Quando la frase finisce con una sigla

dissonance
Quando scrivete una frase che termina con una sigla puntata (i.e., q.o., v.a. ...), poi omettete il punto fermo? Esempio:

[...]la precedente proprietà è vera q.o.. Si dice allora che [...] ([size=75]q.o.="quasi ovunque"[/size])

oppure

[...]la precedente proprietà è vera q.o. Si dice allora che[...]

?

Io di solito scelgo la prima forma, magari distanziando il punto fermo con uno spazio:

[...]la precedente proprietà è vera q.o. . Si dice allora che[...]

però non mi convince tanto.

Risposte
gugo82
Divertente questo blog su Il Fatto riguardo la punteggiatura inglese.


P.S.: @ham_burst: Correzioni, non correzzioni (le "-ziona/e/i" non vogliono mai la doppia zeta).

ffennel
"ham_burst":
Riesumo questo post, essendo che qua si sono discussi e consigliate le correzzioni ad errori della lingua italiana.

Mi capita parecchie volte di avere questo dubbio, nello scrivere delle email "formali" a dei docenti.
Qual è il tempo del verbo corretto, se devo "scusarmi" di un qualche inconveniente:

1. Mi scuso se ...
2. Mi scusi se ...

La 1. mi sembra quella più indiretta, e più adatta, ma scusare se stessi è alquanto strano.

Qual è quella corretta?

Ringrazio chi aiuta :-)

Nella 1. sarebbe sottinteso "... con lei" ("mi scuso con lei"), l'altra invece non sottintende niente (è già bell'e pronta così).

Personalmente preferisco la 2., proprio perché effettivamente la 1. è un atto di scusa "unilaterale" che potrebbe essere un pò invasivo (ma proprio a voler cercare le fisime). Comunque le mail sono degli atti abbstanza unilaterali se ci pensi, nelle quali non si sa che tipo di risposta avremo ed alle quali non si sa nemmeno se avremo effettivamente una risposta (cose che non succedono parlando viso a viso): sono un pò come delle bottiglie con il messaggio dentro lanciate nell'oceano :) .

Personalmente cerco di essere il più diretto possibile in questi casi, ma ovviamente di non sembrare maleducato, perché se scrivo ad un docente per chiedergli qualcosa, ovviamente non voglio esserlo, perciò, se posso, evito anche di dire "mi scusi...". E' un esercizio di comunicazione diretta.

hamming_burst
aaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh :D

per "essendo che" l'ho sempre usato, perciò questo errore mi è nuovo (grazie!), anche se leggo:

In merito a quanto rilevato da alcuni utenti sull’insegnamento scolastico che sanciva la scorrettezza della locuzione, possiamo solo dire che le grammatiche tradizionali (che ancora non registrano la nuova connotazione) non esprimono nessun “divieto”, ma semmai notano che la congiunzione essendo che è propria della lingua letteraria e si adatta meglio a contesti di registro alto.

A cura di Raffaella Setti
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca


l'altro dai, l'è l'ora tarda :-)

gugo82
"ham_burst":
Riesumo questo post, essendo che qua si sono discussi e consigliate le correzzioni ad errori della lingua italiana.

Aaaaaaaaaaargh! (cit. ortografia italiana pugnalata a morte) :lol:

hamming_burst
Riesumo questo post, essendo che qua si sono discussi e consigliate le correzzioni ad errori della lingua italiana.

Mi capita parecchie volte di avere questo dubbio, nello scrivere delle email "formali" a dei docenti.
Qual è il tempo del verbo corretto, se devo "scusarmi" di un qualche inconveniente:

1. Mi scuso se ...
2. Mi scusi se ...

La 1. mi sembra quella più indiretta, e più adatta, ma scusare se stessi è alquanto strano.

Qual è quella corretta?

Ringrazio chi aiuta :-)

Fioravante Patrone1
"gugo82":
[quote="ffennel"][quote="Fioravante Patrone"]Come per l'uso dell'apostrofo per accentare le vocali maiuscole: trovo un tale ribrezzo per quesi mostriciattoli deformi che sono le maiuscole accentate, che nessuna crusca mi potrà far venire voglia di usarle.
Però effettivamente questo è un adattamento "informatico".
Purtroppo non l'hanno mai inventata la E accentata, perciò l'unico modo per mettere una pezza a questa mancanza è ricorrere all'apostrofo; comunque, anche a me dà molto fastidio adattare la grammatica all'informatica, come le maiuscole accentate e gli username minuscoli (che ti costringono a scrivere il tuo nome in minuscolo) ecc.[/quote]
In proposito, si veda qui (soprattutto il punto 2).[/quote]
Naturalmente sottoscrivo il punto 2, però con gli apostrofi!

gugo82
"ffennel":
[quote="Fioravante Patrone"]Come per l'uso dell'apostrofo per accentare le vocali maiuscole: trovo un tale ribrezzo per quesi mostriciattoli deformi che sono le maiuscole accentate, che nessuna crusca mi potrà far venire voglia di usarle.
Però effettivamente questo è un adattamento "informatico".
Purtroppo non l'hanno mai inventata la E accentata, perciò l'unico modo per mettere una pezza a questa mancanza è ricorrere all'apostrofo; comunque, anche a me dà molto fastidio adattare la grammatica all'informatica, come le maiuscole accentate e gli username minuscoli (che ti costringono a scrivere il tuo nome in minuscolo) ecc.[/quote]
In proposito, si veda qui (soprattutto il punto 2).

Rigel1
Riporto liberamente da wikipedia:

Con "euristica" si intende un procedimento la cui soluzione non è necessariamente la soluzione ottima per quel dato problema.


In questo caso il senso è quello di rule of thumb, cioè di principio valido in linea di massima.

In realtà penso che la regola sia esatta, ma non essendo un linguista preferisco mantenermi sul probabile piuttosto che sul certo.

Riguardo all'ultima tua domanda, ho appena risposto; vale il disclaimer fatto sopra.

ffennel
"Rigel":
[quote="ffennel"][quote="Rigel"]Io uso una semplice euristica: quando elimini le parentesi e ciò che esse contengono deve rimanere qualcosa di senso compiuto.

Per me, ciò che si scrive dentro parentesi dovrebbe essere l'equivalente di una proposizione incidentale e cioè una frase, o poche frasi, che non influiscono in maniera determinante sul senso delle altre preposizioni del periodo, ma che aggiungono semplicemente qualcosa in più, per es. una precisazione.
[/quote]

Mi sembra non ci sia contraddizione.[/quote]
Sì, infatti, è solo che non avevo capito bene il senso di questa frase: "Io uso una semplice euristica...".

L'aggettivo "euristico" ricordo di averlo incontrato solamente riguardo all'analisi degli antivirus, fatta sulla base del codice "probabile virus". Ma probabilmente qui sarò ignorante io.

A proposito: è corretto scrivere "riguardo all'analisi..."?
In generale dopo il "riguardo", come complemento di argomento, è corretto metterci le preposizione articolata "al", "alla" oppure ci può andare anche una preposizione semplice o nessuna preposizione (es. "riguardo te", "riguardo a te, riguardo l'ambiente" ecc.)?

Rigel1
"ffennel":
[quote="Rigel"]Io uso una semplice euristica: quando elimini le parentesi e ciò che esse contengono deve rimanere qualcosa di senso compiuto.

Per me, ciò che si scrive dentro parentesi dovrebbe essere l'equivalente di una proposizione incidentale e cioè una frase, o poche frasi, che non influiscono in maniera determinante sul senso delle altre preposizioni del periodo, ma che aggiungono semplicemente qualcosa in più, per es. una precisazione.
[/quote]

Mi sembra non ci sia contraddizione.

ffennel
"Rigel":
[quote="ffennel"]
Per me, ciò che si scrive dentro parentesi dovrebbe essere l'equivalente di una proposizione incidentale e cioè una frase, o poche frasi, che non influiscono in maniera determinante sul senso delle altre preposizioni del periodo, ma che aggiungono semplicemente qualcosa in più, (per es. una precisazione).


Su questa non sono d'accordo.[/quote]
Puoi argomentare meglio?

Edit: argh, visto, mi è scappata una virgola in più.
Correggo subito.

Rigel1
"ffennel":

Per me, ciò che si scrive dentro parentesi dovrebbe essere l'equivalente di una proposizione incidentale e cioè una frase, o poche frasi, che non influiscono in maniera determinante sul senso delle altre preposizioni del periodo, ma che aggiungono semplicemente qualcosa in più, (per es. una precisazione).


Su questa non sono d'accordo.

ffennel
"Rigel":
Io uso una semplice euristica: quando elimini le parentesi e ciò che esse contengono deve rimanere qualcosa di senso compiuto.

Per me, ciò che si scrive dentro parentesi dovrebbe essere l'equivalente di una proposizione incidentale e cioè una frase, o poche frasi, che non influiscono in maniera determinante sul senso delle altre preposizioni del periodo, ma che aggiungono semplicemente qualcosa in più, per es. una precisazione.

Ad es. avrei potuto scrivere il periodo sopra in quest'altro modo.

Per me, ciò che si scrive dentro parentesi dovrebbe essere l'equivalente di una proposizione incidentale e cioè una frase, o poche frasi, che non influiscono in maniera determinante sul senso delle altre preposizioni del periodo, ma che aggiungono semplicemente qualcosa in più (per es. una precisazione).

Oppure in quest'altro:

Per me, ciò che si scrive dentro parentesi dovrebbe essere l'equivalente di una proposizione incidentale (e cioè una frase, o poche frasi, che non influiscono in maniera determinante sul senso delle altre preposizioni del periodo, ma che aggiungono semplicemente qualcosa in più, per es. una precisazione).

Ultimamente sto preferendo sempre più l'uso delle proposizioni incidentali racchiuse fra virgole rispetto a frasi racchiuse fra parentesi.

P.s. chi avrà avuto occasione di leggere qualche mio intervento "matematico" si potrà render conto che (a mia parziale discolpa) me la cavo molto meglio con l'italiano. :oops:

Rigel1
Io uso una semplice euristica: quando elimini le parentesi e ciò che esse contengono deve rimanere qualcosa di senso compiuto.

mircoFN1
"Rigel":

(Bisogna osservare che, in altre situazioni, il "punto" va messo prima della parentesi.)


Anche su questo avrei comunque qualche dubbio (fisimale ovviamente). Il "punto" definisce la fine di una frase ed è quindi un elmento di separazione del testo e non appartiene alla frase stessa (almeno io lo concepisco così). Pertanto metterei il "punto" comunque dopo la parentesi. Supponiamo per esempio che la frase sia l'ultima, il documento non si concluderebbe con il "punto"!

PS. Mi suona strano anche il significato formale di un'intera frase posta tra parentesi, forse in questo caso sarebbe indicata una nota a piè di pagina (esempio di $\text{fisima}^2$)

hamming_burst
In questo forum, ritrovo molte volte parole che mai ho sentito o letto, tra "fisime" ed "empuse", ho capito che della lingua italiana, almeno io, conosco una minima parte.
Forse sono parole, cosidette, morte; ma conoscerne di nuove e leggerne l'etimologia è davvero affascinante :-)

Fioravante Patrone1
"mircoFN":
Può sembrare così, e devo dire che anch'io la preferisco, ma nei testi inglesi o americani (anche pubblicati da editori che stanno attenti alla forma, forse più di quelli dell'accademia della crusca) si pratica sistematicamente la soluzione che Fioravante infilzerebbe, nessuno l'ha notato?
Eccomeno! Che schifo! Come trovo irritante mettere le note così:

cratere.([size=75]1[/size])

anziché così:

cratere([size=75]1[/size]).


PS, colto al volo mentre stavo scrivendo: d'accordo con Rigel, nel caso da lui citato.

Rigel1
Mai notato per la tipologia di esempi considerata.
(Bisogna osservare che, in altre situazioni, il "punto" va messo prima della parentesi.)

mircoFN1
Può sembrare così, e devo dire che anch'io la preferisco, ma nei testi inglesi o americani (anche pubblicati da editori che stanno attenti alla forma, forse più di quelli dell'accademia della crusca) si pratica sistematicamente la soluzione che Fioravante infilzerebbe, nessuno l'ha notato?

gundamrx91-votailprof
Dai, questa era facile :-D

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