Blogger condannata

_admin

Risposte
_admin
L'argomento è chiaramente off topic rispetto al tema generale del forum,
tuttavia riguarda il comportamento da tenere sia dall'amministratore, sia dai moderatori e anche dai semplici utenti/autori del forum.
L'argomentazione riportata sopra mi sembra che chiarisca un po' meglio la questione. Cioè da quanto ho capito io lo spirito stesso del blog era volutamente diffamatorio, inoltre, sempre da quello che leggo ma io non ho documentazione, la responsabile del forum era stata invitata, come si usa fare e come è giusto che sia, via email o altro mezzo via Internet, a rimuovere le diffamazioni,quindi la conclusione del processo è l'ultima fase di una serie di contrattazioni tra diffamato e diffamante.
Rimangono aperte le questioni generali sulla responsabilità del blogger e di chi ha scritto i commenti diffamanti, però ci interessa anche la prassi da tenere presente.

AntFil
L'amministratore, in quanto tale, è responsabile del reato.
L'amministratore, nel caso specifico, è responsabile del reato.
Ciò che in concreto è avvenuto è argomento di questo thread (le perplessità degli utenti lo dimostrano: le persone infatti si chiedono cosa sia avvenuto di fatto).
Infine, qualora l'amministratore non fosse stato responsabile dei commenti oggetto della querela, le cose di fatto sarebbero andate diversamente e non ci sarebbe stata alcuna querela. Che poi la sentenza dica quel che dice non comporta nulla di così strano, a ben vedere.

Rggb1
"AntFil":
... Ma il caso di cui stiamo parlando è completamente diverso dall'ipotesi di cui sopra, poiché la blogger amministratrice è la stessa persona che ha dato inizio all'operato diffamatorio, quindi il problema non si pone.

Veramente il caso, a quanto risulta, non è proprio questo. Anzi la sentenza è singolare proprio per il motivo che l'amministratore viene considerato responsabile del reato in quanto amministratore, senza applicare - per dire - l'art. 57 del codice penale.

Ribadisco: ciò che in concreto è avvenuto non è l'argomento di questo thread, che è invece ciò che consegue dalla sentenza.

Vitalluni
ah ok grazie della delucidazione

AntFil
Questo è chiaramente un esempio fuori luogo, che non fa che sminuire e ridicolizzare la discussione sull'argomento. In generale non si procede con una querela all'improvviso e dopo 5 minuti dall'apparire di un commento lesivo; il ricorrere alle vie legali infatti è sempre l'ultima spiaggia. Nel caso specifico, poi, dall'inizio del diverbio tra la blogger amministratrice e la querela, che è seguita al netto rifiuto da parte della blogger di rimuovere i commenti offensivi, sono passati mesi. In ogni caso chi amministra un blog - e questo lo dico in generale - solitamente garantisce una certa reperibilità, proprio perché si tratta di sua responsabilità l'amministrarlo. Per evitare episodi del tipo menzionato, comunque, si può utilizzare l'opzione della moderazione preventiva (un commento viene reso pubblico solo dopo esser stato ritenuto idoneo dall'amministrazione). Ma il caso di cui stiamo parlando è completamente diverso dall'ipotesi di cui sopra, poiché la blogger amministratrice è la stessa persona che ha dato inizio all'operato diffamatorio, quindi il problema non si pone.

Vitalluni
Cioè se uno perde la password del suo blog e qualcun'altro ci scrive sopra insulti viene condannato quindi?

Quanto tempo può trascorrere per rimuovere commenti offensivi?(se io avessi un blog ogni quanto devo moderare per evitare condanne?)

AntFil
Le argomentazioni riportate servono a contestualizzare l'accaduto e a renderlo comprensibile a chi legge; se ci si basasse esclusivamente su quanto si legge nei vari articoli che stanno circolando in Internet non si comprenderebbe come stanno le cose e il grado di responsabilità delle persone coinvolte. I fraintendimenti ci sono stati e sono naturali, come si può leggere nei primi commenti in questa discussione.
Riguardo alla parte da Rggb evidenziata in grassetto, non ci vedo nulla di strano. Nel caso specifico, tra l'altro, la blogger E' correa (anche se si dovrebbe dire "rea"; "correa" di chi? Delle persone che fomentava?). Contestualizzando il tutto, non esiste l'ipotesi di mancata vigilanza. Mi sembra che si stia facendo una questione di lana caprina, più di forma che di contenuto, su un fatto trasparente, che non ha nulla a che vedere, in ogni caso, con fenomeni di "bavaglio della rete" o "limitazione della libertà di parola", come già detto.

Rggb1
Faccio un up per un paio di (piccole?) considerazioni.

@Injuria, AntFil
Le vostre argomentazioni possono essere anche giustissime e rilevantissime (boh? non conosco il caso e non mi interessa), ma decisamente offtopic. Si discuteva - come avevo già detto - della sentenza, non del caso. E dire "se lo merita perché... bla bla..." anche argomentatamente, non sposta una virgola del risultato: la blogger è stata condannata, ma non perché abbia commesso essa il reato ma perché in quanto amministratore del sito è stata considerata correa. Dello STESSO reato, non di mancata vigilanza.

E dunque lasciamolo perdere, il caso in questione, ché mi sa tanto essere una querelle spinosa, di quelle che finiscono sempre con una denuncia.

Anzi, consiglio vivamente Admin di bloccare il suo stesso argomento ;) che ne dici?

AntFil
Salve a tutti, mi sono imbattuto per caso in questo forum e ho notato che un utente ha riportato qui il commento che avevo lasciato sulla pagina de "Il Fatto Quotidiano" in merito alla condanna per diffamazione di Linda Rando.

La questione riguardante l'argomento "diffamazione" è in realtà molto semplice, e gli articoli che stanno circolando nel web non rendono in modo chiaro la sostanza di quanto fatto dalla Rando e dal suo staff di Writer's Dream dal 2008 a oggi. A quanto già detto in quel commento voglio aggiungere qualche considerazione molto importante e un link fondamentale.

Writer's Dream si è propagandato e ha avuto successo inizialmente tra gli scrittori esordienti, fino a diventare quello che è oggi, per aver creato le liste delle case editrici. Queste liste sono nate come "liste nere", vere e proprie liste di proscrizione, contenenti gli editori "che truffano gli autori", "i falsi editori", "i finti editori" (quelle virgolettate sono parole della Rando). Il solo farne parte, è chiaro, è diffamazione. Prima o poi era normale che un editore la querelasse.
Dovete sapere che la Rando ha ricevuto più di 5 diffide, almeno una convocazione alla Postale, incitava gli editori a querelarla, si vantava di tutto questo... e alla fine ha semplicemente ottenuto quello che voleva.
Nella controversia con la casa editrice Zerounoundici ha attivamente fomentato l'utenza contro l'editore, esiste un botta e risposta di più di 11 pagine di Internet nel quale l'editore quasi supplica la Rando di essere rimosso dalla sua lista nera, e la Rando se ne frega.

Comunque, per darvi un'idea del modus operandi di questa blogger, è sufficiente aprire questo link e sfogliare anche solo sommariamente gli oltre 70 documenti presenti su questo blog, nel quale sono stati pubblicati gli screen del vecchio forum di Writer's Dream. Questa storia è andata avanti ANNI. http://editoriaedintorni.blogspot.it/20 ... -22_5.html

Qui trovate come sono nate le liste nere, il modo di classificare gli editori, gli insulti, lo scherno, ecc. ecc. e anche chi ha collaborato a stilare le liste degli editori. Alla luce di questi fatti non si può parlare di "bavaglio alla rete" o di "legge impropria". E' il contesto che conta, come ha detto giustamente un utente prima di me. Saluti.

dasalv12
Dalla descrizione del fatto, da me postato, mi sembra chiaro che la linea di demarcazione della responsabilità del proprietario del blog/forum/sito è la cattiva fede, criterio di fondamentale importanza anche in altri tipi di reato.
In questo caso è chiara la cattiva fede della blogger che ha aperto uno spazio proprio allo scopo di rovinare la reputazione di alcune aziende e quindi di cagionare un danno economico potenzialmente molto elevato, fra l'altro senza dare la possibilità ai diretti interessati di difendersi all'interno del blog. Proprio questo è uno dei fraintendimenti più grossi della rete, il pensare che sia tutto uno spazio democratico, mentre un blog/forum/sito è uno spazio dittatoriale in cui il proprietario, potenzialmente, può decidere di cosa discutere e chi può dire la sua nei limiti della legge, mentre gli avventori, non possono far altro che sottostare alle sue regole più o meno tolleranti e democratiche.
Penso che la sentenza, sebbene non definitiva, sia giustissima, anche se velata dal conflitto di interesse del giudice Battarino, a sua volta scrittore di narrativa.
Qui partecipano diversi professori universitari, pensate al caso in cui uno studente vi prenda in antipatia e decida di aprire un sito all'unico scopo di diffamarvi, certo che ci sarà qualche altro studente o avventore occasionale che si unirà al coro degli insulti, ma in tal caso è totalmente irrilevante il ruolo degli avventori, quello che conta è la cattiva fede del blogger a cui evidentemente non interessa informare, ma infamare che sono due cose diverse. Quindi si incita all'insulto e si lascia fare agli avventori, magari bannando i commenti in difesa del professore.
Non è ben chiaro perché sul blog di grillo sono indagati per vilipendio al capo dello stato i 22 che hanno scritto sul blog e non grillo che è responsabile del blog.
E' esattamente l'opposto della condanna alla blogger.

Ma i casi sono diversi, lo scopo del blog di Grillo non è il vilipendio al Presidente, bisogna vedere caso per caso ed in questo caso gli autori hanno una responsabilità individuale netta. Un secondo motivo è che sul blog di Grillo vengono postati centinaia di commenti, a volte migliaia, quindi la buona fede del proprietario può essere dimostrata col fatto che è estremamente complicato verificare il contenuto di migliaia di post al giorno. Anche qui vale la distinzione fra insulto allo scopo di denigrare ed informazione e/o satira politica.

vict85
Il vilipendio al presidente viene indagata dalla procura penso (e sembra che fino al 2006 prevedesse pene detentive). Mentre nel caso della blogger è stato il soggetto diffamato che ha denunciato e ha deciso lui chi denunciare. Immagino comunque che la blogger si possa essere rifiutata di cancellare e modificare i commenti.

Detto questo la condanna della blogger è un caso isolato.

_admin
Non è ben chiaro perché sul blog di grillo sono indagati per vilipendio al capo dello stato i 22 che hanno scritto sul blog e non grillo che è responsabile del blog.
E' esattamente l'opposto della condanna alla blogger.
Chi sa perché?

vict85
Attenzione però, in Italia le sentenze, al contrario degli stati di common law, non fanno diritto. Nel senso che una specifica sentenza è basata su una specifica interpretazione del testo della legge. Cambia tribunale e tutto cambia. La stessa sentenza può poi essere invertita in appello o in cassazione (e volendo persino a livello Europeo). In genere sono da considerare con una certa attenzione solo le sentenze della cassazione (e ovviamente quelli della Corte). Certamente questa sentenza potrebbe portare ad un aumento momentaneo di denuncie.

Detto questo io penso che, in generale, la prassi di chiedere al sito di cancellare le frasi per lettera o email prima di denunciare rimarrà la prassi consolidata. Specialmente quando ad offendersi è un singolo. E nel momento in cui il sito risponde cancellando i messaggi non si arriverebbe in tribunale. Anche se ovviamente la richiesta dei dati di un utente andrebbe fatta con un mandato. Inoltre, a parte quella sentenza particolare, il resto del mondo va verso la responsabilizzazione di chi mette i contenuti e non della piattaforma, purché la piattaforma reagisca in modo da fermare l’azione criminale quando richiesto. È comunque evidente che matematicamente non è twitter o facebook.

Detto questo non penso che matematicamente abbia suscitato particolari antipatie. In fondo denunciare qualcosa del genere vorrebbe dire voler far chiudere il sito.

Rggb1
"@melia":
... questo ci tranquillizza non poco.

Non dovreste essere tranquilli. Il commento si riferisce alla vicenda, forse giustamente forse no, ma è irrilevante in quanto non inficia la sentenza, che è stata emessa - come deve essere - per determinati fatti considerati reato, non perché l'imputata è giudicata poco simpatica o tendenziosa.

"Un giudice":
Quanto all’’attribuzione soggettiva di responsabilità all’imputata, essa è diretta, non mediata dai criteri di cui agli artt. 57ss. c.pen.; la disponibilità dell’amministrazione del sito Internet rende l’imputata responsabile di tutti i contenuti di esso accessibili dalla Rete, sia quelli inseriti da lei stessa, sia quelli inseriti da utenti; è indifferente sotto questo profilo sia l’esistenza di una forma di filtro (poiché in tal caso i contenuti lesivi dell’altrui onorabilità devono ritenersi specificamente approvati dal *dominus*), sia l’inesistenza di filtri (poiché in tal caso i contenuti lesivi dell’altrui onorabilità devono ritenersi genericamente e incondizionatamente approvati dal *dominus*).

Non è certamente idonea a escludere la responsabilità penale dell’imputata la clausola di attribuzione esclusiva di responsabilità agli autori dei commenti contenuta in un “regolamento” di natura esclusivamente privata per ’utilizzazione del sito (gli autori, semmai concorrono nel reato, ma di essi in questo processo non vi è traccia di identificazione, né sono imputati).

[Il grassetto l'ho messo io]. Questo è un precedente importante, tenetene ben conto.

Ryukushi1
Io comunque non condivido. Si leggono sui quotidiani cose ben più gravi di queste (es. Libero, Il Giornale), con insulti pesanti a persone, diffamazioni, derisioni, che non vengono punite penalmente (per altro secondo me giustamente), o vengono graziate dal Presidente della Repubblica. La diffamazione dev'essere di competenza solamente civile, assurdo avere la fedina penale sporca per cose del genere: il rischio dell'abuso è fortissimo.

In aggiunta di ciò: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/14/grillo-vogliono-chiuderci-blog-resteremo-senza-informazione/594236/

@melia
Grazie per le precisazioni, nella sezione dedicata ad amministratori e moderatori eravamo tutti in fibrillazione, questo ci tranquillizza non poco.

dasalv12
COMMENTO DI UN UTENTE TRATTO DALL' ARTICOLO ON LINE SUL "IL FATTO QUOTIDIANO"

Per chi conosce molto bene la vicenda, la sentenza
emessa dal Tribunale di Varese appare giustissima. Infatti è bene ricordare che
Linda Rando, fin dal 2008 (ossia ben prima della vicenda con Zerounoundici), ha
gestito e amministrato il sito/blog/forum Writer's Dream attraverso metodi
quali: distorsione delle informazioni, ingiuria, diffamazione, mancata verifica
delle informazioni riportate, incitamento al pubblico scherno, censura e ban di
numerosi utenti "scomodi". La Rando è coinvolta in prima persona
perché ha sempre fomentato interventi che incitavano allo scherno a danno del
primo che le si fosse opposto. E c'è di più. Le liste degli editori cosiddetti
"a pagamento", create da Linda Rando e tuttavia stilate nel 2009 da
una casa editrice, la Las Vegas Edizioni (di cui una collaboratrice, Carlotta
Borasio, è stata amministratrice del Writer's Dream) miravano a screditare
consapevolmente gli editori in esse contenute. Linda Rando inaugurò il suo forum
dichiarando esplicitamente che si trattava delle liste "degli editori che
truffano gli autori" (sono parole sue). La vicenda con Zerounoundici, nata
presumibilmente a seguito dell'articolo de "Il Giornale" di Antonio
Armano del 2010 (dove si parla di "black-list di sfrutta-esordienti")
non è che la punta dell'iceberg di una vicenda oltremodo vergognosa, quella per
cui un giorno una persona apre un sito/blog/forum e decide di gettare fango su
un'intera categoria. E in seguito decide anche di guadagnarci sopra. Che non
sia stato rintracciato l'autore dei commenti incriminati, in una storia del
genere, è una circostanza del tutto marginale, considerando che la blogger ha
fomentato quei commenti e li ha causati lei stessa in prima persona. Prima di
prendere posizione occorre documentarsi.

@melia
In effetti ho letto la sentenza, si tratta soprattutto di insulti alla persona, che sono condannabili anche se detti, a maggior ragione se scritti, anche solo in un blog. Quello che non capisco è la condanna alla blogger, anziché all'autore degli insulti.

poncelet
"Ryukushi":
A me sembra una sentenza contro la libertà di parola. Una persona non può nemmeno commentare liberamente cosa pensa di una casa editrice??? Mi sembra una sentenza delirante! [Adesso mi denuncia il giudice]. Senza considerare la cosa ancora più assurda di condannare lei, piuttosto che gli autori del commento.


Ho letto velocemente, ma più che dei commenti a me sembrano degli insulti. La cosa assurda è la condanna alla blogger per assenza di moderazione/segnalazione.

Ryukushi1
A me sembra una sentenza contro la libertà di parola. Una persona non può nemmeno commentare liberamente cosa pensa di una casa editrice??? Mi sembra una sentenza delirante! [Adesso mi denuncia il giudice]. Senza considerare la cosa ancora più assurda di condannare lei, piuttosto che gli autori del commento.

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