Che squadra tifate? (di calcio)





Risposte
Ho fatto l'allenatore di pallavolo per sette stagioni.
Ho visto centinaia di ragazzine con annessi genitori.
Ho visto scene davvero spiacevoli.
Molto spesso, i genitori esasperano i figli insegnando loro una pessima educazione sportiva. Questa pessima educazione sportiva si riflette naturalmente nella vita.
Ciò che chiamiamo "sport" diventa più generalmente "competizione" e se l'educazione è pessima da bambini, quando questi personaggi crescono e te li ritrovi come colleghi di lavoro, allora i problemi diventano seri.
Il perchè di tutto ciò?
Certo, il calcio è l'esasperazione estrema della maleducazione sportiva, nel senso che ormai non è più sport ma spettacolo, e non è poi tanto diverso dal wrestling, in cui tutto è una recita per fare spettacolo.
Basti pensare a quante pagine di gossip e quante notizie che con il calcio non c'entrano niente vengano passate ogni giorno.
Il problema non è del calcio come gioco in sè, ma del fatto che è lo sport più popolare e seguito in tutto il mondo, quindi il "canale con il maggior numero di fruitori", pertanto l'obiettivo preferito di ogni tipo di attività commerciale.
Se il curling fosse seguito quanto il calcio, ora staremmo parlando delle negatività del curling.
L'allenatore (nelle giovanili, nelle squadre di bambini e ragazzini) ha un ruolo importante, e spesso (almeno nella pallavolo) viene ricoperto da ragazzi giovani che magari giocano a livelli discreti per racimolare due soldi. E questi ragazzi non hanno la competenza di un educatore (mi ci sono voluti anni per cominciare a capire qualcosa).
Se anche avessero questa competenza, è facile ricordare come le 4 ore settimanali in palestra non siano che una minima parte del processo educativo nello sport e che i genitori giocano sempre un ruolo fondamentale (se non altro per il fatto di essere genitori) nell'educazione dei bambini.
Lo spirito competitivo è naturale ed ovvio, ed è giusto che ci sia, anche nei bambini. Tuttavia, i modelli negativi esistono e sarebbe bene cercare di limitarne almeno lo spazio in televisione.
Però, come ho già detto, è l'audience a comandare: se le risse, i comportamenti maleducati, le spacconate dei giocatori fanno più audience del gioco in sè, la colpa non è del calcio (o della pallavolo, o della pallacanestro o del petanque).
Mi è capitato un paio di anni fa di assistere ad una puntata di un reality in cui si esibivano aspiranti ballerini o cantanti e un pubblico di ragazzini poco più che quattordicenni che si scannava per questo o quell'altro "artista".
Tralasciando tutti i commenti sulla natura del reality in sè, tutto quello che c'era dietro non era per nulla diverso da ciò che di negativo c'è nel calcio.
A me non piace guardare lo sport, in generale, a parte qualche rara eccezione, però amo fare sport, sia per divertimento, sia per competizione.
Esistono modelli negativi, me li ritrovo davanti sempre più spesso e la cosa mi dispiace parecchio. Non posso farci un granchè, se non scontrarmi sul campo (nell'ambito di una corretta competizione sportiva). Se poi si comportano correttamente, finita la partita (o la gara) ci andiamo anche a bere due birre insieme, altrimenti ognuno per la sua strada. Io seguo la mia, perchè sono convinto che sia quella giusta.
Ho visto centinaia di ragazzine con annessi genitori.
Ho visto scene davvero spiacevoli.
Molto spesso, i genitori esasperano i figli insegnando loro una pessima educazione sportiva. Questa pessima educazione sportiva si riflette naturalmente nella vita.
Ciò che chiamiamo "sport" diventa più generalmente "competizione" e se l'educazione è pessima da bambini, quando questi personaggi crescono e te li ritrovi come colleghi di lavoro, allora i problemi diventano seri.
Il perchè di tutto ciò?
Certo, il calcio è l'esasperazione estrema della maleducazione sportiva, nel senso che ormai non è più sport ma spettacolo, e non è poi tanto diverso dal wrestling, in cui tutto è una recita per fare spettacolo.
Basti pensare a quante pagine di gossip e quante notizie che con il calcio non c'entrano niente vengano passate ogni giorno.
Il problema non è del calcio come gioco in sè, ma del fatto che è lo sport più popolare e seguito in tutto il mondo, quindi il "canale con il maggior numero di fruitori", pertanto l'obiettivo preferito di ogni tipo di attività commerciale.
Se il curling fosse seguito quanto il calcio, ora staremmo parlando delle negatività del curling.
L'allenatore (nelle giovanili, nelle squadre di bambini e ragazzini) ha un ruolo importante, e spesso (almeno nella pallavolo) viene ricoperto da ragazzi giovani che magari giocano a livelli discreti per racimolare due soldi. E questi ragazzi non hanno la competenza di un educatore (mi ci sono voluti anni per cominciare a capire qualcosa).
Se anche avessero questa competenza, è facile ricordare come le 4 ore settimanali in palestra non siano che una minima parte del processo educativo nello sport e che i genitori giocano sempre un ruolo fondamentale (se non altro per il fatto di essere genitori) nell'educazione dei bambini.
Lo spirito competitivo è naturale ed ovvio, ed è giusto che ci sia, anche nei bambini. Tuttavia, i modelli negativi esistono e sarebbe bene cercare di limitarne almeno lo spazio in televisione.
Però, come ho già detto, è l'audience a comandare: se le risse, i comportamenti maleducati, le spacconate dei giocatori fanno più audience del gioco in sè, la colpa non è del calcio (o della pallavolo, o della pallacanestro o del petanque).
Mi è capitato un paio di anni fa di assistere ad una puntata di un reality in cui si esibivano aspiranti ballerini o cantanti e un pubblico di ragazzini poco più che quattordicenni che si scannava per questo o quell'altro "artista".
Tralasciando tutti i commenti sulla natura del reality in sè, tutto quello che c'era dietro non era per nulla diverso da ciò che di negativo c'è nel calcio.
A me non piace guardare lo sport, in generale, a parte qualche rara eccezione, però amo fare sport, sia per divertimento, sia per competizione.
Esistono modelli negativi, me li ritrovo davanti sempre più spesso e la cosa mi dispiace parecchio. Non posso farci un granchè, se non scontrarmi sul campo (nell'ambito di una corretta competizione sportiva). Se poi si comportano correttamente, finita la partita (o la gara) ci andiamo anche a bere due birre insieme, altrimenti ognuno per la sua strada. Io seguo la mia, perchè sono convinto che sia quella giusta.
"GPaolo":
quello che tu hai descritto è un'utopia!
Se posso permettermi di dirlo, sai qual è il problema di base nelle tue argomentazioni? Secondo me stai generalizzando troppo. La realtà che descrivi esiste, potrà anche rappresentare buona parte del mondo calcistico e sportivo in generale, ma ti posso assicurare che le cose non vanno sempre così. Se avessi letto un libro sul calcio degli anni '30 o '50, ti accorgeresti che questo sport può esistere meravigliosamente al di fuori del sistema che gli è stato costruito attorno.
Spero di averti dato uno spunto costruttivo.
"GPaolo":
Il messaggio che percepiscono e che giornali e informazioni veicolano...
...fa veramente schifo. Concordo, infatti è una delle cose che più mi mette in difficoltà quando cerco di spiegare la mia passione per il calcio ai più distaccati.
"GPaolo":
Maradona (in argentina lo si prega sugli altarini come i santi nostrani!)
Per fortuna che esiste la libertà religiosa

"GPaolo":
Beckamp
Chi intendevi?
Dennis Bergkamp o David Beckham?

[mod="@melia"]
Vi richiamo ad un linguaggio più contenuto. Ho notato parecchio astio nella discussione soprattutto da parte di GPaolo, chiedo maggior rispetto delle opinioni altrui, altrimenti mi vedo costretta a chiudere il topic. [/mod]
Non sono una tifosa di calcio, non apprezzo neanch'io alcune manifestazioni negative pseudosportive, ma vedere un gruppo di ragazzini che corrono dietro ad un pallone mi fa piacere e penso che l'alternativa sarebbe ragazzini obesi, ognuno a casa sua, che si rimpinzano di coca cola e merendine davanti alla play station o alla televisione.
Vi richiamo ad un linguaggio più contenuto. Ho notato parecchio astio nella discussione soprattutto da parte di GPaolo, chiedo maggior rispetto delle opinioni altrui, altrimenti mi vedo costretta a chiudere il topic. [/mod]
Non sono una tifosa di calcio, non apprezzo neanch'io alcune manifestazioni negative pseudosportive, ma vedere un gruppo di ragazzini che corrono dietro ad un pallone mi fa piacere e penso che l'alternativa sarebbe ragazzini obesi, ognuno a casa sua, che si rimpinzano di coca cola e merendine davanti alla play station o alla televisione.
"GPaolo":
@Wizard
quello che tu hai descritto è un'utopia! Ai ragazzi sai quanto gliene importa di moduli e strategie. Il messaggio che percepiscono e che giornali e informazioni veicolano, non è certo il "lavoro di gruppo", l'intesa di squadra, quando si viene sotterrati da tonnellate di **rda dei vari Maradona (in argentina lo si prega sugli altarini come i santi nostrani!), Beckamp, Shevchenko, Vieri, Inzaghi, Buffon, Coco e compagnia bella, ma di un tenore di vita di cui in famiglia, nelle loro famiglie, si parla come dell'eldorado quando a tavola si fa fatica a mettere anche la pasta in bianco (ma ci si ingegna a trovare la divisa della squadra preferita...). Se l'ignoranza, l'ipocrisia (ad esempio Totti appare un bravo ragazzo a sentirlo parlare ai microfoni, sebbene sgrammaticato, rozzo, evidentemente molto minus, ma in campo è reo di atti ed azioni indegne di uno sportivo, vuoi negarlo?) prende il sopravvento i ragazzini ne rimangono ingannati e credono che quello sia il viatico del fare grana senza sudore. Chi dovrebbe insegnare lo "spirito sportivo" Thomas Hobbes, John Locke, o chiamiamo Weber, Taylor e Perelman per uno "stage" sull'etica del gruppo dato che i loro genitori sono peggiori degli stessi figli?
E vogliamo dare la colpa di questo ai ragazzi? Al gioco del calcio? O agli attuali 40-enni?
"GPaolo":
@giacor
Guarda, bello, che secondo me sergio ha ragione; spesso si innescano conflitti insensati. Ciò che manca in questo salotto virtuale è la possibilità di un confronto diretto, potersi guardare negli occhi, scrutare i gesti, le inflessioni, i toni con cui esprimiamo le proprie idee. Appaio violento? Verbalmente si, lo ammetto, spesso per concisione, per non usare panegirici. Sarà l'età? Faccio a parole quello che mi riesce meno di fare fisicamente? Può darsi. Ma mi sforzo di essere sincero, di dire ciò che penso; accetto le critiche, mi aiutano a capire e sono sempre bene "accettate" (soprattutto quando ho l'ascia a portata di mano!).
Ti ringrazio per il "bello". Ma io non sto cercando nessun conflitto. E mi interessa poco se appari anche violento o volgare. Solo volevo farti notare il controsenso di rinfacciare ai tifosi una tua abitudine. Poi per quello che mi riguarda puoi scrivere quello che vuoi, anche contro di me, nel caso ti rispondo. Finchè non ti/ci fermano i moderatori, scrivi quello che vuoi.
@Wizard
quello che tu hai descritto è un'utopia! Ai ragazzi sai quanto gliene importa di moduli e strategie. Il messaggio che percepiscono e che giornali e informazioni veicolano, non è certo il "lavoro di gruppo", l'intesa di squadra, quando si viene sotterrati da tonnellate di **rda dei vari Maradona (in argentina lo si prega sugli altarini come i santi nostrani!), Beckamp, Shevchenko, Vieri, Inzaghi, Buffon, Coco e compagnia bella, ma di un tenore di vita di cui in famiglia, nelle loro famiglie, si parla come dell'eldorado quando a tavola si fa fatica a mettere anche la pasta in bianco (ma ci si ingegna a trovare la divisa della squadra preferita...). Se l'ignoranza, l'ipocrisia (ad esempio Totti appare un bravo ragazzo a sentirlo parlare ai microfoni, sebbene sgrammaticato, rozzo, evidentemente molto minus, ma in campo è reo di atti ed azioni indegne di uno sportivo, vuoi negarlo?) prende il sopravvento i ragazzini ne rimangono ingannati e credono che quello sia il viatico del fare grana senza sudore. Chi dovrebbe insegnare lo "spirito sportivo" Thomas Hobbes, John Locke, o chiamiamo Weber, Taylor e Perelman per uno "stage" sull'etica del gruppo dato che i loro genitori sono peggiori degli stessi figli?
quello che tu hai descritto è un'utopia! Ai ragazzi sai quanto gliene importa di moduli e strategie. Il messaggio che percepiscono e che giornali e informazioni veicolano, non è certo il "lavoro di gruppo", l'intesa di squadra, quando si viene sotterrati da tonnellate di **rda dei vari Maradona (in argentina lo si prega sugli altarini come i santi nostrani!), Beckamp, Shevchenko, Vieri, Inzaghi, Buffon, Coco e compagnia bella, ma di un tenore di vita di cui in famiglia, nelle loro famiglie, si parla come dell'eldorado quando a tavola si fa fatica a mettere anche la pasta in bianco (ma ci si ingegna a trovare la divisa della squadra preferita...). Se l'ignoranza, l'ipocrisia (ad esempio Totti appare un bravo ragazzo a sentirlo parlare ai microfoni, sebbene sgrammaticato, rozzo, evidentemente molto minus, ma in campo è reo di atti ed azioni indegne di uno sportivo, vuoi negarlo?) prende il sopravvento i ragazzini ne rimangono ingannati e credono che quello sia il viatico del fare grana senza sudore. Chi dovrebbe insegnare lo "spirito sportivo" Thomas Hobbes, John Locke, o chiamiamo Weber, Taylor e Perelman per uno "stage" sull'etica del gruppo dato che i loro genitori sono peggiori degli stessi figli?
@giacor
Guarda, bello, che secondo me sergio ha ragione; spesso si innescano conflitti insensati. Ciò che manca in questo salotto virtuale è la possibilità di un confronto diretto, potersi guardare negli occhi, scrutare i gesti, le inflessioni, i toni con cui esprimiamo le proprie idee. Appaio violento? Verbalmente si, lo ammetto, spesso per concisione, per non usare panegirici. Sarà l'età? Faccio a parole quello che mi riesce meno di fare fisicamente? Può darsi. Ma mi sforzo di essere sincero, di dire ciò che penso; accetto le critiche, mi aiutano a capire e sono sempre bene "accettate" (soprattutto quando ho l'ascia a portata di mano!).
Guarda, bello, che secondo me sergio ha ragione; spesso si innescano conflitti insensati. Ciò che manca in questo salotto virtuale è la possibilità di un confronto diretto, potersi guardare negli occhi, scrutare i gesti, le inflessioni, i toni con cui esprimiamo le proprie idee. Appaio violento? Verbalmente si, lo ammetto, spesso per concisione, per non usare panegirici. Sarà l'età? Faccio a parole quello che mi riesce meno di fare fisicamente? Può darsi. Ma mi sforzo di essere sincero, di dire ciò che penso; accetto le critiche, mi aiutano a capire e sono sempre bene "accettate" (soprattutto quando ho l'ascia a portata di mano!).
@GPaolo
Io credo che tu abbia un pesantissimo e negativissimo pregiudizio nei confronti del calcio. Non nego che oggi molti ragazzi cercano di emulare nei movimenti e negli atteggiamenti coloro che vedono tirare calci ad un pallone essendo per questo pagati, non nego che questi ragazzini siano per lo più sboccati e si comportino male tra loro stessi, ma questo non significa che è il calcio a produrre questo comportamento: è il loro comportamento a produrre questo modello di calcio. È la mancanza di una vera cultura sportiva a determinare questi comportamenti: ma io mi domando chi dovrebbe insegnare loro questa cultura sportiva.
Quando io andavo a giocare a pallone coi miei compagni si creava il gruppo, ma in senso positivo, ci si aiutava l'uno con l'altro e non eravamo certo fenomeni, si giocava non per sfoggiare le proprie abilità individuali, ma si giocava per stare insieme, si rideva come matti quando qualcuno faceva una papera, ma si rideva di tutto e di tutti da parte di tutti.
Il calcio è uno sport e come tale non è un momento negativo, ma estremamente positivo, creare lo spirito di gruppo e la capacità di stare con gli altri e di lavorare con gli altri. Se poi i giovanissimi lo interpretano male è perché a loro manca la cultura sportiva e questa è una cosa che gli adulti dovrebbero loro insegnare.
Quanto ai grandi che sbraitano quando vedono le partite, beh, non tutti fanno così e quelli che lo fanno sono quelli cui manca la cultura sportiva da insegnare ai giovani. Ma il calcio da adulti non è questo: si discute di moduli, formazioni, giocatori, allenatori, ma lo si può fare in modo pacifico. E poi per fare quelche cosa di positivo in 11 in campo più 3 sostituzioni e altri 4 in panchina che non entrano, ci vuole un bel lavoro di gruppo, altrimenti non si va da nessuna parte.
E la cultura sportiva non si crea né si diffonde con atteggiamenti che esasperano la non sopportazione nei confronti di qualcuno o di qualche attività sportiva.
Io credo che tu abbia un pesantissimo e negativissimo pregiudizio nei confronti del calcio. Non nego che oggi molti ragazzi cercano di emulare nei movimenti e negli atteggiamenti coloro che vedono tirare calci ad un pallone essendo per questo pagati, non nego che questi ragazzini siano per lo più sboccati e si comportino male tra loro stessi, ma questo non significa che è il calcio a produrre questo comportamento: è il loro comportamento a produrre questo modello di calcio. È la mancanza di una vera cultura sportiva a determinare questi comportamenti: ma io mi domando chi dovrebbe insegnare loro questa cultura sportiva.
Quando io andavo a giocare a pallone coi miei compagni si creava il gruppo, ma in senso positivo, ci si aiutava l'uno con l'altro e non eravamo certo fenomeni, si giocava non per sfoggiare le proprie abilità individuali, ma si giocava per stare insieme, si rideva come matti quando qualcuno faceva una papera, ma si rideva di tutto e di tutti da parte di tutti.
Il calcio è uno sport e come tale non è un momento negativo, ma estremamente positivo, creare lo spirito di gruppo e la capacità di stare con gli altri e di lavorare con gli altri. Se poi i giovanissimi lo interpretano male è perché a loro manca la cultura sportiva e questa è una cosa che gli adulti dovrebbero loro insegnare.
Quanto ai grandi che sbraitano quando vedono le partite, beh, non tutti fanno così e quelli che lo fanno sono quelli cui manca la cultura sportiva da insegnare ai giovani. Ma il calcio da adulti non è questo: si discute di moduli, formazioni, giocatori, allenatori, ma lo si può fare in modo pacifico. E poi per fare quelche cosa di positivo in 11 in campo più 3 sostituzioni e altri 4 in panchina che non entrano, ci vuole un bel lavoro di gruppo, altrimenti non si va da nessuna parte.
E la cultura sportiva non si crea né si diffonde con atteggiamenti che esasperano la non sopportazione nei confronti di qualcuno o di qualche attività sportiva.
Hahahahahaha ci mancherebbe!!! Però mi fa strano (diciamo pure che lo trovo ipocrita) che rinfacci ai tifosi qualcosa che fai abitualmente.
E vorresti sottopormi a qualche tortura?
"GPaolo":
bestemmie
Tu bestemmi da quando hai messo il tuo primo post su questo sito.
"Benny":
[quote="GPaolo"]Io tifo per il mio fratellino 25 centimetri sotto l'ombelico...
Ricordandoti che gli imbecilli non sono figli unici, [/quote]






"Benny":
questa te la potevi sinceramente risparmiare, insieme agli insulti e ai "progetti di violenza": potrebbero indurmi a pensare che la tua indole non sia poi troppo diversa da quella delle persone che fanno odiare il calcio agli appassionati civili.
Benvenuto nel club! Ormai aumentano i forumisti che trovano gli interventi di GPaolo volgari, violenti, fuoriluogo e controproducenti.
"GPaolo":
Un motivo come un altro per stare assieme.
Già. Non mi sembra un male, no?
"GPaolo":
Il bisogno del branco.
Fino a prova contraria, l'uomo è un animale sociale.
"GPaolo":
Il bisogno di emergere.
Se emergere fosse stato il motivo per cui ho fatto sport, a 7 anni sarei andato a giocare a briscola al bar dell'ACLI.
"GPaolo":
ognuno cerca di [...] mostrare quanto è bravo
Non è la stessa cosa che fanno attori, musicisti, artisti del circo, ecc. ? Almeno in campetto il biglietto non si paga e se ci si stufa si è liberi di andarsene. Inoltre, per mia esperienza, gli esibizionisti durano poco, perchè al primo errore le risate altrui spazzano via tutta la boria. Personaggi del genere si trovano nella vita scolastica, lavorativa e sociale (vedi i pavoneggiamenti con le ragazze).
"GPaolo":
Si muovono e compiono gli stessi gesti dei loro beniamini
Hai mai visto un DVD di un concerto rock? Eliminiamo anche quello?
"GPaolo":
il tutto in un continuum di sguardi torvi, grida, fischi, incitazioni, bestemmie, minacce vere e "fanculo" vari.
La mancanza di educazione è, ahimè, un problema che coinvolge contesti di rilievo ben maggiore di un campetto di periferia.
"GPaolo":
Non ci vedo nulla di commovente in tutto questo
Mi spiace per te. Molti altri ne hanno tratto invece esperienze indimenticabili. E' la vita...
"GPaolo":
Io tifo per il mio fratellino 25 centimetri sotto l'ombelico...
Ricordandoti che gli imbecilli non sono figli unici, questa te la potevi sinceramente risparmiare, insieme agli insulti e ai "progetti di violenza": potrebbero indurmi a pensare che la tua indole non sia poi troppo diversa da quella delle persone che fanno odiare il calcio agli appassionati civili.
Lo spirito de "I ragazzi della via Paal". Un motivo come un altro per stare assieme. Il bisogno del branco. Il bisogno di emergere. "Io sono più bravo di te; hai visto che tocco di palla?". Dove abito attualmente, c'è una piazzetta quotidianamente occupata da ragazzini che praticano il calcio; ognuno cerca di accaparrarsi il pallone non per "giocare", ma per mostrare quanto è bravo a palleggiare. I più incarogniti indossano perfino il costume della squadra per cui "tifano" e fischiano, sbraitano, si sbracciano per richiamare l'attenzione del compagno che in quel momento ha la palla per farsela passare. Si muovono e compiono gli stessi gesti dei loro beniamini; rimproverano il compagno se si agita troppo o se non passa la palla perché deve mostrare la sua bravura nel possederla, ma lo fanno anche loro e va bene; il tutto in un continuum di sguardi torvi, grida, fischi, incitazioni, bestemmie, minacce vere e "fanculo" vari. Non ho abbastanza pressione da innaffiarli con il tubo dell'acqua, sto pensando di procurarmi una scacciacane da 109 db, o una pistola vera per farne fuori uno o due, magari capiscono quanto rompono con le loro grida inutili e laceranti i timpani dalle due del pomeriggio alle dieci di sera ed oltre. Sono tutti, ovviamente, tifosi e sono tutti, ovviamente, dei rompicoglioni rincitrulliti incapaci di pensare ad altro passatempo più civile e più utile per loro stessi. Magari il pallone arrivasse un giorno da queste parti e qualcuno venisse a prenderlo, dovrebbero cercarlo a "Chi l'ha visto?". Non ci vedo nulla di commovente in tutto questo... Io tifo per il mio fratellino 25 centimetri sotto l'ombelico, attorniato da un triangolo di peli che quando gioca va avanti e indietro trascinandosi non una ma due palle, rosso in faccia, ma non fa casino; spero che mi faccia godere ancora per molti anni alla faccia degli imbecilli.
"WiZaRd":
[quote="Benny"]Io sono dell'idea che il suo successo sia dovuto in larga parte dalla sua praticabilità: si può giocare su quasi ogni terreno, le strutture si possono fare anche con un paio di lattine/ciabatte, si può giocare scalzi e a torso nudo, non serve essere in 22 e nemmeno essere dei maestri di tecnica. Le regole di base sono molto semplici. Pochi sport credo abbiano questa immediatezza e duttilità, necessarie per dare divertimento anche in assenza di mezzi.
Concordo.
E chi se lo scorda: per la strada, nello spiazzale retrostante l'officina del meccanico, quattro pietre belle grosse, due per squadra e una per palo. Pantaloncini, scapette e due da una parte e due dall'altra: iniziamo a divertirci. Poi il pallone si appendeva sui tetti e a turno ad arrampicarci per prenderlo. Ah, bei tempi andati![/quote]
Quoto Benny, e ... Bellissime parole Wizard, mi hai fatto commuovere

Tifo Inter!
"Benny":
Io sono dell'idea che il suo successo sia dovuto in larga parte dalla sua praticabilità: si può giocare su quasi ogni terreno, le strutture si possono fare anche con un paio di lattine/ciabatte, si può giocare scalzi e a torso nudo, non serve essere in 22 e nemmeno essere dei maestri di tecnica. Le regole di base sono molto semplici. Pochi sport credo abbiano questa immediatezza e duttilità, necessarie per dare divertimento anche in assenza di mezzi.
Concordo.
E chi se lo scorda: per la strada, nello spiazzale retrostante l'officina del meccanico, quattro pietre belle grosse, due per squadra e una per palo. Pantaloncini, scapette e due da una parte e due dall'altra: iniziamo a divertirci. Poi il pallone si appendeva sui tetti e a turno ad arrampicarci per prenderlo. Ah, bei tempi andati!
@GPaolo
Esagerato!
Esagerato!
A scuola avevo dei compagni che, interrogati in Storia, Geografia e Latino, rimanevano muti, ma se la domanda fosse stata: "Quanti gol sono stati segnati e da chi?" rispondevano senza fermarsi usando le stesse parole dei commentatori televisi. Oggi, passeggiando con la mia signora e i miei nipoti, li vedo desolatamenti "soli" in compagnia di altri "soli" davanti al bar o davanti al televisore del bar che sbraitano, come se fossero ascoltati, suggerendo questa o quella sostituzione, urlando improperi e dando pacche e "cinque" a destra e a manca in caso di gol della loro squadra. Si divertono. Il calcio è lo sport degli spensierati, meglio quello che la droga, pessimo se sono insieme. E' una religione dove ognuno può sentirsi "papa". Fanciullesco, insegna l'irresponsabilità. Ho tre figlie, ma se avessi avuto un maschio e avessi saputo che si interessava di qualche squadra, lo avrei malmenato con un randello chiodato fino a ridurlo in una massa informe di carne maciulenta. Meglio morto che tifoso. Ah, la risposta alla domanda se tifo? Vuoi chiedermelo di persona?
Io sono dell'idea che il suo successo sia dovuto in larga parte dalla sua praticabilità: si può giocare su quasi ogni terreno, le strutture si possono fare anche con un paio di lattine/ciabatte, si può giocare scalzi e a torso nudo, non serve essere in 22 e nemmeno essere dei maestri di tecnica. Le regole di base sono molto semplici. Pochi sport credo abbiano questa immediatezza e duttilità, necessarie per dare divertimento anche in assenza di mezzi.
E' dovuto ai successi degli anni Novanta o a qualche altra ragione?
Credo di sì, anche se la mia simpatia per il Parma credo con molta convinzione sia dipesa da altri fattori.
Che sia da cittadini di "bassa cultura" non l'ho ne detto ne voluto lasciare intendere.
Diciamo che per quanto mi riguarda la quasi ossessione che spesso ho visto per questo sport è riuscita a farmelo odiare.
Confesso che avevo interpretato così le parole di strangolatoremancino, quindi mi scuso.
L'ossessione che c'è per alcuni aspetti del calcio onestamente lo fa odiare, spesso, pure a me. Anche se poi la sostanza del gioco, gli aspetti più tecnici e la capacità di essere sport tecnico e tattico più di ogni altro a mio avviso lo rende unico.