[Attualità] - La strage silenziosa

Sk_Anonymous
Leggendo questo mi si è accapponata la pelle. Chissà quanti sono in realtà i lavoratori che si sono abbandonati al fatal gesto per simili ragioni (e che non sono ricordati dall'articolo)...

Risposte
giacor86
Quinzio cosa vuoi che ti si dica? Brava formichina, continua a disprezzare le cicale! Io personalmente non ho mai sopportato chi fa i conti i tasca agli altri. Se uno vuole una Mercedes e può, fa bene a comprarsela. O meglio, Se se la compra sono fatti suoi. E poi una volta lessi una frase che dice "è brutto morire poveri, ma è stupido essere i più ricchi del cimitero".

Quinzio
"Injuria":

Penso che chi legge abbia già visto il film "capitalism: a love story", fra l'atro si può vedere spezzato in due su youtube.
Non pretendo di concludere nulla con questi post, in realtà la mia risposta è stata una reazione al post di Luca Lussardi, senza rancore, ma mi è parsa molto sommaria e superficiale. Come ho detto bisogna trovarsi in certe situazione per poter capire come ci si sente. ....
Le aspettative contano.


Anch'io ho avuto una reazione simile, ma non aggiungo commenti per rispetto di chi scrive comunque le sue idee.

Io, nel mio piccolo mondo privato, sono sempre stato abituato a questo: a mettere da parte qualcosa.
La filosofia è che qualche soldo lo metti via, sempre e comunque. Perchè.... ?
Perchè "non si sa mai".
Una volta, 60, 70, 80 anni fa, il "non si sa mai" era molto più diffuso, era una regola.
Perchè sai quello che succede oggi, domani non lo sai.
Magari la tua vita scorrerà sempre felice, oppure no. Sono tante le avversità che "capitano", e non sto qui a fare inutili elenchi di sciagure e accidenti.
A volte racconto a qualcuno a quanto ammonta quello che "ho messo via". In tanti mi chiedono perchè lo faccio. Un po' ci sono stato abituato, un po' per il "no si sa mai".
Due anni fa ho fuso il motore di una auto vecchia di 13 anni. Non valeva la pena aggiustarla. Ne ho comprato una nuova.
Quando ho detto al concessionario che non avevo bisogno di un finanziamento, mi ha guardato con un certo stupore.
Forse è questo il problema di oggi.
Ci si stupisce di chi paga in contanti e non di chi deve fare debiti perchè "non li ha". Perchè ?
E' chiaro che poi quando perdi il lavoro, il fuoristrada non lo puoi mangiare a cena.
Io non so quanti di quelli che si sono suicidati avevano un mutuo per la villettina (invece di accontantarsi di un appartamento) nuova oppure le rate da pagare per il fuoristrada.
Io potevo permettermi un Mercedes nuovo quando ho cambiato auto. Ho preso una Clio. "Fa un po' te".
C'è anche un navigatore che non uso quasi mai, un lettore CD che non uso, e ha tutti gli accessori.
E' chiaro che poi quando vivi in un mondo che ti giudica per quello che hai e non per quello che "sei" (qualunque cosa voglia dire), diventa difficile rinunciare a certe cose.
Conosco gente, dipendenti comuni, che spendono regolarmente tutto lo stipendio fino all'ultimo. Il premio aziendale serve per l'IPhone. Poi un giorno perdi il lavoro, ecc. ecc.
Va beh, chiedo scusa se ho annoiato qualcuno con queste mie considerazioni, ma è un argomento che mi tocca abbastanza da vicino (come tutti del resto).
Da qualche parte ho letto che il rapporto che uno ha coi soldi è fondamentalmente irrazionale.
Vero, verissimo anche questo.

Quinzio
"Injuria":

Sulla questione qualità della vita= soldi dico che è facile dire così finchè non si prova ad essere con l'acqua alla gola. Un conto è lavorare per avere soldi in più per beni voluttuari, un altro conto è lavorare per pagare la casa ed un' istruzione per i figli...capite che i contenuti a quel punto sono diversi.


Vero, verissimo.
E' un discorso che ho fatto anche con altre persone. C'è chi lavora per il maglione firmato e chi per pagare il mutuo.

dasalv12
Che la correlazione esista è storia e cronaca. Nel 1929 bloccarono l' accesso ai tetti degli edifici a causa dell' ondata dei suicidi che avevo provocato il crollo in borsa e la conseguente crisi occupazionale.
Ci vorrebbe uno psichiatra per comprendere i meccanismi mentali di tal gesto disperato. Come dici tu influisce molto la cultura, la scala di valori individuali e l'ambiente sociale.
Nel caso circoscritto del suicidio per motivi economici è la polizia stessa ad indagare sulle probabili motivazioni, i giornalisti non fanno altro che riportarle negli articoli.
Mi appiglio a quello che hai scritto sulle comuni ed modi alternativi di vita, un tema che ho tralasciato nel post precedente perché si aprirebbe un mondo. Abbiamo basato molte relazioni umane sul mercato e sull'individualismo, siamo cresciuti con questi valori e chi ti sta intorno ragione con questi valori ed è difficile fare i frati in una nave di pirati.
Penso che chi legge abbia già visto il film "capitalism: a love story", fra l'atro si può vedere spezzato in due su youtube.
Non pretendo di concludere nulla con questi post, in realtà la mia risposta è stata una reazione al post di Luca Lussardi, senza rancore, ma mi è parsa molto sommaria e superficiale. Come ho detto bisogna trovarsi in certe situazione per poter capire come ci si sente. Guardatevi qualche documentario su cosa è diventata Atene oggi: una città fantasma di gente che ha perso la speranza. L'umore collettivo è una cosa seria e l'aumento di suicidi può essere un campanello d'allarme.
I nuovi piani quinquennali della Cina prevedono una ristrutturazione economica basata su prodotti innovativi e di qualità, i progetti economici dei prossimi 30 anni per l'Italia è uno solo: pagare i debiti. Le aspettative contano.

dzcosimo
"Injuria":

...questo elemento c'è finché c'è il presupposto che il lavoro sia solo soldi. Il lavoro è fatto di relazioni, di socialità, di bisogno di stima, bisogno di partecipazione, stimoli etc...
Allora, chi di voi ha scelto di studiare matematica e di insegnarla lo ha fatto solo per lo stipendio? Potevate fare mille altre cose per lo stesso stipendio.
Sulla questione qualità della vita= soldi dico che è facile dire così finchè non si prova ad essere con l'acqua alla gola. Un conto è lavorare per avere soldi in più per beni voluttuari, un altro conto è lavorare per pagare la casa ed un' istruzione per i figli...capite che i contenuti a quel punto sono diversi.


prima obiezione:
le medesime relazioni, o comunque relazioni simili, si possono ottenere con altri lavori, non per forza retribuiti. Un'altra cosa che si da spesso per scontata è la relazione biunivoca fra lavoro e guadagno. Una persona che ama lavorare lo potrà fare sempre, anche se perde il lavoro, per assurdo.
seconda obiezione:
Non mi pongo certo fuori dal problema, io vi sono dentro fino al collo. Non per questo sono esonerato dal pormelo, anzi sono ancora più spinto a farlo.
Comunque estremo per estremo, le soluzioni sono varie e dipendono dalle diverse sensibilità: dalle comuni cristiane a quelle comuniste che si trovano in tutta italia, alle nuove comunità agricole che vanno formandosi, e mille alte opzioni ancora. Non dico che sia facile, dico solo che il problema a mio avviso sta più nel sistema sociale che in quello economico, più nell'attaccamento delle persone ad un certo stile di vita che alla perdita del lavoro. Si dovrebbe cercare di capire se l'essenza dell'esistenza sta nell'avere una casa, una macchina, e un posto di lavoro o in altro.

Infine, lasciando stare bistecco sugli occhi e simili, ripeto che non mi interessa sapere se una correlazione vi sia, ma mi interessano i motivi che stanno dietro sia a tale ipotetica correlazione, sia ai motivi che portano naturalmente ad individuarla sia le persone coinvolte, sia i giornalisti, sia le persone sedute sul divano a casa

Cmax1
Vado un po' OT, ma l'argomento mi ha richiamato un articolo che ho letto qualche giorno fa, secondo cui, da stime dell'ADI (l'associazione dei dottorandi e dei dottori di ricerca), nell'ultimo anno circa 20000 ricercatori precari hanno perso il contratto. Non ho trovato altre fonti a riguardo. Coloro che frequentano gli ambienti universitari hanno avuto qualche percezione del fenomeno?

dasalv12
Vorrei però aggiungere una cosa. Trovo che la cosa preoccupante su cui dover ragionare sia che (indipendentemente dall'esistenza di un legame diretto fra il periodo di crisi e l'aumento di suicidi) si consideri cosa normale il far coincidere la qualità della vita con il denaro posseduto, tanto da trovare del tutto normale presentare le vittime di questi avvenimenti tragici come "vittime della crisi" e non come "vittime di una società fatta di valori distorti".


...questo elemento c'è finché c'è il presupposto che il lavoro sia solo soldi. Il lavoro è fatto di relazioni, di socialità, di bisogno di stima, bisogno di partecipazione, stimoli etc...
Allora, chi di voi ha scelto di studiare matematica e di insegnarla lo ha fatto solo per lo stipendio? Potevate fare mille altre cose per lo stesso stipendio.
Sulla questione qualità della vita= soldi dico che è facile dire così finchè non si prova ad essere con l'acqua alla gola. Un conto è lavorare per avere soldi in più per beni voluttuari, un altro conto è lavorare per pagare la casa ed un' istruzione per i figli...capite che i contenuti a quel punto sono diversi.

dasalv12
In Grecia, nel 2011, i suicidi di cui si ha notizia sono aumentati del 40%. Ora, negare che non esista una correlazione fra crisi economica, aspettative future e depressione vuol dire avere non le fette di salame sugli occhi, ma due fiorentine al sangue.
Capisco che certe cose possono essere comprese solo se si vivono sulla propria pelle, chi è "a posto" perché ha un buon lavoro ed un alto tasso di istruzione può avere una percezione superficiale del fenomeno. Non è facile mettersi nei panni di altre realtà, so che la maggior parte qui sono matematici, alcuni professori, bene, immaginate di perdere tutte le vostre sicurezze nel giro di pochi mesi: l' istituzione per cui lavorate ha fatto debiti enormi che crescono sempre di più a causa di ignavia politica e per il pagamento di interessi enormi...passa il tempo, ma sembra un vortice senza uscita. Non solo: nei paesi dell' est ed in asia sfornano secchiate di matematici disposti a lavorare per 1/3 del vostro stipendio per 18 ore al giorno arraggiandosi a vivere in un dormitorio. Capita che intorno a voi si crei un vuoto, avete perso il lavoro e quelli che vi stanno intorno vi considerano dei pappamolle, famigliari compresi. I politici, gli economisti e compagnia bella vi hanno definito per mesi dei privilegiati che hanno mangiato pane a tradimento ed ora si progetta di tagliare tutte e protezioni sociali che il giorno prima sembravano diritti acquisiti, roba per cui avevano lottato i vostri nonni vengono spazzate vie in pochi mesi. Ci sono sempre i vosti risparmi, messi via in anni, peccato che i titoli che vi aveva consigliato la banca sono finiti quasi a 0, più tardi la banca fallirà ed il resto che avevate sul conto sparisce.
Non siete adeguati ed il mondo gira ad una velocità maggiore per voi, avete paura di uscire di casa per non spendere soldi o per non sprecare benzina, dunque difficile vedere amici, difficile fare dei progetti in famiglia, vi avviate verso i 50 anni e di emigrare a quell' età non se ne parla nemmeno, non ci avevate mai pensate in realtà, eravate sicuri fino a pochi mesi prima.
Incomincia a sorgervi il pensiero che siete inutili, intorno a voi c'è un clima funereo di depressione, pensate che tutto ciò che avete fatto non è sevito a nulla, siete in ansia perché il tempo passa e non trovate collocazione, la vostra laurea non è richiesta e siete troppo vecchi per "il mercato". I giorni passano senza scopo, le relazioni sociali si sono ridotte all'osso, incominciate ad odiare pure la matematica, la vecchia passione che ora vi ha messo nei guai. Anche in famiglia qualcosa non va, c'è sconforto ed i vostri parenti vi guardano storto a vedervi oziare in casa, qualcuno ride pure di voi...

...bon mi fermo qui...leggetevi l'articolo se ne avete voglia...



http://www.corriere.it/salute/11_settem ... 572a.shtml

Sk_Anonymous
"dzcosimo":

Vorrei però aggiungere una cosa. Trovo che la cosa preoccupante su cui dover ragionare sia che (indipendentemente dall'esistenza di un legame diretto fra il periodo di crisi e l'aumento di suicidi) si consideri cosa normale il far coincidere la qualità della vita con il denaro posseduto, tanto da trovare del tutto normale presentare le vittime di questi avvenimenti tragici come "vittime della crisi" e non come "vittime di una società fatta di valori distorti".

Su questo sono parzialmente d'accordo: sul fatto che la società imponga l'ideale del denaro e della ricchezza non ci piove, e nemmeno sul fatto che ci sia della gente che arrivi a suicidarsi perché non in grado di mantenere un più che elevato stile di vita. Tuttavia qui la questione è (parzialmente) diversa: per chi crede nel senso di colpa, costringere i propri lavoratori alla disoccupazione (con annessi e connessi) potrebbe essere un motivo sufficiente per farla finita.

Sorvolo pur'io sulla questione "sanità di mente", ché si tratta di un argomento estremamente complicato, e sicuramente intorno al quale non ci si può pronunciare con quattro righe striminzite di commento.

dzcosimo
Sul punto 1 concordo
Sul punto 2 non riesco bene a capire cosa tu intenda per "persona sana di mente", ma su questo sorvolerei, perchè mi pare il classico argomento che ci porterebbe ad una lunghissima ed inutile conversazione

Vorrei però aggiungere una cosa. Trovo che la cosa preoccupante su cui dover ragionare sia che (indipendentemente dall'esistenza di un legame diretto fra il periodo di crisi e l'aumento di suicidi) si consideri cosa normale il far coincidere la qualità della vita con il denaro posseduto, tanto da trovare del tutto normale presentare le vittime di questi avvenimenti tragici come "vittime della crisi" e non come "vittime di una società fatta di valori distorti".

Luca.Lussardi
Non voglio creare polemiche ma non credo che questa "strage" sia legata al momento di crisi, e porto due ragioni a sostegno di questo.
1) siamo in un periodo in cui questa storia di suicidio per motivi legati al lavoro fa notizia; è abbastanza probabile che questi eventi, con maggiore o minore frequenza, siano sempre successi, ma evidentemente oggi siamo più sensibili.
2) io ho sempre creduto, e lo credo tutt'ora, che il suicidio non è un atto che una persona sana di mente può arrivare a fare, qualunque motivo ci sia sotto. Ora mi pare altrettanto improbabile che tutti questi casi siano suicidi di persone che si sono ammalate a causa del lavoro.

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