Matematica: si torna ai gessetti e alla lavagna?
Che ne pensate di questo argomento?
Intendo in senso generale, non all'articolo in sé (magari se qualcuno riuscisse a leggere quello su Le Monde forse sarebbe più interessante
)
Cordialmente, Alex
Intendo in senso generale, non all'articolo in sé (magari se qualcuno riuscisse a leggere quello su Le Monde forse sarebbe più interessante

Cordialmente, Alex
Risposte
"hydro":Capìto... allora non ho prodotto questo tipo di "rumore"; oltre ad avere capìto "altro": grazie.
[...] a meno che si stia proponendo un metodo nuovo per usare vecchi strumenti. Purtroppo però nella stragrande maggioranza dei casi non è così, si risolvono variazioni di vecchi problemi usando piccole variazioni di metodi esistenti. Questo è quello che io chiamo "rumore di fondo" [...]

"dissonance":
[quote="dissonance"]
Adesso che lo guardo meglio, penso che ci sia un aumento di articoli. La gente si annoia per la pandemia, e scrive articoli su arXiv.

Gugo, e sennò come lo spieghi il massimo assoluto di articoli a Giugno 2020? Nei mesi del primo lockdown, non si poteva fare niente, c’è chi si è messo ad applaudire dai balconi e chi ha scritto articoli su arXiv.[/quote]
Certi matematici non trombano mai...

P.S.: Dimentichi (o, forse, stando fuori non lo sai) che qui c’è stato chi ha panificato compulsivamente per mesi… Quando andavo al supermercato a marzo non esistevano lievito e farina, echeç@%%!

"dissonance":
Adesso che lo guardo meglio, penso che ci sia un aumento di articoli. La gente si annoia per la pandemia, e scrive articoli su arXiv.

Gugo, e sennò come lo spieghi il massimo assoluto di articoli a Giugno 2020? Nei mesi del primo lockdown, non si poteva fare niente, c’è chi si è messo ad applaudire dai balconi e chi ha scritto articoli su arXiv.

"dissonance":
https://arxiv.org/stats/monthly_submissions
Questo grafico mostra il numero di articoli inviati ad arXiv ogni mese. (Per la matematica e la fisica, la prassi è inviare i nuovi articoli ad arXiv, prima di sottoporli a peer review. Quindi il numero di articoli inviati ad arXiv è una misura dell’attività nella ricerca). Il grafico mostra un costante aumento, non sembra esserci una inflessione per la pandemia. Bisognerà rivedere tra un annetto o due, per esserne certi.
Adesso che lo guardo meglio, penso che ci sia un aumento di articoli. La gente si annoia per la pandemia, e scrive articoli su arXiv.
"j18eos":
Non credo di essere un produttore di "rumore di fondo" o di "carta igienica colorata"[nota]Queste ultime sono parole mie.[/nota], riconosco che ci sono certi problemi matematici talmente complicati che ogni piccolo risultato è degno di attenzione; ma bisogna guardare anche "il costo" dei piccoli passi in avanti[nota]Esempio scemo: aggiungere molte ipotesi, oppure lavorare in ipotesi belle forti; oppure dimostro l'esistenza della soluzione e la prossima volta mi occupo della sua eventuale unicità.[/nota].
Come diceva il prof. Renato Grassini (fisico matematico della "Federico II" di Napoli):"Se il mio problema consiste nell'uccidere una mosca, io non uso le bombe nucleari, ma uso lo schiacciamosce. E se questo schiacciamosche non ce l'ho: me lo costruisco!"
Il problema è che costruire una bomba nucleare è quasi sempre molto ma molto più interessante che uccidere una mosca. Un ottimo (trito e ritrito) esempio di questo principio è la prova dell'ultimo teorema di Fermat: un'affermazione di dubbio interesse la cui soluzione ha richiesto lo sviluppo di metodi che ora sono assolutamente centrali. Ora, cosa vogliamo dire di chi (è un esempio a caso, ma ce ne sono tanti) usa metodi molto simili a quelli di Wiles et al. per provare la non esistenza di soluzioni di equazioni molto simili a quella di Fermat? Da un lato si sta aggiungendo un pezzettino di conoscenza comune, e questo è bene, ma quale apporto si sta realmente dando alla matematica? In realtà quasi nessuno, a meno che si stia proponendo un metodo nuovo per usare vecchi strumenti. Purtroppo però nella stragrande maggioranza dei casi non è così, si risolvono variazioni di vecchi problemi usando piccole variazioni di metodi esistenti. Questo è quello che io chiamo "rumore di fondo" (e sia ben chiaro, io non mi sto escludendo dal novero; cerco di mantenere una certa originalità ma probabilmente non sempre ci riesco).
"j18eos":
Per quanto riguarda ... la didattica in presenza: non "vedo l'ora", nel senso che vorrei tanto tornarvi, ma non "vedo" il quando! T_T
Bellissima, credo che te la ruberò alla prima occasione. Riassume in una riga anche il mio pensiero.
Io non so quasi nulla della qualità della ricerca (in matematica);
quel poco che ho scritto è stato valutato pubblicabile (dai miei co-autori) e corretto (dopo il referaggio, anche se non "degno" della rivista).
Non credo di essere un produttore di "rumore di fondo" o di "carta igienica colorata"[nota]Queste ultime sono parole mie.[/nota], riconosco che ci sono certi problemi matematici talmente complicati che ogni piccolo risultato è degno di attenzione; ma bisogna guardare anche "il costo" dei piccoli passi in avanti[nota]Esempio scemo: aggiungere molte ipotesi, oppure lavorare in ipotesi belle forti; oppure dimostro l'esistenza della soluzione e la prossima volta mi occupo della sua eventuale unicità.[/nota].
Come diceva il prof. Renato Grassini (fisico matematico della "Federico II" di Napoli):"Se il mio problema consiste nell'uccidere una mosca, io non uso le bombe nucleari, ma uso lo schiacciamosce. E se questo schiacciamosche non ce l'ho: me lo costruisco!"
...e in coscienza ho sempre lavorato secondo queste parole.
Quello che non capisco: "per ammazzare 'sta mosca" bastano le tecniche note, oppure ogni volta me ne devo inventare una nuova? Ho l'impressione, ma potrei sbagliarmi, che a volte "non basta ammazzare la mosca con lo schiacciamosche"; ma bisogna mettere su "une danse macabre" inutile, per fare "spettacolo prima del colpo di grazia".
Spero di essere stato abbastanza organico...
Per quanto riguarda la ricerca e la didattica in presenza: non "vedo l'ora", nel senso che vorrei tanto tornarvi, ma non "vedo" il quando! T_T
quel poco che ho scritto è stato valutato pubblicabile (dai miei co-autori) e corretto (dopo il referaggio, anche se non "degno" della rivista).
Non credo di essere un produttore di "rumore di fondo" o di "carta igienica colorata"[nota]Queste ultime sono parole mie.[/nota], riconosco che ci sono certi problemi matematici talmente complicati che ogni piccolo risultato è degno di attenzione; ma bisogna guardare anche "il costo" dei piccoli passi in avanti[nota]Esempio scemo: aggiungere molte ipotesi, oppure lavorare in ipotesi belle forti; oppure dimostro l'esistenza della soluzione e la prossima volta mi occupo della sua eventuale unicità.[/nota].
Come diceva il prof. Renato Grassini (fisico matematico della "Federico II" di Napoli):"Se il mio problema consiste nell'uccidere una mosca, io non uso le bombe nucleari, ma uso lo schiacciamosce. E se questo schiacciamosche non ce l'ho: me lo costruisco!"
...e in coscienza ho sempre lavorato secondo queste parole.
Quello che non capisco: "per ammazzare 'sta mosca" bastano le tecniche note, oppure ogni volta me ne devo inventare una nuova? Ho l'impressione, ma potrei sbagliarmi, che a volte "non basta ammazzare la mosca con lo schiacciamosche"; ma bisogna mettere su "une danse macabre" inutile, per fare "spettacolo prima del colpo di grazia".
Spero di essere stato abbastanza organico...
Per quanto riguarda la ricerca e la didattica in presenza: non "vedo l'ora", nel senso che vorrei tanto tornarvi, ma non "vedo" il quando! T_T
16,000 sottomissioni in un mese!
Quel grafico fa passare la voglia di scrivere qualunque cosa per il resto della propria vita.
Un proprio lavoro, ma è meglio postarlo nella bacheca del condominio, caso mai là qualcuno ti legge...

Un proprio lavoro, ma è meglio postarlo nella bacheca del condominio, caso mai là qualcuno ti legge...

https://arxiv.org/stats/monthly_submissions
Questo grafico mostra il numero di articoli inviati ad arXiv ogni mese. (Per la matematica e la fisica, la prassi è inviare i nuovi articoli ad arXiv, prima di sottoporli a peer review. Quindi il numero di articoli inviati ad arXiv è una misura dell’attività nella ricerca). Il grafico mostra un costante aumento, non sembra esserci una inflessione per la pandemia. Bisognerà rivedere tra un annetto o due, per esserne certi.
Questo grafico mostra il numero di articoli inviati ad arXiv ogni mese. (Per la matematica e la fisica, la prassi è inviare i nuovi articoli ad arXiv, prima di sottoporli a peer review. Quindi il numero di articoli inviati ad arXiv è una misura dell’attività nella ricerca). Il grafico mostra un costante aumento, non sembra esserci una inflessione per la pandemia. Bisognerà rivedere tra un annetto o due, per esserne certi.
"dissonance":
Ma non succederà, non vedo cambiamenti in quella direzione. Sopra dicevo che *io* mi sento meno produttivo, non che tutto il mondo scientifico è meno produttivo. Anzi...
Temo che tu abbia pienamente ragione. Probabilmente per 1-2 anni ci sarà un lieve calo globale della produzione, ma nessuna vera inversione di tendenza.
Ma non succederà, non vedo cambiamenti in quella direzione. Sopra dicevo che *io* mi sento meno produttivo, non che tutto il mondo scientifico è meno produttivo. Anzi...
"gugo82":
[quote="dissonance"]Nella ricerca, ormai è quasi un anno che lavoro quasi esclusivamente con le nuove tecnologie. Sono indispensabili, ma nonostante la parola d’ordine “go paperless” sia tanto di moda, ho la netta impressione che la mia produttività sia calata molto.
Beh, non necessariamente è un male se il calo è globale.
Si potrebbe produrre meno, ma ad un livello di significatività più alto… Insomma, è da decenni che si produce roba “tanto per” che poi non legge quasi nessuno, neanche dopo anni.
[/quote]
Sarebbe bellissimo. Il sistema attuale è pessimo, il 90% della produzione scientifica e’ essenzialmente rumore di fondo. Certo servirebbe un cambio strutturale davvero radicale...
"dissonance":
Nella ricerca, ormai è quasi un anno che lavoro quasi esclusivamente con le nuove tecnologie. Sono indispensabili, ma nonostante la parola d’ordine “go paperless” sia tanto di moda, ho la netta impressione che la mia produttività sia calata molto.
Beh, non necessariamente è un male se il calo è globale.
Si potrebbe produrre meno, ma ad un livello di significatività più alto… Insomma, è da decenni che si produce roba “tanto per” che poi non legge quasi nessuno, neanche dopo anni.
"dissonance":
Tuttavia, non penso che abbiamo scelta. È così e punto. La matematica con queste nuove tecnologie non è la migliore, ma è infinitamente meglio di niente, e bisogna abituarsi.
Millenni fa c’erano gli aedi che, viaggiando in lungo ed in largo, diffondevano la cultura attraverso il canto e la recitazione dei poemi epici.
Con la dematerializzazione del lavoro e della produzione culturale stiamo tornando da quelle parti, concettualmente, con l’unica differenza che gli aedi stanno dietro una webcam.[nota]Come le ragazze discinte su alcuni siti.

"dissonance":
C’è un lato positivo, secondo me l’unico: si può collaborare, o insegnare qualcosa, a qualcuno lontano anche senza mettere in programma viaggi complicati.
Sì, dissonance, e ciò ha senso per istituzioni universitarie attente all’internazionalizzazione… Ma io devo insegnare a ragazzi che abitano in un raggio di 7km dalla scuola, mica in Nepal!

"Luca.Lussardi":
partecipare ad un convegno online ad esempio è completamente inutile
L’ho pensata così per tutta la prima ondata, dei talk online non capivo niente, per un po’ ho smesso anche di collegarmi perché mi sembrava una perdita di tempo. Dei talk a cui ho assistito fisicamente ricordo pochissimo, ma di quelli virtuali non ricordo assolutamente nulla. Poi sono iniziati i convegni online (a cui si riferisce Luca), una serie di vari seminari intervallati dalle “breakout room” per chiacchierare, una roba ridicola. Di solito c’è un silenzio imbarazzante, finché non arriva qualche chiacchierone che monopolizza la conversazione.
Ma nonostante tutto, adesso penso che queste cose siano meglio di niente. Volenti o nolenti, queste cose sono qui per restare. Torneremo ad avere didattica e ricerca in presenza, ma avremo anche molto online, sicuramente nel futuro prossimo e probabilmente anche in quello lontano.
Bisogna abituarsi fino ad un certo punto, perchè di certo non possiamo andare avanti così a lungo: parlare ad un computer non è insegnamento, è necessario ritornare in aula prima o poi. La stessa cosa vale per la ricerca, partecipare ad un convegno online ad esempio è completamente inutile, un convegno non serve per andare ad ascoltare tizio che parla del teorema xy ma per parlare e discutere con le persone ai coffee break, alle cene sociali ecc... Se le cose non torneranno, nella giusta misura, così il nostro lavoro va completamente a rotoli.
Interessante articolo. Sul fatto che gli studenti francesi vanno male, sicuramente c’è da distinguere se si tratta di scuole prestigiose o di borgata (la differenza è abissale, più ancora che in Italia: questo video ironico, in francese, è molto simile alla realtà). Ma il tema è reale, sia per la didattica, sia per la ricerca.
Nella ricerca, ormai è quasi un anno che lavoro quasi esclusivamente con le nuove tecnologie. Sono indispensabili, ma nonostante la parola d’ordine “go paperless” sia tanto di moda, ho la netta impressione che la mia produttività sia calata molto. E nella didattica la situazione è molto peggiore.
Tuttavia, non penso che abbiamo scelta. È così e punto. La matematica con queste nuove tecnologie non è la migliore, ma è infinitamente meglio di niente, e bisogna abituarsi. C’è un lato positivo, secondo me l’unico: si può collaborare, o insegnare qualcosa, a qualcuno lontano anche senza mettere in programma viaggi complicati. Cerchiamo di prendere il meglio dei due mondi, quello attuale e quello pre-pandemia. Sicuramente verrà fuori qualcosa di buono, l’unico dubbio è capire quanto tempo ci metteremo.
Nella ricerca, ormai è quasi un anno che lavoro quasi esclusivamente con le nuove tecnologie. Sono indispensabili, ma nonostante la parola d’ordine “go paperless” sia tanto di moda, ho la netta impressione che la mia produttività sia calata molto. E nella didattica la situazione è molto peggiore.
Tuttavia, non penso che abbiamo scelta. È così e punto. La matematica con queste nuove tecnologie non è la migliore, ma è infinitamente meglio di niente, e bisogna abituarsi. C’è un lato positivo, secondo me l’unico: si può collaborare, o insegnare qualcosa, a qualcuno lontano anche senza mettere in programma viaggi complicati. Cerchiamo di prendere il meglio dei due mondi, quello attuale e quello pre-pandemia. Sicuramente verrà fuori qualcosa di buono, l’unico dubbio è capire quanto tempo ci metteremo.
"gugo82":
@ @melia:
[ot][quote="@melia"]Stavolta Guglielmo ti batto io: uso l’iPad con la penna. La grafia è la stessa di quando scrivo in un foglio, migliore di quella alla lavagna.
Anche io ho iPad della scuola, ma la penna il convento non la passa (purtroppo).[/ot][/quote]
[ot]A noi hanno fornito delle tavolette grafiche, mi ci trovo abbastanza bene.[/ot]
Comunque lavagna tutta la vita. È anche molto più romantica.
"vict85":
Il reale vantaggio della scrittura è secondo me nel rallentamento dell'esposizione. Quando scrivi devi rallentare il discorso ai tempi della tua scrittura. Scrivere alla lavagna, per altre persone, è una operazione piuttosto lenta.
Sono d'accordo, ma c'è un eccezione a tutto questo! La mia prof di algebra lineare I, e di algebra di Lie... giuro lei doveva rallentare la scrittura per stare al passo con la voce... credo che pensa così velocemente che la sua voce non sta dietro al suo pensiero e la sua mano è più veloce! Una cosa pazzesca. In questo periodo di video-lezioni ai corsi di algebra di Lie dovevo mettere i video a velocità 0.75x e talvolta dovevo pure stopparli per riuscire a copiare.