Riforma dell' Università, facciamo il punto?
Se accendiamo la TV o leggiamo un qualunque giornale in questi giorni una delle prime notizie è quella relativa alle proteste circa la nuova riforma dell' Università.
Ho notato mio malgrado che purtroppo molti parlano parlano senza sapere di cosa si parla. In altre parole, ho la sensazione che i più non sappiano cosa porterà questa riforma. Altri invece non sanno proprio cosa sia; di certo sia i giornali che la TV non propongono approfondimenti, e neanche a scuola se ne parla, perlomeno da me. Spero che nelle altre scuole la situazione sia diversa.
Propongo di raccogliere in questo topic anzitutto i cambiamenti che si vogliono fare e poi discuterli, giusto per avere un' informazione più completa.
A voi la parola!
Ho notato mio malgrado che purtroppo molti parlano parlano senza sapere di cosa si parla. In altre parole, ho la sensazione che i più non sappiano cosa porterà questa riforma. Altri invece non sanno proprio cosa sia; di certo sia i giornali che la TV non propongono approfondimenti, e neanche a scuola se ne parla, perlomeno da me. Spero che nelle altre scuole la situazione sia diversa.
Propongo di raccogliere in questo topic anzitutto i cambiamenti che si vogliono fare e poi discuterli, giusto per avere un' informazione più completa.
A voi la parola!
Risposte
Ipse dixit!
Mi inchino alla tua competenza e alla categoricità delle tue affermazioni (che rendono categoriche anche le mie, mio malgrado)..
Ti vorrei solo far notare che anche altri possono avere "un po'" di esperienza di ricerca industriale.
PS L'Università non sforna ricercatori, se mai laureati o dottori di ricerca, i quali DOPO diventano ricercatori facendo RICERCA.
Mi inchino alla tua competenza e alla categoricità delle tue affermazioni (che rendono categoriche anche le mie, mio malgrado)..
Ti vorrei solo far notare che anche altri possono avere "un po'" di esperienza di ricerca industriale.
PS L'Università non sforna ricercatori, se mai laureati o dottori di ricerca, i quali DOPO diventano ricercatori facendo RICERCA.
"mircoFN":
Non ho detto che nessuna azienda fa ricerca, ho detto che questa è marginale per qualità e quantità.
OK allora siamo d'accordo sul fatto di non essere d'accordo: la ricerca *applicata* in azienda c'e' ed e' di alto livello secondo me e lo dico perché ho conosciuto personalmente persone che fanno ricerca per le dette aziende. Secondo te no perché i privati sono interessati solo ai fondi europei: a loro non interessa migliorare i loro prodotti, ma solo rubare soldi apparentemente.
"mircoFN":
Il principale risultato della ricerca sono i ricercatori, non i prodotti specifici, ma questo non lo considera nessuno.
No i ricercatori sono il prodotto dell'Università (e noi ne sforniamo troppi e di troppo basso livello in media). Il prodotto della ricerca sono i risultati. Sia che la ricerca sia in un ambito applicato che in un ambito di base.
Grande Odifreddi, quoto al 110%.
Non per polemizzare ma:
1) non mi sembra che ENI sia proprio del tutto privata
2) presente il CRFiat?
3) non credo che Brembo e Ducati siano così contente di essere collocate nel nord est... io intendevo altre aziende.
Non ho detto che nessuna azienda fa ricerca, ho detto che questa è marginale per qualità e quantità.
Il principale risultato della ricerca sono i ricercatori, non i prodotti specifici, ma questo non lo considera nessuno.
Il prodotto della nostra ricerca (e della nostra accademia tanto vituperata) è infatti un sacco di ottimi ricercatori che stanno operando all'estero (qualcuno ha anche preso il Nobel...). Mi sembra che senza andare molto lontano ne possiamo trovare un frazione significativa anche tra i nostri moderatori... o sbaglio?
"david_e":
Non sono per nulla d'accordo. La ricerca fatta dai privati è in molti casi di ottimo livello anche in Italia. Questo lo posso dire per esperienza personale. Ci sono aziende piccole e grandi che hanno investito e investono molto in ricerca. Da FIAT a ENI, passando per Ducati o BREMBO (per prenderne un paio del Nord-Est). Una maggiore sinergia fra ricerca pubblica e privata è largamente auspicabile ed è ragione di successo per la ricerca applicata in molti paesi al top nello sviluppo. Come gli USA.
Non per polemizzare ma:
1) non mi sembra che ENI sia proprio del tutto privata
2) presente il CRFiat?
3) non credo che Brembo e Ducati siano così contente di essere collocate nel nord est... io intendevo altre aziende.
Non ho detto che nessuna azienda fa ricerca, ho detto che questa è marginale per qualità e quantità.
Il principale risultato della ricerca sono i ricercatori, non i prodotti specifici, ma questo non lo considera nessuno.
Il prodotto della nostra ricerca (e della nostra accademia tanto vituperata) è infatti un sacco di ottimi ricercatori che stanno operando all'estero (qualcuno ha anche preso il Nobel...). Mi sembra che senza andare molto lontano ne possiamo trovare un frazione significativa anche tra i nostri moderatori... o sbaglio?
Per chi non lo avesse letto, segnalo un intervento datato 30/11 di Odifreddi sul suo blog ospitato dal sito di Repubblica, in cui riflette sulla protesta studentesca in corso. Potrebbe essere uno spunto di riflessione:
http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/?ref=HROBA-2
http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/?ref=HROBA-2
Commento solo alcuni punti già discussi.
1) Parentopoli: per i baroni non cambierà niente. Oltre alle considerazioni già espresse da gugo, ricordiamoci inoltre che facoltà come quella di medicina hanno un sacco di dipartimenti (nelle università più grandi ci sono anche più facoltà). Basterà chiamare il figlio di X in un dipartimento diverso.
A rimetterci saranno, come al solito, i poveri cristi: conosco diverse coppie sposate di docenti, che magari dopo parecchi anni sono riuscite ad ottenere un trasferimento e a ritrovarsi nella stessa città (per un matematico, questo vuol dire nello stesso dipartimento, salvo rare eccezioni). Se adesso uno dei due vince un concorso, devono divorziare per poter prendere servizio (anche perché, se sei un povero cristo, anche volendo da un'altra parte non ti chiama nessuno).
2) Sedi decentrate: ricordo che anche l'attuale normativa prevede che l'apertura di una nuova sede venga approvata dal ministero. Perché sono state approvate?
3) Ricerca privata: è vero che ci sono alcune realtà private (poche) che fanno seriamente ricerca applicata. Purtroppo, però, tendo a pensare che, esattamente come avviene per gli aiuti comunitari, i finanziamenti pubblici per la ricerca non andranno a chi fa veramente ricerca...
4) Valutazione: anche qui, già nel 2005 (se non ricordo male) è stata creata l'ANVUR (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca); purtroppo non ha mai cominciato a funzionare.
5) Ricercatori a tempo determinato: su questo ho già commentato in un precedente post. Di per sé non ci sarebbe niente di male, ma ho il sospetto che si tratti di una "tenure track" all'italiana.
6) Considerazione finale: è strano che questa legge, dichiaratemente anti-baroni, sia sponsorizzata solo dai baroni... Che si siano tutti ravveduti per il bene del paese?
1) Parentopoli: per i baroni non cambierà niente. Oltre alle considerazioni già espresse da gugo, ricordiamoci inoltre che facoltà come quella di medicina hanno un sacco di dipartimenti (nelle università più grandi ci sono anche più facoltà). Basterà chiamare il figlio di X in un dipartimento diverso.
A rimetterci saranno, come al solito, i poveri cristi: conosco diverse coppie sposate di docenti, che magari dopo parecchi anni sono riuscite ad ottenere un trasferimento e a ritrovarsi nella stessa città (per un matematico, questo vuol dire nello stesso dipartimento, salvo rare eccezioni). Se adesso uno dei due vince un concorso, devono divorziare per poter prendere servizio (anche perché, se sei un povero cristo, anche volendo da un'altra parte non ti chiama nessuno).
2) Sedi decentrate: ricordo che anche l'attuale normativa prevede che l'apertura di una nuova sede venga approvata dal ministero. Perché sono state approvate?
3) Ricerca privata: è vero che ci sono alcune realtà private (poche) che fanno seriamente ricerca applicata. Purtroppo, però, tendo a pensare che, esattamente come avviene per gli aiuti comunitari, i finanziamenti pubblici per la ricerca non andranno a chi fa veramente ricerca...
4) Valutazione: anche qui, già nel 2005 (se non ricordo male) è stata creata l'ANVUR (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca); purtroppo non ha mai cominciato a funzionare.
5) Ricercatori a tempo determinato: su questo ho già commentato in un precedente post. Di per sé non ci sarebbe niente di male, ma ho il sospetto che si tratti di una "tenure track" all'italiana.
6) Considerazione finale: è strano che questa legge, dichiaratemente anti-baroni, sia sponsorizzata solo dai baroni... Che si siano tutti ravveduti per il bene del paese?
"mircoFN":
L'ho già detto, alcune cose della 'riforma' sono giuste, ma:
1) non si sa come saranno effettivamente realizzate visto che mancano i decreti attuativi e sinceramente non credo che li farà l'attuale governicchio (comunque spero che non siano come quella delle formazioni delle commissioni....)
2) quello che invece si sa per CERTO è che NON CI SONO FONDI per attuare la 'riforma' e i finanziamenti attuali saranno saranno fortemente ridotti
3) i tagli già operativi sono lineari e colpiscono indistintamente facoltà che funzionano e quelle che non funzionano
4) premiare il merito è sacrosanto, ma vorrei vedere quali parametri saranno usati e quali commissioni li decideranno .Ho la fondata paura che dentro ci vogliano mettere i soliti consulenti delle università private (qualcuno dei famosi 400 firmatari favorevoli) in modo che, come di consueto, non manchi un adeguato livello di conflitto di interesse (della serie: sul conflitto di interesse non ci facciamo mancare proprio nulla!).
Niente da obbiettare qui: come ho detto mi sembra che la riforma sia ampiamente migliorabile e quanto ai decreti è difficile discutere su qualche cosa che non c'è ancora. Il mio punto è: sembrerebbe, da quello che ho capito io, comunque un miglioramento... Quanto ai concorsi, ne ho discusso nel post precedente.
"mircoFN":
Riguardo i privati che si vogliono impadronire della ricerca: tranquilli! Ai privati in Italia della ricerca non 'gliene può fregar de meno!'. Nessuna azienda è in grado di indirizzare la ricerca, nemmeno nel suo stesso interesse, visto che non ha le competenze e la lungimiranza per farlo. Il finanziamento alla ricerca è per sua stessa natura a fondo perduto, incerto e inevitabilmente a lungo tempo di rientro: insomma è visto dai nostri imprenditori (specie quelli piccoli nel nord-est, ma poi ci sono anche i più grandi come Tanzi o Ricucci....) come la scabbia. Non dimentichiamo che nostro capitalismo è fatto di personaggi che non hanno niente da invidiare alle peggiori baronie universitarie e a certi politici in fatto di competenza o di moralità.
I privati sono invece MOLTO interessati a intercettare i fondi per la ricerca, in particolare quelli comunitari, questo si, e i loro emissari negli organi direttivi delle università sapranno come comportarsi.
Non sono per nulla d'accordo. La ricerca fatta dai privati è in molti casi di ottimo livello anche in Italia. Questo lo posso dire per esperienza personale. Ci sono aziende piccole e grandi che hanno investito e investono molto in ricerca. Da FIAT a ENI, passando per Ducati o BREMBO (per prenderne un paio del Nord-Est). Una maggiore sinergia fra ricerca pubblica e privata è largamente auspicabile ed è ragione di successo per la ricerca applicata in molti paesi al top nello sviluppo. Come gli USA.
"gugo82":
Inoltre: ormai è da un po' di tempo che si stanno facendo concorsi per soli titoli (i.e. si guarda solamente la quantità e la qualità della roba pubblicata, senza sondare il candidato). Uno che non conosce le dinamiche universitarie potrà pensare: "Bene, così chi ha fatto più cose va avanti!"
Invece... Concorsi del genere servono solo ad assorbire gente che gravita attorno al mondo universitari da una decina d'anni o più: pensate ad un giovane che ha appena finito il dottorato oppure ha finito un postdoc (insomma, uno quasi sulla trentina) quanti lavori può avere e pensate quanti può averne uno sulla quarantina, soprattutto se è "figlio" e non è totalmente sfaticato... Ah, ricordate che, tra le pubblicazioni scientifiche, hanno peso anche le pubblicazioni d'atti di convegno (un po' come dire: sbobinati questi venti seminari, che ti valgono come attività di ricerca).
Il numero di pubblicazioni su riviste internazionali, peer reviewed, e' un criterio oggettivo di valutazione della capacità di un candidato di fare ricerca. Molto di più che il risultato in un test, che è, invece, un modo ridicolo per valutare un ricercatore. Guarda caso in tutti i paesi al top della ricerca non esiste niente di simile a un concorso con test per assumere ricercatori.
Certo per essere efficace il tutto deve essere accompagnato da una responsabilizzazione di chi assume persone nell'Università e che *deve* poi essere valutato in base ai risultati ottenuti dal gruppo di ricerca che ha costruito.
"david_e":
A me questa riforma non sembra cosi' tanto male. Certo la carenza cronica di fondi e' un grosso problema per l'Università Italiana, ma la lotta alle baronie, ai corsi di laurea inutili e al proliferale di micro-Università di infimo livello in ogni dove (soprattutto al Sud) è sacrosanta.
Non serviva, le attuali regole già hanno prodotto una chiusura delle sedi decentrate e periferiche. L'esempio eclatante è il Politecnico di Torino.
Bastava aspettare qualche anno e la cosa era già risolta.
"david_e":
Un cambiamento e' certamente necessario e benché questa riforma sia tutto tranne che perfetta mi sembra un passo nella direzione giusta.
Forse ignori che le regole gelmini sui concorsi, che la ministra da predisposto dal suo insediamento, hanno ristretto agli ordinari (i baroni!) tutte le commissioni di concorso (prima c'erano anche gli associati). La gelmini, appena arrivata, ha proposto regole 'morali' per la formazione delle commissioni di concorso così semplici e chiare che hanno richiesto più di un anno per essere applicate (e l'attuazione è ancora piena di problemi e di magagne). I relativi concorsi già banditi (in gazzetta) sono rimasti fermi 2 anni (certo un notevole risparmio, ma non voglio pensare male)
L'ho già detto, alcune cose della 'riforma' sono giuste, ma:
1) non si sa come saranno effettivamente realizzate visto che mancano i decreti attuativi e sinceramente non credo che li farà l'attuale governicchio (comunque spero che non siano come quella delle formazioni delle commissioni....)
2) quello che invece si sa per CERTO è che NON CI SONO FONDI per attuare la 'riforma' e i finanziamenti attuali saranno fortemente ridotti
3) i tagli già operativi sono lineari e colpiscono indistintamente facoltà che funzionano e quelle che non funzionano
4) premiare il merito è sacrosanto, ma vorrei vedere quali parametri saranno usati e quali commissioni li decideranno .Ho la fondata paura che dentro ci vogliano mettere i soliti consulenti delle università private (qualcuno dei famosi 400 firmatari favorevoli) in modo che, come di consueto, si raggiunga un adeguato livello di conflitto di interesse (della serie: sul conflitto di interesse non ci facciamo mancare proprio nulla!).
Riguardo i privati che si vogliono impadronire della ricerca: tranquilli! Ai privati in Italia della ricerca non 'gliene può fregar de meno!'. Nessuna azienda è in grado di indirizzare la ricerca, nemmeno nel suo stesso interesse, visto che non ha le competenze e la lungimiranza per farlo. Il finanziamento alla ricerca è per sua stessa natura finanziariamente a fondo perduto, incerto e inevitabilmente a lungo tempo di rientro: insomma è visto dai nostri imprenditori (specie quelli piccoli nel nord-est, ma poi ci sono anche i più grandi come Tanzi o Ricucci....) come la scabbia. Non dimentichiamo che il nostro capitalismo è fatto di personaggi che non hanno niente da invidiare alle peggiori baronie universitarie e a certi politici in fatto di competenza o di moralità.
I privati sono invece MOLTO interessati a intercettare i fondi per la ricerca, in particolare quelli comunitari, questo si, e i loro emissari negli organi direttivi delle università sapranno come comportarsi.
Poi scusatemi lo sfogo, ma sono stufo di sentire dai benpensanti (politici e sic! se dicenti giornalisti) che sono gli studenti menefreghisti e svogliati (e magari anche violenti e provocatori) a cavalcare la protesta, si tratta chiaramente di una falsità detta con consapevolezza. Mi dovrebbero spiegare come mai, per fare un solo esempio tra tanti possibili, alla protesta hanno aderito anche gli studenti della Scuola Normale: si tratta di fannulloni che non capiscono nulla e non sono informati, o invece sono persone che si preoccupano, a ragion veduta, del loro futuro e delle prospettive chiaramente compromesse da queste decisioni? Insomma, di quale merito si sta ciarlando?
Frasi come queste:
o sono scritte in mala fede o sono scritte da giornalisti che ignorano come funzionano i meccanismi interni all'università.
Quando poi le leggo sul S24O, maggiore quotidiano economico nazionale, mi fanno girare ancora di più le bolas.
Esempio: nel Sud (dal Molise in giù per intenderci) ci sono almeno una quindicina di atenei con facoltà scientifiche (è un dato indicativo: infatti in Campania, ad esempio, ci sono tipo sei università del genere). Il figlio del barone salernitano non può stare a Salerno? Bene, lo si manda a Napoli. Il nipote del barone di Napoli non può rimanere in città? Bene, lo si manda a Campobasso, e casomai quelli di Campobasso vengono a Napoli...
Qual è il cambiamento? Per i poveri cristi, nessuno. Per i "figli dei baroni" invece si istituisce una specie di progetto Erasmus su scala interregionale.
Inoltre: ormai è da un po' di tempo che si stanno facendo concorsi per soli titoli (i.e. si guarda solamente la quantità e la qualità della roba pubblicata, senza sondare il candidato). Uno che non conosce le dinamiche universitarie potrà pensare: "Bene, così chi ha fatto più cose va avanti!"
Invece... Concorsi del genere servono solo ad assorbire gente che gravita attorno al mondo universitari da una decina d'anni o più: pensate ad un giovane che ha appena finito il dottorato oppure ha finito un postdoc (insomma, uno quasi sulla trentina) quanti lavori può avere e pensate quanti può averne uno sulla quarantina, soprattutto se è "figlio" e non è totalmente sfaticato... Ah, ricordate che, tra le pubblicazioni scientifiche, hanno peso anche le pubblicazioni d'atti di convegno (un po' come dire: sbobinati questi venti seminari, che ti valgono come attività di ricerca).
Quando avrete riflettuto su queste due/tre cosette mi farete sapere cosa ne pensate della riforma.
Lo stesso emendamento anti-parentopoli ha ulteriormente limitato il rischio di nepotismo accademico.
o sono scritte in mala fede o sono scritte da giornalisti che ignorano come funzionano i meccanismi interni all'università.
Quando poi le leggo sul S24O, maggiore quotidiano economico nazionale, mi fanno girare ancora di più le bolas.
Esempio: nel Sud (dal Molise in giù per intenderci) ci sono almeno una quindicina di atenei con facoltà scientifiche (è un dato indicativo: infatti in Campania, ad esempio, ci sono tipo sei università del genere). Il figlio del barone salernitano non può stare a Salerno? Bene, lo si manda a Napoli. Il nipote del barone di Napoli non può rimanere in città? Bene, lo si manda a Campobasso, e casomai quelli di Campobasso vengono a Napoli...
Qual è il cambiamento? Per i poveri cristi, nessuno. Per i "figli dei baroni" invece si istituisce una specie di progetto Erasmus su scala interregionale.
Inoltre: ormai è da un po' di tempo che si stanno facendo concorsi per soli titoli (i.e. si guarda solamente la quantità e la qualità della roba pubblicata, senza sondare il candidato). Uno che non conosce le dinamiche universitarie potrà pensare: "Bene, così chi ha fatto più cose va avanti!"
Invece... Concorsi del genere servono solo ad assorbire gente che gravita attorno al mondo universitari da una decina d'anni o più: pensate ad un giovane che ha appena finito il dottorato oppure ha finito un postdoc (insomma, uno quasi sulla trentina) quanti lavori può avere e pensate quanti può averne uno sulla quarantina, soprattutto se è "figlio" e non è totalmente sfaticato... Ah, ricordate che, tra le pubblicazioni scientifiche, hanno peso anche le pubblicazioni d'atti di convegno (un po' come dire: sbobinati questi venti seminari, che ti valgono come attività di ricerca).
Quando avrete riflettuto su queste due/tre cosette mi farete sapere cosa ne pensate della riforma.
@wedge
E' vero: la riforma e' troppo debole, andrebbe ampiamente migliorata e soprattutto finanziata. Tuttavia e' sempre un miglioramento rispetto a quello che succede ora.
E' vero: la riforma e' troppo debole, andrebbe ampiamente migliorata e soprattutto finanziata. Tuttavia e' sempre un miglioramento rispetto a quello che succede ora.
davide_e, io credo invece sia la classica storia del "cambiare tutto perche' non cambi niente".
a prova di questo, una paio di note. la vera norma antiparentopoli proposta dall'idv e' stata bocciata dal governo, a favore di una versione estremamente mild e facilmente aggirabile. da un lato si cancellano microuniversita' giustamente considerate inutili, ma dall'altro si favorisce la nascita di universita' come l'ecampus del cepu, e addirittura li si finanziano.
ma per piacere.
a prova di questo, una paio di note. la vera norma antiparentopoli proposta dall'idv e' stata bocciata dal governo, a favore di una versione estremamente mild e facilmente aggirabile. da un lato si cancellano microuniversita' giustamente considerate inutili, ma dall'altro si favorisce la nascita di universita' come l'ecampus del cepu, e addirittura li si finanziano.
ma per piacere.
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2010-11-30/merito-universita-aiuto-giovani-214914.shtml?uuid=AYd0W5nC
A me questa riforma non sembra cosi' tanto male. Certo la carenza cronica di fondi e' un grosso problema per l'Università Italiana, ma la lotta alle baronie, ai corsi di laurea inutili e al proliferale di micro-Università di infimo livello in ogni dove (soprattutto al Sud) è sacrosanta. Un cambiamento e' certamente necessario e benché questa riforma sia tutto tranne che perfetta mi sembra un passo nella direzione giusta.
A me questa riforma non sembra cosi' tanto male. Certo la carenza cronica di fondi e' un grosso problema per l'Università Italiana, ma la lotta alle baronie, ai corsi di laurea inutili e al proliferale di micro-Università di infimo livello in ogni dove (soprattutto al Sud) è sacrosanta. Un cambiamento e' certamente necessario e benché questa riforma sia tutto tranne che perfetta mi sembra un passo nella direzione giusta.
"Rigel":
Non c'è dubbio sul fatto che il disastro dell'università sia equamente distribuito fra tutti gli schieramenti politici.
concordo in pieno!
Tanto per spostare l'oggetto della discussione dai ricercatori/ professori agli studenti, che nel bene o nel male sono sia coloro che mandano avanti di tasca propria la baracca-università, sia, insieme al lavoro dei ricercatori, il motivo principale per cui l'università stessa esiste, perché nessuno parla di questo facendo magari paralleli con quest'altro?
Il fatto che chi non avrà i soldi per permettersi l'università dovrà fin da subito indebitarsi con le banche sperp che tutti concordino sia una cosa assolutamente ingiusta, anche visto le aspettative di lavoro che ci sono in Italia. E pensare che c'è gente che dice che questa riforma non tocchi direttamente gli studenti...
P.s. Il Corriere della Sera ha tra gli azionisti più potenti ce ne sono molti industriali, insomma è nell'area "confindustria", che è molto interessata a mettere le mani sulla ricerca italiana. Non so quanto questo possa incidere sull'obiettività di giudizio.
Il fatto che chi non avrà i soldi per permettersi l'università dovrà fin da subito indebitarsi con le banche sperp che tutti concordino sia una cosa assolutamente ingiusta, anche visto le aspettative di lavoro che ci sono in Italia. E pensare che c'è gente che dice che questa riforma non tocchi direttamente gli studenti...
P.s. Il Corriere della Sera ha tra gli azionisti più potenti ce ne sono molti industriali, insomma è nell'area "confindustria", che è molto interessata a mettere le mani sulla ricerca italiana. Non so quanto questo possa incidere sull'obiettività di giudizio.
Piccola consolazione, ma io posso dire: tra questi non c'ero. Non li ho mai votati e, inoltre, ho sempre votato qualcuno che stava dall'altra parte, senza nascondermi dietro la foglia di fico dell'astensionismo, del 'tanto sono tutti uguali'.
Non sono tutti uguali, c'è sempre un meno peggio e, sinceramente, non era difficile vedere quale fosse. Anche Fini alla fine si è reso conto, e questo è tutto dire!
Non sono tutti uguali, c'è sempre un meno peggio e, sinceramente, non era difficile vedere quale fosse. Anche Fini alla fine si è reso conto, e questo è tutto dire!
Ne aggiungo una "notevole"
Poveri noi, che tristezza... in pratica l'università è solo mercato del lavoro? E chi decide del valore del laureato in Filosofia o del laureato che fa ricerca per tutti? Chi decide quale ricerca va fatta perché "è meglio" di un'altra? Questa riforma è così chiara ed illuminata?
Citare Einaudi può essere un bel boomerang.
E concludo, visto che anche altri sono entrati nel merito, con:
Questa è una scemenza, non trovo altre parole.
La realtà è ben diversa: stiamo ancora aspettando - ma ovviamente tocca a noi tutti - qualcuno che quando fa o propone "riforme" non le faccia calate dall'alto, "così è, se vi va bene, sennò vi grattate". Qualcuno che pensi a cosa sta riformando, a chi si deve rivolgere e deve ascoltare, e che sia capace di coniugare gli interessi di tutti. Cioè un politico vero.
Non c'è? Forse non ci sarà mai? E quindi, meglio questo che nulla..? Che tristezza #2
«Del valore dei laureati unico giudice è il cliente; questi sia libero di rivolgersi, se a lui così piaccia, al geometra invece che all'ingegnere, e libero di fare meno di ambedue se i loro servigi non gli paiano di valore uguale alle tariffe scritte in decreti che creano solo monopoli e privilegi». (Luigi Einaudi, La libertà della scuola, 1953).
Poveri noi, che tristezza... in pratica l'università è solo mercato del lavoro? E chi decide del valore del laureato in Filosofia o del laureato che fa ricerca per tutti? Chi decide quale ricerca va fatta perché "è meglio" di un'altra? Questa riforma è così chiara ed illuminata?
Citare Einaudi può essere un bel boomerang.
E concludo, visto che anche altri sono entrati nel merito, con:
La realtà è che la legge Gelmini è il meglio che oggi si possa ottenere data la cultura della nostra classe politica.
Questa è una scemenza, non trovo altre parole.
La realtà è ben diversa: stiamo ancora aspettando - ma ovviamente tocca a noi tutti - qualcuno che quando fa o propone "riforme" non le faccia calate dall'alto, "così è, se vi va bene, sennò vi grattate". Qualcuno che pensi a cosa sta riformando, a chi si deve rivolgere e deve ascoltare, e che sia capace di coniugare gli interessi di tutti. Cioè un politico vero.
Non c'è? Forse non ci sarà mai? E quindi, meglio questo che nulla..? Che tristezza #2
"Camillo":
Commenti ?
http://www.corriere.it/editoriali/10_no ... aabc.shtml
Il risultato, nonostante tutto, non è poca cosa. La legge abolisce i concorsi, prima fonte di corruzione delle nostre università
abolire i concorsi non abolisce la corruzione , il mio professore di geometria usava dire che gli italiani hanno la Mafia scritta nel codice genetico del DNA .
Crea una nuova figura di giovani docenti «in prova per sei anni», e confermati professori solo se in quegli anni raggiungano risultati positivi nell'insegnamento e nella ricerca.
questa è una delle peggiori porcate perché così si vengono a perdere le competenze dei ricercatori che finiscono il ciclo di 6 anni , un ricercatore deve fare ricerca , non è un professore con contratto interinale a basso costo .
Il ministro Gelmini non ha il coraggio di Luigi Einaudi, non ha proposto di abolire il valore legale dei titoli di studio.
Il risultato, nonostante tutto, non è poca cosa. La legge abolisce i concorsi, prima fonte di corruzione delle nostre università. Crea una nuova figura di giovani docenti «in prova per sei anni», e confermati professori solo se in quegli anni raggiungano risultati positivi nell'insegnamento e nella ricerca.
1) Oltre a non avere il coraggio, mi sembra le manchino anche molte altre qualità di Einaudi.
2) Sui concorsi non mi pronuncio; come si dice, "fatta la legge trovato l'inganno".
3) Riguardo l'ultimo punto, il problema sta nella "tenure track" all'italiana. Negli Stati Uniti, quando si assume temporaneamente un "tenured", viene comunque accantonato il budget per l'eventuale assunzione al termine del periodo di prova. In Italia l'eventuale assunzione a tempo indeterminato dipenderebbe solo dal fatto che esistano i fondi per l'assunzione dopo i 6 anni (e, visti i tempi che corrono, non la darei per garantita).
La legge innova la governance delle università: limita l'autoreferenzialità dei professori prevedendo la presenza di non accademici nei consigli di amministrazione.
Abbiamo fulgidi esempi in tutti i settori di come i "privati", spesso di nomina politica, innovino la governance; pensiamo pure alla Rai, alle varie società di servizi controllate dai comuni (si veda ultimamente l'ATAC di Roma), etc.
La valutazione è l'unico modo per non sprecare risorse, per consentirci di risalire nelle graduatorie mondiali e fornire agli studenti un'istruzione migliore.
Come non essere d'accordo? Mi viene un po' da ridere al pensiero di come verrà attuata questa valutazione...
Il Pd ha annunciato che voterà contro. Davvero Bersani pensa che se vincesse le elezioni riuscirebbe a far approvare una legge migliore?
Non c'è dubbio sul fatto che il disastro dell'università sia equamente distribuito fra tutti gli schieramenti politici.
Come hanno detto già altre persone e pure in altri contesti, discutere dei dettagli e/o delle cose in teoria giuste o sbagliate è ininfluente, visto che al fondo di tutto ciò c'è una riduzione di quattrini, giusta anche la citazione del (conterraneo?) mircoFN "senza lilleri 'un si lallera".
Siamo in netta controtendenza in Europa in merito ad investimenti in questo settore, e già prima eravamo un fanalino di coda per quanto riguarda la (grezza) percentuale di finanziamento istruzione ed università rispetto al PIL.
E poi sono diventato talmente sospettoso in merito ai provvedimenti emanati dal governo, che direi tutto ciò che bello appare, appunto appare e basta; insomma, solo propaganda.
In una parola: questa riforma mi fa caà. (Spiacenti, quando ci vuole...)
Pur se vernacolo, se qualcuno si stizzisce o -peggio- offende per la parolaccia farò ammenda (e un bell'edit).
Siamo in netta controtendenza in Europa in merito ad investimenti in questo settore, e già prima eravamo un fanalino di coda per quanto riguarda la (grezza) percentuale di finanziamento istruzione ed università rispetto al PIL.
E poi sono diventato talmente sospettoso in merito ai provvedimenti emanati dal governo, che direi tutto ciò che bello appare, appunto appare e basta; insomma, solo propaganda.
In una parola: questa riforma mi fa caà. (Spiacenti, quando ci vuole...)
Pur se vernacolo, se qualcuno si stizzisce o -peggio- offende per la parolaccia farò ammenda (e un bell'edit).