Fisici e astrofisici che credono in Dio?

nicholas1987-votailprof
Vorrei chiederVi se esistono fisici e astrofisici che credono in Dio.
Grazie

Risposte
Fioravante Patrone1
"alfabeto":
non vi fa venire qualche dubbio questa complessità per la costruzione delle strutture viventi?
no


OT
Per un attimo mi sono chiesto se quel Shapiro fosse lo stesso che ha scritto questo (e che mi son letto recentemente, senza trovarlo entusiasmante):
http://shapiro.bsd.uchicago.edu/Shapiro ... 0Dogma.pdf

alfabeto2
Metto un paio di indirizzi ma di questi in internet se ne trovano parecchi... alcuni non sono degli sconosciuti... E' chiaro che sono veri quelli che dicono una cosa e falso quelli che dicono il contrario..... sta ad ogni singolo utente partecipare ad un gruppo o a un altro.. Ma forse non vi fa venire qualche dubbio questa complessità per la costruzione delle strutture viventi?

http://chemistry.fas.nyu.edu/object/robertshapiro.html
http://www.storialibera.it/controevoluz ... ca_02.html

A.B.

Lorenzo Pantieri
"alfabeto":
E perchè questa indagine viene rivolta solo ai fisici e astrofisici?

Oddio, la domanda di partenza era quella.

"alfabeto":
Sono quelli che ne sanno di più?

C'è forse qualcuno, in questa discussione, che l'ha detto?

"alfabeto":
Penso che il problema dell'esistenza o meno di un Essere superiore possa interessare anche altri campi, campi in cui la spiegazione della non esistenza di un dio dovrebbe essere più difficile da accettare. Prendiamo la biologia [...].

Davvero ti risulta che fra i biologi la percentuale di credenti sia superiore alla media degli scienziati?

In ogni caso, ho fatto riferimento alla Royal Society, che comprenda anche biologi (per esempio, leggo che ne fa parte Rita Levi-Montalcini).

Ciao,
L.

P.S.
http://leucophaea.blogspot.com/
http://leucophaea.blogspot.com/search?q=creazionismo
Segnalo questo blog: è di un biologo, e tratta spesso argomenti come il creazionismo e Darwin, documentandoli bene.

Cmax1
La domanda riguardava fisici ed astrofisici, però è facilmente estendibile. Ma una curiosità: chi sono gli "esperti del settore" che hanno eseguito il calcolo citato? Un calcolo del genere è stato proposto da un certo Dembski, un fautore dell'ID che definire "esperto" o "scienziato" (anche se si tratta comunque di un laureato) è un po', ..., vogliamo dire surreale? Mi interesserebbe conoscere altre fonti, possibilmente tratte da refereed printing, anche perchè lo stesso Dembski, per motivi a me sconosciuti, sembra non godere ora del credito che gli ambienti creazionisti gli tributavano qualche anno fa. Qui c'è il link ad un suo lavoro (se proprio uno vuole leggerlo) nell'ambito di una discussione semiseria.

alfabeto2
E perchè questa indagine viene rivolta solo ai fisici e astrofisici? Sono quelli che ne sanno di più? Penso che il problema dell'esistenza o meno di un Essere superiore possa interessare anche altri campi, campi in cui la spiegazione della non esistenza di un dio dovrebbe essere più difficile da accettare. Prendiamo la biologia, secondo esperti del settore la possibilità per generazione spontanea di una proteina dovrebbe essere 1 su 10^600. cioè pari a nulla. C***o il CASO ha lavorato da DIO! Io sono convinto che alla fine di questa discussione le percentuali dei credenti e dei non credenti non si sposteranno. Ma trovo che molte volte gli scienziati vogliano essere precisi o non precisi a seconda della convenienza.

A.B.

kinder1
Sergio

la domanda iniziale chiedeva "...se esistono fisici e astrofisici che credono in Dio". Poiché siamo a pag. 5, è evidente che il discorso abbia preso un'altra piega, altrimenti si chiudeva con un "si". E per dirlo non servono sondaggi documentati, essendo più che sufficiente l'esperienza di ognuno.
Se rileggi i post da pag. 1 a questa puoi verificare che, tranne un mio precedente, praticamente nessuno si è limitato al quesito posto. Come ho detto, la piega presa è stata un'altra, tipica di questi discorsi. L'incidenza dei credenti tra gli scienziati, ed il confronto con la media della popolazione, non è quindi una risposta pertinente. E' sovrabbondante, e guidata da un pregiudizio che, mi pare, deve rimanere nascosto.
Io sono lento nel seguire i cambiamenti, quindi ancora non mi sono adattato all'epoca dei sondaggi e dell'isola dei famosi. Attribuisco quindi alle statistiche un valore piuttosto scarso, così come a certi programmi televisivi. Certamente non mi faccio dire dalle statistiche quali saranno i miei gusti quest'estate o cose simili. Invece, do' peso a ciò che osservo. E faccio ciò ben sapendo che un campione, per essere rappresentativo, deve soddisfare certi requisiti. Però penso anche che è meglio poco ma buono, che tanta fuffa raccontata da altri.
Rileggi i post, e capirai il mio.

kinder1
poiché preferisco essere banale, aggiungo un'altra constatazione banale: la religione, sebbene con espressioni diverse, è appartenuta e appartiene a tutti i popoli, in tutti i tempi. Non possiamo dedurre che l'umanità è costituita da sempre da deficienti.
O per lo meno, io non traggo questa conclusione, sebbene non sia credente.

kinder1
preferisco tagliare corto, invece di girare attorno a una posizione che, mi sembra (spero di sbagliarmi), voglia condurre all'affermazione che chi usa il cervello (lo scienziato) non è credente mentre chi crede vuol dire che non lo usa.
Io sono convinto che quello religioso non sia un convincimento o, comunque, un atto dell'intelletto; credo invece sia un sentimento. E questo è sufficiente per spiegare un fenomeno, che altrimenti apparirebbe misterioso, che dimostra invece che persone con la testa a posto possono anche essere credenti. Non c'è nulla di anomalo. Una persona può essere razionale quanto vuoi, ciò nonostante può innamorarsi perdutamente, può tifare per una squadra, può leggere l'oroscopo etc. etc. Tutto qua.

Lorenzo Pantieri
"kinder":
@Lorenzo Pantieri
Non è un'analisi la mia; è una constatazione.
In quanto tale è, semmai, banale, non semplicistica. Ed è banale al punto tale che mi chiedo come mai non sia così accessibile.
L'analisi statistica che citi è, forse, semplicistica [...].

Non mi convinci. :D

Supponiamo (per assurdo) che fra tutti gli scienziati del mondo ce ne sia uno solo che creda negli oroscopi, mentre tutti gli altri no.

Che cosa si può concludere?

Tu potresti dire che "al mondo, esistono scienziati che credono negli oroscopi", e avresti ragione.

Potresti anche inferire che "l'esistenza di scienziati che credono negli oroscopi prova che scienza e astrologia sono compatibli".

Ma questa la troverei una conclusione molto semplicistica. Se (poniamo) il 50% delle persone "normali" crede negli oroscopi, e quella percentuale fra gli scienziati crolla allo 0,00001 %, un motivo ci sarà. Penso che saremmo largamente autorizzati a concludere (come minimo!) che "posto che esistono scienziati che credono negli oroscopi, l'enorme divario tra le percentuali fra chi è scienziato e chi non lo è lascia presumere che ci sia una certa incompatiblità fra le due formae mentis".

Se così non fosse, infatti, la percentuali sarebbero su per giù le stesse, ti pare?

Con la religione, le proporzioni, ripeto, sono un 3% di scienziati (della Royal Society) credenti, a fronte di un 70% di credenti nel resto della popolazione.

Si tratta di una differenza molto netta...

Non solo, ma ricordo di aver letto uno studio (se vuoi te lo cerco) che diceva che gli scienziati sono in maggioranza atei o agnostici. Fra gli scienziati credenti, la maggioranza sono protestanti o ebrei, mentre i cattolici sono una minoranza (nella minoranza).

Ovviamente, questi dati sono tutti da interpretare (tu, per esempio, come li leggi?). Resta il fatto che i dati sono questi, e sono molto netti.


_____

In generale, sul rapporto scienza/fede sono state scritte biblioteche. La domanda "scienza e fede sono compatibili?" non ha (a tutt'oggi) una risposta condivisa. Sta di fatto che tutte le volte che la religione e la fede hanno detto qualcosa di controllabile e di mutuamente incompatibile, la religione è sempre stata smentita dalla scienza (e mai il viceversa).

Ciao,
L.

kinder1
@Lorenzo Pantieri
Non è un'analisi la mia; è una constatazione.
In quanto tale è, semmai, banale, non semplicistica. Ed è banale al punto tale che mi chiedo come mai non sia così accessibile.
L'analisi statistica che citi è, forse, semplicistica, giacché la distinzione tra ciò che dichiara in merito uno scienziato e ciò che dichiara la media della popolazione mette solo in evidenza il diverso atteggiamento assunto verso il quesito posto dallo scienziato e da una persona generica media (in maggior parte poco toccata realmente dal tema). Si contrappongono quindi una posizione intellettuale (o pseudo) ad una mediamente indifferente. Lo sappiamo bene che una parte cospicua di persone disposte a dichiararsi credenti non si differenzia in nessun modo da chi dichiara di non esserlo: si dichiara credente solo per economia di pensiero.

Lorenzo Pantieri
"kinder":
[quote="Nik8"]Vorrei chiederVi se esistono fisici e astrofisici che credono in Dio.
Grazie


Si, esistono, ed è facile trovarli. Persone che credono in Dio si trovano in tutte le categorie, tranne quelle degli atei ed degli agnostici. E nessuna di queste due contiene per intero categorie professionali.[/quote]
Questa è un'analisi un po' troppo semplicistica, secondo me. Vero, esistono scienziati "credenti" (in un qualche dio). Però la percentuale di credenti fra gli scienziati è notevolmente inferiore alla media. Rileggi l'esempio che ho indicato a proposito della Royal Society: solo il 3% circa si dichiara credente, contro una media del 70% nel resto della popolazione.

Evidentemente, c'è qualche incompatibilità (se non altro di forma mentis) tra scienza e religione: se così non fosse, la percentuale di credenti dovrebbe essere la stessa tra scienziati e resto della popolazione.

Ciao,
L.

kinder1
"Nik8":
Vorrei chiederVi se esistono fisici e astrofisici che credono in Dio.
Grazie


Si, esistono, ed è facile trovarli. Persone che credono in Dio si trovano in tutte le categorie, tranne quelle degli atei ed degli agnostici. E nessuna di queste due contiene per intero categorie professionali.

Lorenzo Pantieri
"Sergio":
Ti pregavo solo di usare significati un po' più condivisi, altrimenti comunicare può risultare difficile...

Posto che condivido le tue osservazioni, Sergio, non tutti i problemi possono essere risolti precisando il linguaggio!

Per esempio, la pretesa veritativa che ogni religione avanza per sé in esclusiva, pone problemi di convivenza democratica che ritengo insolubili.

Il conflitto tra i portatori della verità (la Chiesa cattolica, per esempio!) e la società civile democraticamente governata è ineliminabile, latente o patente che sia, a seconda dei momenti storici. La calma è sempre e solo apparente. È nella natura delle cose, una volta che qualcuno si assegni un compito universalista fondato su un principio trascendente, in opposizione al principio immanente che sta a fondamento di una democrazia.

È stato detto che tra Chiesa e società civile ogni accordo non è mai un trattato di pace, ma sempre e solo un armistizio.

Ciao,
L.

Lorenzo Pantieri
Parole sante, Sergio.

Che cos'è "Dio"? Parliamo del Dio-Natura di Spinoza? Potrei crederci anch'io, in un dio così! Oppure parliamo del Dio di Voltaire, che crea il mondo e poi se ne disinteressa? Oppure parliamo del Dio cristiano-cattolico, che manda suo Figlio per salvare tutta l'umanità?

Di versioni di "Dio", tutte fra loro incompatibili, sono pieni lo spazio e il tempo, ovvero il mondo e la storia. E non si tratta di incompatibilità da poco: il mondo e la storia sono pieni di guerre di religione, ovvero di guerre tra credenti in diverse versioni di "Dio".

Quindi, per favore, un minimo di correttezza: esistono tante versioni di Dio, e tante religioni (ciascuna delle quali si autocertifica immancabilmente come l'unica "vera", e davanti alla quale tutti gli esseri umani dovrebbero piegare il ginocchio).

Questa semplice osservazione mi sembra, da sola, costituire un buon punto a favore del relativismo, che (parole di Zagrebelsky) "concede spazio a plurime versioni del vero e del bene, e le giustifica tutte, all'interno di un ordine dominato dal valore supremo del rispetto reciproco, questo sì da difendere contro coloro che lo negano".

Ciao,
L.

Luca.Lussardi
Forse mi sono spiegato male, ma io non credo esista solo un tipo di ateismo, certamente ce ne sono varie forme. La mia analisi del tutto elementare era solo rivolta a illustrare che la logica del credente "propriamente detto" coincide con la logica dell'ateo "propriamente detto", per cui disapprovo (io) entrambe queste categorie che stanno agli estremi. Poi ci sono tutte le categorie intermedie, per come la penso io agnosticismo, sfumatura dell'ateismo.. tutte sullo stesso piano.

Luca.Lussardi
Se uno cambia le carte in tavola è ovvio che tutta la discussione cambia. Io non ho approfondito la nozione di ateismo e mi sono fermato a quella più elementare. Che sia ateismo o no secondo me la logica di chi crede è la stessa di chi non crede. Diversa è la logica di chi si ritiene ateo nel secondo senso descritto da wikipedia, che personalmente non definirei ateismo.

alvinlee881
"Luca.Lussardi":
Effettivamente dal punto di vista logico essere atei e essere credenti si equivalgono: da una parte si crede nella non esistenza di Dio, dall'altra si crede nell'esistenza di Dio, per cui alla fin della fiera in qualcosa si crede in modo assiomatico.


Piccola modifica:
Effettivamente dal punto di vista logico essere atei e essere credenti si equivalgono: da una parte si crede nella non esistenza dell'Invisibile Unicorno Rosa, dall'altra si crede nell'esistenza dell'invisibile unicorno rosa, per cui alla fin della fiera in qualcosa si crede in modo assiomatico.

Altra modifica:
Effettivamente dal punto di vista logico essere atei e essere credenti si equivalgono: da una parte si crede nella non esistenza dell'Impercettibile Teiera in Porcellana Orbitante Intorno a Plutone, dall'altra si crede nell'esistenza dell'Impercettibile Teiera in Porcellana Orbitante Intorno a Plutone, per cui alla fin della fiera in qualcosa si crede in modo assiomatico.

Vi assicuro che si potrebbe continuare in modo molto fantasioso.

Luca.Lussardi
Non lo vedo come punto debole, perchè dovrei credere che i fantasmi non esistono?

In generale per come la vedo io è sbagliato avere una credenza assiomatica. Io nemmeno "credo assiomaticamente" negli assiomi della matematica, per adesso li prendo così e ci lavoro, ma se un giorno non andranno più bene si cambieranno.

Leonardo891
L'agnosticismo ha un punto debole però.
Se uno preferisce non esprimersi nei confronti dell'esistenza di Dio, allora non deve esprimersi nemmeno sull'esistenza dei fantasmi, degli unicorni alati, di Sauron l'oscuro signore, di Colui Che Non Deve Essere Nominato....
Cosa rende un Dio in una qualsiasi forma più credibile di una che dice di poter prevedere il futuro grazie a delle carte o dell'Unico Anello?
Con questo ragionamento qualsiasi cosa potrebbe esistere.
Può essere ragionevole ciò? Sempre che abbia senso la parola "ragionevole" in questo ambito.

Luca.Lussardi
Sì, hai ragione, è chiaramente una mia opinione il fatto che l'agnosticismo sia "più giusto" dell'ateismo in un certo senso. A tal scopo mi figuro questa situazione: supponiamo che un giorno si riesca a decidere l'esistenza/non esistenza di Dio: ebbene uno tra l'ateo e il credente avrà pensato male per tutta la vita, mentre l'agnostico potrà dire "toh, guarda un po' che bella scoperta". Se invece (come lo ritengo più probabile) non si arriverà mai a scoprire ciò, tutte le posizioni pressochè le stesse. Quindi a conti fatti sembra che l'agnosticismo sia la soluzione più conveniente.

Rispondi
Per rispondere a questa discussione devi prima effettuare il login.