Ancora donne e matematica

wedge
Una risposta alle idee sessiste che giravano in un altro topic poi chiuso.

Dove c'è più emancipazione sono abili come gli uomini. Italia fanalino di coda
Una ricerca di quattro economisti italiani pubblicata su Science
DONNE E MATEMATICA: QUESTIONE DI POTERE
http://www.repubblica.it/2008/05/sezion ... atica.html

Risposte
gugo82
"silente":
[quote="Gugo82"]
La tesi del saggio breve è questa: posto che giochi diversi sviluppano abilità diverse (d'altra parte il gioco serve a sviluppare abilità, nell'uomo come in ogni altro animale), la differenza tra le abilità ed i "comportamenti" matematici medi di maschi e femmine nasce proprio a causa dei giochi differenti che essi amano giocare da piccoli.

Ciao Gugo, ciò che non capisco è il modo in cui questi differenti comportamenti possano determinare una disparità fra i casi di eccellenza senza incidere sui valori medi. Mi pare che ci sia una contraddizione.[/quote]
Può darsi che se ci si limita ad una Matematica di livello medio i due tipi di "comportamenti" (ma forse sarebbe meglio parlare di due tipi di "intelligenza" diversi, sviluppati dalle due classi di giochi) si equivalgano e che la differenza venga fuori solo passando ad argomenti più hard.
Ciò potrebbe accadere, anzi ci sono esempi di teorie scientifiche per cui accadono effettivamente fenomeni del genere. Ad esempio, la differenza che c'è tra la relatività galileiana e quella einsteiniana è di questo tipo: infatti i due modelli si equivalgono quando si ha a che fare con velocità basse (rispetto a quella della luce), mentre il secondo diventa quello migliore (nel senso di più aderente alla realtà sperimentale) per velocità prossime a quella della luce.

Ad ogni modo, come ho già avuto a dire, bisognerebbe fare studi di più ampia portata per rispondere sensatamente alla questione.

Cheguevilla
"Gugo82":
[quote="silente"]Vogliate scusare Silente se incorre in ripetizioni ma non è riuscito ad aprire la pagina 1 di questo topic :-)
Vi segnalo un articolo di M. Palma in cui viene discussa la disparità tra i due sessi nei casi di eccellenza in matematica.

http://matematica.unibocconi.it/donne20 ... stione.htm

Trovo strana (se non ho frainteso) l'ipotesi di un legame coi giochi dei bambini; non vedo il nesso coi casi di eccellenza.

P.S. Voi siete smontatori incalliti?

La tesi del saggio breve è questa: posto che giochi diversi sviluppano abilità diverse (d'altra parte il gioco serve a sviluppare abilità, nell'uomo come in ogni altro animale), la differenza tra le abilità ed i "comportamenti" matematici medi di maschi e femmine nasce proprio a causa dei giochi differenti che essi amano giocare da piccoli.



P.S.: Da piccolo, diciamo dai cinque anni fino ai 12, ho sempre giocato con i LEGO. Ho ancora conservato qualcosa in cantina! :-D
Se devo direla verità, non ho mai sentito l'impulso di smontare il motore del motorino, soprattutto perchè non l'ho mai avuto.[/quote]Anche io ho sempre giocato con i Lego.
Ed ora mi sono trasferito nella loro terra d'origine.
Comunque, si, ho sempre avuto l'impulso di smontare il motorino e successivamente la moto.
Qualcosa mi spinge a dare credito a questa tesi, anche se comunque non è che uno dei tanti fattori.

silente1
"Gugo82":

La tesi del saggio breve è questa: posto che giochi diversi sviluppano abilità diverse (d'altra parte il gioco serve a sviluppare abilità, nell'uomo come in ogni altro animale), la differenza tra le abilità ed i "comportamenti" matematici medi di maschi e femmine nasce proprio a causa dei giochi differenti che essi amano giocare da piccoli.


Ciao Gugo, ciò che non capisco è il modo in cui questi differenti comportamenti possano determinare una disparità fra i casi di eccellenza senza incidere sui valori medi. Mi pare che ci sia una contraddizione.

gugo82
"silente":
Vogliate scusare Silente se incorre in ripetizioni ma non è riuscito ad aprire la pagina 1 di questo topic :-)
Vi segnalo un articolo di M. Palma in cui viene discussa la disparità tra i due sessi nei casi di eccellenza in matematica.

http://matematica.unibocconi.it/donne20 ... stione.htm

Trovo strana (se non ho frainteso) l'ipotesi di un legame coi giochi dei bambini; non vedo il nesso coi casi di eccellenza.

P.S. Voi siete smontatori incalliti?

La tesi del saggio breve è questa: posto che giochi diversi sviluppano abilità diverse (d'altra parte il gioco serve a sviluppare abilità, nell'uomo come in ogni altro animale), la differenza tra le abilità ed i "comportamenti" matematici medi di maschi e femmine nasce proprio a causa dei giochi differenti che essi amano giocare da piccoli.



P.S.: Da piccolo, diciamo dai cinque anni fino ai 12, ho sempre giocato con i LEGO. Ho ancora conservato qualcosa in cantina! :-D
Se devo direla verità, non ho mai sentito l'impulso di smontare il motore del motorino, soprattutto perchè non l'ho mai avuto.

silente1
Vogliate scusare Silente se incorre in ripetizioni ma non è riuscito ad aprire la pagina 1 di questo topic :-)
Vi segnalo un articolo di M. Palma in cui viene discussa la disparità tra i due sessi nei casi di eccellenza in matematica.

http://matematica.unibocconi.it/donne20 ... stione.htm

Trovo strana (se non ho frainteso) l'ipotesi di un legame coi giochi dei bambini; non vedo il nesso coi casi di eccellenza.

P.S. Voi siete smontatori incalliti?

vict85
"Gugo82":

Tuttavia potrebbe essere interessante seguire le abilità matematiche dei ragazzi anche in età "più avanzata": forse da dati del genere si trarrebbero conclusioni più significative in ambito biologico.


Considerando che una persona più cresce e più è influenzata dalla sfera sociale che la circonda non mi sembra che si possa dire nulla di attendibili in ambito biologico analizzando adulti. E comunque credo sia un dato inutile.

Comunque concordo sul dire che studi sui bambini non dicono nulla sulle capacità matematiche reali. Detto questo ritengo che la differenza tra un bambino/a che ama la matematica da uno/a che non la ama sono sicuramente maggiori di quelle tra due membri delle stessa categoria ma di sessi opposti (sempre ammesso che ce ne siano). Tra l'altro seppur nel caso dei migliori spesso (in Italia) il migliore è un maschio, nel caso dei "peggiori" le femmine hanno risultati generalmente migliori.

Cheguevilla
Lei lavora in Canada e non è intenzionata a trasferirsi stabilmente in Italia.
E qualcosa vorrà pur dire...

io credo che sia principalmente perché le bambine vengono cresciute dicendogli ogni giorno che la loro vita sarà più difficile di quella di un maschio (e personalmente trovo che questo sia terrorismo psicologico e dannoso perché ostacola il dialogo tra i sessi).
Come dicevo, è parte integrante della cultura italiana. Questo è solo uno dei piccoli componenti.
Ciò che si vede non è la malattia, è solo il sintomo. Le donne sono particolarmente svantaggiate rispetto agli uomini in Italia, perchè questa cosa fa parte della cultura italiana al punto tale che spesso, anche chi si dichiara per la parità dei sessi, compie atti che vanno nella direzione opposta. Magari in buona fede.

_admin
Ah, ma allora sei fissato!
Aspettiamo ricerche più efficaci:)

gugo82
"Admin":
http://www.galileonet.it/primo-piano/10095/perche-le-donne-non-contano

Ah, la ricerca è stata fatta analizzando dati di ragazzi al di sotto dei 15 anni o comunque frequentanti le scuole medie inferiori.
Tenendo presente che:

a) statisticamente la passione per la Matematica si sviluppa dai 15 anni in sù;
b) i problemi che si incontrano a fino a quell'età sono per lo più problemi di calcolo;
c) gli studenti delle scuole medie inferiori non hanno quasi mai visto una dimostrazione in vita loro;*

mi pare che il risultato non sia tanto epocale.

Probabilmente, se fossi donna, la rilevanza data ad uno studio di questa portata mi darebbe anche un po' fastidio perchè essa è sostanzialmente frutto di una cattiva lettura dei risultati.
A mio avviso, il risultato fondamentale di questo studio riguarda la sfera sociale, non le differenze biologiche tra uomo e donna, ed è una conferma di un fatto importante: tutti gli esseri umani seguiti adeguatamente ed ugualmente (ossia senza discriminazioni) dalle famiglie e dalla scuola riescono ad apprendere allo stesso modo le tecniche di calcolo e le tecniche basilari per la risoluzione di problemi.
Questo fatto non mi pare sorprendente (ma forse ciò dipende dal fatto che credo profondamente nell'uguaglianza tra le potenzialità dell'uomo e della donna) e perciò la rilevanza data ad una pessima interpretazione dei dati mi darebbe fastidio, come detto più sopra.

Tuttavia potrebbe essere interessante seguire le abilità matematiche dei ragazzi anche in età "più avanzata": forse da dati del genere si trarrebbero conclusioni più significative in ambito biologico.


__________
* Questi non sono dati sicuri... diciamo piuttosto che si basano su esperienze personali. Se qualche insegnante volesse dire qualcosa di più circostanziato su questi tre punti (o anche se volesse smentirli uno ad uno) gliene sarei grato.

*** EDIT: Sorry Admin, ho modificato il post mentre rispondevi: è cambiata la forma, ma il contenuto è rimasto uguale (anzi forse ho espresso meglio alcune cosette). :-D ***

_admin

gugo82
[PartiallyOT]
"SnakePlinsky":
Questa è la dura e cruda realtà delle giovani in Italia...

Per avere un quadro completo della sconfortante condizione femminile in Italia basta guardare Lucignolo in onda adesso su Italia1. :evil:
[/PartiallyOT]

SnakePlinsky
"Cheguevilla":
...
Ma i maschi non corrono il rischio di rimanere incinti e di prendersi 9 mesi di maternità.
Quando avrai una ragazza di 25 anni che cerca lavoro, prova a chiederle quali domande le fanno gli intervistatori ai colloqui...
...


Questa è la dura e cruda realtà delle giovani in Italia, e l'incidenza del fatto riportato cresce in proporzione diretta al grado di importanza del lavoro.

vict85
"Cheguevilla":
Certo, non ci farai caso, ma ce l'hai nel sangue.


Non credo il sangue conti molto in questi casi... Al limite conta la mia educazione. Comunque mi sento insultato, io non sono maschilista.
Con non ci faccio caso non dico che non mi rendo conto che lo sono ma che è tanto evidente che ormai evito di indignarmi per non rovinarmi la giornata.
In ogni caso non condivido le politiche che sono state intraprese per l'uguaglianza: ritengo che puntare solo sulle "quote rosa" sia inutile se non controproducente nel lungo periodo (evidenzierei il solo, non sono contrario con questa politica ma sono come azione temporanea di supporto ad altre politiche)...
P.S: non credo che ai bambini l'uguaglianza vada insegnata... loro già la conoscono: è la differenza che si impara (e che non andrebbe insegnata).

"Cheguevilla":
Ma i maschi non corrono il rischio di rimanere incinti e di prendersi 9 mesi di maternità.
Quando avrai una ragazza di 25 anni che cerca lavoro, prova a chiederle quali domande le fanno gli intervistatori ai colloqui...


Io ne ho 23 e la mia ragazza pure. Lei lavora in Canada e non è intenzionata a trasferirsi stabilmente in Italia. Avendo fatto esami di sociologia ne ho sentite anche troppo di queste cose... Ma rimane il fatto che una ragazza intenzionata a mettere su famiglia preferisce un ragazzo che lavori in modo stabile.

"Cheguevilla":
O perchè la situazione attuale in Italia è molto più svantaggiosa per le donne rispetto agli uomini?


Se non ricordo male il 46% delle donne non lavora. La situazione attuale in Italia sicuramente è più svantaggiosa ma io credo che sia principalmente perché le bambine vengono cresciute dicendogli ogni giorno che la loro vita sarà più difficile di quella di un maschio (e personalmente trovo che questo sia terrorismo psicologico e dannoso perché ostacola il dialogo tra i sessi).
In ogni caso le due cose non si contraddicono... le donne soppesano meglio i rischi perché ritengono (spesso a ragione) che i loro rischi sono maggiori rispetto a quelli di un maschio. Poi sono solo ipotesi e non tutte le ragazze pensano nello stesso modo.

Cheguevilla
al sessismo italiano non faccio più molto caso.
Certo, non ci farai caso, ma ce l'hai nel sangue.
"vict85":
Le ragazze sono più propense (per motivi sociali credo) a fare progetti più pratici, concreti e a breve distanza. La sicurezza di un impiego come insegnanti o in qualche banca ha un attrazione molto più forte di un impiego come professore universitario che è meno sicuro e che potrebbe costringerti a fare molta gavetta (un lavoro in banca è inoltre molto più pagato). I maschi sono più sognatori, noi amiamo la gloria, vogliamo salvare il mondo, vogliamo l'immortalità e cosa meglio di un teorema con il nostro nome può darcelo? Io credo che in questo sia la grossa variabilità nei risultati i maschi.


Anche i maschi non possono pensare di mettere su famiglia prima di trovare un lavoro stabile...
Ma i maschi non corrono il rischio di rimanere incinti e di prendersi 9 mesi di maternità.
Quando avrai una ragazza di 25 anni che cerca lavoro, prova a chiederle quali domande le fanno gli intervistatori ai colloqui...

Ma dalle persone che sento generalmente una ragazza ha generalmente sogni meno campati in aria (parlo nel settore professionale). Probabilmente è solo che soppesano meglio i rischi...
O perchè la situazione attuale in Italia è molto più svantaggiosa per le donne rispetto agli uomini?

vict85
"Cheguevilla":
Per lo stesso motivo di cui sopra. Quello che tu chiami "applicativo", nella mia lingua si chiama "professionalizzante". Ed è ciò che cercano i datori di lavoro. Quindi...


Mai considerato come un difetto andare a lavorare per una azienda. Ma rimane il fatto che non fanno ricerca e quindi il numero di donne nelle facoltà non cresce in maniera determinante (anche se da me le professoresse sono un buon numero, tanto che ne ho incontrate meno a scienze politiche).

"Cheguevilla":
Come le donne, allo stesso modo.
Ma in Italia, sono poche le donne che possono permettersi di stare a sognare, la maggior parte deve trovare un lavoro prima di sposarsi o di avere un bambino.


Anche i maschi non possono pensare di mettere su famiglia prima di trovare un lavoro stabile... Ma dalle persone che sento generalmente una ragazza ha generalmente sogni meno campati in aria (parlo nel settore professionale). Probabilmente è solo che soppesano meglio i rischi...

P.S: al sessismo italiano non faccio più molto caso. Io non mi sento italiano e generalmente non li capisco.

Cheguevilla
Non vedo dove sia la novità della ricerca... Si sa già da anni e sono stati pubblicati vari articoli. Ma i giornali italiani li vedono sempre come novità.
Perchè la società italiana è spaventosamente sessista e maschilista.
Profondamente, nella cultura. Fa parte delle famose "radici cristiane".
Bisogno di esempi?
Quote rosa nelle public company Oman e Kuwait meglio dell'Italia
Fondi alle donne vittime di violenza deviati verso la copertura dell' Ici
GALANTERIE, BATTUTE E GAFFE LE DONNE SECONDO IL CAVALIERE
In Consiglio poche donne Cirinnà vice presidente
Aggiungendo quanto già detto sulla detassazione degli straordinari, che comprometterà ancora di più la già grave situazione.

So che le ragazze sono meno interessate alla ricerca... Non so da cosa sia dovuto, forse hanno paura di non essere abbastanza in gamba
La ricerca è la cosa più insicura che ci sia in Italia dal punto di vista lavorativo.
Date le attuali condizioni del mercato del lavoro, una ragazza corre un rischio enorme, poichè se a trent'anni non ha un lavoro stabile, la situazione diventa fastidiosa.

Tra gli altri, le ragazze soprattutto, vi è un buon numero che cerca di trovare un settore applicativo e anche se magari molto capaci non si sognerebbero mai di dimostrare cose nuove.
Per lo stesso motivo di cui sopra. Quello che tu chiami "applicativo", nella mia lingua si chiama "professionalizzante". Ed è ciò che cercano i datori di lavoro. Quindi...

I maschi sono più sognatori, noi amiamo la gloria, vogliamo salvare il mondo, vogliamo l'immortalità e cosa meglio di un teorema con il nostro nome può darcelo?
Come le donne, allo stesso modo.
Ma in Italia, sono poche le donne che possono permettersi di stare a sognare, la maggior parte deve trovare un lavoro prima di sposarsi o di avere un bambino.

vict85
"irenze":
[quote="vict85"]Certo a meno che la maggior parte delle studentesse non abbia intenzione di rivolgersi all'insegnamento nelle scuole inferiori o nelle aziende lasciando quindi l'università e la ricerca a mashi.


Ma questo è quello che succede, mio caro!!!
La maggior parte delle mie compagne di corso ha scelto la didattica o è andata a lavorare alla fine del CdL, e se al primo anno le ragazze erano di più vai a vedere quante dottorande in Matematica ha La Sapienza in proporzione ai ragazzi... Nell'ultimo ciclo non ne è entrata NEMMENO UNA (sono miei coetanei, ti assicuro che all'inizio le ragazze erano di più)!!!
E non solo adesso, direi che almeno dagli anni '60-'70 è sempre stato così, le ragazze si iscrivevano a Matematica ma per andare a insegnare.
Dove mi trovo adesso le ragazze sono solo il 16% dei dottorandi, meno di 1 ogni 6, contro un 42% di stranieri, ad esempio. Negli USA hanno un programma speciale per le donne nella matematica... ecc ecc
La divisione, anche se non così netta (si va avanti per scremature successive) avviene già al secondo anno di corso, quando si scelgono i percorsi. La mia personale impressione è che i ragazzi, anche se mediocri, siano più incoraggiati e stimolati a perseguire il proprio obbiettivo, mentre le ragazze si "arrendono" prima, e preferiscono prendere 30 in Storia della Matematica o Didattica della Probabilità o quant'altro piuttosto che 24 in Analisi Funzionale. Non so però da cosa questo dipenda. Forse anche da motivi sociali, perché no.[/quote]

Non l'ho detto a caso. So che le ragazze sono meno interessate alla ricerca... Non so da cosa sia dovuto, forse hanno paura di non essere abbastanza in gamba (al di là del fatto che molto probabilmente non è così). Negli USA so che comunque pochi si iscrivono per insegnare mentre in Italia noto che tra i miei compagni (considerando la mia condizione particolare è più corretto dire quelli della triennale) ce ne sono molti che si iscrivono con quello scopo e snobbano la vera matematica (per alcuni sono esami inutili che ti tocca sorbire e trovano realmente bella la matematica elementare). Tra gli altri, le ragazze soprattutto, vi è un buon numero che cerca di trovare un settore applicativo e anche se magari molto capaci non si sognerebbero mai di dimostrare cose nuove.
Io non credo sia una questioni di stimoli... Io ho ricevuto incoraggiamenti in passato e molte persone mi ritengono molto intelligente ma erano incoraggiamenti generalizzati (tipo il relatore della mia prima tesi mi ha suggerito di scrivere libri). Incoraggiamenti che potevano essere fatti anche a ragazze (e a scienze politiche, dove insegnava il relatore, spesso lo sono). Io credo sia una questione di ambizioni e progetti. Le ragazze sono più propense (per motivi sociali credo) a fare progetti più pratici, concreti e a breve distanza. La sicurezza di un impiego come insegnanti o in qualche banca ha un attrazione molto più forte di un impiego come professore universitario che è meno sicuro e che potrebbe costringerti a fare molta gavetta (un lavoro in banca è inoltre molto più pagato). I maschi sono più sognatori, noi amiamo la gloria, vogliamo salvare il mondo, vogliamo l'immortalità e cosa meglio di un teorema con il nostro nome può darcelo? Io credo che in questo sia la grossa variabilità nei risultati i maschi.
Quante volte si legge che qualcuno ha letto da piccolo di un problema e ha sempre sognato di risolverlo e poi, dopo magari 30 anni, lo risolve? Noi siamo così, eterni sognatori... Del resto cos'è la crisi di mezz'età se non in renderci conto che non siamo riusciti a realizzare i nostri sogni?

P.S: ho una laurea in scienze politiche e ora studio matematica (le motivazioni che mi hanno spinto a queste scelte sono ininfluenti, in ogni caso la matematica mi è sempre piaciuta)

irenze
"vict85":
Certo a meno che la maggior parte delle studentesse non abbia intenzione di rivolgersi all'insegnamento nelle scuole inferiori o nelle aziende lasciando quindi l'università e la ricerca a mashi.


Ma questo è quello che succede, mio caro!!!
La maggior parte delle mie compagne di corso ha scelto la didattica o è andata a lavorare alla fine del CdL, e se al primo anno le ragazze erano di più vai a vedere quante dottorande in Matematica ha La Sapienza in proporzione ai ragazzi... Nell'ultimo ciclo non ne è entrata NEMMENO UNA (sono miei coetanei, ti assicuro che all'inizio le ragazze erano di più)!!!
E non solo adesso, direi che almeno dagli anni '60-'70 è sempre stato così, le ragazze si iscrivevano a Matematica ma per andare a insegnare.
Dove mi trovo adesso le ragazze sono solo il 16% dei dottorandi, meno di 1 ogni 6, contro un 42% di stranieri, ad esempio. Negli USA hanno un programma speciale per le donne nella matematica... ecc ecc
La divisione, anche se non così netta (si va avanti per scremature successive) avviene già al secondo anno di corso, quando si scelgono i percorsi. La mia personale impressione è che i ragazzi, anche se mediocri, siano più incoraggiati e stimolati a perseguire il proprio obbiettivo, mentre le ragazze si "arrendono" prima, e preferiscono prendere 30 in Storia della Matematica o Didattica della Probabilità o quant'altro piuttosto che 24 in Analisi Funzionale. Non so però da cosa questo dipenda. Forse anche da motivi sociali, perché no.

vict85
Non vedo dove sia la novità della ricerca... Si sa già da anni e sono stati pubblicati vari articoli. Ma i giornali italiani li vedono sempre come novità.
Da quello che ricordo gli ultimi articoli che ho letto mettevano la questione in termini di variabilità dei voti... cioè le differenze nelle votazioni tra i membri dello stesso sesso sono maggiori tra i maschi (in pratica in matematica i maschi hanno sia le performance migliori che quelle peggiori)...
Molto probabilmente questo è legato a motivazioni sociali, nel senso che le donne sono motivate a essere più costanti e generalmente vengono responsabilizzate di più mentre i maschi più bravi sono stati "motivati" a dare sempre il massimo (gli altri non studiano e basta). D'altra parte è assurdo pensar che tutti a scuola diano il loro massimo sempre (anzi generalmente è i contrario). Ed è ancora più assurdo pensare che quelli siano dati completamente attendibili.
Inoltre, anche se le cose stanno cambiando, alcune materie sono considerate da uomini o da donne e quindi un bambino/a interessato/a a una materia dell'altro sesso potrebbe aver paura di mostrarlo apertamente. Tra l'altro l'equità viene spesso misurata solo in un senso, spesso non si considera invece come sono visti i bambini che sono appassionati a cose da donne (personalmente ritengo che non ci sarà equità finché un ragazzo non potrà fare il ballerino o fare danza sincronizzata senza essere visto come omosessuale, cosa che è secondo me è più difficile e lontano di avere una donna presidente).

In ogni caso personalmente non vedo come possano pensare che in Italia le donne che fanno matematica siano poche... forse non hanno letto gli ultimi dati di almalaurea! Con il tempo le cose cambieranno... Certo a meno che la maggior parte delle studentesse non abbia intenzione di rivolgersi all'insegnamento nelle scuole inferiori o nelle aziende lasciando quindi l'università e la ricerca a mashi.

P.S: Einstein non era un matematico e non era per niente un genio in matematica, sia essa applicata che astratta... Leggere che Einstein aveva una parte del cervello adibita alla matematica tanto sviluppata mi fa ridere (nel senso che avranno basato la tesi secondo cui quella è adibita alla matematica su quello). Personalmente non credo ci sia un'area sola che sia adibita tanto ad analisi che alla teoria dei gruppi che ad informatica e a fisica...

Chevtchenko
"Gugo82":
* Una delle domande che mi hanno posto più frequentemente quando ero iscritto ai primi due anni di università era la seguente: "Vabbé, fai Matematica... ma voglio dire, dopo che hai fatto lo studio della funzione che c'è più da fare???". E mi era posta per lo più da gente uscita del liceo scientifico...
Non ti nascondo che anche parecchi ingegneri fanno fatica a capire (e credere) che la loro Ricerca Operativa sia un modello finito dimensionale della mia Analisi Funzionale e, soprattutto, della parte che si occupa di minimizzare funzioni semicontinue su convessi chiusi di uno spazio di Banach.
Quello che voglio far capire è che l'errata identità "fare Matematica = calcolare" è molto più diffusa di quanto si pensi.

Purtroppo la situazione da te descritta si ripresenta anche a livelli più elevati. Quanti (aspiranti) analisti non sono convinti, per esempio, che l'algebra si riduca a poco più delle 2 o 3 coserelle studiate nei corsi universitari? E certo costoro faticherebbero molto a credere che la teoria dei gruppi sia un campo vasto almeno quanto l'analisi funzionale o l'intera teoria delle equazioni alle derivate parziali.

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