era prevista per 11 marzo, dopo una precedente ristrutturazione del calendario, ma mi hanno chiesto di "spostarmi" ancora per sistemare un relatore che aveva avuto dei problemi. La conferenza è inserita nell'interessante iniziativa "La matematica non da mai i numeri": http://circologalilei.somsmogliano.it/2 ... -i-numeri/).
Ganzo il commento fra parentesi quadre sull'articolo 9, ultima slide

Fatto.
Qui le mie slides, se ci fosse qualche curioso:
http://www.diptem.unige.it/patrone/mate ... andout.pdf
Qui le mie slides, se ci fosse qualche curioso:
http://www.diptem.unige.it/patrone/mate ... andout.pdf
No, basta entrare...
La sede è Palazzo Ducale, in Piazza De Ferrari. Credo da qualche parte a pianterreno, ma non so ancora questi dettagli.

La sede è Palazzo Ducale, in Piazza De Ferrari. Credo da qualche parte a pianterreno, ma non so ancora questi dettagli.
"Fioravante Patrone":
Si replica! 19 maggio, stessi personaggi riciclati...
http://www.matefitness.it/index.php/not ... uzione-224
Interessante, come si fa a partecipare? Si deve presentare la propria adesione a qualcuno?
"Admin":
Inoltre, sento spesso parlare di innocenti tentavi di scrivere programmi al computer che dato in ingresso un criminale dà in uscita la condanna. Che ingenua illusione! Mi fa ricordare, nella mia esperienza, i programmi per fare gli orari degli insegnanti: non si riesce mai a fare un programma che funzioni, eppure dovrebbe essere un conticino veramente banale per un computer.
Infine un'ultima riflessione che può valere anche per i laici: le leggi umane hanno un percorso storico, le leggi della matematica si dice che non ce l'hanno, restano tali quali in eterno. Le prime si adattano alle situazioni storiche le seconde pare di no.
Dico la mia su questo tema assai interessante.
Avere un sistema esperto che riceva in input un caso e produca in output la sentenza è il sogno di ogni positivista giuridico. Ipersemplificando, per il positivismo giuridico il diritto è costituito dalle leggi: il compito dei giudici è solo quello di applicare le leggi (di essere "bocche della legge"); le leggi devono essere "non ambigue" (nel senso che devono essere chiare e non contraddittorie) e "complete" (nel senso che devono permettere di risolvere tutti i casi possibili). Per i positivisti, la sentenza è un fatto essenzialmente meccanico (e quindi un sistema esperto come quello di cui parla Admin può essere costruito, almeno idealmente).
Quando un positivista giuridico si trova in difficoltà nell'applicazione delle leggi, si lamenterà con il legislatore: le leggi non sono chiare (nel senso che permettono più interpretazioni, o che ci sono due leggi fra loro in conflitto), oppure non sono complete (nel senso che mancano delle norme che regolino la materia in questione, il cosiddetto vuoto legislativo).
In quest'ottica, ci sarebbe un'analogia molto stretta tra diritto e matematica: nel diritto si hanno le leggi, che correttamente (logicamente) applicate conducono alle sentenze, così come in matematica ci sono i postulati, che correttamente applicati conducono ai teoremi.
È soddisfacente un'impostazione di questo genere?
Per Zagrebelsky (uno dei massimi costituzionalisti italiani, ex presidente della Corte Costituzionale), no.
Tanto per cominciare, a differenza della matematica, le leggi sono scritte con il linguaggio naturale, che ha una natura "aperta". Dire che "ogni uomo ha il diritto di vivere" è solo apparentemente chiaro. Che cos'è un "uomo"? Un embrione di 1 settimana è un uomo? E di 2? Di 3 mesi? Di 4? E poi, che significa "vivere"? Avere attività cardiaca senza avere alcuna attività cerebrale è vita? La risposta a queste domande non si trova in un dizionario.
Oltre alla natura aperta del linguaggio, Zagrebelsky (per cui il diritto non è "riducibile" alla legge) parla anche della funzione creativa dei giudici. La società si modifica in continuazione. Leggi scritte in un dato momento storico rischiano di non andare più bene in un altro; per esempio, baciarsi per strada oggi non è un "atto osceno", ma un tempo poteva esserlo. Ancora, ci sono campi di applicazione delle leggi (per esempio, la bioetica), che anni fa semplicemente non esistevano. La Corte Costituzionale è chiamata al compito di interpretare oggi i principi costituzionali scritti allora. Per Zagrebelsky, la Corte è quindi una sorta di Assemblea Costituente permanente. Interpreta i principi costituzionali, e interpretandoli, li aggiorna, li modifica.
Quest'ottica (che condivido) è, naturalmente, ben diversa da quella positivista. Ed ecco che un sistema esperto come quello di cui si parlava prima è impossibile (e non solo per motivi pratici, ma teorici). Cade anche l'analogia tra "sistema giuridico" e "sistema formale (matematico)". Il diritto, dice Zagrebelsky, è una "scienza pratica" (mentre la matematica è una "scienza pura").
Ciao,
L.
Si replica! 19 maggio, stessi personaggi riciclati...
http://www.matefitness.it/index.php/not ... uzione-224
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Io adoro Kelsen, anche se son stato così folle da iniziare a leggerlo in 3° liceo... (l'effetto è simile a quello che si ottiene guardando in un giorno solo la filmografia di Dario Argento e la corazzata Potëmkin in bielorusso senza sottotitoli).
Comunque credo che questa lunga discussione in cui ci siamo acchiappati parecchio dimostri in maniera empirica ma inequivocabile che il confronto tra matematica e costituzione fallisca sul nascere salvo per un caso. Quello di confrontare la costituzione con la teoria (di Turing e successivi) delle macchine: pacchetto finito di leggi, pacchetto finito di stati, un input (ciò che succede). In tutti gli altri casi la costituzione è formale e rigorosa da un punto di vista giuridico ma non certo logico-matematico e ogni formalizzazione di essa non mira a definire in maniera universalmente riconosciuta da tutti gli uomini qualcosa ma a definire le regole del funzionamento delle leggi partendo dal presupposto che le motivazioni delle stesse possano cambiare nel tempo.
Comunque credo che questa lunga discussione in cui ci siamo acchiappati parecchio dimostri in maniera empirica ma inequivocabile che il confronto tra matematica e costituzione fallisca sul nascere salvo per un caso. Quello di confrontare la costituzione con la teoria (di Turing e successivi) delle macchine: pacchetto finito di leggi, pacchetto finito di stati, un input (ciò che succede). In tutti gli altri casi la costituzione è formale e rigorosa da un punto di vista giuridico ma non certo logico-matematico e ogni formalizzazione di essa non mira a definire in maniera universalmente riconosciuta da tutti gli uomini qualcosa ma a definire le regole del funzionamento delle leggi partendo dal presupposto che le motivazioni delle stesse possano cambiare nel tempo.
Continuando il testo di prima e cercando di tornare in tema la differenza tra diritto e matematica è che la matematiche si regge da sola mentre il diritto fa riferimento ad una serie di “assiomi” non scritti e potenzialmente mutevoli nel tempo.
Una buona legge deve riuscire a sopravvivere al tempo e nello stesso tempo adattarsi ad esso.
Una buona legge deve riuscire a sopravvivere al tempo e nello stesso tempo adattarsi ad esso.
"Sergio":
[quote="vict85"]Prova a leggere il “mercante di Venezia” di Shakespeare e dimmi se non è antisemita...
Appunto: tu cultura, io leggi. Qui si sta parlando di diritto, non di letteratura

E possibilmente di un diritto formalizzato che sia confrontabile con la matematica.
Da questo punto di vista, il rifiuto di distinzioni sulla base della razza è al livello di un assioma, e la definizione di razza, anche sulla base delle discussioni in seno all'Assemblea Costituente, è inequivocabilmente di tipo storico, giuridico e politico: è la definizione di razza data nelle leggi razziali del fascismo.
Nulla vieta, ovviamente, di divagare all'infinito, dall'antigiudaismo teologico dei Padri della Chiesa, ai suoi residui nella liturgia cattolica fino agli anni '50 (oremus et pro perfidis Judaeis), all'antisemitismo alimentato dal conflitto arabo-israeliano, ecc.
Ma si andrebbe fuori tema.[/quote]
A parte che stavo parlando di leggi anch'io ma non in quel frangente (in cui stavo facendo notare che ci sono più antisemiti che persone che credono che gli ebrei siano una razza) e in tribunale si parlerebbe di discriminazione legati alla religione e non alla razza.
In ogni caso tu non parli di leggi quando parli di costituente, ma di storia del diritto. E quando citi giuristi fai dottrina del diritto se non filosofia del diritto.
Molte interpretazioni sono mutate nel tempo, la costituzione non è letta come 50 anni fa. Se rimaniamo ancorati a una definizione la costituzione non sopravvive ai mutamenti. La costituzione non definisce nulla, non dà interpretazioni. Essa è un testo generale in cui vengono elencati alcuni principi considerati legati al diritto naturale e viene presentato l'ordinamento della Repubblica E' un testo a cui si dà una interpretazione e che in alcune parti è volutamente ambiguo, ad esempio il concetto di “buon costume”. Nel momento in cui la corte si esprime richiama la costituente solo se ritiene che i concetti espressi sono “attuali”. Ci sono volute 3 richiami alla costituente per abbattere la legge sul tradimento della donna. E' stato necessario una sentenza della corte per dire che un non-credente può fare a meno di giurare di fronte a Dio in tribunale e che la costituzione protegge anche i non-credenti (cosa che non c'è scritta).
Quando è stata fatta la costituzione non esisteva l'UE e non credo che nello scrivere l'articolo 11 avessero pensato a un'Europa come questa (sicuramente era legato all'ONU).
Dubito che alcune trasmissioni televisive sarebbero considerate rispettose del buon costume (se quel concetto fosse rimasto alla definizione degli anni 50).
Potrei andare avanti...
Comunque non credo che il concetto di razza sia rimasto immutato in 70 anni (intendo nelle persone comuni, la comunità scientifica ha mutato molto la sua posizione).
Dopo di che sono ormai anni che culturalmente non mi sento italiano (europeo sì ma non possiedo una grande identità nazionale, locale e sessuale) e non ritengo di poter capire certi vostri modi (la cosa è sicuramente reciproca). La cosa è aumentata studiando scienze politiche. Quindi non ci capiamo non perché parliamo di settori diversi ma perché non condividiamo lo stesso gruppo di “valori” (valori non è appropriato ma non sono riuscito a trovare una parola migliore, per capirci tu codificare il mio messaggio con un codec sbagliato mentre io ne ho uno difettoso).
P.S: ci sono voluti 20 anni prima delle elezioni regionali anche se in costituzione le regioni esistevano già nel
"Sergio":
[quote="vict85"]l'antisemitismo ha basi totalmente religiose
Perdonami, ma questo è falso.
Facciamo così: ti ho proposto un documento dal quale risulta chiaro che l'elemento religioso è secondario (per la Dichiarazione sulla razza del '38 eri ebreo anche se ateo o musulmano, purché avessi genitori entrambi ebrei). Se puoi mostrarmi documenti a sostegno della tua tesi, ad esempio leggi che limitassero i diritti di persone di religione ebraica indipendentemente dalla loro ascendenza biologica, cambierò idea.
NB: parlo di leggi perché stiamo parlando di diritto. Ad esempio, se si vuole ragionare su un confronto tra matematica e Costituzione, si potrebbe partire dalla dottrina pura del diritto di Hans Kelsen, anche se non mi sembrerebbe un lavoro da poco.
[/quote]
Prova a leggere il “mercante di Venezia” di Shakespeare e dimmi se non è antisemita... l'antisemitismo ha radici MOLTO più vecchie del concetto di razza. Le leggi antisemite sono state una costante in Europa sin dal medioevo e credo anche prima. Leggi che sono sempre state ampiamente seguite dalla massa.
Per secoli gli ebrei sono stati presi come capri espiatori, con l'arrivo delle razze è stato possibile etichettarli così da togliersi il peso di dover trovare una colpa che giustificasse la crudeltà. Non servono libri, basta che chiedi ad un ebreo.
Il brutto della seconda guerra mondiale è che nasconde i secoli precedenti e anche quelli vanno ricordati.
La costituzione comunque non ha lo scopo di impedire che vengano fatte cose contro i suoi principi, ma ha lo scopo di definire i principi e indicare con quali processi vengono gestiti i poteri dello Stato. La corte ha lo scopo di far si che le leggi non sia in contrasto con la costituzione.
Per intenderci la costituzione è un sistema operativo, la maggior parte presenta al suo interno i metodi per la risoluzione dei conflitti fra se stessa e i programmi che ci girano sopra e quindi evitare che il sistema vada in crash. Identificare questi meccanismi con la costituzione stessa non è corretto perché non tutti gli ordinamenti giuridici hanno corti costituzionali o presentano all'interno dalla costituzione questi meccanismi.
"Sergio":
[quote="vict85"]Ma gli ebrei non sono protetti da quella parte dell'articolo 3 ma da quella che dice di non fare distinzione di religione.
Sei troppo giovane

Una volta esisteva il cosiddetto "razzismo scientifico", secondo il quale la razza superiore non è semplicementa quella "bianca", ma quella "ariana" o "indoeuropea", distinta da quelle "camita" e "semita", essendo carattere distintivo più la lingua che il colore della pelle o la religione.
E' vero che tutto ciò è stato ufficialmente negato con la Dichiarazione sulla razza dell'UNESCO, ma la Costituzione, con l'art. 3, faceva indubbio riferimento alla razza, non alla religione.
Voleva espressamente negare l'esperienza delle leggi razziali. Nella Dichiarazione sulla razza del 1938, ad esempio, si poneva "il divieto di matrimoni di italiani e italiane con elementi appartenenti alle razze camita, semita e altre razze non ariane". Si parla razza, non di religione.
Infatti, in quella dichiarazione si legge:
"Il Gran Consiglio del Fascismo, circa l'appartenenza o meno alla razza ebraica, stabilisce quanto segue:
a) è di razza ebraica colui che nasce da genitori entrambi ebrei;
b) è considerato di razza ebraica colui che nasce da padre ebreo e da madre di nazionalità straniera;
c) è considerato di razza ebraica colui che, pur essendo nato da un matrimonio misto, professa la religione ebraica;
d) non è considerato di razza ebraica colui che è nato da un matrimonio misto, qualora professi altra religione all'infuori della ebraica, alla data del 1° ottobre XVI."
Come vedi, "religione ebraica" è un sottoinsieme di "razza ebraica".
Curiosamente la dichiarazione definisce ebreo chi nasce da padre ebreo e madre straniera, attribuendo maggiore importanza al padre. Per gli ebrei, invece, è ebreo chi è figlio di madre ebrea.
Anche in questo caso, comunque, il legame "biologico" viene prima di quello religioso.
Consola vedere che per te parlare di "razza ebraica" è un assurdo, ma purtroppo storicamente non lo è stato per nulla, e ricordarlo non è male.[/quote]
Solo un appunto il razzismo scientifico è nato con le spedizione antropologiche inglesi e francesi nel continente africano del XIX secolo e che non avevano inizialmente carattere antisemita. E' in questo periodo che è nato il concetto di razza e si è sviluppato. Il concetto precedente era quello di barbari o incivili. Nei testi di Pizarro non è mai presente la questione della razza. Pizarro è un etnocentrico, non un razzista. Etnocentrico è simile a razzista ma non si basa su presunte caratteristiche biologiche ma sulla stereotipatizzazione dell'altro e sul non volerlo capire (è una definizione un po' approssimativa).
Il razzismo scientifico delle origini non distingueva le razze europee, ognuna delle quali comunque è stata sempre considerata meglio degli africani, inoltre se si escludono le uscite di Hitler, la presunta divisione in razze degli europei è sempre stata messa in secondo piano rispetto al concetto di nazione.
Il sentimento antisemita unito all'emarginazione, la chiusura degli ebrei e l'aspetto di alcuni ha fatto si che si cominciassero a considerare una razza, ma l'antisemitismo ha basi totalmente religiose (sono stati uccisi da tutti e ogni volta che bisognava cercare un capo espiatorio). Personalmente ritengo che il levare la “razza ebrea” da quella caucasica sia una mossa più politica che scientifica. Cioè sono state mosse propagandistiche, che poi sono state accettate dalla massa e che le varie accademie delle scienze straniere non hanno osteggiato (magari qualche scienziato invasato ci ha anche creduto).
Tra l'altro sono dispiaciuto del fatto che si vedano solo gli ebrei e non si pensa che la Germania nazista ha ucciso anche moltissime altre categorie. La maggior parte ben prima degli ebrei, che furono colpiti soprattutto alla fine degli anni 30. Omosessuali al pari di altre categorie considerate pazze furono torturate fin dagli anni 30, al pari di zingari, mendicanti e altre categorie “antisociali”. lager
La dichiarazione dell'UNESCO sicuramente è stata fatta per evitare che succeddesse di nuovo ma è anche prodotto di un cambiamento nelle scienze antropologiche.
L'articolo 3 è anche legato alla donna e al tentativo di emanciparla. Infatti il sesso è il primo ad essere stato messo.
Solo una cosa. Una credenza popolare non si distrugge (e qui parlo riferendomi ai giovani per gli adulti non c'è speranza) dicendo che è sbagliata, linguisticamente negare qualcosa è come dire che non è ovvio che sia sbagliato. Bisogna educare che è giusto il contrario, mostrarlo come normale. I bambini non nascono considerando le femmine inferiori, non fanno distinzioni per il colore della pelle e finché non gli dici il contrario continueranno a pensarla così.
Continuare a dire che le donne sono trattate male ha come conseguenza quella di potenziare l'odio inter-sessuale, aumentare l'identità sessuale e di fatto rendere i sessi più divisi (vale la stessa cosa per colore della pelle e religioni). Le discriminazioni positive sono importanti metodi di correzione a breve termine ma se dopo 50 anni si continua ad usarle si è fallito. Usare solo quelle è come punire senza spiegare perché si è sbagliato e come si dovrebbe fare. Solo quando tutti lo considereranno normali si avrà vinto (e quando succederà le discriminazioni positive non dovranno più esserci).
Non si può solo ricordare, bisogna anche far si che non succeda di nuovo.
Togliere la parola razza (volendo anche con “presunte distinzioni biologiche e sociali”) sarebbe una forte presa di posizione in tal senso ma nessun politico italiano si sentirebbe mai di farlo.
"Sergio":
[quote="vict85"]Ma non si potrebbe semplicemente dire che non possono essere fatte discriminazione sul colore della pelle (in fondo è quello che si guarda quando si parla di razze)
Non direi. Gli ebrei non hanno un colore della pelle che li caratterizzi e l'Italia veniva dall'obbrobrio delle leggi razzali.
[/quote]
Ma gli ebrei non sono protetti da quella parte dell'articolo 3 ma da quella che dice di non fare distinzione di religione. Gli ebrei lasciamoli fuori che non centrano nulla. Purtroppo si usa razzismo in maniera abbastanza imprecisa qualunque volta si odia una comunità che possiede una qualche identità collettiva e purtroppo non sempre esistono valide alternative. I termini xenofobia e etnocentrismo sono valide alternative per alcune di esse ma non per tutte le occasioni.
P.S: stirpe era peggio.
La scienza non è sempre percepita in modo corretto dalle persone.
Le razze non esistono solo per coloro che lo sanno.
L'inferno esiste solo per chi ne ha paura.
Le razze non esistono solo per coloro che lo sanno.
L'inferno esiste solo per chi ne ha paura.
"Fioravante Patrone":
[quote="vict85"]Mi spiegate perché l'uso di un termine che si riferisce a qualcosa che non esiste è una cosa trascurabile? Le razze non esistono e dire che lo stato evita che vengano fatte distinzioni in base a queste non ha alcun senso perché non esistono distinzioni legittime basate su queste. Sarebbe più opportuno usare etnie o una locuzione... è veramente tremendo trovo come sia assolutamente ignorato da tutti e che si continui a perpetuare una bugia ottocentesca.
Io non ho "fatto" "Diritto costituzionale".
Ma ho la sensibilità politica di capire quanto fosse (spero che su questo non ci siano da spendere parole) e sia tuttora importantissimo quel richiamo.
Il colore delle persone pesa ancora. Basta avere una persona cara "colorata" e lo si nota subito. E fintantoché un linguaggio triviale e schifoso verrà derubricato a bizze lumbard, continuerà a pesare.
Ben venga quindi l'impegno costituzionale a non accettare discriminazioni basate sulla razza.
L'argomento che è "scientificamente provato" che le razze non esitono, è irrilevante fintantoché ciò non diventi patrimonio culturale diffuso e condiviso.[/quote]
Ma non si potrebbe semplicemente dire che non possono essere fatte discriminazione sul colore della pelle (in fondo è quello che si guarda quando si parla di razze)
"vict85":
Mi spiegate perché l'uso di un termine che si riferisce a qualcosa che non esiste è una cosa trascurabile? Le razze non esistono e dire che lo stato evita che vengano fatte distinzioni in base a queste non ha alcun senso perché non esistono distinzioni legittime basate su queste. Sarebbe più opportuno usare etnie o una locuzione... è veramente tremendo trovo come sia assolutamente ignorato da tutti e che si continui a perpetuare una bugia ottocentesca.
Io non ho "fatto" "Diritto costituzionale".
Ma ho la sensibilità politica di capire quanto fosse (spero che su questo non ci siano da spendere parole) e sia tuttora importantissimo quel richiamo.
Il colore delle persone pesa ancora. Basta avere una persona cara "colorata" e lo si nota subito. E fintantoché un linguaggio triviale e schifoso verrà derubricato a bizze lumbard, continuerà a pesare.
Ben venga quindi l'impegno costituzionale a non accettare discriminazioni basate sulla razza.
L'argomento che è "scientificamente provato" che le razze non esitono, è irrilevante fintantoché ciò non diventi patrimonio culturale diffuso e condiviso.
Mi spiegate perché l'uso di un termine che si riferisce a qualcosa che non esiste è una cosa trascurabile? Le razze non esistono e dire che lo stato evita che vengano fatte distinzioni in base a queste non ha alcun senso perché non esistono distinzioni legittime basate su queste. Sarebbe più opportuno usare etnie o una locuzione... è veramente tremendo trovo come sia assolutamente ignorato da tutti e che si continui a perpetuare una bugia ottocentesca.
Per quanto riguarda i PRINCIPI FONDAMENTALI intendevo solamente dire che solo i primi 2 e gli ultimi 2 (11 e 12) articoli legittimano la legge mentre gli altri principi hanno lo scopo di indirizzare le politiche verso leggi più eque e sono sicuramente tra i più chiamati in causa di fronte alla corte. Dopo di che ci sono anche alcuni lemmi di questi che hanno ben poco di principio per esempio l'articolo 10 comma 4 "Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici".
P.S: ho fatto diritto costituzionale so quali sono i limiti di cambiamento e comunque il dibattito interno tra i giuristi è tutt'ora in atto sulla immodificabilità di quella parte. Inoltre l'immodificabilità va intesa come sostanziale e non formale. E io non sto criticando la sostanzialità dell'articolo 3 ma la sua forma.
Per quanto riguarda i PRINCIPI FONDAMENTALI intendevo solamente dire che solo i primi 2 e gli ultimi 2 (11 e 12) articoli legittimano la legge mentre gli altri principi hanno lo scopo di indirizzare le politiche verso leggi più eque e sono sicuramente tra i più chiamati in causa di fronte alla corte. Dopo di che ci sono anche alcuni lemmi di questi che hanno ben poco di principio per esempio l'articolo 10 comma 4 "Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici".
P.S: ho fatto diritto costituzionale so quali sono i limiti di cambiamento e comunque il dibattito interno tra i giuristi è tutt'ora in atto sulla immodificabilità di quella parte. Inoltre l'immodificabilità va intesa come sostanziale e non formale. E io non sto criticando la sostanzialità dell'articolo 3 ma la sua forma.
Io sono convinto, come detto in precedenza, che il lavoro è l'unica via per creare ricchezza.
Si badi bene che in questo senso l'economia non è diversa dalla fisica. La produzione di ricchezza è equivalente alla produzione di energia: nulla si crea e nulla si distrugge.
Inoltre, non saranno sufficienti dei robot a manlevarci dal lavoro, poiché qualcuno dovrà guidarli o quantomeno programmarli. Non riesco inoltre ad immaginare un sistema in cui le risorse necessarie alla nostra vita (dal cibo alle cure mediche di un dottore, ma più in generale tutto ciò che riguarda i servizi) siano prodotte senza la necessità di un intervento umano.
@Megan00b: secondo me, nel primo articolo non si rileva così fortemente l'impronta liberista/liberale, ma credo che tutte le parti coinvolte nel processo costituente condividessero appieno questa visione, compresi i cattolici ed i comunisti.
Si badi bene che in questo senso l'economia non è diversa dalla fisica. La produzione di ricchezza è equivalente alla produzione di energia: nulla si crea e nulla si distrugge.
Inoltre, non saranno sufficienti dei robot a manlevarci dal lavoro, poiché qualcuno dovrà guidarli o quantomeno programmarli. Non riesco inoltre ad immaginare un sistema in cui le risorse necessarie alla nostra vita (dal cibo alle cure mediche di un dottore, ma più in generale tutto ciò che riguarda i servizi) siano prodotte senza la necessità di un intervento umano.
@Megan00b: secondo me, nel primo articolo non si rileva così fortemente l'impronta liberista/liberale, ma credo che tutte le parti coinvolte nel processo costituente condividessero appieno questa visione, compresi i cattolici ed i comunisti.
Non sono d'accordo con te (vict) sull'art 3 am cmq mi sembra una discussione sul sesso degli angeli.
Per quanto riguarda il lavoro, anche considerando l'impronta liberale di cui parlavo prima, per lavoro si intende la produttività e la realizzazione personale dell'individuo come membro della repubblica quindi l'art1 sancisce il valore fondazionale di questo elemento (un po' come nelle tesi economiche di Smith(=liberismo~liberalismo) in cui il bene del gruppo viene dalla partecipazione di tutti i singoli) e l'art3 richiama il cosiddetto principio di Constant (quello di prima) per cui il gruppo (con le sue leggi) deve assicurare ad ogni singolo individuo la possibilità di realizzarsi personalmente, proprio in vista di quanto scritto nell'art.1. Altrimenti il diritto all'istruzione per i meritevoli e al lavoro per tutti, indipendentemente dal sesso, dall'etnia, ecc... resterebbero atti di solidarietà e non principi unificatori (quali sono in realtà) degli individui sotto il nome di cittadini italiani.
Però forse stiamo andando un po' off-topic.
Per quanto riguarda il lavoro, anche considerando l'impronta liberale di cui parlavo prima, per lavoro si intende la produttività e la realizzazione personale dell'individuo come membro della repubblica quindi l'art1 sancisce il valore fondazionale di questo elemento (un po' come nelle tesi economiche di Smith(=liberismo~liberalismo) in cui il bene del gruppo viene dalla partecipazione di tutti i singoli) e l'art3 richiama il cosiddetto principio di Constant (quello di prima) per cui il gruppo (con le sue leggi) deve assicurare ad ogni singolo individuo la possibilità di realizzarsi personalmente, proprio in vista di quanto scritto nell'art.1. Altrimenti il diritto all'istruzione per i meritevoli e al lavoro per tutti, indipendentemente dal sesso, dall'etnia, ecc... resterebbero atti di solidarietà e non principi unificatori (quali sono in realtà) degli individui sotto il nome di cittadini italiani.
Però forse stiamo andando un po' off-topic.
Nell'articolo 3 non c'è (IMHO) nessuna pecca. Anzi, trovo che ci stia benissimo quel riferimento, così politicamente e storicamente connotato.
Quando lavoreranno i robot, magari sarà il caso di toglierlo.
Non è vero che tutti gli articoli sono uguali.
Non è certo un caso che i primi 12 articoli sono raccolti sotto il titolo "PRINCIPÎ FONDAMENTALI" (nota: il maiuscolo non è perché sto "gridando", ma è così nella Costituzione Italiana).
Non è neanche un caso che principi fondanti siano considerati, dalla Corte Costituzionale, "immodificabili" per via delle ordinarie procedure di revisione costituizonale (è solo una sintesi estrema. Rinvio a http://it.wikipedia.org/wiki/Limiti_di_ ... ituzionale e ai link in esso contenuti, per un approfondimento).
Quando lavoreranno i robot, magari sarà il caso di toglierlo.
Non è vero che tutti gli articoli sono uguali.
Non è certo un caso che i primi 12 articoli sono raccolti sotto il titolo "PRINCIPÎ FONDAMENTALI" (nota: il maiuscolo non è perché sto "gridando", ma è così nella Costituzione Italiana).
Non è neanche un caso che principi fondanti siano considerati, dalla Corte Costituzionale, "immodificabili" per via delle ordinarie procedure di revisione costituizonale (è solo una sintesi estrema. Rinvio a http://it.wikipedia.org/wiki/Limiti_di_ ... ituzionale e ai link in esso contenuti, per un approfondimento).