Eutanasia

Ahi1
Ciao a tutti,

questa notizia che vi posto è indubbiamente interessante http://it.notizie.yahoo.com/10/20100204 ... ebc83.html , ed è per questo che io sono contro l'eutanasia. (In tutto questo lo sapete che Ariel Sharon è ancora in vita?)

Risposte
Steven11
"Gisy":
Sollevo una questione che fino a questo momento sembra inesistente: chi mi vive accanto non conta niente?
Mi spiego: è vero che la vita è di ciascuno, ma, come si dice "nessun uomo è un'isola". Perché nessuno nei suoi ragionamenti pensa a chi gli sta vicino?


Ci penso certamente. Anzi, reputo che una decisione annunciata da parte di ognuno sia un atto di rispetto e solidarietà verso tutti i suoi cari, per sollevarli dalla responsabilità, un malaugurato indomani, di dover fare scelte troppo grosse sulla vita (o la morte) di un altro, magari a mente non lucida.

"Gisy":
Magari una persona cara (parente o amica) preferirebbe soffrire e sperare stringendo una mano in coma, ma viva, piuttosto che piangere davanti a una lapide.

Sarebbe quello il vero strazio: sapere di stare a rovinare la vita anche ad altra gente, costringendoli in un limbo incerto a tempo indeterminato.

Lorenzo Pantieri
"Gisy":
Sollevo una questione che fino a questo momento sembra inesistente: chi mi vive accanto non conta niente?

Conta eccome! Anch'io parlo di queste cose con chi mi è più vicino: cerco di convincerli, disposto a farmi convincere. È il bello del dialogo! Ovviamente, con una legge che impedisce a tutti il testamento biologico sempre e comunque (perché così vuole la Chiesa, per esempio), il dialogo è perfettamente inutile: il testamento biologico non lo posso avere, neppure se io e tutta la mia famiglia lo desideriamo.

Ciao,
L.

stepper1
"Gisy":

Non credo esistano persone senza nessuno che le ami, penso che anche pensando al proprio futuro si debba tener conto di tutto ciò, la mia vita è mia, ma è anche di chi mi vuole bene, che a volte è più caparbio e coraggioso di me.

Se pensiamo ai cosiddetti "clochard", può anche darsi che qualche santo come il compianto fratel Ettore li amasse e può darsi che ci sia qualcuno anche oggi che vorrebbe tenerli in vita indefinitamente anche se in coma. Ma se in precedenza una persona nelle loro condizioni avesse espresso il desiderio di ricorrere all'eutanasia a determinate condizioni, siamo proprio sicuri che l'amore cristiano disinteressato debba significare andare contro la sua esplicita volontà? Con ciò non voglio introdurre una indiscriminata distinzione fra cittadini con pari dignità di fronte alla legge, ma solo far presente che nel caso vi siano legami di parentela molto stretti, sia più difficile comportarsi come il sig. Englaro. E comunque una morale laica, ispirata ai principi costituzionali, non dovrebbe consentire discriminazioni di trattamenti a parità di condizione.

Fioravante Patrone1
"Gisy":
Sollevo una questione che fino a questo momento sembra inesistente: chi mi vive accanto non conta niente?

Certo che conta.
Io ho scitto un mio testamento biologico (anni fa(*)), e ovviamente ne ho messo al corrente chi "mi vive accanto". Per mia fortuna, non ho avuto obiezioni da parte loro.
Se così non fosse stato, ne avrei discusso. Cercando di convincerli ma anche disposto a farmi convincere.

Mi auguro che anche chi era vicino alle persone nei casi citati si sia chiesto: "chi mi vive accanto non conta niente"? Spero che queste persone non avessero mai espresso in vita loro opinioni che non sono state rispettate da "chi gli vive accanto".




(*) Sono per mia natura ottimista. Ma cerco di dare una mano alla fortuna: anche se quando l'ho scritto non aveva nessun valore legale esplicitamente codificato, non ho voluto tuttavia trascurare questa opportunità.

stepper1
Alcuni sostengono che queste problematiche in Italia siano particolarmente sentite perchè da noi non c'è mai stata una vera rivoluzione come cè stata in Francia o negli Stati Uniti o nella stessa Gran Bretagna. In Italia l'affermazione della democrazia e del liberalismo è avvenuta in modo soft, senza uno scontro tra la classe borghese prima esclusa dal potere e le vecchie classi dirigenti del clero e della nobiltà. Da noi si è riusciti in qualche modo a mediare, continuando a riconoscere al clero un importante ruolo nel fissare la morale sociale, ruolo che continua ad andare al di là della ristretta sfera ecclesiale. Ecco perchè in Italia si pretende in qualche modo di imporre la visione cattolica, o cristiana che dir si voglia, anche a chi cattolico (o cristiano) non è; per cui l'aborto è considerato un crimine, anche se non è un omicidio, e come tale lo Stato deve fare quanto possibile per impedirlo, anche se una legge lo consente. Adesso poi che verrà distribuità la RU486 ne vedremo delle belle. Una cosa simile potrebbe verificarsi con l'eutanasia, per cui in Italia non ci si limiterebbe alla semplice obiezione di coscienza in base alla quale il singolo medico potrebbe rifiutarsi di praticarla qualora divenisse legale, ma si cercherebbe di percorrere tutte le strade per fare in modo che alla fine non venga comunque attuata, anche in presenza di un testamento biologico che la chiedesse, argomentando in tutti i possibili modi. Come, ad esempio, sostenendo che il testamente non è valido perchè nel frattempo la volontà potrebbe essere cambiata. D'altronde non dimentichiamoci che Berlusconi ha fatto di tutto per impedire si realizzasse l'eutanasia nel caso Englaro, e fu soprattutto la ristrettezza dei tempi a dare a Napolitano la possibilità di negare la sua firma al decreto.

Gisy1
Sollevo una questione che fino a questo momento sembra inesistente: chi mi vive accanto non conta niente?
Mi spiego: è vero che la vita è di ciascuno, ma, come si dice "nessun uomo è un'isola". Perché nessuno nei suoi ragionamenti pensa a chi gli sta vicino? Magari una persona cara (parente o amica) preferirebbe soffrire e sperare stringendo una mano in coma, ma viva, piuttosto che piangere davanti a una lapide.
Penso che prima dell'incidente un ragazzo come Massimiliano avrebbe potuto forse scrivere le stesse cose che in molti hanno postato, ma ora è contento di avere una mamma testarda e coraggiosa che lo ha mantenuto in vita contro ogni parere medico, è contento di vivere, anche se ancora su una carrozzina e senza la possibilità di parlare.
http://www.perlasicilia.it/collaboratori/Zuccal%C3%A0_Emanuela/emeroteca/risvegli.HTM
http://famiglieditalia.wordpress.com/2009/05/17/massimiliano-tresoldi-da-carugate/
Il suo risveglio sarà un caso su quanti miliardi volete, ma credo che la sua famiglia e i suoi amici sarebbero stati pronti anche a vederlo morire, l'importante per loro era aver fatto tutto il possibile per tenerlo in vita.
Non credo esistano persone senza nessuno che le ami, penso che anche pensando al proprio futuro si debba tener conto di tutto ciò, la mia vita è mia, ma è anche di chi mi vuole bene, che a volte è più caparbio e coraggioso di me.

Lorenzo Pantieri
"Zkeggia":
Non pretendo certo di imporre agli altri i risultati delle mie paure. Però ti dico che sono molto indeciso sul da farsi... per me. Ognuno poi scelga.

Ottimo.

Tieni comunque presente che se non scegli tu, qualcun altro sceglierà per te.

Apprezzo anche la tua circospezione. In queste cose, meglio essere molto circospetti.

Ancora sull'obiezione "no al testamento biologico, perché se si cambia idea e non si fa in tempo di cambiare il testamento, poi non c'è più modo di rimediare". Il rischio esiste, è vero, ma è davvero minimo: se si cambia idea, cambiare il testamento è questesione di un attimo.

Che probabilità c'è che si verifichi una situazione come quella paventata nel'obiezione di cui sopra? Un per cento? Un per mille? Per me, molto meno.

Curioso che gli inviti alla circospezione vengano spesso fatti dai cattolici, che per le questioni della propria fede (indimostrabili e in molti casi improbabili) sembrano animati da certezze assolute. Così assolute che si bolla il "relativismo" come male del secolo. Così assolute che si vuole imporre l'etica che deriva da queste convinzioni anche a chi non le condivide.

Ciao,
L.

Zkeggia
Non ho detto di abolire i testamenti biologici solo perchè Io ho paura. Non pretendo certo di imporre agli altri i risultati delle mie paure. Però ti dico che sono molto indeciso sul da farsi... per me. Ognuno poi scelga. Come già detto son d'accordo con ciò che ha detto Patrone. Volevo precisarlo perché mi sembrava dalle risposte che un po' tutti affermino con una certa "leggerezza" che preferirebbero morire...

Lorenzo Pantieri
"Zkeggia":
il mio dubbio riguarda il testamento biologico. Perché ora come ora anche io direi che, in caso di incidente grave ecc ecc, preferirei morire piuttosto che vivere anni e anni senza un briciolo di coscienza / autosufficienza / dignità. Ma se dopo scoprissi che in quello stato non sto male? a quel punto avrei paura di morire, ma se ho deciso col testamento che mi sarà staccata la spina, morirei.

Il rischio esiste, ma è lo stesso che in un testamento normale. Tizio fa testamento, con cui lascia tutti i suoi averi al suo amico Caio; una mattina, però, Tizio cambia idea, ma prima di aver il tempo di cambiare il suo testamento ci resta secco, e così tutto va a Caio.

E allora? Che si fa? Aboliamo tutti i testamenti "perché non si sa mai"?

Il testamento è, per definizione, un documento redatto "oggi", quando si è capaci di intendere e di volere, che deve valere per "domani", quando non si sarà (più) capaci di intendere e di volere. Se si cambia idea, si cambia testamento. Se non si fa in tempo, amen.

Ciao,
L.

Fioravante Patrone1
"Ahi":
Allora per voi "LUI" cosa doveva fare?

http://www.youtube.com/watch?v=DVdEP5Cc3AI
Domanda facile, con risposta facile, già data da gugo82.

gugo82
"Ahi":
Allora per voi "LUI" cosa doveva fare?

Quello che si sentiva di fare... Che è appunto ciò che ha fatto.

E, faccio notare, il coma di Zanardi era farmacologico.

Ahi1
Allora per voi "LUI" cosa doveva fare?

http://www.youtube.com/watch?v=DVdEP5Cc3AI

†Sally†111
Io credo che impazzirei in una condizione del genere, non riesco a sopportare anche solo l'idea di star bloccata su un letto legata a una macchina. Quella del testamento biologico è una questione abbastanza rognosa perché a scrivere su un forum di preferire senza dubbio la morte ad uno stato di disabilità totale, nel pieno possesso delle nostre facoltà motorie e mentali, magari con un thè e una sigaretta in mano (io) siamo bravi tutti. Ma in quelle situazioni che si fa? A freddo mi verrebbe spontaneo dire che è meglio morire che vivere in quelle condizioni, ma se dovesse capitare (scongiurone) e mi rendessi conto che esistono ancora ragioni per cui continuare a vivere?

Zkeggia
La mia unica speranza nel caso che succeda qualcosa di grave è di avere ancora la capacità di muovere quei muscoli quel che basta per far capire agli altri cosa voglio farne della mia vita.

Fioravante Patrone1
"Zkeggia":
Perfettamente d'accordo per quanto riguarda l'eutanasia con le posizioni di Patrone... il mio dubbio riguarda il testamento biologico. Perché ora come ora anche io direi che, in caso di incidente grave ecc ecc, preferirei morire piuttosto che vivere anni e anni senza un briciolo di coscienza / autosufficienza / dignità. Ma se dopo scoprissi che in quello stato non sto male? a quel punto avrei paura di morire, ma se ho deciso col testamento che mi sarà staccata la spina, morirei.

E' un punto che va preso in considerazione, ma per quel che mi riguarda sono del tutto pronto a correre questo minuscolo rischio.
D'altronde sono ateo tranquillamente, pur sapendo che c'è una microscopica (sarei tentato di dire "infinitesima"...) possibilità che ci sia dio e che vada a finire all'inferno.
E' da un bel po' di tempo che convivo senza certezze assolute: credo che sia nella natura umana (e non solo, anche animale).

Zkeggia
Perfettamente d'accordo per quanto riguarda l'eutanasia con le posizioni di Patrone... il mio dubbio riguarda il testamento biologico. Perché ora come ora anche io direi che, in caso di incidente grave ecc ecc, preferirei morire piuttosto che vivere anni e anni senza un briciolo di coscienza / autosufficienza / dignità. Ma se dopo scoprissi che in quello stato non sto male? a quel punto avrei paura di morire, ma se ho deciso col testamento che mi sarà staccata la spina, morirei.

È un po' come quando una persona vede un ragazzo down e pensa "Poveraccio, se fossi nelle sue condizioni non so come farei a vivere", però se ci fai caso molto spesso questi ragazzi sono felicissimi (almeno finché qualche incivile gli va ad urlare in faccia "Sei un down!!" - cose che peraltro succedono molto spesso) e non si preoccupano delle loro condizioni... non so se mi spiego. E insomma è per questo che ho paura, io so cosa penso ora delle persone costrette ad una vita come quella di Welby, ma non so cosa sentirò se sarò in quella condizione.

Diverso è il caso in cui uno è in quella condizione e chiede la morte, come ha fatto Welby. Li non c'è alcun motivo sensato per negargliela.

Lorenzo Pantieri
"gugo82":
Beh, a quel punto, chi segue la massima "la vita è di dio, non dell'uomo" dovrebbe anche rinunciare alla medicina giacché, se dio ha scelto di farti morire proprio della malattia che hai contratto, chi sei tu per volerti curare? E se ha deciso che devi contagiare tutto il vicinato e far morire anche loro (ed innescare un'epidemia), chi sei tu per impedirlo?

Già. Ma il principio di laicità va oltre tutto questo. Per esempio, sei un testimone di Geova e, per motivi tuoi, non ammetti le trasfusioni di sangue (che magari potrebbero salvarti la vita)? Liberissimo di rifiutarle, per quanto mi riguarda. Ma non ti sognare di vietare le trasfusioni anche a me che non sono testimone di Geova. Analogamente, sei cattolico e per te l'eutanasia è peccato? Nessun problema: nessuno ti obbliga, se non vuoi. Ma non sognarti di impedirla a me, se la desidero.

Mi sembra un principio elementare di civiltà, che consente la convivenza di posizioni diverse.

Andrebbe insegnato alle scuole elementari.

Ciao,
L.

gugo82
"Lorenzo Pantieri":
C'è qualcuno che, invece, magari per ragioni religiose ("la vita è di dio, non dell'uomo") non ritiene giusta l'eutanasia?

Beh, a quel punto, chi segue la massima "la vita è di dio, non dell'uomo" dovrebbe anche rinunciare alla medicina giacché, se dio ha scelto di farti morire proprio della malattia che hai contratto, chi sei tu per volerti curare? E se ha deciso che devi contagiare tutto il vicinato e far morire anche loro (ed innescare un'epidemia), chi sei tu per impedirlo?

Lorenzo Pantieri
"Fioravante Patrone":
Il problema è che qualcuno vuole impedire a me di poter evitare una condizione che intendo evitare.

Se domattina avessi un incidente (faccio le corna) e cadessi in coma giudicato dai medici irreversibile, vorrei che mi venisse staccata la spina. Non vorrei che mi venisse infilato un tubo nella pancia che mi tenesse in vita artificialmente magari per 20/30 anni. E lo farei sia perché lo riterrei più dignitoso per me, sia per i miei cari, che così non dovrebbero essere costretti a sostenere lo strazio (e le spese, lasciatemelo dire) di mantenermi per decenni in uno stato tra la vita e la morte, senza avere la possibilità di "girare pagina" e rifarsi una vita.

E se la diagnosi medica fosse sbagliata? Certo, anche i medici possono sbagliare, ma sono disposto ad accettare il rischio, per quello che riguarda me. (Curioso che gli inviti alla prudenza dovuti al fatto che "anche i medici possono sbagliare" vengano spesso addotti dai credenti, che non hanno alcuna prova in quello che credono!)

E se dovessi cambiare idea un secondo prima di avere l'incidente, quando ormai sarebbe troppo tardi per rivedere il mio testamento biologico? Anche qui, sono disposto a correre il rischio.

Il corpo è il mio, non il vostro. Dico bene?

C'è qualcuno che, invece, magari per ragioni religiose ("la vita è di dio, non dell'uomo") non ritiene giusta l'eutanasia? Bene, nessuno lo obbliga. Per quello che mi riguarda, un cattolico può restare attaccato al sondino naso-gastrico anche per 1000 anni, se lo desidera. E può vivere mesi o anni di sofferenze atroci senza alcuna speranza di guarigione (magari per "offrirle in sacrificio a gesù") se così gli piace.

Il discorso è sempre quello. In materie così delicate, meglio permettere a ciascuno di decidere per sé secondo la propria coscienza, anziché imporre agli altri la propria visione del mondo.

Imporre agli altri la propria visione del mondo ha un solo nome: fondamentalismo.

Ciao,
L.

Leonardo891
Riuscite ad immaginare cosa voglia dire vivere per 20 anni prigionieri del proprio corpo senza riuscire nemmeno a comunicare con l'esterno? Immobilizzati, isolati, impotenti, senza fare niente? Non pensate che uno potrebbe impazzire? Non sarebbe una tortura, per se e per i propri cari?
Personalmente, preferirei morire. Cosa potrei fare se mi risvegliassi dopo 20 anni semiparalizzato e mezzo rimbambito nella migliore delle ipotesi? La mia vita sarebbe comunque morta, andata. Meglio morire subito, secondo me.

Rispondi
Per rispondere a questa discussione devi prima effettuare il login.